martedì 6 aprile 2021

Perché la stampa tedesca e la Germania ora temono l'asse franco-italiano

Con l'uscita di scena di Merkel si apre nell'UE un vuoto di leadership che lascia molto spazio all'attivismo di Macron e Draghi in favore di un bilancio comune dell'eurozona e degli eurobond, fortemente voluti da Roma e Parigi. I tedeschi temono che alla fine saranno loro a dover pagare il conto delle ambizioni revanchiste franco-italiane. Ne scrive Die Welt

Draghi è abituato a ottenere il massimo effetto con il minimo delle parole. Nel 2012, quando era presidente della Banca Centrale Europea (BCE) gli erano bastate solo tre parole per salvare l'euro: "Whatever it takes". La BCE farà qualunque cosa sia necessario, aveva detto, per sostenere la moneta europea.

Draghi da appena due mesi è il presidente del consiglio italiano. Invece delle dichiarazioni concise, ora preferisce agire con un forte riverbero internazionale in modo da rendere chiara la sua agenda. Come all'inizio di marzo, quando l'Italia  sorprendentemente ha bloccato l'esportazione di 250.000 dosi del vaccino di AstraZeneca verso  l'Australia.

Le autorità italiane si erano effettivamente coordinate in anticipo con la Commissione UE. Ma l'impressione di fondo è che Draghi con il blocco abbia voluto mandare un segnale chiaro. Un colpo di tamburo che ha suscitato preoccupazione in tutto il mondo per un possibile blocco delle esportazioni europee. Subito dopo ha inviato i carabinieri in un magazzino dell'azinda vicino Roma, dove hanno scoperto circa 29 milioni di dosi di vaccino AstraZeneca lì immagazzinate - quasi il doppio di quelle che il gruppo complessivamente in precedenza aveva fornito ai paesi dell'UE.




Draghi spinge per tornare sulla scena europea

I conoscitori di Draghi considerano il suo approccio energico come un segnale lanciato all'UE, Parigi e Berlino: l'italiano si sta facendo spazio sulla scena europea con la consapevolezza del suo potere e la volontà di modellare gli eventi. Il suo paese non deve essere più visto come un caso problematico, ma dovrà giocare un ruolo nella ridefinizione dell'UE

Il momento è quello giusto, perché la Cancelliera tedesca in autunno si dovrà dimettere. Attualmente Merkel è indiscutibilmente il politico più potente d'Europa; anche solo la sua capacità di resistere durante i summit europei, che spesso durano fino a notte fonda, è leggendaria. Crisi dell'euro, crisi dei rifugiati, Brexit, pandemia -  Merkel ha avuto un impatto decisivo sulla politica europea. Chiunque le succederà avrà bisogno di tempo per ambientarsi nel suo nuovo ruolo a livello europeo.

"Un nuovo cancelliere o una nuova cancelliera sarà lo spartiacque e cambierà anche la situazione nella struttura del potere europeo", dice Janis Emmanouilidis, direttore del centro studi del Think tank European Policy Centre di Bruxelles. "La partenza di Merkel sta creando un vuoto di potere - e Mario Draghi potrà parzialmente riempirlo".

L'ex banchiere centrale porta con sé un grande capitale politico: Draghi è estremamente ben connesso a livello europeo e sin dagli anni alla guida della BCE, molti attori in Europa hanno iniziato a fidarsi di lui. Il suo ruolo nella crisi dell'euro gli ha fatto fare un enorme salto di qualità. "Draghi è troppo importante per andare semplicemente a fare un giretto all'UE. Vuole fare dell'Italia il terzo protagonista piu' importante accanto a Francia e Germania", dice il politologo italiano Lucio Caracciolo.

Che l'Italia, come terza economia, abbia la rilevanza per farlo è fuori discussione. A differenza dei suoi predecessori, Draghi però potrebbe anche aspirare a usare il suo peso. Il suo obiettivo è trasformare l'Unione a beneficio del suo paese, si specula in Italia.

Draghi non fa mistero del fatto che sta lavorando per ottenere gli eurobond per il periodo post-pandemico. L'obiettivo finale è quello di avere un'UE con un bilancio comune che aiuti gli stati più deboli durante i periodi di recessione. E punta a una riforma delle regole sul debito: "Vuole trasformare il Patto di Stabilità in senso neo-keynesiano, in modo che si possa fare piu' debito per fare gli investimenti", dice Caracciolo.




Macron vuole essere il primo a incontrare Draghi

E Draghi a Parigi su questo tema ha un compagno d'armi: il presidente francese Emmanuel Macron sin da quando è entrato in carica, infatti, spinge per una riforma dell'UE e per ottenere un bilancio più ampio per Bruxelles. Parigi ha lavorato a lungo in favore di un'unione fiscale e per un prestito comune permanente tramite gli eurobond.

Al vertice del Consiglio UE di marzo, per la prima volta è diventato chiaro a quale livello Draghi e Macron si stiano già scambiando opinioni su questi temi. Durante la videoconferenza, infatti, sembrava che i due si fossero coordinati in anticipo. E infatti: poche ore prima del vertice i due capi di stato hanno parlato al telefono per accordarsi su un possibile divieto di esportazione dei vaccini, rivela un consigliere di Macron.

I negoziatori di Macron stanno lavorando senza sosta per organizzare una visita di stato di Draghi a Parigi. Potrebbe anche essere possibile un viaggio di Macron a Roma. L'importante è che nessuno arrivi prima di Macron e che il francese sia il primo a incontrare "Super Mario". I consiglieri del presidente francese si affrettano a sottolineare che la "fiducia è grande" e "l'alleanza è eccellente".

La speranza a Parigi è che Draghi si dimostri come il "garante della stabilità italiana e quindi della stabilità europea", come dice un assistente di Macron. Soprattutto, i due sono d'accordo sul fatto che l'UE dovrebbe aumentare i fondi per la ricostruzione post-Corona. "Entrambi sono convinti di questa necessità", dice l'Eliseo.

Per Macron, il ritorno dell'Italia nelle file dei paesi europeisti ha un valore inestimabile. Non appena la pandemia lo permetterà, Macron e Draghi vogliono firmare un Trattato del Quirinale - l'equivalente italo-francese del Trattato dell'Eliseo, con il quale nel 1963 gli ex arci-nemici Germania e Francia suggellarono la loro amicizia e la futura cooperazione e al quale si è aggiunto due anni fa il Trattato di Aquisgrana. Per mesi i francesi hanno fatto pressione su Roma affinché l'Italia partecipasse a cantieri tecnologici congiunti franco-tedeschi, come la tecnologia dell'idrogeno e il progetto di produzione congiunta di batterie.

Non è chiaro, tuttavia, fino a che punto questi progetti daranno frutti. Questa non è la prima volta che Italia e Francia speculano su una più stretta cooperazione a livello europeo, e nessuno sa per quanto tempo ancora Draghi riuscirà a mantenere il potere considerando la volatilità della politica italiana.

Daniel Gros, al vertice del think tank con sede a Bruxelles Centre for European Policy Studies (CEPS), ritiene che tali riflessioni siano principalmente un pio desiderio. "Un asse Parigi-Roma negli ultimi decenni è stato ipotizzato decine di volte, ma non se ne è mai fatto nulla", dice il politologo. "L'intesa franco-tedesca è così importante perché entrambi i paesi arrivano da punti di vista diversi e dietro di loro ci sono molti altri paesi membri che hanno punti di vista simili". Una stretta collaborazione tra Parigi e Roma, invece, è molto meno interessante per l'Europa, ha detto. Ciononostante, nei prossimi mesi potrebbe causare uno scompiglio nell'UE.




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