sabato 17 marzo 2012

Il paese dei bassi stipendi

Sulla Süddeutsche Zeitung scopriamo che accanto ai bonus stellari delle case automobilistiche, ci sono milioni di lavoratori che vivono con un basso salario orario. Da anni le forze politiche discutono del salario minimo, è arrivato forse il momento giusto?
Germania, paese dei bassi stipendi: uno studio mostra che 8 milioni di lavoratori guadagnano meno di 9.15 € lordi per ora, circa 1.4 milioni guadagnano meno di 5 Euro. 800.000 dipendenti vivono con una salario mensile lordo inferiore ai 1.000 €.

In Germania quasi 8 milioni di occupati devono sopravvivere con meno di 9.15 € lordi per ora. Il loro numero fra il 1995 e il 2010 è cresciuto di circa 2.3 milioni. E' quanto emerge da uno studio dell'Istituto per il Lavoro e la Qualificazione dell'Università di Duisburg Essen (Instituts für Arbeit und Qualifikation). Ne consegue che circa il 23% degli occupati sono attivi in un settore a basso salario. Dopo la pubblicazione di questo studio, il dibattito sull'introduzione di un salario minimo garantito si accenderà di nuovo.

Secondo lo studio, i lavoratori a basso salario ricevevano in media 6.68 € nell'ovest e 6.52 € all'est. Fra questi, piu' di 4.1 milioni ricevono meno di di 7 €, 2.5 milioni meno di 6 € e circa 1.4 milioni nemmeno 5 € all'ora. Circa la metà degli occupati con basso stipendio lavora a tempo pieno. Secondo i calcoli dell'istituto ci sono quasi 800.000 persone occupate a tempo pieno che vengono pagate meno di 6 € per ora. Arrivano in questo modo a un salario lordo, che è inferiore ai 1000 € lordi.

I ricercatori, che per il loro studio hanno intervistato un panel di oltre 12.000 famiglie, per la prima volta hanno preso in considerazione anche studenti e pensionati con un basso salario, sebbene questo fosse spesso un secondo lavoro. Ciò ha fatto crescere il numero totale dei lavoratori a basso reddito di quasi 500.000 unità.

Lo studio mostra che gli occupati con un Minijob da 400 € mensili sono quelli maggiormente a rischio di lavorare per un salario orario inferiore alla soglia dei 9.15 € per ora. "Gruppi ulteriori di occupati con un'alta percentuale fra quelli a basso salario sono i lavoratori con meno di 25 anni,  quelli con contratto a tempo determinato, le persone senza una formazione professionale e gli stranieri" secondo la ricerca.  La grande maggioranza dei circa 8 milioni coinvolti ha comunque avuto un periodo di formazione professionale. 

Il numero dei lavoratori sottopagati è cresciuto soprattuto nella Germania occidentale. Secondo lo studio nei vecchi Bundeslander è cresciuto del 68 %, ad est al contrario solo del 3%. Dal 2007, anno in cui la percentuale di occupati a basso stipendio ha raggiunto la soglia del 24.2 %, la loro quota è rimasta stabile. Questo mostra che la crescita dei lavori a basso salario non è da ricondurre alle riforme del precedente governo rosso verde.

I ricercatori calcolano anche che un quinto degli occupati trarrebbe vantaggio da un salario minimo orario di almeno 8.5 €. La CDU per la prima volta durante il suo congresso di novembre si era pronunciata a favore di un limite minimo per il salario orario. "Questa soglia minima dovrebbe valere per tutti i settori e gruppi di occupati e non solo per quei pochi settori e gruppi di occupati dove non esiste nessun contratto collettivo" ha dichiarato il vice presidente dell'istituto, Claudia Weinkopf. Questo non è previsto dalla proposta della CDU.

SPD e Verdi richiedono al contrario un salario minimo obbligatorio. La SPD sottolinea che ci sono settori "nei quali la contrattazione collettiva è insufficiente, o dove gli accordi contrattuali non sono validi oppure i salari sono troppo bassi". Le associazioni di categoria, invece, si oppongono ad un salario minimo. Temono che possa far scomparire molti posti di lavoro.

venerdì 16 marzo 2012

Che cosa c'è dietro i saldi Target 2?


Jens Weidmann, presidente Bundesbank, dalle colonne della FAZ risponde indirettamente a Werner Sinn e alle sue proposte sui saldi Target2: non sono le banche centrali a dover risolvere la crisi ma i paesi membri.


In questo momento, il contributo alla soluzione della crisi Euro fornito attraverso il sistema Target 2 viene severamente criticato. Ma che cosa si nasconde dietro questo termine enigmatico, che da molti viene considerato un rischio aggiuntivo per il contribuente?

Target2  può essere definito come il sistema circolatorio all'interno del quale fluisce la liquidità nell'Euro area. Attraverso questo sistema di pagamento vengono effettuati i trasferimenti di denaro transfrontalieri fra le banche centrali. Questa liquidità garantisce nei singoli paesi, in particolare attraverso le banche centrali, il rifinanziamento delle banche commerciali. Il trasferimento viene avviato quando dalla banca centrale di un paese il denaro viene trasferito verso un altro paese. In questo modo si generano attività e passività verso la BCE, che in questo caso funziona come una stanza di compensazione. La banca che ha fatto il bonifico ha verso la BCE una passività - o saldo negativo Target2. La banca ricevente ottiene un attivo - e qui c'è un saldo Target 2 attivo. Se la politica monetaria nella zona Euro fosse centralizzata dalla BCE non ci sarebbe nessun saldo Target 2, ma questo di per sé non cambierebbe molto i rischi derivanti dalla fornitura di liquidità.

Prima della crisi finanziaria questi saldi venivano continuamente pareggiati. Le banche centrali nazionali fornivano alle banche commerciali attraverso il rifinanziamento, liquidità in quantità elevata per le esigenze di riserva e per le operazioni quotidiane. Le necessità di finanziamento transfrontaliere erano soddisfatte attraverso i flussi di capitale privato, ad esempio attraverso i crediti interbancari. Dall'inizio della crisi in alcuni paesi non si ha piu' fiducia verso le finanze dello stato e verso il sistema bancario. Le fonti di rifinanziamento sono diventate troppo care, meno abbondanti, o addirittura si sono prosciugate. Per coprire il fabbisogno di liquidità, che nasce ad esempio dall'acquisto di beni o dal trasferimento di capitali, i mezzi a disposizione dell'Eurosistema sono stati rafforzati. Questo è stato possibile perchè a partire dall'inizio della crisi, l'Eurosistema ha ampliato l'offerta di liquidità all'economia: la liquidità è stata fornita in maniera illimitata a fronte di garanzie, a tasso basso e con una durata maggiore rispetto al passato. In aggiunta, il rating richiesto per le garanzie fornite è stato sensibilmente abbassato. 

La funzione dell'offerta di liquidità sul mercato è cambiata notevolmente. La Banche centrali non forniscono piu' la liquidità minima indispensabile, ma l'Eurosistema ha sostituito il mercato interbancario e gli altri flussi di liquidità transfrontalieri. 

L'intero volume delle attività di rifinanziamento è saliti dai 460 miliardi di Euro all'inizio della crisi finanziaria ad oltre 1.100 miliardi, la durata media è passata da poche settimane a quasi 3 anni. Nello stesso periodo la quota dei paesi periferici  è salita da un sesto a circa i due terzi nei volumi di rifinanziamento. Attraverso il deflusso netto di liquidità dai paesi periferici i saldi Target2 hanno raggiunto un volume di 750 miliardi di Euro. 

E' compito dell'Eurosistema mettere a disposizione il denaro -  a banche solventi a fronte di garanzie sufficienti - senza mettere a rischio la stabilità dei prezzi. In questo modo l'offerta di liquidità all'economia è assicurata, e la stabilità dei mercati è rafforzata. Allo stesso tempo, la separazione fra politica finanziaria e fiscale deve essere tutelata e in particolare va difeso il divieto di finanziare gli stati. Non è compito della politica monetaria, tenere in vita banche ormai fallite oppure garantire la solvibilità degli stati. Le decisioni relative alla distribuzione del rischio di insolvenza delle banche o degli stati fra i contribuenti dei paesi membri devono essere prese dai parlamenti espressioni del voto popolare. La distinzione fra rischi di liquidità e solvibilità delle banche o degli stati non è sempre ben chiara, e nell'attuale situazione di crisi è stato mostrato un certo livello di flessibilità. In questo modo crescono anche i rischi delle banche centrali, e nascono  dei pericolosi disincentivi.

L'aumento dei saldi Target2 può essere espressione di una politica monetaria, che all'interno del suo mandato prende in considerazione i rischi di liquidità. La critica ai saldi di per sé - e questo la Bundesbank lo ha sempre affermato - non è corretta. Per me, i crediti verso il sistema Target2 non rappresentano un rischio, poichè considero la possibilità di rottura della zona Euro come assurda.

Se e quali saranno le perdite della Bundesbank nell'aver messo a disposizione la liquidità, non dipende dall'ampiezza dei crediti verso il Target 2. Questo vale anche nel caso di una potenziale uscita dall'Euro di un paese con saldi negativi. Anche in un caso del genere, a cui io non credo, il rischio è nel modo e nella dimensione dell'offerta di liquidità. In questo caso si avrebbero delle svalutazioni nel portafoglio della BCE. Le perdite della BCE dovrebbero essere sopportate da tutte le banche centrali dell'Eurosistema, indipendentemente dal loro saldo Target 2.

All'interno dell'Eurosistema c'è però un largo consenso sul fatto che le misure straordinarie di politica monetaria devono essere limitate nella quantità e nella durata e che non possono fornire una scusa per ritardare le riforme necessarie nel quadro della politica economica e finanziaria. Per me è molto importante che non nascano rischi per la stabilità, che ci sarebbero se si avesse l'impressione che la politica monetaria è al rimorchio della politica fiscale. I rischi assunti dall'Eurosistema sono fino ad un certo punto inevitabili, ma siamo fermamente impegnati affinché questi restino entro un limite accetabile. E' da aggiungere che l'Eurosistema ha sviluppato un meccanismo, attraverso il quale l'abbondante liquidità fornita viene restituita dalle banche centrali nazionali in modo che non si sviluppi nessun rischio di inflazione. La chiave per la soluzione della crisi non è nelle banche centrali, ma negli stati membri.

giovedì 15 marzo 2012

Miracolo a Schwäbisch Hall


La piccola e provinciale Schwäbisch Hall è diventata il simbolo del nuovo Jobwunder e della piena occupazione tedesca, mentre il Sud Europa affoga nella disoccupazione e nel debito. Migliaia di posti vacanti non si riescono a coprire, e allora città lancia una campagna di PR sulle riviste dell'Europa del sud. Da Der Spiegel


Un piccolo Jobwunder sta meravigliando Schwäbisch Hall. Dopo la visita di alcuni giornalisti stranieri, la città è stata sommersa dai curriculum. Piu' di 10.000 si sono candidati - vogliono sfuggire alla triste situazione del loro paese di origne e trovare un impiego nel paradiso svevo.

Quando Guido Rebstock l'8 di febbraio è arrivato in ufficio e ha aperto la sua email, non poteva credere ai suoi occhi: erano arrivate 2500 emails. In una notte. Tutte dal Portogallo. Il direttore della locale agenzia per il lavoro ha capito rapidamente qual'era la ragione. Poco prima la cittadina aveva iniziato un'offensiva mediatica invitando 5 giornalisti dai paesi Euro in crisi, Spagna, Italia, Grecia e Portogallo per informarli sulle offerte di lavoro. 

Dopo la pubblicazione degli articoli greci e spagnoli non è successo molto. Al contrario la giornalista Madalena Queiros nel suo paese di origine ha scatenato un'ondata - all'agenzia del lavoro (Arbeitsagentur) e alle aziende locali sono giunte oltre 10.000 candidature. Guido Rebstock chiarisce in questo modo: "Questo era l'unico articolo disponibile anche online, e su Facebook la notizia si è propagata in maniera esplosiva".

L'articolo era piaciuto a 18.127 persone, le cui candidature hanno inondato la posta elettronica di Rebstock. Sebbene l'azione pubblicitaria era finalizzata ad attrarre lavoratori specializzati, all'agenzia del lavoro sono arrivate candidature di ogni tipo: donna delle pulizie, lavoratori edili, ingegneri o specialisti IT. "Ci sono davvero tutti i lavori che ci si può immaginare" ci dice Rebstock.

Ma che cosa ha scritto la giornalista sulla rivista economica "Diário Económico", per convincere tanti portoghesi che Schwäbisch Hall è il paradiso in terra? L'articolo con il titolo "Venite a conoscere la citta tedesca, che offre lavoro ai portoghesi" mostra agli abitanti di un paese in crisi e con alta disoccupazione, una città dove la ricchezza e l'occupazione abbondano. In questa città si possono guadagnare in media 2700 € netti al mese, la scuola per i bambini non costa nulla, anche le tasse studentesche sono state abolite recentemente, e questo grazie a un presidente regionale dei Verdi. Inoltre a Schwäbisch Hall, anche nelle ore di punta, non ci sono traffico e code, racconta ancora Madalena.

L'agenzia di lavoro promette di fare tutto.

Ma questo non è tutto. La città può offrire anche un'alimentazione sana. E poichè l'autrice conosce molto bene i suoi connazionali, non dimentica di chiarire alcuni punti importanti. Non farà troppo freddo in Germania? Le abitazioni sono costruite al meglio contro il freddo. Ma i tedeschi non sono particolarmente chiusi? Anche per questo non bisogna avere nessuna preoccupazione - sono pronti ad aiutare, amichevolie e disponibili. Chi alla fine dell'articolo era convinto, come in un normale annuncio di lavoro era pregato: "Se siete interessati, inviateci il vostro curriculum in inglese a schwaebischhall.arbeitgeber@arbeitsagentur.de".

Schwäbisch Hall, conosciuta principalmente per l'omonima banca, è una cittadina 60 km a nord di Stoccarda e ha 37.000 abitanti, la provincia ne ha 188.000. In questo momento ci sono 3.500 disoccupati, una percentuale del 3.4 %. In città ci sono sempre circa 2.500 posti vacanti, ci dice Guido Rebstock dell'agenzia del lavoro.

Per i lavoratori provenienti dai paesi in crisi queste sono condizioni da sogno, visto che il loro mercato del lavoro è in condizioni difficili o peggio è  senza speranza. Così la Spagna ha registrato un nuvo record negativo con 4.7 milioni di disoccupati. Schwäbisch Hall, appare come un'attraente via di uscita a questa situazione.

Pochi giorni dopo il primo articolo sono stati tantissimi a mettersi in contatto con la cittadina. Non è stata solo l'agenzia per il lavoro a ricevere le candidature, tutte le aziende della città hanno ricevuto dei curriculum. Robert Gruner, portavoce della città dice: "Hanno inviato email ad ogni indirizzo trovato sul nostro sito web, è incredibile". Madalena Queirós ha sollevato le speranze di molti portoghesi: "L'agenzia del lavoro della città promette di fare il possibile per trovare un posto".

L'azione pubblicitaria è costata 10.000 €, circa un Euro per candidatura ricevuta. Il giorno seguente Rebstock ha dovuto impiegare 8 persone per visionare e catalogare i curriculum ricevuti, e per indirizzarli ai potenziali datori di lavoro interessati. 

Alcuni sono arrivati direttamente dal Portogallo.

Il 5% delle lettere sono arrivate in portoghese, 9 emails su 10 erano in inglese, il resto in tedesco. Non tutte le richieste hanno buone possibilità "75% hanno ancora un lavoro in Portogallo, ci concentriamo solamente sui senza lavoro" così Rebstock.

Alcuni invece non hanno scritto nessuna email, ma sono stati così colpiti dall'articolo che sono arrivati direttamente davanti alla porta di Rebstock per chiedere lavoro. In alcuni casi sono anche riusciti a fissare un colloquio con il datore di lavoro. Di successo Rebstock parla ancora con cautela: fino ad ora hanno trovato un impiego 2 autisti, un imbianchino e 2 impiegati in un Hotel. Altre selezioni vanno invece avanti, ma molte speranze resteranno deluse.

Dato il grande successo dell'iniziativa la città è ancora sorpresa:"Non ci aspettavamo un successo così grande", ci dice un portavoce. "Ma la prossima volta lo faremo in maniera piu' coordinata".

mercoledì 14 marzo 2012

Tutti uniti per il Fiskalpakt


Se qualcuno sperava che SPD e Verdi potessero votare contro il Fiskalpakt e il rigorismo Merkeliano dovrà ricredersi: appoggeranno il governo in cambio (forse) della tassa sulle transazioni finanziarie. Che invece i liberali della FDP non vogliono proprio. Da TAZ.de

In cambio del loro voto al Fiskalpakt la SPD e i Verdi vogliono ottenere la tassa sulle transazioni finaziarie. Le loro possibilità non sono buone.

No, dice Volker Beck (capogruppo dei Verdi al Bundestag), se si avviano i negoziati, le linee rosse sono fuori luogo. "In questo modo ci si rende la vita solo piu' difficile". No, un voto di prova non è mai stato fatto. Ma fra i parlamentari ci sono valutazioni molto diverse sul Fiskalpakt presentato dalla coalizione di governo. Almeno questo.

Beck è considerato un abile negoziatore. Eppure ancora mercoledi scorso gli risultava difficile chiarire, come i Verdi e la SPD sarebbero riusciti a costringere la cancelliera Merkel a ingannare la FDP. Entrambi i partiti di opposizione vorrebbero introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie nell'area Euro in cambio della loro approvazione al Fiskalpakt in parlamento. Ma davanti alla loro unica possibilità di influenzare il governo con un no al Fiskalpakt, sembrano tornare sui loro passi. La richiesta di tassare le transazioni finanziarie resta ancora nella nebbia.

Il governo mercoledi ha approvato l'accordo che dovrebbe costringere i paesi europei al risparmio. Il patto fiscale prevede dei freni all'indebitamento, che dovranno essere inseriti nella costituzione dei singoli paesi. Inoltre, contiene una procedura per gli eccessi di deficit, che sanziona in maniera automatica gli stati che faranno troppi debiti. 

La SPD e i verdi appoggiano in sostanza il freno al debito e la politica rigorista per l'Europa - ma nella procedura parlamentare che sta per iniziare vogliono ottenere quanto più possibile per il loro sì. L'aritmetica è dalla loro parte: per l'approvazione del Fiskalpakt è necessaria una maggioranza dei due terzi del parlamento. Senza l'opposizione non potrà passare.

Per approvare la tassa sulle transazioni finanziarie contro la riluttante FDP, la SPD e i Verdi tentano una manovra strategica. Si mostrano contrari ad un progetto di risparmio che condividono e che trovano positivo. Il capo gruppo della SPD ha dichiarato che le trattative per l'approvazione del provvedimento saranno dure. La lotta sarà "finalizzata alla concretizzazione della tassa sulle transazioni finanziarie" all'interno del pacchetto. Il provvedimento di certo non è ancora concreto. E lo stesso Oppermann è stato attento a non porre la tassa sulle transazioni finanziarie come condizione decisiva.

Oppermann e Beck sono consapevoli dell'altezza della caduta possibile. Finora SPD e Verdi nei provvedimenti riguardanti l'Euro hanno sempre votato con la maggioranza, sebbene i loro voti non fossero decisivi. Ora è diverso. Se dovessero decidersi per un no al Fiskalpakt, affonderebbe tutto il lavoro che la Cancelliera aveva fatto e preteso dagli altri paesi.

Una cosa è sicura: la FDP, che la tassa sulle transazioni finanziarie la vuole evitare con tutta la forza, ha riconosciuto la debolezza dei loro contraenti. Adesso il leader del partito Rainer  Brüderle   ha detto con gusto, è l'opposizione ad avere la responsabilità.

martedì 13 marzo 2012

L'Euro è stato un grande errore, ma ormai...


Martin Feldstein, illustre economista americano, professore di Harvard e consigliere di Ronald Reagan, da sempre critico nei confronti  della moneta unica ci spiega perchè l'euro è stato un gigantesco errore, ma ormai è qui, e indietro non si torna. Da Die Zeit.


L'economista americano Martin Feldstein aveva avvertito l'Europa dei rischi della moneta unica molto tempo fa.

ZEIT: Sig. Feldstein, 15 anni fa lei scriveva che l'Euro avrebbe potuto casuare una guerra in Europa. Lei vede nelle controversie fra Germania e Grecia una conferma a questa sua ipotesi?

MF: Io non ho previsto nessuna guerra

ZEIT: Citiamo "Una guerra in Europa sarebbe ripugnante, ma non impossibile"

MF: Le mie osservazioni erano rivolte a Helmut Kohl e ad altri. Argomentavano infatti, che solo l'introduzione di una moneta unica avrebbe impedito il rischio di una futura guerra. Ho sottolineato che per decenni gli USA avevano avuto una valuta comune, nonostante questo si era arrivati ad una guerra civile. La mia tesi era che la moneta unica non avrebbe prevenuto nessuna guerra ma avrebbe inasprito i conflitti fra gli stati.

ZEIT: Che cosa si aspetta che succeda?

MF: La Grecia e la Germania non inizieranno alcuna guerra. Ma le tenzioni sono enormi. Molte delle preoccupazioni espresse alla firma del trattato di Maastricht, oggi sembrano essere giustificate. L'idea di mettere insieme dei paesi così diversi fra loro economicamente, non era una buona idea.

ZEIT: L'Euro doveva unire i popoli europei. Era un'idea naive?

MF: Sì, alcuni credevano che i cittadini si sarebbero sentiti piu' europei, solo perché nelle tasche avevano l'Euro. Non è vero. Se lei chiede a un francese, se si sente francese o europeo, vedrà che sceglierà la prima opzione. Politicamente l'Euro non ha portato molto all'Europa, economicamante ha fatto solo dei danni.

ZEIT: Come? Le crisi valutarie appartengono al passato. Prima in Europa sui mercati delle valute c'erano sempre turbolenze . Per le aziende europee questo era pericoloso.

MF: Questo non era un problema solo europeo. Prima in tutto il mondo avevamo alti tassi di inflazione ed enormi fluttuazioni delle monete. Questo è terminato quando le banche centrali hanno riconosciuto i vantaggi di una moneta stabile - anche senza un'unione monetaria. La Svizzera, la Svezia, Gran Bretagna, Israele, Messico, Brasile: tutti hanno la loro moneta, nonostante ciò i corsi delle monete sono stabili. 

ZEIT: Sta dicendo che l'Euro minaccia l'unità dell'Europa?

MF: Almeno senza di esso non avremmo adesso questi conflitti fra gli stati causati dalla crisi. La crisi non ci sarebbe mai stata.

ZEIT: Che cosa intende?

MF: Per i mercati finanziari l'introduzione dell'Euro era il segnale, in Grecia, Spagna e Italia di prestare denaro allo stesso tasso della Germania. Questo ha portato ad un incremento dell'indebitamento in questi paesi. L'Euro ha causato molti dei problemi che ora stiamo combattendo.

ZEIT: Ma i governi europei lavorano alla soluzione di questo problema. Il Fiskalpakt è la pietra angolare di questa nuova unione.

MF: L'Europa non si sta muovendo verso una vera unione politica. Gli americani pagano una grossa parte delle loro tasse a Washington, e ricevono gran parte dei trasferimenti dal governo centrale. In Europa non è previsto di dare al centro dell'Unione così tanto potere.

ZEIT: Nessuna meraviglia. L'Europa non è ancora uno stato.

MF: Da un punto di vista economico una politica fiscale unitaria è molto importante. Un governo centrale potrebbe in questo modo  compensare le fluttuazioni della disoccupazione e della congiuntura nei singoli paesi.

ZEIT: Che cosa c'è da fare?

MF: Io credo che una parte del problema si sia risolta da sola. I mercati finanziari in futuro guarderanno da vicino e faranno suonare l'allarme, quando nei singoli paesi ad esempio i debiti crescono o le banche non vengono regolamentate in maniera corretta. Gli stati europei saranno sotto un'attenta osservazione. Gli USA in caso di necessità possono stampare denaro per pagare i loro debiti. L'Italia non lo può fare, e tutti lo sanno.

ZEIT: Lei ha una grande fede nella razionalità dei mercati

MF: Ci sono dei fallimenti di mercato, sì. Ma guardate all'Italia: il governo agisce e i tassi di interesse calano. Funziona! Alcuni problemi non sono però di facile soluzione. In un'unione monetaria non è possibile modificare il tasso di cambio e i tassi di interesse secondo le esigenze nazionali.

ZEIT: Dovremmo tornare al D-Mark e alle lire?

MF: E' stato un errore introdurre l'Euro. Ma ora è qui, e una sua dissoluzione comporterebbe dei costi maggiori. E' meglio continuare.

ZEIT: Su questo punto i governi europei sarebbero daccordo. La scorsa settimana si sono messi daccordo su un nuovo pacchetto di salvataggio per la Grecia. L'Europa va avanti?

MF: Il taglio del debito è ancora troppo piccolo. Alla fine dovremo cancellare tutto il debito greco, affinché il paese possa avere una chance. E anche allora sarà molto difficile per la Grecia all'interno dell'unione monetaria tornare a correre sulle proprie gambe.

ZEIT: Lei vuole far uscire la Grecia dall'Euro?

MF: Io propongo un'uscita temporanea. I greci reintrodurrebbero la loro stessa moneta. Allora potrebbero svalutare, e far crescere il loro export. Una volta risolti i problemi, il paese potrebbe tornare alla valuta unica.

ZEIT: Questo provocherebbe il kaos nei mercati finanziari. Spagna e Italia sarebbero attaccate, alla fine l'Euro scomparirebbe.

MF: Si potrebbe spiegare ai mercati che la situazione in Italie e Spagna non è cosi' cattiva come in Grecia. Non c'è motivo per questi paesi di dichiarare il default. Sarebbe un grande errore nella gestione della crisi non chiarire queste differenze fra i paesi.

ZEIT: I greci non sarebbero impressionati dalla sua proposta. Il governo ha paura che il sistema finanziario collassi e che i beni da importare come il petrolio non siano piu' finanziabili. 

MF: Un'uscita sarebbe molto dolorosa all'inizio, ma ci sarebbero prospettive di miglioramento.

ZEIT: E' nell'interesse americano difendere l'Europa?

MF: La Grecia è un caso particolare. L'Italia si può aiutare da sola, anche la Spagna. Non credo che dei trasferimenti dagli USA all'Europa - direttamente o attraverso il Fondo monetario internazionale - avrebbero un senso.

ZEIT: La vostra riluttanza a fare qualcosa, ha a che fare con il fatto che siete americani? L'Euro minaccia l'egemonia del dollaro.

MF: Pochi economisti americani sono preoccupati per il ruolo del dollaro. Da anni si sta svalutando, ma se questo non fosse successo, il nostro deficit estero sarebbe ancora piu' alto. Il vantaggio di essere una valuta di riserva viene ampiamente sopravvalutato.

ZEIT: In Europa molti pensano, che gli americani avrebbero impedito la nascita della moneta unica.

MF:  Questo non è vero. Molti economisti ne avevano sottolineato i rischi. Ufficialmente i nostri governi hanno sempre sostenuto l'unione monetaria. E ufficiosamente l'hanno sempre considerato come un affare europeo.

ZEIT: Perchè?

MF: Forse appartiene alla politica estera, essere gentile con i propri alleati. O forse i nostri politici hanno anche semplicemente creduto a Helmut Kohl.



domenica 11 marzo 2012

La classe operaia passa all'incasso.


Nell'industria automobilistica si distribuiscono ai lavoratori bonus a 5 cifre mai visti prima. Sarà questo il modo per tenere buono il sindacato in una fase di contrattazione? da FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung).

Rekord! Rekord! Rekord! Esclama l'industria automobilistica. Mai prima di ora sono state vendute così tante auto, e mai fino ad ora i profitti avevano raggiunto questi livelli. E mai fino ad ora i lavoratori ne avevano tratto un così grande vantaggio. Quest'anno arriveranno bonus a 5 cifre. A testa beninteso. E questo non si era mai visto nel mondo. E poichè nelle aziende non ci sono investment banker da pagare, 8.000, 10.000 o 12.000 € per i singoli saranno un bel po' di soldi. 

Una normale contrattazione sindacale non può tenere il passo con queste cifre. Il ministro Ursula von der Leyen (CDU), con grande dispiacere degli industriali, ha chiesto che i lavoratori partecipino in maniera adeguata ai profitti, e questo è accaduto in tempi brevi: la nuova fase di contrattazione sindacale è appena iniziata, e i lavoratori già ricevono il bonus sul loro conto. La IG Metall richiede un aumento salariale del 6.5 % per i 3.6 milioni di lavoratori occupati nel settore metalmeccanico ed elettronico. Se paragonate ai salari mensili, le somme distribuite con i bonus significano diversi stipendi per lavoratore.  Profitti giganteschi, come quello della VW da 16 miliardi di Euro, produrrano dei giganteschi extra bonus per i lavoratori. 

"I bonus lasceranno molti di noi senza parole, non abbiamo mai visto nulla del genere" afferma  Uwe Hück, rappresentante dei lavoratori nel Betriebsrat (consiglio di fabbrica) di Porsche, dove tradizionalmente i bonus sono piu' generosi che in altre aziende. "I nostri lavoratori si sono guadagnati una gigantesca paga straordinaria" ci dice ancora Hück.

Il bonus sarà pagato individualmente: l'uomo alla catena di montaggio o la donna della mensa incasserano tanto quanto l'ingegnere. Fino ad ora il bonus piu' alto mai pagato da Porsche ammontava a 6000 €. Quanto sarà pagato quest'anno dipende dalle trattative del sindacato con i vertici aziendali. 

Il calcolo del bonus è ancora piu' vantaggioso per i dipendenti delle aziende in cui si applicano formule prefissate per la distribuzione dei bonus, come ad esempio a Ingolstadt: i 45.000 lavoratori di Audi quest'anno sono i re del bonus. Anni fa il consiglio di amministrazione ha deciso la seguente regola: la parte dei profitti operativi, che supera 1.2 miliardi di €, per un decimo deve essere distribuita al personale. Un regalo molto generoso, nel quale l'importo è definito in base al livello di salario: in media i dipendenti Audi lo scorso anno hanno ottenuto 5000-6000 €. Quest'anno sarà di piu' dicono, sarà a cinque cifre, suggeriscono i calcoli approssimativi. Il premio " sarà un bel po' piu' alto di quanto non sia stato un anno fa" dichiara un portavoce dell'azienda. 
Che cosa significa questo denaro per la prossima contrattazione salariale?

Daimler, l'unico produttore di auto ad aver già presentato i bilanci per il 2011, ha festeggiato un bonus pro capite di 4.100 € a testa: una bella cifra, comunque un terzo in piu' dell'anno precedente; una cifra modesta però, se comparata ai colleghi di Ingolstadt dell'Audi. 

Anche i risultati di BMW hanno raggiunto un livello storico e anche qui sarà pagato un bonus storico senza che il consiglio di fabbrica abbia dovuto muovere un dito. I premi individuali si calcolano in base ad una formula predefinita. Nel 2011 sono stati di 6000 € e quest'anno saranno ancora piu alti.

Che cosa significa tutto questo denaro per le contrattazioni in corso? I premi record affonderanno la capacità di sciopero dei metalmeccanici oppure invece li renderanno piu' determinati? Entrambe le parti, sindacati e datori di lavoro organizzano le loro tattiche. Così Gesamtmetall (l'associazione delle aziende metalmeccaniche) sostiene che con questi premi hanno già dato abbastanza.  Di piu' non è possibile, il 6.5 %  di aumento richiesto è una forzatura. Le aziende che hanno fatto buoni guadagni, con il pagamento dei bonus copiosi avrebbero fatto il loro dovere, dalle altre non ci sarebbe molto da ottenere - questa è l'argomentazione dei datori di lavoro, i quali sperano che i premi pagati riducano le richieste dei sindacati. I bonus piu' corposi sono stati pagati nelle grandi aziende, laddove gli scioperi vengono decisi: perchè i lavoratori dovrebbero scioperare per pochi Euro in piu' sulla busta paga, questo è il calcolo, quando sono già stati ricompensati con diverse migliaia di € sul conto?

Non si può certo accusare la IG Metall di inerzia nella contrattazione sindacale: "I nostri lavoratori sono mobilitati e pronti alla battaglia", ci dice Jörg Schlagbauer, rappresentante della IG Metall alla Audi di Ingolstadt. Un bonus annuale deve essere separato dagli accordi contrattuali, che riguardano tutti. "In realtà ci interessa il contratto di lavoro, per questo lotteremo con piena solidarietà" conferma Uwe Hück. Il leader della IG Metall Hofmann dice: "Anche se lo stomaco si è allargato, la fame non è diminuita". Naturalmente qualsiasi rivendicazione salariale intergalattica può ora essere motivata.

Benessere per tutti! o quasi...


Sta arrivando il decennio dei lavoratori? Se lo chiede Die Zeit, che dopo gli anni delle deflazioni salariali, prevede un ritorno alla crescita dei salari reali. Ma il mercato del lavoro premierà solo alcuni...
18 mesi fa la Cancelliera aveva promesso che questa volta i cittadini avrebbero beneficiato della crescita. Che cosa ne è stato di quella promessa?

Nell'ottobre 2010 Rainer Brüderle (FDP) parlava come un sindacalista : "Se l'economia cresce, allora c'è spazio anche per aumenti salariali sostenuti" sosteneva l'allora Ministro dell'economia. La Cancelliera confermava che su questo tema era completamente daccordo con il suo ministro. 18 mesi dopo iniziano in molti settori le negoziazioni per i rinnovi contrattuali e molti cittadini vogliono sapere: che cosa ne è stato di quella promessa?

Di fatto nel mercato del lavoro tedesco c'è stata una inversione di tendenza. Fino alla crisi del 2009 i salari reali sono diminuiti. Ora invece crescono di nuovo: nel 2010 del 1.5%, nell'anno passato ancora del 1.1%. E' stata la crescita salariale reale piu' forte degli ultimi 20 anni. Quest'anno per i lavoratori potrebbe andare perfino meglio: il mercato del lavoro è ancora in boom e l'inflazione è ancora relativamente bassa. Ad ogni lavoratore alla fine resterà qualcosa in  piu' nelle tasche. Anche la quota dei salari sul reddito nazionale è cresciuta. L'Institut für Makroökonomie und Konjunkturforschung (Istituto per la ricerca sulla macroeconomia e la congiuntura) vicino ai sindacati, parla di un recupero dei salari.

Allo stesso tempo è emerso un altro trend. Da due anni i salari effettivamente pagati ai lavoratori crescono piu' rapidamente dei salari standard definiti dai contratti nazionali. Dalla fine degli anni '90 era accaduto il contrario, perfino durante gli anni di crescita fra il 2005 e il 2007. E' stata una fase insolita e negativa nella storia dello sviluppo dei salari tedeschi. Soprattutto negli anni sessanta e settanta i salari effettivamente pagati crescevano molto piu' di quanto non facessero i salari definiti dai contratti. Poichè le aziende nel periodo di boom avevano bisogno di forza lavoro, erano disposte a pagare meglio di quanto previsto dai contratti. Un po' meno pronunciata, questa regola è rimasta valida anche negli anni '90. Poi è arrivato il cambiamento.

Tuttavia la curva dello sviluppo dei salari sembra peggiore di quanto non sia poi stata in realtà. La maggior parte dei lavoratori non hanno subito nessuna perdita del salario reale.  Circa il 60% dei lavoratori sono ancora pagati secondo le tariffe sindacali - i loro salari sono cresciuti anche nel decennio scorso.  Soprattutto nei settori legati all'export, come la chimica, o il metalmeccanico, l'elettronica, i lavoratori hanno registrato una crescita de salari, anche se questi sono cresciuti un po' piu' lentamente della produttività.

I salari si sono ridotti soprattutto nel settore dei servizi. Sono stati questi nuovi posti di lavoro part time e sottopagati che hanno fatto abbassare la media verso il basso. Questi nuovi dipendenti erano in molti casi dei disoccupati, che in un periodo di crescita hanno trovato un lavoro. La massa salariale è comunque cresciuta dal 2005; ci sono piu' lavori e meno persone che vivono di sussidi pubblici. Si può discutere se questo sia stato uno sviluppo positivo o meno. La tesi del decennio perduto di cui parlano i sindacati appare comunque un po' semplicistica.

Sta arrivando il decennio dei lavoratori? Ci sono ragioni che spingono in questa direzione. "In alcune regioni del sud la forza lavoro è ormai scarsa" dichiara Joachim Möller capo dell'Istituto per la ricerca sul mercato del lavoro. "Le condizioni positive del mercato del lavoro e la scarsità di forza lavoro lasciano ipotizzare un trend duraturo". L'economista ritiene che i salari effettivamente pagati ai lavoratori nei prossimi 10 o 15 anni avranno sviluppi migliori rispetto ai salari definiti dai contratti collettivi. Dalla deflazione salariale si dovrebbe passare ad una crescita dei salari reali . Laddove la forza lavoro specializzata è scarsa, è molto probabile che le imprese paghino i lavoratori meglio di quanto previsto dai contratti di lavoro.

Tuttavia in questo trend c'è anche un pericolo. Mentre per alcuni i salari potrebbero crescere in maniera sostenuta, per i lavoratori con qualifiche molto basse potrebbe non esserci alcun aumento. "Non abbiamo nessun indizio che in quei settori possa succedere qualcosa" ci dice Möller. In realtà i cosiddetti bassi salari dal 2005 non sono piu' cresciuti. Per questa ragione il mercato del lavoro è sempre piu' suddiviso in 2 settori. "Mentre alcuni lavoratori hanno un contratto a tempo indeterminato, c'è un gruppo considerevole di lavoratori che passa di lavoro in lavoro e che soffre dell'eccessiva flessibilità" ci dice Möller. Questo divario potrebbe crescere nei prossimi anni. Alla fine della ripresa il mercato del lavoro potrebbe essere molto piu' ineguale di quanto non fosse all'inizio.