mercoledì 18 aprile 2012

La bomba ad orologeria francese

Ad una settimana dalle elezioni presidenziali una parte della stampa tedesca si accorge che al di là del Reno qualcosa non va: il debito francese fa paura e la bomba ad orologeria è pronta ad esplodere. Da Focus.de
L'esperto vede in Francia una bomba a orologeria per l'Euro zona e la Germania

Mentre la fiducia dei mercati finanziari nei confronti di Italia e Spagna cala ulteriormente, gli esperti mettono in guarda dalla Francia, il grande pericolo nella zona Euro. Il piu' importante consulente di politica estera del precedente cancelliere Helmut Kohl, Joachim Bitterlick, ha dichiarato al settimanale FOCUS che in Francia ci sarebbe una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. "La Spagna sta combattendo, l'Italia è sulla buona strada, ma la vera preoccupazione è la Francia". In maniera ancora piu' drastica ha formulato lo stesso concetto l'influente giornalista economico francese Nicolas Baverez: " Le presidenziali del 22 aprile e del 6 maggio sono l'ultima possibilità di modernizzare la Francia sulla base di una decisione democratica". Se non lo faranno gli elettori saranno i mercati finanziari a farlo in estate. "Gli interessi per il debito pubblico francese raggiungeranno lo stesso livello di quelli italiani". Si rischia "lo schianto contro il muro del debito", indipendemente dalla vittoria del presidente uscente Nicolas Sarkozy o dello sfidante e favorito Francois Hollande. 

Per la SPD le elezioni sono già decise: "Sarebbe un bene, se tutti in Germania si abituassero all'idea che Francois Hollande sarà il nuovo presidente" ha dichiarato a FOCUS il leader della SPD Frank-Walter Steinmeier.

lunedì 16 aprile 2012

La BCE semina inflazione

La conservatrice Wirtschaftswoche attacca nuovamente la BCE e la sua politica monetaria: il riequilibrio interno alla zona Euro avverrà a spese dei risparmiatori tedeschi. Continua il mantra anti-inflazione.
A causa delle politiche della BCE, la Germania si appresta a vivere una fase di inflazione. Si ridurrà il valore della proprietà e della ricchezza.

Non ci può consolare il fatto che secondo l'ufficio di statistica federale, il costo della vita in Germania a marzo è cresciuto solamente del 2.1 % rispetto al 2.3 % del mese precedente. Le previsioni di inizio anno degli economisti che ipotizzavano un'inflazione inferiore al 2% sono ormai carta straccia.

Politiche per il sud.

Il nostro tasso di inflazione resta ancora inferiore al 2.6% medio della zona Euro. Ma la situazione cambierà ben presto, visto che la politica monetaria della BCE resta troppo espansiva per la Germania.

Da quando i paesi del sud Europa hanno dirottato la BCE e occupato i posti principali con i loro rappresentanti, la banca centrale adotta una politica monetaria chiaramente orientata agli interessi del sud Europa. Bassi tassi di interesse e rendimenti spinti artificialmente verso il basso dovrebbero nelle intenzioni della BCE salvare i paesi del sud Europa dalla bancarotta.

Il conto in futuro lo pagherà la Germania - attraverso una inflazione crescente. I segni che la BCE sta seminando inflazione sono evidenti. I tassi a 3 mesi in Germania sono ampiamente negativi, a -1.3 % se si considera l'inflazione. Lo stesso per i Bund a 10 anni, che hanno un rendimento reale di - 0.3 %.

Per i cittadini e le imprese non ha piu' senso depositare il denaro presso le banche o acquistare titoli di stato. E infatti investono il loro denaro nell'acquisto di beni di consumo, immobili o in nuovi macchinari e attrezzature. Nel mercato immobiliare il boom ha lasciato delle tracce ben visibili. I prezzi delle case secondo i dati della Bundesbank negli ultimi 2 anni sono cresciuti dell'8%.

L'inflazione redistribuirà le ricchezze

La robusta domanda interna ha fatto in modo che le capacità delle aziende nonostante la recente crisi economica restino sfruttate al massimo. La domanda crescente di forza lavoro e la mancanza di lavoratori specializzati rendono il mercato del lavoro sempre piu' un mercato dell'offerta, nel quale i lavoratori dettano le condizioni.

Il generoso accordo salariale nel settore pubblico è solo l'inizio di una ventata di rialzi salariali in arrivo.  Le aziende dovranno trasferire ai consumatori gli aumenti dei costi. Con effetti letali: l'inflazione redistribuirà la ricchezza dei creditori ai debitori, renderà i poveri piu' poveri, distorcerà la struttura dei prezzi, produrrà investimenti sbagliati e ridurrà il nostro benessere.  La Germania dovrà versare molto sangue per l'Euro.

Lieto fine: il lavoro e la felicità in Germania


La popolare Bild.de ci racconta l'happy end della crisi del sud Europa. Giovani e capaci laureati fuggono da mercati del lavoro in profonda crisi e trovano la felicità e la realizzazione in Germania. Prosegue il feeling fra la stampa popolare e il governo di Berlino.


Abbiamo trovato la felicità in Germania - Sempre piu' lavoratori dal sud Europa.

Nel loro paese regna la crisi e sempre piu' spagnoli e greci arrivano in Germania per lavorare. 43.000 spagnoli, (+ 9% sull'anno precedente) e 112.000 greci (+8%), sono i dati dello scorso anno (Bundesagentur fuer Arbeit). 

Christos Kotanidis (33) dalla Grecia, Ingegnere civile

"Ho studiano a Tessaloniki, dopodiché ho trovato un impiego, ma a causa della crisi abbiamo iniziato a lavorare solo a tempo parziale e abbiamo dovuto rinunciare alla metà del salario. Quindi mi sono cercato un lavoro in Germania, perchè avevo studiato il tedesco già da bambino. Mi posso immaginare di restare qui a lungo e di creare una famiglia".

Laura Liarte, 27 anni, dalla Spagna, specialista di IT.

E' da gennaio ad Eschborn e lavora per il fornitore di servizi  informatici GFT

"Ho studiato informatica e poi subito dopo ho trovato un lavoro a Barcellona. Appena ho sentito che in Germania c'era una posizione libera, mi sono candidata subito. La situazione del mercato del lavoro in Spagna è frustrante. I laureati spesso guadagnano meno di 1000 Euro al mese. Prima o poi vorrei tornare nel mio paese, ma al momento le prospettive non sono buone".

Edoardo Gomez Martinez, 24 anni, dalla Spagna.

Da ottobre 2011 lavora come ingegnere aereonautico presso Ferchau Aviation in Hamburg

"Ho studiato ingegneria a Madrid. Dopo 4 mesi di pratica presso Ferchau Aviation ad Amburgo mi è stato offerto un lavoro. Ho colto subito l'occasione, visto che in Spagna la metà dei laureati è disoccupata. Soprattutto in Germania guadagno molti piu' soldi. Con la lingua non ho alcun problema, ho frequentato dei corsi di lingua a Madrid"

Marta Garcia Blasco (33) dalla Spagna, esperta di Tunnel.

Nell'agosto 2011 ha iniziato a lavorare presso Deutschen Bahn (ferrovie tedesche).

"Come ingegnere ho iniziato a lavorare presso un'azienda di costruzioni a Valencia. A causa della crisi gli ordini sono crollati e il mio futruo è diventato insicuro. Mi è stato subito chiaro che quello era il momento per qualcosa di nuovo. Poiché avevo studiato 2 anni a Vienna e lì avevo imparato il tedesco, mi sono cercata un lavoro in Germania. E proprio qui da sempre desideravo lavorare. Adesso sono responsabile per dei progetti di costruzione dei tunnel e sono molto felice".

Sempre Bild.de ci dà i numeri del Jobwunder: 1 milione di posti vacanti.

In Germania il mercato del lavoro continua a tirare e il Jobwunder non si spegne. Al momento ci sarebbe circa 1 milione di posti di lavoro vacanti secondo l'istituto di Norimberga IAB. Da un punto di vista contabile ci sarebbero 3 disoccupati ogni posto libero - dato migliore da almeno 20 anni.

Germania paradiso del Lavoro! L'esperto IAB Alexander Kubis: "In confronto agli altri stati siamo messi molto bene"

Bild.de ci racconta in quali settori le aziende cercano urgentemente dei lavoratori:

Costruzioni: le aziende hanno circa 35.000 posizioni scoperte per lavoratori specializzati e ingegneri.

Computer e telecomunicazioni: al momento mancano 40.000 lavoratori, soprattutto specialisti IT e programmatori.

Salute e cura: il settore cerca 70.000 nuovi lavoratori, soprattutto personale per la cura, infermieri, specialisti di farmacia.

Commercio: oltre 30.000 posizioni aperte, soprattutto nell'est mancano specialisti di macelleria e capi reparto.

Hotel e ristoranti: oltre 30.000 posizioni aperte, ricercati cuochi e impiegati di hotel.

Metalmettanico ed elettronico: 120.000 posizioni sono vacanti, soprattutto per lavoratori specializzati in elettronica,  meccatronici, ed ingegneri.

Settore pubblico: sono ricercati soprattutto insegnanti per la scuola materna e professori.

Trasporti e logistica: da qui alla fine dell'anno mancano circa 25.000 guidatori di camion.

Lavoro a tempo: le aziende cercano 50.000 lavoratori, in tutti i settori.

domenica 15 aprile 2012

Volete la bolla totale?


Mark Schieritz, popolare economista tedesco, su Die Zeit si chiede fino a che punto è possibile chiedere alla Germania di ribilanciare gli squilibri europei prima di far surriscaldare la sua economia.


C'è un consenso internazionale sul fatto che la Germania debba fare di piu' per superare la crisi della zona Euro. La domanda aggregata dovrebbe infatti essere stimolata prima di tutto nel nostro paese.

In questo modo i paesi del sud ne approfitterebbero in 2 modi: primo, con l'aumento del reddito aumentano gli introiti derivanti dalle importazioni tedesche; secondo, una maggiore utilizzazione della capacità produttiva spingerebbe verso una crescita dei prezzi e dei costi.  Le aziende tedesche in rapporto ai loro concorrenti del Sud Europa diverrebbero tendenzialmente meno competitive - e i prodotti tedeschi sarebbero sostituiti da quelli italiani. Avremmo un effetto reddito ed un effetto sostituzione che vanno entrambi nella stessa direzione. 

Fin qui tutto bene, di fatto non vi è alcuna possibilità di evitare che il sud diventi piu' economico, e che il nord consumi un po' di piu' di quanto ha fatto fino ad ora. Non ci sono alternative.

Ma il sud rinuncia all'adeguamento dei prezzi e continua a consumare allegramente: e allora sono necessari trasferimenti duraturi, perchè il capitale privato non è piu' disponibile a finanziare questi consumi.

Se il nord rinuncia ad un aumento della domanda aggregata, allora il prodotto interno lordo generale dovrà per forza di cose ridursi. La riduzione della domanda del sud non viene infatti compensata. La minaccia è una prolungata crisi economica.

L'Europa allora dovrebbe recuperare la domanda mancante dal resto del mondo attraverso una sostanziosa espansione dell'export. In questo modo si avrebbe un avanzo delle partite correnti con il resto del mondo. Ma è probabile che il resto del mondo non lo accetti.

Il prodotto interno lordo si costituisce notoriamente di consumi, investimenti, spesa pubblica, e dal saldo dell'export e dell'import.

Y=C+I+G+X-M

Se il sud spinge verso il basso C e I, deve allora succedere qualcosa, altrimenti crolla Y. E  qui entra in gioco la domanda aggregata tedesca.

L'interrogativo è allora: di quanta domanda abbiamo bisogno? L'economia tedesca al momento va abbastanza bene. La disoccupazione è bassa, i salari salgono, le importazioni stanno crescendo. Se la BCE ha il coraggio di prendere sul serio il proprio mandato e se dinanzi alle ansie  dei tedeschi non fa retromarcia, avremo una crescita dell'inflazione. Questo aggiustamento andrebbe nella giusta direzione e lo si deve lasciar correre. Ma da una prospettiva tedesca, sarebbe allora difficile giustificare ulteriori misure di stimolo dell'economia di tipo Keynesiano.

Se tutto ciò funziona, la richiesta di misure espansive aggiuntive si trasformerebbe alla fine in una stimolazione eccessiva della nostra economia. Lo si può volere o no, ma si dovrebbe almeno essere consapevoli di ciò a cui si va incontro. Un surriscaldamento dell'economia potrebbe avere effetti molto spiacevoli.

Kantoos ha un'alternativa in mente. Se la Germania non permette questo surriscaldamento dell'economia, si accresce lo spazio di azione della BCE per l'incremento della domanda aggregata nel sud - quindi la Germania avrà bisogno alla fine di una inflazione minore.

Overall AD needs to be kept constant by the ECB. If Germany does not allow more AD at home, the AD needs to be created elsewhere. (…) It is best to create some extra demand in the south, rather than overheating the German economy

Questo è vero - e una maggiore domanda aggregata nel Sud potrebbe essere ottenuta attraverso misure di risparmio minori di quelle attuali. Ma a questo punto si giunge ad un conflitto. Maggiore sarà l'affiancamento macroeconomico ai necessari aggiustamenti del sud, minori saranno le dimensioni di questi aggiustamenti. Poichè la competitività di prezzo e la domanda dipendono l'una dall'altra. Nel caso estremo di capacità produttive pienamente utilizzate i salari continuerebbero a crescere in maniera forte. E allora si potrebbe riporre le nostre speranze nel fatto che la competitività possa crescere attraverso aumenti della produttitività, ma io penso, che questo potrebbe restare a lungo una speranza.

Conclusione: non esiste una facile via di uscita.

sabato 14 aprile 2012

Senza l'ancora di stabilità tedesca, l'Eurozona è perduta


Un commento affilato di Robert Tichy, direttore di Wirstchaftswoche, il settimanale economico conservatore, ci avverte: chiedere alla Germania di rinunciare alla propria competitività significa far affondare l'intera Eurozona.
La Germania ha costretto gli stati europei a risparmiare. Ma noi non siamo in grado di mantenere l'impegno a casa nostra - a scapito dell'Euro zona.

Con il freno al debito Made in Germany l'Europa dovrà risparmiare per la propria salvezza. Ma che cosa succede se proprio ai tedeschi questi risparmi non vanno giù? Sembra proprio così: il grosso aumento del 6.3 % per il settore pubblico viene finanziato a debito. E se il sindacato Ver.di ha ottenuto un aumento superiore al 6% per i dipendenti pubblici, i sindacati dei metalmeccanici non si accontenteranno di un 4% di aumento. E così il costo del lavoro crescerà e la competitività dell'economia crollerà. La politica tedesca ama predicare una forte politica di risparmio a spagnoli, italiani, greci e portoghesi: ma i tedeschi stessi non ne vogliono piu' sapere del risparmio pubblico. Come primo ministro della Nord Reno - Westfalia, Hannelore Kraft ha fallito proprio perché la sua politica di alto indebitamento non aveva piu' nessuna maggioranza nel parlamento regionale. Adesso attraverso nuove elezioni vuole ottenere un mandato per creare nuovi debiti.

Anche il bilancio della maggioranza giallo-nera (CDU, FDP) non è austero, anzi "amico della crescita". Amico della crescita significa secondo la vulgata Keinesiana: indebitamento crescente. Per questo Schäuble intende fondare il bilancio non sul risparmio, ma su crescenti entrate fiscali, che potranno arrivare solamente dalla crescita. Se ci fosse una nuova crisi, oppure se una piccola parte delle garanzie offerte dalla Germania fossero necessarie, il nostro budget scivolerà in profondo rosso: anche un rimborso appena un po' piu' alto per i pendolari metterebbe in crisi il nostro bilancio pubblico. 

Il ritornello nuovi miliardi per l'Euro i tedeschi lo hanno fatto proprio - ma diversamente da come ci si aspettava: "Adesso ci siamo noi, non solo e sempre i greci", questo era il grido di battaglia delle "Schlecker - Frauen" (dipendenti della catena di drogherie Schlecker, recentemente fallita), con il quale hanno richiesto sussidi statali per la nuova società che sostituirà la vecchia azienda fallita. Ebbene sì, si potrebbe liquidare come inaccettabile soluzione individuale - ma giustamente suggerisce "Hamburger Zeit": sarebbe un precedente e uno schermo di salvataggio diverrebbe necessario per tutti i lavoratori, semplice e logico. L'insegnamento dalla debacle del Sud Europa non è allora la solidità del bilancio - ma una gara all'indebitamento a favore del portafoglio personale. "Morire per Danzica" nel 1939 non era molto popolare in Francia, così è oggi "risparmiare per la Grecia" da noi.

Nell'Eurozona la nuova generosità tedesca sugli stipendi e gli aiuti statali viene ascoltata con molto piacere. Alla fine la competitività tedesca e il successo nell'export sarebbero i responsabili dell'indebitamento degli altri. Senza una esplicita decisione del governo, si sta aumentando la domanda interna attraverso un aumento dei salari e l'indebitamento dello stato -  come ad esempio chiedono il capo del FMI Christine Lagarde e il candidato presidente Francois Hollande in Francia.

Se solo non si sbagliassero. I dipendenti del settore pubblico non aumenteranno la loro domanda di vini francesi, immobili spagnoli o di costose vacanze in Grecia. L'intera Eurozona avrà nel complesso grandi difficoltà, se la competitività della Germania si allinea ai livelli medi europei: solo l'avanzo commerciale tedesco con i paesi extraeuropei fa in modo che la bilancia commerciale dell'Eurozona rimanga in equilibrio.

Anche il corso dell'Euro rimane per il momento abbastanza stabile, perché i dollari vengono investiti nelle ancora sicure obbligazioni tedesche. Se l'ancora di stabilità tedesca dovesse rompersi, l'Europa e l'Euro sarebbero allora perduti.

venerdì 13 aprile 2012

Soros: la moneta unica è una cosa troppo seria per lasciarla alla Bundesbank


Anche secondo George Soros, in un commento su Handelsblatt.com, il rigorismo Merkeliano sta uccidendo l'Europa e lancia un avvertimento: non lasciamo che sia la Bundesbank a decidere il futuro dei popoli europei.

Una rottura dell'Euro per Soros non è piu' cosi impossibile come all'inizio della crisi. Nel suo commento introduce nuovi temi e suggerisce soluzioni.

La crisi dell'Euro negli ultimi mesi non è scomparsa. Al contrario si è invece rafforzata. La BCE con il LTRO da un trilione di Euro ha evitato una stretta creditizia. Ma i problemi di fondo restano irrisolti come lo erano prima, mentre il divario fra paesi creditori e paesi debitori si amplia.

La crisi forse è diventata meno volatile, ma è potenzialmente mortale. All'inizio della crisi una rottura dell'Euro era impensabile, perchè le posizioni attive e passive all'interno dell'unione monetaria erano abbastanza confuse. Tuttavia, con il progredire della crisi, il sistema finanziario della zona Euro si è sempre piu' diviso lungo le linee nazionali. 

Il LTRO ha messo le banche italiane e spagnole in condizione di fare degli arbitraggi con i titoli pubblici dei loro rispettivi paesi. Il trattamento di favore che è stato accordato alla BCE sui titoli greci, invece, scoraggierà altri soggetti dall'inverstire nei titoli di stato.

Se questa situazione andrà avanti per un altro paio di anni, una rottura dell'Euro sarà davvero possibile. E questo porterà inevitabilmente le banche centrali dei paesi creditori a dover rinunciare ai crediti verso i paesi indebitati.

Alla Bundesbank il rischio è ben noto. La banca centrale  tedesca ha infatti avviato una campagna contro l'espansione illimitata del credito e ha preso provvedimenti finalizzati ad una riduzione delle eventuali perdite, in caso di dissoluzione dell'Euro. La Bundesbank ha iniziato, gli altri paesi seguiranno l'esempio.

I mercati ne hanno già preso atto. La Bundesbank intende restringere la concessione di credito nel proprio paese. Questa sarebbe la politica giusta se la Germania fosse un paese a sé stante. I paesi indebitati hanno invece bisogno urgente di una domanda di beni piu' forte da parte della Germania, per poter evitare una recessione.

Gli stati membri dovrebbero premiare il buon comportamento

Senza questo aumento della domanda il pacchetto fiscale concordato in dicembre non potrà funzionare. L'unico modo per sfuggire alla trappola del debito è cambiare rotta. Non posso offrire nessun piano pronto, ma 3 osservazioni sono importanti.

In primo luogo le regole definite per la zona Euro sono fallite e devono essere riviste radicalmente. Secondo, la situazione attuale è anomola, e necessità di nuove misure straordinare per ristabilire la normalità. E infine, le nuove regole devono tenere in considerazione l'instabilità dei mercati.

Per essere realistici, il patto fiscale dovrebbe essere preso come punto di partenza. Naturalmente sarà necessario modificare alcuni difetti già visibili. In particolare nei bilanci pubblici si dovrebbe distinguere fra spesa per investimenti e spesa corrente.

Le regole che decidano cosa può essere qualificato come investimento devono essere soggette all'approvazione di una autorità europea. La Banca Europea per gli Investimenti potrebbe in questo caso cofinanziare gli investimenti. La carta fiscale della UE impone agli stati di ridurre i debiti pubblici di un ventesimo della quota che eccede il 60 % del PIL.

Io propongo che insieme gli stati membri ricompensino i buoni comportamenti. Essi hanno infatti ceduto il loro diritto di signoraggio alla BCE. Willem Buiter di Citibank e Huw Pill di Goldman Sachs hanno stimato questo diritto in una cifra dai 2 ai 3 miliardi di Euro.

Una società di scopo a cui trasferire questo diritto potrebbe finanziarre l'acquisto di obbligazioni senza violare l'articolo 123 del trattato di Lisbona. Se un paese dovesse violare il Fiskalpakt, sarebbe costretto a sostenerne i costi, pagando alla società di scopo il prezzo degli interessi sul debito da questa detenuto.

Inoltre sarebbe necessario creare condizioni simili per tutti gli stati, in modo che questi possano finanziarsi allo stesso tasso di interesse. Questo richiederebbe tuttavia una grossa integrazione fiscale e quindi dovrà essere introdotto gradualmente. La Bundesbank non accetterà mai queste proposte. Ma il futuro dell'Europa è una decisione politica, e decisioni di questa importanza non ricadono nelle sue competenze. 

giovedì 12 aprile 2012

Allargamento del fondo salva stati o rottura dell'Euro.


Wolfgang Münchau su Der Spiegel di fronte alle difficoltà della Spagna avverte i suoi connazionali: o accettiamo un allargamento del fondo salva stati o rischiamo una rottura della zona Euro.

La Bce ha pompato verso le  banche quasi un trilione di Euro per stabilizzare la situazione. Ma l'idea di poter comprare tempo si è rivelata illusoria. In Spagna la situazione è peggiorata, sui mercati finanziari regna la nervosità. Siamo di nuovo al punto in cui ci trovavamo prima di Natale.

Non è passato molto dall'ultima volta in cui la Germania a Brussel ha bocciato un ulteriore allargamento del fondo salva stati, i mercati nel frattempo si erano calmati. Questo non è sorprendente. Due settimane fa in Europa regnava ancora un grande ottimismo. Che cosa è cambiato in queste settimane?

Due diverse convinzioni hanno preso piede. La prima riguarda la Spagna, la seconda la Banca Centrale Europea. Sui mercati ci si attende che la Spagna già quest'anno avrà bisogno di un pacchetto di aiuti. Se questo accadesse, il fondo di salvataggio si rivelerebbe subito troppo piccolo. Fra pochi mesi saremo di nuovo davanti alla scelta, aumentare il fondo per il salvataggio degli stati o rischiare una rottura della zona Euro.

Il governo spagnolo la scorsa settimana ha votato una manovra che per quest'anno prevede un risparmio di 27 miliardi di Euro. Il problema è che la Spagna già adesso è in recessione. Il tasso di disoccupazione è già del 23%, quello dei giovani ha raggiunto e superato il 50%.

La Spagna è adesso dov'era la Grecia 2 anni fa.

Chi in tempi di recessione risparmia, si comporta in maniera pro-ciclica. Questo significa, la politica di bilancio rafforza la recessione. Il meccanismo coinvolge un'interazione fra risparmio dello stato, risparmio privato, una caduta ulteriore del prezzo degli immobili, conseguenti perdite bancarie, una restrizione del credito,  una recessione ancora piu' acuta, deficit piu' alti e un programma di risparmi ancora piu' forte. Potrebbero essere necessari molti anni per uscire da un circolo vizioso di queste dimensioni. Per la Spagna mi aspetto una recessione che durerà per almeno 10 anni.

L'ironia è che la percentuale di indebitamento della Spagna cresce sebbene il paese stia ripagando il suo debito. Il motivo è che che la percentuale è un quoziente: se il denominatore - la performance economica - cade più rapidamente del nominatore  -  i debiti -  allora il numero sale.

I mercati non credono piu' ad una stabilizzazione dei debiti della Spagna. Non è un caso che l'ultimo attacco di panico sia arrivato esattamente nella stessa settimana in cui il presidente Mariano Rajoy ha annunciato misure di risparmio per ulteriori 10 miliardi di Euro per il 2012, ottenuti con i tagli alla sanità e alla scuola. La Spagna è adesso dove la Grecia era 2 anni fa.

Da questo circolo vizioso ci sono solo 2 vie di uscita. La prima è un'uscita dall'Euro. La seconda è un programma di salvataggio che termini con un parziale taglio del debito nel settore privato. Decisivi non saranno i debiti dello stato, ma i debiti delle banche.  Anche le banche dovranno essere portate sotto un ombrello di salvataggio, e lì essere obbligate all'insolvenza o alla fusione, attraverso una copertura dei costi. Non ci sono altre vie di uscita.

La seconda ragione per il pessimismo dei mercati è una diversa percezione della politica della BCE. In dicembre e febbraio la BCE ha pompato quasi un trilione di liquidità al settore bancario. I mercati hanno reagito con una certa euforia. L'idea era quella di prestare denaro alle banche con un basso tasso e una durata triennale. In questo modo le banche avrebbero acquistato obbligazioni governative di breve durata e stabilizzato il mercato delle obbligazioni. La BCE non poteva acquistare per motivi giuridici le obbligazioni. Così ha scelto di passare attraverso le banche.

La politica BCE ha avuto l'effetto di una droga.

Questa teoria ha però una serie di imprecisioni, che ora sono diventate evidenti. Il primo è che l'azione procede indirettamente e quindi è costosa. Solo una piccola parte del denaro arriva effettivamente all'acquisto di obbligazioni. La BCE avrebbe ottenuto molto di piu' con un piccolo programma di acquisto diretto. Non è nemmeno moralmente ed economicamente chiaro perchè si dà il denaro alle banche di nascosto, ma lo si nega ai governi. In Spagna il problema non era il settore pubblico, ma piuttosto le banche.

Con l'operazione della BCE c'è un ulteriore problema. Le banche per ottenere la liquidità devono depositare delle garanzie presso la BCE. A tal fine sono stati utilizzati dei titoli di stato recentemente acquistati. Poiché avevano bisogno di ulteriori garanzie, hanno dovuto cercare soluzioni diverse. La conseguenza: le garanzie che vengono utilizzate nel mercato ipotecario sono diventate scarse. Con l'operazione della BCE molte banche non hanno piu' accesso a questa normale fonte di finanziamento privato. La politica BCE ha funzionato come una droga. Coloro che vi hanno fatto ricorso sono diventati immediamente dipendenti.

La politica BCE ha così apparentemente risolto la crisi bancaria. In verità la situazione delle banche è pessima come mai fino ad ora. E come in Giappone negli anni '90 i governi non hanno nessuna strategia per risolvere effettivamente questi problemi. La tesi piu' assurda era che la politica di liquidità della BCE avrebbe dato ai governi il tempo per risolvere la crisi. Si trattava di una illusione temporale. Ha permesso ai leader di negare la realtà per altri 3 mesi e spingere la questione in sordina.

Appena dopo Pasqua siamo al punto in cui eravamo prima di Natale.