sabato 24 settembre 2022

Cosa potrebbe accadere se la Germania fornisse i suoi panzer Leopard 2 all'Ucraina

"Come è noto, non esiste ancora un trattato di pace tra Germania e Russia. Ciò significa che non appena la parte russa dovesse valutare un'azione come partecipazione tedesca alla guerra - non lo si ripeterà mai abbastanza - qualsiasi tipo di azione bellica contro la Germania sarebbe legale. Perché l'ultima guerra è ancora in uno stato di cessate il fuoco, che verrebbe quindi interrotto." scrive Dagmar Henn su RT Deutsch. Per questo il governo tedesco non vuole e non può inviare i Panzer tedeschi agli ucraini, rischierebbe di essere considerato paese belligerante. Da RT Deutsch, la voce del Cremlino in lingua tedesca.

Panzer Leopard 2


Quello che i rappresentanti del governo tedesco, che si tratti di Scholz o del ministro degli Esteri Annalena Baerbock, non dicono e che la stampa tradizionale non domanda, è perché per loro sia così importante non essere gli unici a fornire questi carri armati. Né spiegano perché la reazione russa all'ipotesi di fornire dei carri armati moderni sia tutt'altro che amichevole. Il motivo è tecnico e la sua conseguenza è il coinvolgimento diretto nella guerra.

Un Leopard 2 ha un equipaggio di quattro persone: comandante, artigliere, caricatore e pilota. Nessuno di questi compiti può essere svolto senza preparazione; il tempo di addestramento, anche per il solo equipaggio è di almeno 6 mesi. Per un comandante di un carro armato di questo tipo il periodo è ancora più lungo. E ciò ha delle conseguenze. L'addestramento di un comandante ucraino di un Leopard 2 sarebbe dovuto iniziare l'anno scorso.


E anche questo non lo si può escludere, ma probabilmente non sarebbe stato possibile tenerlo segreto e sarebbe stata una prova tangibile della responsabilità della NATO nel conflitto. Ma se così non fosse, ci sarebbe solo una possibilità per fare in modo che questi carri armati svolgano una qualsiasi funzione in un periodo di tempo breve: è necessario fornire almeno il comandante.

Esistono già congetture simili per quanto riguarda i cannoni HIMARS, che sono dispositivi anche più complicati; sono stati osservati molti polacchi e britannici apparentemente coinvolti nell'"offensiva" ucraina a Isjum. C'è anche una ripresa fatta ad Isjum di diverse persone di lingua inglese con accento statunitense che tolgono una bandiera russa da un edificio; e ci sono dichiarazioni secondo cui alcuni mercenari britannici e polacchi sarebbero stati catturati. La veridicità di queste affermazioni sarà chiarita nelle prossime settimane, perché è probabile che finiscano davanti al tribunale nella Repubblica Popolare di Donetsk proprio come i loro colleghi.

Un punto estremamente delicato è capire se si tratta davvero di mercenari o di membri degli eserciti regolari di Polonia e Gran Bretagna temporaneamente "mandati in licenza" per poter fornire all'Ucraina il personale necessario a far funzionare carri armati e cannoni.

Ed è proprio questa la ragione politica dei processi ai mercenari finora svoltisi a Donetsk: i loro Paesi d'origine potrebbero salvarli in qualsiasi momento se solo ammettessero di trovarsi in Ucraina per un incarico. Questo infatti cambierebbe il loro status giuridico: da mercenari, non protetti dalle Convenzioni di Ginevra, a combattenti; ma allo stesso tempo renderebbe lo Stato di partenza un paese partecipante alla guerra. Finora però in nessun paese la pressione pubblica per il salvataggio dei prigionieri è stata abbastanza forte da costringere a questo passo.

Ma è una questione di numeri. Quando non si tratta più di soli tre imputati, ma di una dozzina o addirittura di un centinaio, è probabile che la reazione nei loro Paesi d'origine si faccia più forte. Il gioco di aumentare le forze armate ucraine in una sorta di "illegalità tollerata" è un gioco inequivocabilmente temporaneo.

Quanto più complessa è l'attrezzatura tecnica in questione, tanto meno sarà probabile che gli ex soldati professionisti siano credibili come mercenari. I mercenari accusati finora non erano specialisti, ed è più probabile che abbiano lavorato per conto dell'MI6 in Ucraina. Sarebbe davvero possibile nascondere se la Bundeswehr "mandasse in licenza" una manciata di comandanti di carri armati? Se venissero uccisi durante la loro "licenza"? Nell'era dei social network, è difficile che ciò accada.

Quindi non si tratta solo di riempire i serbatoi. Si tratta di una partecipazione diretta alla guerra con la fornitura di personale. Il motivo per cui il governo tedesco su questo punto sta esitando (a parte la riduzione del valore di mercato di questo carro armato una volta che qualche foto di un esemplare bruciato sarà diffusa in rete) è la sua convinzione: se diversi paesi corressero contemporaneamente questo rischio, sarebbe meno probabile una reazione russa nei confronti della Germania.


Perché ovviamente questi problemi tecnici sono noti ai militari russi. Non è difficile trovare queste informazioni. Di conseguenza, le reazioni della stampa russa ai mercenari polacchi e britannici sono state simili.

Tuttavia, né la Polonia né la Gran Bretagna hanno il problema della Germania. Come è noto, infatti, non esiste ancora un trattato di pace tra Germania e Russia. Ciò significa che non appena la parte russa dovesse valutare un'azione come partecipazione tedesca alla guerra - non lo si ripeterà mai abbastanza - qualsiasi tipo di azione bellica contro la Germania è legale. Perché l'ultima guerra è ancora in uno stato di cessate il fuoco, che verrebbe quindi interrotto.

La soglia per una risposta militare nei confronti della Germania è quindi molto più bassa; e la parteciazione di altri Paesi con materiale bellico non cambierebbe questo fatto. Sarebbe una mossa piuttosto sciocca fare affidamento sul fatto che anche in quel caso non accadrebbe nulla. La riluttanza della Russia finora si è basata soprattutto sulla necessità di convincere i suoi partner più importanti della necessità di questa missione militare. Nel caso della partecipazione tedesca, questa limitazione non dovrebbe essere necessaria. Infatti, a differenza della politica tedesca, ci sono molti paesi che ancora non hanno dimenticato la Seconda Guerra Mondiale.

Anche la consegna dell'obice semovente 2000 è stata una danza su una linea molto sottile. I politici e i media dovrebbero portare avanti il dibattito sull'invio dei Leopard 2 in modo aperto, chiarendo tutte le possibili conseguenze. Invece di mostrare un'esitazione in qualche modo inspiegabile, da un lato, e di chiedere costantemente più armi per l'Ucraina, dall'altro. Se la Germania viene considerata o meno dalla Russia come parte in causa nella guerra, in fondo, è una questione che riguarda tutti gli abitanti del Paese. Ma abbiamo già capito quale è il grande rispetto che i rappresentanti di questa Repubblica hanno per i loro sudditi; farli precipitare in una guerra con disinvoltura - senza nemmeno permettere la percezione delle possibili conseguenze o prendere in qualche modo in considerazione la volontà del popolo - corrisponderebbe di fatto solo al loro comportamento precedente. Una volta si chiamava "gestione a fungo": tenere il popolo all'oscuro di tutto, gettandogli addosso del letame per poi tagliare ogni testa che spuntava fuori....

mercoledì 21 settembre 2022

Lambrecht - La Germania è "pronta a dare il cambio all'America in Europa"

Nei giorni scorsi il Ministro della difesa tedesco Christine Lambrecht, in occasione di un discorso tenuto alla prestigiosa Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik, ha spiegato che la Germania è pronta ad assumere la leadership militare in Europa. L'obiettivo del governo sarà anche quello di ottenere il consenso dei tedeschi sul tema del riarmo e sul nuovo ruolo della Germania, consenso che al momento sembrerebbe non esserci. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy

Il ministro della difesa tedesco Lambrecht

"La dimensione della Germania, la sua posizione geografica, il suo potere economico, in breve: il suo peso ci rendono una potenza leader":
è quanto ha dichiarato il Ministro della Difesa federale Christine Lambrecht. Come affermato ieri da Lambrecht in occasione di un discorso alla Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP), la Germania è "una potenza leader ... anche nella sfera militare"; in futuro "la Bundeswehr dovrà avere un ruolo più importante, sia nel nostro pensiero che nella nostra azione politica". Il discorso di Lambrecht fa riferimento alla nuova Strategia di sicurezza nazionale che il governo dovrà adottare entro la fine dell'anno. La strategia, elaborata sotto la guida del Ministero degli Esteri è il corrispettivo a livello nazionale della "Bussola strategica" dell'UE - una sorta di dottrina militare - e del nuovo Concetto strategico della NATO. Poiché la realizzazione della strategia sarà caratterizzata da costi considerevoli, l'obiettivo del governo è quello di ottenere un'ampia accettazione da parte della popolazione per questo programma, ad esempio introducendo una "giornata della sicurezza nazionale". Gli ambiziosi piani, tuttavia, contrastano in modo eclatante con il fallimento delle operazioni militari tedesche degli ultimi anni.



"Documento quadro sulla politica di sicurezza".

Berlino da anni insiste per l'adozione di una Strategia di sicurezza nazionale - insieme a misure come la creazione di un Consiglio di sicurezza nazionale [1] - peraltro esplicitamente prevista dall'accordo di coalizione del governo rosso-verde-giallo. Secondo il Ministero della Difesa, infatti, la strategia sarà "il piu' importante documento di politica di sicurezza del Governo federale" [2]. È stata concepita per essere completa e "interdipartimentale"; pertanto, "i vari dipartimenti sin dall'inizio sono stati strettamente coinvolti nel suo processo di redazione". L'Ufficio Federale degli Affari Esteri ne è il responsabile. Il ministro degli Esteri Annalena Baerbock il 18 marzo di quest'anno in occasione di un evento politico ha ufficialmente lanciato i lavori sulla strategia. A fine agosto la Strategia di sicurezza nazionale è stata anche oggetto di un dibattito a porte chiuse durante la riunione del governo federale a Meseberg. La strategia ha due punti di riferimento: la Bussola strategica dell'UE, che l'Unione ha adottato a marzo [3] e il nuovo Concetto strategico della NATO, adottato al vertice NATO di Madrid a fine giugno [4]. La Bussola strategica UE, classificata anche come "dottrina militare" dell'UE, è stata sviluppata su iniziativa tedesca. Berlino ha esercitato una forte influenza sulla creazione del documento.

"Il peso della Germania "

La preoccupazione principale di Berlino nell'ambito dei lavori sulla Sicurezza Nazionale consiste nell'assicurare alla Repubblica federale una posizione di primo piano nella politica mondiale. "Le dimensioni della Germania, la sua posizione geografica, il suo potere economico, in breve: il suo peso, ci rendono una potenza leader, che ci piaccia o no", ha affermato il ministro della Difesa Christine Lambrecht davanti al Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP). [5] Il ministro degli Esteri Baerbock aveva già dichiarato a marzo, in occasione dell'evento di lancio dei lavori sulla Strategia di sicurezza nazionale, che gli Stati alleati chiedono una forte leadership della Repubblica federale "in quanto maggiore economia europea". [6] Lambrecht ha esteso esplicitamente la richiesta di leadership tedesca alle forze armate, affermando che la Germania è "una potenza leader ... anche nella sfera militare"; in futuro, la Bundeswehr dovrà "svolgere un ruolo ancora più importante nel nostro pensiero e nelle nostre azioni politiche". E ciò avrà anche delle conseguenze finanziarie: nel lungo periodo la Bundeswehr dovrà disporre di un budget pari ad almeno il 2% del PIL tedesco. "La Germania può farcela", ha affermato ieri la Lambrecht nel suo discorso alla DGAP, discorso accolto con grande attenzione anche a livello internazionale.

Un'"Europa geopolitica capace di fare una politica globale".

Per quanto riguarda i possibili scenari di impiego della Bundeswehr, Lambrecht ha spiegato che la "difesa nazionale e dell'alleanza, in futuro dovrà essere in cima alla lista delle nostre priorità"; le truppe saranno "l'istanza centrale della nostra infrastruttura pubblica". [7] Ciò è dovuto anche al fatto che gli Stati Uniti dovranno concentrare la loro "attenzione principale ... necessariamente sulla sicurezza della regione del Pacifico". Per Washington, almeno a partire dal "pivot to Asia" annunciato dal Presidente Barack Obama nel novembre 2011, la battaglia contro l'inarrestabile ascesa della Cina resterà al centro delle ambizioni in materia di politica globale. [8] La richiesta alle potenze dell'UE di assumere un ruolo di leadership militare in Europa e negli Stati immediatamente confinanti nell'ambito della divisione transatlantica del lavoro viene apertamente comunicata da circa dieci anni. [9] Lambrecht questa volta però ha affermato che la Germania è "pronta a dare il cambio all'America in Europa"; per farlo, tuttavia, l'Unione Europea dovrà diventare "più forte". Il Cancelliere Olaf Scholz in un discorso tenuto all'Università Carlo di Praga recentemente aveva già espresso la richiesta di "un'Europa geopolitica capace di fare una politica globale". [10]

"Giornata nazionale della sicurezza"

Per quanto riguarda il costoso riarmo da parte della Germania e dell'UE, un esperto dell'Ośrodek Studiów Wschodnich (OSW, Centro di Studi Orientali) di Varsavia recentemente ha commentato con un contributo nel dibattito sulla strategia in corso: "Queste misure in Europa avranno un costo molto elevato e ci richiederanno molto in generale. Una delle aspirazioni della strategia di sicurezza tedesca dovrebbe quindi essere anche quella di preparare la società tedesca ad affrontare questi costi" [11]. Ad esempio, il tenente colonnello Philipp Lange, in una concisa presentazione degli obiettivi della strategia, afferma: "Per noi è importante che la popolazione del nostro paese nel suo complesso condivida l'orientamento di base della nostra strategia futura. Per questo motivo, il governo federale cerca espressamente un dialogo con i cittadini" [12], e Lambrecht ieri davanti alla DGAP ha assunto una posizione simile. Il necessario "cambio di cultura" deve innanzitutto "riflettersi nelle nostre operazioni politiche nella capitale", ha chiesto il Ministro della Difesa. Tuttavia questo non sarà sufficiente: anche la popolazione dovrà essere allineata alla Strategia di sicurezza nazionale. A tal fine, il ministro vuole organizzare ogni anno una "Giornata della sicurezza nazionale" nella Repubblica federale. [13]

Ambizioni e realtà

Le richieste di un massiccio riarmo, di un ruolo di leadership della Germania nella politica mondiale e di un coinvolgimento della popolazione nelle ambizioni di potere delle élite di Berlino contrastano notevolmente con i risultati delle operazioni militari tedesco-europee dell'ultimo decennio. I risultati sono stati recentemente illustrati da un esperto dell'European Council on Foreign Relations (ECFR), attualmente membro del comitato consultivo della Bundesakademie für Sicherheitspolitik (BAKS). "La missione in Afghanistan è fallita e il ritiro caotico ha mostrato agli europei la loro totale dipendenza militare dagli Stati Uniti", scrive l'esperto. Inoltre, le guerre in Siria e in Libia stavano "entrando nel loro secondo decennio", ma "gli europei" "non hanno quasi mai giocato un ruolo" negli "sforzi per risolverle": "Il divario tra le ambizioni degli europei ... e la loro effettiva influenza globale" si è "ampliato nel corso degli anni".




[1] S. dazu Ein Bundesverkehrswegeplan für die Rüstung und Handlungsempfehlungen an die nächste Bundesregierung (II).

[2] Nationale Sicherheitsstrategie: Die wichtigsten Fragen und Antworten vorab. bmvg.de 07.09.2022.

[3] S. dazu Die Militärdoktrin der EU und Das Kräftemessen des 21. Jahrhunderts.

[4] S. dazu Im Zentrum der drohenden Eskalation und Die NATO am Pazifik.

[5] „Deutschlands Gewicht macht uns zur Führungsmacht“. tagesschau.de 12.09.2022.

[6] Außenministerin Annalena Baerbock bei der Auftaktveranstaltung zur Entwicklung einer Nationalen Sicherheitsstrategie. auswaertiges-amt.de 18.03.2022.

[7] „Deutschlands Gewicht macht uns zur Führungsmacht“. tagesschau.de 12.09.2022.

[8] S. dazu Das pazifische Jahrhundert.

[9] S. dazu Die Neuvermessung der deutschen Weltpolitik.

[10] S. dazu Das „weltpolitikfähige, geopolitische Europa“.

[11] Justyna Gotkowska: Wanted: Klare Leitlinien für die zukünftige Sicherheitsordnung in Europa. fourninesecurity.de.

[12] Nationale Sicherheitsstrategie: Die wichtigsten Fragen und Antworten vorab. bmvg.de 07.09.2022.

[13] „Deutschlands Gewicht macht uns zur Führungsmacht“. tagesschau.de 12.09.2022.

[14] Jana Puglierin: Der Strategische Kompass: Ein Fahrplan für die Europäische Union als sicherheitspolitische Akteurin. Bundesakademie für Sicherheitspolitik: Arbeitspapier 7/22

mercoledì 20 luglio 2022

Il nuovo ruolo geopolitico della Germania secondo Olaf Scholz

Il Cancelliere Olaf Scholz nei giorni scorsi è intervenuto sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung per delineare il nuovo ruolo geopolitico della Germania e dell'UE. Il suo intervento sembra essere perfettamente allineato con quello del co-segretario della SPD Lars Klingbeil che qualche settimana fa chiedeve di trasformare la Germania in una potenza di primo piano nell'ambito di una UE sovrana. Ne parla il sempre ben informato German Foreign policy

olaf scholz
Il Cancelliere Olaf Scholz / SPD

L'UE dovrà trasformarsi in un "attore geopolitico", a tal fine dovrà "serrare i ranghi" al proprio interno e portare avanti la sua militarizzazione. È quanto chiede il Cancelliere Olaf Scholz con un articolo uscito lunedi 18-07 sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Scholz annuncia "proposte concrete" per i prossimi mesi e spinge per l'abolizione del diritto di veto in politica estera, grazie al quale gli Stati più piccoli possono proteggere i loro interessi dalle pressioni dei Paesi membri più influenti. Anche il leader della SPD Lars Klingbeil recentemente aveva espresso opinioni simili. Dopo "quasi 80 anni" di presunta "moderazione", la Germania ora deve "ambire a trasformarsi in una potenza di primo piano", chiede il leader della SPD; e questo "richiederà decisioni difficili da parte di Berlino". Anche Klingbeil sollecita un massiccio riarmo della Bundeswehr. Sia Scholz che Klingbeil sono preoccupati dal fatto che sempre più spesso i Paesi emergenti e in via di sviluppo si rifiutano di seguire il vecchio mondo Occidentale e portano avanti politiche autonome. La richiesta di intraprendere in futuro delle attività "geopolitiche" arriva proprio nel momento in cui la povertà nell'UE è in rapido aumento.


Il linguaggio del potere

Con il suo appello a "trasformare la UE in un attore geopolitico" [1], il Cancelliere Olaf Scholz dà seguito ad altre dichiarazioni simili fatte da importanti politici berlinesi negli anni passati. Nel dicembre 2017, ad esempio, l'allora ministro degli Esteri Sigmar Gabriel lamentava che l'UE non fosse ancora "una vera forza nel mondo": mancava "della capacità di dispiegare potenza". E quindi oggi è ancora più "urgente" che "l'Europa rifletta sui suoi interessi e sviluppi una sua capacità di plasmare il mondo". [2] Se in futuro a Berlino e a Bruxelles "prenderà piede un pensiero politico-strategico", "allora si porranno anche questioni di potenza", aveva dichiarato Gabriel: "Non sarà piacevole". Nel febbraio 2018, sempre il ministro Gabriel aveva affermato che l'UE ha bisogno di "una comune proiezione di potenza nel mondo", anche dal punto di vista militare: "essendo l'unico vegetariano, avremo vita dura in un mondo di carnivori"[3] Nel novembre 2019, la presidente designata della Commissione europea Ursula von der Leyen si era unita a lui. Per l'UE, da un lato, sarà necessario "farsi dei propri muscoli ... in materia di politica di sicurezza", dall'altro lato sviluppare un approccio sempre piu' strategico per quanto riguarda "gli interessi esterni dell'Europa": "L'Europa dovrà anche 'imparare il linguaggio della potenza'", aveva dichiarato la von der Leyen. [4]

Unità interna

Per dare finalmente all'UE un ruolo di "attore geopolitico", il Cancelliere Scholz chiede "unità" politica: "La disunione permanente, il dissenso permanente tra gli Stati membri ci indebolisce". Pertanto, "si dovrà porre fine al blocco di natura egoistica delle decisioni europee da parte dei singoli Stati membri". L'UE ha reagito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia "con una determinazione e un'unità senza precedenti". Ora è necessario "serrare le fila" in "campi" a lungo oggetto di contesa, come "lo sviluppo della difesa europea" o la "sovranità tecnologica". Scholz ha annunciato: "La Germania presenterà proposte concrete nei prossimi mesi". In un primo momento, il Cancelliere rilancia una richiesta che gli esperti di politica estera tedesca ripetono da anni: si deve porre fine al diritto di veto in politica estera di cui dispongono oggi i paesi membri dell'UE, grazie al quale anche gli Stati più piccoli possono, se necessario, proteggersi sulle questioni fondamentali dalle pressioni dei Paesi membri più potenti. "I veti nazionali ... non possiamo più permetterceli", scrive Scholz, "se vogliamo farci ascoltare in un mondo di grandi potenze in competizione"[5].

La Repubblica federale "al centro"

La richiesta di abolire il diritto di veto era stata ribadita recentemente anche dal leader della SPD Lars Klingbeil, che in un discorso del 21 giugno aveva affermato: "se vogliamo che l'UE sia in grado" di "agire rapidamente", è necessario "abolire il principio dell'unanimità, ad esempio in politica estera o in materia di politica finanziaria e fiscale" [6]. Dal punto di vista di Berlino, la questione è centrale: "La Germania può essere forte solo se l'Europa sarà forte". La Repubblica Federale "come potenza leader ... dovrà quindi promuovere con forza un'Europa sovrana". La Germania "dopo quasi 80 anni di contenimento ... finalmente avrà un ruolo nel sistema delle coordinate internazionali"; la Repubblica Federale oggi è "sempre più al centro": "Dobbiamo soddisfare queste aspettative". "La Germania deve ambire ad essere una potenza leader", chiede il leader della SPD. Questo "nuovo ruolo di potenza leader" impone tuttavia alla Repubblica Federale di prendere "decisioni difficili, sia finanziarie che politiche": "Dobbiamo cambiare le strutture e rinegoziare il bilancio". In particolare, le forze armate dovranno essere rafforzate, ad esempio con il "fondo speciale" da 100 miliardi di euro del governo Scholz. Sarà inoltre necessario "riconsiderare la forza militare come un mezzo legittimo della politica", afferma Klingbeil, il quale ribadisce che la militarizzazione accelerata è finalizzata ad una "politica di pace".

I doppi standard dell'Occidente

Klingbeil e Scholz sono anche molto preoccupati dal fatto che i Paesi emergenti e in via di sviluppo, sempre più spesso si rifiutano di seguire il vecchio mondo occidentale. Attualmente ciò sembrerebbe essere particolarmente vero nella lotta di potere tra Occidente e Mosca, in cui gli Stati dell'Africa, dell'America Latina e di quasi tutta l'Asia si rifiutano di adottare le sanzioni contro la Russia, nonostante le forti pressioni occidentali. [7] Scholz chiede che il "Sud globale" sia sempre piu' legato all'Occidente; a tal fine, "dobbiamo onorare i nostri impegni nei confronti di questi Paesi" ed "evitare due pesi e due misure". Senza dubbio la richiesta di imporre misure punitive contro la Russia si basa sulla politica dei due pesi e delle due misure: dopo tutto, quando l'Occidente ha intrapreso delle guerre di aggressione (Jugoslavia 1999, Iraq 2003, Libia 2011), non si era mai parlato di sanzioni contro gli aggressori dell'Europa occidentale e del Nord America. Per legare nuovamente il Sud globale all'Occidente, Scholz propone quindi "una nuova cooperazione globale delle democrazie" - "al di là del classico mondo occidentale". Il piano di Scholz è simile al Summit per la democrazia organizzato dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel dicembre dello scorso anno. Il "vertice sulla democrazia" tuttavia non ha prodotto alcun risultato tangibile.

Capacità di resistere

L'appello affinché l'UE diventi un "attore geopolitico" con la Germania al centro nel ruolo di "potenza leader" giunge in un momento in cui le sanzioni occidentali nello scontro per la potenza con la Russia stanno facendo aumentare drammaticamente i prezzi dell'energia e dei generi alimentari e minacciano di portare a un impoverimento di massa. Il ministro federale dell'Economia Robert Habeck recentemente ha avvertito che l'escalation della crisi "metterà la Germania alla prova" e metterà a dura prova anche la "solidarietà sociale", "e probabilmente anche oltre".[8] L'unica via d'uscita sembrerebbe quella di passare da una continua escalation dello scontro con la Russia a una de-escalation e a una soluzione negoziata della guerra in Ucraina. Il governo tedesco non è disposto a farlo. Il cancelliere Scholz dichiara: "Avremo bisogno della capacità di resistere" [9].





[1] Zitate hier und im Folgenden: Olaf Scholz: Nach der Zeitenwende. Frankfurter Allgemeine Zeitung 18.07.2022.

[2] S. dazu Gabriels Kampfansage.

[3] S. dazu Die Machtprojektion der EU.

[4] S. dazu Novembertrommeln.

[5] S. dazu Die „Koalition der Entschlossenen“ (II).

[6] „Der Westen hat sich zu lange sicher gefühlt“. ipg-journal.de 22.06.2022.

[7] S. dazu „Russland isolieren“ (IV), Das Reisemandat der Afrikanischen Union und The West against the Rest.

[8] S. dazu Vor der Zerreißprobe.

[9] Olaf Scholz: Nach der Zeitenwende. Frankfurter Allgemeine Zeitung 18.07.2022.




mercoledì 8 dicembre 2021

Da Hartz IV verso un nuovo reddito di cittadinanza: con la Ampelkoalition arriva il Buergergeld

Nelle città tedesche l'inflazione viaggia al 6% mentre i sussidi per i disoccupati di lungo periodo (ALG II) a partire da gennaio aumenteranno di appena 3 euro. Per questo i percettori di un sussidio Hartz sperano nella Ampelkoaltion e nella promessa fatta dai socialdemocratici in campagna elettorale di introdurre un Buergergeld, vale a dire un nuovo redditto di cittadinanza privo di sanzioni e con meno obblighi e meno burocrazia. Ne scrive T-Online


Un nuovo "Buergergeld" in futuro dovrà sostituire Hartz IV. T-online chiarisce che cosa nel dettaglio dovrà cambiare secondo il piano della Ampelkoalition e quali sono le principali differenze con il sistema attuale.

Nemmeno una parola, e questo la dice lunga. I leader della SPD, dei Verdi e della FDP mercoledì scorso alla presentazione dell'accordo di coalizione hanno parlato per circa 40 minuti - e non hanno nemmeno menzionato un argomento che invece non sarebbe mai potuto mancare in nessun dibattito da campagna elettorale: il cosiddetto reddito di cittadinanza o Buergergeld, il candidato alla successione dell'attuale Hartz IV.

Cosa era successo?

Prima delle elezioni, infatti, era stata soprattutto la SPD a preparare il terreno per superare Hartz IV. Per anni, infatti, il partito aveva lottato con se stesso. Durante la campagna elettorale, la leader della SPD Saskia Esken aveva annunciato in un'intervista alla "Taz" che il nuovo "Buergergeld" doveva essere "adeguato" e ricalcolato. I Verdi avevano anche fatto intendere di volere un aumento del sussidio previsto dall'Arbeitslosengeld II - e durante la campagna elettorale avevano anche indicato una cifra concreta: 50 euro in più.

Dopo le elezioni, tuttavia, sembrava ovvio che un aumento del sussidio per i disoccupati di lungo periodo sarebbe stato imminente. La domanda era piuttosto un'altra: a partire da quale importo le parti potranno rivendere un aumento come un successo?

Ma ora che l'accordo di coalizione è pronto, nessuno sembra esserne piu' cosi' convinto, come ad esempio sostiene Holger Schäfer, economista presso lo Institut der Deutschen Wirtschaft (IW), vicino ai datori di lavoro: "Prima di tutto, Burgergeld è solo il nuovo nome dato ad Hartz IV", ha dichiarato a t-online.

Wohlfartsverband sulle tariffe standard: "Eccezionalmente deluso".

Se date un'occhiata all'accordo di coalizione fra i tre partiti, noterete ciò che non viene affatto menzionato - vale a dire un aumento delle tariffe standard.

Anche Ulrich Schneider lo ha notato immediatamente. In un'intervista a t-online, l'amministratore delegato della Paritätischer Wohlfahrtverband ha detto: "Il Buergergeld non è ancora la soluzione promessa per il superamento di Hartz IV. La sua associazione, infatti, riunisce organizzazioni come il Kinderhilfswerk, il Sozialverband o le Tafeln locali, tra le altre. "Siamo estremamente delusi dal fatto che non ci sia stato alcun movimento verso l'alto delle tariffe standard", ha continuato Schneider.


Ma non è solo questo. In considerazione delle promesse fatte in campagna elettorale, molti disoccupati di lunga durata si auguravano un aumento dei sussidi. E le critiche, sempre piu' forti, ora arrivano anche dal mondo accademico. Martin Seeleib-Kaiser, professore di politica sociale all'Università di Tubinga, ad esempio, ha detto a t-online: "Il fatto che le tariffe standard non vengano aumentate dalla Ampelkoalition è alquanto deludente, perché a quanto pare non sarà possibile superare la soglia di povertà generalmente considerata - i beneficiari resteranno così in una situazione di povertà". E questa situazione sembrerebbe essere fatale alla luce del tasso di inflazione attuale, che si riflette anche sui prodotti alimentari di base, "e che quindi va a colpire in maniera massiccia proprio questi gruppi".

Attualmente i singoli beneficiari del sussidio sociale ricevono 446 euro al mese, nel gennaio 2022 l'importo sarà aumentato di tre euro secondo quanto previsto dalle tariffe. Il presidente dell'associazione delle Wohlfahrtsverband, Ulrich Schneider, chiede un "adeguamento delle tariffe standard, secondo le necessità, ad almeno 600 euro".

La SPD ha cercato di prendere le distanze dalle riforme Hartz

Tutte queste dichiarazioni probabilmente nei prossimi giorni faranno sentire la loro eco tra i partner della Ampelkoalition, soprattutto tra i socialdemocratici. Erano stati proprio loro, infatti, sotto l'allora cancelliere Gerhard Schröder, a introdurre le riforme Hartz.

Da allora Hartz IV è sempre stato collegato alla freddezza sociale e alla paura del declino sociale. Anche se i Verdi all'epoca erano al governo - e anche se la CDU/CSU ha sostenuto queste riforme - esse generalmente vengono attribuite solo alla SPD. E i risultati deludenti dei socialdemocratici ottenuti nel corso degli anni vengono spesso spiegati da questa politica. Ecco perché al partito sembrava così importante segnalare una vera e propria rottura con Hartz IV.

La riforma che ora viene presa in considerazione dalla SPD, dai Verdi e dalla FDP, tuttavia, sembra più che altro essere una ridenominazione - che, tuttavia, trova anche qualche approvazione. L'economista dello IW Holger Schäfer, ad esempio, trova la parola "Buergergeld", sulla quale i partner della coalizione si sono accordati sin dall'inizio, molto meglio del termine "Hartz IV", ormai carico di connotazioni negative.




Le opportunità per guadagnare un reddito aggiuntivo dovranno essere migliorate

Ci sono tuttavia dei cambiamenti positivi su piccola scala, come ci spiega lo scienziato sociale Seeleib-Kaiser. La Ampelkoalition ad esempio promette di migliorare le opportunità di reddito aggiuntive, anche se non è ancora chiaro in che modo ciò sarà possibile.

Anche il fatto che nei primi due anni la dimensione degli appartamenti dei destinatari di un sussidio non venga presa in esame (come era già avvenuto durante la pandemia) è positivo: "A seconda del Jobcenter, infatti, sembra che in passato ci sia stata una gestione molto rigida di questo aspetto - con conseguenze fatali per le persone colpite", dice Seeleib-Kaiser. Ad esempio, c'è stato chi dopo essere diventato disoccupato ha dovuto abbandonare il proprio appartamento perché misurava qualche metro quadrato in più del consentito.

Anche l'economista dello IW Schäfer elogia alcuni dei cambiamenti. Con le maggiori opportunità di poter guadagnare un reddito aggiuntivo e un miglioramento del sostegno, le richieste centrali della comunità imprenditoriale sembrano essere state soddisfatte. Considera anche ragionevole, inoltre, l'annunciata riduzione della burocrazia attraverso l'erogazione di prestazioni forfettarie - cioè il pagamento di somme forfettarie invece dei calcoli sui casi individuali.

Al contrario l'economista resta critico nei confronti di altri cambiamenti, come ad esempio l'abolizione della priorità nel collocamento. L'obiettivo primario deve rimanere quello di reintegrare le persone nel mercato del lavoro, ha detto Schäfer. Considera quindi opportuno mantenere l'obbligo di cooperare.

Se la logica del nuovo Buergerld sarà effettivamente diversa dal precedente Hartz IV resta tutto da vedere, dice Seeleib-Kaiser, professore di politica sociale. Questo perché si tratta di una riforma che dovrà coordinare le varie prestazioni sociali - compreso il Buergergeld - e deve essere ancora elaborata da una commissione. "Questo significa che ancora non sappiamo esattamente come sarà il nuovo Buergergeld", dice Seeleib-Kaiser.

Moratoria sulle sanzioni: "Un passo nella giusta direzione".

E questo sembra essere particolarmente vero per quanto riguarda le sanzioni: più volte, infatti, è stato criticato il fatto che le prestazioni, in determinate circostanze, possono essere ridotte. Dopo tutto, il sostegno al reddito di base è già per definizione il minimo sociale, quindi pagare ancora di meno non sembra appropriato. Anche la Corte costituzionale federale la vede allo stesso modo e ha stabilito che questa pratica sanzionatoria in parte è incostituzionale.

Questo è probabilmente uno dei motivi per cui la Ampelkoalition intende sospendere le sanzioni almeno per un anno. "La moratoria sulle sanzioni è un passo nella giusta direzione", dice Schneider. Dopo di che, ci sarà il cosiddetto obbligo di cooperazione.

Ci sono già oggi molti obblighi per i beneficiari di Hartz IV: devono essere disponibili per il centro per l'impiego, devono presenziare agli appuntamenti, devono rivelare la loro situazione finanziaria. L'accordo di coalizione non chiarisce esattamente cosa dovrebbe accadere se questi "doveri di cooperazione" non venissero rispettati. Alla fine forse saranno solo delle sanzioni con un nuovo nome.

A questo punto, però, è probabile che anche le associazioni giovanili della SPD e dei Verdi facciano pressione: la riforma del sistema Hartz IV era una tema molto importante per entrambi i gruppi, anche prima delle elezioni. Per la portavoce della Gioventù Verde, Sarah-Lee Heinrich, "Hartz IV resta un sistema disumano".

"Fino a quando le tariffe standard non saranno aumentate, una vita da Hartz IV resta una vita al di sotto del livello di sussistenza minimo e quindi non vi sarà nessuna sicurezza sociale", ha detto a t-online. Chi veramente intende contrastare la "crisi sociale" deve fare in modo che lo stato sociale riesca veramente ad aiutare le persone - e non è questo il caso. Si sta solo risparmiando deliberatamente "sui più poveri della società", dice Heinrich, lei stessa cresciuta in Hartz IV.




sabato 4 dicembre 2021

Heiner Flassbeck - La transizione energetica tedesca non è credibile e i Verdi lo sanno bene

Nel mese di novembre, con poco vento e poco sole, le fonti di energia rinnovabile in Germania hanno garantito un livello minimo di copertura dei fabbisogni. Il grande economista tedesco Heiner Flassbeck ci spiega perché la transizione energetica di cui tanto parlano i Verdi, nella realtà dei fatti non è credibile e sta solo creando problemi alle famiglie tedesche vessate da bollette sempre piu' care. Ne scrive Heiner Flassbeck su relevante-oekonomik.com



La Ampelkoalition è arrivata e ovviamente vorrebbe dare nuovo slancio alla transizione energetica attualmente in fase di stallo. L'eolico e il solare dovranno essere potenziati in maniera massiccia. E questo è senza dubbio un buon momento per passare in rassegna i primi vent'anni della transizione energetica tedesca e porsi due domande centrali. In primo luogo, perché nessun paese al mondo ha seguito la Germania su questa strada, sebbene l'intenzione e il desiderio di tutti i governi sin dall'inizio del millennio fosse proprio quello di avere la Germania come modello? Il futuro cancelliere Scholz ritiene che la Germania debba solo mostrare come si fa, poi molti la seguiranno e la Germania potrà vendere la sua tecnologia in tutto il mondo. In secondo luogo, però, sarebbe molto più importante farsi un'altra domanda: che senso ha espandere un sistema in cui nessun incremento di capacità può garantire che il sistema non collassi da un momento all'altro senza alcun preavviso a causa delle condizioni metereologiche?



Ancora una volta, il mese di novembre è stato particolarmente significativo, perché novembre alle nostre latitudini spesso è caratterizzato da poco vento e da poco sole, fatto conosciuto nei circoli degli esperti come "Dunkelflaute". Il cosiddetto Agorameter interattivo di Agora-Energiewende lo mostra in tutta la sua chiarezza (Figura 1). Il 16 novembre a mezzogiorno, dei circa 70 gigawatt di cui la Germania ha permanentemente bisogno, il sole e il vento ne hanno forniti solo una parte trascurabile. La parte grigia relativa alle fonti di energia convenzionale è stata enorme e solo con ulteriori importazioni di elettricità (la curva rossa si trova sopra la zona grigia) è stato possibile soddisfare la domanda tedesca. E tutto accade venti anni dopo che in Germania è iniziata la transizione energetica. Come si fa a dire a un paese in via di sviluppo che deve cambiare, quando in Germania non siamo stati in grado di raggiungere una vera svolta neanche dopo cosi' tanto tempo?

Figura 1

Questo è il motivo, diranno i lobbisti del solare-eolico, per spingere ancora di piu' l'espansione delle rinnovabili. Ma qual è il punto? Diamo uno sguardo al futuro con una simulazione. Agora-Energiewende calcola quale sarà nei prossimi vent'anni il contributo del vento e del solare secondo i diversi possibili livelli di sviluppo delle rinnovabili, ma con condizioni meteorologiche comparabili a quelle attuali. Per quanto riguarda l'espansione dell'approvvigionamento elettrico tedesco, i risultati sono più che sorprendenti - direi spaventosi.

Se inserite nell'agorametro "Futuro" perchè volete immaginare un (coraggioso nuovo) mondo in cui l'approvvigionamento elettrico tedesco arriva in media (un anno, credo) all'80 per cento da fonti rinnovabili, otterrete in pochi secondi un grafico che mostra l'approvvigionamento elettrico negli stessi giorni del 2040 con le stesse condizioni meteo di oggi. Chi pensa che le aree blu e gialle in quella data saranno particolarmente grandi, tuttavia resterà deluso. Se non c'è vento e il sole non splende in cielo, anche la capacità massima non servirà a nulla (Figura 2).


Al contrario: poiché la Germania avrà bisogno di molta più energia elettrica nel 2040 di quanta ne abbia bisogno oggi, cioè circa 100 gigawatt, la lacuna in termini di approvvigionamento elettrico il 16 novembre 2040 sarà molto più grande di oggi. Alla Germania mancheranno a mezzogiorno di quella data circa 80 gigawatt di elettricità. 80 gigawatt equivalgono alla produzione garantita da 40 grandi centrali nucleari, se esistessero. Ma oggi possiamo dire con certezza che non esisteranno nemmeno nel 2040.


80 gigawatt non potranno essere importati da nessun paese, soprattutto se gli altri paesi seguiranno "l'esempio" tedesco ed espanderanno anch'essi le rinnovabili. Ci sono spesso periodi con poca luce nello stesso momento in tutta l'Europa settentrionale, il che significa che le lacune nell'approvvigionamento potrebbero essere enormi un po' ovunque. Non esiste nemmeno un impianto di stoccaggio che possa garantire 80 gigawatt per diverse ore. Tutte e sette le centrali idroelettriche della Baviera hanno una capacità totale di circa 550 megawatt, che è poco più di mezzo gigawatt. Si dovrebbe probabilmente pompare metà del Mediterraneo sulle Alpi per generare una simile quantità di energia.




È incredibile che questi fatti e queste previsioni non vengano discussi in maniera più approfondita. L'industria automobilistica tedesca, ad esempio, già ora (obbedendo in anticipo, per così dire) sta pubblicizzando solo auto elettriche. Ragazzi giovani e belli che attraversano il quartiere in auto, raggianti di gioia ricaricano le loro auto alle innumerevoli stazioni di ricarica. Ma nessuno che si chiede da dove arrivi l'elettricità. E quando un fornitore di energia per una volta parla chiaro, la sua voce sparisce rapidamente nell'ampio flusso di applausi per la svolta energetica. L'amministratore di Eon, Leonhard Birnbaum, qualche giorno fa ha lanciato l'allarme. Ha dichiarato infatti: "Anche se nel nostro paese venisse installato il triplo dell'energia eolica, in una settimana come questa non so come avremmo fatto senza carbone, senza energia nucleare e senza gas naturale. Se il carbone e l'energia nucleare venissero completamente eliminati dalla rete, ci sarebbe un vuoto gigantesco da riempire. Da colmare con una fonte che produce energia in modo affidabile. Non abbiamo solo bisogno di abbastanza elettricità in media in un anno, ne abbiamo bisogno ogni singolo giorno". Mi sembra non ci sia nulla da aggiungere.

Ma la politica ancora una volta è guidata più dai sentimenti che dal calcolo razionale. Credono forse sia impossible far accettare la verità al loro stesso elettorato? Ciò che è indiscutibile oggi, lo era anche cinque anni fa. Il governo dell'epoca presumibilmente sapeva anche questo e quindi scelse di rallentare in maniera complice il ritmo della svolta energetica. Il nuovo governo, ancora una volta con i Verdi, vuole forse tornare indietro con la stessa ingenuità di venti anni fa e portare avanti l'espansione delle rinnovabili senza un serio dibattito politico sulla propria esperienza con la transizione energetica?

Credo che andrà esattamente allo stesso modo, perché la gente teme una riflessione complessiva più di quanto il diavolo tema l'acqua santa: se si vuole sostituire il carbone, il gas e il petrolio, è necessaria una fonte di energia che sia in grado di garantire una fornitura di energia stabile e affidabile senza emissioni di CO2 (garantire il carico di base, come lo chiamano i tecnici). E questo è possibile, allo stato attuale della tecnologia, nei paesi dell'emisfero nord, solo con la tecnologia nucleare, vale a dire proprio quello che molti paesi hanno riconosciuto e stanno sviluppando.

Probabilmente sarebbe possibile ottenere molto di più dal vento e dal sole se al Nord Africa fosse data la possibilità di garantire l'approvvigionamento energetico dell'Europa. Ma questo ovviamente non è desiderabile dal punto di vista politico, perché i paesi europei non vogliono tornare ad essere di nuovo dipendenti. Restiamo comunque dipendenti. Come ho mostrato qui e qui recentemente, ci possono essere solo soluzioni globali. Quelli che, come la Ampelkoalition, pensano che la Germania debba solo fare da apripista e gli altri seguiranno, fondamentalmente hanno torto. Se non andiamo tutti nella stessa direzione, non servirà a nulla se qualcuno devia credendo di aver trovato una soluzione nazionale. Se poi si scopre che questa soluzione nazionale non è sostenibile, non ha salvato il mondo, ma ha reso un enorme disservizio ad esso e a se stesso.

È giunto il momento di seppellire l'illusione che si riflette al meglio nella citazione popolare di Franz Alt secondo il quale "il sole non manda mai una fattura". Da un lato, ci sono gli utenti dell'energia elettrica che sin dalla svolta energetica sono costretti a pagare dei prezzi record e purtroppo non possono in alcun modo sottoscriverla, e del resto non è affatto un sollievo perché il sole a volte non ci manda nulla, anche se avremmo bisogno della sua energia in maniera assolutamente continua.

mercoledì 1 dicembre 2021

Perché solo Lindner può far indebitare la Germania

Se è vero che „Only Nixon could go to China“ allora è anche vero che nella Germania di oggi "solo un ministro delle finanze con un'immagine "solida" sarà in grado di conciliare l'elettorato tedesco, molto attaccato alla "stabilità delle finanze pubbliche", con una spesa per investimenti fatta su larga scala". Una riflessione molto interessante del giornalista tedesco Sebastian Puschner su Der Freitag.


È successo. Christian Lindner sarà il Ministro federale delle finanze della nuova Ampelkoalition. La presentazione mercoledi' scorso dell'accordo di coalizione rosso-verde-giallo lo ha confermato: la FDP avrà la responsabilità delle Finanze; il leader del partito avrà la posizione centrale. E questo significa che sta accadendo esattamanete proprio quello da cui in molti nelle scorse settimane - soprattutto a sinistra - ci avevano messo in guardia.

"Atene non se lo merita", aveva scritto l'economista britannico Adam Tooze sul Guardian e su Der Freitag, evocando le conseguenze fatali per l'Europa di una politica finanziaria tedesca orientata al mercato e liberista, e poi aveva proseguito con il suo collega Joseph E. Stiglitz su Die Zeit: "Sarebbe un errore dare seguito ai suoi desideri". Sulle piattaforme social come Twitter, alcuni ne avevano già disegnato lo spettro sulla parete subito dopo le elezioni per il Bundestag: un ministro delle finanze come Lindner nelle ultime settimane sembrava essere un freno per tutti i progetti progressisti di questo governo. Un duro difensore del pareggio di bilancio in una fase in cui c'è la massima necessità di investimenti, non solo per la politica climatica, ma anche il rappresentante di una politica fiscale in favore dei ricchi in un'epoca di forte polarizzazione della disuguaglianza - le accuse contro Christian Lindner sembravano ovvie.

La gelosia della sinistra

La nomina del leader della FDP è diventata una profezia che si autoavvera, e l'economista Jens Südekum ("I debiti alleviano il peso per le generazioni future!") nel suo avvertimento nei confronti di chi metteva in guardia dal pericolo aveva ragione: più i critici di Lindner alzano il volume delle loro critiche, maggiore sarà la pressione su di lui nei negoziati di coalizione per fargli mettere le mani sul ministero delle finanze, "ora più che mai". Ad un certo punto, dalle sue stesse fila, avrebbero interpretato qualsiasi altra cosa come nient'altro che una sconfitta colossale e forse anche messo in dubbio l'ingresso dei liberali in questo governo.

Soprattutto tra fra gli esperti in materia di politica finanziaria a sinistra ha preso piede una gelosia più o meno inconscia: mentre fra i politici di sinistra l'interesse interno nei confronti della politica fiscale è alquanto latente, è invece un argomento della massima importanza per la FDP. Era accaduto lo stesso alla SPD dopo essere entrata nella Grande Coalizione del 2017/2018, il suo colpo piu' importante era stato proprio quello di sottrarre il Ministero delle finanze alla CDU e a Wolfgang Schäuble.

E da lì ora Olaf Scholz si sta spostando alla Cancelleria. Il suo successore Christian Lindner ridurrà in macerie di tutto quello che l'uomo della SPD aveva cominciato a costruire sotto la pressione delle necessità emerse durante la crisi causata dal Covid? Anche il primo passo verso la messa in comune del debito in Europa, il tanto citato "Hamilton Moment", dal nome del Segretario del Tesoro degli Stati Uniti che aveva fatto lo stesso per l'Unione degli Stati Uniti? Stiamo tornando all'egemnonia della casalinga sveva, allo Schwarze Null, al regime del pareggio di bilancio?


Garante dei crediti Corona

E questo è tutt'altro che garantito. Fino a quando la pandemia avrà in pugno la Germania e comporterà chiusure parziali o di vasta portata, non c'è alternativa all'aiuto di Stato, sempre che il nuovo governo non voglia provocare un'esplosione sociale. Persino Christian Lindner non potrà evitarlo e lo Schuldenbremse del resto negli ultimi due anni non ha impedito l'indebitamento necessario - peraltro molto vantaggioso per lo Stato tedesco.

La situazione si è fatta molto simile con la crisi climatica: anche se al momento è improbabile che la Ampelkoalition cominci improvvisamente a far pagare un prezzo maggiore in termini di politica fiscale a chi ne è la causa principale - famiglie ricche e ad alto reddito -, c'è sicuramente ancora molto lavoro da fare. Le vie d'uscita dal collasso climatico fondate sull'innovazione e la tecnologia, tuttavia, come invece chiede la FDP, costano molto - proprio come la digitalizzazione e tutto ciò che dovrebbe rappresentare "un nuovo inizio" o "la modernizzazione" - e il successo della Ampelkoalition si deciderà nei prossimi anni proprio in base alla capacità di realizzare queste promesse.

Potrebbe quindi avere senso usare il motto „Only Nixon could go to China“ per sintetizzare il mandato di Lindner: così come solo un repubblicano convinto come Richard Nixon poteva realizzare un'offensiva diplomatica degli Stati Uniti contro la Cina comunista, oggi solo un ministro delle finanze con un'immagine "solida" sarà in grado di conciliare l'elettorato tedesco, molto attaccato alla "stabilità delle finanze pubbliche", con una spesa per investimenti su larga scala.

Debiti in ombra

Ma da dove dovrebbero arrivare i soldi se la FDP si dovesse rifiutare di fare debito pubblico oppure di introdurre ogni aumento delle tasse sui ricchi o se invece non intendesse introdurre nuove tasse come quella sullo zucchero nelle bevande particolarmente zuccherate - e ci sarebbero state fin troppe buone ragioni per mettere una tassa simile, anche al di là delle esigenze fiscali dello Stato. Naturalmente, tali entrate non sarebbero state sufficienti per finanziare la trasformazione della Repubblica.



Quello che serve veramente, e gli uccellini già da tempo lo stavano fischiettando sui tetti, e del resto anche l'accordo di coalizione lo conferma: gli investimenti saranno semplicemente spostati su società statali e fondi pubblici al di fuori del bilancio federale.

Una tale procedura è discutibile in termini democratici - in quanto limita effettivamente le prerogative del Parlamento in materia di finanze. Ma già da tempo si è diffuso uno stato d'animo che considera l'azione dello Stato ormai in ampio ritardo, soprattutto a causa della crisi climatica, tanto da far pensare che non ci sia piu' tempo da perdere a preoccuparsi degli standard democratici. Almeno la Ampelkoalition promette di "espandere il controllo parlamentare, pubblico e dell'esecutivo nei confronti delle aziende statali".

Così ora il Fondo per l'energia e il clima diventerà un fondo per il clima e la trasformazione, ma soprattutto il Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW), di proprietà statale, dovrà "agire con maggiore incisione nel ruolo di agenzia per l'innovazione e l'investimento". Garanzie statali per il denaro preso a prestito da un'istituzione pubblica, compresa la leva del capitale privato - il leader della SPD Norbert Walter-Borjans aveva già delineato durante i negoziati di coalizione il percorso che la KfW avrebbe dovuto intraprendere "per diventare un'agenzia di investimenti e innovazione nell'ambito delle nuove infrastrutture, della digitalizzazione e della decentralizzazione" e su questo tema sa di essere in sintonia con Olaf Scholz, che da tempo fa lavorare il suo staff proprio su questo progetto. Economisti progressisti come Mariana Mazzucato, del resto, da tempo sottolineano il potenziale che la Germania avrebbe a disposizione con un attore come la KfW.



Lo Stato costruisce in autonomia

Inoltre, sempre secondo l'accordo di coalizione, i partner di governo intendono rafforzare "le imprese statali già esistenti come la Deutsche Bahn AG (settore delle infrastrutture) o la BImA" sorpattutto per quanto riguarda le loro possibilità di finanziamento: "a tale scopo, gli strumenti come le autorizzazioni al credito e il rafforzamento del capitale potranno essere utilizzati caso per caso".

La BImA, l'Agenzia federale per gli investimenti immobiliari, dovrà "investire e costruire autonomamente" - è lo Stato stesso che diventa costruttore e questo significa che non sono stati solo i liberali a prevalere nei negoziati di coalizione. Di conseguenza è proprio la SPD ad aver assunto il Ministero per l'edilizia. Per inciso, Olaf Scholz ha messo delle persone fidate e che conosce bene ai vertici della KfW e del BIma.

Nel frattempo, ci sono altre posizioni cruciali in materia di politica finanziaria, oltre a quella di Ministro delle finanze, ancora in attesa di essere occupate - è improbabile ad esempio che la FDP sia in grado di esercitare un'influenza decisiva sulla nomina del futuro capo della Bundesbank, proprio ora che è riuscita a nominare il Ministro delle finanze. Sarà emozionante vedere in che modo riuscirà a gestire il personale che si troverà in casa. Durante il suo periodo da ministro, Olaf Scholz ha portato nella Wilhelmstrasse 97 un certo numero di dirigenti finanziariamente progressisti con delle qualifiche abbastanza alte - per esempio, Jakob von Weizsäcker come capo-economista. E molte persone un tempo consideravano Scholz una testa dura in materia finanziaria.


sabato 27 novembre 2021

Adam Tooze - Atene e Roma non se lo meritano

Secondo il recente Koalitionsvertrag, Christian Lindner, il leader dei liberali tedeschi, dovrebbe essere il nuovo Ministro delle finanze della Ampelkoalition (SPD, Verdi, FDP). Il grande intellettuale britannico Adam Tooze nelle scorse settimane è intervenuto sulla stampa tedesca per mettere in guardia da una tale eventualità. Per Tooze il leader della FDP non è solo uno showman che nel nuovo governo dovrà interpretare il ruolo del cattivo, ma anche e soprattutto un rischio sistemico per l'eurozona. Atene e Roma probabilmente meritavano qualcosa di meglio. Adam Tooze da Der Freitag.



Dietro le quinte la battaglia per il Ministero delle finanze va avanti da tempo. In gioco non c'è solo il futuro del nuovo governo tedesco, ma anche quello dell'Europa.

Sia la FDP che i Verdi hanno rivendicato il Ministero delle finanze tedesco. I due partiti sotto molti punti di vista si assomigliano: entrambi si battono per conquistare il voto dei giovani. Rappresentano due varietà del liberalismo. Vorrebbero modernizzare le malandate infrastrutture tedesche. Ma naturalmente hanno opinioni diverse sulle questioni climatiche. E sono in disaccordo anche sulla politica sociale ed economica - esattamente come lo sono sulla politica europea.

Christian Lindner e la FDP vorrebbero abbassare le tasse, difendere il pareggio di bilancio e mantenere una linea dura nei confronti dei partner europei della Germania. Per i liberali la crisi climatica dovrebbe essere risolta attraverso gli investimenti privati e tramite l'applicazione di un prezzo per le emissioni di CO₂. I Verdi, invece, vorrebbero maggiori investimenti pubblici, l'allentamento delle regole sul pareggio di bilancio e una politica pro-europea che prosegua il corso politico fatto di investimenti comuni finanziati dal debito europeo iniziato nel 2020. Ed è proprio su queste aree politiche, dove le differenze tra i Verdi (e la SPD) e la FDP sono maggiori, che il Ministero delle Finanze sarà cruciale.



Wolfgang Schäuble (CDU), ministro delle finanze della Germania dal 2009 al 2017, ai tempi dell'eurocrisi era riuscito a guadagnarsi una reputazione alquanto discutibile. Le sue continue misure di austerità avevano messo i paesi debitori sotto una enorme pressione. Nel 2015 era arrivato a proporre per la Grecia un "time-out" dall'euro. Il suo comportamento derivava da una logica politica ineludibile: in Europa, un ordoliberale alla guida del ministero delle finanze tedesco non può nascondersi. Deve issare la bandiera.

E questo atteggiamanto, è da temere, varrà ancora di più per Lindner ministro delle finanze. Lindner è un'europeista molto meno convinto di Schäuble. Le sue posizioni economiche consistono in banalità neoliberali. Ma è anche uno showman che deve dimostrare che lui e il suo partito possono tenere testa ai due partner alla sua sinistra. Sarebbe da ingenui pensare che possa restare schiacciato fra una cancelleria guidata da Olaf Scholz e un super-ministero verde dell'ambiente.

Lo stesso Scholz ha mostrato cosa può fare un progressista ed europeista alla guida del Ministero delle finanze tedesco. Ha cambiato sia il tono che il contenuto del dibattito tedesco in materia di politica economica e ha spinto verso una riforma fiscale globale. Ha speso generosamente durante la crisi del Covid. Soprattutto, ha preso sul serio la fragilità dell'eurozona. Ma la ripresa in Europa resta debole. Gli indici di indebitamento in Europa sono più alti di prima della pandemia. La governance politica dell'Eurozona è quanto mai irrisolta.

La dinamite è già li' pronta

In questo contesto la prospettiva di un Lindner ministro delle finanze è ragione di preoccupazione. La FDP, infatti, chiede a gran voce che sia la Germania sia l'Europa tornino al più presto alle regole sul debito che si applicavano prima della pandemia. E per la Germania sarebbe anche fattibile. La SPD e i Verdi potrebbero anche essere d'accordo se la FDP accettasse investimenti fuori bilancio su larga scala. Per l'Europa, un tale programma invece sarebbe rovinoso. Il 60% dei cittadini della zona euro vive in paesi dove il rapporto debito/PIL supera il 100 per cento del PIL. In tali condizioni forzare un ritorno ai criteri dell'era di Maastricht sarebbe disastroso. Soffocherebbe tutti gli investimenti pubblici contro il cambiamento climatico e provocherebbe un contraccolpo populista.

L'esplosivo c'è già. Otto membri dell'UE hanno chiesto il consolidamento delle finanze europee a partire dal 2022. Sono piccoli stati. Se otterranno quello che chiedono dipende dalla Germania.

Un ministro delle finanze tedesco dello stampo di Lindner rappresenta un rischio sistemico per l'Europa. E anche la Merkel lo ha dovuto imparare: se l'Europa entra in crisi, diventa molto difficile per Berlino fare politica.