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domenica 18 novembre 2012

Bulli e balle


Angelina ha un problema: dopo aver bullizzato gli eurodeboli dovrà spiegare ai suoi elettori che i salvataggi sono stati un fallimento e che il denaro prestato non tornerà. Ma ha bisogno di tempo, fino alle prossime elezioni. Un commento da Die Zeit.
La Troika non ha ancora trovato un accordo su come aiutare Atene. Non servirà insistere sui principi. Quanto piu' si aspetta, tanto piu' costosi saranno i salvataggi.

Il tuo cuore non deve essere freddo verso tuo fratello, si legge nel Deuteronomio: e si proclamò un giubileo del debito. Nella rinuncia biblica dei creditori c'è una storia di grande forza narrativa: la storia di un nuovo inizio per il bene comune.

Si potrebbe argomentare in questo modo se alla Grecia si volessero condonare i debiti. Il racconto biblico è un invito ai paesi donatori, un appello alla disponibilità verso gli altri dei tedeschi. Ma nessun politico sembra voler sfruttare la possibilità.

Le leggi della finanza pubblica si scontrano con il divieto di finanziamento agli stati da parte della banca centrale, detentrice di buona parte dei titoli, e soprattutto: si rinuncerebbe ad un importante strumento di pressione.

L'esitazione costerà ancora piu' soldi.

Tutti buoni argomenti - se non si avesse l'impressione che sono validi solo fino alle elezioni del prossimo anno. L'interpretazione piu' ovvia sembra troppo pericolosa, basta lamentarsi un po', per avere facilmente quello per cui gli altri devono lavorare sodo.

Ma il rischio è che il taglio del debito arrivi quando tutto il resto sarà fallito. Piu' a lungo si aspetterà, piu' sarà costoso. Già troppe misure di salvataggio che in precedenza erano contrarie allo spirito dei trattati EU oppure in contrasto con la costituzione, sono state allo stesso tempo possibili e necessarie.

Ma in una situazione di difficoltà non ci aiuteranno misure ordinarie. Il governo federale farebbe bene a rettificare una volta per tutte il suo racconto sul salvataggio dell'unione monetaria: molti tedeschi inizierebbero allora a capire che le difficoltà sono tutt'altro che finite.

sabato 10 novembre 2012

Nobel per la pace?

L'austerità impedisce agli ospedali greci di rifornirsi di farmaci salvavita e le aziende tedesche bloccano le consegne. Da FAZ.net
L'azienda farmaceutica Merck non intende piu' rifornire gli ospedali greci con il farmaco anticancro Erbitux. Le difficoltà nel paese sono troppo grandi. Nelle farmacie il farmaco viene tuttavia ancora venduto.

L'azienda farmaceutica di Darmstadt Merck non consegnerà piu' il farmaco anti cancro Erbitux agli ospedali greci. Il farmaco in Grecia sarebbe tuttavia ancora disponibile, i pazienti lo possono acquistare nelle farmacie, ha dichiarato sabato un portavoce di Merck. Il CFO di Merck, Matthias Zachert ha dichiarato al „Börsen-Zeitung“ che in Grecia l'azienda sta avendo molte difficoltà, ma che tuttavia il ritiro dal mercato interessa un singolo prodotto.

In termini di fatturato Erbitux è il secondo farmaco piu' importante di Merck. Merck all'inizio dell'anno, come altre aziende farmaceutiche tedesche, è stata colpita dal taglio del debito greco. Il governo di Atene aveva infatti saldato le fatture non pagate degli ospedali pubblici con l'emissione di obbligazioni. Questi titoli arriveranno a scadenza fra qualche anno - nel frattempo molte aziende hanno venduto i bond in perdita.

Negli altri paesi indebitati la situazione non è critica

Già in giugno, l'azienda farmacetica Biotest specializzata in plasma sanguigno aveva deciso, a causa di fatture non pagate per milioni di Euro, di sospendere le consegne in Grecia.  Altre aziende farmaceutiche tedesche - fra queste anche Merck - avevano allora comunicato che avrebbero continuato a rifornire la Grecia di farmaci, nonostante i problemi di pagamento del sistema sanitario pubblico.

Negli altri paesi colpiti dalla crisi la situazione è molto piu' tranquilla, Merck avrebbe ridotto le consegne solo in Grecia, dichiara il responsabile delle finanze Zachert. "Ad esempio, il governo spagnolo ha adottato misure per ridurre i debiti verso le industrie farmaceutiche".

mercoledì 7 novembre 2012

I salvataggi che non li hanno salvati


L'austerity è stata un fallimento e in Grecia si avvicina il  taglio del debito. A pochi mesi dalle elezioni il governo di Berlino cerca soluzioni alternative per non perdere la faccia davanti agli elettori. Handelsblatt.de analizza le ipotesi sul tavolo. 
I greci avranno due anni di tempo in piu' per raggiungere gli obiettivi di risparmio, ma per fare questo hanno bisogno di denaro. I paesi euro discutono diverse opzioni. Una cosa è certa: qualcuno dovrà pagare il conto.

Nelle previsioni della commissione EU sulla Grecia i desideri e la realtà sono molto distanti fra loro: per il 2012 Brussel aveva previsto una crescita dell'1.1% - in realtà l'economia greca si contrarrà di circa il 7%.

Questa differenza chiarisce perché i paesi Euro stanno discutendo una ulteriore ristrutturazione del debito. Il piano della troika prevede che da qui al 2020  il rapporto debito/pil si riduca al 120%. Cio' viene considerato il prerequisito affinché Atene possa tornare sul mercato dei capitali.

Per raggiungere questo obiettivo, i greci dovranno gradualmente ridurre il loro deficit di bilancio. Poiché i paesi dell'Eurozona concederanno 2 anni in piu', il piano della troika è stato sconvolto: i greci hanno bisogno di piu' denaro.  Gli economisti ipotizzano che per Atene siano necessari altri 30 miliardi.

Il ministro delle finanze Schäuble esclude un taglio del debito. I creditori pubblici come gli stati Euro avrebbero le mani legate, sostiene il ministro. Schäuble tuttavia non ritiene impossibile un riacquisto del debito greco, ma anche questa variante ha le sue insidie. Una panoramica sulle possibilità.

Atene riacquista il proprio debito

Il membro tedesco del direttorio BCE Jörg Asmussen propone che la Grecia riacquisti i propri titoli sul mercato. La soluzione non è semplice. I titoli greci sul mercato quotano meno del loro valore nominale: a fronte di un valore nominale di 100 €, sul mercato costano circa 30 €. La Grecia potrebbe quindi riacquistare a 30 € e ridurre il valore nominale di 100 €.

La questione tuttavia ha diversi punti critici: da un lato sui mercati vengono trattati solo i titoli dei creditori privati. In totale la Grecia ha circa 343 miliardi di Euro di debiti - di cui solo 65 miliardi verso i creditori privati. La parte di gran lunga piu' importante è nelle mani dei creditori pubblici: paesi Euro, BCE e FMI.

Secondo, il corso dei titoli aumenterebbe di colpo se la Grecia annunciasse un'azione del genere. Se tutti i creditori privati partecipassero e il corso dei titoli salisse da 30 a 50, il carico del debito si ridurrebbe di circa 30 miliardi di Euro. E' tuttavia alquanto improbabile che tutti vi prendano parte. Terzo, un riacquisto del debito potrebbe far tornare l'incertezza sui mercati e  causare problemi agli altri paesi in crisi. La proposta è di difficile attuazione.

L'ESM si accolla 30 miliardi di debito delle banche greche

La variante piu' economica sarebbe trasferire dallo stato greco al fondo ESM 30 miliardi di debito bancario. Con una tale operazione i debiti dello stato greco si ridurrebbero dello stesso valore.

La Germania ha tuttavia dichiarato la sua opposizione a una simile soluzione. La ragione è facile da capire: se le banche greche ricevessero denaro dal fondo ESM, Irlanda, Spagna o perfino la Francia potrebbero fare lo stesso con le loro banche.

Interessi piu' bassi per i crediti erogati fino ad ora.

I creditori pubblici potrebbero rinunciare ad una parte degli interessi promessi per i prestiti concessi. Se si assume che i creditori pubblici FMI, BCE e paesi Euro detengono debito pubblico per 282 miliardi di Euro, una riduzione degli interessi dell'1% per quest'anno porterebbe ad un alleggerimento di soli 2.8 miliardi di Euro. Considerando gli 8 anni residui si arriverebbe tuttavia ad una somma rilevante.

Finanziamento sul mercato dei capitali

Alcuni ipotizzano che la Grecia possa ottenere prestiti a breve scadenza sul mercato dei capitali. Cio' potrebbe pero' funzionare solo con l'aiuto della BCE. Per tamponare le esigenze di finanziamento a breve termine, la BCE in passato ha accettato come garanzia titoli greci con una durata fino a 6 mesi. Le banche greche, che avevano prestato denaro allo stato, erano quindi in condizione di rifornirsi di denaro presso la BCE. 

La BCE ha tuttavia limitato i titoli accettati. Se la Grecia nel lungo periodo si mantenesse a galla con l'aiuto della BCE, saremmo ai confini del finanziamento degli stati da parte della banca centrale.

Taglio del debito

L'ultima variante possibile sarebbe allora un taglio del debito. I creditori dovrebbero di nuovo rinunciare ad una parte del denaro prestato. L'interrogativo sarà allora se tutti i creditori vi prenderanno parte. La BCE l'ultima volta ha partecipato solo parzialmente. Già allora molti operatori di mercato avevano considerato questo comportamento in maniera critica. Se la BCE non fosse considerata alla pari degli altri creditori, l'efficacia del suo programma di acquisto dei titoli potrebbe venire meno.

L'obiettivo del programma di acquisto della BCE  consiste infatti nel ridurre il rendimento delle obbligazioni dei paesi in crisi. Se la BCE dovesse ricevere un trattamento di favore in un taglio del debito, ciò potrebbe causare una fuga degli altri investitori che inizierebbero a vendere  nel momento in cui la BCE interviene. Non è tuttavia da escludere che singoli paesi Euro possano rinunciare ad una parte dei loro crediti.

sabato 3 novembre 2012

La voce del padrone


Il capo economista di Deutsche Bank, David Folkerts-Landau, intervistato da FAZ, ci illustra il punto di vista del mondo finanziario tedesco sulla crisi Euro. Paura di restare con il cerino in mano?
Il capo economista di Deutsche Bank, David Folkerts-Landau, chiede che la Grecia resti nell'area Euro. Affinché  sia possibile, la Germania dovrà contribuire con un terzo pacchetto di aiuti.

FAZ: Herr Folkerts-Landau, quando è stato l'ultima volta in Grecia?

Folkerts-Landau: 5 settimane fa. Mi ha particolarmente colpito la dimensione dell'economia sommersa, e il suo funzionamento solo con pagamenti in contante. L'economia regolare si contrae, ed è sempre piu' difficile raccogliere denaro con la tassazione. I cittadini non credono piu' che le loro tasse saranno utilizzate correttamente.

FAZ: E' vero, come molti analisti avvertono, che una bancarotta e una successiva uscita della Grecia dall'Euro con effetto domino potrebbero causare una recessione mondiale?

Folkerts-Landau: La Grecia resterà nell'Euro. Non c'è il  rischio che possa mancare un sostegno sufficiente per mantenere la Grecia nell'Euro. Tutti sono d'accordo: l'uscita di un singolo paese dall'Euro cambierebbe radicalmente la natura dell'Eurozona: da una unione monetaria a un sistema di cambi fissi. Cio' porterebbe a nuove aggressioni verso i paesi piu' deboli. 

FAZ: Lei crede che l'acquisto di titoli da parte della BCE abbia un fondamento di politica monetaria, oppure si tratta di un finanziamento agli stati nascosto, attraverso il quale vengono tenuti bassi gli interessi?

Folkerts-Landau: Il motivo dell'OMT „Outright Monetary Transaction“-Programm, è tenere insieme l'Euro. Come del resto il presidente Draghi ha detto. Dal suo punto di visto, questo  drammatico passo era l'unico ancora a disposizione.

FAZ: La semplice possibilità di acquistare obbligazioni, sarà sufficiente ad abbassare i tassi di interesse? Oppure la BCE dovrà di fatto acquistare titoli?

Folkerts-Landau: Dobbiamo considerare che la determinazione della BCE sarà testata e la disponibilità ad acquistare titoli sarà messa alla prova.

FAZ: La Bundesbank ha criticato il programma duramente. Ora è isolata. La BCE può continuare ad ignorarla in questo modo?

Folkerts-Landau: Non c'è nulla di cui vergognarsi nell'essere isolati, se si è dalla parte della ragione. La Bundesbank è l'istituzione economica piu' importante in Germania, in molti decenni ha guadagnato una credibilità enorme. La BCE sta cercando di costruire un altrettanto elevato livello di credibilità. Se due rappresentanti di alto livello della Bundesabank, Axel Weber e Jürgen Stark, si sono dimessi per protesta verso la BCE, allora la situazione è davvero seria. Herr Draghi ha ripetuto che intende tenere insieme la zona Euro a tutti i costi. Ma il mandato BCE prescrive di difendere la stabilità dei prezzi. Un tale conflitto di obiettivi non sarebbe mai dovuto sorgere. Io non credo che l'OMT era l'unico modo per salvare l'Euro. Un programma della Troika per Italia e Spagna sarebbe stata la strada giusta, ma per questi paesi era politicamente impossibile. 

FAZ: Da piu' parti arrivano critiche alle politiche di austerity nei paesi dell'Europa del sud. Anche il FMI avverte che una politica di risparmio troppo dura colpirebbe duramente l'economia, tanto da rendere impossibile la riduzione del deficit. I paesi del sud dovrebbero alleggerire i programmi di risparmio?

Folkerts-Landau: No, non dovrebbero risparmiare meno, e dovrebbero soprattutto rafforzare le riforme strutturali. Il mercato del lavoro dovrebbe essere ulteriormente flessibilizzato, e le professioni liberalizzate. L'agenda 2010 puo' essere un esempio. C'è bisogno di maggiore competitività sul mercato delle merci. Le piu' importanti riforme restano quelle del mercato del lavoro. Assunzioni e licenziamenti devono essere piu' facili. Qualcosa si è fatto, ma meno di quanto necessario e di quanto possibile. In Italia la legge di riforma del mercato del lavoro è stata approvata, ma l'attuazione è molto lenta. La convinzione che attraverso le riforme strutturali si possa diventare piu' competitivi nei confronti della Germania e degli altri paesi, non si è ancora diffusa ovunque.

FAZ: Bisognerebbe dare alla Grecia piu' tempo per raggiungere gli obiettivi di bilancio?

Folkerts-Landau: Non ha alcun senso rendere ancora piu' dure le misure di risparmio fiscali. La Grecia è insolvente, nonostante i pacchetti di aiuto. La Grecia ha bisogno di piu' tempo, ma solo a condizioni molto rigorose. Se il programma di rientro viene prolungato, deve essere anche finanziato.

FAZ: La Germania deve finanziare un terzo pacchetto di aiuti?

Folkerts-Landau: Se si vuole mantenere l'Euro nella sua forma attuale, allora la risposta è si'. Le condizioni imposte dalla troika in Grecia sono già al limite di ciò che può essere politicamente realizzabile. La domanda difficile è: questo finanziamento quale forma deve assumere? Nuovi crediti oppure un altro taglio del debito, al quale anche i creditori pubblici dovranno prendere parte.

FAZ: Ma il governo federale è fortemente contrario, perché i contribuenti percepiranno per la prima volta delle forti perdite...

Folkerts-Landau: Allora sarà necessario mettere a disposizione nuovi crediti in breve tempo.

FAZ: L'economia greca si contrae ormai da anni, quanto durerà ancora la recessione?

Folkerts-Landau: La crescita in un paese con una grande economia sommersa non è facile da rilevare da un punto di vista statistico. La recessione dell'economia ufficiale potrebbe andare avanti ancora 3 o 4 anni. Ma questa non è una misura corretta, perché il settore sommerso è ormai già molto grande.

FAZ: Oltre alla Grecia, quali sono gli altri casi problematici in Europa?

Folkerts-Landau: Non si tratta di paesi singoli, si tratta piuttosto di un approccio globale. Il programma BCE di acquisto dei titoli è pronto ad entrare in funzione, ma il successo non è garantito. Al momento abbiamo una situazione con tassi estremamente bassi in America e Germania. Una ulteriore espansione della quantità di moneta non stimolerebbe la domanda. Nella maggior parte dei paesi industrializzati abbiamo ancora dei deficit molto alti ed un livello di indebitamento molto elevato. Nella migliore delle ipotesi in Europa nei prossimi 5 anni avremo un tasso di crescita molto basso, mentre le principali economie emergenti, senza troppi debiti, se la passeranno molto meglio.

FAZ: L'unione monetaria diverrà una permanente unione di trasferimento?

Folkerts-Landau: Ci sono 3 possibilità per risolvere la crisi, nata dalla diversa competitività e da un livello troppo alto di debiti. Primo: un'inflazione  piu' alta in Germania rispetto  agli altri paesi, per eliminare o ridurre le differenze di competitività. Secondo: trasferimenti, sia attraverso l'ESM, o i fondi strutturali EU o attraverso una ulteriore socializzazione degli obblighi degli stati, come ad esempio la ricapitalizzazione diretta delle banche spagnole. Terzo: riforme strutturali radicali nei paesi in crisi. Io ritengo che alla fine avremo una combinazione delle tre misure. Ma alla fine non potremo evitare una unione di trasferimento diretta o indiretta, se vogliamo tenere insieme l'Eurozona. Le persistenti differenze di competitività sono semplicemente troppo grandi.

martedì 30 ottobre 2012

Schäuble non ha scelta


Per il taglio del debito greco non è questione del se, ma solo del quando. Puri calcoli elettorali porteranno Merkel e Schäuble a temporeggiare ancora. Ma prima o poi dovranno ammettere davanti agli elettori che il denaro prestato ad Atene non tornerà e l'austerità imposta è stata un fallimento: a spese del contribuente tedesco. Da  WirtschaftsWoche
Il taglio del debito greco si avvicina. Non importa in che modo sarà fatto: se i greci riacquisteranno il loro vecchio debito con il denaro da noi prestato o se i nostri crediti saranno invece annullati direttamente - noi pagheremo. In un modo o nell'altro.

Economicamente è corretto, ma politicamente ci sono delle grandi differenze. Qualunque sia il metodo utilizzato, il conto si presenterà chiaro e leggibile per ogni elettore, oppure nascosto nel cassetto - e poi tirato fuori in un secondo momento.

Nonostante il taglio del debito per i creditori privati, ora come prima, la Grecia resta schiacciata sotto il carico del suo immenso debito.  Il debito, che con il taglio per il settore privato sarebbe dovuto scendere nel medio periodo dal 170 al 120 % del PIL, a causa della recessione cresce verso il 200 %. E' chiaro che il paese non può sopportare questo carico: con uno zaino sulle spalle pieno di tonnellate di debito, il paese non tornerà mai a camminare sulle proprie gambe. E' necessario un alleggerimento del carico.

La maggior parte del debito greco è detenuto dai paesi dell'Eurogruppo e dalla BCE. Molti creditori privati prima dell'haircut sono riusciti a scaricare i loro titoli alla BCE; gli stati tuttavia con l'ultimo taglio hanno fatto gravare i costi sul settore privato. Ma cosi' non puo' andare avanti, se veramente si intende far uscire Atene dalla trappola del debito.

Il taglio del debito causerebbe un buco nel bilancio degli stati

La semplice cancellazione di alcuni zeri avrebbe però conseguenze devastanti per gli stati partner, soprattutto per i paesi Euro. Da un lato sarebbe problematico cancellare il debito di uno stato a causa della sua insostenibilità, e poi fornire direttamente del denaro fresco - perché senza miliardi dall'Europa, Atene da metà novembre non potrà pagare né le bollette né gli stipendi. Ma soprattutto, un taglio del debito causerebbe un buco nei bilanci pubblici. La Germania - e il governo federale - sarebbero colpiti al cuore nel pieno dell'anno elettorale.

Un po' piu' elegante è la variante preferita del ministro Schäuble: la Grecia riceve dall'ESM una nuova tranche di aiuti, con cui riacquista essa stessa i suoi vecchi debiti. Poiché il corso dei titoli greci è caduto drasticamente, con un Euro di denaro fresco si possono acquistare sul mercato 1.5 € di vecchi debiti. Detto altrimenti: con 100 miliardi dati dall'ESM per la transazione, l'indebitamento netto della Grecia scende di 50 miliardi.

Politicamente affascinante per il governo federale è il fatto che i fondi non arriverebbero dal bilancio federale, ma direttamente dall'ESM. Berlino dovrà lo stesso fare i versamenti nel fondo, oppure dovrà pagare per le garanzie offerte se in seguito i nuovi crediti concessi diventassero inesigibili. E' probabile che accada, ma sarà fra qualche anno. 

Ma in quella data probabilmente non ci saranno elezioni, mentre nel settembre 2013 il governo dovrà presentarsi agli elettori.

lunedì 29 ottobre 2012

Sperrkonto? Nein, danke!


Mark Schieritz su Die Zeit ci spiega perchè la proposta tedesca di un conto vincolato (Sperrkonto) per il pagamento degli interessi sul debito greco è una pessima idea. Almeno fino a quando il saldo primario greco non sarà in pareggio. 

L'ultima idea del governo federale è quella di pagare gli aiuti alla Grecia su di un conto vincolato (Sperrkonto). Da utilizzare quindi solo per il servizio del debito. Da un lato si vuole evitare il fallimento dello stato e dall'altro tenere alta la pressione - ma ancora piu' importante - ottenere supporto in Germania per il prossimo piano di salvataggio.

Una buona idea?

No, se riguarda solo il conto vincolato. Perchè il denaro potrà essere utilizzato solo per il servizio del debito, e non resterà nulla per il finanziamanto del bilancio pubblico. La Grecia ha ancora un deficit primario, le entrate fiscali non sono sufficienti per coprire la sua attuale spesa, prima di pagare gli interessi. Il conto vincolato costringerebbe il paese a misure di austerità ancora piu' dure.

Il pagamento sul conto bloccato equivarrebbe quindi ad un irrigidimento delle condizioni, non ad un allentamento. Senza mezzi termini: lasciamo che i greci muoiano di fame, ma con i nostri soldi salviamo le banche e naturalmente noi stessi (visto che il settore pubblico è il piu' grande creditore).

Bisogna quindi dare ai greci il tempo e i mezzi per pareggiare il loro bilancio primario. Solo allora potremo ricorrere ad un conto vincolato.

giovedì 18 ottobre 2012

La finzione del debito greco

FAZ.net, con un commento di Patrick Bernau, ci ricorda che i fondi per il salvataggio greco tornano ai creditori sotto forma di interessi. E' il momento per un ulteriore taglio del debito?

Merkel recentemente ha visitato la Grecia, lo sa bene: il denaro dei salvataggi torna utile soprattutto a noi. Ma con questi pagamenti potremmo anche smetterla. Un commento.

Le notizie che ormai da mesi arrivano dalla Grecia non sono buone. Il paese non è competitivo, le riforme sono lente, l'evasione fiscale è alta, come ci raccontano alcune storie, ora come prima i greci continuano a vivere al di sopra dei propri mezzi.

Ma durante la visita di Merkel ad Atene, non si è parlato di obblighi fiscali o di quanto denaro ogni cittadino greco spende. Piuttosto di quanto denaro lo stato avrà ancora bisogno. E Merkel lo sa bene: il bilancio dello stato greco è molto diverso da cio' che molti pensano.

La Grecia si indebita per pagare gli interessi

Gli economisti dicono: "il disavanzo primario è vicino a zero". In tedesco significa: se la Grecia non dovesse pagare gli interessi, il bilancio pubblico sarebbe quasi in pareggio. Visto in questo modo, il bilancio pubblico greco non è molto peggiore di quello tedesco nel 2009 o 2010.

In Grecia per l'anno in corso, prima del pagamento degli interessi, si avrà un deficit di soli 1.4 miliardi di Euro; e questo non lo dice solo il governo greco, ma esperti indipendenti arrivano alle stesse conclusioni. A causa degli interessi, il deficit greco cresce di nove volte fino a 12.5 miliardi di Euro - deficit che viene poi coperto con i prestiti degli stati EU e del FMI.

I creditori pagano a se stessi

Questo significa: il denaro che gli stati pagano per i salvataggi, va quasi completamente ai creditori. E chi sono i creditori? Il FMI, la BCE, il fondo EFSF e gli stati Euro. Dal taglio del debito avvenuto in marzo, con il quale i creditori privati hanno rinunciato alla maggior parte dei loro crediti, la Grecia ha praticamente solo dei creditori pubblici.

Alla fine i paesi donatori pagano il denaro a se stessi, anche se in maniera indiretta e dolorosa, attraverso il bilancio pubblico greco. Questo denaro serve principalmente per una ragione:  tiene in vita la finzione che un giorno la Grecia sarà in grado di sostenere il proprio debito.

Ma per fare questo, il livello di indebitamento greco è già oltre ciò che nel lungo periodo viene considerato sostenibile. Il 167 % del PIL, prevede il FMI per il prossimo anno - mentre gli economisti hanno ipotizzato che per le economie emergenti e per i paesi con un merito di credito non buono, i problemi iniziano già oltre il 60%.

Il denaro che i paesi donatori hanno pagato fino ad ora, in ogni modo, è perso. Non vale la pena pagare gli interessi a se stessi. Non c'è alcun motivo per tenere ancora in piedi questo strano circolo di denaro.

mercoledì 17 ottobre 2012

Cambio di strategia a Berlino


Wolfgang Schäuble annuncia il cambio di strategia: Atene resterà nella moneta unica, i tedeschi sono pronti a pagare. Mark Schieritz su Die Zeit spiega le ragioni del nuovo corso.
Il ministro delle finanze ha detto a Singapore quello che da molto tempo era già stato deciso: la Germania vuole tenere la Grecia nell'Euro - anche se per fare questo serviranno ancora aiuti.

Finalmente l'ha detto. Il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble ha detto pubblicamente, quello che dietro le quinte era già stato deciso da molto. La Germania manterrà la Grecia nella zona Euro. Una bancarotta dello stato, cosi' dice il ministro, non ci sarà.

Solo pochi giorni fa le sue dichiarazioni suonavano in maniera completamente diversa. Cosi' aveva detto Schäuble: se i greci non faranno gli sforzi necessari, non ci saranno neanche i soldi promessi.

Ma per il cambio di strategia ci sono 2 motivi. Primo, il governo greco ha convinto il governo federale: ad Atene fanno sul serio e intendono attuare le riforme finora non realizzate.  Secondo, a Berlino si pensa che un'uscita della Grecia a questo punto sarebbe molto pericolosa.

I debiti greci resterebbero anche in caso di uscita dall'Euro.

Da un punto di vista economico l'uscita sarebbe molto pericolosa, gli sforzi fatti per la stabilizzazione dell'Eurozona sarebbero annullati. Il programma di acquisto della BCE e l'approvazione del fondo ESM da parte della Corte Costituzionale tedesca hanno portato gli investitori internazionali a credere di nuovo che l'Euro possa avere un futuro. Un'uscita potenzialmente caotica della Grecia distruggerebbe questa fiducia.

Politicamente sarebbe poi molto pericolosa, perchè il governo federale pochi mesi prima delle elezioni dovrebbe ammettere che la strategia di salvataggio è fallita - e che i molti miliardi spesi per salvare la Grecia sono stati buttati dalla finestra. Diverrebbe infatti chiaro che il paese non potrebbe ripagare i propri debiti, dopo aver reintrodotto la propria moneta. La nuova moneta si svaluterebbe fortemente, mentre i debiti resterebbero denominati in Euro.

I greci allora si terranno l'Euro. Adesso però la cancelliera deve chiarire ai tedeschi come intende finanziarli. E' evidente che la dotazione finanziaria accordata non è sufficiente. Da qualche parte il denaro aggiuntivo dovrà arrivare.

Sarebbe bello se questo punto fosse chiarito, presto.

lunedì 15 ottobre 2012

Fabbriche cacciavite?


German Foreign Policy, osservatorio sulla politica estera tedesca, ci racconta i retroscena della visita di Merkel ad Atene: zone economiche speciali, deflazione salariale e (s)vendita del patrimonio pubblico. Scenario possibile anche in Italia?
Accolta da proteste di massa, la scorsa settimana ad Atene la cancelliera ha cercato nuove opportunità per le imprese tedesche. Prima del viaggo di Merkel ad Atene, a Berlino si diceva  che la privatizzazione delle aziende statali e delle infrastrutture greche doveva essere accelerata. La cancelliera si ricorda molto bene la vendita delle aziende nella ex-DDR e da quella esperienza ha imparato come si cedono le parti migliori agli investitori privati. Gli interessati tedeschi saranno favoriti, come illustrato dall'entourage della cancelliera, attraverso la creazione in Grecia di "zone economiche speciali", già da tempo richieste dalla Germania. Sugli effetti dei diktat di risparmio tedesco, che hanno ridotto la popolazione in povertà, chiarisce un portavoce del parlamento federale: "la riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto è stata in doppia cifra". Gli esperti di politica estera nella capitale tedesca considerano le proteste di ieri come una incomprensione e consigliano a Berlino di adottare misure di PR finalizzate a ridurre in futuro la resistenza nei confronti della politica tedesca. La popolazione greca al momento sarebbe "male informata", e avrebbe diritto ad una "comunicazione piu' comprensibile" che possa spiegare le ragioni dei diktat di risparmio tedeschi.

Indicazioni tedesche

Durante la visita di ieri la cancelliera Angela Merkel si è incontrata con l'intero vertice dello stato greco e ha tenuto colloqui con imprese tedesche e greche. La ragione - accanto alla crisi Euro - la pressione tedesca per una vendita completa delle imprese statali e delle infrastrutture. Richieste da tempo, le privatizzazioni non sembrano andare avanti con decisione - a causa della persistente resistenza di Atene, ma anche della minaccia di una uscita della Grecia dall'Eurozona: dal punto di vista degli investitori tedeschi l'acquisto sarebbe molto rischioso. E' arrivato invece il momento di andare avanti, di fare progressi, si diceva a Berlino subito prima della visita della cancelliera ad Atene: la cancelliera  può "dare indicazioni utili per progredire nella privatizzazione delle aziende di stato e con le riforme strutturali", citazione del presidente della CSU-Mittelstands-Union, Hans Michelbach. Merkel si ricorda bene la gestione delle aziende ex-DDR e sa come si fa ad alienare la parte migliore delle imprese di uno stato a degli investitori privati.

Grecia zona economica speciale

Gli interessati tedeschi saranno favoriti attraverso la creazione di zone economiche speciali da parte del governo greco, come da tempo il mondo economico tedesco sta chiedendo. Secondo i piani attuali le aziende riceveranno agevolazioni fiscali  - dove possibile fino ad una imposizione dello 0% - inoltre, saranno previste anche sovvenzioni. Non è ancora stato deciso se le zone saranno suddivise geograficamente o per settore; il ministro responsabile per lo sviluppo ne ha discusso ieri con la cancelliera Merkel. Dal mondo produttivo tedesco arrivano richieste ancora piu' decise. Come da tempo proposto da Hans Peter Keitel, presidente della Bundesverbandes der Deutschen Industrie (BDI, la confindustria tedesca), non solo alcune zone dell'economia greca, ma "l'intero paese dovrebbe diventare una sorta di zona economica speciale nella zona Euro". La gestione della "zona economica speciale greca" dovrebbe essere realizzata "con personale straniero della EU".

Livello salariale degli anni '70

I vantaggi per gli investitori stranieri - soprattutto tedeschi - si aggiungono a quelli già presenti. Su questi si è espresso lunedì un portavoce del governo federale: "La riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto è stata in doppia cifra". Ma il popolo greco guarda alla situazione da una prospettiva diversa: la "riduzione dei costi per unità di prodotto" è stata ottenuta con una disoccupazione di quasi il 25%; fra i giovani è del 50%, fra le donne del 60%. I salari del settore a basso stipendio (Geringverdienenden) sono tornati al livello della metà degli anni '70 - a prezzi costanti: per molti le cure mediche sono ormai inaccessibili. Centinaia di migliaia dipendono dalle mense nelle chiese per potersi almeno sfamare - una conseguenza dei diktat di risparmio tedeschi finalizzati alla riduzione del costo del lavoro.

La verità è nelle mani tedesche

Gli esperti di politica estera avvertono che non si deve sottovalutare la rapida ascesa delle proteste anti-tedesche in Grecia. Di questi sviluppi si occupa una analisi recentemente pubblicata dalla Deutschen Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP). L'autore considera la rabbia greca per i diktat di risparmio e le provocazioni verso la Germania come incomprensioni, contro le quali il governo dovrà mettere in campo una "adeguata strategia di comunicazione". In futuro,"regolari conferenze stampa" e "comunicati stampa sia in tedesco che in greco" potranno aiutare a capire "la posizione tedesca sulla crisi greca". In questo modo "l'opinione pubblica greca, che al momento è disinformata, avrà la possibilità di conoscere la verità -  e questo di prima mano". La propaganda tedesca verso il popolo greco "non dovrebbe essere considerata come un'intrusione nella politica greca" piuttosto, "come segno di rispetto reciproco" - "per chiarire le incomprensioni esistenti".

mercoledì 22 agosto 2012

Sinn: fuori gli eurodeboli!


Hans Werner Sinn, dalle colonne di WirtschaftsWoche, torna a chiedere un'uscita di Atene e degli altri paesi in crisi dall'Euro. Un ulteriore taglio del debito greco non avrebbe alcun senso.

La richiesta del Fondo Monetario Internazionale (FMI) di un ulteriore taglio del debito greco è assurda. La politica deve finalmente prendere atto del fatto che l'Euro con i membri attuali non può sopravvivere - e che l'Eurozona deve essere ridotta ad un nucleo di stati capaci di far funzionare la moneta unica.

Vi ricordate ancora del maggio 2010? Allora il debito greco, pari a circa 310 miliardi di Euro, era prima di tutto nelle mani degli obbligazionisti privati. E si diceva: in nessun caso gli investitori privati potranno essere coinvolti da un taglio del debito, perchè questo avrebbe causato il crollo dell'economia mondiale. Cio' ha portato ai giganteschi pacchetti di salvataggio per 246 miliardi di Euro, di cui fino ad ora 149 miliardi di Euro sono stati già pagati. Poichè questo non è bastato, nel marzo 2012 è stato fatto un Haircut, con il quale il debito greco è stato ridotto di 107 miliardi di euro. E' stato uno dei piu' grandi tagli del debito della storia.

Ma non è servito a molto. Ogni analisi seria sulla sostenibilità del debito dovrebbe arrivare alla conclusione, che la Grecia non può far fronte ai restanti 280 miliardi di Euro di debito, pari al 132 % del PIL. Questo messaggio dovrebbe essere contenuto anche nell'analisi della Troika (BCE, IMF, EU) prevista in autunno.

La conseguenza logica è la seguente: la prossima tranche dei fondi autorizzati, che avrebbe portato alla Grecia (o meglio ai suoi creditiori) 33 miliardi di Euro, non dovrà essere pagata. A meno che i parlamenti dell'Eurozona non rinuncino alle loro richieste - cosa improbabile data la resistenza crescente al Bundestag.

Se si utilizzano i consueti calcoli di sostenibilità del debito, c'è solo una possibilità per arrivare ad una valutazione positiva nel caso della Grecia: i debiti devono essere ridotti, prima che il rapporto della Troika sia completato. Solo così è possibile spiegare che il FMI richieda  una rinuncia ad una parte dei crediti da parte della comunità internazionale nei confronti della Grecia. L'idea del FMI: se gli stati rinunciassero al 30% dei loro crediti concessi con i pacchetti di aiuto allo stato greco - circa 45 miliardi di Euro, che per la Germania equivarrebbe ad una perdita di 14.5 miliardi di Euro - la quota del debito da qui al 2020 scenderebbe al 100 % del PIL. Allora la strada sarebbe di nuovo libera, per prestare denaro alla Grecia.

Che grande idea. I debiti sono troppo alti per il servizio del debito, allora bisogna tagliare i vecchi debiti, in modo che ne possano essere fatti di nuovi. La comunità internazionale non deve piegarsi a questa logica avventurosa. La Grecia, con o senza un'analisi sulla sostenibilità del debito, non è solvibile, e questo lo sanno tutte le parti coinvolte. La spiegazione (o meglio il trucco) per molti analisti è che assumono sempre una crescita dell'economia. Se un paese cresce, si può permettere anche dei deficit, perchè l'economia cresce insieme ai debiti. 

Ma la Grecia non deve crescere, ma decrescere, per poter ridurre le eccessive importazioni e per poter generare eccedenze nelle partite correnti. Senza i surplus, non sarà mai possibile un rimborso del debito. Le analisi sulla sostenibilità del debito del FMI non sembrano proprio essere corrette.

Un paese che non cresce, può far fronte ai suoi debiti, solo se riesce a ottenere un avanzo. Questi avanzi possono essere realizzati solo dopo una contrazione, che ha inizio, quando i crediti smettono di fluire. Questa è l'amara verità. Chi vive al di sopra dei propri mezzi, può sostenere i propri debiti solo se riduce il proprio standard di vita.

Con le analisi sulla sostenibilità del debito si sono già fatti molti errori. Dedurre da queste che in Grecia è necessario un nuovo taglio del debito è grottesco.

Il problema della Grecia è e rimane: il paese è ancora troppo costoso. Lo stato ha aumentato gli stipendi dei dipendenti pubblici dall'inizio della crisi finanziaria del 30%, prima che il governo prendesse poi le note correzioni. Nonostante ciò, i suoi salari, secondo gli ultimi dati, restano ancora piu' alti che all'inizio della crisi. 

I prezzi della Grecia durante la crisi sono cresciuti del 5% in piu', rispetto ai prezzi dei concorrenti nell'area Euro. Non vi è ancora nessuna traccia della necessaria svalutazione reale, che secondo le analisi sul potere di acquisto dell'OCSE dovrebbe essere del 39%, per raggiungere il livello dei prezzi turco. 

Che cosa bisogna fare allora? I paesi ancora abbastanza solidi dell'Eurozona non devono piu' piegarsi ai trucchi contabili degli acrobati finanziari, ma piuttosto devono utilizzare il buonsenso. L'Euro con i membri attuali non è in grado di sopravvivere. Deve essere ridotto ad un nucleo di paesi capaci di farlo funzionare, mentre gli altri stati avranno di nuovo bisogno delle loro valute nazionali, per poter svalutare e tornare ad essere di nuovo competitivi.

La politica non puo' continuare a posticipare le necessarie decisioni, per quanto difficili queste possano essere.

mercoledì 1 agosto 2012

Raus!


Continua la campagna della stampa popolare per l'uscita di Atene dall'Euro. Questa volta su Focus.de, Uli Dönch ci ricorda che solo attraverso il risparmio i greci potranno restare nel paradiso della moneta unica. 
Non possono risparmiare - e non vogliono nemmeno farlo. Al contrario danno la colpa sempre agli altri: prima gli USA, oggi la Germania e domani forse gli eschimesi.

I dati sono pessimi. Incredibilmente cattivi. E questo, nonostante noi e il resto degli europei li abbiamo sostenuti con almeno 380 miliardi di Euro. Non è servito a nulla. Al contrario: lo stato sprecone continua a crescere, la burocrazia continua a imperversare - solo il debole settore privato si contrae.

Ma che cosa fanno i greci? Si lamentano. Pretendono riforme piu' morbide, piu' tempo e aiuti generosi. Come se gli oltre 33.000 Euro a testa non fossero ancora abbastanza. 

Non ci fa arrabbiare la routine ormai secolare di una intera nazione. Ma l'arroganza spesso irritata, insieme ad una sfacciata mancanza di responsabilità.  Ma c'è una cosa che i greci sanno fare molto bene, ed è incolpare gli altri della loro miseria. 

Un greco smaschera i greci

Chi dovrebbe saperlo meglio di un locale: il combattivo commentatore di atene Takis Michais sa smascherare la pigrizia dei suoi connazionali come nessun'altro. Già nel 2009 aveva pronosticato: non passerà molto tempo prima che i media greci inizino a dare la colpa al resto del mondo per le proprie miserie. I "mercati", la "Germania"  in generale, oppure "Angela Merkel" in particolare - "mettete la croce sul corrispondente". E' andata proprio così.

La FAZ cita l'autore Takis con le parole: "prima gli americani erano tutti colpevoli, ora sono i tedeschi, domani forse gli eschimesi." In questo atteggiamento presuntuoso i politici, i giornalisiti e la popolazione sono tutti uniti.

Quanto Takis abbia ragione, lo mostra il commento sulla „Süddeutschen Zeitung“ di due greci molto influenti: l'ex presidente Kostas Simitis e il professore Jiannis Stornaras. Per entrambi è chiaro  - che meraviglia - che la Grecia non ha nessuna colpa nella Eurocrisi.

Debito sì, risparmio no

Ancora piu' notevole di questa tesi sono tuttavia gli argomenti di entrambi i 2 grandi pensatori greci.

- Il paese negli anni '90 si è enormemente sforzato per raggiungere i criteri della moneta unica. Il rapporto deficit/pil nel 1999 ha raggiunto il 2.5%. Come? E' stato un vero successo economico - oppure il risultato di statistiche falsificate massicciamente? Qui gli autori tacciono...

- Al contrario, si rammaricano in maniera eloquente "che l'allora governo in carica, nel 2006 abbia perso il controllo sulle entrate e la spesa pubblica". Ben detto. Non ci dicono nulla di come tutti i governi greci negli ultimi decenni abbiano gonfiato gli apparati statali, per poter regalare ad elettori ed amici un lavoro lucrativo...

- Secondo gli autori non è stata la Grecia a causare lo sfascio greco. Piuttosto il "fallimento di Lehman Brothers", "l'aumento dei rischi finanziari", e "l'aumento dei tassi di interesse...hanno innescato la crisi del debito".

- Come era da attendersi, Simitis e Stournaras a questo punto smascherano i veri colpevoli: gli altri europei. "La titubanza della zona Euro ad agire...ha portato la Grecia fuori dai mercati".

Arriva a questo punto la parte migliore del pamphlet: la Grecia e gli altri stati indebitati non hanno fatto nulla di sbagliato. "Per poter coprire questi deficit, i paesi della periferia sono stati costretti a prendere sempre piu' denaro in prestito." Veramente? Esiste una parola magica? Inizia con la "S" - come Simitis e Stournaras - e finisce con "PAREN" (sparen=risparmiare).

Chi in maniera duratura spende piu' di quanto incassa, avrà prima o poi un problema. Ma il problema può essere eliminato proprio con il risparmio. Questo concetto però in tutta la Grecia sembra essere una parola straniera. Fino a quando questo atteggiamento non cambia, il paese non potrà essere aiutato. Purtroppo. Questo sembrano averlo notato gradualmente anche i politici tedeschi. Merkel, Schäuble & Co. in questi giorni hanno giurato che avrebbero fatto "tutto il possibile per il mantenimento dell'Euro". Non hanno però detto, che tutti i paesi potranno mantenere la moneta unica...

martedì 5 giugno 2012

Raus!

Continua la campagna per l'uscita di Atene dall'Euro. Questa volta Bild.de, il quotidiano popolare piu' letto, tira fuori una lettera ad Angela Merkel di Tzimeros, leader politico greco.
Bild.de - PAUL RONZHEIMER - Il politico liberale e imprenditore greco Thanos Tzimeros (51), segretario del partito "Rinascita greca", che nei sondaggi pre-elezioni viene dato al 4%, ha scritto alla cancelliera Angela Merkel una lettera molto chiara.

Tzimeros alla cancelliera: " Se fossi in lei, direi: lasciate questo paese andare all'inferno..."

Nella lettera che Tzimeros ha scritto pochi mesi fa a Merkel, prosegue in questo modo: "La ringraziamo per gli sforzi fatti per aiutare la Grecia ad uscire dalla crisi, ma come si può notare ogni giorno, gli sforzi non porteranno ad alcun risultato fino a quando le cause di fondo non saranno affrontate: la corruzione, lo sperpero di denaro e uno stato che ostacola ogni sviluppo economico ...nella Grecia di oggi non c'è un ambito che ricordi un paese dell'Europa occidentale". 

Tzimeros ha fatto appello a Merkel: "obbligate questi politici a cambiare qualcosa. Non date loro piu' un Euro - ve lo ruberanno". La Grecia ha un grosso potenziale di uomini giovani e intelligenti, ma il "partito della mafia", la corruzione e lo stato hanno distrutto il paese.

Tzimeros nella sua lettera ha descritto numerosi casi di corruzione: ha raccontato dei cittadini che non pagano le tasse, e scritto di funzionari pubblici che pretendono sempre la bustarella.

Tzimeros nella lettera a Merkel: "Cosa direbbe se la finanza arrivasse nelle vostre aziende, trovasse tutto in ordine, ma le dicesse che non può tornare nel suo ufficio con le mani vuote, e quindi le facesse una multa, in modo da avere la sua tangente?"

Il politico greco ha concluso: "Vorrei assicurarle che ci sono 2 Grecia - non ci sono solo i politici e i burocrati truffatori che ci hanno portato nella condizione in cui siamo oggi, quella di vergognarci del nostro paese. La Grecia ha un grosso potenziale di cittadini intelligenti, produttivi, laboriosi che ogni giorno vengono strangolati dalla mafia dei partiti. Se la mafia in Italia ha un collegamento con lo stato, in Grecia la mafia corrisponde con lo stato"

Il gioco è finito!

Continua la campagna di Bild.de per l'uscita di Atene dall'Euro. Inutile ricordare che la maggioranza dei tedeschi è d'accordo. Un commento di Nikolaus Blome, capo redattore di Bild.
Non datecela ad intendere: nelle prossime settimane assisteremo alla fine del gioco con la Grecia - e con l'Euro.

Gli avvoltoi si aggirano sopra il paese: i greci saccheggiano i loro conti: l'import non viene piu' assicurato.  Per le città girano voci di Dracme già stampate. Le forniture di energia potrebbero non essere piu' pagate.

Il paese ormai è sfilacciato. Sta per cadere. Non importa quali saranno i risultati delle elezioni, così non può andare avanti. I nuovi miliardi di aiuti dall'Europa bastano per qualche giorno, una settimana, un mese. Ma non ce la fanno a far ripartire l'economia, la politica e l'amministrazione.

Sembra difficile e sarà molto difficile: la Grecia deve essere ricostruita da zero. Come in un paese in via di sviluppo. E qualcuno fra i leader dell'Euro-zona alla fine dovrà dire la verità: questo nuovo inizio potrà funzionare con un solo passo radicale.

Vale a dire: raus aus dem Euro.

lunedì 21 maggio 2012

Ricatto o mano tesa?

In una lunga intervista alla FAZ Jens Weidmann ammonisce la Grecia: risparmiare o uscire, altre possibilità non ci sono. Secondo il presidente della Bundesbank, non è compito della politica monetaria salvare gli stati in crisi ed è il momento di porre un limite ai rischi nei bilanci della banche centrali.
Risparmiare o uscire: il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ricorda ai greci, in un'intervista alla FAZ, che sono loro a poter decidere sul proprio destino. 

FAZ: Herr Weidmann, il futuro politico e finanziario della Grecia prima delle nuove elezioni è sconosciuto. Riesce ancora a dormire serenamente il presidente della Bundesbank?

JW: La situazione è al momento molto seria e non sappiamo come potrà andare avanti. E' chiaro: la Grecia si trova di fronte a scelte fondamentali.  Il punto cruciale è se la Grecia rispetterà gli accordi già sottoscritti oppure no. Il programma di riforma e risparmio è necessario, in modo che il paese possa affrontare i suoi profondi problemi e nel futuro possa tornare a camminare sulle proprie gambe. E allo stesso tempo è la condizione per ogni ulteriore misura di aiuto.

FAZ: Il FMI ha congelato i contatti con la Grecia. E' questo l'inizio della fine?

JW: Con questa decisione il FMI sta solo reagendo al fatto che ad Atene fino alle elezioni parlamentari del 17 giugno non c'è nessun governo con un sostegno parlamentare sufficiente da essere considerato un interlocutore affidabile

FAZ: Lei crede che la Grecia lascerà l'Euro?

JW: Questo è nelle mani della popolazione greca e dei suoi rappresentanti eletti dal popolo. L'unione monetaria si compone di stati indipendenti. Questi decidono sul loro stesso destino, e se intendono rispettare gli accordi presi oppure no.

FAZ: E gli altri paesi dovranno subirne le conseguenze?

JW: Quando un paese non rispetta unilateralmente gli accordi raggiunti dopo una lunga negoziazione, accordi legati ad un ampio supporto di aiuti finanziari, le consequenze devono essere chiare. E le conseguenze di questa scelta colpirebbero la Grecia molto duramente.  Non ci saranno aiuti senza gli sforzi di risanamento, e il significato è fondamentale: per il caso concreto della Grecia, per gli accordi di aiuto presi con gli altri paesi, e per la fiducia nell'orientamento alla stabilità dell'unione monetaria.

FAZ: Molti greci non credono piu' ad un futuro nell'Euro, altrimenti non ritirerebbero in preda al panico tutto il loro denaro dai bancomat. L'Eurosistema è preparato ad un'uscita della Grecia?

JW: La mia impressione è che in Grecia non si stia ritirando denaro dai conti in preda al panico. Tuttavia la nervosità è tanta, e in particolare la Grecia deve fare di tutto, per evitare una ulteriore escalation. Inoltre non mi esprimo pubblicamente su eventuali piani di emergenza.

FAZ: In questo momento la BCE finanzia attraverso l'Eurosistema le banche greche. Non è questa una situazione difficile?

JW: L'Eurosistema lo ha fatto essendo fiducioso nel fatto che la solvibilità della Grecia sia garantita e le banche ricapitalizzate. Questo tuttavia comporta dei rischi molto maggiori per le banche centrali nazionali, l'ho sottolineato piu' volte in passato.

FAZ: Che cosa significa per la Bundesbank?

JW: A causa delle particolari modalità di rifinanziamento crescono prima di tutto i rischi per la banca centrale greca. Nel caso peggiore anche la BCE e la Bundesbank sarebbero significativamente coinvolte.

FAZ: Prima della formazione di un nuovo governo in Grecia saranno necessarie ancora altre settimane. Ha senso continuare a rifinanziare le banche greche per un periodo cosi' lungo - se poi alla fine il paese deciderà di uscire dalla moneta unica?

JW: La politica europea e greca devono decidere rapidamente come dovremo andare avanti. Data la situazione estremamente precaria è chiaro che si tratta di un compito della politica fiscale, decidere se il contribuente europeo dovrà sopportare ulteriori rischi. Non credo che sarebbe davvero corretto se l'Eurosistema nei confronti della Grecia dovesse aumentare ulteriormente i rischi. 

FAZ: Come funziona il finanziamento bancario e come è possibile fermarlo?

JW: Ci sono due vie per il finanziamento. Da un lato i normali strumenti della politica monetaria, crediti delle banche centrali dell'Eurosistema nei confronti delle banche commerciali. Questo percorso è aperto a tutte le banche dell'unione monetaria, fino a quando sono sufficientemente solide oppure dispongono di garanzie sufficienti ed adeguate. Visto che non possiamo discriminare nessuna banca o nessun paese membro. 

FAZ: E la seconda strada?

JW: Le banche, che in questo modo non ricevono piu' denaro, possono in via temporanea ricorrere al credito di emergenza denominato "ELA" (Emergency Liquidity Assistance). Questi crediti a breve termine possono essere concessi dalla banca centrale di un singolo paese a proprio rischio. Il consiglio BCE lo può impedire solo con una maggioranza dei due terzi.

FAZ: Tutto dipende dalle banche centrali?

JW: Questo dovrebbe essere normalmente solo in via temporanea, fino a quando le banche non tornano solvibili. Le banche in difficoltà devono essere ricapitalizzate con il denaro del fondo di salvataggio, se la politica intende finanziarle ulteriormente. Le banche centrali non dovrebbero risolvere i problemi di solvibilità.

FAZ: E poi c'è il sistema di pagamento Target 2. Werner Sinn, presidente IFO, sostiene che se la Grecia dovesse uscire dall'Euro, la Bundesbank perderebbe 30 miliardi di Euro. E' vero?

JW: I miliardi di crediti Target di cui si discute molto, sono collegati direttamente con la concessione di credito delle banche centrali alle banche commerciali. In paesi come la Grecia la liquidità che le banche ricevono defluisce dal paese, e questo deflusso si riflette nei saldi Target

FAZ: Ci sono tuttavia dei rischi? Qual'è il loro ammontare?

JW: La BCE ha crediti Target per circa 100 miliardi verso la Grecia. Le perdite colpirebbero la BCE se la banca centrale greca non fosse piu' in grado di adempiere ai propri obblighi.

FAZ: Che cosa succederebbe a questi crediti se la Grecia dovesse lasciare l'Euro?

JW: Non voglio speculare su scenari così precisi. Ma in questo caso certamente sui saldi ci sarebbero delle perdite - in maniera diretta per la BCE, in maniera indiretta per la Bundesbank, in quanto maggiore azionista e in questo modo alla fine per il contribuente tedesco

FAZ: Questi crediti possono essere un argomento per non far uscire la Grecia dall'Euro?

JW: L'appartenenza alla moneta unica è una scelta di fondo, in cui queste considerazioni a mio avviso non dovrebbero essere decisive.

FAZ: Che cosa può fare la banca centrale?

JW: Dobbiamo fare attenzione al fatto che i rischi nei nostri bilanci restino gestibili, su questo anche il presidente BCE Mario Draghi si è espresso recentemente. Dobbiamo fare piu' attenzione a chi prestiamo il denaro della banca centrale. E' necessario stabilire dei criteri piu' rigidi sulle garanzie necessarie. E dobbiamo obbligare la politica, ad assumersi le proprie responsabilità. Ci devono mostrare dove stiamo andando, in modo da poter accettare i rischi connessi.

FAZ:  Potrebbe essere la banca centrale a staccare la spina alla Grecia?

JW: La politica monetaria non vuole e non deve sostituire le decisioni dei governi eletti democraticamente. Ma quando si caricano su di questa sempre nuovi compiti, la situazione può diventare insostenibile.

FAZ: Gli economisti anglosassoni ci dicono, che gli squilibri in Europa nel medio periodo devono essere ricomposti con una deflazione nel sud Europa e un'inflazione nel nord Europa. Da quando in Germania dovremo fare i conti con un'inflazione superiore?

JW: A breve non ne vedo la possibilità. L'obiettivo dell'Eurosistema è la stabilità della moneta nell'area Euro. Non avremmo certo stabilità monetaria, se in una parte dell'unione monetaria avessimo deflazione e nel resto inflazione. Il processo di adattamento dei prezzi nel sud, che non considererei di deflazione, potrebbe anche significare che in Germania non avremo un forte aumento dei prezzi.

FAZ: Questo suonava diversamente nel rapporto della Bundesbank alla commissione finanze del Bundestag...

JW: Il parere conteneva solamente l'ovvietà, che un paese come la Germania, nel quale la congiuntura va meglio che in altri paesi, le condizioni nel mercato del lavoro sono le migliori da 20 anni, non potrà continuare ad avere un'inflazione inferiore alla media degli altri paesi. Questo significa solamente, che l'inflazione nel nostro paese potrebbe  essere in via temporanea, di qualche decimale sopra l'obiettivo del 2% definito dalla BCE. Come del resto per un lungo periodo, quando la situazione economica era abbastanza debole, è rimasta di qualche punto sotto.

FAZ: La BCE non aumenterà i tassi, fino a quando nei paesi del sud la situazione rimane invariata. Come sarà possibile lottare contro l'inflazione?

JW: E' il compito essenziale della politica negli stati periferici, stabilizzare le banche in maniera duratura e farlo rapidamente. La politica monetaria non se lo può permettere, e non è pensabile, che questo si aggiunga al nostro compito principale, quello di garantire la stabilità della moneta per l'intera area Euro.

FAZ: Per gli stati sarebbe abbastanze semplice, se potessero liberarsi dei loro debiti attraverso l'inflazione. Siamo in una "Repressione finanziaria" dove molti investitori istituzionali sono in pratica obbligati a tenersi delle obbligazioni, che garantiscono pochi interessi mentre il denaro investito perde valore?

JW: Tale obbligo, come ad esempio le limitazioni al movimento dei capitali non esisteno. Gli investitori hanno diverse opportunità che stanno utilizzando.

FAZ: In molti in questo periodo si stanno preoccupando per l'oro della Bundesbank, che in parte è depositato all'estero. Lei pensa che questo oro debba tornare indietro in Germania?

JW: Noi abbiamo fiducia nei nostri partner come la banca centrale americana, che gestisce una parte delle riserve a New York. Per decenni l'oro è stato considerato sicuro, e così è anche oggi. In considerazione della sicurezza, dei bassi costi di gestione, e del fatto che è utile come valuta di riserva, molti argomenti ci convincono a tenere una parte del nostro oro a New York.

FAZ: Il tribunale federale ha ammonito la Bundesbank di controllare piu' spesso, se i lingotti d'oro sono ancora là dove erano stati depositati...

JW: I revisori hanno sempre confermato, che gli stock di oro sono sempre stati inseriti nel nostro bilancio in maniera corretta.