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domenica 4 dicembre 2016

Der Spiegel: gli italiani sono i nuovi tedeschi?

Thomas Fricke, economista e giornalista, su Der Spiegel ricorda ai tedeschi che l'Italia ha i conti in ordine e non può' prendere lezioni dai professoroni tedeschi. Da Der Spiegel


Gli scenari di crisi sono già stati delineati. Se gli italiani domenica dovessero votare contro la riforma costituzionale i mercati finanziari potrebbero impazzire, le banche sarebbero insolventi e l'Italia alla fine sarebbe costretta ad uscire dall'Euro. In Germania a qualcuno sicuramente brilleranno gli occhi dalla gioia. Motto: l'avevamo sempre saputo. Gli italiani vivono al di sopra dei loro mezzi, sono troppo rilassati e non vogliono fare le riforme - invece di imparare dai virtuosi tedeschi, ah, proprio noi. Non puo' funzionare: aver messo insieme sotto la stessa moneta delle culture cosi' diverse è stato un errore.

La riflessione sembra ovvia, chiaro - almeno per coloro che considerano sopravvalutate le analisi macroeconomiche. E al contrario si concentrano sulle analisi popolari (cosa che da noi accade molto spesso quando si parla dei sud-europei). Noi diligenti e laboriosi, voi pigri.

Solo che andando ad osservare i fatti piu' da vicino le cose sono un po' differenti. Si puo' accusare gli italiani di altre cose (calcio difensivo), ma non si puo' certo dire che non stiano copiando la virtuosa casalinga tedesca. Al contrario. E cio' ci fa pensare che probabilmente questo non è il problema. E che invece sia piuttosto il nostro Herr Schäublino. Fact checking.

I debiti delle famiglie sono piu' bassi che in Germania

E' vero che l'economia italiana non cresce, fatto che rende il risanamento delle banche ancora piu' difficile. La domanda pero' è perché? Perché gli italiani non tirano un po' di piu' la cinghia e lo stato non è un po' piu' generoso?

- Se il debito pubblico in Italia è cosi' alto dipende molto di piu' dalla situazione ereditata dal passato che non dalle condizioni attuali. Le amministrazioni pubbliche consumano oggi il 4.4% in meno rispetto al 2010 - una tale diminuzione in Germania dopo le riforme di Schröder non si è mai piu' verificata.

- Il deficit pubblico italiano quest'anno per la quarta volta dal 2011 sarà sotto il 3% del PIL - nonostante il calo delle entrate fiscali dovuto alla crisi; in una situazione economica simile i tedeschi non erano riusciti a raggiungere lo stesso obiettivo. Se si sottraggono i costi per gli interessi, il bilancio pubblico italiano avrà nel 2016 un avanzo primario del 4% - il nostro maestrino dello Schwarze Null arriva a malapena all'1%.

- Stessa situazione per le finanze private - dove i consumi sono inferiori del 5% rispetto al 2007; non c'è da meravigliarsi se i salari reali da anni in Italia stanno scendendo - a causa della Dolce Vita.

- Tutto a debito? Sciocchezze, i debiti delle famiglie sono il 90% del PIL, piu' bassi che in Germania (93 % del PIL). Casalinga toscana.

- L'inflazione italiana è da 3 anni a zero, leggermente più' bassa della nostra - se fosse possibile si potrebbe dire che la Bundesbank è segretamente trasferita a Roma; chi cerca prezzi stabili deve emigrare in Italia.

- Costi troppo alti per l'economia? Il costo del lavoro per unità di prodotto dal 2012 in termini nominali è salito solo dell'1.5%. Per fare un confronto: in Germania gli stessi costi sono cresciuti del 5.7%.

- Fatto che a sua volta contribuisce alla riduzione dei prezzi degli esportatori italiani - la cui competitività dal 2009 è cresciuta di un decimo, molto meglio che da noi.

- Ding-Dong: l'Italia ha un avanzo commerciale record con l'estero (anche grazie alle importazioni deboli) - oltre il 3% del PIL annuo. Che tradotto significa che il paese vive al di sotto delle proprie possibilità. E non al di sopra.

Ora qui non vogliamo dire che gli italiani fondamentalmente sono come i tedeschi, solo un po' meglio (probabilmente nemmeno gli italiani sarebbero d'accordo). E non voglio dire nemmeno che non c'è la necessità di un miglioramento nell'efficienza della pubblica amministrazione italiana. Ma c'è una certa differenza con il tipico e altisonante discorso tedesco sulla diversa cultura della stabilità. Avanzi commerciali con l'estero, moderazione salariale, equilibrio di bilancio - anche gli italiani lo sanno fare.

L'economia italiana oggi investe il 25% in meno rispetto al 2008

E come contro-prova: cosa sarebbe successo se nel 2005 Gerhard Schröder, con oltre 5 milioni di disoccupati avesse indetto un referendum per eliminare il Bundesrat, e quindi dare la possibilità al governo di introdurre ulteriori riforme Hartz, tagli alle pensioni e tasse aggiuntive? All'incirca quello che sta facendo Renzi adesso. La risposta tedesca la si puo' intuire osservando il risultato delle elezioni del 2005. Tschuss, Gerd.

Il problema italiano è altrove. Dalle sole politiche di stabilità non puo' emergere una dinamica di crescita - logico. Secondo i calcoli OCSE oggi l'economia italiana potrebbe crescere di oltre il 4 % in più' - con le risorse disponibili attualmente. Senza ulteriori riforme. Se solo la congiuntura economica si mettesse in moto.

Qui c'è il vero dramma. L'aspetto negativo del contenimento della spesa e dei tagli è evidente: le imprese dopo non hanno alcuna ragione per investire. Fatto che da solo potrebbe spiegare una buona parte della crisi. L'economia italiana oggi investe un quarto in meno rispetto al 2008. Da dove dovrebbe arrivare la crescita della produttività e l'innovazione?

Se ciò' corrisponde alla verità, non servono a nulla gli appelli pro-austerità dei professoroni tedeschi. Oppure sollecitare l'italo-uscita perché gli italiani sarebbero cosi' diversi da noi. Soprattutto nel 2015 Renzi ha introdotto una tanto lodata riforma del mercato del lavoro, secondo cui per i lavoratori neo-assunti vale una ridotta tutela contro il licenziamento. Qualcuno avrebbe dovuto osare la stessa riforma in Germania. Secondo i rapporti OCSE nessun'altro paese negli ultimi 2 anni ha fatto cosi' tante riforme come l'Italia.

Di fatto le riforme non avranno effetti positivi fino a quando la congiuntura non prenderà slancio. Allora c'è qualcosa di profondamente doloso, quando un ministro delle finanze tedesco in Europa, a causa di una qualche incomprensione, blocca ogni tentativo di rilanciare in maniera massiccia gli investimenti. Senza che la vera fine della crisi sia in vista.

5 commenti:

  1. Dai commenti "deliranti" sotto l'articolo di der Spiegel si capisce perchè l'euro-zona non potrà mai funzionare è in generale un europa unita.
    Altro che europa dei popoli, della pace, della solidarietà, del benessere.
    Questa arroganza è megalomismo crucco incomincia veramente a rompere il cazzo.
    Siamo ritornati al punto del "Deutschland über alles" è del "am deutschen Wesen soll die Welt genesen".

    Ma quanto tempo vuole aspettare ancora l'Italia per mandarli definivamente a quel paese ed uscire dal manicomio crucco nominato euro-zona.

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  2. Pensiamo dell'arroganza si tutti quelli che oggi hanno manganellato un si. Grazie voci per questo splendido articolo

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  3. Se la fanno sotto dalla paura. Se dovessimo uscire, con questi fondamentali e svalutazione 30% gli rimarrebbe solo la canna del gas! Non ce ne sarebbe per nessuno. Altro che il '92.

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Se la fanno sotto dalla paura. Se dovessimo uscire, con questi fondamentali e svalutazione 30% gli rimarrebbe solo la canna del gas! Non ce ne sarebbe per nessuno. Altro che il '92.

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