giovedì 18 ottobre 2018

FAZ: Scholz vuole aiutare chi se ne frega delle regole, fermatelo!

Il ministro delle finanze Scholz nei giorni scorsi ha aperto alla possibilità di sostenere insieme ai francesi un'assicurazione europea contro la disoccupazione. E' stato immediatamente impallinato dai colleghi di governo della CDU, da Merkel e da buona parte della stampa. Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, Manfred Schaefers nel suo dottissimo pistolotto ci spiega perché i tedeschi non devono aiutare chi se ne frega delle regole, cioè gli italiani. 


L'Italia se ne frega delle regole. La proposta di Scholz per un'assicurazione europea contro la disoccupazione arriva nel momento sbagliato, crea dei falsi incentivi e fa delle promesse sbagliate.

Come fanno a stare insieme le cose? Ogni giorno è sempre piu' chiaro che il governo italiano se ne frega delle regole europee. Allo stesso tempo il ministro delle finanze tedesco lavora ad un concetto che porterebbe gli stati membri a non essere piu' responsabili del loro operato.

A Olaf Scholz si può sicuramente attribuire il merito di aver sviluppato a un livello astratto un bellissimo modello teorico: i paesi dell'UE in crisi ricevono dei prestiti in modo da non dover aumentare i contributi sociali nelle fasi economiche piu' difficili, fatto che aggrava ulteriormente ogni recessione.

Ma ogni teoria notoriamente è grigia. L'idea non funzionerà: se l'aiuto esterno è prevedibile, nel paese diminuisce ogni spinta a provvedere con le proprie forze a organizzare il mercato del lavoro nazionale in modo da poter affrontare autonomamente una crisi. E se la situazione dovesse davvero superare le possibilità nazionali, già oggi ci sono gli aiuti europei - anche se a determinate condizioni.

Applicando quanto suggerito da Scholz, Roma avrebbe ancora meno motivi per ridurre il suo indebitamento eccessivo. In breve: momento sbagliato, incentivi sbagliati, promesse sbagliate. L'Unione deve fermare la SPD.



-->

mercoledì 17 ottobre 2018

Altri 30 miliardi di euro pubblici per la bad bank tedesca

Nel silenzio dei grandi media "di qualità" il governo tedesco in tutta tranquillità nei giorni scorsi ha annunciato che il prossimo anno chiederà ai mercati 30 miliardi di euro aggiuntivi con i quali ricapitalizzare la bad bank di Hypo Real Estate, la banca bavarese nazionalizzata nel 2009 nel corso della crisi finanziaria. Ne parla la Reuters


A causa della pesante eredità lasciata della crisi finanziaria il governo federale tedesco chiederà fino a 30 miliardi di euro aggiuntivi agli investitori.

"Il governo federale intende emettere un volume aggiuntivo di titoli di stato federali", ha detto martedì in un'intervista alla Reuters Tammo Diemer, amministratore delegato della Finanzagentur. Il ricavato sarà disponibile per il rifinanziamento a lungo termine di FMS Wertmanagement - la Bad Bank della nazionalizzata Hypo Real Estate (HRE). "Nei prossimi anni il volume dei titoli di stato federali in circolazione potrebbe aumentare fino a 30 miliardi di euro", ha affermato Diemer, amministratore dell'agenzia finanziaria che si occupa della gestione del debito federale.

Nell'anno che volge al termine, la Finanzagentur federale emetterà nel complesso circa 170 miliardi di euro di titoli di stato per rifinanziare il debito in scadenza del governo federale. "L'offerta di titoli aumenterà", ha detto Diemer riferendosi al fabbisogno del prossimo anno e alle garanzie del governo federale per le passività della FMS Wertmanagement (Bad-Bank).

Fondato nel 2010 come istituto di proprietà statale per la liquidazione della banca, a metà 2018 la FMS aveva un portafoglio con un valore nominale di poco inferiore ai 72 miliardi di euro. Il compito della "bad-bank" è quello di estinguere la montagna di titoli inesigibili della HRE e mantenere quanto piu' piccolo possibile il danno per il contribuente. Le parti ancora sane della HRE sono sopravvissute all'interno della banca di nuova fondazione Pfandbriefbank pbb, che è tornata in borsa come un istituto di dimensioni piu' piccole.
-->

venerdì 5 ottobre 2018

Perché l'uomo globalizzato è uno schiavo

Riflessione molto interessante dello storico Klaus-Rüdiger Mai sul rapporto fra sinistra e stato nazionale. Per l'autore la sinistra non puo' fare a meno dello stato nazione perché l'uomo globalizzato è solo uno schiavo degli interessi finanziari ed economici internazionaliUn ottimo Klaus-Rüdiger Mai da Deutschlandfunkkultur.de


Il futuro della sinistra si decide nel suo rapporto con lo stato nazione, lo storico Klaus-Rüdiger Mai ne è convinto. Perché non tutti gli stati nazione sono uno stato sociale, ma ogni stato sociale è uno stato nazionale.

Lo stato nazione ha una brutta reputazione nel nostro paese. Le élite tedesche perseguono l'obiettivo del suo graduale superamento e della creazione degli Stati Uniti d'Europa. La ragione principale ce la forniscono coloro che si considerano razionalisti e che si sono alleati con gli economisti neo-liberisti secondo i quali solo un'Europa unita può sopravvivere alla globalizzazione e allo scontro con la Cina e gli Stati Uniti. L'Europa come una comunità di emergenza nell'era della globalizzazione, della quale presumibilmente saremmo in balia.

Per gli ideologi, d'altra parte, la storia ne è la prova: l'Europa unita è la lezione storica che arriva dalle due guerre mondiali. Un'Europa unita servirebbe ad impedire ogni guerra sanguinosa, almeno in Europa.

L'addio della sinistra alle questioni sociali

Il terzo argomento a dominare i sogni della sinistra è difficilmente riconoscibile. Deriva infatti dall'internazionalismo del movimento operaio. La sinistra nel suo motto "proletari di tutti il mondo unitevi" ha sostituito la nozione di proletariato con quella di europei, perché nel frattempo ha abbandonato la questione sociale e si è rivolta alle élite urbane; alcuni di loro addirittura si riferiscono al proprio elettorato parlando di "popolino".

Tutti e tre gli argomenti sono infondati perché da un lato a causa di culture e sistemi sociali molto diversi non puo' emergere uno spazio economico e sociale unitario, a meno che non si instauri uno spazio forzoso comune con un sistema di trasferimenti continui. Ma tutto ciò un giorno imploderebbe portandoci a conflitti e lotte per la redistribuzione in tutta Europa; il ritorno in termini di pace di un'Europa unificata in questo modo resterebbe quindi un sogno incompiuto.

Dall'altro lato la politica di minoranza di una élite porta ad una nazionalizzazione della maggioranza. Perché per la maggior parte dei cittadini in primo luogo è necessario uno stato funzionante in grado di far valere i propri poteri sovrani in ogni parte del paese - che inizia ai propri confini esterni - e che deve essere in grado di organizzare un sistema di sicurezza sociale solidale ed equo per i suoi cittadini. Milton Friedman diceva: puoi avere uno stato assistenziale e puoi avere i confini aperti, ma non puoi averli entrambi contemporaneamente.

Lo stato nazione come prerequisito per la giustizia sociale

Non tutti gli stati nazionali sono uno stato sociale, ma ogni stato sociale è uno stato nazionale. Se in questo paese gli esponenti di sinistra facessero davvero una politica per la maggioranza delle persone, allora dovrebbero prima di tutto sostenere lo stato nazione, che è la condizione preliminare per la giustizia sociale. In questo senso lo stato-nazione è un progetto di sinistra. Il futuro della sinistra si decide nel suo rapporto con lo stato-nazione.

Quindi, al di là degli spettri del nazionalismo e dell'isolamento e oltre il sogno della dissoluzione delle nazioni in un super-stato europeo, dobbiamo finalmente riflettere su come è possibile far funzionare una leale cooperazione europea fondata sugli stati nazionali.

L'uomo globalizzato è uno schiavo

Politicamente, socialmente, culturalmente ed economicamente, l'Europa avrà un futuro stabile solo negli stati-nazione fondati sulla democrazia, all'interno dei quali i cittadini potranno definire democraticamente il quadro all'interno del quale dovrà operare la cooperazione europea. Dopotutto è una contraddizione inestricabile il fatto che a parlare continuamente di diversità siano proprio quelli che in Europa vorrebbero imporre una omogeneizzazione per livellare ogni diversità.

La forza e la grandezza dell'Europa arrivano dalle diverse culture dalle quali sono emerse le nazioni come istituzioni sociali e democratiche. Questa diversità dell'Europa presuppone la libertà, perché solo una persona che vive nella propria regione può davvero essere libera. L'uomo globalizzato è semplicemente uno schiavo degli interessi finanziari ed economici internazionali. È arrivato il momento di ridare allo stato nazione e alla nazione una definizione positiva.




-->

mercoledì 3 ottobre 2018

107 miliardi di integrazioni salariali che sembrano tanto sovvenzioni pubbliche alle imprese

Lo stato sociale tedesco tramite Hartz IV garantisce delle integrazioni salariali ai lavoratori che non raggiungono il minimo previsto dalle tabelle Hartz. Nel 2017 in media 982.089 nuclei hanno percepito dallo stato un sussidio integrativo in quanto lo stipendio di almeno uno dei componenti era al di sotto dei minimi previsti dalle leggi Hartz. Tra il 2007 e il 2017 lo stato ha erogato 107 miliardi di euro di integrazioni. Sebbene l'introduzione di un minimo salariale nel 2015 abbia invertito la tendenza degli ultimi anni, sono in molti a considerare le integrazioni salariali un aiuto di stato indiretto alle imprese tedesche che possono continuare ad offrire salari al minimo di legge perché tanto sarà lo stato a dover integrare gli stipendi. Dalla Faz.net



Centinaia di migliaia di persone in Germania pur avendo un'occupazione dipendono dalla sicurezza sociale di base. Lo stato paga per loro più di dieci miliardi di euro all'anno di sussidi. La Linke è molto critica e considera questa somma un aiuto di stato nascosto garantito ai datori di lavoro che pagano dei bassi salari.

Sono sempre di più i sussidi Hartz IV pagati a persone occupate. La somma ricevuta dalle cosiddette comunità di bisogno Hartz con almeno un componente occupato lo scorso anno ha superato i dieci miliardi di euro. L'anno prima erano stati 9,85 miliardi di euro. Nel complesso in Germania centinaia di migliaia di Aufstocker (percettori di un'integrazione salariale), sebbene abbiano un lavoro dipendente devono fare affidamento sulla  sicurezza di base (Hartz IV). Ciò emerge da una statistica della Bundesagentur für Arbeit su cui la Linke al Bundestag ha voluto portare l'attenzione.


Negli anni fra il 2007 e il 2017 a tali comunità di bisogno Hartz IV sono stati pagati un totale di oltre 107 miliardi di euro di integrazioni salariali. Il valore è oscillato tra i 9 e i 10,36 miliardi di euro e dal 2011 è sempre stato inferiore ai dieci miliardi di euro.

Una comunità di bisogno include i familiari più stretti all'interno di un nucleo per il quale l'Arbeitslosengeld II viene calcolato congiuntamente. Lo scorso anno ci sono state in media 982.089 comunità di bisogno con almeno un lavoratore occupato, fra queste 362.303 comprendevano almeno un minijobber. In media, i nuclei di questo tipo lo scorso anno hanno ricevuto 849 euro al mese.

"Da molti anni ormai l'intera società sovvenziona i datori di lavoro che pagano bassi salari o offrono ai dipendenti solo part-time o mini-job, anche se in realtà molti lavoratori vorrebbero lavorare di più", ha detto la portavoce per il mercato del lavoro della Linke Sabine Zimmermann. La sua proposta prevede di aumentare il salario minimo, di impedire l'assunzione sistematica a basso salario sotto forma di lavoro interinale e di trasformare i mini-jobs in posti di lavoro soggetti a contribuzione per la sicurezza sociale.


Il nuovo militarismo di Berlino

Nel giorno in cui si celebra la riunificazione tedesca, questo blog propone una riflessione sul nuovo militarismo tedesco. Un ottimo Georg Rammer su Ossietzky, una rivista pacifista e anti-militarista, analizza gli sforzi del governo di Berlino per dotare la Germania di una Bundeswehr in grado di agire su scala globale con l'obiettivo di difendere gli interessi della grande potenza esportatrice. Da Ossietzky.net


L'egemonia tedesca in Europa, da molti paesi temuta sin dal 1989, ormai è una realtà. Il campione mondiale dell'export impone nell'UE una rigorosa politica di austerità e nel proprio interesse garantisce il sostegno agli investitori e al libero commercio. Tuttavia per garantire alle imprese tedesche un ambiente favorevole agli investimenti e l'accesso a materie prime a basso costo è necessaria un'adeguata garanzia militare. Da un punto di vista critico, queste attività possono essere considerate elementi costitutivi del nuovo imperialismo tedesco.

Il governo federale e l'industria della difesa su questo tema possono già registrare un successo: da parte della popolazione tedesca c'è poca resistenza nei confronti del riarmo. Anche se in realtà molti sondaggi da anni ci ripetono che in Germania ci sarebbe un'ampia maggioranza contraria alle missioni militari e sempre secondo i tedeschi a minacciare la pace sarebbero molto piu' gli Stati Uniti che non la Russia. Nonostante ciò il ministero diretto dalla signora Von der Leyen e la Grande Coalizione continuano a perseguire una politica di militarizzazione, riarmo e di atti minacciosi nei confronti della Russia. Recentemente il Ministero della Difesa ha infatti presentato un nuovo "Concetto per la Bundeswehr" (Ministero della Difesa federale, 20 luglio 2018). L'obiettivo del documento è fornire una risposta al "profondo cambiamento nella situazione di sicurezza in Europa e nel mondo" ed esprimere "la volontà della Germania di assumere maggiori responsabilità a livello globale" (p.4). "Nel mondo", qui espresso in senso letterale, le missioni dell'esercito tedesco in futuro comprenderanno un concetto di sicurezza globale esteso anche nell'ambito dei sistemi informatici e spaziali.

Il documento del ministero sottolinea l'importanza sia delle missioni all'estero che della difesa nazionale e dell'alleanza. Ma chi sarebbe - dopo il crollo del sistema socialista, del Patto di Varsavia e dell'Unione Sovietica -  il vero nemico dal quale il paese e la NATO devono difendersi? La Russia non viene menzionata da nessuna parte. Probabilmente non è nemmeno necessario, perché evidentemente gli autori ritengono che il nemico di cui si parla nel documento quando si fa riferimento alla "minaccia ibrida" - sovversione e disinformazione, propaganda e attacchi dal cyberspazio (p.22) - sia già ampiamente ancorato nella mente dell'opinione pubblica. Dobbiamo perciò' creare una "resilienza" contro questi attacchi, cioé una protezione per la nostra capacità di agire. Il potenziale di minaccia dell'avversario, con la sua strategia globale ibrida ed estremamente agile, sarà la sfida centrale. Mancano tuttavia informazioni più concrete.

La Bundeswehr in ogni caso è già pronta. In Georgia, che a nord ha un lungo confine con la Russia, in agosto si sono svolte manovre di addestramento con 3.000 soldati provenienti da 13 paesi, tra cui la Germania. A luglio 19 paesi della NATO hanno partecipato alla manovra navale »Sea Breeze« nei pressi di Odessa, in Ucraina. A novembre, la Bundeswehr, con 8.000 soldati e 100 carri armati parteciperà alla più grande manovra della NATO dalla fine della Guerra Fredda - in Norvegia, un paese che nell'estremo nord ha un confine comune con la Russia. Trenta paesi fra NATO e paesi partner dell'alleanza forniranno un totale di 40.000 militari per intimidire il nemico.

Quest'anno nel complesso è previsto che 12.000 soldati tedeschi prendano parte alle esercitazioni della NATO nella parte settentrionale e orientale del territorio dell'alleanza, tre volte in più rispetto al 2017. L'obiettivo è la "deterrenza della Russia", come si legge dall'inizio dell'anno su diversi giornali. Inoltre i battaglioni multinazionali di stanza in Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia e Lituania sono già sotto la guida della Bundeswehr. La Bundeswehr dal 2019 prenderà inoltre il comando della forza di risposta rapida della NATO. Diverse manovre della NATO come "Sabre Strike", "Flaming Thunder" o "Iron Wolf" dovrebbero, secondo Ntv (19.2.18), inviare un chiaro segnale di deterrenza a Putin.

Dobbiamo ricordarlo: nella guerra di annientamento contro l'Unione Sovietica, i soldati tedeschi hanno bombardato, fucilato e fatto morire di fame 27 milioni di persone. Evidentemente la sicurezza della Russia non fa parte della ragione di stato tedesca.

Se fino a qualche anno fa lo si diceva con un certo imbarazzo, oggi il ministro della difesa lo sottolinea con orgoglio: la Germania rivendica la leadership nell'UE, sia economica che politica. La Bundeswehr dovrà pertanto essere in grado di affermare la sua guida nelle operazioni multinazionali. Gli interessi tedeschi determineranno in maniera chiara la missione e i compiti dei militari. Oltre alla protezione della sovranità dello stato, l'interesse verterà sulla salvaguardia delle rotte commerciali e di approvvigionamento di una Germania povera di risorse, ma molto forte nell'export. Per questa ragione, come sottolineato dal documento del ministero, dal 1991 i militari tedeschi hanno gestito più di 60 missioni in tutto il mondo (pagina 14).

Oltre a queste missioni estere, in futuro sarà necessario occuparsi dei "compiti di ristabilimento dell'ordine" anche nei paesi amici, nel caso in cui la sicurezza pubblica (degli investitori o della popolazione?) non dovesse essere piu' garantita (p.25). In queste "regioni fragili" (p.28), in certe condizioni potrebbe essere necessario creare autorità politiche e organizzazioni al fine di"rafforzare" i "partner" attraverso "consulenze militari e una cooperazione negli armamenti". Come è noto già oggi lo si fa nei paesi africani.

Non c'è da sorprendersi se la Germania ha boicottato l'accordo ONU sul divieto di proliferazione delle armi nucleari firmato da 122 Stati. Nel Concetto del ministero della difesa viene infatti sottolineata l'importanza di una partecipazione al nucleare. La Germania vorrebbe pertanto aggiungersi alla lista delle potenze nucleari mettendo a disposizione dei sistemi di lancio per i missili, immagazzinando armi nucleari nel paese e usando la bomba in caso di guerra. Naturalmente tutto ciò non è affatto compatibile con il divieto imposto dalle Nazioni Unite.

"La Bundeswehr dovrà essere [...] effettiva in tutte le dimensioni e ad ogni livello di intensità" (p.50). In questo modo non solo si mira a raggiungere il successo dell'azione militare, ma anche alla possibilità di aprire una varietà di opzioni ai "decisori politici" (p.36). Potere politico da raggiungere attraverso una superiorità militare. Del disarmo, della priorità da dare alla risoluzione pacifica dei conflitti o della necessità di osservare la situazione mondiale con gli occhi del nemico, nel documento non se ne parla.

Questo concetto sembra piu' che altro un guazzabuglio tecnocratico. Nessun pensiero alle possibili cause dei numerosi conflitti nel mondo o alla possibilità di evitarli e gestirli pacificamente. Sembra banale, ma è molto pericoloso: chi ha solo un martello, in ogni problema vedrà un chiodo. Il documento del governo è un pamphlet ideologico. Le affermazioni, i pregiudizi e le immagini di un nemico auto-creato sono imposte come dei fatti al fine di ottenere il risultato desiderato: riarmo e militarizzazione. Si sta preparando il terreno a delle "soluzioni" militariste.
-->

martedì 2 ottobre 2018

Handelsblatt: in Italia deve cambiare la musica

Non poteva mancare il solito pistolotto di Handelsblatt molto critico nei confronti del governo italiano e altrettanto critico verso una Commissione UE troppo generosa con i soliti debitori incalliti del sud, almeno secondo la brillante giornalista autrice dell'illuminante commento. Per il quotidiano di Duesseldorf nei rapporti fra Italia ed UE la musica deve cambiare: è arrivata l'ora della tolleranza zero e se necessario della cacciata dell'Italia dalla moneta unica. Da Handelsblatt, Ruth Berschens


In Europa si sta affermando la negazione politica della realtà. La Gran Bretagna immagina di essere in grado di dettare le condizioni per la Brexit ad una UE molto più grande - proprio come se l'Impero fosse risorto. E ora l'Italia fa ancora peggio: i populisti a Roma fingono che la montagna del debito da due trilioni di euro non esista e che possano continuare a dare gas facendo nuovo debito.

Gli inglesi hanno "solo" voluto sfidare l'UE - scelta che assomiglia ad una missione suicida. Ma quello che stanno facendo gli italiani va ben oltre: non solo stanno sfidando la zona euro, ma anche i mercati finanziari. Bisognerebbe mettersi a ridere davanti a tali dimostrazioni nazionali di forza, se non fossero così pericolose, per l'Italia e per l'Eurozona.

"Bella Italia" sia dal punto di vista politico che economico negli ultimi dieci anni si è drasticamente ristretta. A differenza della Germania e piu' recentemente anche della Francia, il terzo stato dell'eurozona non è riuscito a vincere la sfida della globalizzazione. L'ingombrante apparato statale con la sua burocrazia eccessiva e un'infrastruttura in parte in condizioni miserabili scoraggia sistematicamente gli investitori.


Le vecchie generazioni fanno affidamento sui loro privilegi e sottraggono ogni opportunità alla gioventù ben istruita. Molti giovani italiani disillusi hanno già lasciato il loro paese. L'Italia è l'unico paese dell'UE che negli ultimi anni non ha beneficiato della ripresa economica. In termini di crescita economica il paese si trova all'ultimo posto nell'UE.

La responsabilità per la situazione di malessere è delle élite del paese - non solo quelle politiche. Alle aziende del ricco nord non dovrebbe essere indifferente il destino della loro patria. Bisognerebbe auspicarsi che l'economia abbia un impatto maggiore sui nazional-populisti al governo rispetto a quello modesto avuto fino ad ora.

Sono anni ormai che l'Italia continua ad andare giù. Ma ora la Lega e il Movimento Cinque Stelle stanno rapidamente portando il paese verso l'abisso. Lo mostra la reazione frenetica dei mercati finanziari alla bozza di bilancio di Roma per il 2019. Con l'UE aveva convenuto che il rapporto deficit / PIL l'anno prossimo sarebbe sceso allo 0,8%.

E da qui il governo di Roma ne ha fatto un 2,4 % per poterci pagare delle costose promesse elettorali. La già gigantesca montagna del debito dovrebbe continuare a salire - e tutto ciò succede con una crescita economica ancora bassa.

Per la Commissione europea si tratta di uno sviluppo catastrofico. Con nessun altro paese le autorità di bilancio di Bruxelles negli ultimi anni erano state così pazienti. A nessun altro paese erano state accordate così tante eccezioni alle regole del Patto di stabilità. All'Italia era già stato concesso di fare nuovi debiti in piu' occasioni e per ragioni ogni volta eccezionali - come ad esempio per i rifugiati o per le vittime del terremoto. L'Italia aveva bisogno di tempo per attuare riforme difficili, aveva sostenuto in ogni occasione una Commissione alquanto benevola.

Ma la maggior parte delle riforme non ha portato a nulla, la disoccupazione è ancora elevata, la frustrazione fra la gente è in aumento, così come i risentimenti anti-europei. Quasi tutti i partiti politici in Italia accusano l'UE per la miseria del paese. Non c'è quindi da stupirsi se a salire al potere sono stati due partiti apertamente ostili all'UE.

La Commissione europea con la sua politica della generosità ha fallito. Ora dovrà cambiare la musica. Se il governo di Roma non dovesse fare marcia indietro, diventerà inevitabile una procedura di infrazione per  disavanzo eccessivo.

Ma forse è già troppo tardi per farlo. I premi al rischio sui titoli di stato italiani continuano a salire, le banche sono sotto pressione e la fuga di capitali è iniziata da tempo. È possibile che il crollo sui mercati prima o poi finisca fuori controllo, come accadrebbe in caso di recessione o di un forte aumento dei tassi di interesse.

La zona euro potrebbe essere quindi giunta a un test senza precedenti: forse per la prima volta si troverebbe ad affrontare l'uscita di un paese. Dal punto di vista finanziario l'unione monetaria non potrebbe assorbire l'italia, se non altro per le sue dimensioni. Il fondo di salvataggio della zona euro sarebbe irrimediabilmente sopraffatto dalle dimensioni del debito italiano. Inoltre, è difficile immaginare che i parlamenti degli stati piu' solidi della zona euro, come la Germania, l'Olanda o la Finlandia possano concedere miliardi di euro a favore degli irresponsabili populisti italiani.

Alla zona euro non resterà quindi altra scelta che isolarsi: dovrà proteggere gli altri stati membri e le loro banche, prima che queste finiscano per essere risucchiate dalla deriva italiana.

Anche per la stessa Italia probabilmente non ci sarebbe più alcuna ancora di salvezza all'interno dell'unione monetaria. Cosa questo significhi lo possiamo vedere in Argentina: iperinflazione, disoccupazione, impoverimento. Il prezzo per la negazione politica della realtà viene pagato da tutti, non solo da chi ne è la causa.



-->

lunedì 1 ottobre 2018

Perché il governo tedesco non fa nulla per contrastare il riciclaggio di denaro sporco

La Germania in questi anni con il suo mercato immobiliare in pieno boom è diventata il paradiso dei riciclatori di denaro sporco che grazie agli scarsi controlli possono agire quasi indisturbati. Soprattutto non ci sarebbe la volontà politica di rafforzare le autorità anti-riciclaggio per fermare l'enorme afflusso di denaro proveniente da tutto il mondo, indirizzato verso un mercato immobiliare in continua crescita. Un'ottima inchiesta da Handelsblatt.de


Il senatore di Berlino Andreas Geisel (SPD) era visibilmente soddisfatto. A metà luglio, la procura di Berlino e la polizia hanno confiscato 77 immobili appartenenti a un clan arabo per un valore di dieci milioni di euro. I sospetti sono accusati di aver ripulito i fondi illegali provenienti dal traffico di droga e dalle rapine acquistando degli immobili.

"Lo stato di diritto ha mostrato tutta la sua forza", ha dichiarato Geisel durante la conferenza stampa convocata per l'occasione. "Andiamo a pestare i piedi dei criminali e li colpiamo dove gli fa veramente male: soldi e proprietà immobiliari".

Cio' che Geisel senza dubbio ha tralasciato: lo stato di diritto di solito arriva con molti anni di ritardo. Secondo una ricerca di Handelsblatt, anche la banda di Berlino poteva essere fermata molto prima. Prerequisito: il sistema di controllo avrebbe dovuto funzionare. Ma non è andata cosi'.

Una dipendente di una società municipale di costruzioni aveva semplicemente dimenticato di denunciare un membro del clan per le attività di riciclaggio di denaro sporco. L'incontro le sarebbe dovuto sembrare molto sospetto. Un giorno senza preavviso si è presentato un uomo con 200.000 euro in contanti intenzionato ad acquistare due proprietà a Neukölln.

In casi come questo le denunce sono normali. Lei invece gli ha permesso di comprare l'immobile. La banda apparentemente ha potuto agire indisturbata per anni. Le loro transazioni immobiliari "sono iniziate nel 2008", conferma il pubblico ministero.

Il caso è un esempio perfetto del fallimento tedesco nella lotta al riciclaggio di denaro sporco. Le singole storie di successo potrebbero trarre in in inganno perché le indagini nel nostro paese spesso falliscono in quanto coloro che hanno a che fare con transazioni sospette semplicemente preferiscono non parlarne.

Dagli agenti immobiliari fino ai notai, ma anche dall'altrettanto problematico commercio automobilistico, raramente arrivano segnalazioni di attività sospette - anche perché questi settori spesso non vengono controllate in maniera efficace. "Secondo le nostre conoscenze, in questi settori molti affari vengono regolati in contanti", ci dice un investigatore federale di alto rango. "Ma non abbiamo nessuna possibilità di controllo perché non vengono segnalate".

Mancano molte cose: controllo, conoscenza dei reati e degli autori e mancano anche gli esperti in grado di contrastare il riciclaggio. Il ministro delle finanze federale Olaf Scholz (SPD) prova a minimizzare il problema. La congestione degli atti presso la FIU (Financial Intelligence Unit), la centrale per il controllo del riciclaggio di denaro, ad esempio, sarebbe stata risolta alla svelta, cosi' almeno recentemente faceva sapere il suo ministero.

Ma secondo gli addetti ai lavori all'interno della pubblica amministrazione si tratterebbe di una versione più che discutibile. E' sicuramente vero che alla FIU sono state promesse 465 nuove assunzioni dopo che questa aveva ricevuto una copertura mediatica molto negativa. Ma il personale è difficile da reclutare. Ad esempio, reclutare per queste posizioni degli agenti di polizia con esperienza è molto difficile perché questi dovrebbero essere poi inquadrati come degli ufficiali delle dogane - con la conseguenza che finirebbero per dover lavorare due anni in piu' prima di  poter andare in pensione.

Inoltre, il basso inquadramento tariffario non attira gli esperti dal settore privato. La conseguenza: l'elaborazione delle oltre 6.000 nuove segnalazioni per transazioni sospette che arrivano ogni mese dura in media tre mesi per ogni singolo caso.

Oltre alle critiche interne Scholz subisce anche una forte pressione esterna. Il Financial Action Task Force (FATF) si trova a Parigi e ha il compito di esaminare i sistemi anti-riciclaggio di denaro in tutto il mondo. Già nel 2010 gli ispettori, dopo aver esaminato la Germania, erano rimasti estremamente insoddisfatti.

Nel 2020 è prevista una nuova relazione. "Il prossimo esame non sarà una passeggiata di salute", predice Michael Findeisen. Dal 2003 al 2010 è stato a capo della delegazione tedesca del FATF e fino al 2016 responsabile del dipartimento "Prevenzione del riciclaggio di denaro" presso il Ministero federale delle finanze.

Da sempre insiste per l'attuazione coerente degli standard FATF anche al di fuori del settore finanziario, in particolar modo nei confronti dei Laender federali, ma anche nell'ambito delle competenze del Ministero della giustizia, afferma Findeisen: "queste istituzioni governative ottengono consapevolmente un risultato molto basso e sono la causa dell'immagine negativa  del mercato finanziario tedesco".

Due persone per tutta Berlino

Le ricerche gli danno ragione. Sebbene gli investigatori sospettino un boom nel riciclaggio di denaro sporco, specialmente nel settore immobiliare e automobilistico, manca la possibilità di monitorare il fenomeno. Handelsblatt ha raccolto delle cifre. Queste mostrano che per Berlino, la città da 3 milioni e mezzo di abitanti, ci sono al massimo due persone nell'ufficio competente presso l'ispettorato del lavoro - responsabile per l'ispezione di tutti gli 8.206 agenti immobiliari della città.

Anche ad Amburgo ci sono solo due ispettori. Che allo stesso tempo sono anche responsabili per il settore del commercio e devono quindi controllare ogni singolo venditore di automobili. Il loro numero dovrebbe essere nell'ordine delle centinaia considerando le oltre 140.000 nuove immatricolazioni ogni anno.

Perché proprio nelle città i controlli sono così deboli, vale a dire laddove secondo gli investigatori l'incentivo al riciclaggio di denaro sporco è particolarmente alto?

Secondo il governo federale negli ultimi anni nelle città tedesche il ricavato proveniente dalle vendite di immobili è esploso. A Berlino nel 2009 era circa 3,6 miliardi di euro. Ma nel 2016 superava già i 9,2 miliardi di euro. Conclusione del governo: soprattutto nel settore immobiliare, la possibilità di poter "mascherare l'origine dei fondi e la proprietà immobiliare associata è molto alta".

Ma le segnalazioni di transazioni sospette provenienti dal settore non finanziario tuttavia sono pochissime. Secondo la FIU, fra tutte le circa 70.000 segnalazioni di transazioni sospette, solo 150 provenivano dal settore non finanziario. Vale a dire lo 0,21 %. Anche a Trinidad e Tobago, secondo il rapporto della FIU locale, sono circa il dieci percento.

Gli agenti immobiliari e i notai difendono le loro attività sostenendo che per loro il riciclaggio di denaro sporco è difficile da individuare. Ad esempio, di solito non si sa se e in che modo vengono pagati i soldi pattuiti, almeno cosi' sostengono. L'agente immobiliare alla fine "non è un criminologo", ci dicono dai vertici della IVD (Immobilien Verband).

La soglia oltre la quale le transazioni sospette devono essere segnalate tuttavia è molto bassa, soprattutto per gli agenti immobiliari. Mentre i notai in caso di riciclaggio di denaro sporco devono essere quasi certi, agli agenti e ai concessionari di automobili è sufficiente che il loro istinto suggerisca che in una determinata transazione sta succedendo qualcosa.

Le transazioni in contanti, ad esempio, sono sempre sospette. Così come la prova della disponibilità di fondi proveniente da una banca in un paradiso fiscale, o un contatto di affari proveniente dall'estero oppure un'offerta con un prezzo insolitamente alto. Anche nel caso in cui le condizioni economiche dell'acquirente non sembrino corrispondere al valore della proprietà acquisita, è prevista una comunicazione alle autorità. Ma raramente avviene

Problema noto da anni

(...) Perché accade? Gli intermediari e i notai possono dedurre dal comportamento degli organi di regolamentazione che per il legislatore la questione è molto meno importante di quanto non si vorrebbe far credere in certi comizi politici della domenica. Le autorità dovrebbero inoltre monitorare gli agenti immobiliari e i commercianti operando dei controlli in loco.

"Ma se guardi ai numeri, allora ti accorgi che questo non può essere vero", dice un funzionario della LKA (Landeskriminalamt) del nord. Due posti di lavoro a tempo pieno a Berlino e Amburgo, 4,4 per tutto il Nord Reno-Westfalia, 1,3 in Turingia e solo 0,3 a Brema. Per i controlli a domicilio non resta tempo.

Il numero di ammende comminate è decisamente misero. È vero che possono arrivare fino a cinque milioni di euro. In pratica, però questo non succede mai. Nel 2017, le autorità di controllo nel settore immobiliare hanno incassato 75.000 euro - ma in tutta la Germania. Secondo un'analisi di Handelsblatt nell'anno in corso fino ad ora sono stati 41.000 euro. In tutto il NRW nel corso del 2017 sono state fatte solo due multe, nel 2018 finora: zero. A Berlino e Amburgo sia nel 2017 che nel 2018 non c'è stata una sola multa.

Ancora più chiara è la situazione per i notai. Sono supervisionati dai giudici del tribunale regionale in collaborazione con le rispettive camere notarili. L'intero settore praticamente si controlla da solo.

E apparentemente in maniera non troppo intensa. A Brema per tutti i notai sono disponibili "0,85 unità di controllo". A Berlino, in aggiunta al loro lavoro quotidiano, ogni anno cinque giudici devono ispezionare 33 notai. Nel 2017 e nel 2018, in tutta la Germania non è stata comminata una sola sanzione.

Manca il registro immobiliare

Il settore bancario è molto diverso. Nel 2017 le multe del Bafin (autorità di controllo finanziario) ammontavano a oltre dieci milioni di euro. E questo, sebbene il settore non finanziario sia molto più grande. Il Bafin deve controllare circa 8.300 aziende. Al contrario si stima che in Germania ci siano circa 40.000 agenti immobiliari e 7.200 notai, per non parlare degli innumerevoli concessionari di automobili.

Gli investigatori considerano il deficit di controllo esistente come uno dei problemi principali. "È davvero molto semplice", ci dice l'ispettore federale: "Solo laddove si temono controlli regolari e multe salate, succede qualcosa." Ma finora, la politica non ha risposto.

Perché? Alcuni ispettori ipotizzano che l'afflusso incontrollato di denaro verso la Germania sia economicamente auspicabile, indipendentemente dalla sua provenienza. Alla politica manca una "volontà energetica", accusa Frank Buckenhofer, presidente del sindacato di polizia della dogana

Infine, gli investigatori si accorgono che il riciclaggio di denaro è una cosa reale. Secondo le statistiche doganali, alle frontiere vengono sequestrati annualmente oltre 8 milioni di euro in contanti. E anche nel settore immobiliare le transazioni illegali continuano a crescere.

Ma alle autorità nel nostro paese tuttavia mancano strumenti di investigazione importanti. E' vero che nel frattempo è stato istituito un registro per la trasparenza delle aziende. Ma ci sono diverse lacune. "Oltre 10.000 aziende non hanno indicato i veri proprietari, e i dati non rilevati dalle statistiche sono probabilmente molto piu' grandi", critica il deputato della Linke Fabio De Masi.

Inoltre ancora piu' importante sarebbe un registro immobiliare in cui siano elencati i veri proprietari degli immobili e al quale gli investigatori possano accedere rapidamente e in maniera elettronica. "Paesi come la Gran Bretagna lo hanno introdotto da tempo. La Germania sembra semplicemente aver sprecato l'opportunità storica della riforma del catasto", afferma la portavoce per gli affari finanziari dei Verdi, Lisa Paus.

Per il momento agli investigatori non resta altro che stare a guardare le vicende dei criminali. "Siamo sicuri che stiano accadendo molte cose", dice un funzionario federale. "Ma ci manca quasi tutto per poter rintracciare i sospetti."



-->