mercoledì 21 settembre 2016

H. W. Sinn: i tassi a zero impediscono la ripresa

H. W. Sinn, ormai in pensione, non rinuncia ad attaccare la politica delle banche centrali: i tassi a zero sono la vera causa della lunga stagnazione. Da Wirtschaftswoche

Denaro a basso costo e tassi a zero non stimolano la crescita, piuttosto aiutano a difendere i patrimoni dei ricchi. Una ripresa duratura sarà possibile solo con un cambio di paradigma economico. 

Quando John Williams, il presidente del potente distretto FED degli stati della costa ovest, ha recentemente proposto di aumentare l'obiettivo di inflazione della FED dal 2 al 3%, molti investitori hanno tirato un sospiro di sollievo. Hanno interpretato la proposta come un segnale per ulteriori bassi tassi di interesse. Tassi più' alti avrebbero significato azioni ed immobili ad un prezzo più' basso - e quindi bilanci in difficoltà.

Williams ha motivato la sua raccomandazione con il pericolo di una "Stagnazione Secolare", un concetto introdotto nel 1938 da Alvin Hansen, un contemporaneo di Keynes. Stagnazione secolare significa: c'è un duraturo eccesso di risparmio rispetto agli investimenti, che anche con i tassi a zero non scompare, perché le opportunità di investimento redditizie sono esaurite. Hansen intendeva smaltire gli eccessi di risparmio attraverso un permanente deficit di bilancio dello stato.

Williams invece si affida alla politica monetaria. Poiché il tasso di interesse reale naturale, quello con il quale viene realizzata la quantità necessaria di investimenti, è nullo o addirittura negativo, la banca centrale dovrebbe puntare a raggiungere un'inflazione più' alta con un tasso di interesse nominale più' basso.

Con la sua paura di una stagnazione secolare l'autore non è solo. Economisti come Carl Christian von Weizsäcker o Larry Summers hanno espresso timori simili. Anche io nel 2009 ho descritto i pericoli di una stagnazione secolare di tipo giapponese.

Nel frattempo molta acqua è passata sotto i ponti, ed in considerazione degli interventi delle banche centrali, ai limiti del loro mandato, emerge una nuova ipotesi. Io la chiamo "malattia cronica auto-prodotta".

Alla base di questa ipotesi c'è il ciclo economico Schumpeteriano. A causa di aspettative regolarmente errate si formano bolle speculative. Le bolle scoppiano, e dopo si torna alla crescita. Gli investitori in previsione di un aumento dei prezzi e dei redditi acquistano immobili e proprietà commerciali, fondano nuove imprese. I prezzi immobiliari crescono, c'è un boom edilizio. 

Inizia una fase di espansione, che si autoalimenta con l'aumento della domanda interna e che coinvolge anche il settore dei servizi. I redditi crescenti spingono la concessione del credito, e l'economia inizia a surriscaldarsi. La valuta si apprezza, l'import aumenta.

Poi la bolla scoppia. L'economia collassa, i prezzi degli immobili scendono, la valuta si deprezza, le aziende falliscono. Terreni, capannoni e case restano inutilizzati e invenduti, e non meno importante, anche i lavoratori restano senza un impiego. Con prezzi più' bassi, un tasso di cambio più' basso e salari più' bassi ci sono nuovi investitori pronti ad entrare, e a fondare nuove aziende con nuove idee di business. Dopo la "distruzione creatrice" c'è una nuova fase di espansione.

Nella fase attuale la distruzione creatrice, come base per una nuova fase espansiva, viene impedita dalla politica monetaria. Le banche centrali si sono lasciate persuadere dai possessori di patrimoni a superare il ciclo economico di Schumpeter mediante la stampa di denaro su larga scala. Hanno fermato la caduta dei prezzi degli asset ed evitato la dissoluzione di molti patrimoni, ma hanno anche evitato che un numero sufficiente di giovani imprenditori e investitori entrasse in campo.

Ad occupare la scena sono sempre le vecchie imprese che a fatica restano a galla, ma che non hanno le forze necessarie per fare nuovi investimenti. Soprattutto in Europa si tengono in vita aziende e banche zombie, bloccando i concorrenti emergenti, che potrebbero guidare la crescita futura. Cosi' l'economia si irrigidisce in una situazione che assomiglia alla stagnazione secolare di Hansen - ma che in realtà è una stagnazione auto-prodotta.

Poiché i bassi tassi implicano un alto valore dei patrimoni, ma non guadagni in conto capitale, i tassi dovranno essere sempre ulteriormente ridotti al fine di garantire agli investitori finanziari i guadagni e i redditi personali da essi derivanti. Con i tassi calanti l'economia finisce in una situazione di "malattia cronica permanente". Questa potrà terminare solo quando nella politica monetaria ci sarà un cambio di paradigma - se non una vera e propria rivoluzione culturale. 

martedì 20 settembre 2016

Trucchi tedeschi

Come il Ministero delle Finanze tedesco cerca di nascondere l'evidenza: in Germania si fanno pochi investimenti pubblici. Mark Schieritz su Die Zeit.


Per il Ministro delle Finanze tedesco la vita non è mai stata troppo facile. Non c'è una singola conferenza economica internazionale durante la quale al ministro non venga chiesto di fare di più' per rafforzare gli investimenti in Germania. Non può' andare avanti così, avrà pensato qualcuno al Ministero delle Finanze, e avrà quindi deciso di creare un documento per cercare di togliere il vento dalle vele degli avversari.

Come si fa? Semplice, basta riformulare il problema, con ordine pero'.

Nel rapporto pubblicato dal Ministero delle Finanze vengono confrontati i tassi di investimento fra i diversi paesi. Dal documento emerge che il settore privato in Germania investe (relativamente) molto, fatto che nella relazione e nella documentazione viene ampiamente evidenziato (grafico).


Se gli investimenti privati crescono è sicuramente un dato positivo, ma viviamo in una economia di mercato e per gli investimenti privati lo stato è solo indirettamente responsabile. Il dibattito politico non dovrebbe essere se BMW decide o no di mettere in funzione una nuova linea di produzione. Si dovrebbe invece discutere se lo stato contribuisce sufficientemente al mantenimento e alla salvaguardia delle infrastrutture pubbliche - parole chiave in questo caso sono scuole e ponti fatiscenti.

Al Ministero delle Finanze la vedono in maniera diversa e nel documento appena pubblicato si legge la seguente conclusione:

"la richiesta di un aumento degli investimenti pubblici, per rafforzare gli investimenti nel loro complesso, non è sufficiente. Sarebbe sbagliato voler compensare con gli investimenti pubblici un basso livello di quelli privati. Se lo stato intende garantire un maggiore livello complessivo di investimenti, in primo luogo è suo compito migliorare le condizioni in cui gli investimenti possono essere realizzati dall'economia privata.  Detto in altre parole, indipendentemente dai bisogni reali, chiedere un aumento della spesa pubblica, potrebbe rivelarsi controproducente"

Probabilmente dipende anche dal fatto che il bilancio degli investimenti pubblici in Germania, nonostante diverse iniziative del governo federale, è tutt'altro che positivo, come del resto il rapporto stesso riconosce.


Negli investimenti pubblici la Germania è l'ultima della classe - e per relativizzare questa constatazione vengono utilizzati essenzialmente 3 argomenti: negli Stati Uniti gli investimenti sono riconducibili anche alle spese militari; nel resto dell'unione monetaria i fondi strutturali UE hanno spinto il tasso di investimento verso l'alto; in Francia lo stato fa più' investimenti perché lì lo stato ha ancora un ruolo importante nell'economia.

Potrebbe anche essere - ma è realmente plausibile che ci siano sempre fattori speciali per giustificare il fatto che il tasso di investimento è più' alto che in Germania? La situazione non migliora se si allarga il gruppo di paesi, come mostra il grafico seguente dell'OCSE (quota degli investimenti pubblici sul totale degli investimenti).



Anche la BCE arriva ad una conclusione simile (questa volta calcolando gli investimenti pubblici come quota del PIL).

Ma non è tutto, gli investimenti pubblici sono molto bassi non solo se confrontati con gli altri paesi, ma anche in una prospettiva storica. La loro quota sul PIL oggi è solo la metà di quella degli anni '70, come emerge da questo grafico del Consiglio dei Saggi economici (Sachverständigenrats).


Si potrebbe argomentare che cio' è riconducibile alle privatizzazioni, ma alla fine questa strategia evasiva non è convincente. E' necessario prendere una posizione chiara: lo stato tedesco investe molto meno di quanto faceva prima, e molto meno rispetto a ogni altro paese sviluppato su questa terra.

Per me è chiaro che stanno solo cercando di nascondere con qualche trucco questo fatto ormai evidente.

domenica 18 settembre 2016

Salvataggi alla tedesca

Mentre in Italia si prepara il bail-in con le subordinate di MPS, in Germania le banche in crisi si salvano ancora alla vecchia maniera: con il denaro pubblico. Die Zeit intervista l'AD di HSH Norbank, la banca zombie di Amburgo che per ripulire i bilanci cede i crediti inesigibili direttamente alle regioni. Da Die Zeit

Cosa succederà adesso a HSH Norbank, che al contribuente è già costata miliardi di Euro? Intervista al CEO Stefan Ermisch, che crede ancora nel futuro della banca.

DIE ZEIT: Herr Ermisch, il suo istituto è stato il piu' grande finanziatore di flotte navali. Il settore è crollato, giusto?

Stefan Ermisch: fatta eccezione per una piccola ripresa nel 2011, la situazione nel corso degli anni è ulteriormente peggiorata. E' una crisi terribile. La domanda è sostenuta in tutto il mondo, ma l'offerta è sicuramente maggiore.

DIE ZEIT:  proprio in questa situazione i proprietari della banca, i Laender Amburgo e Schleswig-Holstein, nel mese di giugno hanno acquistato dalla banca un pacchetto di crediti inesigibili per un volume di 5 miliardi di Euro. Cosa dovrebbero fare i contribuenti tedeschi con questi rottami?

Ermisch: questa vendita comprende la metà dei nostri casi problematici fra i crediti erogati alle compagnie navali a partire dal 2009, ed ha alleggerito il bilancio di HSH Nordbank. Senza questo trasferimento l'istituto non sarebbe rimasto in piedi ancora per molto. Senza il trasferimento sarebbe stato impossibile vendere la banca entro il 2018, come previsto dalla recente decisione della Commissione UE

ZEIT: lo stato ha un serio problema: 256 navi, molte delle quali troppo piccole per gli standard odierni. Quali pericoli sono nascosti per il contribuente in questi rottami?

Ermisch: non è il mio compito fare questa valutazione

ZEIT: mi scusi, lei conosce questi crediti molto bene, le scadenze, i rischi...fino a qualche settimana fà apparteneva tutto alla banca.

Ermisch: tuttavia non posso prevedere il futuro. Questi crediti problematici, deve essere chiaro a tutti, appartenevano da sempre allo stato, come del resto la banca completa. Ora il portafoglio è anche formalmente proprietà dei Laender, perciò' la prego di chiederlo ai compratori. 

ZEIT: i Laender hanno pagato per i crediti solo il valore di mercato pari a 2.4 miliardi di Euro. Per la banca c'è stata quindi una perdita di 2.6 miliardi di Euro, che è stata imputata sulle garanzie che entrambi i governi regionali hanno accordato alla banca durante la crisi finanziaria. Detto chiaramente: significa che per la prima volta del denaro pubblico contante è uscito dalle regioni ed è fluito direttamente dentro le casse della Banca?

Ermisch: giusto, con la transazione c'è stata una perdita, coperta dai Laender, come previsto dagli accordi.

ZEIT: non stiamo parlando di perdite teoriche, lo stato sta già pagando?

Ermisch: per lo stato non è cambiato molto, per la banca invece si'. Solo un esperimento mentale: quando la banca durante la crisi finanziaria ha iniziato a vacillare, i proprietari avrebbero potuto conferire immediatamente 10 miliardi di nuovo capitale. In quel caso la banca avrebbe potuto cancellare immediatamente i crediti inesigibili e ripulire il bilancio.

ZEIT: è andata diversamente: i Laender hanno dato alla banca solo una garanzia su questi 10 miliardi di Euro

Ermisch: si', che si trattasse solo di una garanzia per le perdite e che queste perdite prima o poi si sarebbero materializzate, era chiaro a tutti i politici coinvolti - la domanda era solo quando e in quale dimensione. Agli occhi della vigilanza bancaria i 10 miliardi di Euro sono come capitale fresco. Purtroppo la garanzia era costruita in modo tale che la banca non potesse utilizzarla per ridurre i crediti inesigibili. Per questo una parte dei crediti inesigibili è stata venduta ai Laender. Se fosse stato per noi, questa cessione sarebbe stata ancora piu' grande. In precedenza avevamo 16 miliardi di Euro di crediti problematici, ora ne abbiamo ancora 11 miliardi - e questo non ci aiuta mentre stiamo cercando di vendere la banca.

ZEIT: durante la crisi Amburgo e Schleswig-Holstein hanno ricapitalizzato la banca con 3 miliardi di Euro di capitale fresco. Hanno poi recentemente acquistato un pacchetto di crediti deteriorati per un valore di 2.4 miliardi di Euro (giugno 2016), il cui valore è molto dubbio, e hanno coperto 2.6 miliardi di Euro di perdite della banca. In totale sono 8 miliardi di Euro. A questo si aggiungono ulteriori perdite, nascoste nei crediti problematici ancora in bilancio.

Ermisch: il conto totale sarà molto caro, nessun dubbio. L'aumento di capitale pero' io non lo considererei. E per le garanzie fino ad ora abbiamo pagato premi per circa 3 miliardi di Euro. Questo viene spesso ignorato.

ZEIT: alla fine i contribuenti quanto avranno sborsato per la vostra banca?

Ermisch: alla fine 10 miliardi di Euro di garanzie sulle perdite. Se questi 10 miliardi di euro saranno interamente utilizzati, si vedrà.

ZEIT: cosa succede se le perdite saranno superiori ai 10 miliardi di Euro?

Ermisch: le perdite che superano questo limite dovranno essere coperte dalla banca

ZEIT: sarà possibile?

Ermisch: penso che in economia niente può' essere escluso. Non prevediamo tuttavia che accadrà, ma naturalmente nessuno può' sapere cosa succederà nei prossimi 6 o 7 anni.

ZEIT: è certo che entro il 2018 si dovrà trovare un nuovo proprietario - oppure la banca entrerà in una procedura concorsuale. Cosi' vuole la UE. Ci sono già acquirenti interessati?

Ermisch: i Laender sono i venditori, e noi come banca li stiamo supportando. Il processo di vendita inizierà pero' quando saranno resi pubblici i conti del 2016, vale a dire la prossima primavera.

ZEIT: chi dovrebbe comprare la banca? Le banche attualmente non sono particolarmente in voga, e la HSH ancora meno.

Ermisch: il mercato bancario è in pessime condizioni, in tutta Europa. Sicuramente non c'è la fila. I proprietari devono pero' vendere, che lo vogliano o no. Cosa manca in Germania? Consolidamento. Ogni banca sostiene di essere in ottime condizioni, ma tutti sanno che le cose stanno diversamente. Nessuna banca in Germania ha una ragionevole quota di mercato. Qui sta l'opportunità. L'acquisto di HSH Norbank offre ai concorrenti la possibilità di migliorare la loro posizione competitiva. Amburgo è una grande metropoli, il Nord e la sua forza economica sono attrattivi. Gli istituti nazionali, ma anche la concorrenza estera potrebbero sfruttare questi punti di forza.

ZEIT: con la vendita si porrebbe fine alle sofferenze per il contribuente? Oppure la garanzia pubblica verrebbe trasferita?

Ermisch: nella decisione UE è previsto che la banca sia venduta insieme alla garanzia.

ZEIT: cosa resterà della HSH Nordbank?

Ermisch: una banca che ha un volume di affari di oltre 80 miliardi di Euro, ideale per le imprese che sono troppo grandi per una cassa di risparmio e troppo piccole per Deutsche Bank. Entro 3 anni avremo tra i 1700 e i 1800 dipendenti a tempo pieno, invece dei 2250 di oggi. E il nome cambierà, come deciso dalla Commissione UE.

sabato 17 settembre 2016

L'Italia senza Euro

Dalla sua rubrica su FAZ.net, Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank lancia la sua profezia: l'Italia dovrà lasciare la moneta unica. Da FAZ.net


L'italia è in difficoltà. La volontà politica da sola non basterà per mantenere il paese nell'unione monetaria.

Villa Vigoni sul Lago di Como è una perla nel portafoglio immobiliare della Repubblica Federale Tedesca. L'ultimo proprietario l'ha donata ad una fondazione per il dialogo fra Italia e Germania sui temi della scienza e della cultura. Poiché i vertici della fondazione fortunatamente considerano l'economia una scienza rispettabile, il mese scorso ho avuto l'onore di essere invitato ad una conferenza. Il giorno della mia partenza sulla FAZ è stata pubblicata la mia rubrica dal titolo "Italia paese in crisi". Avevo sottovalutato l'intensità con cui i partecipanti leggono la FAZ. Poiché il testo era già stato pubblicato il sabato pomeriggio, durante il pranzo prima della partenza è stato oggetto di intense discussioni.

La parte italiana era d'accordo con la mia visione critica sulla situazione economica, tuttavia non credeva alla mia previsione: l'Italia prima o poi dovrà lasciare l'unione monetaria. Allora ho chiesto ai miei interlocutori italiani, perché l'Italia vuole a tutti i costi restare nella camicia di forza dell'unione monetaria, imponendo all'economia un cambio troppo forte.

Fuori dall'unione monetaria la nuova moneta italiana avrebbe sicuramente un valore esterno minore, l'economia in questo modo potrebbe tornare competitiva sui mercati internazionali. La risposta è stata che il paese è entrato nell'unione monetaria proprio per imporsi una migliore politica economica con la forza di un vincolo esterno.

Invece è accaduto il contrario. Dall'adesione all'unione monetaria la qualità della politica è diventata decisamente peggiore. La Banca Mondiale calcola per alcuni dei paesi membri un indice di qualità della gestione politica del paese. Tra il 1996 e il 2014 per l'Italia l'indice è sceso di 11 punti, la peggiore performance dell'Eurozona. Con 67 punti su 100 l'Italia nel 2014 era l'ultimo fra i paesi dell'Eurozona. Perfino la Grecia con 69 punti era davanti all'Italia. Nell'Unione Europea solo la Bulgaria e la Romania erano dietro.

I miei interlocutori italiani hanno affermato che nessun politico italiano, o di un altro paese della moneta unica, potrebbe seriamente pensare ad una uscita dell'Italia. Ma la difesa dello status quo si basa sul presunto primato della politica rispetto alle necessità economiche. E' improbabile che questa ipotesi tenga. Già nel 19° secolo l'economista e ministro delle finanze austriaco Eugen von Böhm-Bawerk, a ragione, negava che il potere politico potesse dominare sulle leggi economiche nella distribuzione del reddito fra lavoro e capitale. 

E' molto probabile che la tesi di Böhm-Bawerks possa essere applicata anche al regime monetario. Vale a dire, la volontà politica da sola non sarà sufficiente per mantenere l'Italia nell'unione monetaria. Se le condizioni economiche dovessero restare insoddisfacenti come negli ultimi 18 anni, il desiderio di restare nella moneta unica si indebolirà e le forze politiche centrifughe prenderanno il sopravvento. L'ascesa del Movimento 5 Stelle va in questa direzione.

Ma allora i trasferimenti pubblici fra i paesi dell'Eurozona non potrebbero ridurre le differenze economiche ad un livello accettabile? Alla fine il nord Italia con i suoi trasferimenti stabilizza il sud Italia, e in Germania i Laender piu' ricchi sostengono quelli piu' poveri. Per la redistribuzione delle entrate fiscali fra le regioni c'è bisogno di un legittimo governo centrale democraticamente eletto, in grado di gestire l'equilibrio fra gli interessi delle regioni. La compensazione regionale potrà essere accettata da tutti solo se viene fatta secondo regole generali considerate eque dalla collettività. Da questa situazione nell'Eurozona siamo lontani anni luce.

La parte maggiore dei trasferimenti è garantita dalla politica monetaria e dai meccanismi di stabilità europei sotto forma di riduzione del costo degli interessi. Una piccola parte viene distribuita attraverso i fondi strutturali e il "piano Juncker" per la promozione degli investimenti. Poiché l'efficacia dei trasferimenti ufficiali è dubbia e i trasferimenti nascosti sono per molti cittadini illegittimi, la disponibilità dei politici nei paesi donatori è molto bassa. Un aumento dei trasferimenti rafforzerebbe le forze eurocritiche in questi paesi.

Nella cattolica Italia si crede ai miracoli, e per un lungo periodo di tempo si è creduto che Matteo Renzi potesse guarire lo stato e l'economia. Ma pare che a Renzi la guarigione miracolosa non sia riuscita. Ora si parla di forze oscure che in Germania userebbero l'Euro a scapito dell'Italia per persegure i propri interessi. La conclusione non è difficile: se le forze oscure dovessero diventare incontrollabili sarà necessario lasciare l'Euro.

venerdì 16 settembre 2016

Il Gold-Euro tedesco

Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank, dalle pagine di Handelsblatt lancia il Gold-Euro, una nuova moneta agganciata all'oro per difendere i patrimoni tedeschi dalla liquidità illimitata della BCE. Da Handelsblatt.com



L'introduzione del "Gold-Euro" proteggerebbe gli investitori dai tassi di interesse negativi e dai rischi di inflazione. Potrebbe funzionare anche come moneta d'emergenza in caso di rottura della zona Euro. Un contributo.


Mentre i profughi, la Turchia e il terrore islamista occupano le prime pagine dei giornali, la crisi Euro continua a covare sotto la cenere. Un fallimento dell'Euro è possibile, alcuni lo considerano addirittura probabile. In quest'articolo descriviamo l'idea di un moneta ombra, il "Gold-Euro", che in caso di rottura della zona Euro potrebbe essere usata immediatamente come valuta d'emergenza ed eventualmente anche come valuta permanente a livello nazionale oppure regionale all'interno della zona Euro.

Il Gold-Euro dovrebbe, soprattutto all'inizio, garantire la difesa del valore, proteggendo i risparmi dall'inflazione e dai tassi negativi. Il valore della moneta sarebbe infatti legato al suo contenuto in oro. I risparmiatori sarebbero soggetti alle fluttuazioni del prezzo dell'oro, ma nel lungo periodo avrebbero la possibilità di proteggersi dall'inflazione in arrivo nella zona Euro. In linea di principio il Gold-Euro potrebbe svolgere le altre 2 funzioni del denaro, vale a dire: unità di conto, e mezzo di pagamento. Soprattutto nel caso in cui le oscillazioni estreme dovute all'Euro-inflazione dovessero limitare queste funzioni della moneta unica.

Il Gold-Euro segue la stessa idea del Mark Banko del 18° secolo o del Goldmark durante l'iperinflazione degli anni '30. Anche queste valute erano state emesse come moneta privata d'emergenza in un sistema monetario ufficiale instabile. Oggi ci sono in Germania oltre 50 valute private - anche solo regionali - e se consideriamo anche le valute completamente elettroniche come il Bitcoin, l'Euro ha già una certa concorrenza. Inoltre, gli investitori usano già l'oro in forma fisica o in forma di quote di partecipazione ad un fondo che investe in oro come strumento per la difesa del patrimonio. Per il Gold-Euro sarebbe tuttavia utile un sostegno dello stato nella fase di definizione degli standard.


L'emissione del Gold-Euro

Nella legge sulla moneta del 16 dicembre 1999 è scritto che "il Ministero delle Finanze ha il potere per decreto di bloccare o approvare, senza il voto del Bundesrat, che medaglie e gettoni, per le quali c'è il rischio di confusione con monete tedesche in Euro commemorative, siano prodotte, vendute o introdotte oppure diffuse con qualsiasi altro scopo".

Il ministero potrebbe pertanto per decreto consentire l'emissione di una moneta reale o virtuale denominata in oro (Gold-Euro). Un provvedimento ufficiale non sarebbe necessario, se la moneta non avesse alcun riferimento all'Euro. Che invece nel caso del Gold-Euro è decisamente desiderabile. Un Gold-Euro fisico potrebbe contenere 1 grammo di oro fisico, un Gold-Euro virtuale il diritto ad un grammo di oro.

Le monete in Gold-Euro sarebbero coniate dalla zecca dei Laender che si dichiarano disponibili e che hanno ricevuto l’incarico dal governo federale. Il processo di emissione sarebbe regolato dal paragrafo 6 della legge sul conio del Ministero delle Finanze. Le monete potrebbero essere denominate in maniera diversa, ad esempio in 1, 5 o 10 Gold-Euro (pari a circa 38 €, 190€, 380€), oppure 10, 50 Goldcents ( pari a 3,8€, 19€). L’emissione dei Gold-Euro virtuali, garantita mediante il deposito della corrispondente quantità di oro, potrebbe essere gestita da istituti finanziari autorizzati e regolamentati.


La gestione del Gold-Euro

I Gold-Euro fisici sarebbero ceduti dalla Zecca al valore dell’oro più’ il costo di produzione. Il tasso di cambio nei confronti dell’Euro verrebbe definito sul mercato secondario secondo il prezzo di mercato dell’oro e secondo le oscillazioni dovute alla disponibilità fisica delle monete. Si potrebbero emettere anche monete virtuali, vale a dire moneta bancaria, definite in unità di Gold-Euro e coperte da una quota di partecipazione ad un fondo con dell’oro. Le monete virtuali sarebbero emesse secondo il prezzo offerto dal mercato, sulla base delle contrattazioni e del valore dell’oro. Gli emittenti si impegnerebbero a garantire uno spread massimo dell’1% fra domanda e offerta.

I vantaggi rispetto allo status quo 

La difesa del valore dei risparmi grazie alla detenzione di Gold-Euro reali e virtuali sarebbe più’ semplice e più’ sicura. Anche gli investitori senza un deposito titoli, acquistando delle monete potrebbero costituire i loro risparmi in oro. Se la domanda di Gold-Euro virtuali dovesse crescere, le banche di deposito potrebbero offrire prodotti semplici e standardizzati per la custodia degli Euro virtuali. Di fatto il Gold-Euro virtuale (come il Bitcoin) mediante la tecnologia Blockchain potrebbe trasformarsi in uno strumento efficiente per i pagamenti senza contanti.

Le funzioni del Gold-Euro

Nella situazione attuale il Gold-Euro sarebbe prima di tutto una riserva di valore per proteggere gli investitori dagli effetti dei tassi negativi e dai rischi di una imminente inflazione. Probabilmente sarebbe utilizzato per la difesa dei grossi patrimoni finanziari e anche per transazioni commerciali di grandi dimensioni. Poiché il suo valore si muoverebbe con il prezzo dell'oro espresso in Euro, i pagamenti di tutti i giorni continuerebbero probabilmente ad essere effettuati ancora in Euro.


La situazione potrebbe ovviamente cambiare se l'inflazione dovesse aumentare in maniera significativa e il valore dell'Euro diventasse instabile, oppure in caso di fine della moneta unica. In quel caso il Gold-Euro si imporrebbe anche come unità di conto e mezzo di pagamento, come accadde storicamente per il Goldmark. I prezzi e i salari sarebbero allora definiti in Gold-Euro e non più' in Euro. 

A ciò' si aggiunge la possibilità di consentire diverse valute private e quindi la concorrenza fra gli emittenti. La concorrenza nel settore monetario darebbe ai partecipanti al mercato la possibilità di richiedere la moneta più' attrattiva e sicura e con il minimo costo di gestione. Non ultimo, le possibilità di abuso del sistema monetario europeo da parte della politica sarebbero fortemente limitate. Già questo, di per sé, sarebbe un grande risultato economico.

mercoledì 14 settembre 2016

Sempre piu' bambini poveri in un paese ricco

Nella Germania dei grandi avanzi commerciali e del bilancio pubblico in attivo, aumentano i bambini in condizioni di povertà. La Bertelsmann Stiftung pubblica una ricerca sul tema della povertà e certifica un aumento di Hartz IV fra i minori di 18 anni. Da Tagesschau ARD
Percentuale di minori che riceve un sussidio Hartz IV

Bremerhaven, Gelsenkirchen e Offenbach sono in cima alla triste classifica: in queste città molti bambini crescono in condizioni di povertà. Secondo uno studio appena pubblicato dalla Fondazione Bertelsmann, in Germania la povertà fra i minori è in crescita. Per la maggior parte dei quasi 2 milioni di bambini coinvolti, la povertà è una condizione permanente.

Scuola elementare Juri Gagarin, Stendal-Stadtsee (Sachsen-Anhalt) - intitolata al primo uomo nello spazio. Lui è arrivato nello spazio, per la maggior parte degli studenti della scuola la situazione è un po' più' difficile. Le chance di avere una grande carriera non sono particolarmente alte. Nella classifica delle migliori città tedesche il distretto di Stendal ottiene la posizione 402, su 402 partecipanti.

Un bambino su cinque nell'Est è povero

L'80% dei genitori di Stendal-Stadtsee vive in condizioni precarie. Hanno posti di lavoro con un basso salario, oppure sono disoccupati di lungo periodo oppure genitori single. Nel quartiere è alto il rischio di diventare poveri. La povertà infantile è distribuita regionalmente in maniera molto diversa, la Germania dell'est è particolarmente colpita: la percentuale è tuttavia scesa dal 24% del 2011 al 21.6 % attuale. Ma questo significa che ancora oggi piu' di un bambino su cinque dipende dai sussidi statali.

Nell'ovest la percentuale dei bambini in condizioni di povertà è invece aumentata fino all'attuale 13.2%. In nove dei 16 Bundeslaender è cresciuta rispetto al 2011, la crescita maggiore è stata a Brema (+2.8%), in Saarland (+2.6%) e Nordrhein-Westfalen (+1.6%). Le ragioni di questa differenza fra Ovest ed Est, secondo Anette Stein della Fondazione Bertelsmann, sono da cercare nel fatto che nei "Laender dell'Est la disoccupazione è significativamente piu' alta che nell'Ovest, e inoltre c'è una percentuale maggiore di famiglie con un solo genitore". 

Divario fra Est ed Ovest e fra città e paese

Sono considerate povere, secondo la definizione scientifica, le famiglie il cui reddito è inferiore al 60% del cosiddetto reddito mediano ponderato netto. Per una classica famiglia composta da 4 persone il limite è di circa 2000 € netti al mese. Il 14.7% dei minori di 18 anni tedeschi devono fare affidamento sui sussidi Hartz IV. La crescita rispetto al 2011 è stata dello 0.4%. Secondo le tabelle attuali sono 236 € per un bambino di meno di 7 anni, 270 € per un bambino fra i 7 e i 15 anni e 306 Euro fra i 15 e i 18 anni. In confronto, un adulto riceve 404 € al mese di aiuto dallo stato (esclusi affitto, bollette e assegni familiari).

Non c'è solo un divario fra est e ovest, ma anche fra città e campagna. La quota piu' alta di povertà fra i minori di 18 anni è nelle città. In cima a questa triste graduatoria ci sono Bremerhaven con il 40,5 % - vale a dire, 2 bambini su 5 in questa città crescono sotto oppure sulla soglia di povertà. Non va molto meglio a Gelsenkirchen con il 38.5%, a Offenbach con il 34.5% e  Halle con il 33.4%.

Un circolo vizioso

Ad essere particolarmente colpite dalla povertà sono due costellazioni familiari: fra tutti i minori che ricevono un sussidio di base dallo stato, la metà vive in famiglie monoparentali e il 36% in famiglie con 3 o piu' figli. I bambini poveri non possono godere di un normale standard di vita e già dai primi anni hanno difficoltà a inserirsi nella scuola, nella cultura e nello sport. Quanto piu' a lungo vivono in condizioni di povertà, peggiori saranno le loro chance future: spesso non hanno una loro cameretta, nessun spazio per fare i compiti, mangiano poca frutta e verdura.

Un circolo vizioso, perché questi bambini sono spesso isolati socialmente. Annette Stein: "questi bambini non invitano gli amici a casa, perché non hanno un luogo dove potersi ritirare. Non possono prendere parte alle gite scolastiche o fare attività sportiva. Per questa ragione hanno sempre meno contatti con i coetani nel tempo libero..."

Video sul tema:

https://www.tagesschau.de/multimedia/video/video-214621.html

https://www.tagesschau.de/multimedia/video/video-214483.html

martedì 13 settembre 2016

Le ambizioni politiche e militari di Berlino

German-Foreign-Policy.com, osservatorio sulla politica estera tedesca, riassume i nuovi orizzonti e le ambizioni politico-militari del governo di Berlino in occasione della presentazione del nuovo "Libro Bianco" della Bundeswehr.

Il nuovo "Libro Bianco" della Bundeswehr è stato concepito da parte del governo di Berlino come una pietra miliare sulla strada dello sviluppo di una nuova politica mondiale. Questa considerazione emerge da un contributo preparato da due responsabili del Ministero della Difesa per la principale rivista di politica estera tedesca. Secondo l'articolo, le ambizioni politiche espresse nel "Libro Bianco" sono di carattere globale e in futuro dovranno essere messe in pratica e riempite di dettagli. Anche l'UE si trova davanti ad una nuova fase di militarizzazione: sotto la guida tedesca, ormai apertamente proclamata, diversi capi di stato si sono pronunciati a favore della creazione di un esercito europeo. 

Progettare il nuovo ordine mondiale

Il nuovo "Libro Bianco" della Bundeswehr, pubblicato lo scorso 13 luglio, ha aggiunto alla politica mondiale tedesca ulteriori ed ambiziosi obiettivi rispetto a qualsiasi altro documento scritto in precedenza. "L'orizzonte della politica di sicurezza tedesca è globale", afferma lapidario il documento, che esplicitamente annuncia: "Berlino, in considerazione della sua forza economica, politica e militare" intende contribuire a "plasmare attivamente il nuovo ordine mondiale". La Repubblica Federale è pronta, non solo "a presentarsi nel dibattito internazionale come una forza decisiva e pragmatica", ma anche ad "assumere la leadership nella politica internazionale". Le ambizioni della politica di Berlino non si riferiscono solamente alle rotte commerciali globali su acqua, terra o in aria, ma anche " alla cibernetica, all'informazione e a allo spazio". [1]

Una pietra miliare

In un recente contributo al dibattito pubblicato su "Internationale Politik", la rivista tedesca leader in tema di politica estera, 2 dei responsabili del progetto del Libro Bianco del Ministero della Difesa hanno espresso il loro punto di vista.  [2] Il generale di brigata Carsten Breuer, responsabile del progetto nel dipartimento di politica del Ministero della Difesa, e Christoph Schwarz, referente del gruppo di lavoro al ministero scrivono: "l'accordo sui temi centrali della futura politica di sicurezza tedesca è totale". Tuttavia il libro bianco non è un punto di arrivo, piuttosto "una pietra miliare sulla strada di una maggiore responsabilità internazionale della Germania" - un modo abbastanza comune per camuffare le ambizioni politiche internazionali tedesche - "uno strumento per poter riflettere strategicamente e per svilupparne ulteriormente le potenzialità". [3] L'ambizione di "plasmare" la politica internazionale ora dovrà essere riempita di contenuti e dettagli, secondo Breuer und Schwarz; la sua realizzazione e il suo ulteriore sviluppo "dipendono in larga parte, dalla costanza con cui gli obiettivi saranno perseguiti" e se le corrispondenti misure saranno adottate. 

L'esercito europeo

Berlino spinge i preparativi non solo a livello nazionale, [4] ma anche a livello europeo [5]. Nel suo tour europeo delle scorse settimane per la preparazione del vertice informale del 16 settembre a Bratislava, la Cancelliera Angela Merkel ha ricevuto un ampio consenso sull'estensione della politica militare dell'UE. "Vogliamo creare le condizioni" ha detto Matteo Renzi in una conferenza congiunta tenuta sulla portaerei italiana con Angela Merkel e Francois Hollande, "per una sicurezza esterna, una difesa comune, una maggiore comunicazione fra i servizi di intelligence, migliorando l'industria della difesa". [6] 

Un'Europa tedesca

Mentre l'Europa si trova ad affrontare la prossima militarizzazione, l'egemonia tedesca sull'unione, ormai riconosciuta sia nell'establishment tedesco sia fra gli altri stati europei, ottiene la sua proclamazione pubblica. "Thomas Mann ha detto una volta che noi vogliamo una Germania europea, e non un'Europa tedesca", ha dichiarato il primo ministro estone Taavi Rõivas mercoledì' scorso durante la visita della Cancelliera a Tallin: "oggi posso dire che la Germania con il suo esempio ci incoraggia ad essere europei migliori. In un momento in cui l'Europa soffre per la crisi e si trova ad affrontare importanti decisioni, abbiamo bisogno secondo me di un'Europa che assomigli sempre di piu' alla Germania" [11]

[1] Weißbuch zur Sicherheitspolitik und zur Zukunft der Bundeswehr. Berlin, Juni 2016.
[2] S. dazu Modernes Strategieverständnis (I).
[3] Carsten Breuer, Christoph Schwarz: Meilenstein, kein Endpunkt. In: Internationale Politik September/Oktober 2016, S. 86-87.
[4] S. dazu Auf Weltmachtniveau.
[5] S. dazu Zivile Kriegsvorbereitung.
[6] Pressekonferenz von Bundeskanzlerin Merkel, Ministerpräsident Renzi und Präsident Hollande auf dem Flugzeugträger "Garibaldi" vor Ventotene. 22.08.2016. S. auch Das neue Direktorium.
[10] S. dazu Führen aus der Mitte.
[11] Pressekonferenz von Bundeskanzlerin Merkel und dem Ministerpräsidenten der Republik Estland, Taavi Rõivas, in Tallinn. 24.08.2016.