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domenica 12 febbraio 2012

E alla fine pagheranno gli altri, proprio i tedeschi


Ancora un commento dal prestigioso quotidiano conservatore Die Welt contro la permanenza di Atene nell'Eurozona: l'accordo appena firmato rimanderebbe solo il problema.


Nella crisi del debito non si riesce a raggiungere un accordo sul risparmio con il governo greco.  Ma contro la volontà della popolazione sarà molto difficile attuare le riforme.

I greci sono stanchi. Sono contrari ai piani di risparmio del loro governo. I sindacati hanno indetto altri scioperi generali per protestare contro i tagli alle pensioni, le riduzioni salariali e i licenziamenti.

I dipendenti della società elettrica nazionale (Public Power Corporation, PPC) protestano ad Atene contro i piani di privatizzazione del governo. La rabbia dei cittadini, che vedono i loro progetti di vita distrutti si rivolge contro i politici di Atene, contro Brussel e contro i tedeschi, offesi e considerati dittatori del risparmio.

Anche l'accordo non solleva grandi speranze.

L'accordo che  dopo lunghe negoziazioni è stato raggiunto ad Atene tra il governo greco e i finanziatori internazionali non suscita grandi speranze su entrambi i lati. La Grecia promette quello che può promettere per poter ottenere il nuovo pacchetto di aiuti. E la Troika fa finta di credere alla possibilità di ripresa dell'economia greca. 

Ma le immagini dei dimostranti che bruciano le bandiere tedesche mostrano che la politica sta facendo i conti senza l'oste, il popolo greco. Non è importante la volontà di riforme del governo - che dalla Germania facciamo fatica a valutare.

Decisiva sarà alla fine la volontà del popolo di partecipare. E i greci non si mostrano pronti e nelle condizioni di accettare tagli per la stabilità della moneta unica. Tagli che vanno ben oltre le misure di austerità che in questo paese abbiamo mai conosciuto. 

I finanziatori chiudono un occhio a spese del contribuente.

Anche con il nuovo e piu' consistente pacchetto di aiuti non si calma la situazione nel paese indebitato fino al collo . Ogni due mesi ci saranno riunioni di emergenza, negoziazioni notturne e presunti successi. Ma non prendiamoci in giro: un vero salvataggio della Grecia non può essere raggiunto in questo modo. 

In termini economici, il paese dovrebbe lasciare la moneta unica, perchè è economicamente troppo debole e le sue strutture amministrative sono troppo sottosviluppate, per poter tenere il passo con gli altri. Ma politicamente sia i finanziatori europei che il governo greco hanno troppa paura di un tale passo. 

Merkel e Sarkozy esercitano pressioni sulla Grecia.

I finanziatori preferiscono chiudere un occhio che trarre le necessarie conseguenze. L'esperienza dei 2 ultimi anni mostra che ai grandi annunci di Atene sono seguiti spesso pochi fatti. Maggiore sarà la quantità di denaro richiesto, più ridotta sarà la possibilità che i paesi creditori mettano ulteriori fondi a disposizione. Così crescerà la dipendenza dei creditori dai debitori. E prima o poi l'opposizione dei cittadini greci dovrà essere pagata, a nostre spese.

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