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martedì 4 luglio 2017

I 3 fronti tedeschi

Ottimo riassunto di German Foreign Policy sulla politica estera di Berlino. Come nella prima guerra mondiale i tedeschi sono impegnati su 3 fronti: sul fronte occidentale Merkel sta cercando di isolare Trump all'interno del G20; sul fronte orientale prosegue lo scontro, anche militare, con la Russia, che di fatto cancella quello che restava della Ostpolitik avviata da Brandt; mentre sul fronte europeo la Germania è impegnata a domare la resistenza del cosiddetto "Gruppo di Visegrad". Sullo sfondo ovviamente restano le ambizioni egemoniche di Berlino. Da German Foreign Policy


Guerra di potere per il gas

Con alcune dichiarazioni insolitamente taglienti il governo federale tedesco nei giorni scorsi ha preso posizione contro gli Stati Uniti. L'occasione è stata l'approvazione da parte del Senato americano di una legge che prevede un rafforzamento delle sanzioni nei confronti della Russia. Diversamente dalle sanzioni precedentemente approvate, questo provvedimento non era stato preventivamente discusso con Berlino e contiene un passaggio che va esplicitamente contro l'ampliamento a due ulteriori condotte del gasdotto Nord Stream, come previsto dal progetto realizzato dal consorzio internazionale di cui fanno parte la russa Gazprom e le tedesche Wintershall (BASF) e Uniper (E.ON). Nel provvedimento approvato Washington dichiara esplicitamente la sua opposizione al gasdotto "Nord Stream 2". Se la proposta, che deve ancora essere approvata alla Camera, dovesse diventare legge, allora le aziende che partecipano al progetto Nord Stream 2 potrebbero temere delle sanzioni in America. A ciò' si aggiunge il fatto che il provvedimento prevede un sensibile aumento dell'export di gas americano ottenuto dal Fracking "allo scopo di creare posti di lavoro in America". Il provvedimento lascia intuire che in futuro il gas di scisto debba essere esportato anche in Europa - al posto del gas russo.

Inaccettabile

In passato il governo federale quando le proposte di Washington danneggiavano gli interessi economici tedeschi era solito reagire con iniziative diplomatiche, questa volta invece il Ministro degli Esteri Gabriel ha pubblicamente assunto una posizione molto forte contro la proposta di legge. "Non possiamo accettare la minaccia di sanzioni extraterritoriali illegali contro imprese europee che partecipano allo sviluppo dell'approvvigionamento energetico europeo", ha detto Gabriel in una dichiarazione congiunta con il Cancelliere austriaco Christian Kern subito dopo l'approvazione del disegno di legge da parte del Senato americano. L'operazione porta ad una "dimensione nuova e completamente negativa nelle relazioni euro-americane". E' in gioco "la competitività della nostra industria ad alta intensità energetica". "L'approvvigionamento energetico dell'Europa è una questione europea", hanno commentato Gabriel e Kern: "chi ci deve consegnare l'energia e in che modo, lo decidiamo noi". [2] La presa di posizione di Gabriel è apertamente sostenuta anche dalla Cancelliera Angela Merkel. Washington procede in maniera "ostinata e sorprendente", ha detto il portavoce del governo Steffen Siebert. [3] Se Washington dovesse andare avanti con il suo piano, allora saremmo costretti a prendere contromisure, si dice a Berlino.

L'antagonista di Trump

Anche con l'ultima presa di posizione Berlino continua a portare avanti il riposizionamento della Germania nei confronti degli Stati Uniti, manovra iniziata subito dopo la vittoria elettorale di Donald Trump. Alla fine di maggio la Cancelliera aveva detto "noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani"; le sue dichiarazioni, sia a Berlino che a Bruxelles, avevano incontrato un'approvazione generale. Il Ministro degli Esteri Gabriel aveva addirittura diagnosticato "la fine degli Stati Uniti come nazione importante". Allo stesso tempo Berlino cerca di sfruttare la presidenza del G20 per sostenere le proprie ambizioni di leadership globale. La Cancelliera Merkel nelle scorse settimane ha viaggiato in alcuni paesi del G20 per promuovere le posizioni tedesche in tema di commercio internazionale e politica climatica in vista del vertice G20 di Amburgo. Recentemente è anche riuscita ad ottenere l'appoggio di Argentina e Messico. Al vertice, secondo il giudizio lapidario di un commentatore, "sarà considerata, che lo voglia o meno, come l'avversaria di Trump" [6]. Il Ministro degli Esteri Gabriel, in maniera alquanto dispregiativa, recentemente ha iniziato ad etichettare con il termine "trumpizzazione" le aggressioni in politica estera -  un passo che nel mondo della diplomazia e nei confronti di uno stretto alleato è alquanto insolito, per usare un eufemismo, ma che lascia chiaramente trasparire le ambizioni egemoniche globali di Berlino.

In marcia contro la Russia

Contemporaneamente Berlino minaccia una intensificazione dello scontro con la Russia. Mentre il governo federale la scorsa settimana si è pronunciato contro Washington, il Presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier venerdì in un'intervista ha ribadito che "non possiamo aspettarci un riavvicinamento fra l'Europa e la Russia"; al contrario, è molto più' probabile un peggioramento delle relazioni fra le due parti: "se Mosca dovesse tentare di influenzare le elezioni politiche tedesche", allora "la possibilità di trovare un accordo diminuirebbero drasticamente". [8] Il governo federale ritiene necessario e giusto mantenere la Russia sotto pressione, anche dal punto di vista militare. Il prossimo fine settimana terminerà la piu' recente manovra Nato in Europa orientale, addestramento che prevedeva una forte partecipazione tedesca e che aveva l'obiettivo di verificare le capacità di difesa dell'Estonia e della Lettonia contro un nemico fittizio - che di fatto in questo caso è proprio la Russia. Un ruolo centrale è svolto dal corpo multinazionale del nord-est nella polacca Stettino, che funge da comando centrale per la gestione delle forze di terra coinvolte, il cui comando delle operazioni è stato assegnato al generale tedesco Manfred Hofmann. Anche i soldati tedeschi di stanza in Lituania presso Rukla prendono parte all'esercitazione.

La base della potenza mondiale

Berlino sta inoltre aumentando la pressione all'interno dell'UE sui quei paesi che rifiutano i piani tedeschi per l'Europa. Nelle scorse settimane la Commissione Europea ha infatti annunciato un'azione legale nei confronti di Polonia, Rep. Ceca, Ungheria e Slovacchia, in quanto questi paesi non sarebbero disponibili ad accogliere i profughi dalla Grecia e dall'Italia e in questo modo si rifiutano di applicare un provvedimento approvato dalla maggioranza dei ministri degli interni dell'UE nel settembre 2015. La Rep. Ceca, la Slovacchia, l'Ungheria e la Romania all'epoca avevano votato contro il provvedimento; Slovacchia ed Ungheria hanno poi presentato un ricorso alla Corte europea contro l'obbligo di dover accettare i rifugiati. Il processo e le iniziative della Commissione Europea dovranno chiarire se gli stati membri dell'UE possono essere costretti ad adottare misure che essi rifiutano; il processo in corso viene considerato come un precedente in merito alla limitazione delle competenze nazionali in materia di politica interna. Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria si sono unite in una libera alleanza di paesi chiamata "Gruppo di Visegrad" e si oppongono - sempre sulla base di una visione reazionaria - all'egemonia tedesca. La battaglia per la creazione di un potenza mondiale spinge Berlino a contrapporsi non solo a Washington e a Mosca, ma anche ad uno scontro con l'opposizione interna all'UE - vale a dire 3 fronti aperti. 

[1] An Nord Stream 2 sind zudem die österreichische OMV, die französische ENGIE und die britisch-niederländische Shell beteiligt. Aus juristischen Gründen ist Nord Stream 2 inzwischen im alleinigen Besitz von Gazprom; die involvierten Konzerne aus den erwähnten EU-Staaten werden offiziell als Finanzinvestoren geführt. S. dazu Die Umgehung der Ukraine.
[2] Außenminister Gabriel und der österreichische Bundeskanzler Kern zu den Russland-Sanktionen durch den US-Senat. Pressemitteilung des Auswärtigen Amts 15.06.2017.
[3] Alle gegen Russland-Sanktionen der USA. www.tagesschau.de 16.06.2017.
[4] S. dazu Das Ende einer Ära.
[5] S. dazu Der Anti-Trump (II).
[6] Majid Sattar: Da waren es nur noch sechs. Frankfurter Allgemeine Zeitung 29.05.2017.
[7] S. dazu Der Anti-Trump.

[8] "Ich bin gut angekommen". Frankfurter Allgemeine Zeitung 16.06.2017.

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