martedì 8 ottobre 2013

La nuova offensiva tedesca in politica estera

Con un discorso forse destinato ad entrare della storia, il presidente tedesco Joachim Gauck la scorsa settimana ha chiesto ai tedeschi un rinnovato impegno in politica estera: non possiamo deludere le aspettative, il nostro paese deve essere protagonista nel mondo. Da German Foreign Policy
Berlino avvia una nuova offensiva per il consolidamento della sua egemonia all'interno dell'UE e per rafforzare il suo ruolo geopolitico. "In Germania e all'estero si fanno sempre piu' forti le voci  che chiedono al nostro paese di avere un ruolo di primo piano nel mondo", ha detto il presidente Joachim Gauck la scorsa settimana in un discorso tenuto in occasione dell'anniversario della riunificazione tedesca. La Repubblica Federale non è un'isola e in futuro non potrà sottovalutare il suo ruolo internazionale: restiamo la "quarta economia del mondo". Come fonte di ispirazione il presidente della repubblica, fra gli altri, ha fatto riferimento al ministro degli esteri polacco, che già a fine 2011 aveva chiesto una leadership tedesca piu' forte, e ad un importante pubblicista americano che recentemente, subito dopo le elezioni federali, ha chiesto a Berlino di assumere un forte ruolo di guida all'interno dell'UE. L'uscita di Gauck è stata preparata con molta attenzione dall'establishment al vertice della politica estera tedesca. Mentre parti importanti delle elite di altri paesi sono pronte ad accettare con benevolenza una nuova egemonia tedesca, la maggioranza della popolazione dei paesi del sud-Europa è molto critica nei confronti della condotta di Berlino. Le lotte di potere intra-europee continuano: il primo ministro lussemburghese Jean-Claude Juncker, già qualche mese fa, ha messo in guardia facendo un parallelo con gli anni immediatamente precedenti alla prima guerra mondiale.

La chiamata delle voci

Il presidente della repubblica Gauck, nel suo recente discorso in occasione della festa della riunificazione (3 ottobre), ha ribadito la necessità di una nuova politica estera tedesca. Con il ricorso al suo consueto armamentario retorico Gauck ha affermato che fino ad ora la Germania  sullo scenario internazionale sarebbe rimasta troppo poco coinvolta, nonostante i 6000 soldati sparsi per il mondo in oltre 10 stati e il brutale programma di risparmi imposto all'Eurozona. "Ma ora alcuni paesi nostri vicini" si augurano "un ruolo di guida per la Germania"; stanno crescendo "all'interno e all'esterno del nostro paese le voci che chiedono alla Germania una maggiore partecipazione nella politica internazionale". Il nostro paese è "fortemente popolato, al centro del continente e resta saldamente la quarta economia mondiale"; dobbiamo impedire che "la Germania sminuisca il proprio ruolo". Dovremmo pensare al "nostro paese, come a una nazione che ha il coraggio di dire si' a se stessa". La Germania non è un'isola, in futuro dovrà partecipare piu' attivamente alla soluzione dei conflitti globali, anche militarmente.[1]

La Cancelliera d'Europa

Il discorso di Gauck è stato preparato con cura nell'establishment al vertice della politica estera berlinese. L'egemonia tedesca all'interno dell'UE, da oltre 2 anni, viene discussa alla luce del sole sia nelle pubblicazioni specialistiche che nei commenti dei principali media. All'inizio del 2011 uno dei giornalisti piu' vicini al governo federale ha ridefinito Angela Merkel la "Cancelliera d'Europa".[2] Nel giugno 2013 il capo del dipartimento per la pianificazione del ministero degli esteri tedesco, Thomas Bagger, presso il Think-Tank di Washington "Center for European Policy Analysis", è intervenuto per parlare della leadership tedesca in Europa. Bagger ha dichiarato: "a Berlino si è consapevoli delle voci che chiedono un ruolo di leadership della Repubblica Federale in Europa, ma a causa della nostra storia carica di violenza, sul tema dell'egemonia tedesca resta una certa sensibilità". Il giornalista britannico Timothy Garton Ash racconta che dietro le quinte i vertici dello stato tedesco si sarebbero messi d'accordo: "Dobbiamo far finta di trattare con la Francia sullo stesso piano". [3] Nel confronto fra i due paesi, la supremazia economica tedesca sarebbe ineguagliabile.

Le elite sono divise

Una parte delle elite europee approva la nuova egemonia tedesca in Europa - e contribuisce alla sua implementazione. Il ruolo di ispiratore di questa politica l'ha avuto Radosław Sikorski, il ministro degli esteri polacco. Sikorski nel novembre 2011 in un discorso presso la Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP) ha detto: "oggi temo molto di piu' l'inattività tedesca, che non il suo ruolo di guida".[4] Da allora la chiamata ad una "leadership tedesca" nell'UE ha riscontrato una certa accettazione. In agosto Timothy Garton Ash, su di una importante rivista americana, è tornato ad interrogarsi sulla "nuova questione tedesca". Riferendosi ad incontri personali con la Cancelliera ed altri membri del governo, Ash ha scritto che la "Germania non ha cercato un ruolo di leadership in Europa", ma questa condizione è divenuta nei fatti realizzabile grazie alla grande forza economica. Dopo le elezioni presidenziali la Repubblica Federale dovrà affrontare con piu' decisione le problematiche interne all'UE. [5] Il presidente Gauck nel suo intervento del 3 ottobre ha fatto riferimento alle parole di Ash e Sikorski: a coloro che "chiedono un maggiore impegno della Germania nella politica internazionale", appartengono anche "un ministro polacco e dei professori di Oxford e di Princeton". Ash è professore ad Oxford.

Oltre l'80% è contrario

In forte contrasto con l'accettazione dell'egemonia tedesca di una parte delle elite europee, è invece l'opinione della grande maggioranza dei cittadini nei paesi colpiti dai diktat di risparmio tedeschi. Secondo un sondaggio fatto a giugno, circa l'82% dei cittadini italiani e l'88% di quelli spagnoli ritiene che l'influenza tedesca nell'UE sia troppo forte. In Francia, dove la popolazione è sempre piu' colpita dalle misure di austerità dettate da Berlino, questa opinione è condivisa dal 56 % dei cittadini.[6] 

La battaglia sulla politica estera dell'UE

Le lotte di potere in Europa proseguiranno. Una influente rivista francese recentemente ha ipotizzato che la Germania cercherà di utilizzare la sua crescente forza economica per ottenere la supremazia anche nella politica estera europea. E' evidente, sin dalla disputa sulla "Unione mediterranea" del 2008 [8], che i tedeschi non appoggiano piu' la politica estera francese, ma che intenderanno metterla sempre piu' in discussione, minando la posizione della Francia nelle sue tradizionali aree di influenza, si scriveva poco prima delle elezioni politiche tedesche. E cio' per Parigi potrebbe essere una minaccia. A questo bisogna aggiungere che la Germania considera l'intera Eurozona, in termini di politica estera, "come una sua zona di influenza", come del resto fa da sempre in campo economico, indebolendo ulteriormente la posizione della Francia. [9] Le battaglie per l'egemonia nella politica estera e militare dell'EU sono state condotte e vengono condotte in Libia, Mali e Siria; in ogni occasione ci sono state forti divergenze fra francesi e tedeschi. [10] Il presidente Gauck la scorsa settimana ha rafforzato la rivendicazione di una leadership tedesca proprio in questa direzione: "uno dei miei predecessori, Richard von Weizsäcker, aveva incoraggiato la Germania a contribuire con piu' convinzione alla politica estera e di sicurezza europea" [11]

Come 100 anni prima

Gli addetti ai lavori mettono in guardia dal sottovalutare il potenziale di escalation di queste lotte di potere. Già in marzo il primo ministro lussemburghese Jean Claude Juncker ha dichiarato pubblicamente di vedere dei forti parallelismi con il periodo precedente la prima guerra mondiale: "mi colpisce la somiglianza fra le condizioni europee del 2013 e quelle di 100 anni prima". Quanto rapidamente le tensioni attuali possano avere un'escalation, lo hanno mostrato le proteste contro i diktat di risparmio tedeschi in Grecia e in Italia: "improvvisamente sono riemersi risentimenti che si pensava fossero definitivamente scomparsi". Juncker ha avvertito con una franchezza insolita: "chi pensa che l'eterna questione della guerra e della pace in Europa non si ponga piu', potrebbe sbagliarsi. I demoni non sono scomparsi, stanno solo dormendo" [12]

[1] "Die Freiheit in der Freiheit gestalten"; www.bundespraesident.de
[3] Timothy Garton Ash: The New German Question; www.nybooks.com 15.08.2013
[4] "Deutsche Macht fürchte ich heute weniger als deutsche Untätigkeit"; dgap.org 28.11.2011
[5] Timothy Garton Ash: The New German Question; www.nybooks.com 15.08.2013
[6] Adults in Five Largest European Countries Have Mixed Feelings on Their Countries' Influence in the European Union; www.harrisinteractive.com 27.06.2013
[9] Le nouveau défi allemand de la diplomatie; www.lexpress.fr 21.09.2013
[11] "Die Freiheit in der Freiheit gestalten"; www.bundespraesident.de
[12] Euro-Krise: Juncker spricht von Kriegsgefahr in Europa; www.spiegel.de 10.03.2013

lunedì 7 ottobre 2013

Gli spioni di Bruxelles

Deutsche Wirtschafts Nachrichten (stampa popolare) ci parla del nuovo servizio di intelligence di cui si sarebbe dotata la UE. L'obiettivo è scovare gli evasori e i terroristi, ma anche gli euro-scettici e le voci critiche. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de 
Fra i progetti piu' ambiziosi di Wolfgang Schäuble c'è la creazione di un servizio segreto europeo che con circa 230 milioni di Euro all'anno, forniti dal contribuente, potrà sorvegliare i cittadini europei. Servirà a combattere il terrorismo, ma a finire sotto la sua lente saranno anche i populisti e gli euro-scettici. Il servizio di intelligence entrerà in azione anche quando i paesi iper-indebitati vorranno dare la caccia agli evasori.

L'Unione Europea ha quasi portato a termine un importante progetto: un sistema europeo di intelligence capace di supervisionare tutte le attività dei cittadini. Uno dei padri di questo sistema di monitoraggio è il Ministro delle finanze Wolfgang Schäuble.

Il servizio si occuperà principalmente di terrorismo. E questo almeno è il motivo ufficiale per cui è stato fondato.

Nei fatti pero' il nuovo servizio potrà dare la caccia ad ogni tipo di informazione: dai dissidenti agli euroscettici, dagli evasori fiscali fino ai populisti.

L'EU ha di fatto creato le condizioni per garantire un controllo completo dei cittadini. 

A Bruxelles ci sono già 1.300 dipendenti in servizio. E per 230 milioni di Euro all'anno faranno in modo che tutto funzioni secondo i piani. Ovviamente secondo i loro piani.

Il servizio di intelligence è suddiviso in sei unità: oltre ad Europol e Frontex ci sono 4 unità di intelligence, l'Intelligence Analysis Center (INTCEN), il Satellite Center, l'Intelligence Directorate e la Situation Room. Fanno tutti parte del Servizio per l'azione esterna (EAD). Soprattuto l' Intelligence Analysis Center viene considerato il nucleo del sistema di intelligence. 

L'idea per questo nuovo progetto arriva dal Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Dato il suo precedente ruolo di Ministro dell'Interno, puo' far valere una certa esperienza.

Durante il semestre di presidenza EU della Germania, nel 2007, Wolfgang Schäuble ha insediato il cosiddetto Future Group. L'allora ministro dell'interno ha aperto la strada ad una "cooperazione fra polizia, militari e servizi segreti a livello europeo", scriveva Michael Monroy su netzpolitik.org, insieme al deputato della Linke al Bundestag Andrey Hunko.

Al Future Group appartenevano l'allora vice presidente della commissione EU Franco Frattini, gli ex ministri degli interni di Portogallo, Slovenia, Francia, Svezia e Repubblica Ceca. Anche Schäuble ne faceva parte. Il gruppo aveva il compito, ad esempio, di "elaborare suggerimenti per la gestione della politica interna europea a partire dal 2010", si scriveva in un comunicato stampa di allora.

In un secondo incontro il tema era stato "il coordinamento della sicurezza interna ed esterna". Le discussioni avevano riguardato anche i principi giuridici generali (come la protezione dei dati) nell'ambito della lotta al terrorismo e della sicurezza. Un ruolo importante era stato riservato al "coordinamento delle forze militari, dell'ordine e della protezione civile".

Il risultato degli incontri del Future group sono stati anche sintetizzati in una relazione finale. Al punto 46 si legge:

"il gruppo ha sottolineato la necessità di migliorare il quadro generale per una migliore cooperazione delle forze di polizia, soprattutto attraverso il rafforzamento di Europol, lo scambio di conoscenze e l'integrazione delle tecnologie di sicurezza e informazione della polizia".

Secondo l'EU il servizio di intelligence europea (INTCEN) oggi ha i seguenti compiti:

"EU INTCEN realizza valutazioni di intelligence mettendo insieme tutte le fonti di informazione disponibili. Ogni anno EU INTCEN completa circa 200 valutazioni strategiche generali e 50 rapporti speciali. ll destinatario del documento varia in base all'oggetto o al paese analizzato. Una gran parte è indirizzata ai livelli piu' alti dell'organizzazione, altri destinatari sono i vertici dell'EAD, la Commissione e i paesi membri dell'EU. In tutti questi casi si applica il principio della "conoscenza solo quando necessaria" e si ricorre ad una valutazione della sicurezza".

Il servizio di intelligence sarà ulteriormente ampliato. "L'INTCEN potrebbe trasformarsi nel centro delle operazioni civili e militari - cosi' ha risposto il governo federale ad una interrogazione sull'argomento", si legge sempre su netzpolitik.org. L'apparato del servizio segreto di Bruxelles ha lo stesso numero di dipendenti di quello austriaco.

Il suo compito sarà garantire che l'integrazione dell'EU proceda senza intoppi.

Ed è probabile che nei prossimi anni abbia un ruolo centrale nella ricerca degli evasori fiscali. Cosi' è stato deciso recentemente al G-20: gli stati dovranno scambiarsi i dati a livello mondiale.

Per i paesi europei iper-indebitati un servizio di intelligence che possa essere attivo nella ricerca degli evasori è un investimento sensato.

A pagarlo saranno in ogni caso quelli che vengono spiati. Il sistema mostra il suo vero volto.

domenica 6 ottobre 2013

Anche i francesi nel loro piccolo si incazzano

Ogni tanto anche i francesi si arrabbiano, e dopo aver accumulato qualche centinaio di miliardi di disavanzo commerciale, il ministro dell'industria Montebourg ha il coraggio di dirlo: l'Euro è una guerra commerciale combattuta a colpi di moderazione salariale. Da Unternehmen-heute.de
Il Ministro dell'Industria francese Arnaud Montebourg ha criticato duramente la mancanza di un salario minimo in Germania. Il fatto che non sia previsto dalla legge ci danneggia, ha dichiarato  Montebourg in un'intervista all'agenzia di stampa AFP. Il primo ministro Jean-Marc Ayrault nel frattempo ha chiesto che l'occupazione giovanile e le politiche energetiche comuni diventino le priorità dell'asse franco-tedesco.

Nell'intervista comune rilasciata alla AFP, al canale LCP, a France Info e al quoditiano "Le Monde", Montebourg ha dichiarato che l'assenza di un salario minimo in Germania "danneggia i diritti dei lavoratori europei e in particolar modo di quelli francesi", poiché devono confrontarsi con una "concorrenza sleale". E' inaccettabile assistere ad "una guerra dei prezzi combattuta sulle spalle dei lavoratori", ha detto Montebourg.

Se la Germania non dovesse piu' trovare dei clienti per i suoi prodotti, poiché questi "sono in rovina oppure non hanno i mezzi per acquistare i prodotti tedeschi", sarebbe un problema anche per la Germania, mette in guardia il ministro, considerato un membro dell'ala sinistra del partito socialista. La ripresa dell'economia europea è legata al fatto che i surplus nel bilancio pubblico tedesco siano utilizzati "per il bene dell'Europa". E' indispensabile una "strategia cooperativa con benefici per tutte le parti".

Parigi da tempo accusa Berlino di danneggiare la competitività degli altri paesi europei ricorrendo a salari troppo bassi. Montebourg già alla fine del 2011, come uomo politico di opposizione, aveva accusato la cancelliera Angela Merkel di voler uccidere l'Euro e di voler costruire la ricchezza tedesca "sulle macerie degli altri paesi europei".

Il capo di governo Ayrault, invece, mercoledi sera ad un ricevimento presso l'ambasciata tedesca a Parigi non si è sbilanciato piu' di tanto: "la lotta contro la disoccupazione in Europa è una priorità", ha detto. Su questo tema il lavoro comune franco-tedesco ha già fatto progressi, ma non basta ancora. "Non possiamo accettare, che nei paesi in crisi ci possa essere una generazione perduta", ha dichiarato il primo ministro.

Anche per Bolkestein l'Euro è un esperimento fallito

L'ex commissario europeo Frits Bolkestein si schiera contro l'Euro e propone l'introduzione delle valute parallele per fermare l'unione di trasferimento. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de
L'ex commissario europeo Frits Bolkestein considera l'unione monetaria un esperimento fallito. Le differenze economiche in Europa si sono ampliate. I paesi dell'Eurozona dovrebbero introdurre una seconda e nuova valuta. Solo in questo modo sarà possibile evitare la completa disintegrazione della moneta unica.

L'unione monetaria è fallita. "L'Euro è un sonnifero" per l'Europa, e i paesi in crisi hanno già sognato abbastanza, scrive l'ex commissario EU Frits Bolkestein. I paesi in crisi si sono preoccupati molto di piu' della redistribuzione degli aiuti europei che di promuovere la loro competitività: il patto di stabilità è fallito. L'Unione di trasferimento è già una realtà.

Per Bolkestein l'uscita dall'unione monetaria dei paesi in crisi è la sola via di fuga da questa unione della redistribuzione che avrà bisogno di sempre piu' miliardi. "L'economista tedesco Hans-Werner Sinn ha suggerito che i paesi con un deficit di competitività possano uscire dall'unione monetaria in maniera ordinata, e dopo una svalutazione e una serie di riforme strutturali possano rientrare nell'unione monetaria".

Bolkestein considera questa proposta una buona idea, ma dubita che possa essere realizzata. Gli stati membri non hanno alcuna intenzione di farsi carico di questo difficile compito, ha scritto in un intervento sul giornale olandese Volkskrant. Ma la proposta di Sinn non sarebbe quella piu' desiderabile. Per l'ex commissario ed ex ministro degli esteri olandese l'introduzione di una valuta parallela sarebbe il modo migliore per uscire dalla crisi.

In questo modo i paesi economicamente piu' forti del nord darebbero la possibilità ai paesi periferici di svalutare, e quindi ribilanciare gli squilibri dell'unione monetaria.

I responsabili sono Francia e Germania

Bolkestein accusa Francia e Germania di aver violato il patto di stabilità già nel 2003, e di essere stati i primi a superare la soglia di indebitamento del 3% prevista dal trattato di Maastricht. Da allora l'applicazione dei criteri europei ha perso credibilità e da questo duro colpo non ci si è mai ripresi.

L'unione monetaria soffre per un "difetto congenito" di cui in parte sono responsabili anche  Francia e Germania, sempre secondo Bolkenstein. "Non è possibile mettere insieme un gruppo di paesi cosi' eterogeneo con differenti culture economiche". L'esplosione del debito in Grecia e in Itala era prevedibile.

Bolkestein vede una via di uscita: solo una riforma monetaria radicale puo' salvare l'Euro. Questo è l'unico modo per ripristinare la competitività dell'Europa e fermare l'unione di trasferimento.

Fritz Bolkestein, ex ministro del commercio nei Paesi Bassi, commissario EU dal 1999 al 2004, è l'autore della famosa direttiva Bolkestein, il cui obiettivo era l'eliminazione degli ostacoli burocratici e delle barriere nazionali nel settore dei servizi.

giovedì 3 ottobre 2013

Il programma del nuovo governo secondo Sinn

Hans Werner Sinn su Handelsblatt.de propone un programma per il nuovo governo federale: basta con l'OMT, una nuova Maastricht, e la riforma del diritto di voto nel board BCE. Da Cesifo-group.de
Il compito principale della prossima legislatura sarà la soluzione della crisi Euro e la stabilizzazione di una moneta unica europea finalmente capace di funzionare. La BCE dovrà necessariamente interrompere la sua politica fiscale regionale, travestita da politica monetaria.

I politici attuali non saranno piu' in carica quando al conto della crisi demografica e dei crescenti costi pensionistici si aggiungeranno i rischi sulle garanzie creditizie offerte ai paesi in crisi. A rischio sarà la coesione dell'intera UE. Il nuovo governo federale dovrebbe mettere questo tema in cima alla propria agenda. Se troverà la forza e il coraggio per farlo, è un'altra questione.

Primo: la rinegoziazione del trattato di Maastricht per fermare la stampa di denaro nei paesi in crisi. Non è accettabile che la BCE senza il controllo dei parlamenti nazionali abbia fornito i due terzi degli aiuti internazionali ai paesi in crisi (782 dei 1106 miliardi di Euro), e che i parlamenti nazionali si trovino nella condizione di dover salvare la BCE dal rischio di subire una perdita su questi crediti, approvando un pacchetto di salvataggio dietro l'altro.

I parlamenti dovranno liberarsi dal ruolo di assistente del board BCE. Sarà necessario limitare istituzionalmente i crediti regionali di natura fiscale e chiedere di rimborsare quelli già concessi. Il modello di riforma da adottare è offerto dal sistema della Federal Reserve americana. Se non sarà scelto questo percorso, all'interno del board BCE sarà necessario  ponderare il diritto di voto sulla base delle garanzie offerte dai diversi paesi e quindi modificarne le regole.

Secondo: la revoca del programma OMT. Non è accettabile che la BCE offra ai possessori dei titoli di stato dei paesi in crisi un'assicurazione gratuita e prometta di farsi carico delle perdite derivanti da questi titoli a spese del contribuente dei paesi ancora in salute. Questa politica porta ad una errata allocazione dei flussi di capitale in Europa e finirà per costringere gli stati a garantire con gli Euro-bond i debiti dell'Eurozona. Dopo che la BCE avrà acquistato i titoli di stato, sarà infatti necessario introdurre gli Euro-bond per proteggere la BCE stessa dalle perdite su questi titoli.

Il nuovo governo, sperando nell'appoggio della Corte Costituzionale, dovrà evitare che il Bundestag si trovi nuovamente in una situazione senza alternative. Una situazione causata dalle scelte del board BCE, e in cui la messa in comune dei debiti pubblici resta la sola strada percorribile. Come mostra la storia dei primi anni degli Stati Uniti d'America, questa strada porta ad un forte aumento della conflittualità.

Terzo: l'unione monetaria aperta. La crisi Euro tonerà ad infiammarsi fino a quando i paesi del sud non avranno risolto i loro problemi di competitività. Le uniche soluzioni disponibili restano una svalutazione attraverso l'uscita dall'Euro, oppure la svalutazione interna. Poiché la seconda è realizzabile solo in misura limitata, affinché i paesi colpiti non si trovino in una situazione di disoccupazione di massa che li porterebbe al collasso, si dovrebbe permettere un'uscita ordinata con una svalutazione e il possible rientro nell'unione monetaria, previa attuazione di un programma di riforme.

Quarto: una unione bancaria senza una garanzia comune. L'Europa ha bisogno di una unione bancaria con un controllo centrale delle banche, ma senza una responsabilità comune dei contribuenti per i debiti delle banche. Solo i creditori delle banche dispongono del patrimonio necessario per la ricapitalizzazione delle banche, e solo se saranno loro stessi a subire le conseguenze dei loro investimenti sbagliati, in futuro si asterranno dal prendere troppi rischi.

Nelle prossime negoziazioni il governo dovrà imporre delle norme rigorose per la ricapitalizzazione delle banche con mezzi comuni, anche se in questo modo le perdite potrebbero diventare visibili nei bilanci della BCE. La Germania dovrà finalmente prendere una posizione, invece di mostrare una tacita approvazione verso la BCE ogni volta che la Bundesbank lancia un avvertimento.

mercoledì 2 ottobre 2013

1,59 € lordi all'ora

Un altro caso di dumping salariale in Germania, questa volta fra i corrieri dei pizza-service nel nord-est. Il modello è sempre lo stesso: quando il salario è da fame è lo stato a dover intervenire (Hartz IV) e ad usare il denaro dei contribuenti per garantire i margini di profitto dei datori di lavoro. Anche la stampa conservatrice non puo' far finta di nulla. Da FAZ.net
Un tedesco su cinque lavora con un basso salario. I Jobcenter aiutano i lavoratori, e se ce n'è bisogno vanno fino in tribunale.

Nella lotta contro i salari immorali i lavoratori non dovranno piu' presentarsi da soli in tribunale. Sempre piu' spesso questo compito viene svolto dalle agenzie per il lavoro: recentemente il Jobcenter di Uckermark è riuscito ad avere successo davanti al giudice. "L'azione offensiva contro il dumping salariale è un segnale importante, serve a far capire che cosa deve essere considerato illecito" ci dice Heinrich Alt, responsabile dell'Agenzia per il lavoro. I funzionari pubblici hanno l'obbligo di garantire un uso responsabile del denaro dei contribuenti utilizzato per finanziare il sistema di sussidi pubblici (Hartz IV), e il compito di proteggere i datori di lavoro che pagano salari onesti.

Secondo i calcoli fatti da diversi istituti, piu' di un tedesco su cinque lavora nel cosiddetto settore a basso salario (Niedriglohnsektor). Una definizione generale non esiste. Il limite nella maggior parte delle ricerche è fissato a circa 9 € lordi l'ora. L'Institut Arbeit und Qualifikation (IAQ) arriva a contare 1.4 milioni di occupati che guadagnano meno di 5 € lordi l'ora. Di per sé stipendi cosi' bassi non sono illegali. Secondo la giurisprudenza della Corte Federale per il Lavoro un salario puo' essere considerato immorale "quando c'è una evidente disparità fra prestazione e ricompensa", cioe' quando il salario non raggiunge i due terzi del salario abituale applicato in quel settore e in quella regione. 

Il Jobcenter chiede il rimborso  dei sussidi pubblici

I Jobcenter di solito possono facilmente notare il basso salario quando il beneficiario si presenta per richiedere un sussidio pubblico (Arbeitslosengeld II o Hartz IV) necessario a raggiungere il livello minimo di sussistenza: una pratica  conosciuta come "aufstocken". Quando il datore di lavoro viene condannato in tribunale, il centro per l'impiego gli chiede di passare alla cassa. L'ultimo esempio è stato un giudizio del tribunale del lavoro di Eberswalde, che a metà settembre ha dichiarato immorali i salari orari inferiori ai 3 € lordi l'ora pagati nel Brandeburgo ai corrieri dei pizza express (Az.: 2 Ca 428/13). Ad iniziare l'azione legale non sono stati i lavoratori, ma il Jobcenter di Uckermark. Con l'azione legale è stato richiesto un rimborso di 11.000 €, equivalente alla somma con la quale il magro salario era stato portato al livello minimo stabilito da Hartz-IV. I destinatari dell'Arbeitslosengeldes II (Hartz IV) ricevono attualmente 382 € al mese piu' il rimborso per l'affitto e le bollette. I datori di lavoro che pagano un salario inferiore a questo livello possono chiedere una sovvenzione da parte dello stato.

Il Pizza-service impiegava lavoratori che con un orario lavorativo settimanale di 14 ore guadagnavano dai 100 ai 165 € lordi mensili. I dipendenti a tempo pieno con una settimana lavorativa di 40 ore ricevevano 430 € lordi mensili. Il proprietario del pizza service pagava quindi un salario lordo di 1.59 € , 1.65 € e 2.72 € per ora. Per otto di questi lavoratori il Jobcenter aveva garantito i sussidi necessari al raggiungimento del minimo previsto da Hartz IV. I salari erano inferiori alla metà del salario medio previsto per lo stesso lavoro in quella zona, quindi evidentemente immorali.

"I salari immorali non sono un fenomeno di massa"

Casi come questo alimentano la proposta di un salario minimo garantito dalla legge come richiesto dalla SPD. Anche in campagna elettorale il dibattito sui salari minimi ha avuto un ruolo importante. Cifre esatte sulle dimensioni del fenomeno non esistono. "I salari immorali non sono un fenomeno di massa", chiarisce Heinrich Alt della Agenzia per il lavoro. "Parliamo di casi limitati", soprattutto nella Germania dell'est.

Non a caso 3 anni fa il Jobcenter di Stralsund è stato il primo a percorrere questa strada insolita, quando ha chiesto un rimborso per i 6.000 € erogati come sussidio aggiuntivo per un salario definito immorale. Anche allora si trattava di un Pizza-service che pagava i suoi dipendenti 1.32 € lordi all'ora. Anche l'Agenzia per il lavoro si è mossa in questa direzione e nella sua "guida contro lo sfruttamento" ha spiegato ai suoi uffici regionali come procedere contro i salari troppo bassi. Ha messo a disposizione anche un modello per un'azione legale nei casi di sfruttamento.

martedì 1 ottobre 2013

Il boom dell'export di capitali tedeschi

La Bundesbank pubblica il riepilogo della posizione netta sull'estero della Germania a fine 2012: i capitali tedeschi alla ricerca di rendimenti piu' elevati hanno ripreso a fluire verso l'estero (+ 228 miliardi nel 2012), la prossima crisi finanziaria si avvicina. Da Bundesbank.de
Prosegue anche nel 2012 la crescita della posizione netta sull'estero della Germania. La posizione netta sull'estero rappresenta la differenza fra i crediti e i debiti verso l'estero di un paese e ci dà informazioni sulla quantità e la struttura delle attività finanziare che i residenti in Germania hanno verso l'estero, e sulle attività finanziarie detenute dagli stranieri in Germania.

Nel 2012 i crediti verso l'estero sono cresciuti del 6.5% raggiungendo i 7.036 miliardi di €, i debiti verso l'estero sono cresciuti piu' lentamente, del 3.5 %, raggiungendo i 5.928 miliardi di €. Un ruolo determinante è stato svolto dalla variazione dei crediti verso l'estero delle imprese e dei privati. Il trend generale è proseguito nonostante la riduzione degli impegni esteri da parte degli istituti finanziari, determinata dalla necessità di rafforzare i coefficienti patrimoniali. Poiché gli attivi esteri sono aumentati piu' rapidamente rispetto ai passivi, la posizione netta sull'estero della Germania nel 2012 è aumentata di 228 miliardi di Euro, salendo a 1.107 miliardi di € (41% del PIL),  dopo aver subito una leggera flessione nell'anno precedente.

La posizione netta sull'estero degli istituti finanziari (esclusa la Bundesbank) si è ridotta ulteriormente: alla fine del 2012 era positiva per 114 miliardi di €. I crediti verso l'estero sono diminuiti piu' rapidamente (- 4.1 %) rispetto ai debiti verso l'estero (-1.7%). Le banche sono state particolarmente caute nella concessione del credito. Alla fine dell'anno i crediti delle banche verso i debitori esteri erano diminuiti di 71 miliardi di €, mentre i debiti erano cresciuti di 48 miliardi di €.  

Le imprese e i privati, fra i quali sono considerate anche le assicurazioni e i fondi di investimento (esclusi i fondi monetari), nel 2012 hanno ulteriormente migliorato la loro posizione netta sull'estero (di 173 miliardi di € raggiungendo i 1.233 miliardi di €). Allo stesso tempo sono aumentati anche i debiti verso l'estero (6.5%), in maniera sensibilmente inferiore rispetto ai crediti. E' interessante notare che questo settore dell'economia ricorre a tutti gli strumenti di investimento disponibili. Questa tendenza è probabilmente il risultato della ricerca di rendimenti piu' elevati da parte degli investitori privati a causa dai bassi tassi in Germania, fatto che rende gli investimenti all'estero relativamente piu' attraenti. Forte crescita nei portafogli degli investitori tedeschi anche per le obbligazioni con un emittente estero: con un aumento di 157 Miliardi di € sono la voce principale nella variazione della posizione estera dei privati e delle imprese. Fra questi ci sono gli investitori istituzioniali che in portafoglio hanno titoli emessi dal fondo EFSF per un valore di 23 miliardi di €. Sul lato delle passività, l'aumento delle quotazioni dei titoli posseduti dagli investitori esteri ne ha determinato l'aumento. L'aumento del prezzo di mercato, infatti, ha aumentato il valore delle azioni di imprese tedesche detenute da stranieri e dei certificati di investimento, rispettivamente per 74 e 9 miliardi di €.

Il debito pubblico in mano estera alla fine del 2012 era pari a 1.055 miliardi di €. Come in passato questo sviluppo è stato determinato dalla reputazione di "porto sicuro" dello stato tedesco. Il volume dei crediti verso l'estero è cresciuto di 35 miliardi di € grazie alle diverse misure di sostegno nel quadro della crisi europea. Oltre ai crediti diretti verso la Grecia, il Portogallo e l'Irlanda nell'ambito del fondo EFSF, vengono considerati anche i contributi tedeschi al fondo ESM.

La posizione netta sull'estero della Bundesbank nel 2012 è cresciuta di 146 miliardi di €, raggiungendo 815 miliardi di €. Il valore delle riserve di valuta estera è variato di poco, per la loro crescita di 4 miliardi è stata determinante l'incidenza degli effetti di cambio. Decisiva per la crescita di altri 202 miliardi, fino ad un totale di 732 miliardi di € a fine 2012, è stata la variazione dei crediti Target nei confronti della BCE all'interno del sistema TARGET2.