mercoledì 15 febbraio 2012

Le belle armi per Atene


Die Zeit, voce fuori dal coro, ci racconta gli affari tra Berlino ed Atene: aerei, sottomarini, panzer e fatture insolute.


Fregate, sottomarini e carri armati: per l'esercito greco non ci sono misure di risparmio. E la Germania ne trae vantaggio.

Il nostro interlocutore  ha in testa chiara la lista dei desideri del Ministero della  Difesa greco: fino a 60 aerei da combattimento del tipo Eurofighter per circa 3.9 miliardi di Euro. Fregate francesei per circa 4 miliardi, motovedette per 400 milioni di euro. Questa sarebbe la somma prevista per la modernizzazione della flotta greca. Mancherebbero ancora le munizioni per i Panzer Leopard, e si dovrebbero sostituire 2 elicotteri di fabbricazione americana Apache. E poi bisognerebbe comprare dei sottomarini tedeschi, prezzo complessivo: 2 miliardi di Euro.

Quello che ci racconta l'uomo che esce ed entra dal Ministero della Difesa greco suona alquanto assurdo. Uno stato che è vicino al fallimento e che viene sostenuto con i miliardi dell'Unione Europea, vuole acquistare grandi quantità di armi. L'uomo che incontriamo in un caffé di Atene lo si vede spesso nelle foto vicino al ministro o ai generali dell'esercito greco, telefona spesso a queste persone, e sa come muoversi. Sa quanto sensibile sia il tema, e vorrebbe perciò non far comparire il suo nome sul giornale. Non considera l'acquisto di armi un tema da rendere pubblico. "Se la Grecia in marzo riceverà come previsto la prossima tranche di aiuti finanziari da 80 miliardi, c'è una possibilità molto concreta, di chiudere dei nuovi contratti per la fornitura di armi".

Se dovesse rimanere disponibile anche un miliardo, ci rivela il nostro interlocutore, potremmo ordinare il primo Eurofighter oppure fare un ordine vincolante per le fregate. 

Veramente incredibile: in questi giorni si decide se la Grecia deve rimanere nella moneta unica o tornare alla Dracma. Negli stessi giorni i medici trattano negli ospedali di Atene solo i casi piu' urgenti, scioperano i conducenti dei bus, mancano i libri nelle scuole e migliaia di dipendenti pubblici dimostrano contro il loro prossimo licenziamento. Il Governo approva un piano di tagli che non risparmierà nessun cittadino. 

Nelle forze armate e nell'industria della difesa ogni pacchetto di risparmio governativo è passato senza lasciare tracce. 

La Grecia dopo il Portogallo è il piu' grande acquirente di armi tedesche.

Nel 2010 il bilancio della difesa greco era di quasi 7 miliardi di Euro. Questo rappresenta circa il 3% del PIL del paese, una cifra che nella NATO raggiunge solo gli USA. E nel 2011 il ministero della difesa greco ha ridotto di 500 milioni di Euro gli acquisti di armi. Per quanto riguarda il numero dei 130.000 mila soldati per ora non cambia nulla.

Fra i partner europei della Grecia ce ne sono pochi che si pronunciano pubblicamente per un il blocco delle spese militari greche. Uno di questi è Daniel Cohn-Bendit, capo dei verdi all'Europarlamento: "Dall'esterno i paesi europei intervengono praticamente in tutti gli ambiti di azione del governo greco. Agli infermieri sarà ridotto lo stipendio, e tutto il possibile sarà privatizzato. Solo il bilancio della difesa, si sostiene, sarebbe un diritto sovrano degli stati. Questo è surreale"

Cohn-Bendit ritiene che dietro l'esitazione dell'Europa si nascondano degli interessi economici molto forti. E il maggior approfittatore della politica di armamento greca in Europa è la Germania, campione europeo del risparmio. Secondo il resoconto sull'expport di armi del 2010 appena pubblicato, la Grecia dopo il Portogallo - un altro stato vicino al fallimento - è il più grande acquirente di armi tedesche. I giornali spagnoli e tedeschi, hanno diffuso il rumor, secondo il quale Angela Merkel e Nicolas Sarkozy durante un meeting in ottobre con il presidente Papandreu, gli avrebbero ricordato di completare gli ordini di armi aperti e esortato a farne di nuovi. Negli ambienti di Papandreu questo non è stato confermato, anche il governo federale avrebbe smentito: "le notizie secondo le quali la cancelliera  Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy avrebbero proposto alla Grecia nuovi contratti per l'acquisto di armamenti, sono prive di fondamento" ha comunicato per e mail un portavoce del governo federale di Berlino. 

L'acquisto di armamenti ha portato all'esplosione del debito pubblico greco.

Ma chi ascolta a Berlino, Brussel e Atene ha qualche dubbio sulla descrizione del ruolo della Germania dato dal governo di Berlino. L'industria degli armamenti ha una forte influenza nella capitale - quanto, ce lo racconta Hilmar Linnenkamp. E' stato per anni vice direttore per il Dipartimento degli Affari Internazionali al Ministero della Difesa, e oggi è consigliere presso la fondazione "Wissenschaft und Politik". "L'industria degli armamenti ha tradizionalmente degli ottimi rapporti con i vertici govenativi" ci dice. 

Questo emergeva chiaramente durante le visite di stato in Grecia: i membri del governo tedesco dichiaravano i loro desideri di export, ed i greci ribadivano le loro esigenze di import. Tutti sapevano che "la Grecia stava investendo troppo nel suo esercito", ci dice Linnenkamp. Così i greci nel corso degli anni hanno ammassato enormi montagne di debiti.

Di uno di questi affari miliardari ce ne parla anche il nostro uomo, nel caffé del centro di Atene. Il governo greco già nel 1999 voleva ordinare 90 Eurofighter e perciò aveva parlato con il produttore EADS e con il ministro degli esteri di allora Joschka Fischer (Verdi). I lobbisti dell'industria delle armi di allora non riuscivano a contenere la loro gioia: "avevamo bisogno di un ministro degli esteri Fischer che parlasse con il presidente greco di allora Simitis. Un ministro dei Verdi che trattava con un presidente socialdemocratico per l'acquisto di aerei da guerra" ci dice il nostro interlocutore. Peccato che l'affare si sia fermato ad una lettera di intenti - con molto dispiacere del governo federale e del consorzio militare EADS.

Tra il 2005 e il 2007, così raccontano persone vicine al precedente governo greco, la cancelliera Merkel ha cercato di convincere ancora i greci a mantere le loro promesse. Il capo di governo di allora Kostas Karamanlis voleva però giocare con il tempo. I contenuti delle riunioni di governo sono riservati: ma in questi incontri "non sarebbe usuale per la cancelliera Merkel fare pressione per l'acquisto di Eurofighter" ci dice oggi una portavoce del governo di Berlino.

Ancora nella primavera del 2010 il Ministro degli Esteri Westerwelle (FDP) aveva ricordato al governo greco dell'acquisto promesso degli Eurofighter, poche settimane prima che il fallimento di Atene fosse reso pubblico. "Westerwelle aveva richiesto un impegno per gli Eurofighter", ci dice qualcuno che ha assistito ai colloqui molto da vicino. Il ministro degli esteri aveva di nuovo assicurato sul quotidiano greco Kathimerini : "Non facciamo pressione sul governo greco per l'acquisto. Ma se ad un certo punto una decisione per l'acquisto di aerei da combattimento dovesse essere presa, i paesi del consorzio Eurofighter, che qui attraverso la Germania sono rappresentati, dovrebbero essere presi in considerazione nella decisione. All'interno dell'Unione Europea questo sarebbe pienamente normale". Poche settimane dopo aveva richiesto Westerwelle sul giornale Börsen Zeitung più disciplina dai paesi del Sud Europa: "ci aspettiamo, prima che ci siano discussioni sugli aiuti, che la Grecia esegua pienamente i propri compiti a casa per il consolidamento di bilancio".

Come si spiega questo comportamento? Ci dice l'esperto di armamenti Linnenkamp: "è stato completamente da irresponsabili, nel pieno della crisi economica greca, proporre il tema degli Eurofighter".

Ma non riguarda solamente gli Eurofighter: l'ultimo report sull'export di armamenti ci mostra  che la Grecia nel 2010 ha importato dalla Germania esattamente 223 Panzer del tipo M109 provenienti dai depositi della Bundeswehr e perfino un sottomarino della classe 214. Valore totale degli affari: 403 milioni di Euro. Negli anni precedenti anche la Krauss-Maffei Wegmann aveva guadagnato abbondamente nel sud Europa. L'azienda di Monaco aveva consegnato 170 Panzer Leopard-2 ad Atene, per un valore di 1.7 miliardi di Euro. Quando i greci sono rimasti indietro con i pagamenti, i funzionari pubblici nel governo di Berlino hanno discusso di nuovo il tema: "la linea era quella di cercare di incassare gli arretrati verso l'industria degli armamenti" dichiara un lobbista tedesco.

Anche i sottomarini della Thyssen Krupp, gli elicotteri della Eurocopter e i missili della Diehl BGT Defence sono l'orgoglio dei militari greci. La spesa militare ha contribuito molto all'esplosione del debito pubblico greco. La Grecia non è solamente al vertice della classifica europea della percentuale di spesa in armamenti in rapporto al PIL. Secondo l'istituto di ricerca svedese sulla pace SIPRI fra il 2005 e il 2009 solo Cina, India, gli Emirati Arabi e la Corea del Sud hanno registrato piu' import di armi di quanto non abbia fatto la Cina.

Dimitris Droutsas è uno dei pochi greci che su questi numeri si esprime volentieri. Fino al 2001 è stato Ministro degli Esteri greci. "Non abbiamo speso così tanto per la difesa solo perchè questo ci faceva piacere" ci dice. I confini greci dovevano essere difesi contro i flussi migratori dal Nord Africa e dall'Asia e ogni giorno abbiamo conflitti con la Turchia. "Come ministro degli esteri ho sempre ricevuto, quasi ogni giorno, notizie sulla violazione del nostro spazio aereo da parte di aerei turchi". "Inoltre la Grecia ha guardato con preoccupazione alla crescente attività della marina turca nel mar Egeo e solo 35 anni fa abbiamo vissuto l'invasione turca di Cipro". Da allora  i greci vivevano in uno stato di paura. Che ci sia stata una corsa agli armamenti con la Turchia, anche se entrambi fanno parte della NATO, Droutsas lo considera legittimo: "Che noi vogliamo o no, la Grecia è obbligata ad avere a disposizione una larga forza militare".

E' mancata fino ad ora la pressione dall'esterno a bloccare il riarmo.

Gli uomini come Droutsas non devono temere la rabbia del proprio popolo. Il settore militare  garantisce infatti sicurezza e posti di lavoro. In un paese senza industrie significative questo vuol dire molto. Le industrie militari tedesche l'hanno capito presto e si sono legate strettamente con le industrie greche. Qualcuno che ha trattatto a lungo sull'argomento racconta: "in Grecia gli affari legati agli armamenti erano un dare e un avere. Che cosa ricevo in in cambio se compro da voi un panzer? Si trattava sempre di ricompense. Ogni politico che sottoscriveva un contratto con le aziende tedesche, sperava che una parte del denaro versato potesse tornare indietro".

Quando nel 2003 è stato siglato un contratto per l'acquisto di Panzer Leopard con l'azienda di Monaco Krauss-Maffei Wegmann (KMW), questo non ha garantito solo posti di lavoro tedeschi, ma anche centinaia di lavori per l'azienda Hellenic Defence Veichle Systems nella città portuale tedesca Volos. Questa azienda, controllata dal gruppo KMV, fu fondata proprio per ottenere la Grecia come cliente: e successivamente le è stato assegnato il montaggio di 100 Panzer. Oggi i suoi dipendenti si sono specializzati nella manutenzione dei Panzer e dei loro accessori. Gli stessi lobbisti si meravigliano che la Grecia, secondo il registro delle armi delle Nazioni Unite abbia 1614 carri armati nell'inventario. "In questa regione così impervia, con i panzer, i greci non potrebbero fare nulla" ci dice un esperto del settore. Nonostante questo sono stati acquistati.

Lo stato sociale si restringe, il bilancio della difesa si allarga.

Anche il cantiere di Kiel HDW (Howaldtswerke-Deutsche Werft) hanno fatto buoni affari con la Grecia. Affinché la vendita degli U-boot (sottomarini) del valore di 2.85 miliardi potesse concludersi, i tedeschi hanno dovuto acquistare la barcollante Hellenich-Shipyards-Werft ad Atene. Questo ha garantito 1.000 posti di lavoro ai greci.

Che in Grecia non si levassero critiche per i contratti miliardari con la Germania, non suscita meraviglia. Dietro le quinte i militari e i lobbisti erano daccordo "perchè nel settore si sapeva con esattezza quello che la Turchia stava ricevendo, e corrispondentemente si faceva pressione affinché noi greci potessimo disporre dello stesso" dichiara un politico greco. 
Anche la pressione dall'esterno ad arrestare il riarmo, ancora ad oggi non c'è stata. Le conseguenze: secondo le indicazioni della Troika (EU, FMI, BCE) il budget della difesa non sarà toccato. Secondo il programma di stabilità e crescita, già nel 2010 il budget per gli armamenti doveva essere ridotto dello 0.2 %, pari a 457 milioni di Euro. Questo sembra molto, ma nello stesso documento si propone di tagliare la spesa sociale di 1.8 miliardi di Euro. Anche nel 2011 si dovevano ricercare ulteriori tagli alla spesa per la difesa. Concretamente questo non è stato ancora fatto. 

Il Parlamento greco ha utilizzato questa libertà prontamente. Nel bilancio 2012 si prevede che lo stato sociale debba diminuire di un ulteriore 9 %, circa 2 miliardi di Euro. I contributi alla NATO dovrebbero aumentare del 50 % fino a raggiungere i 60 milioni di Euro, le spese per il Ministero della difesa dovrebbero crescere di 200 milioni di Euro e raggiungere 1.3 miliardi di Euro: una crescita del 18.2 %.

E il governo tedesco? Così ci dice un portavoce del governo di Berlino: "il governo sostiene il programma di consolidamento del primo ministro Papademos. E' accettato che il governo greco prenda misure di risparmio anche in ambito militare". Allo stesso tempo il portavoce riferisce che che ci sono dei casi di mancato pagamento in merito alla fornitura di armi. "Ci sono stati con i precedenti governi delle conversazioni su casi particolari di ritardo nei pagamenti. Il governo federale tuttavia si aspetta che tali contratti vengano onorati"

lunedì 13 febbraio 2012

Referendum sui salvataggi nell'Eurozona


Seehofer, (segretario della CSU) vuole un voto popolare sul salvataggio dell'Euro. Dal Financial Times Deutschland.




Nel pieno della lotta per il salvataggio della Grecia, il capo della CSU e governatore del Land Bayer lancia una proposta radicale:  chiedere ai cittadini tedeschi di votare sul salvataggio dell'Euro con un referendum. Ma questo non sarebbe possibile con la legge costituzionale attuale.

Il numero 1 della CSU Horst Seehofer vuole far decidere ai cittadini sulle misure di salvataggio dell'Euro. "I provvedimenti sul salvataggio dell'Euro potrebbero essere oggetto di una votazione referendaria" ha dichiarato oggi Seehofer. "La partecipazione al salvataggio degli stati indebitati con fondi e garanzie molto importanti, dovrebbe essere decisa dal popolo. Questo controllo dei cittadini sul potere lo considero molto importante".

I referendum sulle questioni fondamentali dell'Europa sono generalmente "un buon modo, per portare l'idea di Europa più vicina ai cittadini" ha detto il presidente del Land Bayer:" Questo strumento deve essere garantito dalla costituzione". Al momento la costituzione attuale prevede la possibilità di indire un referendum, quando viene richiesta una nuova suddivisione dei Bundesland o quando la costituzione deve essere modificata. 

Con questa proposta Seehofer fa proprio un malcontento molto diffuso nell'opinione pubblica: per i paesi iperindebitati come la Grecia, che in questi giorni è sull'orlo della bancarotta,  o per i fondi per il salvataggio dell'Euro come il EFSF o il ESM la Germania mette a disposizione centinaia di miliardi di Euro. E allo stesso tempo l'Eurozona è radicalmente cambiata. I cittadini non possono in alcun modo esprimere la propria opinione. 

Allo stesso tempo, secondo molti, questo tipo di decisioni popolari sarebbero molto rischiose. Un "Nein" del popolo tedesco circa gli aiuti verso i paesi in crisi potrebbe acuire le turbolenze sui mercati finanziari. Anche l'incertezza sull'esito potrebbe rendere i mercati piu' nervosi.  

Seehofer a tal proposito è convinto che anche su temi impopolari ci sarebbe la possibilità di ottenere la fiducia degli elettori:"Bisogna solo sforzarsi di essere trasparenti e motivare le proprie scelte". Il popolo è sufficientemente intelligente, per poter decidere su domande difficili. 

Per quanto riguarda la Grecia ha chiarito Seehofer, che l'aiuto ci sarà solo se la volontà di riforma non viene meno: " Se coloro che devono applicare le riforme, sperano che esista un obbligo di versamento, non arriveremo mai ad una unione di stabilità" ha dichiarato a Der Spiegel.

Sempre a Der Spiegel, Seehofer ha dichiarato di escludere un aumento delle garanzie fornite dalla Germania ai salvataggi nell'Eurozona:" i 211 miliardi di garanzie totali fornite dalla Germania  per il salvataggio dell'Euro non possono in alcun modo essere aumentati" ha dichiarato "questa è la linea rossa".

Anche il ministro delle finanze Schäuble (CDU) e il ministro degli esteri Guido Westerwelle (FDP) hanno aumentato la pressione su Atene. La Grecia non deve diventare un pozzo senza fondo, ha detto  Schäuble alla Welt am Sonntag. Il paese deve diventare nuovamente competitivo. Facendo trapelare che questo non deve accadere necessariamente all'interno dell Euro. "Questo è nelle mani dei greci" ha dichiarato Schäuble.

domenica 12 febbraio 2012

E alla fine pagheranno gli altri, proprio i tedeschi


Ancora un commento dal prestigioso quotidiano conservatore Die Welt contro la permanenza di Atene nell'Eurozona: l'accordo appena firmato rimanderebbe solo il problema.


Nella crisi del debito non si riesce a raggiungere un accordo sul risparmio con il governo greco.  Ma contro la volontà della popolazione sarà molto difficile attuare le riforme.

I greci sono stanchi. Sono contrari ai piani di risparmio del loro governo. I sindacati hanno indetto altri scioperi generali per protestare contro i tagli alle pensioni, le riduzioni salariali e i licenziamenti.

I dipendenti della società elettrica nazionale (Public Power Corporation, PPC) protestano ad Atene contro i piani di privatizzazione del governo. La rabbia dei cittadini, che vedono i loro progetti di vita distrutti si rivolge contro i politici di Atene, contro Brussel e contro i tedeschi, offesi e considerati dittatori del risparmio.

Anche l'accordo non solleva grandi speranze.

L'accordo che  dopo lunghe negoziazioni è stato raggiunto ad Atene tra il governo greco e i finanziatori internazionali non suscita grandi speranze su entrambi i lati. La Grecia promette quello che può promettere per poter ottenere il nuovo pacchetto di aiuti. E la Troika fa finta di credere alla possibilità di ripresa dell'economia greca. 

Ma le immagini dei dimostranti che bruciano le bandiere tedesche mostrano che la politica sta facendo i conti senza l'oste, il popolo greco. Non è importante la volontà di riforme del governo - che dalla Germania facciamo fatica a valutare.

Decisiva sarà alla fine la volontà del popolo di partecipare. E i greci non si mostrano pronti e nelle condizioni di accettare tagli per la stabilità della moneta unica. Tagli che vanno ben oltre le misure di austerità che in questo paese abbiamo mai conosciuto. 

I finanziatori chiudono un occhio a spese del contribuente.

Anche con il nuovo e piu' consistente pacchetto di aiuti non si calma la situazione nel paese indebitato fino al collo . Ogni due mesi ci saranno riunioni di emergenza, negoziazioni notturne e presunti successi. Ma non prendiamoci in giro: un vero salvataggio della Grecia non può essere raggiunto in questo modo. 

In termini economici, il paese dovrebbe lasciare la moneta unica, perchè è economicamente troppo debole e le sue strutture amministrative sono troppo sottosviluppate, per poter tenere il passo con gli altri. Ma politicamente sia i finanziatori europei che il governo greco hanno troppa paura di un tale passo. 

Merkel e Sarkozy esercitano pressioni sulla Grecia.

I finanziatori preferiscono chiudere un occhio che trarre le necessarie conseguenze. L'esperienza dei 2 ultimi anni mostra che ai grandi annunci di Atene sono seguiti spesso pochi fatti. Maggiore sarà la quantità di denaro richiesto, più ridotta sarà la possibilità che i paesi creditori mettano ulteriori fondi a disposizione. Così crescerà la dipendenza dei creditori dai debitori. E prima o poi l'opposizione dei cittadini greci dovrà essere pagata, a nostre spese.

sabato 11 febbraio 2012

Generazione a chiamata

Il sindacato IG Metall, principale organizzazione sindacale tedesca, ci racconta il lavoro precario.



Il lavoro a tempo determinato ha cambiato il mondo del lavoro e la nostra società. Comprare un'abitazione, creare una famiglia, pianificare la propria vita è molto difficile per i lavoratori che presto potrebbero cambiare lavoro o addirittura perderlo.   

In Germania nel 2010 circa il 12% di tutti gli occupati in età fra i 15 e i 65 anni (senza considerare gli studenti con un lavoro part time e i tirocinanti) era occupato con un contratto a tempo determinato. I contratti a tempo determinato sono particolarmente diffusi fra i lavoratori piu' giovani: quasi il 52% degli occupati a tempo determinato ha meno di 35 anni. 3 lavoratori a tempo determinato su 4 lavorano nella ex Germania dell'Ovest.

La generazione a tempo determinato ("Generation befristet") non può progettare il futuro.

Nei media si è diffuso rapidamente il termine "Generation befristet". I giovani raccontano di un costante cambio da un lavoro all'altro. Lavorano supermotivati e si impegnano per mantenere il posto. Poi di nuovo demotivati, perché la lotta per un posto fisso sembra senza speranza e i piani per la propria vita devono essere rinviati al futuro.

Con le leggi sul lavoro part-time e il tempo determinato le aziende hanno la possibilità di legarsi anche solo per un periodo limitato ai propri lavoratori. Secondo una recente sentenza della Corte di giustizia europea i contratti a tempo determinato possono essere prorogati anche numerose volte, se esiste un valido motivo. Nel caso in questione, alla lavoratrice tedesca era stato rinnovato per ben 13 volte il contratto a tempo determinato per la sostituzione di altri lavoratori. 

Un contratto a tempo determinato in Germania può durare fino a due anni. Entro questo periodo di tempo, il contratto può essere rinnovato fino a 3 volte. Per il rinnovo con motivazioni ragionevoli, la legge non prevede alcun limite di tempo massimo. La motivazione per l'avvio del contratto a tempo determinato - ad esempio la sostituzione di un altro dipendente per motivi di salute, maternità, o simili - deve però all'incirca coincidere con la durata del contratto di lavoro. 

Il nuovo ordine nel mercato del lavoro

Il mercato del lavoro in Germania è diviso in due parti. Con oltre 41 milioni di occupati, il 2011 è stato l'anno del record. Ma il numero dei lavoratori in condizioni di lavoro precarie cresce costantemente. E coinvolge in primo luogo i giovani, i quali sono occupati con il lavoro interinale, con contratti a tempo determinato oppure semplicemente con un Minijob. Si tratta molto spesso di lavori che offrono un magro guadagno e nessuna sicurezza. 

Il lavoro interinale (Leiharbeit) - non è un trampolino di lancio nel mercato del lavoro.

Il numero dei lavoratori interinali si avvicina al nuovo recordo di un milione. Come i Minijobber o i lavoratori con contratto a tempo determinato, i lavoratori in affitto guadagnano molto meno degli occupati regolari - in media il 40 % in meno. Ma non è solo lo stipendio ad essere peggiore. I lavoratori in affitto, spesso non svolgono il lavoro per il quale hanno ricevuto una formazione e hanno ridotte possibilità di formazione. Spesso a causa del periodo di occupazione troppo breve non rientrano nei criteri per ottenere le indennità di disoccupazione.

Minijob a livello record - A lavorare come Minijobber (contratti da 15 ore per settimana a 400 € netti al mese) non sono solo studenti, casalinghe o pensionati. Sempre piu' spesso anche gli occupati regolari iniziano parallelamente un Minijob. Se il salario non è piu' sufficiente per vivere, cercano di guadagnare qualche soldo in piu' con un secondo lavoro. In Germania c'erano nel 2011 circa 7.3 milioni di lavoratori impiegati con un Minijob. Generalmente guadagnano meno della metà di quanto guadagnano i lavoratori regolari in un posto a tempo pieno. 

Con i Minijob le aziende hanno trovato un modo semplice per ridurre rapidamente i costi del personale. Per questi lavoratori infatti non devono pagare né le tasse né i contributi sociali. Il fatto che il salario lordo corrisponda al salario netto dei lavoratori, è un ottimo argomento per pagare salari orari piu' bassi rispetto a quelli dei lavoratori fissi. "Se fra i 40 milioni di occupati, oltre 7 lavorano nei Minijobs, la politica delle riforme è stata forse eccessiva" ha dichiarato Berthold Huber, segretario del sindacato IG Metall.

Alle origini i mini lavori erano stati concepiti come una ulteriore possibilità di guadagno per le donne. Infatti i posti di lavoro a 400 € per molti lavoratori sono la sola possibilità di guadagno (4.8 milioni). Due terzi dei minijobber sono donne, 3.2 milioni. Per loro questa possibilità di guadagno si rivela sempre piu' un vicolo cieco: la "Minijobberin" (lavoratrice donna) rimane assicurata mediante l'assicurazione sanitaria del marito e questo impedisce a molte donne un sostentamento autonomo ed una totale indipendenza. La dipendenza dal coniuge per l'assicurazione sanitaria continua anche in età avanzata. Chi ha guadagnato molto poco nella vita lavorativa, avrà ovviamente anche una pensione piu' bassa. 

Secondo la IG Metall, questa esplosione dei contratti di Minijob sono la prova che una nuova regolamentazione del mercato del lavoro in Germania è sempre piu' urgente. 

venerdì 10 febbraio 2012

"Alla Germania non interessa se qui 3 milioni di pensionati muoiono"


Secondo Der Spiegel,  la Germania e i tedeschi ad Atene sono usati come un capro espiatorio. 






Un uomo in televisione si infiamma ogni sera in TV contro Angela Merkel, un vignettista disegna i politici tedeschi con le uniformi della Wehrmacht: in Grecia cresce la rabbia verso la Repubblica Federale Tedesca. Alcune organizzazioni professionali hanno deciso di boicottare i prodotti tedeschi.

Giorgios Trangas si è espresso con parole molto forti - ancora una volta. In quel momento ha dimenticato i suoi ospiti in studio. Trangas fissa la camera e si dedica ancora una volta al suo tema preferito: come i tedeschi stanno distruggendo la Grecia. "Alla Germania non importa se qui 3 milioni di pensionati stanno muorendo" tuona il moderatore. E questa è ancora una delle sue argomentazioni piè benevole. Benvenuti nella stazione televisiva Extra 3, la centrale delle parole di rabbia contro gli occupanti tedeschi.

"Choris Anästhetiko" si chiama il format, ed è all'altezza del suo nome: "Senza anestesia". Il programma si propone di analizzare la crisi senza falsa cortesia e con poco rispetto per chiunque. Questa sera, fra le altre cose, il programma dovrebbe occuparsi delle preoccupazioni dei tassisti e dei problemi idrici di Atene. Ma gli esperti invitati sono piu' che altro adatti ad offrire spunti al moderatore in mezzo a loro. "Provvedimenti barbari" sarebbero quelli imposti dalla Troika alla Grecia, urla Trangras agitando le braccia. Tutto sarebbe stato deciso a Berlino.

Unico problema: Trangras diffonde le sue parole d'ordine sulla crisi finanziaria non nella taverna, ma in un programma televisivo serale. Oltre a questo un programma radiofonico al mattino ("Lì sono ancora peggio"), i commenti e la sua rivista. Trangas è un cult, quello che dice in Grecia diventa importante. E' uno che riduce i problemi a poche semplici parole ad effetto e ancora peggio con un colpevole a portata di mano. Raramente gli capita di cercare i colpevoli nel suo paese.

Angela Merkel e i soldati della Wehrmacht in marcia.

Il discorso arriva alla fine su Angela Merkel - o  Trangas spinge il discorso in quella direzione - ed è a questo punto che l'uomo con il maglione di colore arancione perde completamente la calma: "Lei gioca a fare la pulita, ma le aziende tedesche in Grecia per anni hanno corrotto e concesso prestiti pericolosi. Merkel mente, quando dice, che lei di tutto questo non sapeva nulla. Ma ora fa la sentinella della finanza". Cosi va avanti per minuti, Trangas spara statistiche e mostra riferimenti al regime nazista sulla schermo oppure in studio. Anche gli spettatori in studio assistono imbarazzati allo spettacolo.

Dietro il sessantenne lampeggia un monitor. Questa sera lo sfondo è neutrale, ma non è sempre così. Trangas lascia scorrere volentieri su questo schermo immagini della cancelliera Merkel con soldati della Wehrmacht in marcia.

Pochi minuti dopo la trasmissione, Trangas è nel suo ufficio da bello zio della televisione. Prima offre da bere all'ospite tedesco e poi scivola nel suo ufficio: "Io non ho nulla contro i tedeschi". Trovo invece ripugnante quello che la Merkel e la Troika stanno facendo alla Grecia. 
Poi fa un respiro profondo e ripete le accuse della sua performance live da capo, quasi parola per parola. Mezz'ora dopo anche Trangas per questa sera ha predicato abbastanza. Augura ancora un buon soggiorno in Atene, si fa aiutare da una seconda guardia del corpo ad infilarsi la giacca e scompare con il suo SUV - di fabbricazione tedesca - nel buio della notte di Atene.
Trangas parla all'anima dei greci.

Anche se Trangas esprime il suo punto di vista in maniera quasi comica, in realtà riesce a parlare all'anima dei suoi connazionali. Molti greci vedono in questo momento la UE come il "Quarto Reich". Spesso si ha l'impressione che l'atmosfera diventi di giorno in giorno sempre piu' calda.

Che la presunta occupazione del paese guidata dai tedeschi stia indignando i cittadini, lo dimostra un'azione di questa settimana. Ad Atene si sono incontrate le associazioni di categoria dei medici, avvocati, e ingegneri e hanno deciso di boicottare i prodotti tedeschi. Come l'azione sarà organizzata non è ancora chiaro. Ma c'è da temere che sia solo l'inizio di una piu' ampia ondata di protesta anti tedesca.

Con i simboli del Terzo Reich si fa riconoscere anche Stathis Stavropoulos. Siede pochi kilometri più avanti in una redazione abbandonata e fuma sigarette a catena. Il giornale "Eleftherotypia" è da mesi ormai in sciopero, gli uffici rimangono chiusi e non riscaldati. Stavropoulos si è procurato nel frattempo un lavoro in un altro giornale ma per l'intervista ci ha invitati qui. Pochi in Grecia hanno mai visto il suo volto. I suoi fumetti al contrario li conosce ogni bambino. Stavropoulos è il vignettista più famoso del paese - e anche lui dall'inizio della crisi conosce solo un tema: i cattivi tedeschi.

I suoi disegni sono visti ogni settimana da più di 100.000 lettori, perfino il New Tork Times ha pubblicato una vignetta di Stavropoulos. Merkel, Sarkozy, commissari UE o i vertici del governo greco, lui li mette tutti in una uniforme della Wehrmacht.

Non è un attaccabrighe alla Trangas, le sue provocazioni sono più sottili. "Con le mie immagini io voglio scioccare, detto chiaramente. Ma dopo la prima idignazione dovrebbe generarsi una riflessione. Questo almeno spero" dice Stavropoulos.

Naturalmente è consapevole che con i simboli della Wehrmacht può causare nuovo risentimento nel popolo greco. Ma vale la pena rompere il tabu con un dibattito. Ci tiene a ribadire un punto importante: la sua critica è sempre contro la politica tedesca e i loro alleati greci, mai contro il popolo tedesco. 

Che questa distinzione sia chiara anche ai suoi lettori, Stavropoulos non sembra esserne poi così certo. 

giovedì 9 febbraio 2012

Siamo a 643 miliardi

Il prestigioso Istituto IFO di Monaco calcola settimanalmente l'esposizione della Germania verso il salvataggio dei GIIPS. Questa settimana abbiamo raggiunto la cifra di 643 miliardi. 


mercoledì 8 febbraio 2012

Il ricatto morale del sud Europa


Il direttore del popolare settimanale economico WirschaftsWoche commenta: il sud Europa sta ricattando moralmente la Germania e la BCE è ostaggio del Club Med.



L'Euro divide l'Europa - e la Germania polarizza: ammirazione in Francia, odio in Italia e Grecia.

Ha calcolato "Le Monde" che Nicolas Sarkozy, nel suo inizio di campagna elettorale, avrebbe nominato almeno una volta ogni minuto la Germania come modello per la Francia. Il modello Germania sarebbe il programma elettorale per la stagnante grande nazione? Poi ci si stropiccia gli occhi e ci si ricorda delle dimostrazioni contro le riforme Hartz, oggi così ammirate ed esemplari e del revisionismo della SPD che vorrebbe in parte modificarle. Ma bene, le cose vanno per il momento piuttosto bene in Germania e si riconosce volentieri al precedente cancelliere Schroeder, anche se in maniera ritardata, il merito del successo.  

Ma questa ammirazione per le nostre riforme espressa anche in Gran Bretagna, Olanda, parte dell'Italia e perfino in Spagna contrasta con un'immagine completamente diversa della Germania. Un'immagine diffusa in Grecia e in parte dell'Italia. Lì, "Il Giornale" chiama la cancelliera "culona", Angela Merkel appare nei giornali come una gerarca nazista o con i baffetti da Hitler. Se non vengono versati alla Grecia dei miliardi in maniera incondizionata, in Grecia lo si considera come un'invasione militare della Wehrmacht. Questo è sconcertante come l'oscena equazione fra i milioni di morti e il dibattito sulla giusta politica monetaria e fiscale. La sottile superficie dell'amicizia fra i popoli europei si è graffiata, sono riemersi rapidamente i vecchi odi che per molto tempo hanno lacerato l'Europa.

Ma purtroppo dobbiamo vedere anche questo: i crimini del passato vengono strumentalizzati freddamente e in maniera calcolata allo scopo di ricattare moralmente. Perchè in Europa è in corso una battaglia fra una politica di stabilità orientata alla disciplina,  per la quale si schiera la Germania, e una politica di nessuna riforma per la quale sono Atene, Lisbona e in parte anche Roma. E il sud è sulla strada per il successo. La BCE da poche settimene ha abbandonato il suo compito principale di vigilare sulla stabilità della moneta. Esercita invece una politica fiscale, con la quale stampa dal nulla centinaia di miliardi per i bilanci statali in difficoltà. La misura di tale finanziamento attraverso la stampa di denaro non è ancora stata dichiarata all'opinione pubblica tedesca. Il governo federale sorvola su questo, per non rendere evidenti i propri fallimenti. E i media, i Socialdemocratici e i Verdi non l'hanno ancora capito o peggio lo nascondono perché non vogliono passare come anti europei. Perchè è chiaro: la Germania garantisce, se la Banca centrale Greca accetta junk bond come titoli apparentemente solidi, e per questi elargisce miliardi di liquidità. Che poi arrivano di nuovo nelle casse dello stato e per i quali è la Germania a garantire.

Ora inizia invece la strategia del Tabù: con la formula "Euro o guerra" si uccide in partenza il dibattito sugli errori economici e fiscali e si chiude la bocca ai critici. Le urla anti tedesche sono solo gli eccessi di un conflitto molto piu' profondo: la logica economica impone un'uscita immediata dalla zona Euro. Ma la logica politica impedisce esattamente questo, perchè la Germania sarebbe messa alla gogna come l'affondatrice della zona Euro. La Germania è bloccata: la cancelliera si compiace del suo successo europeo sul Fiskalpakt ma il suo successo è immediatamente offuscato dalla continua creazione di denaro della BCE.
Questa è l'ora davvero della politica estera: la Germania deve costruire un'alleanza della ragionevolezza con quegli stati che rischiano di essere trascinati nel vortice: Francia prima di tutto, anche la parte economicamente ragionevole dell'Italia, l'Olanda, la Finlandia. Questi paesi potrebbero costruire un nucleo economicamente stabile, con politiche di bilancio in ordine, e avrebbero la forza, per liberare la BCE da quei paesi del Club Med che l'hanno presa in ostaggio.