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giovedì 25 luglio 2024

Norbert Haering - Fatti Alternativi di una Ministra degli Esteri Verde Oliva

La ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock dei Verdi, che una volta era simbolo del pacifismo (nel 2021 diceva: “Niente armi nelle zone di crisi”), ha giustificato il dispiegamento di missili a medio raggio americani deciso da Washington senza consultare il Bundestag, usando una dichiarazione chiaramente falsa. La realtà della situazione in Germania sta diventando sempre più evidente. Ne scrive Norbert Haering

Con la sua decisione unilaterale, il governo degli Stati Uniti ha chiarito a chiunque non chiuda deliberatamente gli occhi che la Germania è un protettorato dipendente dagli USA, uno stato vassallo. Di recente, il candidato alla vicepresidenza repubblicano J.D. Vance e un anno fa il Consiglio Europeo per le Relazioni Estere l’hanno affermato apertamente.

La ministra degli Esteri di uno stato vassallo deve approvare e difendere una tale decisione, anche se ciò significa ricorrere a fatti alternativi. In un’intervista ai numerosi giornali del gruppo editoriale Funke, Baerbock ha dichiarato che il presidente russo Vladimir Putin aveva già infranto gli accordi sul disarmo anni fa. Lo scopo sarebbe stato quello di spaventare l’Europa e dividerne le società. In realtà, chiunque abbia una minima conoscenza di politica internazionale sa che non è così.

La nostra ministra degli Esteri potrebbe verificarlo, ad esempio, nel lavoro del colonnello in pensione Wolfgang Richter, nella sua analisi del febbraio 2022 “Ucraina nel campo di tensione tra NATO e Russia” dell’innocua Fondazione Scienza e Politica (SWP). La SWP consiglia il Bundestag e il governo federale su questioni di sicurezza. Richter ha chiaramente evidenziato che sono stati gli USA a bloccare o abbandonare gli accordi per il mantenimento della pace e il disarmo. Ecco alcuni punti salienti del documento:

  1. L’accordo di adattamento del CFE non è entrato in vigore, sebbene la Russia lo abbia ratificato nel 2004 (CFE = Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa). All’interno dell’alleanza, gli USA hanno bloccato la ratifica dell’ACFE dopo che George W. Bush ha assunto la presidenza nel 2001 (ACFE = Accordo di adattamento del CFE). Bush voleva ottenere il ritiro delle truppe russe rimaste in Georgia e nella Repubblica di Moldova per preparare l’adesione dell’Ucraina e della Georgia alla NATO.
  2. Nuovi stati nella NATO: Sebbene l’ACFE non sia entrato in vigore a causa del blocco degli USA, dal 2004 sono entrati nella NATO stati che non fanno parte del regime del Trattato CFE. Così, ai confini della Russia, ossia negli stati baltici, si sono creati potenziali spazi di dispiegamento dell’alleanza, che non sono soggetti a regole di controllo degli armamenti giuridicamente vincolanti.
  3. Impedimenti alla definizione di impegni comuni: Inoltre, gli USA hanno impedito che l’impegno a non schierare permanentemente “truppe da combattimento sostanziali aggiuntive” fosse definito congiuntamente con la Russia. Ciò sarebbe stato importante perché la Russia ha assunto obblighi simili per le aree di confine con gli stati baltici, la Polonia e la Finlandia.
  4. Presenza militare permanente nel Mar Nero: Invece, nel 2007, gli USA hanno creato una presenza militare permanente nel Mar Nero, senza discuterne precedentemente nell’alleanza o nel Consiglio NATO-Russia. Le loro truppe da combattimento “a rotazione” in Romania e Bulgaria sono state descritte dagli USA come “non sostanziali”. Tuttavia, entrambi gli stati appartengono alla “zona di flanco del gruppo orientale” dei paesi firmatari del Trattato CFE, per i quali valgono particolari limitazioni e obblighi di consultazione.
  5. L’uscita degli USA dal Trattato ABM: L’uscita degli USA dal Trattato sui sistemi di difesa antimissile strategici (Trattato ABM) nel 2002 è stata considerata da Mosca come una minaccia alla stabilità strategica. La situazione si è aggravata quando, nel 2007, gli USA hanno concordato bilateralmente con Polonia e Repubblica Ceca di dispiegare lì sistemi di difesa antimissile. La giustificazione di Washington, ossia la necessità di affrontare la minaccia iraniana, è stata messa in dubbio da Mosca.

Questi punti evidenziano un quadro ben diverso da quello dipinto da Baerbock, dimostrando come gli USA abbiano avuto un ruolo determinante nel bloccare o disfare accordi cruciali per la sicurezza e la stabilità internazionale.

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