Il prof. Hans Werner Sinn, anche se ormai è in pensione, intervistato dalle Stuttgarter Nachrichten non rinuncia a dire la sua sulla situazione italiana: la Germania non può rendersi ricattabile, se necessario gli italiani dovranno uscire dalla moneta unica. Hans Werner Sinn intervistato dalle Stuttgarter Nachrichten
SN: i timori di un ritorno della crisi dell'euro sono fondati?
Sinn: sono giustificati, perché per 10 anni gli italiani non hanno voluto fare le riforme necessarie per ripristinare la competitività perduta. Ora cercano una soluzione facendo piu' debito, nel dubbio anche una unione di trasferimento, mascherata sotto forma di una assicurazione europea contro la disoccupazione, oppure nascosta sotto forma di un'assicurazione comune sui depositi. Nel caso in cui l'UE si rifiuti, l'Italia minaccia di uscire.
SN: un'assicurazione sui depositi condivisa potrebbe ridurre il rischio di un bank-run.
Sinn: giusto. Tuttavia fornirebbe risorse illimitate anche alle banche zombie e quindi il materiale da utilizzare per fare scommesse e speculare. Si creerebbe in questo modo un enorme rischio sistemico per tutta l'Eurozona. Nel medio termine saremmo minacciati dalla ripetizione della crisi americana delle cosiddette banche "Savings and Loan", che negli anni '80 ha portato al fallimento di oltre 1.000 casse di risparmio e che è costata al governo degli Stati Uniti molti soldi. Questi istituti sotto la protezione dell'assicurazione sui depositi e con dei modelli di business dubbiosi si erano procurate denaro dai loro clienti da utilizzare per fare speculazioni. Anche le nostre Landesbank tedesche sono andate a fondo perché sono riuscite a procurarsi denaro a buon mercato grazie alla garanzia pubblica.
SN: ma lasciare andare l'Italia potrebbe uccidere l'eurozona ...
Sinn: questo lo dice lei. La verità è: siamo finiti in un vicolo cieco, dove non ci sono piu' vie d'uscita comode. L'unione di trasferimento non è una soluzione reale: porta ad una certa stabilità, ma a una stabilità che può anche essere descritta come una malattia cronica. Basta guardare al mezzogiorno italiano, che da decenni dipende dai trasferimenti del nord. Una malattia cronica come quella un'Europa che deve fronteggiare la concorrenza dei cinesi e degli americani non può permettersela.
SN: cosa dovrebbe fare il governo federale?
Sinn: vorrei sconsigliare di continuare con la politica del denaro facile, perché ci ha portato a questa situazione intollerabile. Nel 2010, 2012, ci siamo messi le mani nelle tasche ed abbiamo promesso delle enormi garanzie per poter guadagnare del tempo e fare le riforme. Cosa è successo? Nulla di fatto, siamo sempre piu' in difficoltà e dobbiamo offrire garanzie sempre maggiori.
SN: ma supponiamo il caso che l'Italia esca - cosa succederebbe?
Sinn: Paolo Savona, l'attuale ministro per l'Europa, lo ha formulato in maniera teorica: prima di tutto introdurrebbe una sorta di moneta parallela sotto forma di titolo governativo, di piccolo taglio e che potrebbe essere utilizzata per le transazioni. Fatto ciò, durante la notte tutti i conti, i contratti di credito, i contratti di lavoro e di affitto verrebbero convertiti in lire. Il debito estero verrebbe rimborsato principalmente in lire, ai debiti contratti a partire dal 2012 tuttavia non si applicherebbe. Dovrebbero essere rimborsati in euro, cosa che sarebbe piu' difficile. L'enorme debito Target della banca centrale italiana nei confronti dell'Eurosistema e quindi indirettamente nei confronti della Bundesbank, quasi 500 miliardi di euro, non verrebbe ripagato. L'Eurosistema non ha basi giuridiche per far valere questo credito e dovrebbe quindi essere depennato, la Bundesbank dovrebbe sopportare circa il 30 per cento della perdita della somma complessiva.
SN: ma il maggior pericolo non è forse un altro, e cioé se l'Italia dovesse uscire dalla moneta unica, ci sarebbero altri paesi ad essere attaccati dai mercati e quindi ad uscire, e quindi alla fine finiremmo per avere solo un euro settentrionale, che si apprezzerebbe fortemente?
Sinn: c'è il rischio che altri paesi finiscano nella linea di fuoco - ma è anche un'opportunità nella misura in cui gli altri paesi alla fine per paura dovranno fare i loro compiti a casa. Il pericolo di un apprezzamento della valuta mi lascia relativamente freddo. Una zona euro del nord potrebbe facilmente contrastare questo apprezzamento acquistando con la propria valuta dei titoli nel resto del mondo. Ogni banca centrale può resistere ad un apprezzamento, gli svizzeri lo fanno da molti anni con grande successo.
SN: quindi non dovremmo farci impressionare dalla minaccia di un'uscita dell'Italia?
Sinn: non sono a favore di un'uscita dell'Italia, ma non possiamo renderci sempre piu' ricattabili. Per questo si dovrebbe scegliere una politica di solidità finanziaria e stabilità invece di questa politica della spesa pubblica eterna. L'Italia deve decidere da sé ciò che ha intenzione di fare. Forse potrebbe esserci un cambio di potere a Roma, perché l'attuale governo con i suoi desideri di spesa potrebbe fallire sul mercato dei capitali, e allora l'Italia ritornerebbe ad un corso politico basato sulla ragione.
quest'uomo mostra con chiarezza che l'età pensionabile va abbassata
RispondiEliminaLe folli dichiarazioni di questo presunto professore, dimostrano che trovarsi nella stessa barca con i tedeschi non è mai una buona idea. Solo pensare che UE ed Euro possano sopravvivere all'uscita dell'Italia è da imbecilli patentati.
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