sabato 21 marzo 2020

Reazioni dalla Germania sul MES

Questo blog propone un "pastone politico-economico" per rilanciare alcuni passaggi importanti comparsi sulla stampa tedesca in merito al tema del momento: l'accesso al fondo ESM da parte dei paesi dell'Europa del sud.


Il ministro Olaf Scholz, non uno a caso, si mostra alquanto scettico sulla possibilità di attivare il fondo ESM, almeno per ora, da Deutschlandfunk del 20-03:

(...) DLF: perché ad esempio nel caso dell'Italia non è possibile mettere a disposizione i fondi del Meccanismo europeo di stabilità, il MES? Sono legati a delle condizionalità.

Scholz: L'ESM è già qui ed è una cosa molto, molto buona. All'inizio dell'ultima crisi finanziaria non esisteva nemmeno. Ora disponiamo di uno strumento stabile che in un certo senso è in grado di aiutare effettivamente con dei finanziamenti pubblici dei paesi per i quali un aiuto è utile e necessario. Ma ciò non significa che deve essere usato immediatamente, ma che lo si può usare in qualsiasi momento e tutti insieme stiamo osservando la situazione. Questa è un'azione collettiva in cui cerchiamo di capire se alcuni paesi ne hanno bisogno o meno. Per ora, dicono, non è ancora il momento.



Piu' possibilista invece Clemens Fuest, presidente del prestigioso istituto Ifo, intervistato da ARD il 19-03:

(...) ARD: all'inizio della settimana, i ministri delle finanze dell'eurozona si sono incontrati. L'Italia era già considerato un caso problematico anche prima della crisi e ora viene doppiamente colpita dai debiti e dai focolai infettivi. Quanto è in pericolo l'Italia?

Fuest: la cosa buona è che ora abbiamo dei tassi di interesse molto più bassi di un decennio fa. Soprattutto per l'Italia. Pertanto anche l'Italia può sopportare un rapporto debito/PIL più elevato. Tuttavia bisogna tenere d'occhio la situazione. Abbiamo visto che i tassi di interesse sui titoli di stato italiani negli ultimi giorni sono aumentati. Ciò dimostra che gli investitori sono estremamente nervosi. Se sei convinto che l'Italia stia perdendo la fiducia degli investitori, c'è il rischio di una fuga dai titoli di stato italiani. Un simile scenario di "paura della paura" deve essere prevenuto.

ARD : in che modo allora?

Fuest: Mi aspetto due cose soprattutto a livello europeo. Innanzitutto, la Banca centrale europea deve garantire che rimanga liquidità sufficiente per le banche. Nell'ambito della vigilanza bancaria, deve fare in modo che le banche commerciali riducano i prestiti a causa dei rigorosi requisiti in termini di capitale proprio. Il secondo riguarda il livello degli stati membri: deve esserci un chiaro segnale di solidarietà in merito al fatto che nessuno stato finirà nei guai, che tutti gli stati saranno supportati. Attualmente stiamo assistendo a una riduzione dei tassi di interesse sui titoli di Stato tedeschi perché lo stato tedesco viene percepito come un debitore sicuro. I tassi di interesse sulle obbligazioni italiane aumentano. Se questa tendenza continua, tornerà la crisi del debito sovrano, oltre a tutti gli altri problemi che già abbiamo. Pertanto, è necessario fornire un segnale chiaro: i default sul debito pubblico non sono un problema e non ci saranno, indipendentemente dalla profondità della crisi. Questo è quello che bisogna comunicare ora.

ARD: lo stesso governo italiano ha messo in campo il meccanismo europeo di stabilità ESM noto come "fondo di salvataggio". È uno strumento che ora può tornare ad esssere un'opzione?

Fuest: sì, questo è uno strumento che può essere utilizzato. Non si tratterebbe di un programma di ristrutturazione, come era accaduto all'epoca con la Grecia. Sarebbe possibile invece richiedere delle linee di credito preventive. Ciò riguarderebbe l'acquisto di titoli di Stato da parte della Banca centrale europea nell'ambito del cosiddetto programma OMT. Si tratta di uno strumento che deve essere considerato in modo alquanto critico perché la linea che separa la politica monetaria da quella fiscale è sfuocata. Ma nell'attuale situazione, alquanto critica, il suo uso è giustificato. Se un paese ha richiesto l'assistenza dell'ESM, la BCE in linea di principio può acquistare titoli di stato di quel paese in quantità illimitata. Con questa garanzia, gli investitori non avranno piu' alcun motivo per vendere i titoli di stato, la fiducia resterà.

ARD : per cui si pone immediatamente la questione se ciò rientri nel mandato della BCE...

Fuest : In realtà, in definitiva, si tratta di un'operazione di politica fiscale che garantisce la solvibilità di uno stato. Ma la Corte di giustizia europea ha stabilito che la BCE è autorizzata ad avviare questo programma. Non vi sarebbero immediati problemi legali. In una grave crisi, gli Stati hanno bisogno del sostegno della banca centrale e del finanziamento monetario, il cosiddetto prestatore di ultima istanza. Ci troviamo in una crisi del genere.


Intervistato da Handelsblatt, anche Volker Wieland, membro del prestigioso Consiglio dei saggi economici e quindi consigliere del governo tedesco, si mostra possibilista, anche se sembra porre l'accento sulla condizionalità dei fondi:

(...) HB: secondo i limiti che si è auto-imposta, la BCE non può acquistare più di un terzo delle obbligazioni in circolazione per ogni paese. Ora ha dichiarato di voler adeguare questi limiti se necessario. Cosa ne pensa?

Wieland: penso che i limiti siano molto importanti. Tuttavia, davanti alla Corte costituzionale federale in quanto "esperto", ho anche sottolineato che possono esserci situazioni in cui è possibile andare oltre questi limiti. Non avrei mai pensato che una simile situazione si sarebbe presentata così in fretta.

HB: Cosa bisogna fare dal lato politico?

Wieland: a mio avviso, per i paesi attualmente colpiti dalla crisi avrebbe senso presentare una domanda di assistenza al meccanismo europeo di stabilità (MES).

HB: perché?

Wieland: l'ESM è stato creato proprio per tali situazioni. Potrebbe concedere linee di credito ai paesi interessati, ma questi sarebbero soggetti a delle condizionalità. Anche se i paesi non dovessero utilizzare le risorse, sarebbe un segnale forte. Ciò consentirebbe inoltre alla BCE di acquistare specificamente titoli di Stato di singoli paesi attraverso il suo programma OMT.

HB: la BCE rimane inoltre libera di deviare dalla sua capital-key durante gli acquisti. Ad esempio, potrebbe acquistare più titoli di stato italiani. Qual è la differenza?

Wieland: la BCE attraverso il programma OMT può acquistare obbligazioni dei singoli paesi in quantità illimitata. Sarebbe un segnale ancora più deciso. Con l'attuale programma di acquisti, la  portata non è così chiara e anche la valutazione legale è incerta. La Corte costituzionale federale, tuttavia, ha dichiarato legittimo il programma OMT. A mio avviso, sarebbe la soluzione piu' chiara.


Robert Habeck, leader dei Verdi, quindi all'opposizione, intervistato da T-Online il 19-03, almeno a parole si mostra favorevole ad un intervento massiccio e incondizionato dell'ESM:

T-online: cosa chiede in maniera specifica?

Habeck: ora è chiaro a tutti che è anche nell'interesse della Germania se l'Europa sviluppa una maggiore influenza in materia di politica fiscale. Il meccanismo europeo di stabilità, il MES, dovrà aiutare incondizionatamente in modo che paesi come l'Italia possano essere sicuri che i finanziamenti siano disponibili in caso di emergenza. Altrimenti rischiamo sconvolgimenti economici. Siamo uno spazio economico europeo comune. Quando l'economia si ferma in un paese, è un fatto che riguarda tutti. La sicurezza reciproca rafforza il sistema e le economie nazionali. Dopo la crisi finanziaria, tuttavia, non abbiamo imparato questa lezione


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giovedì 5 marzo 2020

Sahra Wagenknecht - Aiutiamoli a casa loro!

L'ottima Sahra Wagenknecht ci spiega perché aprire un'altra volta le frontiere, come  è già accaduto nel 2015, sarebbe un errore e perché invece questa volta sarebbe molto meglio aiutarli a casa loro. Dal profilo FB di Sahra Wagenknecht

Sarah Wagenknecht

L'accordo fatto con il padrino del terrorismo turco - ora presenta il conto. Da molti anni il governo tedesco sostiene la sporca guerra di Erdogan in Siria.

La Turchia ha ricevuto armi e soldi dalla Germania - che usa per combattere a fianco dei terroristi islamisti in Siria: contro i curdi o, come a Idlib, contro l'esercito siriano. Erdogan ha avuto un ruolo di primo piano nell'interminabile spargimento di sangue siriano e nel fatto che milioni di persone sono dovute fuggire dalla loro patria. E ora sta usando i rifugiati come un'arma per ottenere con il ricatto il sostegno della Germania e dell'UE nei confronti della sua sanguinosa politica.

Il governo turco ha attirato almeno 13.000 persone al confine greco e bulgaro con delle false notizie appositamente inventate, e in alcuni casi li ha persino trasportati lì con degli autobus appositamente noleggiati.



Erdogan gioca con delle scene spaventose: bambini dietro il fumo dei lacrimogeni, persone su gommoni traballanti. Queste immagini sono esattamente ciò di cui egli aveva bisogno. E cosa sta facendo la NATO, cosa stanno facendo Merkel e Maas? Esprimono il loro sostegno alla Turchia e accusano la Russia e la Siria di "palesi violazioni del diritto internazionale". Sì, è vero, le bombe sui civili devono essere condannate, indipendentemente da chi le lancia. Ma se i paesi della NATO, che nelle loro guerre non si preoccupano delle donne e dei bambini uccisi o mutilati, a Mossoul e Rakka hanno ucciso con la stessa brutalità di cui ora si lamentano a Idlib, se questi stati e i loro rappresentanti improvvisamente si riscoprono umanitari, allora si tratta di ipocrisia spudorata.

L'assassinio di massa deve finire! Ma soprattutto, il sostegno e il finanziamento dei terroristi islamisti in Siria deve essere fermato! È necessario un aiuto umanitario rapido per evitare che la situazione catastrofica peggiori ulteriormente. È vero che gli oltre tre milioni di rifugiati siriani che si trovano attualmente in Turchia, spesso in condizioni estremamente precarie, meritano prospettive migliori. Ma il semplice invito ad aprire le frontiere, che porterebbe inevitabilmente a una situazione come quella del 2015 e destabilizzerebbe completamente la nostra democrazia, a loro non servirebbe. Piuttosto, il governo tedesco dovrebbe finalmente iniziare una seria campagna per un cessate il fuoco a Idlib e per il ritiro dei terroristi islamisti, ma soprattutto per revocare le sanzioni economiche contro la Siria, che bloccano completamente la ricostruzione del paese. Sono soprattutto queste sanzioni che impediscono al popolo siriano di tornare a un livello di normalità nel loro paese devastato dalla guerra. La popolazione siriana, piuttosto, ha bisogno di aiuto e di sostegno per la ricostruzione, invece di un regime di sanzioni omicida. Solo allora la tragedia dei rifugiati siriani finirà.


mercoledì 26 febbraio 2020

Verso il superamento del pareggio di bilancio (forse)

Ora che anche l'industria tedesca si trova in una profonda recessione, il socialdemocratico Olaf Scholz probabilmente vuole sfruttare la fase di estrema debolezza elettorale della CDU per mettere in discussione un pilastro del rigorismo germanico, lo Schuldenbremse, ovvero il pareggio di bilancio aggiustato per il ciclo economico. Ne scrive Der Spiegel


Il Ministro delle finanze federale Olaf Scholz intende sospendere temporaneamente lo Schuldenbremse (pareggio di bilancio aggiustato per il ciclo) inserito nella Costituzione tedesca in modo da poter alleggerire la situazione debitoria degli enti locali. Secondo le informazioni disponibili a Der Spiegel, Scholz e il suo segretario di stato Rolf Bösinger stanno discutendo un progetto in tale direzione che sarà presentato a marzo. 

L'obiettivo di fondo del Ministero delle finanze sarebbe quello di ridurre l'indebitamento per le città finanziariamente piu' deboli. Scholz vorrebbe farsi carico di una parte del vecchio debito. Affinché questo trasferimento degli oneri debitori possa essere effettuato in conformità con la Costituzione, tuttavia, dovrà essere creata una sorta di esenzione una-tantum. Un tale provvedimento sarebbe necessario in quanto il "tetto all'indebitamento" pone dei limiti rigorosi ai prestiti federali. Al fine di sospendere la legge costituzionale e poiché il governo federale interviene nelle competenze degli Stati federali, sarà necessario modificare la Legge Fondamentale.

Il piano di Scholz tuttavia ha un notevole potenziale di conflitto:

- Innanzitutto, per poter modificare la Costituzione ha bisogno di una maggioranza di due terzi al Bundestag e al Bundesrat - e quindi anche dei voti dell'opposizione. In particolare, ci si aspetta una forte resistenza da parte della FDP

- In secondo luogo, Scholz si allontana dal corso politico orientato ad una rigorosa riduzione del debito che aveva ereditato dal suo predecessore Wolfgang Schäuble (CDU).

- In terzo luogo, a beneficiare del piano sarebbero i comuni del Nordrhein-Westfalen, della Renania-Palatinato e della Saarland. In considerazione del progetto, tuttavia, anche altre regioni avevano presentato delle richieste.

Ad esempio le regioni della Germania orientale chiedono che lo stato si faccia carico dei vecchi debiti delle loro società immobiliari. Scholz ha respinto tali richieste facendo sapere  che fra i diversi Laender non dovrebbe esserci "alcuna forma di gelosia".

La riduzione del debito dovrebbe consentire ai comuni di investire di più in scuole, strade e scuole materne. Per fare tali investimenti, tuttavia, in alcune città e comuni mancano i soldi in quanto le amministrazioni locali sono gravate da interessi e dal rimborso del debito.

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domenica 23 febbraio 2020

"In Germania è in corso una guerra civile nascosta"

Punto di vista senza dubbio interessante quello di László Földi, un alto funzionario del governo ungherese, dopo la strage di stampo neonazista di Hanau. Per Földi in Germania sarebbe già in corso una guerra civile a bassa intensità fra una parte della società tedesca e i migranti. Ne scrive Epoch Times, testata online considerata vicina ad AfD.


László Földi, colonnello ungherese ed ex funzionario dell'intelligence del ministero degli Interni ungherese, si è pronunciato in maniera molto critica sulla situazione tedesca e sulle violenze di Hanau. Lo riferisce l'agenzia di stampa ungherese MTI. Alla televisione di stato ungherese M1 in riferimento ai fatti di Hanau venerdì 21 febbraio ha detto:

"In Germania è in corso una guerra civile nascosta perché i tedeschi rispondono agli attacchi jihadisti con l'autodifesa"

L'ex direttore operativo del Ministero dell'interno ungherese spiega: "Il riflesso dell'autodifesa" è sorto perché la migrazione ha distrutto il mondo abituale in cui vivevano i tedeschi.

La migrazione in Germania assume una forma speciale, continua Földi. “I migranti sono comparsi in tutte le grandi città di tutti i paesi dell'Europa occidentale. Per evitare ciò, invece, il governo tedesco ha deciso di suddividere le masse, in maniera legale o illegale. Improvvisamente sono comparsi anche nelle piccole città".

Secondo Földi il problema risiede nel fatto che la vita abituale degli abitanti nelle piccole città è stata gravemente disturbata. "Poiché i migranti non parlano nemmeno il tedesco, pensano in maniera molto diversa". La vita della gente del posto è stata messa sotto sopra, ha continuato l'ex ufficiale.


Hanau: I migranti vengono perdonati, i tedeschi no

L'ex funzionario dell'intelligence ungherese spiega inoltre che il governo tedesco urla "terrorista" quando si tratta di un'azione di estrema destra. Se invece ad essere colpevoli sono i migranti, allora vengono perdonati. A suo avviso, la società tedesca non può tollerare questa situazione a lungo.

La politica non si assume alcuna responsabilità per la situazione e cataloga come fascisti tutti coloro che auspicano un ritorno alla vita precedente l'ondata migratoria del 2015, ha aggiunto Földi. Ma questi sono solo "sostenitori della normalità".

Il moderatore del programma "Ma Reggel" ("Questa mattina") pone la domanda: "Non è forse questa la risposta della società a questa situazione, il motivo per cui AfD sta diventando sempre più forte?" Földi risponde: "Sì, vengono rappresentati come un partito fascista, ma è un'assurdità"

Fascismo significa negare qualcosa che esiste e creare qualcosa di completamente nuovo, ha continuato l'ex direttore. "Ma loro vogliono tornare allo stato prima del cambiamento. Per questo io direi che la normalità in realtà è la vera politica e filosofia di AfD. AfD nel lungo periodo avrà successo perché pensano quello che la gente vuole”, ha affermato László Földi.

Földi ha continuato: “Se prima del 2015 eri un turista, ti trovavi in Germania e ti volevi fermare da qualche parte, non cercavi un hotel nelle grandi città. Bastava uscire dall'autostrada e cercare una locanda in un piccolo paese ”.

L'ex ufficiale ha poi spiegato il perché: “L'atmosfera semplicemente era piacevole. Non c'era bisogno di chiudere le porte o i cancelli a chiave. Non c'era motivo di farlo: tutti conoscevano tutti, tutti facevano il loro lavoro e tutti erano felici. Ed è esattamente quello che è cambiato"

sabato 22 febbraio 2020

C'è chi dice No!

Da un po' di tempo il ministro della sanità Spahn gira l'Europa del sud e dell'est in cerca di infermieri da portare in Germania. Di fronte a questa nuova forma di colonialismo demografico dei paesi forti dell'eurozona, tuttavia, c'è anche chi ha il coraggio di dire NO: il presidente serbo Vučić si rifiuta di consegnare le infermiere serbe e interrompe la collaborazione con il governo di Berlino. Ne scrive RT Deutsch


Il governo serbo ha sorprendentemente sospeso un progetto di cooperazione pensato per ricollocare infermieri serbi in Germania. A quanto pare il presidente serbo Aleksandar Vučić avrebbe affrontato la questione in maniera molto chiara con il ministro tedesco Jens Spahn.

Secondo quanto riportato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung ( FAZ ), la Serbia non intende più inviare le sue infermiere in Germania. La relativa cooperazione con la Germania per il collocamento dei lavoratori a sopresa è stata sospesa, riferisce la FAZ. Il cosiddetto Triple-Win-Projekt della Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit (GIZ) e della Bundesagentur für Arbeit (BA) in forza dal 2013 comprende anche accordi con la Bosnia-Erzegovina, la Tunisia e le Filippine.

La Serbia dal prossimo anno potrebbe completamente annullare la cooperazione con la Germania. La FAZ fa riferimento a dichiarazioni del ministro del lavoro serbo Zoran Đorđević. Si dice che il presidente serbo Aleksandar Vučić abbia affrontato direttamente il ministro tedesco della sanità Jens Spahn. In un'intervista televisiva, infatti, Vučić ha definito Spahn un "fantastico ministro della salute e un uomo molto capace", che però avrebbe affermato quanto segue: "vengo in Serbia a prendermi le tue infermiere". Vucic allora gli avrebbe detto in faccia:  

"Non voglio che tu venga in Serbia a prendere le mie infermiere. Ti apprezzo davvero, sei un grande ministro. Hai la migliore assistenza sanitaria al mondo. Ma non venire in Serbia".

Secondo la  FAZ, il Ministero della sanità tedesco non ha voluto commentare queste frasi. Spahn tuttavia non avrebbe mai reclutato attivamente le infermiere dalla Serbia. Secondo l'articolo, infatti, i partecipanti al progetto erano alquanto riluttanti nel chiudere un accordo con la Serbia. Per noi "ovviamente è un peccato, ma rispettiamo questa decisione", ha fatto sapere una portavoce della BA. Anche il GIZ ha usato la stessa formula. Secondo i dati forniti, il Triple-Win-Projekt dall'inizio del 2013 ha già portato 3.677 infermieri ai datori di lavoro tedeschi, di cui 787 dalla Serbia.
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lunedì 10 febbraio 2020

Profonde divergenze franco-tedesche

Dopo il no di Macron alla condivisione dell'atomica francese con i tedeschi, le divergenze fra Berlino e Parigi sono sempre piu' evidenti, anche la stampa tedesca che conta suggerisce a Berlino di non fidarsi troppo del presidente Macron. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy


Contro l'egemonia tedesca

Il presidente francese Emmanuel Macron - in risposta a Berlino che stava sistematicamente rallentando tutte le sue iniziative sull'UE presentate nel corso del suo ben noto discorso alla Sorbona del settembre 2017 - ha iniziato ad opporsi apertamente al dominio tedesco, in particolare nel campo della politica militare dell'UE. Il primo passo è stato l'annullamento di un'apparizione congiunta con la Cancelliera Angela Merkel alla conferenza sulla sicurezza di Monaco dello scorso anno; Berlino, infatti, aveva programmato l'apparizione per dimostrare una unanimità - in realtà inesistente -  tra i leader dell'UE in materia di politica mondiale. Se l'annullamento riguardava una misura simbolica del governo federale, a colpire gravemente la Repubblica federale è stato invece un altro passaggio: Parigi a febbraio 2019 ha ritirato il suo appoggio al gasdotto Nord Stream 2, dopo tale ritiro solo con grande difficoltà Berlino è riuscita ad evitare il fallimento del suo progetto. Ad aprile poi, il governo di Parigi si è rifiutato di avviare colloqui formali su un accordo di libero scambio dell'UE con gli Stati Uniti. I negoziati essenzialmente dovevano servire a prevenire le tariffe punitive statunitensi sulle importazioni di veicoli; erano quindi nell'interesse dell'industria tedesca. Le case automobilistiche francesi, tuttavia, esportano poco negli Stati Uniti.

Nuovi scontri

Sempre ad aprile poi, Macron ha pubblicamente annunciato nuovi "scontri" con la Germania - dando seguito al suo annuncio con i fatti. Cosi' a maggio ha ufficialmente annunciato di non essere d'accordo sull'allora candidato tedesco per la successione al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, Manfred Weber (CSU). [2] In estate la Francia ha ostacolato l'accordo di libero scambio dell'UE con la confederazione sudamericana Mercosur, accordo appena concluso dopo venti anni di negoziati, chiedendone dei miglioramenti; l'accordo nell'UE è particolarmente importante per l'industria dell'export tedesca. In autunno Parigi ha bloccato l'inizio dei colloqui di adesione all'UE con la Macedonia settentrionale e l'Albania, ancora una volta contro la volontà espressa da Berlino. Solo un po 'più tardi Macron in occasione di un viaggio a Pechino ha cercato di unificare la politica UE-Cina: sotto la sua guida però, non quella tedesca [4]. A ciò sono seguiti ulteriori passi per ottenere un ruolo di primo piano nella politica estera e militare dell'UE: prima i negoziati con la Russia per migliorare le relazioni reciproche e, in questi giorni, i colloqui a Varsavia per ottenere il supporto della Polonia nei confronti delle iniziative di politica estera di Parigi.

"In declino, e debole in politica estera"

A Berlino l'attivismo di Macron si scontra sempre di piu' con un certo rifiuto. Un contributo sintomatico di questo clima è l'articolo pubblicato nel primo fine settimana di febbraio da Jacques Schuster, principale commentatore del gruppo "Welt", articolo che a Parigi ha ottenuto una certa attenzione e una risposta chiaramente infastidita. La Francia, recita  il testo dell'articolo, si trova in una fase "di declino" sin dagli anni '90. Mostra "crescenti tensioni sociali" e "debolezza in politica estera". Macron sta attualmente cercando di "dare al continente, sotto la guida francese, la posizione che merita"; poiché la Francia è "sempre meno in grado" di farlo, il presidente cerca di ricorrere "all'aiuto dei tedeschi". Ovviamente "senza fare concessioni": "Parigi non è né disposta a condividere il suo seggio permanente nel Consiglio di sicurezza con Berlino, né Berlino può sperare di avere voce in capitolo sull'uso dei missili nucleari francesi". "Anche i sostenitori del presidente criticano la corte reale che Macron ha creato a Parigi", scrive Schuster: "Vari circoli di amici, consulenti e rappresentanti di interessi stanno cercando di influenzare le decisioni del sovrano". [5] Ouest-France, il quotidiano francese a maggiore diffusione, ha classificato l'articolo, pubblicato con il titolo "La Germania non dovrebbe fidarsi di Macron", come la prova evidente di un ulteriore "irrigidimento" nelle relazioni franco-tedesche. [6]

"Sotto il comando dell'UE"

Nel frattempo, in Germania, influenti esperti di politica estera la scorsa settimana hanno lanciato un nuovo attacco nei confronti di Macron. All'inizio della settimana, Johann Wadephul, vicepresidente del gruppo parlamentare della CDU/CSU, responsabile per la politica estera e militare, ha rilanciato una richiesta tedesca, proposta con regolarità per anni, e cioè: l'accesso di Berlino alle armi nucleari francesi. È "nell'interesse tedesco poter influenzare la strategia nucleare che ci protegge", ha affermato Wadephul; la Francia dovrebbe quindi "mettere le sue forze nucleari" sotto un comando congiunto dell'UE o della NATO [7]. Se così fosse, Berlino avrebbe davvero accesso alle armi nucleari. Wadephul alla fine ha precisato, che Macron il quale "ci aveva chiesto piu' volte di osare piu' Europa, ora dovrebbe mostrare di essere anche lui pronto".

Dialogo strategico

Il presidente francese venerdì in un discorso davanti ai laureati dell'École de Guerre parigina ha respinto la richiesta tedesca. Macron non ha lasciato alcun dubbio sul fatto che la Francia non intende condividere le sue forze nucleari, che il Presidente resta il solo a decidere cosa fare e che il suo governo non è disposto a coinvolgere altri paesi nel finanziamento della "Force de frappe", in modo da fornire a terzi una qualche influenza sulle armi nucleari francesi [8]. Macron, ha tuttavia affermato di desiderare un serio "dialogo strategico sul ruolo della dissuasione nucleare nella nostra sicurezza comune" all'interno dell'UE. La Francia è pronta a prendere in considerazione gli interessi in materia di sicurezza dei suoi alleati all'interno di una strategia sulle armi nucleari: la sua indipendenza nell'ambito di una possibile decisione sull'uso delle armi nucleari francesi è "pienamente compatibile con la nostra incrollabile solidarietà con i nostri partner europei". Oltre al "dialogo" sulla strategia da intraprendere in materia di armi nucleari, gli altri paesi membri in qualsiasi momento potranno "partecipare alle esercitazioni delle forze armate francesi in ambito nucleare". Poiché questa offerta resta al di sotto della soglia dell'influenza, per Berlino non è sufficiente.

Alla conferenza sulla sicurezza di Monaco

Macron vuole discutere le sue idee al riguardo durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, che inizia venerdì. Si tratta anche di dare una  voce forte all'UE nella politica mondiale, indipendentemente dagli Stati Uniti e, se possibile, sotto la guida di Parigi. Il primo punto incontra l'interesse di Berlino, il secondo viene respinto.


[1] S. dazu Vor neuen Konfrontationen.
[2] S. dazu Vor neuen Konfrontationen (II).
[3] S. dazu Kollateralschäden im Führungskampf.
[4] S. dazu Zwischen China und den USA.
[5] Jacques Schuster: Deutschland sollte Macron nicht über den Weg trauen. welt.de 01.02.2020.
[6] La France doit-elle partager son arsenal nucléaire avec l'UE? Oui, selon un proche d’Angela Merkel. ouest-france.fr 03.02.2020.
[7] Hans Monath: "Wir sollten uns an nuklearer Abschreckung beteiligen". tagesspiegel.de 02.02.2020. S. dazu Griff nach der Bombe (III).
[8] Leo Klimm, Paul-Anton Krüger: Macron drängt zum Dialog über atomare Abschreckung. sueddeutsche.de 07.02.2020.


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domenica 9 febbraio 2020

Piccole guerre franco-tedesche

Oltre alla condivisione dell'atomica francese, gentilmente declinata dal presidente Macron, Parigi e Berlino si scontrano su diverse questioni scottanti ancora aperte: l'asse franco-tedesco non è poi così saldo come potrebbe sembrare. Ne scrive il sempre ben informato Lost in Europe


Gli inglesi sono fuori, e ora tocca ai due paesi piu' grandi dell'UE, Germania e Francia, mandare avanti la baracca. Ma invece di procedere uniti, Berlino e Parigi si mettono a litigare. Stanno persino combattendo una piccola e pericolosa guerra.

La prima controversia riguarda il futuro bilancio dell'UE. La Germania vorrebbe ridurlo, per contenere i costi post-Brexit. La Francia, invece, vuole abolire sia lo sconto tedesco che lo sconto britannico, che ora del resto non sarà più applicabile.

Non si tratta solo di soldi, ma anche di definire ciò di cui l'UE in futuro si dovrà occupare: della vecchia politica agricola, che rappresenta ancora la parte principale del bilancio europeo, o dei nuovi programmi come la protezione del clima e l'uscita  graduale dal carbone.

Berlino vorrebbe essere moderna e chiede un taglio degli aiuti agricoli "francesi" (di cui peraltro beneficiano anche le grandi aziende agricole tedesche nel Meclemburgo-Pomerania) - ma non vuole pagare un centesimo in più per l'eliminazione graduale del carbone ...

Il secondo argomento di discussione riguarda l'allargamento dell'UE. A prima vista si tratta solo di due candidati, l'Albania e la Macedonia settentrionale: la Germania vuole avviare i negoziati di adesione , la Francia li sta bloccando e chiede riforme.

Ma in verità si tratta della cosiddetta "finalità": l'UE deve comunque essere ampliata anche se questo indebolisce la coesione interna - oppure si tratta piuttosto di costituire prima un "nucleo duro" per far funzionare la baracca?

La cancelliera Merkel è per l'allargamento senza limiti, alla fine, in questo modo si amplia anche il mercato dell'export tedesco. Il presidente Macron, invece, chiede di fare prima le riforme per rafforzare la coesione e l'efficacia dell'UE ...

Il terzo argomento di scontro riguarda la Libia, Merkel appoggia il governo di unità di Tripoli, Macron l'autoproclamato generale Haftar. Al vertice di Berlino le due parti hanno comunque cercato di trovare un accordo sulla stessa linea.

Ma è proprio la Turchia ad accendere lo scontro - mentre continua ad inviare navi e combattenti dalla Turchia verso Tripoli. Il Sultano Erdogan si rifiuta apertamente di rispettare l'accordo di Merkel sulla Libia, critica Macron - ma la Cancelliera tace.

E questo non solo infiamma ancora di piu' le relazioni franco-tedesche, ma potrebbe portare ad una grave crisi nel Mediterraneo orientale e quindi nella UE e nella Nato. Erdogan continua a provocare la Grecia e Cipro con le trivellazioni per la ricerca del gas.

Conclusione: proprio dopo la Brexit le controversie franco-tedesche tornano ad inasprirsi. La piccola guerra franco-tedesca mette in ombra anche le negoziazioni dell'UE con il premier Johnson per un accordo commerciale.

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