sabato 1 luglio 2017

Stanno celebrando l'Europa tedesca

Secondo Eric Bonse a Strasburgo si sta solo celebrando l'Europa tedesca, proprio quella che Helmut Kohl non avrebbe mai voluto. Dal blog Lost in Europe 


L'Ue vorrebbe far dimenticare la sua crisi permanente. E la cerimonia di stato per il funerale dell'ex Cancelliere Kohl alla fine è arrivata come previsto. Viene celebrato come una messa solenne per l'Europa tedesca - proprio quella che Kohl non voleva.

L'ex Cancelliere Kohl è morto - i nostri piccoli politici europei lo celebrano come un "grande europeo". Anche la Cancelliera Merkel si unisce al coro. Ma Kohl avrebbe voluto un'Europa completamente diversa da quella poi realizzata da Angela Merkel.

"Sta distruggendo la mia Europa", diceva Kohl nel 2011. E lo diceva in uno dei tanti momenti difficili durante la crisi dell'Euro. Merkel all'epoca si faceva dettare la linea dalle agenzie di rating e dagli speculatori.

"La mia Europa" - era per Kohl molto importante. Sicuramente con la riunificazione ha reso piu' forte la Germania e ha rafforzato il nazionalismo - soprattutto nei Balcani, con conseguenze fatali.

Ma l'ex Cancelliere aveva capito che l'annessione della DDR non poteva essere fatta gratuitamente. Ha cercato di ignorare le potenze occidentali ma poi è dovuto andare incontro alle richieste della Russia e soprattutto a quelle della Francia. 

Se l'introduzione dell'Euro sia stata il "prezzo da pagare" per la riunificazione, ancora oggi non ci è chiaro. L'ex presidente francese Mitterand ha tuttavia sfruttato l'opportunità, e Kohl ha colpito. 

Sicuramente l'Euro fu introdotto alle condizioni tedesche, "3.0 ist 3.0", tuonava il ministro delle Finanze Waigel. Ma Kohl sapeva bene che la nuova moneta non poteva funzionare senza una unione politica. 

Voleva una unione anche politica - al contrario di Merkel, che ha completamente dimenticato questo obiettivo. La Francia per lui era il partner indispensabile - e non un'opzione fastidiosa come invece sembra essere per Merkel.

A Kohl non sarebbe mai venuto in mente di usare i paesi piu' piccoli come la Finlandia o l'Olanda per schierarli contro la Francia, come Merkel e il suo fedele assistente Schäuble hanno fatto durante tutta l'Eurocrisi.

Non avrebbe mai capito perché Merkel si è dovuta appoggiare ai britannici per costruire il suo potere all'interno dell'UE. Non voleva un'Europa tedesca, ma una Germania europea. 

Oggi abbiamo già dimenticato quale sia la differenza...

Steinmeier: Russia ed Europa sono sempre più distanti

Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung il riassunto di una importante intervista al Presidente della Repubblica. Steinmeier diffida Mosca dall'intromettersi nelle prossime elezioni presidenziali e dà un consiglio all'America di Trump. L'intervista conferma quanto la Germania di Merkel e Steinmeier sia sempre piu' impegnata in una nuova politica di potenza che rinnega la tradizione della "Ostpolitik" tanto cara alla socialdemocrazia tedesca di Willy Brandt. Grazie Claudio per l'ottima traduzione! Dalla FAZ.net


ll Presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier ha messo in guardia la Russia da un eventuale tentativo di intromissione nelle elezioni presidenziali che si terranno l'autunno prossimo. “Se da parte di Mosca si dovesse verificare un tentativo di influenzare le elezioni, i rapporti diventerebbero giocoforza più tesi. Ciò sarebbe controproducente per entrambi”, ha detto Steinmeier in un'intervista alla FAZ, tracciando in questo modo un'immagine critica dei rapporti tra Europa e Russia. Ormai è una quindicina d'anni che l'estraniamento tra le due parti è in aumento. Secondo Steinmeier la Russia oggigiorno ricerca la propria identità in ciò che la differenzia dall'Europa (e in generale dalla società occidentale) piuttosto che in ciò che la accomuna. In particolare la situazione si sarebbe aggravata nel 2014 con l'annessione della Crimea e con le azioni militari russe nell'Ucraina orientale. Il Presidente della Repubblica si è anche mostrato convinto che “in considerazione di ciò andrebbero esclusi al momento improvvisi ravvicinamenti tra Europa e Russia”. 

Secondo Steinmeier la situazione politica americana può essere cambiata solo dall'interno. “Una cosa è chiara: se ci sarà un'inversione di rotta rispetto rispetto all'evoluzione cui noi stiamo assistendo in questo momento sarà esclusivamente ad opera dei cittadini americani”. Il Presidente della Repubblica ha anche esternato la propria convinzione che non tutto dipenda dal Presidente americano. “Posso solo suggerire di non concentrarsi esclusivamente su Donald Trump quando si vanno a guardare gli Stati Uniti”. Steinmeier ha anche detto di aver recentemente parlato con alcuni deputati del Congresso americano. “La mia impressione è che a lungo andare gli Americani faranno fatica ad accettare che nel loro Paese le decisioni vengano prese per decreto e che le istituzioni democratiche non siano più interpellate”. 

Il Presidente della Repubblica ha preso ostentatamente le difese delle forze armate. “Io ho fiducia nei loro confronti, e anche l'80% dei Tedeschi la pensa come me”. Dopo l'arresto di un ufficiale che aveva con tutta evidenza progettato un attentato terroristico e che conduceva una doppia vita come profugo, il Ministro della Difesa Ursula von der Leyen (CDU) ha sollevato un “problema di condotta” all'interno dell'esercito. Steinmeier ha dunque detto che nel caso concreto del tenente Franco A. si ha a che fare con l'accusa di un reato grave. “Non c'è nulla da minimizzare o edulcorare. I comportamenti perseguibili dalla legge vanno sanzionati dentro e all'infuori delle forze armate”. I recenti episodi sono inquietanti “ma secondo la mia opinione non sono sintomatici dell'intero corpo armato”.

Steinmeier ha anche fatto intendere che il cambio di carica dopo decenni trascorsi in funzioni ben differenti si è rivelato “ancor più grande di quanto inizialmente atteso”. Ha però anche aggiunto che dopo circa cento giorni si è “ben ambientato” a Palazzo Bellevue.

1- Residenza del Presidente della Repubblica sita nel quartiere Tiergarten a Berlino

mercoledì 21 giugno 2017

And the winner is...Audi Diesel A8 4.2 TDI!

Un altro primato per l'industria automobilistica tedesca. Nei test effettuati durante la circolazione stradale, la Deutsche Umwelthilfe (DUH), associazione per la difesa dell'ambiente e dei consumatori, ha riscontrato su di una Audi Diesel A8 4.2 TDI, il piu' alto livello di emissioni di ossido di azoto di tutti i tempi. Si tratta di un auto omologata dal Ministero dei Trasporti tedesco come Euro 6, con emissioni su strada tra le 15 e le 20 volte superiori rispetto a quelle ammesse. Un risultato spiegabile solo con l'installazione dei famosi software per la manipolazione delle emissioni. Dal sito della DUH


La Deutsche Umwelthilfe (DUH), grazie alle misurazioni su strada eseguite dal suo Istituto di controllo delle emissioni ed effettuate su di una Audi Diesel A8 4.2 TDI, auto appartenente alla categoria Euro 6, ha riscontrato il più alto livello di emissioni di ossido di azoto mai rilevato fino ad ora. L'auto è una limousine di lusso immatricolata 2 anni e mezzo fà il cui costo iniziale era di circa 150.000 Euro e che nel corso di 10 misurazioni ha mostrato un valore medio di emissioni del pericoloso ossido di azoto (NOx) di circa 1.422 mg Nox/km, il valore massimo ha raggiunto i 1.938 mg NOX/km. Il valore accettato nei test per le auto della categoria Euro 6 è di circa 80 mg/km. Le emissioni inquinanti di ossido di azoto di questo presunto diesel pulito di lusso superano addirittura le emissioni reali dei diesel Euro 4 prodotti 15 anni fà.

"L'amministratore di Audi Stadler ci ha di fatto fornito il miglior argomento per escludere ogni deroga al divieto di circolazione per i diesel dell'attuale categoria Euro 6. La casa automobilistica bavarese è di fatto direttamente responsabile per l'aria particolarmente inquinata di Monaco. Audi ha truffato i suoi clienti ed ha installato sulle sue berline di lusso della categoria A5 dei dispositivi per la manipolazione delle emissioni. Anche sulle A8 da noi analizzate, dei valori cosi' elevati possono essere spiegati solo con l'utilizzo dei dispositivi di manipolazione. Se la tecnologia utilizzata sull'A8 è illegale, sarà la procura a deciderlo. E' semplicemente assurdo che per questo tipo di auto venga richiesta una deroga al divieto di circolazione per i diesel in vigore dal 2018. Le berline top di gamma di Audi inondano le città tedesche con quantità record di gas di scarico e con il pericolosissimo ossido di azoto. Il Ministro federale dei trasporti Alexander Dobrindt dovrebbe piuttosto garantire che siano gli uffici competenti del ministero a ritirare i certificati di omologazione per questa e tutte le Audi diesel simili appartenenti alla categoria Euro 6", cosi' ha detto Jürgen Resch, presidente federale della DUH.

Già verso la fine di maggio 2017 la DUH aveva pubblicato i valori relativi ad un test su strada effettuato su di un modello attuale Euro 6 di BMW (750d). La berlina su strada superava di ben 8.1 volte il valore massimo per le emissioni di ossido di azoto ammesso durante i test. Nel febbraio 2017 sempre la DUH aveva rilevato su di una Mercedes Klasse S Euro 6 (S 350), durante la circolazione stradale, un valore di ossido di azoto di 5.2 volte superiore rispetto ai valori ammessi. Il fatto che i costruttori premium tedeschi non forniscano auto "pulite" ai capi di governo e agli amministratori delegati delle grandi aziende, ci mostra chiaramente quanto poco credibili siano le dichiarazioni di queste aziende in merito ai temi della sostenibilità e alla loro responsabilità per la tutela dell'ambiente e della salute. 

martedì 20 giugno 2017

Il nuovo militarismo europeo

La Commissione Europea la settimana scorsa ha presentato il suo piano per una ulteriore integrazione delle forze armate europee. La motivazione ufficiale sarebbe quella di rendere piu' efficiente la spesa militare europea ma è evidente quali sono le nuove ambizioni egemoniche e militariste di Bruxelles e Berlino: un esercito europeo finalmente in grado di intervenire per imporre gli interessi europei nel mondo. Da German Foreign Policy


Miliardi per le armi

La Commissione europea mercoledì' scorso ha presentato il piano per un nuovo "Fondo di Difesa UE" il quale avrà il compito di concentrare su di sé una parte delle spese per il riarmo degli stati europei. Da diversi anni Bruxelles si lamenta del fatto che gli stati europei, invece di unirsi per poter risparmiare i costi di sviluppo, portano avanti progetti militari paralleli che in gran parte prevedono l'acquisto o lo sviluppo di armi identiche. Cosi' gli stati UE dispongono di 37 diversi modelli di trasporto delle truppe, mentre gli Stati Uniti ne possiedono solo 9; 12 aerei cisterna europei si contrappongono ai 4 degli Stati Uniti. Se si vuole aumentare l'efficienza della spesa militare è necessario che la situazione cambi, e alla svelta. Il Fondo Europeo di Difesa, cosi' come delineato dalla Commissione, intende promuovere, attraverso delle sovvenzioni, progetti militari multinazionali all'interno dell'UE. Cosi' lo sviluppo di prototipi di armi sarà sovvenzionato per il 20% del suo costo, a condizione che vi prendano parte almeno 3 aziende e 2 stati membri. Fino al 2020 ci sono 500 milioni di euro disponibili; dal 2021 sarà disponibile un miliardo di euro all'anno. In futuro potranno essere investiti fino a 5 miliardi di euro in progetti di difesa multinazionali e quindi in una tendenziale fusione degli eserciti europei. Inoltre, la Commissione UE vuole promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove armi - fino al 2020 con oltre 90 milioni di euro, dal 2021 con mezzo miliardo di euro all'anno.

Potere militare

Allo stesso tempo la Commissione ha presentato un "Documento di riflessione" che si occupa del "futuro della difesa europea". Il documento dovrebbe dare un contributo ai progetti di militarizzazione dell'UE. Il "documento di riflessione" presenta tre diversi scenari. Il primo scenario descrive piu' o meno lo stato attuale e include una graduale espansione della cooperazione fra le forze armate all'interno dell'UE nonché una continuazione delle missioni all'estero sul livello attuale. Il secondo scenario prevede una collaborazione molto piu' stretta fra gli eserciti nazionali e la loro fusione selettiva; l'UE, cosi' è scritto nel documento, "potrebbe accrescere la capacità di proporsi come una potenza militare". [1] In questo modo potrà raggiungere "l'autonomia strategica" e sarà in grado sia di "agire accanto ai suoi principali alleati" ma anche, se necessario, "sarà in condizione di agire da sola". Nel terzo scenario, l'UE dal 2025 dovrebbe disporre della capacità di condurre operazioni di combattimento di qualsiasi natura; non ci sarebbe un vero e proprio esercito UE, ma Bruxelles avrebbe il controllo delle truppe che potrebbe schierare in ogni momento.

"Un ruolo cruciale nel mondo"

I concetti alla base del "Fondo di difesa" e del "Documento di riflessione" sono una tappa ulteriore nel processo di militarizzazione a cui Francia e Germania hanno dato avvio la scorsa estate con l'adozione ufficiale il 28 giugno 2016 del documento sulla "Strategia globale per una politica di sicurezza all'interno e all'esterno dell'UE". [2] Piu' recentemente gli stati dell'UE a 27 - senza la Gran Bretagna - il 25 di marzo con la "Dichiarazione di Roma" in occasione del sessantesimo anniversario della firma dei trattati europei, si sono impegnati a trasformare l'UE, entro i prossimi 10 anni, "affinché sia in condizione di poter giocare un ruolo cruciale nel mondo" .[3] A tal scopo è necessario che i paesi membri si impegnino apertamente "per rafforzare la sicurezza e la difesa comune". I passi successivi alla discussione che si terrà durante il vertice del 22-23 giugno sono già in programma. L'Estonia, che assumerà la presidenza dell'UE nel mese di luglio, "non avrà altra scelta che affrontare i problemi fondamentali legati all'impostazione di una politica di sicurezza interna ed esterna all'UE", è scritto in una recente analisi della Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) [4]. E questo riguarda prima di tutto la necessità di creare un "libro bianco dell'UE per la sicurezza e la difesa". Poichè l'Estonia da anni a livello nazionale è impegnata nel settore dell'IT, potrebbe essere arrivato il momento di porre particolare attenzione sullo sviluppo della capacità dell'UE di condurre una guerra cibernetica.

Le prossime tappe

Berlino continua a fare pressione e dà il benvenuto alla "proposta della Commissione UE per il futuro della difesa europea", ha fatto sapere il Ministro della Difesa Ursula von der Leyen lo scorso mercoledì: dobbiamo "sfruttare lo slancio attuale" per "riempire di contenuti i prossimi appuntamenti nella seconda metà del 2017" [5]. Nel frattempo il governo federale porta avanti l'integrazione delle forze armate di stati esteri all'interno della Bundeswehr. Dopo l'accordo di febbraio, con il quale vengono incluse unità delle forze armate della Romania e della Repubblica Ceca all'interno delle truppe tedesche, le autorità militari competenti della Repubblica Ceca verso la fine di maggio hanno organizzato una visita in Germania per concretizzare i piani di integrazione. Gli osservatori si aspettano che unità appartenenti ad altri stati nel prossimo futuro vengano subordinate alla Bundeswehr; Carlo Masala, docente di politica internazionale presso l'Università della Bundeswehr di Monaco di Baviera, ritiene particolarmente indicate le truppe dei paesi scandinavi visto che già ora fanno ampio uso di armi di produzione tedesca. L'integrazione delle truppe straniere, che non è necessariamente limitata alla UE - Berlino ha infatti avviato una stretta cooperazione militare con la Norvegia [6] - secondo Masala è "un passo in avanti verso una maggiore indipendenza militare dell'Europa". [7]

"Interventismo globale"

Berlino di conseguenza è alla ricerca di un modo per trasformare la politica estera e militare dell'UE. Se l'UE "potesse decidere a maggioranza sulle questioni di politica estera, sarebbe finalmente capace di agire anche sui temi difficili e critici", ha recentemente affermato il presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, Wolfgang Ischinger. [8] I veti nazionali dovrebbero cadere anche in caso di una guerra condotta dall'UE, ha invece affermato mercoledi' scorso Manfred Weber (CSU), il capo-gruppo del Partito Popolare Europeo all'Europarlamento: in futuro le truppe europee "dovrebbero poter essere inviate in guerra con il solo voto del Parlamento Europeo" .[9] Dobbiamo "costruire un'Europa assertiva e in grado di imporsi", ha detto Weber a sostegno della sua posizione. A corollario di cio' è "necessario costruire la consapevolezza della nostra identità europea": oggi "non si tratta piu' di avere una cultura dominante tedesca, ma di avere una cultura guida europea. Sarà nostro compito difendere questa cultura guida europea, e se possibile, affermarla a livello globale".


[1] European Commission: Reflection Paper on the Future of European Defence. Brussels, 7 June 2017.
[2] S. dazu Die Europäische Kriegsunion und Strategische Autonomie.
[3] S. dazu "Eine entscheidende Rolle in der Welt".
[4] Annegret Bendiek: Das neue "Europa der Sicherheit". SWP-Aktuell 37, Mai 2017.
[5] Europäische Verteidigungsunion: "Den Schwung jetzt nutzen". www.bmvg.de 07.06.2017.
[6] S. dazu Unter deutschem Kommando.
[7] Elisabeth Braw: Germany Is Quietly Building a European Army Under Its Command. foreignpolicy.com 22.05.2017.
[8] "Mit Abrissbirne durchs Bauwerk der westlichen Werte getobt". www.br.de 29.05.2017.
[9] Robin Alexander, Thomas Vitzthum: "Wir müssen die europäische Leitkultur verteidigen". www.welt.de 07.06.2017.

lunedì 5 giugno 2017

Heiner Flassbeck: Germania più palla al piede che locomotiva dell'economia mondiale

Merkel vorrebbe avere la leadership "dell'occidente libero" e diventare la Cancelliera d'Europa, peccato che la Germania con il suo mercantilismo e i suoi avanzi commerciali sia ormai da molti anni la palla al piede dell'economia mondiale. Heiner Flassbeck risponde al famoso "discorso della tenda della birra" di Merkel e alle ambizioni egemoniche della Cancelliera d'Europa. Da Makroskop.de


Non sarebbe piu' possibile, secondo le parole della Cancelliera conservatrice, pronunciate in una tradizionale tenda della birra bavarese, data la totale imprevedibilità del nuovo presidente americano, anch'egli conservatore, fare affidamento sugli Stati Uniti. Per gli europei sarebbe arrivato il momento di prendere il loro destino nelle proprie mani. Ma chi prenderà per la mano chi, e chi vuole veramente esser preso per mano? In ogni caso la risposta degli altri paesi europei alla pretesa tedesca di assumere la leadership è stata molto debole. E questo dovrebbe far riflettere la Germania.

Perché parlare di "Europa" come sostituto degli Stati Uniti è facile a dirsi, ma molto piu' difficile a farsi. Alla fine in Europa da oltre 10 anni c'è una crisi economica la cui fine non è ancora in vista. La cui origine è sicuramente da ricercarsi in Germania. E la cui soluzione è resa impossibile dalle assurde raccomandazioni politiche tedesche. Perché proprio ora i paesi europei che durante la crisi hanno dovuto subire i diktat tedeschi dovrebbero mettersi in cammino con la Germania per risolvere i problemi europei o addirittura quelli mondiali? Perché proprio ora i paesi europei, quando Merkel mostra chiaramente a Trump di non volerne sapere di riconoscere la rilevanza del problema degli avanzi commerciali tedeschi, dovrebbero accettare di salire sulla stessa barca della Cancelliera?

La vendetta per l'arroganza tedesca

Alla fine c'è sempre un conto da pagare per le proprie azioni. E ora arriva la vendetta per aver cercato con ogni mezzo, a partire dalla svolta conservatrice rosso-verde dei primi anni 2000, la propria salvezza all'interno dell'unione monetaria volendo percorrere da soli la strada della competitività. Una strada che non solo va contro le regole fondamentali di una tale unione, ma che ha trasformato la Germania in una potenza egemone europea estremamente impopolare. Ora arriva la vendetta per l'arroganza tedesca, vendetta per aver cercato di convincere gli altri paesi europei - contro l'evidenza dei fatti - che la Germania è il paese europeo più' produttivo, con i migliori prodotti e gli imprenditori piu' capaci. E ora trova vendetta l'insensibilità tedesca con la quale il Ministro delle Finanze di Berlino non ha voluto tenere conto del voto democratico di un piccolo paese, e contro ogni evidenza ha spinto questo paese in una enorme crisi economica e sociale. 

L'Europa oggi evocata da Merkel non esiste piu'. Non solo la sua rilevanza globale è stata decimata dall'uscita del Regno Unito. Non solo a causa della sua eclatante debolezza economica è diventata poco credibile come modello globale. Ma è stata colpita duramente, e questo è il problema centrale, dal modo in cui proprio il "paese modello d'Europa" ha abusato dell'unione monetaria per perseguire i propri obiettivi, e cioè proprio il progetto che avrebbe dovuto coronare l'unificazione europea.

Le difficoltà che la Germania ha con l'assumere per sé il ruolo di paese guida in Europa o addirittura in occidente arrivano da lontano. Ci fu un tempo in cui si discuteva seriamente su quale paese e in quale situazione avrebbe potuto assumere un ruolo di leadership economica. Era il periodo in cui fu fondato il G7, all'epoca era ancora diffusa una solida conoscenza delle relazioni macroeconomiche complessive e in quegli anni la signora Merkel si occupava ancora di risolvere problemi di fisica nella DDR. Per la leadership economica all'epoca fu stabilito il termine locomotiva. Chi voleva e poteva essere la locomotiva dell'economia mondiale, doveva averne anche l'ambizione morale.

Chi vuole guidare deve anche essere capace di agire

Fino ad ora solo una volta nella sua storia la Germania ha accettato questo ruolo assumendone tutte le responsabilità connesse: nel 1978 sotto Helmut Schmidt. La Germania decise infatti di stimolare la sua economia per mezzo di una politica fiscale espansiva (decisione che poco dopo fu' depotenziata dal rialzo dei tassi operato dalla Bundesbank) e fu proprio allora che la Germania ebbe per la prima volta e per un breve periodo un disavanzo delle partite correnti. Evento che per la CDU/CSU e la loro clientela, come per la FDP, equivaleva piu' o meno alla fine del mondo. Per questa ragione il governo di Helmut Schmidt fu liquidato alla svelta dopo una svolta "spirituale e morale" della FDP.

Negli anni successivi furono solo gli Stati Uniti, grazie ai loro elevati deficit delle partite correnti, a far uscire l'economia mondiale dalle varie crisi economiche. Scelta che di conseguenza li ha portati ad essere l'autorità morale guida in materia di politica economica mondiale. La Germania, in tutti questi anni, quando ci si iniziava a chiedere chi poteva essere la nuova locomotiva dell'economia mondiale, correva subito a nascondersi nell'angolo. Quando gli americani frustrati per la passività dei paesi partner decidono di rifiutare questo posizione, non si puo' certo solo alzare la mano e reclamare questo ruolo per sé.

Chi vuole condurre una locomotiva deve anche mostrare le sue abilità di pilota. Se si prepara ad assumere la leadership mondiale il paese che piu' di ogni altro al mondo ha contribuito a frenare l'economia mondiale con le sue politiche mercantiliste, allora gli altri paesi la prenderanno come una barzelletta. Se i giornalisti tedeschi ossequiosi come Christian Wernicke sulla SZ pontificano sui "piani mondiali" di Merkel, questo significa che probabilmente non hanno compreso né gli aspetti economici né quelli politici del mondo in cui vivono.

In circostanze normali alla fine di un tale commento ci si dovrebbe chiedere: come è possibile che la Cancelliera tedesca pronunci sciocchezze simili sull'economia mondiale, senza che - proprio prima delle elezioni - nessuno dell'opposizione salga sulle barricate reclamando una leadership vera per la Germania? Ma questo non lo si deve piu' chiedere nel nostro paese. Sappiamo per esperienza che il partito che, oltre alla CDU, avrebbe l'ambizione di poter esprimere un Cancelliere, semplicemente non ha una propria opinione sui temi importanti di questo mondo. L'eredità di Helmut Schmidt la vorrebbero tutta per loro, della sua disponibilità ad essere un leader e ad agire in una situazione critica però non vogliono proprio saperne.

domenica 4 giugno 2017

E se il "piano segreto" di Merkel fosse solo un trucco da campagna elettorale?

Albrecht Müller è un'economista, giornalista ed ex deputato SPD al Bundestag nonché fondatore delle NachDenkSeiten. Alcuni giorni fà ha pubblicato un commento molto interessante sul famoso "discorso del tendone della birra" di Merkel: si tratterebbe più' che altro di campagna elettorale, un modo abbastanza semplice per restare al centro del dibattito e intestarsi l'anti-trumpismo sottraendolo a Schulz, ma anche un'uscita ben studiata all'interno di una strategia internazionale volta ad isolare Trump. Dalle NachDenkSeiten.de


1) Merkel probabilmente vuole sfruttare il forte antiamericanismo ancora presente in Germania. Cerca di raccogliere consenso fra gli appartenenti ai movimenti per la pace e fra i simpatizzanti della destra. E non va allo scontro con i molti sostenitori degli Stati Uniti, spesso apolitici, perché il suo avversario sono gli USA di Trump, non gli Stati Uniti nel loro complesso, non l'America "buona". Le foto e i video insieme ad Obama nella "Giornata della Chiesa Protestante" lo rendono ben visibile. 

2) Merkel fa leva  sull'orgoglio nazionale. La Germania come "potenza egemone" in Europa, Merkel il leader di questo paese egemone - accidenti, non è poco. Cosi' facendo riesce anche a fermare quei sostenitori della CDU/CSU che potrebbero votare per AfD.

3) Merkel a 4 mesi dalle elezioni si mette al centro del dibattito. Si trasforma nel leader d'opinione assoluto. Per farlo usa un conflitto, nel caso concreto con gli Stati Uniti di Trump e ci mostra la direzione da seguire nel lungo periodo. Accendere lo scontro, avere una forte leadership d'opinione, provocare emozioni, dare un orientamento di lungo periodo - queste sono le condizioni essenziali per un successo elettorale.

Alcuni commenti aggiuntivi sull'argomento

a) che Merkel intenda mettere in campo una nuova "dottrina geostrategica" che implica un allontanamento dagli Stati Uniti è altamente improbabile. Angela Merkel è personalmente ancora molto ben collegata con gli Stati Uniti. E' supportata senza riserve ed in maniera convinta da una parte molto consistenze degli Stati Uniti, appoggio ben visibile durante la partecipazione di Obama alla "Giornata della Chiesa Protestante". Merkel si trova evidentemente a suo agio con quella parte degli Stati Uniti che non sostiene Trump, con la NATO guidata dagli USA e probabilmente anche con una larga parte dell'amministrazione americana. 

b) il conflitto con gli "Stati Uniti di Trump" potrebbe essere addirittura parte di un accordo. Merkel in questo modo potrebbe contribuire ad isolare ulteriormente Trump e a fare in modo che ci si possa sbarazzare di lui. L'attacco di Merkel permette al New York Times e al Washington Post di esagerare lo scontro in corso e di poter parlare di uno "spostamento tettonico".

c) la "potenza egemone nell'Europa continentale" - come puo' essere? Egemonia nella Nato - come esattamente? Sono gli Stati Uniti a dominare la politica e le operazioni militari della NATO. Sono loro a definire i vertici militari dell'organizzazione. Il segretario generale della NATO Stoltenberg è un uomo degli USA o dell'Europa? Sono stati la Germania e gli europei ad inviare la maggior parte delle truppe ai confini con la Russia contribuendo in questo modo a dare un senso di sicurezza ai baltici e ai polacchi? Chi ha iniziato? E' la Germania oppure sono gli Stati Uniti ad avere la fiducia dei paesi baltici e di altri stati nell'Europa del sud e del sud-est? Chi ha investito 5 miliardi di dollari nell'operazione per il cambio di regime in Ucraina? Frau Merkel ha investito su Klitschko, gli Stati Uniti nel presidente attuale. 

d) e l'influenza degli USA e degli atlantisti sui media europei e sulle altre élite, soprattutto quelle tedesche? E' improvvisamente scomparsa? Gli Stati Uniti hanno tolto le mani dalla Commissione Europea solo perché Trump si comporta in maniera imprevedibile? E i servizi segreti e la loro cooperazione?

e) e le guerre in medio ed estremo oriente e in Africa? Ora saranno condotte in maniera separata dagli USA e dall'Europa? E le basi militari degli Stati Uniti in Europa, in Germania, in Kossovo, in Turchia, in Italia - sono tutte scomparse? Gli attacchi con i droni tele-guidati da Ramstein e i comandi militari di Stoccarda e Wiesbaden - questi li prendiamo in consegna da dopo domani? Ci sono così tanti aspetti ancora da definire che ogni speculazione dovrebbe essere evitata.

f) "Donald Trump potrebbe passare alla storia come il presidente che dopo 70 anni rischia di mettere in discussione la supremazia degli Stati Uniti nell'Europa centrale" - non sono d'accordo con questa valutazione di Jens Berger. Quello a cui stiamo assistendo è solo un passaggio in una guerra di potere interna agli Stati Uniti. Quando questa in un modo o nell'altro sarà terminata e le elezioni tedesche saranno passate, allora il mondo sarà molto diverso e Angela Merkel non dovrà piu' tenere nessun discorso "della tenda della birra" e anche la FAS e Der Spiegel non dovranno piu' scrivere articoli come questi.

h) c'è un potere molto forte che si muove nell'ombra e che davanti al dibattito sull'egemonia tedesca in Europa sicuramente si sta fregando le mani: l'industria degli armamenti. Trae vantaggio dagli obiettivi da superpotenza che la Germania e l'Europa si sono dati. Nessuno parla piu' della fine della Nato, ora si parla addirittura di 2 organizzazioni militari - e questo sicuramente aiuta a riempire il portafoglio ordini. Nessuno discute piu' di come poter fermare il conflitto fra est e ovest da poco scoppiato con la Russia. Deve solo essere gestito sotto una nuova dirigenza.

mercoledì 31 maggio 2017

La fine di un'era

Per German Foreign Policy la svolta di Merkel non è solo campagna elettorale a buon mercato e deve essere presa molto sul serio. Si tratta di un passo preparato da tempo, che ha un largo consenso nella politica e nell'establishment tedesco e che si iscrive nella storia tedesca degli ultimi due secoli: creare uno spazio economico europeo che permetta alla Germania di sfidare alla pari gli americani. Da German Foreign Policy


Una relazione alla pari

Con la sua richiesta di trasformare l'UE in un potere indipendente sulla scena politica mondiale, la Cancelliera Angela Merkel ha raccolto gli applausi dell'establishment politico tedesco. Merkel ha preparato sistematicamente la mossa. Già il giorno dopo le elezioni americane aveva subito cercato di sfruttare a proprio vantaggio lo smarrimento internazionale per le affermazioni razziste e scioviniste di Trump fatte durante la campagna elettorale dichiarando che avrebbe "offerto" al nuovo presidente americano "una stretta cooperazione", ma solo "se fondata su determinati valori". [1] E in effetti in quei giorni la Cancelliera veniva celebrata come "il leader dell'occidente liberale" e come l'antitesi positiva al presidente degli Stati Uniti. [2] Ora Merkel cerca di usare a proprio vantaggio la politica estera alquanto grezza di Trump e le sue apparizioni goffe sulla scena internazionale e chiede per l'UE una propria politica di potenza indipendente dalle relazioni transatlantiche. "I tempi in cui potevamo fare completo affidamento sugli altri sono passati", ha affermato Merkel domenica. "Noi europei dobbiamo prendere nelle nostre mani il nostro destino". [3] Con questa mossa la richiesta sempre piu' frequente di trasformare in una relazione alla pari il rapporto fra la Germania e l'UE da un lato e l'America dall'altro, è stata fatta propria dalla Cancelliera.

Niente piu' codardia

L'appello di Merkel in linea di principio è condiviso dai leader politici di tutti i partiti del Bundestag. "La giusta risposta a Donald Trump è una cooperazione piu' forte dei paesi europei a tutti i livelli", ha dichiarato il leader della SPD Martin Schulz. [4] Il Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel (SPD) ha diagnosticato "un cambiamento dei rapporti di forza nel mondo" e "l'uscita di scena degli Stati Uniti come paese guida": "l'occidente è solo un po' più' piccolo" [5]. Il segretario generale della SPD Katarina Barley sostiene invece la necessità di forzare ancora di piu' la mano con gli Stati Uniti: "la Cancelliera negli scontri diretti con Trump piega sempre le gambe", non puo' andare avanti cosi'. [6] Per i Verdi, il responsabile della politica estera Jürgen Trittin, chiede una netta presa di distanza da Washington: "un nazionalista non puo' essere certo un partner in un mondo che chiede sempre piu' cooperazione internazionale". Katja Kipping, segretario della Linke, chiede di "porre fine all'atteggiamento codardo nei confronti  degli Stati Uniti". [7]

Diametralmente opposti

Le ambizioni egemoniche tedesche sono recepite con la massima attenzione dall'establishment americano e ottengono una certa approvazione in una parte dell'UE. "Questa sembra essere la fine di un'era, un'era in cui gli Stati Uniti guidavano e gli europei seguivano", citazione di Ivo H. Daalder un ex-ambasciatore americano presso la Nato, che prosegue: "oggi gli Stati Uniti su molte questioni centrali si muovono in una direzione che sembra completamente opposta a quella in cui si muove l'Europa" [8]. Merkel trae le conseguenze di rivendicazioni di potere sempre più' divergenti. Il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker si allinea alla Cancelliera: "si tratta di fare in modo che l'Europa possa prendere nelle proprie mani il proprio destino", ha detto il suo portavoce. I presidenti dei  gruppi socialdemocratici e liberali al Parlamento europeo, Gianni Pittella e Guy Verhofstad, appoggiano la linea di Berlino. "Noi europei dobbiamo finalmente renderci conto che il nostro futuro è nelle nostre mani", dichiara Pittella: gli USA restano ancora "un partner essenziale, ma non piu' il primo alleato su ogni questione". Verhofstadt da parte sua aggiunge che "è giunto il momento per l'Europa di reinventarsi e serrare i ranghi" .[9]

La guerra come possibilità

Il dibattito mediatico sulle conseguenze pratiche scaturite da una richiesta aperta di un proprio potere politico era già iniziato nel fine settimana.  Ci sono "buone possibilità" nel commercio internazionale, scrive ad esempio Die Welt: Bruxelles sta preparando accordi di libero scambio con 20 paesi che in caso di successo potrebbero collaborare piu' strettamente con l'UE, distanziandosi ancora di piu' dagli Stati Uniti. [10] La situazione è piu' complessa in ambito militare: "sulla difesa l'Europa ha molta strada da fare", scrive la FAZ, "ma tuttavia questa lunga strada è una possibilità per riunire il continente". [11] In realtà Berlino sta portando avanti da tempo in maniera energica il riarmo dell'UE [12]; nell'establishment politico e militare ci sono già state diverse proposte per una bomba atomica tedesca (german-foreign-policy.com berichtete [13]). Giovedi' poi è prevista la prima visita ufficiale a Berlino del Ministro della Difesa francese Sylvie Goulard. Berlino e Parigi fanno da tempo pressione affinché gli eserciti europei possano essere ulteriormente integrati fra loro; Goulard riferendosi allo smarrimento internazionale causato dalle recenti uscite in Europa di Trump dichiara: "in un momento in cui vogliamo fare dei passi avanti per l'Europa e per la sua difesa, questo è un incentivo sicuramente benvenuto". [14]

Da 175 anni

Lo sforzo per una relazione alla pari con gli Stati Uniti fa parte dei progetti piu' vecchi della politica estera espansionistica tedesca. Era già stata formulato "dal padre dell'economia nazionale tedesca" Friedrich List, che già negli anni '40 del diciannovesimo secolo - molto prima della fondazione dell'impero tedesco - prevedeva per il futuro una dura rivalità fra un'alleanza continentale europea e gli Stati Uniti (german-foreign-policy.com berichtete [15]). Una "unione doganale nella Mitteleuropa" dovrebbe mettere l'Europa in condizione di competere con gli Stati Uniti, era scritto invece nel 1903 nell'appello per la fondazione della molto influente "Mitteleuropäischen Wirtschaftsverein". [16] Solo "un blocco economico chiuso da Bordeaux fino a Sofia" potrebbe dare "all'Europa la struttura economica necessaria di cui ha bisogno per imporre la sua importanza nel mondo" - non da ultimo per potersi affermare contro gli Stati Uniti, sosteneva il presidente di IG-Farben Carl Duisberg in un discorso tenuto davanti ai dirigenti delle aziende tedesche nel 1931. [17] L'economista nazionalsocialista Werner Daitz nel maggio del 1940 scriveva che "solo un grande spazio economico continentale" potrebbe mettere la Germania nelle condizioni "di sfidare con successo gli enormi blocchi economici del Nord e Sud-America, il blocco dello Yen, e quello che resta del blocco della Sterlina". [18] 

Il prossimo rivale

Mai fino ad ora, dopo il 1945, la Germania era mai andata cosi' vicino ad avere una relazione alla pari con gli Stati Uniti. Al G20 di Amburgo la Cancelliera Merkel, "che lo voglia o no, sarà percepita come la principale antagonista di Trump", scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung. [19] Ma agli "europei" è chiaro, prosegue l'articolo, "che un vuoto americano non farebbe altro che accelerare l'ascesa della Cina al ruolo di potenza mondiale". Cosi' già sappiamo chi sarà il prossimo rivale a causa del quale le crescenti ambizioni egemoniche della potenza tedesco-europea potrebbero sentirsi limitate.

[1] S. dazu Ein wesentlicher Teil des Westens.
[2] S. dazu Make Europe Great Again.
[3] Majid Sattar: Da waren es nur noch sechs. Frankfurter Allgemeine Zeitung 29.05.2017.
[4] Martin Schulz wirft Trump politische Erpressung vor. www.zeit.de 29.05.2017.
[5] "Der Westen ist ein Stück kleiner geworden". www.zeit.de 29.05.2017.
[6], [7] "Es ist keine Kunst im Bierzelt über Trump zu schimpfen". www.handelsblatt.com 29.05.2017.
[8] Alison Smale, Steven Erlanger: Merkel, After Discordant G-7 Meeting, Is Looking Past Trump. www.nytimes.com 28.05.2017.
[9] Daniel Brössler, Robert Roßmann: EU stützt Merkel gegen Trump. www.sueddeutsche.de 29.05.2017.
[10] Christoph B. Schiltz: Wo ein Europa ohne die USA wirklich funktionieren kann. www.welt.de 29.05.2017.
[11] Thomas Gutschker: Trump, der Fremde. www.faz.net 27.05.2017.
[12] S. dazu Unter deutschem Kommando und Auf dem Weg zum Hauptquartier.
[13] S. dazu Der Schock als Chance und Griff nach der Bombe.
[14] French minister says Trump speech 'spur' to European defence. www.brecorder.com 29.05.2017.
[15] Friedrich List: Das nationale System der Politischen Ökonomie. Stuttgart 1841. Zitiert nach: Reinhard Opitz (Hg.): Europastrategien des deutschen Kapitals 1900-1945. Bonn 1994. S. 50-58. S. dazu Europas Fahnenträger.
[16] Julius Wolf: Materialien betreffend einen mitteleuropäischen Wirtschaftsverein. Zitiert nach: Reinhard Opitz (Hg.): Europastrategien des deutschen Kapitals 1900-1945. Bonn 1994. S. 137-146.
[17] Carl Duisberg: Gegenwarts- und Zukunftsprobleme der deutschen Industrie. Rede auf der Tagung "Wirtschaft in Not" des Bayerischen Industriellen-Verbandes am 24. März 1931. Zitiert nach: Reinhard Opitz (Hg.): Europastrategien des deutschen Kapitals 1900-1945. Bonn 1994. S. 581f.
[18] Werner Daitz: Denkschrift: Errichtung eines Reichskommissariat für Grossraumwirtschaft. Zitiert nach: Reinhard Opitz (Hg.): Europastrategien des deutschen Kapitals 1900-1945. Bonn 1994. S. 668-670.
[19] Majid Sattar: Da waren es nur noch sechs. Frankfurter Allgemeine Zeitung 29.05.2017.