Pagine

sabato 20 marzo 2021

Perchè la Gran Bretagna globale preoccupa sempre di più Bruxelles e Berlino

La guerriglia europea sul vaccino britannico di AstraZeneca si inserisce nel quadro del processo di allontanamento politico ed economico di Londra dall'UE nel post Brexit, a preoccupare Bruxelles e Berlino c'è anche il crollo dell'export tedesco verso l'isola e il riorientamento geopolitico dei britannici, sempre piu' proiettati verso la regione indo-pacifica. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy


Campagna contro AstraZeneca

Nel Regno Unito la campagna avviata dall'UE contro il vaccino di AstraZeneca (con sede a Cambridge) ha suscitato un profondo risentimento. L'UE e diversi paesi membri, non ultima la Germania, hanno attaccato duramente l'azienda britannica per i ritardi nella consegna, ponendo inizialmente una restrizione di età sull'uso del vaccino e denigrando regolarmente la sua efficacia, ritenuta piu' bassa rispetto al vaccino BioNTech/Pfizer (Germania/USA); recentemente inoltre si è aggiunto un divieto di vaccinazione a causa di alcune ambiguità su diversi casi di coagulo di sangue avvenuti in seguito alla vaccinazione. Le lamentele dell'UE nel Regno Unito sono fonte di rabbia perché altri vaccini (BioNTech/Pfizer, Moderna o Johnson & Johnson) sono stati ripetutamente consegnati in ritardo generando effetti collaterali - tra cui coaguli di sangue - a volte con una conseguente morte, senza causare attacchi comparabili; la restrizione sull'età massima per il vaccino AstraZeneca nel frattempo è stata revocata in maniera alquanto sottotono. La campagna dell'UE, tuttavia, ha seriamente danneggiato la reputazione del vaccino britannico, che - raccomandato anche dall'OMS - viene prodotto su licenza dal Serum Institute of India (SII) per molti paesi più poveri.

Convocato al Ministero degli Esteri

Le tensioni sono state esacerbate, in secondo luogo, dal fatto che l'UE - nel tentativo di distogliere l'attenzione dal suo fallimento nel procurarsi i vaccini - sta ora ricorrendo al divieto di esportazione, con AstraZeneca e il Regno Unito di nuovo al centro della vicenda. Il primo caso del 4 marzo ha già causato proteste internazionali: l'Italia, in accordo con la Commissione UE, ha vietato l'esportazione in Australia di 250.000 dosi di vaccino AstraZeneca riempite ad Anagni, a sud-est di Roma, - con la motivazione che l'UE avrebbe avuto bisogno del vaccino stesso [1]. Dato che la campagna dell'UE contro AstraZeneca ha ridotto significativamente l'accettazione pubblica del vaccino, quasi otto milioni di dosi giacciono attualmente inutilizzate nei magazzini di tutta l'UE. [2] Commentando la recente minaccia del presidente della Commissione Ursula von der Leyen di vietare le esportazioni di vaccini verso il Regno Unito, il ministro degli Esteri Dominic Raab ha detto che "questo genere di politica azzardata" effettivamente la si era già vista all'opera in "paesi con regimi meno democratici". Raab aveva precedentemente convocato al Ministero degli Esteri l'ambasciatore dell'UE nel Regno Unito per l'affermazione falsa, ripetuta tuttavia con insistenza, secondo la quale Londra avrebbe imposto un divieto di esportazione sui vaccini. [4]


Disputa sull'Irlanda del Nord

Se gli attacchi dell'UE ad AstraZeneca e alla campagna di vaccinazione britannica avevano causato una certa indignazione anche negli ambienti "Remain" rimasti fedeli all'UE, contribuendo quindi ad indebolire la poesizione dell'UE nel Regno Unito, la disputa sulla fornitura di merci britanniche all'Irlanda del Nord ha causato ulteriori tensioni. Secondo l'accordo sulla Brexit, infatti, alcune regole del mercato unico europeo continuerebbero ad essere applicate in Irlanda del Nord; poiché però dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione questo non accade più, le merci che da lì entrano in Irlanda del Nord devono essere controllate per verificare la conformità con queste regole. Questo pone significativi problemi pratici, in particolare per la consegna dei generi alimentari così, dato che i colloqui con Bruxelles finora non hanno prodotto alcuna soluzione, Londra ha esteso il periodo di transizione che scadeva alla fine di marzo, fino alla fine di settembre, per evitare gli scaffali vuoti nei supermercati. L'UE ritiene che si tratti di una violazione del trattato sulla Brexit - e ha avviato una procedura di infrazione presso la Corte di giustizia europea; Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione UE, lamenta che Londra "starebbe minando la fiducia fra di noi" [5] Le procedure di infrazione, tuttavia, non sono rare nell'UE; a metà 2020, ad esempio, solo contro la Repubblica federale ce n'erano 81 in corso. [6]

Asia-Pacifico regione di crescita

Parallelamente all'aumento delle tensioni politiche, anche i legami economici del Regno Unito con l'UE si stanno indebolendo. E questa è chiaramente una tendenza di lungo periodo. Ad esempio, la quota dell'UE a 27 nell'export britannico di beni e servizi era già in calo dal 2002, quando aveva raggiunto il massimo storico del 54,9%: nell'anno pre-crisi del 2019, era ferma al 42,6%. Anche la quota dell'UE a 27 sulle importazioni dal Regno Unito nel lungo periodo è in calo; dal raggiungimento del valore massimo del 58,4% nel 2002, è diminuita costantemente, passando al 51,8% del 2019. Per il Regno Unito contemporaneamente sta diventando sempre più importante il commercio con i paesi non UE - una tendenza che ha favorito il voto di una parte dell'élite britannica in favore della Brexit ed è ora probabile che diventi ancora più pronunciata: negli ultimi mesi, infatti, Londra ha concluso accordi di libero scambio con il Giappone e con diversi stati del sud-est asiatico e sta cercando di concludere un altro accordo di libero scambio con l'India, mentre in futuro vuole concentrarsi ancora di più sulla regione Asia-Pacifico, che già ora è la regione con la quota maggiore (35%) della produzione economica globale ed è anche quella a più rapida crescita economica.

Mercato di sbocco in crisi

Il fatto che l'importanza dell'UE per l'economia britannica nel lungo termine stia diminuendo, colpisce in particolar modo l'industria tedesca, di gran lunga il più grande fornitore del Regno Unito nel continente europeo. Mentre il Regno Unito nell'anno pre-Brexit del 2015 era ancora il terzo cliente dell'export tedesco dopo Stati Uniti e Francia (con un volume di 89,2 miliardi di euro), nel 2019 le esportazioni tedesche verso le isole britanniche ammontavano già a poco meno di 79 miliardi di euro, l'anno prima della crisi da Coronavirus - vale a dire dieci miliardi in meno, anche se le esportazioni tedesche nel complesso nello stesso periodo erano aumentate significativamente. Questo calo è dovuto solo in parte al deprezzamento della sterlina rispetto all'euro. Per questo a gennaio 2021, il primo mese in cui è stato applicabile l'accordo di libero scambio post-Brexit tra l'UE e il Regno Unito, l'Ufficio federale di statistica ha riportato un drammatico calo del 29 % per le esportazioni tedesche verso il Regno Unito e un ulteriore calo del 56,2 % delle importazioni rispetto al gennaio 2020. [7] Mentre parte di questo calo è dovuto alla crisi causata dal coronavirus e ai problemi di passaggio dopo la scadenza degli accordi transitori sulla Brexit, una recente ricerca della London School of Economics (LSE) ha concluso che entro il 2030 il commercio dell'UE con il Regno Unito potrebbe ridursi di un terzo. [8]

"Svolta verso l'Indo-Pacifico"

Il riorientamento economico della Gran Bretagna è accompagnato da un cambio di paradigma politico, delineato in dettaglio in un documento strategico presentato martedì scorso dal primo ministro Boris Johnson. Il documento ("Global Britain in a competitive age"), elaborato nel corso dello scorso anno, prevede infatti uno spostamento della politica estera britannica verso la regione "Indo-Pacifica", che Londra individua come il nuovo centro della politica mondiale. Il documento afferma che sarà importante cooperare sempre più strettamente con gli stati filo-occidentali - non da ultimo in vista delle lotte di potere dell'Occidente contro la Cina. Gli esperti stanno già discutendo di come la svolta britannica verso l'Asia influenzerà la cooperazione in materia di politica estera e militare con l'UE, alla quale Berlino in linea di principio attribuisce grande importanza - non ultimo per poter utilizzare il potenziale delle forze armate britanniche nelle future missioni militari dell'UE [10]. Se per realizzare questo obiettivo ci possano essere abbastanza interessi convergenti, da molti ora viene messo in dubbio.


[1] S. dazu Europa zuerst.
[2] Jakob Blume, Thomas Hanke, Hans-Peter Siebenhaar, Christian Wermke: Stopp für Astra-Zeneca: In der EU wird Impfstoff zur Mangelware. handelsblatt.com 17.03.2021.
[3] Kate Devlin, Tom Batchelor, Jon Stone: Raab compares EU to dictatorship as row over access to vaccines escalates. independent.co.uk 18.03.2021.
[4] Jessica Elgot: Raab summons EU official as anger grows over UK vaccine export claims. theguardian.com 09.03.2021.
[5] Verfahren gegen London. Frankfurter Allgemeine Zeitung 16.03.2021.
[6] S. dazu Deutsche Sonderwege.
[7] Exporte im Januar 2021: +1,4% zum Dezember 2020. destatis.de 09.03.2021.
[8] Chris Morris: Why has UK trade with Germany fallen so dramatically? bbc.co.uk 10.03.2021.
[9] Global Britain in a competitive age. London, March 2021
[10] S. dazu Das europäische Militärdreieck und Die Zukunft der Kriegführung.

Nessun commento:

Posta un commento