Pagine

venerdì 16 marzo 2012

Che cosa c'è dietro i saldi Target 2?


Jens Weidmann, presidente Bundesbank, dalle colonne della FAZ risponde indirettamente a Werner Sinn e alle sue proposte sui saldi Target2: non sono le banche centrali a dover risolvere la crisi ma i paesi membri.


In questo momento, il contributo alla soluzione della crisi Euro fornito attraverso il sistema Target 2 viene severamente criticato. Ma che cosa si nasconde dietro questo termine enigmatico, che da molti viene considerato un rischio aggiuntivo per il contribuente?

Target2  può essere definito come il sistema circolatorio all'interno del quale fluisce la liquidità nell'Euro area. Attraverso questo sistema di pagamento vengono effettuati i trasferimenti di denaro transfrontalieri fra le banche centrali. Questa liquidità garantisce nei singoli paesi, in particolare attraverso le banche centrali, il rifinanziamento delle banche commerciali. Il trasferimento viene avviato quando dalla banca centrale di un paese il denaro viene trasferito verso un altro paese. In questo modo si generano attività e passività verso la BCE, che in questo caso funziona come una stanza di compensazione. La banca che ha fatto il bonifico ha verso la BCE una passività - o saldo negativo Target2. La banca ricevente ottiene un attivo - e qui c'è un saldo Target 2 attivo. Se la politica monetaria nella zona Euro fosse centralizzata dalla BCE non ci sarebbe nessun saldo Target 2, ma questo di per sé non cambierebbe molto i rischi derivanti dalla fornitura di liquidità.

Prima della crisi finanziaria questi saldi venivano continuamente pareggiati. Le banche centrali nazionali fornivano alle banche commerciali attraverso il rifinanziamento, liquidità in quantità elevata per le esigenze di riserva e per le operazioni quotidiane. Le necessità di finanziamento transfrontaliere erano soddisfatte attraverso i flussi di capitale privato, ad esempio attraverso i crediti interbancari. Dall'inizio della crisi in alcuni paesi non si ha piu' fiducia verso le finanze dello stato e verso il sistema bancario. Le fonti di rifinanziamento sono diventate troppo care, meno abbondanti, o addirittura si sono prosciugate. Per coprire il fabbisogno di liquidità, che nasce ad esempio dall'acquisto di beni o dal trasferimento di capitali, i mezzi a disposizione dell'Eurosistema sono stati rafforzati. Questo è stato possibile perchè a partire dall'inizio della crisi, l'Eurosistema ha ampliato l'offerta di liquidità all'economia: la liquidità è stata fornita in maniera illimitata a fronte di garanzie, a tasso basso e con una durata maggiore rispetto al passato. In aggiunta, il rating richiesto per le garanzie fornite è stato sensibilmente abbassato. 

La funzione dell'offerta di liquidità sul mercato è cambiata notevolmente. La Banche centrali non forniscono piu' la liquidità minima indispensabile, ma l'Eurosistema ha sostituito il mercato interbancario e gli altri flussi di liquidità transfrontalieri. 

L'intero volume delle attività di rifinanziamento è saliti dai 460 miliardi di Euro all'inizio della crisi finanziaria ad oltre 1.100 miliardi, la durata media è passata da poche settimane a quasi 3 anni. Nello stesso periodo la quota dei paesi periferici  è salita da un sesto a circa i due terzi nei volumi di rifinanziamento. Attraverso il deflusso netto di liquidità dai paesi periferici i saldi Target2 hanno raggiunto un volume di 750 miliardi di Euro. 

E' compito dell'Eurosistema mettere a disposizione il denaro -  a banche solventi a fronte di garanzie sufficienti - senza mettere a rischio la stabilità dei prezzi. In questo modo l'offerta di liquidità all'economia è assicurata, e la stabilità dei mercati è rafforzata. Allo stesso tempo, la separazione fra politica finanziaria e fiscale deve essere tutelata e in particolare va difeso il divieto di finanziare gli stati. Non è compito della politica monetaria, tenere in vita banche ormai fallite oppure garantire la solvibilità degli stati. Le decisioni relative alla distribuzione del rischio di insolvenza delle banche o degli stati fra i contribuenti dei paesi membri devono essere prese dai parlamenti espressioni del voto popolare. La distinzione fra rischi di liquidità e solvibilità delle banche o degli stati non è sempre ben chiara, e nell'attuale situazione di crisi è stato mostrato un certo livello di flessibilità. In questo modo crescono anche i rischi delle banche centrali, e nascono  dei pericolosi disincentivi.

L'aumento dei saldi Target2 può essere espressione di una politica monetaria, che all'interno del suo mandato prende in considerazione i rischi di liquidità. La critica ai saldi di per sé - e questo la Bundesbank lo ha sempre affermato - non è corretta. Per me, i crediti verso il sistema Target2 non rappresentano un rischio, poichè considero la possibilità di rottura della zona Euro come assurda.

Se e quali saranno le perdite della Bundesbank nell'aver messo a disposizione la liquidità, non dipende dall'ampiezza dei crediti verso il Target 2. Questo vale anche nel caso di una potenziale uscita dall'Euro di un paese con saldi negativi. Anche in un caso del genere, a cui io non credo, il rischio è nel modo e nella dimensione dell'offerta di liquidità. In questo caso si avrebbero delle svalutazioni nel portafoglio della BCE. Le perdite della BCE dovrebbero essere sopportate da tutte le banche centrali dell'Eurosistema, indipendentemente dal loro saldo Target 2.

All'interno dell'Eurosistema c'è però un largo consenso sul fatto che le misure straordinarie di politica monetaria devono essere limitate nella quantità e nella durata e che non possono fornire una scusa per ritardare le riforme necessarie nel quadro della politica economica e finanziaria. Per me è molto importante che non nascano rischi per la stabilità, che ci sarebbero se si avesse l'impressione che la politica monetaria è al rimorchio della politica fiscale. I rischi assunti dall'Eurosistema sono fino ad un certo punto inevitabili, ma siamo fermamente impegnati affinché questi restino entro un limite accetabile. E' da aggiungere che l'Eurosistema ha sviluppato un meccanismo, attraverso il quale l'abbondante liquidità fornita viene restituita dalle banche centrali nazionali in modo che non si sviluppi nessun rischio di inflazione. La chiave per la soluzione della crisi non è nelle banche centrali, ma negli stati membri.

2 commenti:

  1. "La chiave per la soluzione della crisi non è nelle banche centrali, ma negli stati membri".
    E i parlamenti - democraticamente - devono essere loro, votando, a decidere.
    Ma decidere cosa? Gli Stati hanno le mani legate dietro la schiena (qualcuno per la verità, davanti, il che fa una certa differenza). Quindi quello che stiamo leggendo è il classico scaricabarile (come si dice in tedesco? "Fass-Abwälzen"?). Naturalmente preventivamente assolto anzi santificato dall'Ideologia Tedesca corrente, l'ordoliberalismo.

    RispondiElimina
  2. Infatti, che la crisi debba essere risolta dagli stati e non dalle banche centrali è il mantra del momento: lo ripetono Stark, Weidmann, Sinn, anche Draghi lo dice, più per ossequio al potere germanico che per convinzione. Adesso invece i giornali tedeschi accerchiano la BCE perché la accusano di portare inflazione. Siamo messi bene, sì...

    RispondiElimina