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mercoledì 12 luglio 2023

Oskar Lafontaine - Cosa dovrebbe fare la Ampelkoalition per fermare l'avanzata di AfD

"Per fermare l'impennata di AfD nei sondaggi, i partiti della Ampelkoalition dovrebbero tornare a fare una politica per la maggioranza mentre quello che resta della Linke, che vorrebbe diventare più verde dei Verdi, dovrebbe invece prendere atto della scoperta dello scienziato sociale Klaus Dörre, e cioè: i Verdi sono decisamente odiati dai lavoratori." Oskar Lafontaine, il leader storico della sinistra tedesca, ci spiega cosa dovrebbe fare il governo di Berlino per fermare l'avanzata di AfD. Dalle Nachdenkseiten.de




AfD sta diventando sempre più forte perché i suoi avversari si sono spostati nel campo della destra. I partiti e i media consolidati sono in difficoltà. Pur combattendo con le unghie e con i denti, AfD sta diventando sempre più forte. A Sonneberg, nel sud della Turingia, l'avvocato e politico di AfD Robert Sesselmann è stato eletto amministratore distrettuale. "Benzina piu' cara, elettricità più cara, gas più caro, cibo più caro - solo le scuse diventano sempre più economiche", ha scandito AfD, chiedendo "diplomazia invece di armi". In passato, la SPD, i Verdi o la Linke avrebbero usato manifesti o slogan di questo tipo in campagna elettorale. E invece dimostrano in maniera molto chiara perché questi partiti stanno perdendo sempre più elettori. Hanno perso di vista gli interessi di ampie fasce della popolazione. 

Per fermare l'impennata di AfD, i partiti della Ampelkoalition dovrebbero tornare a fare una politica per la maggioranza mentre quello che resta della Linke, che vorrebbe diventare più verde dei Verdi, dovrebbe invece prendere atto della scoperta dello scienziato sociale Klaus Dörre, e cioè: i Verdi sono decisamente odiati dai lavoratori. In nessuna parte della Germania c'è una percentuale piu' alta di lavoratori che lavora per il minimo salariale come a Sonneberg, e un salario minimo basso significa sempre meno pensione e meno sicurezza.



"Rispetto per voi"

Il giorno dopo l'elezione del politico di AfD ad amministratore distrettuale, la commissione per il salario minimo ha annunciato che il minimo salariale passerà da 12 euro a 12,41 euro l'anno prossimo e a 12,82 euro nel 2025. La direttiva UE per un salario minimo adeguato raccomanda un livello pari al 60% del reddito mediano. Per la Germania, questo sarebbe di 13,50 euro.

In occasione delle elezioni federali del 2021, la SPD aveva affisso dei manifesti che pubblicizzavano il futuro cancelliere Olaf Scholz con la promessa "Rispetto per voi". Si può immaginare cosa abbiano pensato i lavoratori con salario minimo del distretto di Sonneberg quando hanno saputo che i loro salari sarebbero aumentati del 3,4% l'anno prossimo e del 3,3% il 25 gennaio, dopo che i prezzi dei generi alimentari erano aumentati del 20% e i prezzi dell'energia erano appena esplosi.


Ultimi sondaggi elettorali con AfD seconda forza politica davanti alla SPD



Non si sono certo sentiti rispettati, ma umiliati e disprezzati. Se la commissione avesse pubblicato la sua proposta prima delle elezioni del consiglio distrettuale, l'uomo di AfD avrebbe fatto ancora meglio.

Ora l'amministrazione statale della Turingia sta esaminando se Sesselmann sia adatto a diventare amministratore distrettuale, anche perché AfD in Turingia viene classificato dal Verfassungsschutz come un movimento di estrema destra. Questo approccio non fa che favorire AfD. Più questo partito viene trattato ingiustamente, più sarà probabile che le persone che hanno un senso di equità e giustizia siano disposte a votarlo, nonostante le riserve sul suo contenuto. È inoltre politicamente alquanto stupido che il Bundestag tedesco abbia bocciato fino ad ora ogni candidato di AfD per la carica di vicepresidente del Bundestag.

E poiché l'emittenza pubblica, dominata dai partiti consolidati, discrimina in modo sproporzionato AfD, anch'essa di fatto sta contribuendo al suo rafforzamento. Tutti contro uno, ma non è questo quello che la gente vuole.



Combattere la destra di AfD, tuttavia, sta diventando sempre più difficile soprattutto perché i suoi avversari da tempo sono passati  al campo della destra. Non solo per l'ideologia economica neoliberista che plasma la politica economica e sociale di AfD, tanto quanto quella dei partiti della Ampelkoalition e della CDU. Basti pensare ai tagli sociali a Berlino-Neukölln con la riduzione degli aiuti ai senzatetto, la limitazione della pulizia nelle scuole e la chiusura delle strutture ricreative per i giovani.

Tipicamente di destra sono anche il crescente entusiasmo per la guerra, la richiesta di uno Stato autoritario e la cultura del divieto - sia che si tratti del gas per il riscaldamento, del motori a combustione o della libera espressione di opinioni non in linea con il governo. Il divieto di trasmettere RT Deutsch, poi, non è certo un'espressione di sovranità democratica.

Al più tardi dopo l'introduzione della cancel culture, della messa al bando degli eventi e l'incitamento dell'odio verso i dissidenti, non si può più trascurare il parallelo con gli Stati autoritari. Anche se i libri non vengono bruciati e a coloro che si oppongono al mainstream lo Stato non vieta di pubblicare, essi vengono tuttavia messi ai margini dai principali media e, nel migliore dei casi, avranno al massimo la possibilità di parlare nei talk show quando la loro opinione sbagliata dovrà essere criticata da tre o quattro persone che la pensano allo stesso modo.


Il militarismo e la creazione di un'immagine del nemico

Se non fosse per i social media, ostracizzati dai media tradizionali per la diffusione di disinformazione e di teorie complottiste, i like-minded resterebbero tra di loro. Durante la pandemia, tuttavia, abbiamo visto quanto questo possa essere devastante e minaccioso per la democrazia. Sebbene dopo pochi mesi fosse chiaro che quasi tutte le affermazioni sull'effetto dei nuovi vaccini erano false, ci sono voluti due anni perché l'edificio di menzogne crollasse. A volte gli animi erano così accesi da far temere che il Bundestag tedesco decidesse di rinchiudere tutti i non vaccinati nei campi o di espellerli.

Dopo la guerra in Ucraina, il militarismo e la creazione dell'immagine del nemico hanno trionfato. Nessuno dei partiti del Bundestag favorevoli alla guerra potrebbe, come AfD, sbandierare: "Diplomazia invece di armi", nemmeno la Linke, perché i suoi politici di spicco a Berlino, in Turingia e a Brema sono stati educati a giurare fedeltà alla Nato grazie alla loro partecipazione ai rispettivi governi regionali.

E chi del resto collabora con estrema facilità con gli ammiratori del collaborazionista nazista e pluriomicida di ebrei Stepan Bandera e promette loro un sostegno incondizionato, probabilmente avrà problemi di credibilità quando vuole combattere i "fascisti" come Björn Höcke.


martedì 12 marzo 2019

20 anni dalle storiche dimissioni di Oskar Lafontaine - le vere ragioni dietro una decisione che ha segnato la storia tedesca ed europea

Esattamente 20 anni fa Oskar Lafontaine si dimetteva da Ministro delle Finanze del governo Schröder e dalla carica di segretario della SPD. Sulle Nachdenkseiten Albrecht Müller, economista, pubblicista, ed ex deputato SPD al Bundestag ripercorre le vere ragioni dietro una decisione storica che ha segnato la storia della sinistra tedesca. Ne scrive l'ottimo Albrecht Müller sulle Nachdenkseiten 


Esattamente 20 anni fa Oskar Lafontaine rassegnava le dimissioni da Ministro delle finanze e da presidente della SPD. L'opinione dei media e anche di una parte significativa del pubblico su quegli avvenimenti è un esempio davvero impressionante della possibilità di influenzare l'opinione pubblica e soprattutto i media - indipendentemente da come stessero realmente le cose e dalle ragioni delle sue dimissioni. Albrecht Müller.

Non ci sarebbe piu' bisogno di scrivere su questo argomento se ancora oggi non avesse una certa rilevanza.

I commenti e le opinioni di Lafontaine ancora oggi risultano pungenti. Disturbano e mettono in discussione l'adattamento continuo della sinistra allo Zeitgeist neoliberista e militarista. Lafontaine si schiera contro l'interventismo militare. Lafontaine critica la linea politica ed economica europea che condanna l'Europa del sud. Infilza l'ideologia neoliberista nella maniera piu' coerente possibile.

Lafontaine viene visto come un ostacolo al tentativo di estrarre dalla Linke anche i denti piu' critici, e resta un elemento di rottura all'interno del corso politico di adattamento della SPD. La svalutazione e la diffamazione delle ragioni che 20 anni fa portarono alla sua uscita di scena restano uno strumento importante con il quale ancora oggi viene svalutata la sua condotta politica attuale. Ancora una volta cercheremo di giustificare la fermezza con cui esattamente 20 anni fa egli prendeva quella decisione.


Le ragioni del ritiro - una seria divergenza di opinioni con il Cancelliere e la consapevolezza che Schröder stava giocando di sponda, in gran parte attraverso i media, una partita contro il leader di partito Lafontaine.

Le tre grandi differenze:

1) Gerhard Schröder e Joschka Fischer, il cancelliere designato e il vice-cancelliere, nel mese di ottobre del 1998 durante la loro visita a Washington, avevano già concordato con il governo degli Stati Uniti di partecipare ad una guerra contro la Jugoslavia, che in seguito sarebbe diventata la guerra del Kosovo. Si trattava del primo intervento militare all'estero al di fuori del territorio della NATO e una vera rottura nella politica tedesca. Ciò non era stato discusso con il leader di partito Lafontaine e si trattava di una prima vera violazione del rapporto di fiducia.

2) Come Ministro delle Finanze federale Lafontaine voleva imporre la regolamentazione dei mercati finanziari e in particolare si batteva contro l'invenzione e la diffusione di nuovi prodotti finanziari. Questo non era nello spirito di Gerhard Schröder e dei suoi evidenti legami con la finanza internazionale.

3) Lafontaine rappresentava un ostacolo contro i tagli al welfare e i tagli fiscali a favore delle grandi aziende e dei redditi piu' alti. A partire dal dicembre 1998 nella Cancelleria federale si era formata la cosiddetta alleanza per il lavoro. Questo raggruppamento, allineato e sostenuto dalla Fondazione Bertelsmann, è servito a preparare l'agenda 2010. Lafontaine durante l'inverno e la primavera del 1999 era già a conoscenza di quali fossero i progetti di Schröder e da chi era guidato.

Tra Schröder, il Cancelliere federale e Lafontaine, il Presidente della SPD, c'era già stato probabilmente un accordo secondo il quale i principali cambiamenti nella linea politica dovevano essere risolti di comune accordo. Gerhard Schröder non vi si era attenuto fin dall'inizio.

Come dichiarato da Lafontaine, la Bild-Zeitung aveva già pubblicato una dichiarazione di Schröder secondo la quale egli non intendeva sostenere la politica economica di Lafontaine. Si trattava probabilmente della goccia che ha fatto traboccare il vaso.

C'era almeno una possibilità di rimanere in carica e di sopravvivere politicamente? Come Ministro delle finanze? Come leader di partito? Dal mio punto di vista, in entrambi i casi: No!

Al più tardi nel marzo del 1999 a Lafontaine doveva essere ormai chiaro che la differenza di opinioni con il Cancelliere Schröder non poteva essere piu' profonda, e gli era ugualmente chiaro che stavano cercando di metterlo in minoranza con tutti i mezzi possibili. Per me all'epoca non si trattava affatto di una nuova esperienza, avevo sperimentato lo stesso gioco nell'aprile e nel maggio del 1974 quando Willy Brandt si dimise da Cancelliere federale. A quel tempo ero a capo del dipartimento di pianificazione della Cancelleria federale e osservavo da vicino gli accadimenti. A quel tempo c'era lo stesso gioco di sponda fra gli oppositori politici degli altri partiti e alcune persone appartenenti alle loro stesse fila, e l'intera faccenda era sostenuta e rilanciata dai principali media. Willy Brandt, ad esempio, era accusato di avere delle storie con delle donne. (...)

Nel caso di Lafontaine la campagna mediatica veniva condotta anche sui media stranieri. Sul tabloid britannico Sun, ad esempio, era apparso un articolo secondo il quale Lafontaine sarebbe stato l'uomo più pericoloso d'Europa. All'allora presidente della SPD Lafontaine doveva essere già chiaro che contro la forza dei media vicini all'ambiente di Gerhard Schröder non ce l'avrebbe mai fatta. Schröder aveva a bordo con sé persone come Bodo Hombach, Wolfgang Clement e Uwe Karsten Heye che potevano gestire il gioco dei media in maniera estremamente professionale. La battaglia contro la forza di questi media sarebbe stata molto difficile, soprattutto perché la posizione del Cancelliere federale sul fronte mediatico è molto più interessante e forte rispetto a quella di un Ministro delle finanze e presidente della SPD.

Oskar Lafontaine ora ipotizza che sarebbe stato meglio restare in carica almeno come leader di partito. Io lo considero un errore. Il modello di una campagna contro un leader di partito, in carica parallelamente ad un Cancelliere dello stesso partito, lo conosciamo dal passato: quando Willy Brandt si dimise da Cancelliere federale, rimanendo tuttavia leader di partito e svolgendo un ruolo molto positivo nella politica e in particolare nelle campagne elettorali. (...)

Anche Lafontaine ha commesso degli errori

Soprattutto dopo le dimissioni, senza dubbio. Avrebbe dovuto lavorare di piu' sui media. Avrebbe dovuto persino presentarsi ai congressi di partito. Avrebbe dovuto spiegare la sua mossa. Bene, è facile dirlo oggi. Ovviamente c'è anche la psiche di un essere umano. Ma in politica purtroppo quando si resta in silenzio senza spiegare in maniera sufficientemente completa e chiara le proprie decisioni piu' importanti, bisogna anche prendere in considerazione il rischio di finire sotto le ruote del carro.


lunedì 10 dicembre 2018

Lafontaine: l'elezione di AKK è il proseguimento del merkelismo con un altro volto

Oskar Lafontaine si rallegra per la mancata elezione di Friedrich Merz alla presidenza della CDU e avverte: l'elezione di Annegret Kramp-Karrenbauer rappresenta il proseguimento del merkelismo, con un altro volto. Oskar Lafontaine dal suo profilo FB.



È positivo che il lobbista degli squali finanziari, Friedrich Merz, non sia stato eletto. La sua "Agenda per le persone laboriose" non era un programma per i molti che lavorano nel settore a basso salario, nelle costruzioni, nei macelli, nella raccolta degli asparagi, nella pulizia degli esercizi commerciali, o nella consegna dei pacchi, da Amazon, ecc. Chi, come Merz, è contrario ad un salario minimo decente, sostiene Hartz IV e consiglia alle persone povere di fare previdenza sociale investendo in azioni, non conosce le preoccupazioni e le difficoltà di queste persone realmente laboriose.

Annegret Kramp-Karrenbauer rappresenta la continuazione della politica di Angela Merkel. La politica di Merkel viene considerata dal mainstream giornalistico come la "socialdemocratizzazione della CDU". E' evidente: i commentatori sono vittime della loro stessa propaganda, altrimenti non scriverebbero tali assurdità. In effetti, a parte la Linke, tutti i partiti negli ultimi anni sono diventati neoliberisti. La CDU ha perso la sua corrente sociale e la SPD per questa ragione sta morendo.



Fare politica socialdemocratica un tempo significava: costruire, non smantellare lo stato sociale


Mentre Schröder si inchinava davanti alle associazioni dei datori di lavoro e imponeva il "più grande smantellamento dello stato sociale del dopo guerra" (FAZ), la CDU di Merkel rafforzava ulteriormente le sue "leggi di riforma".

Fare politica socialdemocratica un tempo significava: buon vicinato in Europa

Il nazionalismo dell'export ampiamente presente in tutti i partiti, unito al Sacro Graal dello Zero Nero, divide l'Europa e ci porta ad una situazione in cui dopo la Brexit ora viene minacciata anche l'uscita dell'Italia dall'Unione Europea.

La politica socialdemocratica si basava sulla pace e il disarmo.

Il suo punto forte è stata la Ostpolitik di Willy Brandt. Merkel ha invece permesso che le truppe tedesche tornassero a ridosso del confine russo. Lei è il fedele vassallo dell'imperialismo americano, che circonda la Russia e la Cina, è uscito dal trattato ABM, vuole sospendere unilateralmente il trattato INF e con le guerre commerciali, le operazioni segrete delle sue forze speciali e le guerre a suon di bombe destabilizza tutto il mondo.

Il neoliberismo praticato da Merkel - "democrazia conforme al mercato" - distrugge la coesione della società, porta al rafforzamento di AFD e alla fine mina le basi della democrazia.



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venerdì 23 novembre 2018

Oskar Lafontaine: la nuova legge sull'immigrazione è colonialismo allo stato puro

Oskar Lafontaine, il leader storico della sinistra tedesca, commenta la nuova legge sull'immigrazione fortemente voluta da CDU e SPD. Un ottimo Lafontaine dalla sua pagina FB


La nazionalista dell'occupazione

"Fare l'interesse tedesco significa pensare sempre anche agli altri...oppure uno appartiene a quelli che pensano di poter risolvere tutto da soli e quindi devono pensare solo a se stessi. Questo è nazionalismo nella forma più pura", ha detto Angela Merkel oggi al Bundestag indirizzando le sue parole ad AFD.


Chi scava una fossa per gli altri, alla fine sarà lui stesso a finirci dentro. Questa saggezza popolare viene confermata ancora una volta da Angela Merkel. La Germania vende agli altri paesi piu' beni di quanti non ne acquisti da quei paesi. La Germania pensa quindi prima di tutto a se stessa ed esporta disoccupazione. Questo è il motivo per cui la metà del mondo si lamenta per il nazionalismo dell'export tedesco.

Non impressionati da tutto ciò, l'economia tedesca da anni continua a lamentarsi a causa della presunta carenza di lavoratori qualificati. E apparentemente non sembrano essere infastiditi dal fatto che nel suo rapporto di giugno sulla "scarsità di manodopera specializzata" la Bundesagentur für Arbeit scriveva chiaramente: "in Germania non si può ancora parlare di una carenza generalizzata di manodopera qualificata". Che succede allora? L'economia tedesca ha bisogno di manodopera a basso costo, che negli ultimi anni è arrivata dall'Europa, soprattutto dall'Europa dell'Est. Con la nuova legge sull'immigrazione potranno arrivare in Germania sempre piu' "lavoratori specializzati" provenienti dai paesi in via di sviluppo.

A ottobre in Germania c'erano 2,2 milioni di persone registrate come disoccupate. Se si includono quelli che non compaiono nelle statistiche ufficiali - disoccupati di lunga durata sopra i 58 anni, quelli coinvolti in misure formative e quelli temporaneamente malati - si arriva a oltre 3,1 milioni di disoccupati.

Gli effetti devastanti del nazionalismo dell'occupazione tedesco sono evidenti nel settore sanitario. Già ora, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, in quasi la metà dei paesi del mondo non viene garantita nemmeno l'assistenza sanitaria di base. Gli scienziati dell'Università di Harvard hanno calcolato che nei paesi più poveri anche un solo medico in piu' ogni 1.000 abitanti basterebbe a ridurre la mortalità infantile del 15% a medio termine e del 45% nel lungo termine. I paesi ricchi dovrebbero quindi fare in modo che vi sia più personale medico e non fare il contrario, cioè andare lì a reclutare medici e infermieri.

Questo vale anche per molti altri mestieri. I paesi poveri non hanno nulla di piu' prezioso di una forza lavoro ben istruita. Ma ora il ricco nord del mondo vorrebbe derubare questi paesi, non solo delle materie prime, ma anche delle poche persone istruite. Questo è colonialismo nella sua forma più pura.

Molti parlamentari del Bundestag tedesco, di tutte le forze politiche, sostengono questo nazionalismo dell'occupazione, perché guardano solo agli interessi dell'economia tedesca. Non si accorgono affatto di ciò che stanno facendo alle persone provenienti dai paesi piu' deboli d'Europa e del mondo. Oppure li rassicura il fatto che i lavoratori in questo modo potranno inviare denaro alle loro famiglie.

Come se non bastasse si danno anche una pacca sulla spalla per celebrare il loro umanesimo e internazionalismo.

Forse, dopo Macron, dovrebbero invitare a parlare Bernie Sanders: "L'immigrazione dei lavoratori non aiuta né i più deboli nei paesi d'origine, né i più deboli nei paesi di arrivo".



sabato 8 settembre 2018

Perché Sahra Wagenknecht ha ragione

Die Zeit non poteva certo essere tenero con il nuovo movimento di sinistra Aufstehen! In un articolo uscito ieri tuttavia non puo' fare a meno di dare ragione a Sahra Wagenknecht e al suo movimento su un punto centrale della loro proposta politica: i redditi reali delle famiglie piu' povere in Germania negli ultimi anni hanno perso potere d'acquisto mentre la disuguaglianza sociale è cresciuta. Ne parla Die Zeit


Sahra Wagenknecht questa settimana non ha perso occasione per promuovere il suo nuovo grande progetto politico #aufstehen. La leader politica di sinistra tuttavia continua a ripetere un dato: il 40% della popolazione piu' povera avrebbe un reddito reale inferiore rispetto quello di venti anni fa. E' un'affermazione coerente con un movimento politico di sinistra. Serve a dare la sensazione che in questo paese c'è sempre piu' ingiustizia sociale, che i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. "In un paese del genere la democrazia non funziona più", sostiene Wagenknecht. Ma il dato è corretto?

Per capire come si stanno muovendo le retribuzioni e gli stipendi in Germania, gli economisti di solito analizzano i dati del del Panel socio-economico (SOEP), sviluppato dal Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW). Secondo il DIW, i redditi reali del 40% delle famiglie piu' povere tra il 1999 e il 2015 sarebbero diminuiti di quasi il 7%, tenendo conto dell'aumento dei prezzi. Altri economisti tuttavia esprimono dei dubbi su questo dato ottenuto dall'istituto.


Il DIW è noto per essere vicino al sindacato, quindi piuttosto vicino alla sinistra. Come punto di partenza per il dato citato da Wagenknecht gli autori dello studio hanno preso l'anno 1999, vale a dire un anno in cui il reddito del 40 % più povero era particolarmente alto. Un'altra obiezione arriva dall'antagonista scientifico del DIW, l'Institut der deutschen Wirtschaft (IW), considerato vicino ai datori di lavoro e di orientamento liberista. L'IW sottolinea che negli ultimi anni il SOEP nel panel ha inserito sempre piu' genitori single, famiglie con bambini piccoli o molti figli e le famiglie a basso reddito. Inoltre, il SOEP 2013 includeva un ampio campione di persone con un background migratorio.

I ricercatori del SOEP hanno aggiornato il campione per rispecchiare in maniera più precisa possibile la composizione della popolazione. L'IW teme pertanto che un confronto fra campioni relativi a due periodi diversi non sia significativo. Perché questi gruppi di solito guadagnano meno della media. Per dimostrarlo, l'IW ha calcolato l'effetto dei campioni composti da migranti sull'evoluzione dei redditi reali. Se si sottrae questo effetto, il reddito reale del 40% inferiore non sarebbe diminuito, ma aumentato del 7,6%. Tuttavia l'IW considera per questa analisi un periodo diverso: quello dal 1994 al 2004.

Jan Goebel, vice direttore del SOEP, difende l'operato del suo istituto: se la struttura della popolazione cambia, anche il campione deve riflettere questi cambiamenti. Il campione è ponderato in modo da poter riflettere le caratteristiche di base della popolazione. Pertanto, l'argomento secondo il quale non sarebbe possibile confrontare i dati relativi ai gruppi di reddito nel tempo, da un lato è corretto perché nel campione ci sono altre persone rispetto a quelle degli anni precedenti, dice Goebel. Ma l'argomento allo stesso tempo è anche sbagliato, perché l'obiettivo deve essere quello di tenere conto della struttura complessiva della popolazione in un determinato momento in Germania. Il problema metodologico è stato evidenziato in tutte le pubblicazioni.

Nonostante i livelli record di occupazione, la disuguaglianza è in aumento

Quindi, se si preferisce seguire l'IW ed escludere dal campione la componente legata all'immigrazione, anche la buona notizia ad un secondo sguardo deve essere relativizzata. È vero che il 40 % più povero non ha un reddito reale inferiore rispetto al passato, ma di quasi l'otto percento superiore. Tuttavia, senza l'effetto migrazione, i redditi dell'altro 60 % nello stesso periodo sono aumentati del 16,5 % e quelli del 10 % piu' alto addirittura del 21,9 %. Non tutti si sono avvantaggiati allo stesso modo dello sviluppo economico favorevole degli ultimi anni: il reddito dei ricchi è cresciuto molto più velocemente di quello dei poveri. La famosa forbice ha continuato ad aprirsi, specialmente dall'inizio del millennio. E questo sebbene i disoccupati siano cosi' pochi come non accadeva da decenni.

Nonostante l'occupazione da record ci sono molte possibili spiegazioni per la crescente disuguaglianza. Ci sono ad esempio piu' donne che lavorano a tempo pieno e che in media hanno un salario inferiore rispetto agli uomini. Ci sono poi sempre meno lavoratori pagati in base ai contratti collettivi. Sebbene molte aziende facciano dei grandi profitti, i salari dei lavoratori non crescono coerentemente. La popolazione sta invecchiando e gli anziani hanno redditi più bassi. Ci sono sempre piu' persone che lavorano in settori a bassa retribuzione. E poi c'è la globalizzazione, che apre molte nuove opportunità economiche, ma che mette i lavoratori scarsamente qualificati in competizione con quelli dei paesi a basso reddito. In tali condizioni, un nuovo movimento di sinistra potrebbe effettivamente avere successo. Oppure uno di destra.
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lunedì 13 agosto 2018

Fabio De Masi: "dobbiamo aiutarli a casa loro!"

Fabio De Masi è una personalità di spicco della Linke tedesca nonché uno dei promotori, insieme a Oskar Lafontaine e Sahra Wagenknecht, del nuovo raggruppamento politico "Austehen!" il cui obiettivo è contrastare l'ascesa di AfD cercando di recuperare terreno sui temi sociali cari agli ex-elettori di sinistra passati ad AfD. In una recentissima intervista a Deutschlandfunk non ha paura di dire quello che anche nella sinistra tedesca sono in molti a pensare: "aiutiamoli a casa loro!". Da deutschlandfunk.de


DLF: Sahra Wagenknecht ha scritto che dopo le elezioni politiche si è ampliata la crisi di fiducia fra i politici e il loro elettorato e addirittura le elezioni sarebbero diventate una farsa e i diritti democratici inconsistenti. Herr De Masi, la Linke prende parte al tentativo di screditare la democrazia e lo stato di diritto? Non è puro populismo?

Fabio de Masi: no, piuttosto è vero che una larga maggioranza della popolazione vuole affitti abbordabili, cure ad un prezzo accessibile, è contro la povertà in vecchiaia, a favore di una tassazione equa, contro le missioni estere della Bundeswehr ma che questa maggioranza di persone non ha una maggioranza in Parlamento. E questo la sinistra da sola non puo' cambiarlo.

DLF: se gli elettori scelgono diversamente e non danno il loro voto alla Linke, non è forse questa la democrazia?

De Masi: il problema  è che molte persone si stanno allontanando dalla democrazia perché non si aspettano piu' nulla dai partiti. Cioè non vanno piu' nemmeno a votare oppure vengono raggiunte dai demagoghi di AfD. E noi lo possiamo capire dal fatto che ad esempio subito dopo l'arrivo di Martin Schulz, nei sondaggi della SPD c'è stato un rapido picco ma poi tutti questi elettori sono di nuovo scomparsi. Anche loro non sono andati a sinistra. E cioè, sono state evidentemente risvegliate aspettative che poi subito dopo sono andate deluse quando si sono accorti che davanti a loro non c'era alcun cambiamento.

DLF: lei mette in discussione il risultato delle elezioni democratiche quindi...

De Masi: no, non metto in discussione il risultato delle elezioni democratiche, piuttosto, lo abbiamo sperimentato in America con il movimento intorno a Bernie Sanders, lo abbiamo vissuto con gli sviluppi del Labour party in Gran Bretagna e Jeremy Corbin: se fai un'offerta convincente, ci sono ancora migliaia di persone pronte ad entusiasmarsi per la politica. Nel complesso stiamo dando un grande contributo alla democrazia. Quello che Frau Baerbock (Verdi) afferma non è importante, e non è nemmeno decisivo quello che dice Herr Stegner (SPD) su Aufstehen! Cio' che importa è cosa ne pensano i tassisti, gli infermieri o i lavoratori interinali che incontriamo ogni giorno e che ci parlano di questo movimento. In 3 giorni abbiamo avuto piu' ingressi in questo nuovo movimento di quanti sono tutti gli iscritti ad AfD. Questo è un buon segnale per la democrazia.

DLF: ora lei sostiene che non è importante quello che Annalena Baerbock dice. Tuttavia mi piacerebbe citarla. Ha detto che la Linke dovrebbe prima chiarire se intende rinunciare ai suoi toni nazionalisti. La Linke lo vuole?

De Masi: non so cosa intenda esattamente Frau Baerbock con cio'. Io vedo invece che abbiamo una politica europea, ad esempio, che con il taglio dei salari e delle pensioni in tutta Europa ha distrutto la coesione sociale e che la politica economica tedesca nei confronti dei greci ad esempio è stata un disastro. Questo è ciò che io chiamo una forma di nazionalismo. Anche i leader dei Verdi per inciso hanno preso parte a queste decisioni sulle politiche europee. Quando però diciamo che non vogliamo pensioni da fame in Germania, o che vogliamo ad esempio che ci sia un determinato numero di infermieri negli ospedali, come accade negli altri paesi europei, questo non è nazionalismo, ma si tratta solo di difendere lo stato sociale e la democrazia. E con questa terminologia da combattimento non riesco proprio a fare nulla, e mi sembra anche un po' ridicola. Ad esempio chi conosce la storia della mia famiglia, come nipote di un combattente della resistenza italiana, saprà che non devo nessuna giustificazione a Frau Baerbock (...)

DLF: ci sono alcune dichiarazioni, ad esempio di Sahra Wagenknecht, in cui l'attentato di Ansbach viene messo in collegamento con la politica dei rifugiati della Cancelliera, dichiarazioni che hanno suscitato anche le critiche del suo stesso partito. Non si tratta di qualcosa campato in aria...

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De Masi: Frau Wagenknecht ritiene, come anche i socialdemocratici e i Verdi che attualmente si stanno unendo al nostro movimento che al centro della nostra politica dobbiamo mettere le vere cause che spingono le persone a fuggire e cioè le armi tedesche che vengono esportate in tutte le aree di tensione del mondo oppure le politiche commerciali inique. Non è certo una buona cosa quando le persone sono costrette ad abbandonare i loro rapporti sociali e la loro patria. E non è affatto giusto che alle persone che si trovano qui da noi dobbiamo garantire una buona integrazione. Bisogna anche dire che quando le persone arrivano da noi dobbiamo mettere mano al portafoglio per investire nelle scuole e negli ospedali, e questo Frau Merkel non l'ha fatto. Il risultato è che sono rimaste senza prospettive e che sono sorti dei ghetti in quanto non è stato possibile finanziare l'integrazione e fare tutti gli investimenti di cui avevamo bisogno in Germania. Tutto questo non è giusto.

DLF: e lei in questo modo non sta mettendo gli interessi dei rifugiati contro quelli della popolazione tedesca nativa?

De Masi: no al contrario, perché sia i rifugiati sia le persone che già vivono qui sono interessate ad avere buone scuole, buone università e buoni ospedali. E coloro che fanno in modo che da noi ad esempio i rifugiati vengano sfruttati per un basso salario e li usano mettendoli contro gli altri dipendenti, si stanno servendo dei rifugiati. Questo è il motivo per cui ad esempio la Confederazione delle industrie tedesche (BDI) ha chiesto che certi livelli di salario minimo non si applichino ai rifugiati. Queste sono le persone che avvelenano il clima politico, non sono i profughi o chi si preoccupa per il loro salario.


DLF: Herr de Masi, Sara Wagenknecht afferma di voler unire il campo della sinistra. Nei fatti però sta facendo il contrario, da quanto si puo' osservare o almeno interpretare, poiché come pre-condizione pretende che la SPD modifichi il suo corso politico, ad esempio rimetta in discussione l'Agenda 2010. Non si tratta proprio dell'opposto di una guida congiunta?

De Masi: la questione è: cos'è il campo della sinistra? Se fai una politica come l'Agenda 2010 che ci ha portato al lavoro interinale, ai contratti a tempo determinato senza causale, ad Hartz IV, alla distruzione della riforma delle pensioni, allora non fai piu' parte della sinistra. Altrimenti concetti come "sinistra" o "destra" sono completamente privi di senso. Ed è per questo che molte migliaia di socialdemocratici che non sono d'accordo con il corso di Olaf Scholz o Andrea Nahles ora hanno la possibilità di impegnarsi in un nuovo movimento insieme ai militanti della Linke e dei Verdi dove non si tratta di eleggere un segretario nel retro di una Kneipe, ma di un movimento in cui ci si impegna su dei temi. Perché i partiti non sono fini a se stessi. E noi vogliano convincere tutte le persone che ritengono di avere qualcosa in comune. Questo tuttavia non esclude che sull'Europa o sulla politica dei rifugiati nel dettaglio ci possano anche essere delle opinioni diverse. C'è bisogno di un elevato livello di tolleranza interna. Ma siamo d'accordo sul fatto che questi temi sociali dovranno essere rimessi al centro della politica, percio' non mi interessa se il progetto si adatta alle aspettative del signor Scholz. Fintanto che va bene all'artigiano, all'infermiera, al tassista, e questi mostrano le reazioni che abbiamo visto, io sono molto felice.

martedì 17 luglio 2018

Oskar Lafontaine sulla follia No Border

Oskar Lafontaine insieme alla moglie Sahra Wagenknecht e ad altre personalità di spicco sta cercando di costruire un nuovo raggruppamento politico in grado di superare i tradizionali confini della Linke e della sinistra tedesca. Dalla sua pagina FB il leader storico della socialdemocrazia tedesca questa volta se la prende con l'assurda ideologia dei "no-border-no-nation" e risponde per le rime a chi lo accusa di essere un nazionalista di sinistra. Dal  suo profilo FB, un ottimo Oskar Lafontaine.


C'era da aspettarselo: c'è un nuovo raggruppamento politico che sta ottenendo risonanza e molti già ne parlano male. Gli oppositori cercano di diffamarlo definendolo "nazionalismo di sinistra". Ma in un tale contesto parlare di "nazionalismo di sinistra" sarebbe come parlare di "cattolicesimo musulmano". Sinistra e nazionalismo non possono stare insieme visto che il movimento dei lavoratori cantava: "popoli ascoltate i segnali" e non "popolo ascolta i segnali" (Internazionale).

E alla fine di ogni congresso di partito cantavano: "Brüder zur Sonne zur Freiheit“ e non "Deutsche zur Sonne zur Freiheit“.

Il modo piu' semplice è guardare dentro l'ideologia "no-border-no-nation", perché chiunque si ponga la questione di come poter costruire uno stato sociale capirà immediatamente quanto questa ideologia sia lontana dalla realtà. E i seguaci di questo pensiero, di conseguenza, vedono nello stato sociale un'aberrazione nazionalistica.

Il non-senso del "nazionalismo di sinistra" trova molti sostenitori fra chi ritiene che esprimere solidarietà verso i rifugiati significhi mantenere le frontiere aperte per tutti e garantire benefici sociali a tutti quelli che arrivano. Questo equivoco diventa piu' chiaro quando si guarda al sistema sanitario. Nei paesi anglosassoni spesso la metà dei dottori e degli infermieri arriva dai paesi in via di sviluppo. In Germania, con un certo orgoglio, si fa riferimento al fatto che qui da noi sono stati accolti migliaia di medici dalla Siria e dalla Grecia. Almeno a questo punto i seguaci dell'ideologia dei "confini aperti per tutti" dovrebbero iniziare a capire che stanno sostenendo qualcosa di irrealistico e completamente antisociale. In Siria e in Grecia, dove questi medici sarebbero molto piu' necessari che da noi, il sistema sanitario è al collasso. L'alsaziano Albert Schweitzer andò fino a Lambaréné in Gabon per fondare un ospedale e aiutare le persone malate senza assistenza sanitaria. Oggi la solidarietà viene capovolta.

Ancora negli anni '70 del secolo scorso i paesi industrializzati formavano gratuitamente persone provenienti dai paesi in via di sviluppo, i quali avevano poi l'obbligo di tornare nel loro paese una volta completato il periodo di formazione. Oggi invece un'ampia comunità neoliberista e bipartisan vorrebbe andare a reclutare lavoratori specializzati e rendere in questo modo ancora piu' poveri i paesi in via di sviluppo.

Internazionalismo significa dare asilo alle persone politicamente perseguitate, aiutare i rifugiati di guerra e permettere ai poveri di questo mondo una vita migliore, grazie agli investimenti realizzati dai paesi industrializzati in quelli in via di sviluppo con l'obiettivo appunto di migliorare la vita delle persone, invece di continuare a depredarle.

Quanto sia ormai avanzata la confusione concettuale lo si vede anche dal fatto che coloro che chiedono di spendere miliardi di euro nei campi profughi e nelle zone in cui si muore di fame vengono considerati dei nazionalisti di sinistra. Mentre coloro che vorrebbero andare a reclutare nei paesi piu' poveri la forza lavoro piu' istruita e quindi rendere omaggio al "nazionalismo occupazionale" tedesco si danno una pacca sulla spalla e si considerano erroneamente degli internazionalisti.

Bisognerebbe gridare: "Nazionalisti dell'occupazione di tutto il mondo, pensateci!"

martedì 10 luglio 2018

Oskar Lafontaine: "la vera causa del successo di AfD è l'Agenda 2010"

Nel giorno in cui i sondaggi elettorali segnalano uno storico testa a testa fra SPD e AfD e a quasi 20 anni dalle sue dimissioni dal governo Schröder, Oskar Lafontaine si prende la rivincita nei confronti dei socialdemocratici e attacca: è stata la vostra Agenda 2010 a mettere le ali ai (cosiddetti) populisti di destra. Dal profilo FB di Oskar Lafontaine


Per la prima volta l'istituto Emnid rileva un pareggio fra SPD e AfD: entrambi i partiti ricevono l'approvazione del 17% degli elettori. Molti ne parlano cercando di spiegarne le cause. Ma le risposte fornite di solito sono sbagliate. Anche la risposta piu' ovvia lo è, cioè quella secondo la quale l'immigrazione di massa sarebbe la causa principale dell'ascesa dei demagoghi di destra. E' sicuramente vero che i lavoratori e i disoccupati scuotono la testa quando anche i politici che si considerano di sinistra negano la pressione sugli stipendi e sugli affitti esercitata dall'immigrazione.

La causa principale della crescita di AfD tuttavia deve essere ricercata nello smantellamento dello stato sociale degli ultimi anni, di cui sono stati responsabili la CDU/CSU, la SPD, la FDP e i Verdi. Posti di lavoro precari, bassi salari, pensioni in calo e tagli alle prestazioni sociali hanno generato una rabbia latente fra milioni di persone colpite. Secondo uno studio del DIW, il 40 % dei tedeschi oggi ha un reddito reale inferiore rispetto a quello degli anni '90. Questi perdenti delle politiche neoliberiste non sono ancora riusciti a capire perché per i salvataggi bancari da un giorno all'altro sono stati trovati centinaia di miliardi di euro, mentre a loro si nega anche un modesto aumento delle prestazioni sociali, delle pensioni e dei salari, sostenendo che per loro non c'è denaro a sufficienza. Con l'arrivo dell'ondata di profughi è cresciuta anche la rabbia e la delusione verso i partiti tradizionali, dato che per l'accoglienza e per avviare l'integrazione sono stati immediatamente messi a disposizione miliardi di euro. Tutto cio' accade mentre non ci sono soldi disponibili per migliorare la vita quotidiana dei lavoratori con un basso reddito, dei disoccupati e dei pensionati.


La vera causa della crescita di AfD è l'Agenda 2010, con i suoi tagli allo stato sociale, la moderazione salariale e i tagli alle pensioni. Fino a quando la SPD non lo capirà e continuerà a proporre correzioni modeste, come l'introduzione di un salario minimo che non serve altro che a costringere milioni di persone a vivere una vecchiaia in povertà, il suo declino sarà inarrestabile.

"Chi non vuole ascoltare, deve soffrire", dice il proverbio. E' da molto tempo che la SPD non ascolta piu' i suoi ex-elettori e le sue ex-elettrici.


Sul successo di AfD nell'est, vivamente consigliata, un'ottima traduzione da rileggere

domenica 20 maggio 2018

Intervista al compagno Oskar Lafontaine: "aiutiamoli a casa loro!"

Der Spiegel intervista Oskar Lafontaine, leader storico della socialdemocrazia tedesca nonché fondatore della Linke, il quale in vista del congresso del partito di giugno non ha alcun problema a ripetere ancora una volta quello che anche a sinistra sono in molti a pensare: aiutiamoli a casa loro! Da Der Spiegel


Spiegel: "guerrafondai", "incendiari", "incapaci di fare la pace" - questo è quello che lei ha scritto sugli Stati Uniti e sul presidente Trump dalla sua pagina su Facebook. Abbiamo l'impressione che lei sia alquanto arrabbiato con questo paese.

Lafontaine: io non sono d'accordo con la bugia secondo la quale le guerre degli Stati Uniti servono la democrazia e i diritti umani. La politica estera degli Stati Uniti è finalizzata alla  conquista di materie prime e mercati di sbocco

Spiegel: come dovrebbe comportarsi il governo tedesco con gli americani e con Trump?

Lafontaine: abbiamo bisogno di cooperare con il più' forte potere militare ed economico del mondo, ma dobbiamo difendere con consapevolezza i nostri interessi

Spiegel: perché non attacca Wladimir Putin con la stessa durezza con la quale attacca Trump?

Lafontaine: per decenni le truppe russe hanno stazionato nell'Europa orientale e in Germania. Ora le truppe Nato, incluse le truppe tedesche, sono al confine russo. Chi è l'aggressore dunque?

Spiegel: Putin ha annesso la Crimea, appoggia i separatisti nell'est dell'Ucraina e destabilizza il paese. In Siria appoggia il brutale regime di Assad con l'uso di bombardieri russi. Questa si chiama aggressione. Non è cosi' anche per lei?

Lafontaine: prima dell'annessione della Crimea c'è stato l'allargamento della Nato ad est che violava la promessa fatta a Michail Gorbatschow e il tentativo di includere l'Ucraina all'interno della Nato. Per destabilizzare la Siria, in collaborazione con le dittature del Golfo, gli Stati Uniti hanno appoggiato per anni le bande di assassini dell'IS, prima dell'intervento della Russia. Noi condanniamo ogni guerra. Ma gli Stati Uniti spendono ogni anno quasi 610 miliardi di euro per le loro guerre, dieci volte di piu' della Russia, con circa 66 miliardi di dollari.

Spiegel: parliamo della sinistra. Perché il partito non riesce a stare in pace?

Lafontaine: in tutti i partiti ci sono opinioni diverse sulle questioni specifiche, ci sono rivalità e vanità.

Spiegel: recentemente si è addirittura parlato di odio all'interno del partito

Lafontaine: ci sono e ci saranno sempre profondi disaccordi, mi ricordo Willy Brandt e Herbert Wehner oppure Heiner Geißler e Helmut Kohl. Dobbiamo portare avanti le nostre discussioni in maniera fattuale. Ad esempio sull'immigrazione. I perseguitati politici devono poter ottenere il diritto d'asilo, i rifugiati di guerra devono essere aiutati. La discussione riguarda la migrazione di manodopera. Il diritto di soggiorno e 1.050 euro al mese per tutti, come era scritto nel programma elettorale per il Bundestag, non sono proponibili. Io la penso come Bernie Sanders: l'immigrazione economica non aiuta né i piu' deboli nei paesi di origine, né i piu' deboli nei paesi di destinazione. Aiutarli è compito della politica di sinistra.

Spiegel: che cosa propone?

Lafontaine: spendiamo 150 miliardi di euro all'anno per il 10% dei rifugiati che riescono a raggiungere i paesi industrializzati, e solo 5 miliardi per il 90% dei profughi rimasti nei campi delle regioni di crisi. I miliardi dovrebbero essere spesi in primo luogo per il 90% rimasto nei campi, che spesso hanno meno di un dollaro al giorno.

Spiegel: ma nella mozione dei vertici del partito per il congresso di giugno tuttavia si parla ancora di "frontiere aperte"

Lafontaine: ma non per tutti! Questo è un cambiamento. Una parte del partito tuttavia si comporta come se ci fossero risorse illimitate. Nel documento è scritto: "per anni le persone hanno avuto l'impressione che il denaro pubblico fosse speso in una guerra per la redistribuzione fra: biblioteche, impianti sportivi, le scuole o il trasporto locale - oppure fra i rifugiati e la popolazione locale. Ci opponiamo a queste false contrapposizioni". Se i nostri politici nei comuni, nelle regioni e nel governo federale dovessero seguire questo approccio, non potrebbero partecipare a nessuna seduta di decisione sul bilancio. Un euro purtroppo puo' essere speso solo una volta.

Spiegel: è necessario quindi rafforzare anche i controlli alle frontiere e i rimpatri?

Lafontaine: dobbiamo spendere molto piu' denaro per alleviare le sofferenze nei paesi di origine e non discutere unicamente di controlli alle frontiere e di rimpatri.

Spiegel: ma i controlli sono una parte, se intende ridurre l'immigrazione.

Lafontaine: io sono favorevole a mettere in sicurezza i confini esterni dell'Europa. Senza confini protetti non puo' esserci uno stato. Ma non mi convince per niente quando una parte della sinistra si oppone a qualsiasi rimpatrio, poi pero' nelle regioni in cui governano fanno il contrario.

Spiegel: per il suo comportamento è stato ampiamente criticato. La mozione principale recita: "chi vuole combattere la destra non puo' utilizzare il loro stesso linguaggio". E' un messaggio per lei?

Lafontaine: no, non ho mai sentito dire ad AfD, CDU e FDP che vogliono aumentare gli aiuti nei paesi di origine per miliardi di dollari.

Spiegel: Herr Lafontaine, lei ha 74 anni, continua ha immischiarsi sempre in maniera molto rumorosa nel dibattito sulla politica federale, attirando critiche su di sé da tutte le parti. Chi glielo fa fare?

Lafontaine: io ho sempre voluto e voglio ancora qualcosa: il ripristino dello stato sociale, una politica estera pacifica, una politica europea di buon vicinato e lasciare ai nostri figli e nipoti un mondo in cui valga la pena vivere.


Puntate precedenti:











martedì 8 maggio 2018

La nuova politica migratoria della Linke: aiutiamoli a casa loro!

Breve traduzione di alcuni passaggi significativi dal recente documento della Linke con il quale alcuni esponenti di spicco del partito di sinistra, in linea con Oskar Lafontaine Sahra Wagenknecht, prendono posizione contro le "frontiere aperte" e dicono quello che sono in molti a pensare ma che fino ad ora a sinistra non si poteva dire: aiutiamoli a casa loro! Documento completo dal sito di Fabio De Masi


Legge sull'immigrazione e diritto d'asilo

Nel dibattito attuale, l'immigrazione e l'asilo spesso sono stati confusi fra di loro, a volte involontariamente, altre volte per scopi politici. Entrambi devono tuttavia restare distinti, non solo dal punto di vista giuridico-amministrativo, ma anche dal punto di vista normativo e della teoria dell'azione. La fuga da un paese e l'immigrazione non sono solo formalmente e amministrativamente diversi fra di loro, ma sono anche azioni con diverse condizioni di scelta, diversi moventi e diversi obiettivi, che  devono percio' essere considerate e classificate differentemente dal punto di vista politico ed etico.

La protezione illimitata garantita alle persone bisognose è qualcosa di molto diverso rispetto all'immigrazione illimitata, che invece include tutti coloro che desiderano guadagnare un po' di piu' oppure migliorare il proprio tenore di vita. Nel primo caso si tratta di misure di protezione o di salvataggio indirizzate a persone in una situazione di emergenza o potenzialmente pericolosa. Nell'altro caso la migrazione è un atto motivato dal punto di vista socio-economico, che non è né senza alternative, né rappresenta l'ultima possibilità, ma che piuttosto è una scelta fatta fra le varie opzioni possibili. I paesi riceventi in questo caso hanno il diritto di regolare l'immigrazione.

Sebbene la Carta dei diritti umani delle Nazioni Unite sancisca un diritto universale all'emigrazione, tuttavia non è in alcun modo previsto un corrispondente diritto universale all'immigrazione. Non esiste di fatto un diritto alla libertà di movimento globale e alla libertà di stabilirsi ovunque e non ci sarà nulla di simile nel prossimo futuro. Mettere sullo stesso piano il diritto d'asilo con quello "all'immigrazione" è totalmente infondato dal punto di vista dei fatti, delle norme e della teoria. In definitiva cio' indebolirebbe la forza politica e morale della legge sull'asilo che verrebbe reso superfluo e svalutato da una legge sull'immigrazione illimitata.

Politica sull'immigrazione e stato

Il modello delle frontiere aperte in un mondo solidale e pacifico è una visione per il futuro a cui miriamo. Allo stato attuale tuttavia le condizioni non sono soddisfatte. Abbiamo bisogno di soluzioni realistiche intermedie e transitorie che ci avvicinino a questo obiettivo. Devono essere praticabili nelle attuali condizioni ed essere accettabili da quella parte della popolazione composta da lavoratori dipendenti e dalla parte meno privilegiata della società. In un ordine mondiale dominato dal capitalismo neoliberista globalizzato e organizzato in stati territoriali puo' farlo solo lo stato sociale, inevitabilmente organizzato su base nazionale, il quale agisce come istanza pratica per una politica migratoria umanitaria e sociale. Solo su questa base sarà realisticamente possibile costruire una posizione seria. Dovremmo pertanto orientarci alle nazioni unite in cui sono rappresentati sia i paesi di emigrazione che di immigrazione, come i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Li' si discute dal 2016 di un "patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare". L'Onu riconosce esplicitamente la sovranità nazionale nel plasmare la politica di immigrazione, a condizione che siano rigorosamente rispettate tutte le norme e gli standard umanitari, legali e sociali.

Puntata precedente sullo stesso tema