Pagine

martedì 20 dicembre 2016

Nein ai salvataggi pubblici per le banche italiane

Secondo Christoph Schmidt, economista e presidente del Consiglio dei Saggi Economici, intervistato dalla WAZ.de (Westdeutsche Allgemeine Zeitung), la ricapitalizzazione di MPS dovrebbe essere fatta senza denaro pubblico. Da WAZ.de

La crisi politica e bancaria in Italia suscita nuove preoccupazioni per le sorti dell'Euro. Secondo Christoph Schmidt, economista e presidente del Consiglio dei Saggi Economici, questo passaggio sarà decisivo per capire se l'unione bancaria europea è a prova di crisi e se i contribuenti saranno risparmiati.

WAZ: Herr Schmidt, mezza Europa ha salvato le proprie banche con il denaro dei contribuenti, anche la Germania. Le regole della nuova unione bancaria dovrebbero risparmiare il contribuente. Con la crisi italiana tutte le buone intenzioni sono di nuovo in pericolo?

Schmidt: il controllo bancario europeo unificato, le procedure per la risoluzione delle grandi banche, la responsabilizzazione in primo luogo degli azionisti e dei creditori, e quindi non del contribuente, noi del Sachverständigenrat (Consiglio dei saggi economici) li chiedevamo da tempo. Ora l'unione bancaria deve superare la prova pratica e io qui vedo un grande punto debole: in ogni singola occasione ci si chiederà se l'applicazione delle regole non metta in pericolo la stabilità dei mercati finanziari e quindi se sia possibile fare un'eccezione. Questo tipo di riflessione è chiaramente percepibile in Italia. Se al primo vero grande test non ci si attiene alle regole, allora l'unione bancaria non è credibile.

WAZ: l'Italia sta valutando un salvataggio pubblico di Monte dei Paschi, poiché si ritiene che la banca abbia una rilevanza sistemica e quindi sia necessario difendere i piccoli obbligazionisti a cui sono stati venduti prodotti tossici. Non sono questi dei buoni motivi per un'eccezione?

Schmidt: no, si tratta di due aspetti da tenere separati. La ristrutturazione della banca deve essere effettuata secondo le regole concordate, vale a dire i creditori della banca devono contribuire al suo salvataggio, non i contribuenti. Il governo italiano puo' tuttavia portare avanti un provvedimento a carattere sociale e politico nell'ambito del suo ridotto margine di manovra fiscale. I due aspetti non devono essere confusi.

WAZ: se la piccola Grecia ha già messo in pericolo l'Euro - cosa potrebbe accadere se l'Italia, la terza economica della zona Euro, non riuscisse a tenere sotto controllo la crisi bancaria e debitoria?

Schmidt: negli ultimi anni è stato fatto molto. Nel momento piu' acuto della crisi greca, i meccanismi per la gestione della crisi, come ad esempio il fondo di salvataggio ESM, dovevano essere ancora sviluppati. La BCE ha poi dovuto mostrare ai mercati che è disposta a difendere l'Euro. Con un'architettura dell'Eurozona rinforzata e con il supporto dell'OMT i mercati reagiscono in maniera molto meno nervosa. Lo abbiamo potuto osservare dopo la bocciatura del referendum costituzionale in Italia. Dall'altro lato bisogna dire che l'Italia come terza economia dell'Eurozona ha tutto un altro peso rispetto alla Grecia. Il paese deve perciò fare urgentemente le riforme di cui ha bisogno per poter tornare a crescere sulle proprie gambe. Se l'Italia dovesse finire sotto la protezione del fondo di salvataggio, allora per l'Euro la situazione potrebbe farsi preoccupante.

WAZ: ma il fondo di salvataggio è stato creato proprio con questo scopo. Oppure l'Italia con le sue dimensioni lo farebbe saltare?

Schmidt: fino a quando la BCE difenderà la coesione dell'Euro con tutti i mezzi a sua disposizione, le dimensioni del fondo ESM non sono una questione decisiva. Il punto centrale è la volontà degli italiani di fare le riforme. Se partecipasse ai lavori di pulizia e riordino nel settore bancario italiano, il fondo ESM con le sue condizioni potrebbe far passare le riforme che fino ad ora sono rimaste bloccate nel processo politico. Anche in Spagna è servito a mettere in moto le riforme. Sarebbe tuttavia difficile se l'Italia decidesse di sottrarsi alle necessarie riforme.

WAZ: con la sconfitta di Renzi in Italia è caduto il principale riformista. Il nord Europa non dovrà prima o poi ammettere che i cittadini dei paesi piu' poveri del sud non sono disponibili a fare le riforme richieste?

Schmidt: no, non dobbiamo profetizzare la fine dell'unione monetaria, piuttosto affidarci agli effetti delle buone argomentazioni. Le riforme strutturali e la riduzione del debito sono la strada giusta. Sono fiducioso, credo che con un aumento della pressione possa crescere la ragionevolezza.

WAZ: la Germania in questo senso è un buon modello?

Schmidt: il governo federale recentemente con la riforma delle pensioni non è stato un buon esempio per i partner europei. E' poco credibile chiedere agli altri di adeguare il loro sistema pensionistico alla dinamica demografia, e allo stesso tempo non agire coerentemente.

WAZ: la BCE continua ad acquistare titoli di stato per migliaia di miliardi di Euro, l'economia del sud Europa tuttavia non si riprende, mentre noi nel nord ci lamentiamo dei tassi di interesse ai minimi. Quanto puo' durare ancora questo equilibrio precario?

Schmidt: possiamo dire che la politica della BCE ha effetto, crescita e inflazione sono aumentate. Tra l'altro anche la Germania ne ha particolarmente beneficiato per quanto riguarda l'export. Ma la situazione attuale comporta dei rischi, ad esempio il rischio di prezzi immobiliari gonfiati, ben visibile nelle grandi città tedesche. Dall'altra parte l'acquisto massiccio di titoli di stato del sud Europa ha di fatto ridotto la volontà di risparmiare di quei governi. Il presidente della BCE Mario Draghi chiede continuamente agli stati di fare le riforme, allo stesso tempo con la sua politica monetaria espansiva elimina ogni incentivo. Un aspetto senza dubbio tragico.

WAZ: non sembra molto ottimista. Quanto è grande il pericolo di una nuova euro-crisi?

Schmidt: sta crescendo il potenziale per una crisi, ma da sole le turbolenze nel sistema bancario non dovrebbero essere sufficienti per farla partire. Quanto piu' a lungo saranno ritardati i necessari lavori di riordino e quanto piu' a lungo durerà la fase dei bassi tassi di interesse, vale a dire fino a quando la BCE si affiderà ad una politica espansiva per generare crescita, tanto piu' vicina sarà una possibile crisi.

1 commento:

  1. Fare le riforme necessarie..., bla, bla, bla,
    rifar partire la crescita...., bla, bla, bla,
    unione bancaria, (loro con banche di proprietà pubblica, noi con banche privatizzate...)...bla, bla, bla.
    Falso come una moneta da 3,0 €.

    RispondiElimina