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martedì 29 agosto 2017

Jobwunder e Hartz IV, qualcuno crede ancora ai miracoli?

Sulle riforme Hartz ci sono da sempre pareri discordanti, ma qual'è stato il loro effetto sul mercato del lavoro? Il Jobwunder, il miracolo del lavoro, è davvero merito delle leggi Hartz e dell'Agenda 2010? Osservando i dati con più attenzione sono in molti ad avere qualche dubbio sui veri effetti delle riforme introdotte dai governi rosso-verdi. Da Monitor sulla WDR, emittente pubblica di Colonia, una riflessione sul rapporto fra Hartz IV e Jobwunder.



Nonostante le molte differenze fra Angela Merkel e Martin Schulz, c'è almeno un tema su cui i due candidati sono sorprendentemente d'accordo: il giudizio sulla cosiddetta politica dell'Agenda dell'ex Cancelliere Gerhard Schröder. Un grande successo, sostengono entrambi, anche se qua e là ogni tanto affiorano delle critiche. E comunque non si stancano di ripetere che grazie alle riforme Hartz il numero dei disoccupati in Germania è stato dimezzato. Bellissima storia - con un piccolo errore pero': le cose non stanno esattamente cosi'. Almeno volendo fare i conti in maniera un po' piu' precisa.

Bochum, sono le 6 del mattino. Siamo da Birgit Runge. La 62enne in realtà avrebbe anche una qualifica.

Impiegata nel commercio all'ingrosso. Ma sin dai tempi delle riforme Hartz riesce solo a passare da un lavoro all'altro

Birgit Runge: "Il bilancio personale è che le cose possono solo andare peggio. E questo ha un effetto molto forte sulla psiche, perché hai sempre un pensiero fisso: il prossimo mese riuscirò' ad avere un lavoro oppure no?"

Da giugno Birgit Runge ha di nuovo un lavoro. Solo negli ultimi 11 anni ha avuto 10 datori di lavoro diversi. Call center, bassi salari, principalmente lavoro interinale. E fra un lavoro e l'altro, sempre disoccupata. 

Runge: "Ti fanno sempre contratti da uno o due mesi, che eventualmente possono anche essere prolungati. E poi altri contratti a termine. Nel migliore dei casi fino a due anni. Ora ho un contratto a tempo determinato per 3 mesi, e questo è tutto".

Birgit Runge è per cosi' dire un esempio perfetto del nuovo miracolo del lavoro tedesco. Ogni volta riesce a trovare un lavoro prima di scivolare in Hartz IV. Un miracolo che la politica rivende come una conseguenza delle riforme Hartz introdotte dall'ex Cancelliere Schröder. Il suo successore alla Cancelleria non ha mancato di celebrarlo anche nell'attuale campagna elettorale.

Angela Merkel, 25.02.2017: "E' il concetto che ha permesso alle persone di accedere con maggiore facilità al mercato del lavoro, che ha dato la possibilità a molte persone di trovare un lavoro. E il risultato di questa politica è ben conosciuto: la disoccupazione è stata dimezzata"

Dimezzamento della disoccupazione? Si', nel 2005 in Germania c'era una disoccupazione record di 4.9 milioni di disoccupati, oggi ufficialmente sono circa 2 milioni e mezzo. Ma questo ha davvero a che fare con l'Agenda 2010 e le riforme Hartz? 

Peter Bofinger è uno fra i piu' importanti economisti tedeschi. E' anche uno dei 5 "saggi economici" che consigliano il governo tedesco. Ha svolto delle ricerche sugli effetti delle riforme Hartz nel mercato del lavoro ed è arrivato ad una conclusione: il risultato è decisamente inferiore rispetto a quanto generalmente viene ipotizzato.

Prof. Peter Bofinger, Università di Würzburg: "Nel complesso si tratta di un grande mito. Mi ricorda la storia dei nove vestiti del Kaiser, dove tutti si convincono fra loro che sono molto belli. Ad un'analisi piu' accurata dei dati si puo' dedurre che naturalmente anche nella intermediazione del lavoro ci sono stati degli effetti positivi, ma nel complesso questo grande risultato di cui tanto si parla non è individuabile".

L'accusa di Bofinger: la politica confronta le mele con le pere, oppure detto diversamente, gli anni sbagliati. Come base per il confronto la politica prende sempre in considerazione l'anno di crisi 2005, l'anno delle ultime riforme Hartz. Si tratta tuttavia di una sciocchezza. Perchè nel 2005 la Germania si trovava in una crisi profonda.

Bofinger: "Si tratta di ignoranza economica, quando si confronta un anno di recessione come il 2005 con un anno di boom come il 2016".

Per questa ragione Bofinger preferisce confrontare i dati attuali con quelli del 2001 - prima delle riforme Hartz. Nel 2001 l'andamento della congiuntura era ugualmente buono - eravamo in una fase di boom. Il risultato è sorprendente: nella Germania dell'ovest la riduzione del numero dei disoccupati invece di essere di 1.3 milioni come quella registrata fra il 2005 e il 2016, è stata di 340.000, se si prende il 2001 come anno di confronto. E nella Germania dell'est c'è un esercito di disoccupati che nel frattempo è andato in pensione. 

Bofinger: "Nella Germania dell'est il calo della disoccupazione è stato molto forte, e questo non ha a che fare con le leggi Hartz, ma semplicemente con il fatto che le conseguenze negative della riconversione dell'economia dell'est stanno gradualmente scomparendo. Chi negli anni '90 nella Germania dell'est ha perso il proprio lavoro, gradualmente è uscito dalla vita lavorativa". 

Un risultato magro per una riforma con un enorme potenziale esplosivo dal punto di vista sociale. La pensa allo stesso modo anche l'economista Klaus Wälde, che sulle conseguenze delle riforme Hartz nel mercato del lavoro ha fatto diverse ricerche.

Prof. Klaus Wälde, Universität Mainz: "Se ci si chiede dove sono finiti tutti i disoccupati, allora ci si accorge che sono in pochi quelli impiegati con un regolare rapporto di lavoro. Ci accorgiamo invece che sono molti di piu' quelli finiti in misure per la creazione di lavoro sovvenzionate dallo stato e che molti altri hanno un'occupazione marginale, un mini-job oppure un midi-job. Nel complesso le riforme Hartz, si potrebbe argomentare, hanno contribuito ad una ulteriore polarizzazione della società e alla creazione di povertà".

Birgit Runge conosce molto bene questa situazione. Nel 2006 ha perso il suo impiego di lunga data in un negozio all'ingrosso di elettronica e da allora non ha piu' ritrovato un lavoro fisso. E' rimasta bloccata nella trappola dei bassi salari e dell'occupazione precaria.

Birgit Runge: "Non ho grandi speranze. Le cose andranno piu' o meno cosi': alla fine di agosto sarò di nuovo disoccupata, e poi dovrò di nuovo tornare a lottare per trovare un lavoro. Probabilmente finirò ancora una volta nel lavoro interinale".

La politica ha voluto che fosse cosi'. Chi è disoccupato deve uscire quanto prima dalla statistica e trovarsi un nuovo lavoro. Per questo i soldi e i sussidi vengono concessi solo in cambio di pressione. "Aiutare e pretendere", come si dice da allora. Ad una persona come Birgit Runge non c'era alcun bisogno di chiedere un maggiore impegno nella ricerca di un lavoro, si è sempre occupata da sola della ricerca, anche se in realtà non ha mai avuto un lavoro che le permettesse di vivere bene. Negli ultimi anni ha sempre lavorato per 1.100 o 1.200 euro netti al mese, nel 2003 ha fatto la sua ultima vacanza, una settimana sull'Ostsee. Come Birgit Runde ce ne sono tanti altri. Il numero delle persone occupate ma a rischio povertà dall'avvio delle riforme Hartz è cresciuto del 100%. Come in nessun'altro paese dell'UE.

Prof. Georg Vobruba, Universität Leipzig: "si tratta di lavori che implicano il rischio di trovarsi in una situazione di povertà: si tratta dei cosiddetti "working poor". Dall' altro c'è il rischio che non si riescano a maturare gli anni di lavoro necessari per avere diritto ad una pensione dignitosa, e cioè una povertà in vecchiaia programmata". 

Birgit Runge ha cresciuto due figli, si è presa cura di suo marito malato, fino alla sua morte, e si è sempre occupata di se stessa. Fra 3 anni andrà in pensione, per lei saranno 850 euro lordi al mese. Sempre che riesca a trovarsi un altro lavoro.

10 commenti:

  1. Il club dei miliardari tedeschi
    http://contropiano.org/news/internazionale-news/2017/08/29/club-dei-miliardari-tedeschi-095140

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  2. Condivido del tutto l'analisi del Prof.Bofinger che ritengo essere uno dei migliori economisti tedeschi. Le riforme Hartz sono enfatizzate (e di tanto) sia da parte di coloro che la citano positivamente che da quelli invece negativamente ritenendola la causa di una (presunta) riduzione salariale. Le misure davvero incisive delle due amministrazioni Schröder sono iniziate con la riduzione delle imposte, sia verso i redditi personali che verso le imprese, a cui è seguito un aumento del deficit oltre i limiti precisti dai trattati a cui lui razionalmente ha risposto cercando di ridurre gli oneri sociali allora fin troppo generosi e nel contempo migliorare il mercato del lavoro trasformando gli uffici di collocamento in agenzie vere e proprie. Questo sono state le riforme Hartz. La cosiddetta "moderazione salariale" è altra cosa ed è un accordo tra associazioni di imprese e sindacato dove il governo (e quindi le riforme Hartz) non c'entrano nulla. C'è proprio una pubblicazione in lingua inglese del prof.Bofinger che riassume gli eventi sul sito voxeu.org dal titolo "German wage moderation and the EZ Crisis", pubblicazione citata più volte dal prof.Alberto Bagnai come riprova che anche i tedeschi confermerebbero le sue tesi che vorrebbero la moderazione (o deflazione) salariale dovuta al "Hartz Konzept" mentre invece in quella analisi del prof.Bofinger non vengono per nulla menzionate, anzi proprio la parola Hartz non viene del tutto citata, Bagnai dimostra così di prendere una cantonata.

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    1. Mi permetto di dissentire, perché Bofinger in questo ed altri articoli tradotti su questo umile blog dice che le riforme Hartz non hanno necesariamente tutto il merito della ripresa dell'occupazione, che probabilmente secondo Bofinger è dovuta al fatto che l'economia tedesca resta estremamente competitiva e che i prodotti tedeschi si vendono piuttosto bene in giro del mondo. Non mi pare che Bofinger neghi qui, e negli altri articoli, il fatto che in Germania ci sia stata una forte stagione di moderazione salariale. E comunque quella di Bofinger resta un'opinione fra le tante, nel senso che è innegabile il fatto che la riduzione dei sussidi sociali prevista dalla riforme Hartz senza un salario minimo, che arriverà solo nel 2015, abbia eguagliato il salario minimo effettivo con i sussidi previsti da hartz IV, 400 euro al mese, mi pare sia difficile negarlo. E comunque non ho mai letto di un'associazione di imprenditori che attaccava ferocemente Hartz IV, chissà perché.

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  3. Credo che non ci siamo capiti perché in gran parte stiamo dicendo la stessa cosa. La "moderazione salariale" c'è stata eccome, nessuno la contesta, ma a differenza di quanto alcuni (qui in Italia) sostengono non ha nulla a che vedere con le riforme Hartz del mercato del lavoro ed il prof.Bofinger illustra correttamente quanto accaduto. Si tratta di un accordo tra le associazioni di categoria (di immprese e lavoratori) assunto prima delle riforme Hartz che hanno riguardato la politica salariale, la quale per far fronte alle massicce delocalizzazioni all'estero delle produzioni (soprattutto a minor valore aggiunto e ad alto tasso di manodopera) e sostenere l'occupazione hanno sganciato gli aumenti salariali dalla produttività e legati a quello dei prezzi in generale. Quindi è come se i sindacati avessero detto in poche parole, rinunciamo a beneficiare dei meriti legati all'aumento della produttività in cambio del lavoro a patto che non perdiamo potere di acquisto. E questo è avvenuto. Nella pubblicazione da me richiamata del prof.Bofinger lui illustra bene il contesto e non nomina infatti mai le riforme Hartz, le quali hanno avuto lo scopo di ridurre il costo del welfare, di migliorare incontro tra domanda e offerta di lavoro con la trasformazione degli uffici del lavoro in agenzie, e l'introduzione di alcune formule come ad esempio la Ich-AG a favore della libera iniziativa. Il pacchetto Hartz IV non ha comportato alcuna discesa dei salari, perché un tempo pieno (full time) a 35-40 ore settimanali mai ha percepito salari così bassi da doversi appoggiare a questa misura di sostegno al reddito. Se calo c'è stato (e facilmente in quegli anni c'è stato) è semplicemente dovuto all'alto tasso di disoccupazione, è quello che avviene da sempre: a più disoccupati corrisponde meno (aumenti del) salario e viceversa. Se ho 50 potenziali lavoratori disposti ad accettare una offerta è facile che posso trovarne uno idoneo ad una contropartita in fatto di salario inferiore a quella dell'averne 10.

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    1. "perché un tempo pieno (full time) a 35-40 ore settimanali mai ha percepito salari così bassi da doversi appoggiare a questa misura di sostegno al reddito."

      Ti posso citare il caso di un nostro connazionale che ho conosciuto qualche anno fa prima dell'introduzione del salario minimo, era stato assunto da Primark (famosa catena di abbigliamento low-cost) per fare il commesso, e mi ha raccontato che il primo giorno di lavoro è andato dal suo capo e gli ha gentilmente detto di non rompergli troppo le scatole sul lavoro perché tanto per lui in termini di retribuzione non c'era differenza fra il doversi alzare tutte le mattine per andare a lavoro oppure percepire un sussidio, che oltre ai 410 € ovviamente garantisce l'affitto e le bollette e altre agevolazioni. Questo è quello che intendevo dire quando parlavo di livellamento del salario sui sussidi minimi, ovviamente in assenza di salario minimo.

      Ci sarebbe anche questa storia ad esempio, sempre attuale:

      https://vocidallagermania.blogspot.de/2013/10/159-lordi-allora.html

      E il principio in voga qualche anno fa, a destra come a sinistra, Sozial ist was arbeit schafft, che ha portato a tutte queste forme di svalutazione del lavoro. Poi ovviamente i dati sull'occupazione danno ragione a Merkel e alla CDU, quindi probabilmente resterà in sella per altri 4 anni.

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    2. Posso dite che non ci credo? Nel senso che questa è la versione a te raccontata ma poi è (o era) da vedere come stanno i fatti nella realtà. Lui ti ha raccontato di aver fatto questa precisazione al superiore (e al primo giorno!). Peccato che in Germania ti licenziano senza tanti problemi se non ti comporti correttamente e a differenza dell'Italia lì i sindacati in questi casi non ti difendono. Poi ti rilasciano le referenze che spesso devi mostrare alle prossime candidature o anche alle agenzie per il lavoro nella richiesta di sussidio e se trovano giudizi negativi vieni penalizzato. Insomma, a me sa tanto di atteggiamento da sbruffone e non mi sorprende che abbia trovato un lavoro così di basso profilo, segno che in Germania i fannulloni non vengono premiati.

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    3. Ho letto l'articolo del 2013, ma mi vieni a citare il caso del pizza-express e similari? Ma che sono lavori quelli? Sono lavoretti SOS per chi si trova in condizioni disperate e rappresentano comunque casi marginali che di certo non sono la ragione della maggiore competitività dell'economia tedesca nel mondo o comunque del presunto dumping salariale. Dai, non scherziamo, ti pare che uno con un minimo di titolo di studio e voglia di fare trova solo lavoretti del genere in Germania. Semmai è lo straniero appena arrivato che non parla una parola di tedesco. Qiesti sono episodi che vanno bene per i giornali ma non rappresentano un caso sociale.

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  4. " in Germania i fannulloni non vengono premiati. "
    In compenso i truffatori hanno la carriera garantita (Dieselgate uber alles)

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    1. Prima di fare le battutine stupide vedi di documentarti un minimo. A seguito del Dieselgate l'amministratore delegato, Martin Winterkorn, ha rassegnato le dimissioni ed il gruppo pagherà fior di miliardi di euro in penali. Ora se vuoi continua pure a fare lo spiritoso.

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    2. pagherà fior di penali AL DI FUORI DELLA GERMANIA dove è stato denunciato. In Germania non pagheranno un centesimo, nè la VW nè i politici corrotti che hanno fatto finta di niente e sapevano tutto.

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