Il 20 ottobre 2024, al recente vertice mondiale sulla salute tenutosi a Berlino, è stata annunciata la creazione di una rete europea che mira a trasformare i programmi di studio medici integrando l’istruzione su clima e salute. L’iniziativa, che coinvolge 25 università mediche tedesche ed europee, si chiamerà European Network on Climate & Health Education (ENCHE) e sarà guidata dall’Università di Glasgow in collaborazione con il Global Consortium on Climate and Health Education (GCCHE) di New York. Ne scrive il grande giornalista e saggista tedesco Norbert Haering
Dietro le quinte, i principali sostenitori dell’iniziativa si trovano tra Washington e New York, e il finanziamento – dettaglio non menzionato nei comunicati ufficiali – arriva dai colossi farmaceutici. Un aspetto che solleva dubbi sul reale obiettivo di questa partnership.
Obiettivi Dichiarati e Finanziamenti Celati: Cosa C’è Dietro la Rete ENCHE?
Secondo il comunicato dell’Università di Augusta, co-fondatrice della rete, l’obiettivo di ENCHE è chiaro: “supportare gli studenti di medicina nel riconoscere e affrontare le crescenti sfide sanitarie causate dal cambiamento climatico.” Nelle intenzioni, questo progetto dovrebbe preparare almeno 10.000 futuri medici delle università partecipanti “con risorse scientifiche e pedagogiche aggiornate” nel giro di tre anni. Tuttavia, le fonti di finanziamento rimangono vaghe.
Un altro comunicato, più esplicito, elenca tra i principali sostenitori nomi di peso dell’industria farmaceutica, come AstraZeneca, GSK, Novartis, Novo Nordisk e Sanofi. La loro adesione alla rete avviene tramite la Sustainable Markets Initiative Health Systems Task Force, un’iniziativa pubblico-privata che coinvolge aziende e governi nel tentativo di decarbonizzare il settore sanitario.
È il Cambiamento Climatico la Vera Crisi Sanitaria del Nostro Tempo?
Non manca chi solleva dubbi su questa narrazione. I dati mostrano che milioni di persone nel mondo muoiono ancora ogni anno a causa della fame e della scarsa assistenza sanitaria, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, mentre i decessi legati al cambiamento climatico restano inferiori e molto difficili da quantificare. Per ampliare la portata della crisi, l’OMS, nel suo comunicato, include l’inquinamento atmosferico nei decessi “legati al clima”, che stima in circa sette milioni all’anno. Con questa visione, anche le malattie cardiovascolari, respiratorie e persino alcuni casi di cancro e disturbi mentali vengono ricondotti al cambiamento climatico. Citando il comunicato:
“Fattori come temperature estreme e inquinamento atmosferico aggravano malattie infettive e croniche, tra cui cancro, malattie cardiovascolari, respiratorie e mentali. Al contempo, il settore sanitario contribuisce alla crisi climatica, con circa il 5% delle emissioni globali di gas serra.”
GCCHE e ENCHE: Una Rete che Cresce tra Ambiguità e Controversie
L’apparente collaborazione tra l’Università di Augusta e il GCCHE, definita “oscura” da alcuni critici, svela collegamenti strategici più profondi. Infatti, ENCHE è semplicemente un “punto di supporto regionale” del GCCHE, il quale ha sede presso la Columbia University di New York e mira a rafforzare la cooperazione transatlantica nel settore della salute e del clima.
Il GCCHE non pubblica informazioni complete su finanziatori o membri dei suoi organi decisionali. Anche se l’iniziativa afferma di avere 350 facoltà e 200.000 studenti membri in 60 paesi, i finanziamenti, secondo alcuni critici, potrebbero includere ingenti donazioni indirette da aziende farmaceutiche attraverso fondazioni come la Rockefeller Foundation e ClimateWorks Foundation, pur rimanendo invisibili al grande pubblico.
Un’Iniziativa Controversa per un Futuro Incerto
La nascita della rete ENCHE è solo uno degli ultimi esempi di come media, istituzioni sanitarie e persino università possano essere coinvolti in partenariati pubblico-privati sul clima e la salute, sostenendo una narrativa in cui il cambiamento climatico appare come una crisi sanitaria imminente.
Se tale quadro venisse ufficialmente riconosciuto come una crisi sanitaria globale, si aprirebbero le porte a nuove misure emergenziali e a una collaborazione stretta tra OMS, governi e aziende farmaceutiche, potenzialmente a vantaggio di queste ultime.
La questione non si ferma qui. Se, come alcuni esponenti del Club di Roma propongono, fosse necessaria una “governance globale” per gestire la crisi, potremmo trovarci di fronte a una struttura decisionale planetaria capace di legiferare tramite decreti, riducendo i margini di trasparenza e autonomia.
Conclusioni
La sfida per l’OMS e le aziende farmaceutiche è oggi ridefinire il cambiamento climatico come crisi sanitaria, permettendo così interventi globali più invasivi e rapidi. Ma il controllo capillare sulle nuove minacce sanitarie solleva perplessità, specialmente quando nuove “emergenze” portano a una più rapida approvazione di farmaci e terapie genetiche potenzialmente rischiose.
Nel complesso, ENCHE e GCCHE evidenziano un crescente allineamento tra mondo accademico, industria farmaceutica e governi, lasciando aperti quesiti cruciali: la salute pubblica è davvero la priorità o questa rete risponde ad altri interessi?
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