domenica 12 febbraio 2012

E alla fine pagheranno gli altri, proprio i tedeschi


Ancora un commento dal prestigioso quotidiano conservatore Die Welt contro la permanenza di Atene nell'Eurozona: l'accordo appena firmato rimanderebbe solo il problema.


Nella crisi del debito non si riesce a raggiungere un accordo sul risparmio con il governo greco.  Ma contro la volontà della popolazione sarà molto difficile attuare le riforme.

I greci sono stanchi. Sono contrari ai piani di risparmio del loro governo. I sindacati hanno indetto altri scioperi generali per protestare contro i tagli alle pensioni, le riduzioni salariali e i licenziamenti.

I dipendenti della società elettrica nazionale (Public Power Corporation, PPC) protestano ad Atene contro i piani di privatizzazione del governo. La rabbia dei cittadini, che vedono i loro progetti di vita distrutti si rivolge contro i politici di Atene, contro Brussel e contro i tedeschi, offesi e considerati dittatori del risparmio.

Anche l'accordo non solleva grandi speranze.

L'accordo che  dopo lunghe negoziazioni è stato raggiunto ad Atene tra il governo greco e i finanziatori internazionali non suscita grandi speranze su entrambi i lati. La Grecia promette quello che può promettere per poter ottenere il nuovo pacchetto di aiuti. E la Troika fa finta di credere alla possibilità di ripresa dell'economia greca. 

Ma le immagini dei dimostranti che bruciano le bandiere tedesche mostrano che la politica sta facendo i conti senza l'oste, il popolo greco. Non è importante la volontà di riforme del governo - che dalla Germania facciamo fatica a valutare.

Decisiva sarà alla fine la volontà del popolo di partecipare. E i greci non si mostrano pronti e nelle condizioni di accettare tagli per la stabilità della moneta unica. Tagli che vanno ben oltre le misure di austerità che in questo paese abbiamo mai conosciuto. 

I finanziatori chiudono un occhio a spese del contribuente.

Anche con il nuovo e piu' consistente pacchetto di aiuti non si calma la situazione nel paese indebitato fino al collo . Ogni due mesi ci saranno riunioni di emergenza, negoziazioni notturne e presunti successi. Ma non prendiamoci in giro: un vero salvataggio della Grecia non può essere raggiunto in questo modo. 

In termini economici, il paese dovrebbe lasciare la moneta unica, perchè è economicamente troppo debole e le sue strutture amministrative sono troppo sottosviluppate, per poter tenere il passo con gli altri. Ma politicamente sia i finanziatori europei che il governo greco hanno troppa paura di un tale passo. 

Merkel e Sarkozy esercitano pressioni sulla Grecia.

I finanziatori preferiscono chiudere un occhio che trarre le necessarie conseguenze. L'esperienza dei 2 ultimi anni mostra che ai grandi annunci di Atene sono seguiti spesso pochi fatti. Maggiore sarà la quantità di denaro richiesto, più ridotta sarà la possibilità che i paesi creditori mettano ulteriori fondi a disposizione. Così crescerà la dipendenza dei creditori dai debitori. E prima o poi l'opposizione dei cittadini greci dovrà essere pagata, a nostre spese.

sabato 11 febbraio 2012

Generazione a chiamata

Il sindacato IG Metall, principale organizzazione sindacale tedesca, ci racconta il lavoro precario.



Il lavoro a tempo determinato ha cambiato il mondo del lavoro e la nostra società. Comprare un'abitazione, creare una famiglia, pianificare la propria vita è molto difficile per i lavoratori che presto potrebbero cambiare lavoro o addirittura perderlo.   

In Germania nel 2010 circa il 12% di tutti gli occupati in età fra i 15 e i 65 anni (senza considerare gli studenti con un lavoro part time e i tirocinanti) era occupato con un contratto a tempo determinato. I contratti a tempo determinato sono particolarmente diffusi fra i lavoratori piu' giovani: quasi il 52% degli occupati a tempo determinato ha meno di 35 anni. 3 lavoratori a tempo determinato su 4 lavorano nella ex Germania dell'Ovest.

La generazione a tempo determinato ("Generation befristet") non può progettare il futuro.

Nei media si è diffuso rapidamente il termine "Generation befristet". I giovani raccontano di un costante cambio da un lavoro all'altro. Lavorano supermotivati e si impegnano per mantenere il posto. Poi di nuovo demotivati, perché la lotta per un posto fisso sembra senza speranza e i piani per la propria vita devono essere rinviati al futuro.

Con le leggi sul lavoro part-time e il tempo determinato le aziende hanno la possibilità di legarsi anche solo per un periodo limitato ai propri lavoratori. Secondo una recente sentenza della Corte di giustizia europea i contratti a tempo determinato possono essere prorogati anche numerose volte, se esiste un valido motivo. Nel caso in questione, alla lavoratrice tedesca era stato rinnovato per ben 13 volte il contratto a tempo determinato per la sostituzione di altri lavoratori. 

Un contratto a tempo determinato in Germania può durare fino a due anni. Entro questo periodo di tempo, il contratto può essere rinnovato fino a 3 volte. Per il rinnovo con motivazioni ragionevoli, la legge non prevede alcun limite di tempo massimo. La motivazione per l'avvio del contratto a tempo determinato - ad esempio la sostituzione di un altro dipendente per motivi di salute, maternità, o simili - deve però all'incirca coincidere con la durata del contratto di lavoro. 

Il nuovo ordine nel mercato del lavoro

Il mercato del lavoro in Germania è diviso in due parti. Con oltre 41 milioni di occupati, il 2011 è stato l'anno del record. Ma il numero dei lavoratori in condizioni di lavoro precarie cresce costantemente. E coinvolge in primo luogo i giovani, i quali sono occupati con il lavoro interinale, con contratti a tempo determinato oppure semplicemente con un Minijob. Si tratta molto spesso di lavori che offrono un magro guadagno e nessuna sicurezza. 

Il lavoro interinale (Leiharbeit) - non è un trampolino di lancio nel mercato del lavoro.

Il numero dei lavoratori interinali si avvicina al nuovo recordo di un milione. Come i Minijobber o i lavoratori con contratto a tempo determinato, i lavoratori in affitto guadagnano molto meno degli occupati regolari - in media il 40 % in meno. Ma non è solo lo stipendio ad essere peggiore. I lavoratori in affitto, spesso non svolgono il lavoro per il quale hanno ricevuto una formazione e hanno ridotte possibilità di formazione. Spesso a causa del periodo di occupazione troppo breve non rientrano nei criteri per ottenere le indennità di disoccupazione.

Minijob a livello record - A lavorare come Minijobber (contratti da 15 ore per settimana a 400 € netti al mese) non sono solo studenti, casalinghe o pensionati. Sempre piu' spesso anche gli occupati regolari iniziano parallelamente un Minijob. Se il salario non è piu' sufficiente per vivere, cercano di guadagnare qualche soldo in piu' con un secondo lavoro. In Germania c'erano nel 2011 circa 7.3 milioni di lavoratori impiegati con un Minijob. Generalmente guadagnano meno della metà di quanto guadagnano i lavoratori regolari in un posto a tempo pieno. 

Con i Minijob le aziende hanno trovato un modo semplice per ridurre rapidamente i costi del personale. Per questi lavoratori infatti non devono pagare né le tasse né i contributi sociali. Il fatto che il salario lordo corrisponda al salario netto dei lavoratori, è un ottimo argomento per pagare salari orari piu' bassi rispetto a quelli dei lavoratori fissi. "Se fra i 40 milioni di occupati, oltre 7 lavorano nei Minijobs, la politica delle riforme è stata forse eccessiva" ha dichiarato Berthold Huber, segretario del sindacato IG Metall.

Alle origini i mini lavori erano stati concepiti come una ulteriore possibilità di guadagno per le donne. Infatti i posti di lavoro a 400 € per molti lavoratori sono la sola possibilità di guadagno (4.8 milioni). Due terzi dei minijobber sono donne, 3.2 milioni. Per loro questa possibilità di guadagno si rivela sempre piu' un vicolo cieco: la "Minijobberin" (lavoratrice donna) rimane assicurata mediante l'assicurazione sanitaria del marito e questo impedisce a molte donne un sostentamento autonomo ed una totale indipendenza. La dipendenza dal coniuge per l'assicurazione sanitaria continua anche in età avanzata. Chi ha guadagnato molto poco nella vita lavorativa, avrà ovviamente anche una pensione piu' bassa. 

Secondo la IG Metall, questa esplosione dei contratti di Minijob sono la prova che una nuova regolamentazione del mercato del lavoro in Germania è sempre piu' urgente. 

venerdì 10 febbraio 2012

"Alla Germania non interessa se qui 3 milioni di pensionati muoiono"


Secondo Der Spiegel,  la Germania e i tedeschi ad Atene sono usati come un capro espiatorio. 






Un uomo in televisione si infiamma ogni sera in TV contro Angela Merkel, un vignettista disegna i politici tedeschi con le uniformi della Wehrmacht: in Grecia cresce la rabbia verso la Repubblica Federale Tedesca. Alcune organizzazioni professionali hanno deciso di boicottare i prodotti tedeschi.

Giorgios Trangas si è espresso con parole molto forti - ancora una volta. In quel momento ha dimenticato i suoi ospiti in studio. Trangas fissa la camera e si dedica ancora una volta al suo tema preferito: come i tedeschi stanno distruggendo la Grecia. "Alla Germania non importa se qui 3 milioni di pensionati stanno muorendo" tuona il moderatore. E questa è ancora una delle sue argomentazioni piè benevole. Benvenuti nella stazione televisiva Extra 3, la centrale delle parole di rabbia contro gli occupanti tedeschi.

"Choris Anästhetiko" si chiama il format, ed è all'altezza del suo nome: "Senza anestesia". Il programma si propone di analizzare la crisi senza falsa cortesia e con poco rispetto per chiunque. Questa sera, fra le altre cose, il programma dovrebbe occuparsi delle preoccupazioni dei tassisti e dei problemi idrici di Atene. Ma gli esperti invitati sono piu' che altro adatti ad offrire spunti al moderatore in mezzo a loro. "Provvedimenti barbari" sarebbero quelli imposti dalla Troika alla Grecia, urla Trangras agitando le braccia. Tutto sarebbe stato deciso a Berlino.

Unico problema: Trangras diffonde le sue parole d'ordine sulla crisi finanziaria non nella taverna, ma in un programma televisivo serale. Oltre a questo un programma radiofonico al mattino ("Lì sono ancora peggio"), i commenti e la sua rivista. Trangas è un cult, quello che dice in Grecia diventa importante. E' uno che riduce i problemi a poche semplici parole ad effetto e ancora peggio con un colpevole a portata di mano. Raramente gli capita di cercare i colpevoli nel suo paese.

Angela Merkel e i soldati della Wehrmacht in marcia.

Il discorso arriva alla fine su Angela Merkel - o  Trangas spinge il discorso in quella direzione - ed è a questo punto che l'uomo con il maglione di colore arancione perde completamente la calma: "Lei gioca a fare la pulita, ma le aziende tedesche in Grecia per anni hanno corrotto e concesso prestiti pericolosi. Merkel mente, quando dice, che lei di tutto questo non sapeva nulla. Ma ora fa la sentinella della finanza". Cosi va avanti per minuti, Trangas spara statistiche e mostra riferimenti al regime nazista sulla schermo oppure in studio. Anche gli spettatori in studio assistono imbarazzati allo spettacolo.

Dietro il sessantenne lampeggia un monitor. Questa sera lo sfondo è neutrale, ma non è sempre così. Trangas lascia scorrere volentieri su questo schermo immagini della cancelliera Merkel con soldati della Wehrmacht in marcia.

Pochi minuti dopo la trasmissione, Trangas è nel suo ufficio da bello zio della televisione. Prima offre da bere all'ospite tedesco e poi scivola nel suo ufficio: "Io non ho nulla contro i tedeschi". Trovo invece ripugnante quello che la Merkel e la Troika stanno facendo alla Grecia. 
Poi fa un respiro profondo e ripete le accuse della sua performance live da capo, quasi parola per parola. Mezz'ora dopo anche Trangas per questa sera ha predicato abbastanza. Augura ancora un buon soggiorno in Atene, si fa aiutare da una seconda guardia del corpo ad infilarsi la giacca e scompare con il suo SUV - di fabbricazione tedesca - nel buio della notte di Atene.
Trangas parla all'anima dei greci.

Anche se Trangas esprime il suo punto di vista in maniera quasi comica, in realtà riesce a parlare all'anima dei suoi connazionali. Molti greci vedono in questo momento la UE come il "Quarto Reich". Spesso si ha l'impressione che l'atmosfera diventi di giorno in giorno sempre piu' calda.

Che la presunta occupazione del paese guidata dai tedeschi stia indignando i cittadini, lo dimostra un'azione di questa settimana. Ad Atene si sono incontrate le associazioni di categoria dei medici, avvocati, e ingegneri e hanno deciso di boicottare i prodotti tedeschi. Come l'azione sarà organizzata non è ancora chiaro. Ma c'è da temere che sia solo l'inizio di una piu' ampia ondata di protesta anti tedesca.

Con i simboli del Terzo Reich si fa riconoscere anche Stathis Stavropoulos. Siede pochi kilometri più avanti in una redazione abbandonata e fuma sigarette a catena. Il giornale "Eleftherotypia" è da mesi ormai in sciopero, gli uffici rimangono chiusi e non riscaldati. Stavropoulos si è procurato nel frattempo un lavoro in un altro giornale ma per l'intervista ci ha invitati qui. Pochi in Grecia hanno mai visto il suo volto. I suoi fumetti al contrario li conosce ogni bambino. Stavropoulos è il vignettista più famoso del paese - e anche lui dall'inizio della crisi conosce solo un tema: i cattivi tedeschi.

I suoi disegni sono visti ogni settimana da più di 100.000 lettori, perfino il New Tork Times ha pubblicato una vignetta di Stavropoulos. Merkel, Sarkozy, commissari UE o i vertici del governo greco, lui li mette tutti in una uniforme della Wehrmacht.

Non è un attaccabrighe alla Trangas, le sue provocazioni sono più sottili. "Con le mie immagini io voglio scioccare, detto chiaramente. Ma dopo la prima idignazione dovrebbe generarsi una riflessione. Questo almeno spero" dice Stavropoulos.

Naturalmente è consapevole che con i simboli della Wehrmacht può causare nuovo risentimento nel popolo greco. Ma vale la pena rompere il tabu con un dibattito. Ci tiene a ribadire un punto importante: la sua critica è sempre contro la politica tedesca e i loro alleati greci, mai contro il popolo tedesco. 

Che questa distinzione sia chiara anche ai suoi lettori, Stavropoulos non sembra esserne poi così certo. 

giovedì 9 febbraio 2012

Siamo a 643 miliardi

Il prestigioso Istituto IFO di Monaco calcola settimanalmente l'esposizione della Germania verso il salvataggio dei GIIPS. Questa settimana abbiamo raggiunto la cifra di 643 miliardi. 


mercoledì 8 febbraio 2012

Il ricatto morale del sud Europa


Il direttore del popolare settimanale economico WirschaftsWoche commenta: il sud Europa sta ricattando moralmente la Germania e la BCE è ostaggio del Club Med.



L'Euro divide l'Europa - e la Germania polarizza: ammirazione in Francia, odio in Italia e Grecia.

Ha calcolato "Le Monde" che Nicolas Sarkozy, nel suo inizio di campagna elettorale, avrebbe nominato almeno una volta ogni minuto la Germania come modello per la Francia. Il modello Germania sarebbe il programma elettorale per la stagnante grande nazione? Poi ci si stropiccia gli occhi e ci si ricorda delle dimostrazioni contro le riforme Hartz, oggi così ammirate ed esemplari e del revisionismo della SPD che vorrebbe in parte modificarle. Ma bene, le cose vanno per il momento piuttosto bene in Germania e si riconosce volentieri al precedente cancelliere Schroeder, anche se in maniera ritardata, il merito del successo.  

Ma questa ammirazione per le nostre riforme espressa anche in Gran Bretagna, Olanda, parte dell'Italia e perfino in Spagna contrasta con un'immagine completamente diversa della Germania. Un'immagine diffusa in Grecia e in parte dell'Italia. Lì, "Il Giornale" chiama la cancelliera "culona", Angela Merkel appare nei giornali come una gerarca nazista o con i baffetti da Hitler. Se non vengono versati alla Grecia dei miliardi in maniera incondizionata, in Grecia lo si considera come un'invasione militare della Wehrmacht. Questo è sconcertante come l'oscena equazione fra i milioni di morti e il dibattito sulla giusta politica monetaria e fiscale. La sottile superficie dell'amicizia fra i popoli europei si è graffiata, sono riemersi rapidamente i vecchi odi che per molto tempo hanno lacerato l'Europa.

Ma purtroppo dobbiamo vedere anche questo: i crimini del passato vengono strumentalizzati freddamente e in maniera calcolata allo scopo di ricattare moralmente. Perchè in Europa è in corso una battaglia fra una politica di stabilità orientata alla disciplina,  per la quale si schiera la Germania, e una politica di nessuna riforma per la quale sono Atene, Lisbona e in parte anche Roma. E il sud è sulla strada per il successo. La BCE da poche settimene ha abbandonato il suo compito principale di vigilare sulla stabilità della moneta. Esercita invece una politica fiscale, con la quale stampa dal nulla centinaia di miliardi per i bilanci statali in difficoltà. La misura di tale finanziamento attraverso la stampa di denaro non è ancora stata dichiarata all'opinione pubblica tedesca. Il governo federale sorvola su questo, per non rendere evidenti i propri fallimenti. E i media, i Socialdemocratici e i Verdi non l'hanno ancora capito o peggio lo nascondono perché non vogliono passare come anti europei. Perchè è chiaro: la Germania garantisce, se la Banca centrale Greca accetta junk bond come titoli apparentemente solidi, e per questi elargisce miliardi di liquidità. Che poi arrivano di nuovo nelle casse dello stato e per i quali è la Germania a garantire.

Ora inizia invece la strategia del Tabù: con la formula "Euro o guerra" si uccide in partenza il dibattito sugli errori economici e fiscali e si chiude la bocca ai critici. Le urla anti tedesche sono solo gli eccessi di un conflitto molto piu' profondo: la logica economica impone un'uscita immediata dalla zona Euro. Ma la logica politica impedisce esattamente questo, perchè la Germania sarebbe messa alla gogna come l'affondatrice della zona Euro. La Germania è bloccata: la cancelliera si compiace del suo successo europeo sul Fiskalpakt ma il suo successo è immediatamente offuscato dalla continua creazione di denaro della BCE.
Questa è l'ora davvero della politica estera: la Germania deve costruire un'alleanza della ragionevolezza con quegli stati che rischiano di essere trascinati nel vortice: Francia prima di tutto, anche la parte economicamente ragionevole dell'Italia, l'Olanda, la Finlandia. Questi paesi potrebbero costruire un nucleo economicamente stabile, con politiche di bilancio in ordine, e avrebbero la forza, per liberare la BCE da quei paesi del Club Med che l'hanno presa in ostaggio. 

sabato 4 febbraio 2012

I tedeschi non capiscono la crisi

I tedeschi non capiscono la crisi, dichiarano gli economisti e i politici anglosassoni. Come arrivano a queste conclusioni? Da Zeit.de
Lo scorso lunedi l'Europa è diventata un po' piu' tedesca, almeno sulla carta. Ad eccezione della Repubblica Ceca e della Gran Bretagna, tutti gli stati d'Europa hanno accettato di  sottoscrivere il patto fiscale ideato dal governo tedesco. Con un trattato internazionale si impegnano ad inserire dei limiti all'indebitamento secondo l'esempio del governo di Berlino.

Una vittoria per la Cancelliera ed un passo in avanti nella lotta contro i debiti pubblici. Così la si vede da Berlino, dove l'accordo di Brussels viene definito un capolavoro. L'Europa rimane una preoccupazione, dichiara invece la Casa Bianca da Washington, poche ore dopo la fine del vertice. E il primo ministro britannico David Cameron invita la cancelliera ad essere finalmente "audace e coraggiosa".

Il motivo di questo dissenso: la visione dei critici della Merkel - che non sono solo nei governi centrali ma anche nelle università - è che la crisi dei debiti sovrani non è una crisi di debito pubblico.

Allora che cos'è?

Paul de Grauwe dice di saperlo. E' un economista molto conosciuto e stimato. Il suo governo voleva nominarlo fra gli esperti per un posto nel direttorio della BCE. Ma Berlino era contraria e il governo Belga non è riuscito ad imporlo.  
In un pomeriggio nell'autunno 2009 ha tenuto una conferenza a Francoforte.  Gli oratori precedenti avevano parlato dell'eccesso di debito pubblico e sulla necessità di ridurre i deficit di bilancio pubblico. Dopo il pranzo è il turno di De Grauwe e già alla seconda frase è chiaro ciò che lui pensa: si tratta di un clamoroso errore. Molti degli scettici della sig.ra Merkel si rifanno alle analisi del Proff. De Grauwe di allora.

Al fine di comprendere le loro obiezioni, si deve andare indietro ai tempi prima dell'Euro. I cambi delle monete del Sud Europa si indebolivano costantemente, perché le loro banche centrali stampavano troppa moneta. Per questa ragione gli interessi nell'Europa del sud erano molto alti. Gli investitori prestavano il loro denaro, solo se ricevevano un compenso adeguato per il rischio. Per il finanziamento di un immobile in Spagna, la banche chiedevano piu' del 10% di interessi annui. Le persone prendevano poco a prestito, si costruiva e si consumava poco. 

Quando circa dieci anni fa è stata introdotta la moneta unica, questa situazione è cambiata radicalmente: i tassi di interesse sono scesi velocemente. Ancora negli anni '90 gli italiani dovevano pagare per un credito a 10 anni il 10%, mentre ora sono poco sopra il 5%. Simile era la situazione in Spagna, Irlanda e Portogallo. Il motivo per il crollo dei tassi di interesse:  non c'è piu una moneta nazionale in Europa e l'offerta di moneta è controllata dalla BCE che è modellata sui principi di stabilità della Bundesbank. Chi investe i suoi risparmi in Spagna o Italia, non si deve piu' preoccupare del rischio di perderli per il rischio cambio o per l'inflazione. 
Molti hanno sfruttato questa situazione. Le banche e le assicurazioni in Germania e Francia hanno mosso sempre piu' soldi verso sud. La gioia per l'arrivo dei capitali era molto grande:  le istituzioni  finanziarie hanno concesso crediti con facilità e il prezzo degli immobili è schizzato in alto. Il boom è stato finanziato con il capitale proveniente dal nord Europa. Nel 2009 gli spagnoli avevano debiti esteri pari al 97 % del PIL.

Le cifre di Paul de Grauwe parlano chiaramente: la maggior parte del nuovo debito non lo ha fatto lo Stato, ma i soggetti nell'economia privata. Mentre i deficit nel settore pubblico sono caduti negli anni precedenti la crisi, il debito delle famiglie è cresciuto rapidamente. Spagna e Irlanda avevano dei debiti piu' bassi di quelli della Germania. "Ad eccezione della Grecia, la radice del problema è nell'eccessivo indebitamento del settore privato, e non nell'indebitamento pubblico" sostiene il premio Nobel per l'economia Paul Krugman, uno dei critici piu' accesi di Angela Merkel. 
Al contrario, gli accordi politici negli scorsi anni hanno peggiorato la situazione, secondo l'interpretazioen di Krugman. Normalmente le banche centrali nei periodi di boom aumentano gli interessi e frenano l'indebitamento. Questo pero non è successo. E la BCE ha lasciato i tassi relativamente bassi. Secondo il suo mandato doveva occuparsi di tutta l'Eurozona e non solamente del Sud Europa.

Soprattutto in Germania la congiuntura non era buona. Era il momento in cui la Germania veniva considerata il malato d'Europa. Piu' di 5 milioni di disoccupati e il Presidente parlava di una crisi dello Stato. Il presidente di allora della Banca Centrale, J.C. Trichet si mise a ricercare una via di mezzo - con il risultato che i tassi nel sud europa rimasero troppo bassi alimentando ulteriormente il boom, mentre nel nord rimasero troppo alti approfondendo la crisi. 

Ma anche i governi hanno fallito. Hanno permesso che i salari andassero fuori controllo. Nel sud sono aumentati bruscamente in modo da far spendere alla gente ancora piu' soldi. E poiché a causa dell'aumento dei salari anche i costi delle imprese sono saliti, le merci spagnole e italiane sono diventate piu' care in rapporto ai prodotti di altri paesi. Per questo motivo gli italiani e gli spagnoli hanno acquistato molto dall'estero e i debiti esteri sono cresciuti. 

Il contrario è successo in Germania: le aziende hanno mantenuto i salari bassi, cosa che è riuscita molto facile grazie alle riforme del mercato del lavoro della cosiddetta Agenda 2010. Come risultato, i prodotti tedeschi sono sono diventati internazionalmente piu' economici e all'estero hanno avuto un grande successo. I tedeschi stessi acquistano troppo poco dall'estero. Producono piu' di quanto consumano, e sono diventati uno dei piu' grandi creditori del mondo. I crediti verso l'estero crescono costantemente e si avvicinano al trilione di Euro.
Si può anche dire questo: una parte significativa della ricchezza tedesca è investita all'estero dove viene utlizzata di nuovo per l'acquisto di prodotti tedeschi. Gli alti risparmi nel nord e il boom nel sud Europa sono da questo punto di vista 2 facce della stessa medaglia. 

Ma i vincitori non amano riconoscere questo ciclo bizzarro. Presto ci si accorge che la crescita non è sostenibile. Quando la bolla scoppia, gli Stati del sud Europa devono accorrere per sostenere le banche e i cittadini troppo indebitati. Così aumentano i debiti degli stati, e sono necessari i fondi per il salvataggio. Gli stati del nord al contrario sono preoccupati per i loro piu' importanti clienti, e per i loro soldi investiti all'estero che con un fallimento sarebbero a rischio. 

Paul Krugman vede nei flussi di capitale dal nord al sud la causa principale della crisi dell'Euro. L'agenzia di rating Standard & Poor ha recentemente dichiarato che i problemi finanziari dell'Unione monetaria sono "una conseguenza dei crescenti squilibri esterni tra il nucleo dell''Unione monetaria e la cosiddetta periferia".

Se questo sia vero ne discutono gli esperti, ma è cruciale: chi condivide la diagnosi di Krugman, ritiene che gli appelli di Angela Merkel vadano nella direzione sbagliata, se l'obiettivo è prevenire crisi future. Invece di porre limiti al debito pubblico, dovrebbero essere inseriti dei limti all'indebitamento privato e agli avanzi commerciali con l'estero. 

Gli esperti consigliano di coordinare i salari europei, in modo che le importazioni e le esportazioni fra i paesi non divergano troppo e non si creino risparmi in eccesso. Altri suggeriscono il controllo del credito bancario. In questo modo le autorità dei paesi in boom economico sarebbero in grado di imprimere una stretta creditizia - incentivando invece gli istituti dei paesi in crisi ad un'estensione del credito. In questo modo sarebbe possibile controllare gli eccessi economici che ci hanno portato nella situazione attuale. 

Se la crisi è il risultato di un eccesso di debito privato, generato dagli squilibri commerciali fra i paesi europei, e se questa è veramente la causa, per gli europei non è una buona notizia. Una crisi del debito privato è notoriamente piu' difficile da risolvere di una di debito pubblico. I debiti pubblici possono essere abbattuti attraverso un taglio della spesa pubblica oppure attraverso un innalzamento delle tasse. Non è cosi' facile da realizzare politicamente, ma in principio fattibile: il denaro è già nel paese, in teoria solo distribuito in maniera sbagliata. I debiti privati possono essere abbattuti, solo se un paese per un lungo periodo di tempo vende all'estero piu' merci di quante non ne importi. Questo significa: i nord europei dovrebbero spendere di piu', e le imprese del sud ridurre i salari e portare sul mercato dei prodotti innovativi. E' un processo difficile da avviare. In ogni caso dura molto. 5 anni dicono alcuni economisti, 20 anni dicono altri. 

Secondo i critici, invece, c'è solo un'altra alternativa: i paesi in crisi escono dall'Eurozona e reintroducono la loro propria moneta. Potrebbero svalutare la loro valuta e recuperare la competitività abbastanza rapidamente. Per i tedeschi sarebbe molto piu difficile esportare, e allo stesso tempo avremmo un periodo di caos finanziario.

E questo è quello che gli economisti anglosassoni profetizzano per l'Europa. Secondo il loro punto di vista è semplicemente logico.

venerdì 3 febbraio 2012

Il lato nascosto del Jobwunder


VER.DI (Vereinte Dienstleistungs Gewerkschaft), principale sindacato nel settore dei servizi, ci spiega cosa si cela dietro i dati sull'occupazione tedesca.



A prima vista i fatti parlano da soli: nonostante la crisi persista, il numero dei disoccupati  è  basso come mai fino ad ora. E anche adesso in inverno, quando i disoccupati crescono per le condizioni ambientali, restano sempre meno di 2 milioni. Dopo un lungo periodo nel quale abbiamo avuto 6 milioni di disoccupati, la situazione attuale è definita "Jobwunder", con un lato nascosto però. Quasi un lavoratore su 10 ha un secondo lavoro, perchè il reddito da lavoro principale non è sufficiente al sostentamento.

In cifre questo significa: 2.6 milioni di persone, ufficialmente occupate,  guadagnano attraverso un minijob 400 € al mese lavorando per 15 ore alla settimana. Sono 135.000 persone in piu' rispetto all'anno precedente. E la tendenza? Saranno sempre di piu'. Soprattutto nel commercio al dettaglio, nella pulizia degli edifici, e nella ristorazione. Anche nella sanità e nei servizi sociali lavorano sempre piu' spesso "Minijobber": nel 2011 sono stati in totale 272.000 occupati, quasi quanto nel settore della ristorazione.

Inoltre sempre piu' persone sono occupate a tempo parziale. Rispetto ai lavori full time che sono aumentati solamente del 1.4%, i lavori a tempo parziale sono aumentati del 7.3 %. Gerd Dielmann,  sindacalista attivo in  ambito sanità e professione infermieristica sa anche il motivo:  molte infermiere lavorano anche nella cura a domicilio dei pazienti perché nel loro ambito ricevono solo lavori parziali. Anche i prelievi del sangue negli ospedali spesso vengono svolti da assistenti che lavorano sulla base di un minijob di base.

Il fatto che sempre piu' persone debbano cercarsi un secondo lavoro per integrare i guadagni, ha a che fare con il livello troppo basso degli stipendi. Secondo Elke Hannack, del comitato esecutivo del sindacato Ver.di (principale organizzazione sindacale nei servizi) "2.1 miloni di lavoratori lavorano per meno di 6 € l'ora, la metà di questi per meno di 5 € l'ora. Questo oggi non è piu' sufficiente per condurre un'esistenza dignitosa. Per questo motivo i lavoratori cercano opportunità di guadagno aggiuntiva per non dover chidere aiuto agli uffici pubblici"

E importante sottolineare che le paghe orarie basse di questi anni avranno un pesante effetto in futuro: "bassi stipendi portano ad una bassa pensione, e i minijob sono un biglietto di ingresso per una vecchiaia povera" continua Elke Hannack.  Già nel 2010 la pensione media per uomini e donne nella ex Germania ovest era di 713 €, nei nuovi Bundeslandern di 850 €. "Per combattere la povertà è necessaria una nuova legislazione del lavoro. Un inizio sarebbe l'introduzione di una paga minima oraria di 8.5 € l'ora in modo che tutti gli occupati possano vivere decentemente del loro lavoro".

Quello che rimane del Jobwunder.

I datori di lavoro sulla base delle leggi attuali possono assumere in maniera flessibile e licenziare rapidamente. Le riforme del lavoro avrebbero dovuto produrre un Jobwunder. Ma l'obiettivo era solo quello di abbassare il costo del lavoro. Le conseguenze sono gravi: gli atipici perdono il lavoro con estrema facilità. Soprattutto il lavoro in affitto ha avuto l'effetto di dividere i lavoratori. 

Il lavoro deregolamentato ha spinto sempre piu' persone a diventare lavoratori indipendenti. Il loro numero è cresciuto dal 2000 di mezzo milione ed ha raggiunto i 4 milioni. Il 60% di questi sono donne. Sicuramente non dovranno ascoltare nessun capo. Ma non hanno neanche i diritti e le protezioni sociali dei lavoratori dipendenti. Hanno bisogno di competere nel mercato e di farsi la concorrenza per ottenere un lavoro. Il 30 % di loro, ma fra le donne sono il 40 %, vivono  con meno di 1.100 € netti al mese.

 Se un rapporto di lavoro su tre si discosta dal cosiddetto lavoro normale, le cause sono da ricercare nelle riforme di mercato degli ultimi 10 anni. In particolare la cosiddetta "Agenda 2010" dell'allora governo Rosso-Verde ha avuto un ruolo importante in questo mutamento. Da allora i lavori a basso salario, come i Minijobbs, il lavoro in affitto e i finti lavoratori indipendenti sono  cresciuti massicciamente.

I salari di tutti questi lavoratori occupati sono in media significativamente piu' bassi di un normale rapporto di lavoro. Quasi la metà di questi lavoratori guadagna salari lordi al di sotto della soglia di basso salario - e la tendenza è in crescita. Ma anche condizioni di lavoro normali sono a malapena sufficienti per condurre un'esistenza dignitosa.
Le leggi vigenti fanno in modo che il dumping salariale sia ampiamente praticato. Ci sono inoltre circa mezzo milione di persone che guadagnano cosi' poco con il loro lavoro che per vivere devono richiedere i sussidi statali. Questo costa allo stato 11 miliardi di Euro all'anno che vanno a finanziare con il denaro dei contribuenti le deflazioni salariali dei datori di lavoro.

Il lavoro temporaneo in affitto - Lehiarbeit.

Fino al 2004 il lavoro temporaneo in affitto era un'eccezione. Gli imprenditori lo usavano per far fronte ai picchi di lavoro. Con le leggi HARTZ IV l'allora maggioranza di governo rosso verde ha deregolamentato il lavoro temporaneo. Da allora è in piena espansione. Le aziende hanno fondato le loro agenzie di lavoro in affitto per poter fare dumping sui salari. Ora anche gli infermieri lavorano con un contratto di lavoro in affitto. I servizi sociali come la Caritas hanno fondato le loro agenzie di lavoro in affitto. Nel settore del commercio al dettaglio, i lavoratori in prestito sono all'ordine del giorno. Anche i redattori nei giornali sono spesso lavoratori temporanei in affitto. 

In tutti questi settori i datori di lavoro con l'aiuto del lavoro temporaneo riducono il numero degli impiegati permanenti ed il costo del lavoro. Prima delle leggi Hartz erano circa 300.000, dopo sono saliti fino a 800.000. Durante la crisi sono stati i primi a perdere il lavoro. Poi poco dopo hanno avuto un boom. I lavoratori in affitto erano all'inizio del 2011 circa un milione.  Ogni 3 posti di lavoro vacanti, uno viene ricercato attraverso le agenzie di lavoro temporaneo.  Secondo uno studio del Instituts für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung, solo il 7 % di tutti i lavoratori temporanei riesce a fare il salto verso un posto stabile. Piu' di 2/3 di questi lavorano per un salario orario sotto la soglia del basso salario. La Germania è così diventato il paese occidentale con il piu' alto gap salariale tra lavoro temporaneo e quello regolare.