martedì 5 giugno 2012

Il gioco è finito!

Continua la campagna di Bild.de per l'uscita di Atene dall'Euro. Inutile ricordare che la maggioranza dei tedeschi è d'accordo. Un commento di Nikolaus Blome, capo redattore di Bild.
Non datecela ad intendere: nelle prossime settimane assisteremo alla fine del gioco con la Grecia - e con l'Euro.

Gli avvoltoi si aggirano sopra il paese: i greci saccheggiano i loro conti: l'import non viene piu' assicurato.  Per le città girano voci di Dracme già stampate. Le forniture di energia potrebbero non essere piu' pagate.

Il paese ormai è sfilacciato. Sta per cadere. Non importa quali saranno i risultati delle elezioni, così non può andare avanti. I nuovi miliardi di aiuti dall'Europa bastano per qualche giorno, una settimana, un mese. Ma non ce la fanno a far ripartire l'economia, la politica e l'amministrazione.

Sembra difficile e sarà molto difficile: la Grecia deve essere ricostruita da zero. Come in un paese in via di sviluppo. E qualcuno fra i leader dell'Euro-zona alla fine dovrà dire la verità: questo nuovo inizio potrà funzionare con un solo passo radicale.

Vale a dire: raus aus dem Euro.

Come aiutiamo le banche spagnole?

Mark Schieritz, dal suo blog su Die Zeit, ci dice che la proposta di Merkel e Schäuble di portare la Spagna sotto la protezione EFSF/ESM potrebbe far affondare il paese.
Nel governo federale tedesco vi è la crescente convinzione che la Spagna deve poter contare su di un aiuto esterno. Ma in che modo questo potrà essere realizzato? I tedeschi sostengono che la Spagna deve prendere in considerazione l'aiuto del fondo EFSF/ESM. Quello che si propone a Berlino non è forzare la Spagna a chiedere la protezione del fondo, ma incoraggiare il suo governo, a richiederne l'aiuto se fosse chiaro che da soli non ce la potranno fare.

Riflessione: un aiuto per le banche sarebbe prima di tutto un trasferimento e perciò problematico; in secondo luogo il coretto utilizzo dei fondi non sarebbe controllabile. Questo è vero, perché attualmente non esiste nessuna autorità di controllo europea e il fondo EFSF/ESM non è progettato per il salvataggio delle banche.

Il problema è che anche l'utilizzo del fondo EFSF/ESM ha i suoi svantaggi.  Prima di tutto crescerebbe la quota di debito spagnola - e probabilmente supererebbe la linea che i mercati considerano ancora accettabile. Alla fine per la ricapitalizzazione non si potrà lesinare e sarà necessario mettere mano a una cifra fra i 100 e i 200 miliardi di Euro.

Secondo: l'ESM ha lo status di un creditore privilegiato, cosa che potrebbe spaventare gli investitori. Dovranno infatti fare i conti, con il fatto che le risorse del paese prima di tutto saranno usate per ripagare i crediti ESM e quindi potrebbero non rimanere risorse per i loro crediti.

Nel breve periodo il fondo di salvataggio potrebbe avere anche un effetto negativo sulla capacità della Spagna di avere accesso al mercato dei capitali. L'esperienza con i paesi che fino ad ora hanno fatto ricorso al fondo di salvataggio, ci dice che l'effetto sui tassi di interesse è stato negativo. 

Ciò significa , che probabilmente una piccola soluzione non è possibile e il paese dovrà essere finanziato per intero attraverso il fondo ESM/EFSF, non appena la richiesta di aiuto sarà presentata. Allora dovremmo parlare di un classico programma di finanziamento, ma questo sarebbe davvero caro.

Se 50 ore sono poche

Un articolo sulla Süddeutsche Zeitung riporta i dati di uno studio del Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW). Centinaia di migliaia di occupati a basso salario, per sbarcare il lunario devono lavorare almeno 50 ore la settimana.


Chi guadagna poco spesso deve faticare  piu' a lungo. Secondo uno studio, il 25% degli  occupati con un basso salario (Niedriglohn) deve lavorare 50 ore alla settimana e anche di piu'. La legge sugli orari di lavoro, prevede tuttavia al massimo 48 ore settimanali.


Molti degli occupati a basso salario devono lavorare a lungo per sbarcare il lunario. Un quarto degli occupati a basso salario con un lavoro a tempo pieno, lavora di regola 50 ore la settimana, e anche di piu'. I dati emergono da uno studio del Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW). "Orari di lavoro cosi' lunghi come fra i lavoratori a basso reddito, sono presenti solo all'altro estremo della scala dei redditi, lavori ben pagati e a tempo pieno", scrive l'autore dello studio Karl Brenke.

Nel complesso, secondo lo studio, quasi 900.000 occupati con un basso stipendio lavorano almeno 50 ore la settimana. Fra questi ci sono ad esempio i conducenti di mezzi pesanti, i magazzinieri, e gli occupati nel settore dell'ospitalità. In media i lavoratori a basso salario con un lavoro full time secondo lo studio DIW, lavorano 45 ore per settimana - 2 ore in piu' delle altre forze lavoro impiegate a tempo pieno. "E' un problema sociale il fatto che queste persone possano sbarcare il lunario solo con degli orari di lavoro molto lunghi", ci dice Brenke. I lavoratori rischiano inoltre conseguenze per la loro salute. L'istituto DIW fa riferimento anche alle leggi sul lavoro, che fissano a 48 ore per settimana l'orario di lavoro massimo.

Sono considerati a basso salario, i lavoratori che ricevono meno dei due terzi del salario medio orario. Nel 2010 la soglia era di 9.26 € per ora lordi. In totale, nel 2010 circa il 22% dei lavoratori riceveva un salario considerato basso, secondo i dati del DIW. Piu' della metà ha un' occupazione per la quale è necessario un periodo di apprendistato o un titolo universitario. A questo gruppo appartengono i commessi, gli assistenti medici, i panettieri, i lavoratori nel settore dell'ospitalità, parrucchieri e infermieri. 

lunedì 4 giugno 2012

Contratti di serie A solo per la metà degli occupati

Una recente analisi di IAB (Instituts für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung) ci dice che i contratti collettivi ormai si applicano solamente al 50% degli occupati. E' davvero un Jobwunder?
Nel 2011, i contratti collettivi di lavoro si applicavano solo a circa il 50% della forza lavoro occupata nelle aziende. Lo mostrano i dati del panel IAB ( Instituts für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung), una indagine annuale su oltre 15.000 aziende condotta da IAB.

Rispetto al 1996, primo anno in cui sono stati raccolti i dati sulla contrattazione collettiva, il numero dei salariati a cui si applicano i contratti collettivi è sceso fortemente. Nel 1996 nella Germania Ovest il 70% degli occupati lavorava in aziende alle quali si applicano i contratti collettivi di lavoro. Nel 2011 sono solo il 54%. Nella Germania Est, la corrispondente quota di occupati è scesa dal 56 al 37%. Rispetto al 2010 questo ha significato nell'ovest una discesa di 2 punti percentuali. Ad est, rispetto all'anno precedente non ci sono stati cambiamenti importanti. "Nel lungo periodo emerge chiaramente la tendenza al ribasso", hanno commentato Susanne Kohaut e Peter Ellguth, ricercatori IAB.

Per un altro 7% degli occupati nell'ovest e il 12% ad est, vengono invece applicati contratti negoziati su base aziendale (Firmentarifvertrag).

Crollano le esportazioni verso il sud Europa

Lo Statistisches Bundesamt ha recentemente pubblicato i dati sul commercio estero tedesco del primo trimestre. Come previsto crolla l'export verso il sud-Europa, ma cresce quello verso le altre aree del mondo. Restano intatti i giganteschi avanzi commerciali.
L'export tedesco nel primo trimestre 2012, rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente è cresciuto del 5.8% raggiungendo i 276 miliardi di Euro. La crescita verso i 26 paesi membri dell'Unione Europea è stata del 2.2% (a 161.2 miliardi), relativemante debole. La crescita verso i paesi dell'Eurozona è stata con uno 0.9% ancora piu' debole. Con grandi differenze fra i paesi partner. Sono così cresciute le esportazioni verso i vicini come la Francia (+6.7% a 27.3 miliardi di Euro), Olanda (+9.6 % a 18.5 miliardi di Euro ), Austria (+5.5 % a 14.9 miliardi di Euro). Allo stesso tempo sono invece diminuite le esportazioni verso i paesi del sud come Italia (-7.6% a 14.9 miliardi di Euro), Spagna (-7.8% a 8.4 miliardi di Euro), Portogallo (-14% a 1.7 miliardi di Euro) e Grecia (-9.8% a 1.2 miliardi di euro).

L'export verso i paesi extra UE è cresciuto dell'11.2% (raggiungendo i 114,8 miliardi di euro),  piu' di quanto abbiano fatto le esportazioni in generale. Le esportazioni verso gli Stati Uniti sono cresciute nel primo trimestre 2012 del 21.4% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Forte crescita delle esportazioni verso la Russia con un +17.5% (a 8.6 miliardi di Euro), Giappone con un +18.4% (a 4.3 miliardi di Euro), Corea del sud con un +17.% ( a 3.3 miliardi di Euro) e Brasile con un 15.6% (a 3.0 miliardi di Euro).

Le importazioni tedesche sono cresciute nel primo trimestre del 4.7 % (a 230,5 miliardi di Euro). Le importazioni dagli stati membri EU sono cresciute del 5.6% (a 129.8 miliardi ) piu' rapidamente di quanto abbiano fatto le importazioni tedesche in generale. Le importazioni dall'Eurozona sono cresciute del 4.6%.

Per la crescita delle importazioni sopra la media sono responsabilil le importazioni dall'Olanda con un +8.6% (a 21.6 miliardi), dall'Italia con un +8% (a 12.5 miliardi di Euro) e dal Regno Unito con un +9.4% (a 11.6 miliardi). Molto sotto il trend le importazioni dalla Francia con un +1.5% ( a 16.3 miliardi di Euro) e dalla Spagna con un +0.8% (a 6 miliardi di Euro).


1. trimestre 2012 1. trimestre 2011 Variazione percentuale rispetto al primo trim. 2011
Miliardi di Euro %
Totale esportazioni 276 260,9 5,8
di cui:
Verso la EU–27 161,2 157,7 2,2
verso l'Eurozona 107,4 106,5 0,9
di cui:
Francia 27,3 25,6 6,7
Olanda 18,5 16,9 9,6
Italia 14,9 16,1 – 7,6
Non Eurozona 53,8 51,3 4,9
di cui:
UK 18,1 16,8 8,2
verso Paesi extra EU 114,8 103,2 11,2
di cui:
USA 21,4 17,6 21,4
Giappone 4,3 3,6 18,4
Cina 16,7 15,8 6,1
Russia 8,6 7,4 17,5
Totale importazioni 230,5 220,1 4,7
di cui:
verso EU–27 129,8 122,9 5,6
verso Eurozona 86,7 82,9 4,6
di cui:
Francia 16,3 16,1 1,5
Olanda 21,6 19,9 8,6
Italia 12,5 11,6 8
Verso Non Eurozona 43 40 7,7
di cui:
UK 11,6 10,6 9,4
verso paesi Extra UE 100,8 97,2 3,7
di cui:
USA 12,5 12,1 3,3
Giappone 5,7 6 – 4,2
Cina 19 19,1 – 0,7
Russia 10,9 9,5 14,7

domenica 3 giugno 2012

Come Merkel intende salvare l'Europa


Deutsches Mittelstands Nachrichten ci ricorda il piano della cancelliera per salvare l'Europa dalla crisi del debito: strategia vincente oppure ennesimo fallimento?
La cancelliera Angela Merkel vuole far approvare l'ESM in maniera rapida: si aspetta un accordo con le opposizioni prima della pausa estiva. Se fosse così, il Bundestag potrebbe approvare in poche settimane l'ESM. Merkel considera l'ESM lo strumento principale per i salvataggi Euro, per questo ha rifiutato la proposta degli Eurobond. Una strategia rischiosa - che potrebbe essere superata dalla realtà.

In una conferenza stampa a Berlino, la cancelliera Merkel ha dichiarato che prima della pausa estiva si aspetta un accordo con l'opposizione sull'ESM e il Fiskalpakt. Per questa ragione la cancelliera vuole che l'ESM al Bundestag sia approvato piu' in fretta possibile. In parlamento il provvedimento non troverà tuttavia una grande opposizione: secondo le nostre informazioni, i membri del Bundestag osserveranno una rigida disciplina di partito. I pochi dissidenti non avranno un peso rilevante.

Durante la conferenza Merkel ha confermato la bocciatura  degli Eurobond: gli stati devono risparmiare, è stato un errore portare gli interessi in Europa sugli stessi livelli. Il Sud Europa ha consumato troppo a debito e ha trascurato le riforme. Merkel ha poi richiesto una maggiore integrazione. In un certo senso vorrebbe modificare il Fiskalpakt: vuole un diritto di azione contro i paesi debitori; una richiesta che era già presente in altre versioni del Fiskalpakt, ma che per la pressione dei francesi era stata eliminata.

La strategia della Merkel sull'ESM, sembra andare verso una centralizzazione delle politiche fiscali. La decisione su chi in Europa dovrà essere salvato e chi no, Merkel non intende lasciarla ai mercati. La separazione dei titoli del debito pubblico, la considera come una frusta che i mercati continueranno ad usare.  Ma se necessario, gli stati saranno salvati attraverso il fondo ESM. Allo stesso tempo, è necessario aumentare la pressione sugli stati, per fare in modo che le loro finanze siano portate in sicurezza.

Questa strategia è ovviamente piena di rischi. Le necessità di finanziamento in Europa sono  un multiplo  della potenza di fuoco del fondo ESM. Se la Spagna dovesse essere salvata, secondo le stime di JP Morgan, servirebbero 350 miliardi - piu della metà del fondo ESM. Di Italia e Francia non è nemmeno il caso di parlarne.

A parte la mancanza di legittimità democratica dell'ESM, Merkel ignora il fatto che la Germania nell'ESM potrà essere messa in minoranza. Allo stesso tempo l'idea di portare gli stati alla disciplina di bilancio con delle azioni legali è alquanto stravagante. Le formulazioni nel Fiskalpakt mostrano come sulla stessa definizione di deficit possano nascere delle differenze di interpretazione. Il risultato di queste azioni resta tuttavia sconosciuto. E tali azioni di regola durano meno della reazione dei mercati. E soprattutto se si ritiene che la Germania ha il compito di garantire i debiti di tutta Europa, il fondo ESM non potrà funzionare: le dimensioni dell'economia tedesca non sono sufficienti per far fronte a tutti i debiti accumulati in Europa. Il nuovo indebitamento dovrà comunque essere fatto sul mercato - un compito che sta diventando sempre piu' difficile, come i tassi per l'Italia e la Spagna mostrano.

Decisivo sarà il fattore tempo: tutte le idee di Merkel hanno bisogno di mesi, prima che la corrispondente modifica dei trattati sia ratificata. In alcuni stati è necessario chiedere al popolo di ratificare il trattato. Ma la crisi del debito, a causa dello sviluppo esponenziale dei tassi di interesse, ha assunto le dimensioni di uno Tsunami. E uno tsunami non lo si può fermare con dei raffinati meccanismi politici. Uno sguardo alla drammatica fine dell'Unione Sovietica e della DDR può aiutare molto, anche se non lo si vuole ammettere. Uno sguardo illuminato alla storia può aiutare a comprendere. Una visione naive del futuro, data l'entità del debito, è politicamente sciocca. A proposito dei rischi e degli effetti collaterali, Michael Gorbatschow ed Egon Krenz potrebbero aiutarci molto.

sabato 2 giugno 2012

L'unione bancaria è molto lontana

Dopo la proposta di una unione bancaria per sostenere le banche iberiche in difficoltà, Sabine Lautenschläger, membro del board Bundesbank, intervistata da FAZ ci dice: per ora non se ne parla. La strada da fare è ancora molto lunga.
Alcuni politici sperano, che gli stati UE supportino direttamente le banche. Ma per fare questo mancano condizioni importanti, ci dice Sabine Lautenschläger, che nel board della Bundesbank è responsabile per la vigilanza bancaria.

FAZ: Signora Lautenschläger, perché la salute delle banche non sembra fare progressi?

SL: Nella regolamentazione del sistema bancario abbiamo sicuramente fatto progressi.  Con Basilea III e con le nuove regole abbiamo creato un sistema molto piu' robusto. Le banche tedesche hanno utilizzato gli anni recenti per diventare piu' solide - questo riguarda il capitale, la liquidità e la gestione del rischio

FAZ: Le banche potranno resistere ad un'uscita della Grecia?

SL: Sull'uscita della Grecia non faccio alcuna speculazione. L'esposizione delle banche tedesche verso la Grecia è molto piccola. Le conseguenze immediate di un'uscita di Atene dalla zona Euro non sarebbero particolarmente gravi.

FAZ: E il rischio contagio?

SL: E' molto difficile prevedere gli effetti di un evento del genere. Per ridurre i pericoli di un'uscita della Grecia, sarà decisiva la gestione attenta della crisi. Sarà importante prevenire gli effetti di una possibile perdita di fiducia. E poi ci sono gli strumenti di crisi, come il fondo EFSF e ESM.

FAZ: Le somme previste saranno sufficienti?

SL: La questione non riguarda tanto le dimensioni dei mezzi messi a disposizione. Importi sempre maggiori non significano maggiore sicurezza. Ma fanno nascere domande sui limiti politici ed economici di questo approccio e possono distrarre da compiti piu' importanti. Il fondo di salvataggio potrà solo comprare tempo verso una soluzione di medio o lungo periodo. L'unica soluzione possibile potrà essere solamente aumentare la competitività dei singoli paesi della zona Euro. Ed è necessaria una chiara visione: dove l'Europa con la sua politica economica e le sue istituzioni vuole andare.

FAZ: Molti si augurano che in Europa venga messo in piedi un sistema di sorveglianza comune, insieme ad una garanzia europea dei depositi e ad un fondo comune per la liquidazione delle banche in difficoltà

SL: Questo potrà accadere solo alla fine di una lunga strada. Attualmente per l'applicazione mancano le condizioni legali. Sebbene le leggi sulla sorveglianza siano state armonizzate, in Europa manca un diritto amministrativo comune - e questa è la condizione vincolante per ogni funzionario, che deve agire direttamente. Un'autorità di vigilanza, dove il controllore deve monitorare le diverse regolamentazioni nazionali sulle società, le imposte e il diritto di insolvenza in 27 paesi, mi è difficile immaginarla. Anche le altre istituzioni che sono entrate nella discussione, hanno bisogno di una base giuridica, che le rendano capaci di operare.

FAZ: Queste istituzioni comuni, riunite sotto il concetto di "unione bancaria", potrebbero aiutare nel caso delle banche spagnole?

SL: E' ancora da chiarire, cosa si nasconde dietro questo concetto, tuttavia mi sembra emerga solo una proposta concreta. Con l'istituzione di  una garanzia europea sui depositi e di un fondo europeo di salvataggio si avrebbe una messa in comune dei rischi. Secondo la mia valutazione, questo potrebbe avere successo se all'interno di una unione fiscale venissero introdotti dei controlli centrali e dei diritti di intervento. Alla fine un tale approccio richiederebbe modifiche legislative, sia nei trattati EU che nelle costituzioni nazionali. Tuttavia, per motivi pratici, da solo non darebbe un contributo fondamentale alla soluzione degli attuali problemi.

FAZ: L'unione monetaria ha un unico tasso di interesse per tutti. Per questo nei diversi paesi ci sono sempre degli effetti indesiderati. La Germania potrebbe essere il prossimo candidato?

SL: L'economia in Germania è va molto meglio che altrove, ma la crescita dei prezzi è moderata, e in aggiunta, le aspettative di inflazione restano molto basse. Non mi pare ci siano degli eccessi.