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venerdì 31 gennaio 2020

Prosegue la campagna anti-Draghi della Bild

Prosegue la campagna anti-Draghi in chiave nazionalista della Bild, al centro di tutto c'è il mito del risparmiatore tedesco tradito e defraudato dalla BCE a guida italiana e dal "conte Draghila". Dalla Bild


L'uomo che ha bruciato miliardi di euro viene decorato...

Oggi a mezzogiorno al Palazzo Bellevue il presidente federale Frank-Walter Steinmeier ha assegnato la Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Federale Tedesca a Mario Draghi, l'uomo che ha defraudato miliardi di euro ai diligenti risparmiatori tedeschi.

Steinmeier ha elogiato l'ex capo della BCE per la sua "competenza indiscussa in materia di politica monetaria" e per il "coraggio" mostrato nel suo ruolo di autorità monetaria. E inoltre ha aggiunto: “in tempi burrascosi è riuscito a tenere insieme l'euro e l'Unione Europea. In questo modo ha dato un grande contributo all'Europa. E con ciò ha fatto un ottimo servizio anche al nostro paese - lo dico con la massima consapevolezza".

Un plauso che difficilmente un risparmiatore potrebbe capire e giustificare. Perché solo nel 2020, Otto Normal (il tedesco medio) a causa dei tassi di interesse negativi di Draghi perderà più di 24,5 miliardi di euro - quasi 300 euro a testa per ogni cittadino!

Steinmeier nel suo discorso ha anche detto di considerare l'Ordine al merito federale come "un riconoscimento molto più appropriato rispetto all'elmo prussiano che le era stato dato all'inizio del mandato". Un colpo alla BILD.

Nel marzo 2012, infatti, all'inizio del suo mandato, la BILD aveva regalato a Draghi un elmo prussiano a spillo del 1871. Draghi aveva aggiunto: "L'elmo prussiano è un ottimo simbolo del mandato fondamentale della BCE: mantenere la stabilità dei prezzi e proteggere i risparmiatori". E poi: "La Germania è un modello ".

Steinmeier: “L'elmo a punta ricorda un periodo in cui l'Europa sarebbe dovuta guarire secondo la ricetta tedesca (am deutschen Wesen soll die Welt genesen). Fortunatamente oggi siamo più avanti: la Germania fa parte di questa Europa comune".

Per anni la Banca centrale europea guidata da Draghi (autunno 2011 - autunno 2019), ha garantito denaro a basso costo con dei bassi tassi di interesse - per la gioia dei mutuatari, causando tuttavia una grande sofferenza ai risparmiatori tedeschi: non ci sono più interessi sui conti deposito e sui conti correnti. Ma dato che i prezzi continuano a salire (inflazione), si riduce il potere d'acquisto del risparmio!

Negli otto anni del suo mandato i risparmiatori tedeschi hanno perso 120 miliardi di euro, come calcolato dalla Banca Comdirect in esclusiva per la BILD.

Alla fine del mandato alla BCE del presidente Draghi, la BILD Zeitung, con l'aiuto degli economisti di Allianz, ha calcolato quanto denaro i risparmiatori tedeschi hanno perso sui loro 10.000 euro depositati su di  un libretto di risparmio.

Secondo Allianz, il potere d'acquisto di 10.000 euro sul libretto di risparmio da gennaio 2009 all'inizio del 2019 è sceso a 9.676 euro: meno 324 euro - una perdita superiore al 3,2%!


Sui conti deposito non vincolati (Tagesgeldkonto) a giugno 2019 gli originali 10.000 euro erano diventati solo 9.017 euro. Vale a dire, corretto per l'inflazione, un risparmiatore con un conto deposito avrebbe perso 983 euro di potere d'acquisto - pari ad una perdita di valore superiore al 9,8%!

La BILD pertanto nell'estate 2019 ha chiesto a Draghi di restituire l'elmo prussiano! Ma Draghi ha risolto il problema. Lo ha anche detto in parte in tedesco: “C'è un vecchio detto tedesco: un regalo è un regalo. Ho intenzione di tenerlo ".

Critica al riconoscimento a Draghi

I politici della CDU, della CSU e della FDP criticano il riconoscimento conferito all'ex banchiere centrale dell'eurozona in quanto lo considerano incomprensibile. "Qual è il merito del signor Draghi nei confronti del nostro paese?", ha detto ad esempio Markus Blume, il segretario generale della CSU, alla "Bild am Sonntag". I critici da sempre si lamentano per la politica dei tassi di interesse a zero della BCE tenuta sotto Draghi, a spese dei risparmiatori tedeschi.

Il ministro degli Esteri Heiko Maas (SPD) per questa ragione aveva proposto l'ex presidente della Banca centrale europea. Secondo l'Ufficio della Presidenza, anche i precedenti capi della BCE Jean-Claude Trichet e Wim Duisenberg avevano ricevuto questo alto riconoscimento.




"Draghi ha distrutto la fiducia in una antica virtù tedesca: la parsimonia"

L'assegnazione della Croce di Merito tedesca a Mario Draghi, come era prevedibile, divide la stampa in due fazioni: da un lato i filo-europeisti lodano la scelta del presidente tedesco, dall'altro gli euro-critici e i liberal-conservatori attaccano Steinmeier accusandolo di totale mancanza di empatia nei confronti dei sentimenti del popolo tedesco, che in larga parte sarebbe vittima delle scelte della BCE a guida italiana. I sagaci commentatori della Bild-Zeitung tuttavia omettono di ricordare che grazie "all'italiano", come lo chiamano loro, dal 2011 il DAX è piu' che raddoppiato, che il valore degli immobili continua a crescere senza sosta, che il governo federale ha risparmiato oltre 400 miliardi di interessi passivi sul debito, che dal 2020 non ci sarà piu' la perequazione fiscale fra i Laender e che dal 2021 il tanto odiato "Soli" sparirà, per non parlare del lunghissimo boom economico degli ultimi 7 anni, degli aumenti salariali, e si potrebbe continuare.... Epoch Times, testata online vicina ad AfD, raccoglie alcune delle critiche comparse in questi giorni sulla stampa tedesca. 



Venerdì il Presidente della repubblica Frank-Walter Steinmeier presso lo Schloss Bellevue di Berlino assegnerà la Gran Croce di merito di 1a classe della Repubblica federale tedesca a Mario Draghi, presidente per molti anni della BCE, incarico conclusosi nell'ottobre 2019. Il riconoscimento è stato proposto dal Ministro degli esteri Heiko Maas. 

Una certa sorpresa in merito all'assegnazione del riconoscimento era già stata espressa in anticipo anche dal portale "Bloomberg". Nell'articolo, infatti, era scritto che l'ex presidente della BCE questa settimana riceverà il massimo riconoscimento tedesco, "ma probabilmente non avrà l'amore immortale del paese". Il portale di notizie finanziarie considera degno di nota anche il fatto che, a differenza dei suoi predecessori Jean-Claude Trichet e Wim Duisenberg, Draghi non abbia ricevuto il premio durante il suo mandato. 

"Bild Zeitung": "Croce di merito più costosa" nella storia del paese 

Il motivo ufficiale dell'onoreficienza assegnata a Draghi è che egli è riuscito a salvare l'euro. Nell'ambito della crisi greca e e della crisi causata dall'elevato onere debitorio negli altri paesi dell'Eurozona, la persistenza della moneta unica era stata piu' volte messa in discussione. Gli enormi impegni in termini di responsabilità condivisa sul debito, condivisi affinché i paesi colpiti dalla crisi non uscissero dall'euro, e garantiti dai paesi dell'eurozona con un bilancio in pareggio, in Germania in piu' occasioni erano stati oggetto di critica. La "Bild-Zeitung" già all'inizio di questa settimana aveva scritto "dell'ordine di merito più costoso che il nostro paese abbia mai assegnato". 

Ancora più controversa degli eurosalvataggi era stata la politica dei tassi di interesse a zero che Draghi aveva prescritto all'eurozona, combinata con i programmi di acquisto delle obbligazioni che aveva ordinato alla BCE e che continueranno ad essere portati avanti anche dopo aver lasciato l'incarico. Secondo Philip Fabian, il commentatore della "Bild", i tassi di interesse a zero di Draghi, ai risparmiatori tedeschi sono costati 120 miliardi di euro in termini di potere d'acquisto reale. Secondo i calcoli di Comdirekt e Barkow Consulting, riportati dalla "Westdeutsche Zeitung", dal 2011 sarebbero stati addirittura 133,3 miliardi di euro. 

I risparmiatori tedeschi, inoltre, devono fare i conti anche con gli interessi negativi sui loro risparmi. La conclusione di Fabian: “Con la sua politica monetaria, Draghi ha distrutto la fiducia in una antica virtù tedesca: la parsimonia. La Germania per questo non dovrebbe onorarlo". 

Il più stretto alleato della Merkel durante la crisi dell'euro 

Anche il deputato della CDU al Bundestag, Klaus-Peter Willsch, critica con forza il riconoscimento assegnato a Draghi. Secondo Willsch "Draghi non merita la Croce al merito federale perché ha abusato dell'indipendenza della BCE minando il divieto di finanziamento agli stati". Con la sua dottrina dei bassi tassi di interesse ha anche "danneggiato gravemente i risparmiatori tedeschi". 

La controversie che Draghi ancora suscita in Germania illustrano chiaramente le sfide che il suo successore Christine Lagarde dovrà affrontare quando si tratterà di costruire dei ponti verso l'economia più importante dell'area monetaria, continua Bloomberg. Per questo Lagarde ora sta persino cercando di imparare il tedesco e di stabilire dei contatti con i funzionari di ogni livello. 

Secondo il portale, il fatto che ora Draghi nonostante tutte le controversie emerse dovrebbe ricevere un riconoscimento di cui "difficilmente aveva più bisogno rispetto a quelli già ottenuti" è un atto di riconoscimento da parte della Cancelliera tedesca Angela Merkel - per l'impegno di Draghi nel salvataggio dell'euro. Nel 2012 aveva dichiarato di voler fare "tutto ciò che è necessario" per evitare la fine dell'eurozona. In questo modo aveva dato sostegno a Merkel che all'epoca aveva annunciato: "se l'euro fallisce, fallisce l'Europa!" 

"La spada di Damocle del fallimento incombe ancora sull'eurozona" 

In una rubrica sul blog „Tichys Einblick“, l'esperto di politiche di bilancio Oswald Metzger, che nel 2008 è passato dai Verdi alla CDU, ipotizza che da parte della leadership politica tedesca non si alzeranno delle critiche quando Draghi venerdì arriverà a Berlino. Il tenore sarà piu’ o meno questo: Draghi ha salvato la zona euro. 

Il fatto che Draghi in realtà "abbia organizzato un massiccio trasferimento di ricchezza dall'Europa settentrionale a quella meridionale per spingere verso il basso i tassi di interesse dei paesi debitori" solleva dei dubbi sull'adeguatezza del premio, come del resto la bolla che la sua politica dei tassi di interesse a zero ha creato nei mercati immobiliari e azionari. Ma Metzger teme che presto questa bolla potrebbe scoppiare, con conseguenze gravi quanto quelle viste al tempo della crisi finanziaria degli anni 2010. 

"Le aziende che oggi sopravvivono solo perché possono permettersi di rimborsare il proprio debito grazie ai bassi tassi di interesse crolleranno e porteranno con sé verso l'abisso un certo numero di banche” 

Il suo successore Lagarde farebbe bene a tirare il freno, dice Metzger. Quanto più a lungo la politica della BCE di Draghi proseguirà anche sotto Christine Lagarde, tanto minore sarà la possibilità di un aumento dei tassi graduale e sostenibile, come la fine degli acquisti di obbligazioni. 

Inoltre, sempre secondo Metzger, il giubilo per il salvataggio dell'euro potrebbe rivelarsi prematuro: "La spada di Damocle del fallimento è ancora sospesa sull’eurozona, anche se è sempre meno al centro dell'attenzione politica".
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sabato 28 settembre 2019

Welt - Tempi sempre piu' duri per il risparmiatore tedesco

Prosegue la retorica del risparmiatore tedesco tradito ed espropriato da una BCE ormai saldamente in mano ai latini, questa volta è Die Welt a incensare il contributo di Sabine Lautenschläger e a rammaricarsi per la sua partenza anticipata dalla BCE. Ne scrivono su Die Welt i soliti Anja Ettel e Holger Zschäpitz


Sabine Lautenschläger, membro del board della BCE, si dimette in anticipo sulla scadenza del suo mandato. È già la terza tedesca a gettare la spugna. Secondo le informazioni disponibili a Die Welt, era sempre più frustrata per lo stile autoritario della leadership di Draghi.

Può sembrare paradossale, ma ad inizio anno la quota tedesca della Banca Centrale Europea è salita dal 25,5 al 26,4 %. Dal punto di vista dei contenuti, tuttavia, continua a ridursi l'influenza del maggiore azionista. Il fatto che la Germania al momento all'interno della BCE si trovi sulla difensiva, lo si può  leggere anche nella recente decisione.

Sabine Lautenschläger, il rappresentante tedesco nel consiglio di amministrazione della BCE, ha dato le dimissioni. La ex vicepresidente della Bundesbank lascerà l'incarico a fine di ottobre, due anni prima di quanto previsto dal suo mandato.

Le ragioni della sorprendente decisione, nel secco comunicato stampa della BCE, non sono state indicate. Secondo quanto risulta a Die Welt, tuttavia, Lautenschläger non era più d'accordo con il corso della BCE e apparentemente sempre più frustrata a causa dello stile di leadership autoritario del presidente Mario Draghi. La recente decisione del Consiglio direttivo di tagliare ulteriormente i tassi di interesse e rilanciare il controverso programma di acquisto delle obbligazioni sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

"Le dimissioni non sono state una sorpresa, Sabine Lautenschläger da molto tempo ormai nella BCE si trova in un ruolo di opposizione interna e per questo è stata emarginata nella comunicazione", afferma l'ex capo-economista della BCE Jürgen Stark, il quale aveva lasciato prematuramente la banca centrale nel 2011. "Se con i propri argomenti alla lunga non si riesce ad incidere, si può restare fedeli e accettare la situazione. Ma poi devi anche essere in grado di guardarti allo specchio".

Lautenschläger lascerà la BCE esattamente insieme a Draghi. Il mandato del terzo presidente della BCE durerà regolarmente fino al 31 ottobre. Sebbene il successore Christine Lagarde sia considerata piu' conciliante nei modi e nella comunicazione, si può tuttavia supporre che Lagarde  - la cui permanenza dal punto di vista temporale supera di gran lunga la partenza di Draghi - sia probabilmente d'accordo con la decisione presa a settembre. Lagarde, soprattutto, durante la sua audizione al parlamento europeo, ha lasciato intendere che vede ancora spazi di azione aggiuntivi nella politica monetaria della BCE.

Una comprensione completamente diversa della politica monetaria

Il fatto che Lautenschläger per il prossimo futuro non potesse sperare in alcun modo in un cambiamento sostanziale della politica monetaria potrebbe aver contribuito alla decisione. Il modo in cui la decisione è stata comunicata fornisce una visione più profonda dei fatti. Alle 19:45, dopo il normale orario di ufficio, la banca centrale ha informato della decisione di Lautenschläger con sette brevi righe di comunicato.



Lautenschläger è il terzo membro tedesco che in soli due decenni di storia della BCE sceglie di lasciare prematuramente il lavoro nel board della BCE. Nel dicembre 2011, era stato l'allora capo economista Stark a lasciare il consiglio in quanto non voleva sostenere il corso di salvataggio dei paesi in difficoltà avviato dall'allora presidente Jean-Claude Trichet.

In particolare, la frattura allora si era consumata sul programma di acquisto di obbligazioni SMP. Stark come Segretario di Stato presso il Ministero delle finanze aveva svolto un ruolo chiave nella redazione del Patto di stabilità dell'UE tra il 1995 e il 1998 e in qualità di capo economista della BCE non voleva partecipare allo smantellamento del suo lavoro.

"Il problema che spinge i rappresentanti tedeschi a lasciare la BCE mostra chiaramente quanto siano cambiate l'unione monetaria e la BCE", afferma Stark. Chiunque sia cresciuto nella Bundesbank ha una comprensione completamente diversa della politica monetaria e di cosa faccia parte del mandato della banca centrale - e di cosa no.

Nel 2011 si era dimesso anche il capo della Bundesbank Axel Weber. Weber all'epoca era considerato il candidato più probabile per la successione di Trichet, il cui mandato terminava nel 2011. In quell'occasione tuttavia fu l'italiano Draghi a diventare il capo della BCE. Persino il successore di Stark, Jörg Asmussen, trasferitosi dal Ministero delle finanze al Comitato esecutivo della BCE, ha resistito solo 2 anni a Francoforte. La sua partenza, tuttavia, aveva probabilmente a che fare con dei motivi di carriera. Asmussen nel 2014 è tornato nella politica di Berlino.

La BCE perde una sostenitrice della politica monetaria più dura

Lautenschläger, invece, che aveva preso il suo posto nel board, lascia dopo soli cinque anni. La giurista è considerata una profonda conoscitrice delle banche. Si era occupata di vigilanza bancaria già presso la Bundesbank, compito per il quale era stata responsabile anche a livello europeo, fino a febbraio di quest'anno, in qualità di vicepresidente della supervisione bancaria della BCE .

Anche i risparmiatori ne subiranno le conseguenze. La possibile inversione nella tendenza dei tassi di interesse potrebbe essere ulteriormente rimandata. Con la partenza di Lautenschläger, la BCE perde un sostenitore convinto di una politica monetaria più dura. Il predominio delle cosiddette colombe continuerà ad espandersi.

Le prime reazioni del mercato sono state abbastanza chiare: l'euro è sceso al livello più basso dal 2017, in quanto le attese di una politica monetaria più conciliante rendono la moneta unica meno attraente. Allo stesso tempo anche i rendimenti dei titoli di stato a lunga scadenza sono fortemente diminuiti, è probabile infatti che i tassi di interesse rimangano bassi a lungo. In borsa invece hanno perso valore i titoli degli istituti di credito che vivono di interessi. Le azioni di Deutsche Bank sono scese dell'1,5 per cento.

Ora ci si inizia a chiedere chi sarà il successore di Lautenschläger. La Germania, come la Francia e l'Italia, tradizionalmente ambisce ad avere uno dei sei seggi del Consiglio Direttivo. La variante più probabile è che il governo federale invii nel direttorio un'altra donna. Tra i possibili candidati vi sono l'attuale vicepresidente della Bundesbank Claudia Buch o l'economista di Bonn Isabel Schnabel, che è anche un membro del cosiddetto Consiglio dei saggi economici.

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sabato 14 settembre 2019

Perché le banche tedesche grazie alla BCE risparmieranno piu' di 500 milioni di euro all'anno

Al di là della solita narrazione fatta dalla stampa popolare, secondo i dati diffusi dall'Associazione bancaria tedesca, grazie alle recenti decisioni della BCE gli istituti finanziari tedeschi risparmieranno almeno 500 milioni di euro all'anno. Ne scrive Handelsblatt


Le nuove regole della Banca centrale europea (BCE) sui tassi di deposito faranno risparmiare alle banche tedesche circa 520 milioni di euro di oneri per interessi sui depositi. Lo ha chiarito venerdì l'Associazione bancaria tedesca (BdB) su richiesta delle agenzie di stampa Bloomberg e Reuters. Il BdB fa riferimento a dei calcoli propri.

La BCE Giovedi, tra le altre cose, ha ridotto il tasso di interesse negativo per le banche che depositano denaro presso la banca centrale. Il cosiddetto tasso sui depositi è sceso a - 0,5 %, rispetto al precedente - 0,4 %. Il segno meno sui tassi di deposito significa che gli istituti devono pagare delle penalità se parcheggiano i fondi in eccesso presso la banca centrale.

Allo stesso tempo, le autorità monetarie hanno annunciato uno scaglionamento, in modo che una parte della liquidità in eccesso depositata dalle banche venga esentata dagli interessi negativi. La BdB si aspetta per il futuro oneri inferiori per le istituzioni finanziarie tedesche, nonostante l'aumento dei tassi di interesse negativi.

Le precedenti regole sui tassi di deposito erano costate alle banche tedesche quasi 2,4 miliardi di euro all'anno, secondo i dati BdB. Grazie all'introduzione dello scaglionamento, le banche tedesche dovranno pagare circa 1,9 miliardi di euro all'anno per il loro denaro parcheggiato presso la banca centrale, ha riferito venerdì l'associazione bancaria. Senza lo scaglionamento, secondo la BdB, gli oneri per le banche tedesche sarebbero saliti a circa tre miliardi di euro all'anno.

Se si guardano tutte le banche dell'eurozona, lo sgravio netto secondo i dati BdB è di circa 2,2 miliardi di euro all'anno. Piu' di recente gli istituti europei hanno dovuto pagare tassi negativi sui depositi per 7,2 miliardi di euro all'anno. La riduzione del tasso di interesse a - 0,5% da solo farebbe passare questa cifra a nove miliardi di euro. Considerando lo scaglionamento, tuttavia, alla fine si ottiene un risultato di quasi cinque miliardi di euro, sempre secondo i calcoli della BdB.
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venerdì 13 settembre 2019

Sostiene Alice Weidel

Alice Weidel, leader di AfD, cerca di raccogliere consenso elettorale fra i piccoli risparmiatori frustrati per i tassi negativi. Dal profilo FB di Alice Weidel


Nell'ultima seduta della BCE sotto la presidenza Draghi, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha deciso di abbassare ulteriormente i tassi sui depositi bancari presso la banca centrale e di riprendere l'acquisto di obbligazioni.

Draghi, a pochi giorni dalla sua uscita di scena, piazza un'altra carica esplosiva sotto il castello di carte dell'euro. Con queste misure viene ulteriormente esacerbata la ridistribuzione dal basso verso l'alto e dai cittadini verso lo stato. Gli acquisti di obbligazioni di fatto equivalgono ad una ripresa del finanziamento monetario agli stati da parte della banca centrale, proibito dai trattati. E il continuo taglio dei tassi, ormai ampiamente in terreno negativo, funziona come un'imposta aggiuntiva finalizzata all'espropriazione dei cittadini.

Per continuare a dare una mano ai paesi super-indebitati dell'Europa meridionale e alle loro banche zombie, che sui bilanci si ritrovano centinaia di miliardi di crediti in sofferenza, la BCE è disposta a distruggere anche il modello di business delle banche sane. Questa è la strada che ci porterà direttamente al prossimo crash bancario e alla prossima mega-crisi finanziaria.

Le perdite in termini di ricchezza e di benessere con cui i risparmiatori tedeschi e i piccoli investitori, a causa di questa politica, dovranno fare i conti, già ora possono essere stimate in una somma miliardaria a tre cifre. Se dovesse scoppiare la bolla di Draghi, gran parte della classe media sarebbe minacciata dalla povertà. Il socialismo monetario della BCE nel suo corso evidentemente non può essere fermato (ironico).


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Divergenze insanabili fra BCE e governo tedesco

Negli ambienti governativi di Berlino è sempre piu' forte lo sconcerto per le politiche monetarie della BCE. Da un lato il governo tedesco è consapevole che l'euro nella sua forma attuale puo' sopravvivere solo con i tassi a zero, dall'altro fra i risparmiatori e gli elettori cresce la rabbia nei confronti di una banca centrale responsabile della distruzione dei risparmi di milioni di tedeschi, almeno secondo la narrazione che ne fa la stampa popolare. Per i populisti di AfD si aprono ampi spazi politici sui quali costruire un vasto consenso elettorale. Ne scrive Handelsblatt


(...) Questa volta la direzione presa dalla politica monetaria potrebbe avere delle conseguenze particolarmente serie, sia politiche che economiche. Ad esempio, secondo le informazioni in possesso di Handelsblatt, negli ambienti governativi di Berlino ci sarebbe una grande preoccupazione per il rischio che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump possa considerare un ulteriore allentamento della politica monetaria europea come una deliberata manipolazione del tasso di cambio - e che ciò possa riaccendere il conflitto commerciale. 

Se la BCE dovesse spingere ancora verso il basso i tassi di interesse, molti politici inizierebbero a temere una rivolta degli elettori. La maggior parte dei tedeschi (53 per cento), infatti,  ritiene che la propria pensione integrativa sia a rischio a causa della politica dei bassi tassi di interesse. Questo è il risultato di un sondaggio condotto dall'istituto di ricerca d'opinione Yougov per conto di Handelsblatt.

"La BCE non potrà essere in eterno un freno ai tassi di interesse", ha dichiarato il vice capogruppo dell'Unione, Andreas Jung (CDU). I risparmiatori e le persone che fanno previdenza integrativa per la vecchiaia dovrebbero essere aiutati, non puniti. "Il libretto del risparmio non deve essere una contravvenzione", ha detto sempre Jung. E l'esperto di politica finanziaria della CSU, Hans Michelbach, ha detto: "abbiamo bisogno di un cambio di rotta, dobbiamo andare verso una politica dei tassi di interesse in grado di riflettere i rischi e quindi guidata dal mercato".

Alla BCE, al contrario, c'è poca comprensione per le critiche tedesche espresse nei confronti della banca centrale. Soprattutto negli ambienti vicini alla banca centrale europea c'è la consapevolezza della necessità di prendere delle contromisure in quanto l'economia tedesca sta entrando in una fase di recessione, ma il governo di Berlino non la sta contrastando e preferisce invece restare ancorato allo "Schwarze Null".

Il fossato tra la BCE e la capitale tedesca non era mai stato così profondo come in questi ultimi giorni. Già nel mese di giugno Draghi aveva annunciato l'intenzione di allentare ulteriormente la politica monetaria a partire dall'autunno. Poco dopo, diversamente dalle speranze di molti in Germania, ad essere designato come il successore di Draghi alla guida della BCE, non era stato il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, ma il capo del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde. È molto probabile che la francese, dopo aver assunto l'incarico a novembre, continuerà ad applicare la politica del denaro a buon mercato di Draghi, senza alcuna soluzione di continuità.

Entrambi in Germania hanno riacceso il dibattito sulla politica monetaria della BCE. Così il presidente della CDU Annegret Kramp-Karrenbauer a luglio aveva dichiarato che per "il futuro si dovrà verificare se è necessario chiudere la fase dei bassi tassi di interesse". Tali osservazioni politiche nei confronti di una banca centrale indipendente in precedenza sarebbero state un no-go, ora invece si possono ascoltare regolarmente e stanno diventando sempre piu' dirette.

A metà agosto, la "Bild" aveva pubblicato una lettera di protesta del presidente dell'associazione delle Casse di risparmio tedesche Helmut Schleweis. "Avete abolito i tassi di interesse. La previdenza integrativa di milioni di persone si sta sciogliendo come neve al sole", aveva scritto Schleweis. Rivolgendosi a Draghi aveva poi scritto: "in questo modo lei sta modificando l'Europa, la Germania e la vita di milioni di persone - non in meglio, ma in peggio e nel lungo periodo." La campagna sui tassi di interesse ha poi riscosso un certo successo. Il primo ministro bavarese Markus Söder (CSU), ad esempio, ha proposto di vietare i tassi di interesse negativi sui conti correnti. Il ministro delle finanze Olaf Scholz ha annunciato che avrebbe esaminato la proposta - con grande stupore dei suoi funzionari, che considerano l'iniziativa del loro ministro un'iniziativa a carattere populista.

Con le critiche alla BCE, la politica non si sta rivolgendo solo ai piccoli risparmiatori, ma anche alle sofferenti istituzioni finanziarie tedesche. Il proseguimento della stagione dei bassi tassi di interesse "nel lungo termine rischia di distruggere il sistema finanziario" ha avvertito il politico della CSU Michel Bach. La politica del denaro a basso costo aumenta i loro problemi, motivo per cui i dirigenti delle banche stanno sempre piu' prendendo di mira la BCE. "Nel lungo periodo, i bassi tassi di interesse rovinano il sistema finanziario", ha detto Christian Sewing, CEO di Deutsche Bank. Il presidente del gruppo assicurativo cooperativo R+V, Norbert Rollinger, avverte: "c'è il rischio di una distruzione del sistema bancario nella sua forma attuale". Le conseguenze per i suoi diversi settori sarebbero sempre piu' gravi, ha detto Rollinger in un'intervista ad Handelsblatt .

A Francoforte, il gran rullar di tamburi tedesco, tuttavia, genera un certo senso di impotenza e incomprensione. Draghi è stato a Berlino poco più di una settimana fa e lì ha incontrato la cancelliera Angela Merkel. Per il resto ha rinunciato ad ogni ulteriore tentativo di convincere i tedeschi in merito alla bontà della sua politica monetaria. Il fatto che il presidente della BCE ignori lo stato d'animo della più grande economia della zona euro, anche all'interno della BCE, da molti viene vissuto come un errore. Lagarde sicuramente proverà a riannodare i fili con Berlino. Ma anche la donna francese, che a differenza del silenzioso Draghi riuscirà ad impacchettare i messaggi difficili con un certo charme, rischia di andare a sbattere abbastanza alla svelta contro i suoi limiti.

Colpa reciproca

A Francoforte tuttavia prevale una visione dei fatti completamente diversa rispetto a quella predominante a Berlino. "È frustrante il fatto che la Germania sia una parte del problema e che a Berlino nessuno riesca a capirlo", si dice nel giro dei banchieri centrali. Non vi è dubbio che l'industria tedesca negli ultimi mesi si è fermata. E ciò minaccia di far scivolare l'intera area dell'euro in recessione. La Germania potrebbe contrastare la situazione aumentando la sua spesa pubblica. "Anche se si trattasse di qualche miliardo, il solo annuncio di voler rinunciare allo Schwarze Null, avrebbe un forte effetto simbolico", si dice nei circoli vicini alla banca centrale. "Ma nessuno a Berlino è pronto a farlo".

La BCE non è la sola ad aver fatto una simile richiesta. Persino l'economista statunitense Larry Summers afferma che le banche centrali con i loro mezzi ormai possono fare ben poco. Per questo c'è una richiesta molto forte di politica fiscale: "ad essere responsabile per gli effetti negativi dei bassi tassi di interesse sui risparmiatori e sulle banche non è la BCE, ma è la politica", afferma Marcel Fratzscher, a capo dell'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW). "La Germania, in quanto maggiore economia del continente, ha un ruolo speciale nella politica finanziaria e monetaria in Europa", afferma Sven-Christian Kindler, capogruppo per i Verdi in commissione bilancio. "Merkel e Scholz ora devono scendere dallo Schwarze Nulle ed eliminare il freno agli investimenti."

Ma anche su questo punto molti economisti della BCE non sono d'accordo: le critiche a Draghi crescono anche fra le sue fila. Ad esempio, il presidente della Bundesbank Weidmann, la direttrice della BCE Sabine Lautenschläger, come anche Klaas Knot e Robert Holzmann, i banchieri centrali dei Paesi Bassi e dell'Austria, hanno espresso scetticismo nei confronti di una politica monetaria più espansiva. Tutti la pensano piu' o meno come Summers: ulteriori allentamenti non serviranno a molto.

Molti esperti la vedono più o meno in questo modo: "Non è credibile pensare che le aziende investano di più a causa degli interessi negativi oppure che scelgano di finanziarsi in maniera diversa", afferma Hans Redeker, esperto di cambi per la banca americana Morgan Stanley. "Se non accade nulla di tutto ciò e la politica va avanti comunque, è chiaro che ci saranno degli effetti sulla valuta."

Prima che i bassi tassi di interesse abbiano effetti sugli investimenti c'è bisogno di tempo. Il tasso di cambio al contrario reagisce immediatamente. Quando nell'agosto 2014 Draghi ha annunciato che la BCE avrebbe acquistato obbligazioni, l'euro si è deprezzato di circa il 20% rispetto al dollaro prima ancora che la BCE iniziasse ad acquistare una singola obbligazione. Anche dopo l'annuncio di Draghi di giugno, l'euro ha ceduto immediatamente. E questo è positivo per gli esportatori europei perché abbassa il prezzo dei loro beni all'estero. Allo stesso tempo rende le esportazioni delle aziende statunitensi piu' costose. E a qualcuno ciò non piace: Donald Trump.

"Draghi sottovaluta completamente le conseguenze piu' importanti della sua politica", si dice negli ambiti governativi di Berlino: "Quali vantaggi possiamo trarre da una politica monetaria che semmai ci dà un po' una mano, ma poi allo stesso tempo Trump ci ricopre di dazi?" Che potrebbe essere incline a farlo, lo mostra il Tweet di Trump di mercoledì: "Gli Stati Uniti dovrebbero essere il paese con i tassi di interesse più bassi!"

Draghi presterà a questo messaggio solo un minimo di attenzione, come del resto recentemente ha fatto anche il capo della Fed Jerome Powell. Per questa ragione è stato definito da Trump uno "sciocco".

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sabato 9 marzo 2019

Venne, vide e abbassò i tassi di interesse

Per la FAZ Mario Draghi passerà alla storia come il primo presidente della BCE a non aver alzato i tassi di interesse e soprattutto lascerà al suo successore un'eredità molto pesante. Per la stampa conservatrice Draghi resta l'autore di un enorme trasferimento di ricchezza ai danni dei risparmiatori e dei pensionati. Ne scrive Philip Plickert nel suo pistolotto sulla FAZ.


Venne, vide e abbassò i tassi di interesse. Quando quasi otto anni fa Mario Draghi è diventato il presidente della Banca centrale europea, il suo primo atto ufficiale fu il taglio dei tassi. I tassi di interesse e i tassi sui depositi vennero rapidamente portati sotto lo zero.

Draghi sta per entrare nei libri di storia come il primo presidente della BCE sotto la cui presidenza i tassi di interesse sono stati solo ridotti, e mai aumentati. Anche dopo cinque anni di crescita economica relativamente forte della zona euro, i tassi restano ancora a zero.

Inoltre, con un programma di acquisto titoli per trilioni di euro ha ulteriormente allentato la politica monetaria. Per i risparmiatori, che soffrono a causa dei mini-interessi e la cui previdenza per la vecchiaia perde valore, è davvero spiacevole.

Molti problemi vengono solo posticipati

Il Consiglio direttivo della BCE, in previsione di sviluppi economici e inflattivi più deboli, ha quindi deciso di posticipare ulteriormente il primo rialzo dei tassi. Si ipotizza che ciò accadrà non prima del 2020, vale a dire dopo la fine del mandato di Draghi alla BCE, previsto per la fine di ottobre.

Il suo successore, a cui lascia un bilancio molto inflazionato, si farà carico di una pesante eredità. Se l'economia dovesse continuare a scivolare, non è chiaro in che modo la BCE potrebbe contrastare la situazione: i tassi di interesse già ora sono al livello piu' basso. Una ulteriore riduzione del tasso sui depositi, già ampiamente in terreno negativo, all'interno del consiglio BCE non viene sostenuta da nessuno, assicura Draghi. Non si è nemmeno parlato di una ripresa degli acquisti netti di obbligazioni.

Se è onesto, dovrebbe però ammettere di aver già usato la maggior parte della polvere da sparo a disposizione della banca centrale. Negli Stati Uniti dopotutto la Federal Reserve già tre anni fa ha osato fare il primo passo sui tassi di interesse: il loro tasso ufficiale di interesse è già oggi al due e mezzo per cento. Se si presentasse il rischio di una recessione, la banca centrale americana potrebbe contrastarlo in maniera efficace. La BCE è invece è nuda.

In Europa tuttavia ci sono alcuni fattori strutturali che impediscono una vera e propria uscita da una politica monetaria accomodante: la BCE con i suoi bassi tassi di interesse e gli acquisti di obbligazioni di fatto sta sostenendo i paesi fortemente indebitati. Ad esempio difficilmente l'Italia potrebbe far fronte ad un aumento dei tassi di interesse.

Anche alcune delle banche che in buona parte dell'Europa meridionale stanno ancora soffrendo per i crediti deteriorati, difficilmente potrebbero sopravvivere a un'inversione di tendenza sui tassi di interesse. Di fatto, la BCE, con la sua politica dei tassi a zero, sta gestendo una grossa ridistribuzione di ricchezza dai creditori e dai risparmiatori, in favore dei debitori.

Tutto ciò fa parte del prezzo da pagare per "il salvataggio dell'euro". Il maestro dei tassi a zero, Mario Draghi, lo sa bene, e pensa anche che si tratti di un suo traguardo storico. Ma alla fine molti problemi vengono solo spostati nel futuro. E anche questo lui lo sa bene.

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martedì 28 agosto 2018

"Perché i tedeschi non possono avere un presidente della BCE?"

Se lo chiede Holger Steltzner sulla FAZ, uno dei direttori del quotidiano, il quale critica la decisione di sacrificare la candidatura del fido Jens Weidmann e propone una spiegazione per inquadrare la scelta della Cancelliera: Merkel vuole la presidenza della commissione per poter imporre a livello europeo la redistribuzione dei migranti. Dalla FAZ.net


La Cancelliera Angela Merkel ridicolizza un altro presidente della Bundesbank. In passato aveva già negato ad Axel Weber il suo sostegno politico per il passaggio al vertice della BCE, aprendo in questo modo la strada a Mario Draghi, il quale poi con i tassi di interesse negativi ha svalutato i risparmi e ha pompato i prezzi delle attività sul mercato immobiliare.

Ciononostante, molti continuano a celebrare il presidente italiano della BCE come il "salvatore" dell'euro, sebbene abbia messo la BCE al servizio della politica, oppure proprio per questa ragione. A Draghi non interessava che alla banca centrale fosse vietato finanziare gli stati. Con i giganteschi acquisti di titoli di stato ha trasformato la BCE nel piu' grande creditore dei paesi dell'eurozona.

La Germania ora aveva di nuovo la possibilità di esprimere il presidente della BCE. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in quanto eccellente politico monetario, sarebbe stato un ottimo candidato per la successione a Draghi. Weidmann se avesse scelto di mettere la BCE sulla strada della normalizzazione della politica monetaria avrebbe potuto riconciliare i tedeschi con l'euro. La Cancelliera nonostante il rifiuto proveniente dall'Italia avrebbe comunque potuto imporre Weidmann - ma Merkel ancora una volta non vuole avere un tedesco al vertice della BCE. Il fatto che un tedesco non sia candidabile per questa posizione ci dice molto sullo stato di salute dell'unione monetaria. L'Italia ha di fatto un diritto di veto sulla nomina del presidente della BCE? Puo' diventare presidente della BCE solo chi è disposto ad acquistare obbligazioni governative?

Merkel non ha alcun interesse ad avviare un diverso corso della BCE

E a dimostrare l'incapacità del governo federale c'è il fatto che anche Berlino preferisce avere a Francoforte qualcuno che fa politica per i debitori e che non si preoccupa delle conseguenze per i risparmiatori e per le pensioni. Nelle interviste domenicali i politici tedeschi ci dicono che si riconoscono nei valori della Bundesbank. In realtà il governo federale si è schierato sul fronte opposto. Davanti alla Corte Costituzionale tedesca, quando si discuteva dei tanto contestati acquisti dei titoli di stato, i rappresentanti di Berlino erano palesemente seduti a fianco della BCE. Ovviamente per Merkel le preoccupazioni dei risparmiatori sono totalmente irrilevanti, esattamente quanto lo è il divieto di finanziamento monetario degli stati per Draghi.

Nel nostro paese sono in molti a pensare che la Germania per poter esprimere un presidente della BCE dovrebbe pagare un prezzo elevato. In politica è normale che ci si batta duramente per poter occupare le posizioni di vertice. Vengono creati dei pacchetti da scambiare e nuove posizioni da mettere sul piatto della bilancia: come ad esempio la presidenza della commissione o la presidenza del consiglio o i 3 nuovi posti da direttore alla BCE. E' anche vero che nulla è veramente deciso fino a quando l'intero pacchetto non è pronto.

Ma che la Germania debba pagare un prezzo aggiuntivo per Weidmann, al di là del solito mercanteggiamento, è una tipica considerazione tedesca, una forma di obbedienza anticipata che esiste solo in questo paese. Gli olandesi, i francesi o gli italiani non avrebbero mai avuto l'idea di dover pagare un "prezzo" politico per il loro presidente della BCE.

Altmaier mette sul piatto della bilancia un peso politico all'altezza?

Merkel, invece di un presidente della BCE, sarà soprattutto in grado di mettere alla presidenza della prossima commissione europea una persona fidata? Chi ritiene che un presidente di commissione sia piu' importante del presidente della BCE ha dimenticato quale è stato l'attore piu' capace durante la crisi dell'euro. Draghi ha mostrato che un presidente BCE consapevole del proprio potere in 8 anni ottiene molto di piu' di un presidente della commissione in cinque.

Gli ultimi presidenti di commissione erano tutti ex capi di governo. Il ministro della difesa o dell'economia del nostro paese avranno un peso politico sufficiente in quanto potenziali candidati? Qual'è la forza trainante di un parlamentare europeo poco conosciuto fuori da Bruxelles nel ruolo di candidato principale di Merkel per il Partito Popolare Europeo?

Merkel ha deciso contro Weidmann. E' sicuramente un suo diritto, ed è politicamente persino comprensibile. Perché al centro della sua politica non ci sono i risparmiatori o i contribuenti, ma i rifugiati. Vorrebbe continuare la sua politica sui rifugiati a livello europeo e in futuro redistribuire i migranti all'interno dell'UE. Per questo progetto, contro il quale c'è una forte resistenza non solo nell'Europa centro-orientale e in Scandinavia, le sarebbe utile avere un presidente della commissione di fiducia. Naturalmente è lecito che la Cancelliera prenda tali decisioni relative alle posizioni da occupare. Con un "candidato" tedesco alla presidenza della commissione puo' anche sperare di portare piu' voti alla CDU alle prossime elezioni europee.

Ma per fare cio' deve per forza rinnegare il suo compagno di viaggio di lunga data Weidmann? Invece di preparare in segreto l'intero pacchetto, l'Unione prima con dei commenti saccenti ha candidato Weidmann alla successione di Draghi, per poi bruciarlo rendendo pubblica una conversazione privata con Merkel. Cio' che resta è un altro presidente della Bundesbank danneggiato.


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lunedì 28 agosto 2017

La strada di Weidmann verso la BCE è lastricata di Eurobond

Merkel e Schäuble in segreto lavorano per portare Jens Weidmann alla presidenza della BCE, ma i loro sforzi potrebbero non bastare: per avere finalmente una BCE a guida tedesca e vincere le resistenze dei francesi e dei sud-europei potrebbe essere necessaria qualche concessione sul terreno dei tanto odiati Eurobond. German Foreign Policy racconta il dibattito in corso.
 
 
Berlino rivendica la presidenza della Banca Centrale Europea (BCE), vacante dal 2019, per poter massimizzare l'influenza tedesca sulla politica monetaria nell'Eurozona. Già in maggio Der Spiegel riferiva che la Cancelliera Angela Merkel e il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble stavano prendendo in considerazione la candidatura di Jens Weidmann per la successione dell'attuale presidente italiano della BCE Mario Draghi. Le chance di Weidmann di ottenere la posizione di vertice "non sarebbero poi cosi' cattive", scriveva Der Spiegel. [1] La Frankfurter Allgemeine Zeitung giustificava invece la richiesta di Berlino sottolineando che "Weidmann sarebbe stato il primo tedesco al vertice della banca centrale dalla sua fondazione nel 1998"; la "piu' grande economia dell'Eurozona", fino ad ora "non è stata presa in considerazione per questa posizione cosi' importante". [2] Il Ministro Schäuble rivendica questa posizione per la Germania nel contesto di un piu' ampio ricambio di personale ai vertici dell'UE. Della discussione farebbero parte anche il ruolo di presidente dell'Eurogruppo, attualmente ricoperto dall'olandese Jeroen Dijsselbloem, da sempre un sodale di Schäuble, e la posizione di Vicepresidente della BCE, attualmente ricoperta dal portoghese Vítor Constâncio. Il Ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, come nuovo capo dell'Eurogruppo "sarebbe compatibile con Weidmann nell'ambito di un pacchetto franco-tedesco", era scritto sulla FAZ, mentre la Spagna chiederebbe l'attuale posizione di Constancio. 

Controversie sulla politica monetaria

Nella situazione attuale, tuttavia, l'ampio ricambio ai vertici potrebbe non bastare per superare la massiccia resistenza nei confronti di una presidenza Weidmann. Sin dall'inizio dell'Eurocrisi il corso monetario della BCE è stato criticato da piu' parti, sebbene la Germania con la sua richiesta di porre fine alla politica monetaria espansiva fino ad ora non sia riuscita ad imporsi. Weidmann è considerato come uno dei piu' convinti oppositori della attuale linea monetaria della BCE, che con i bassi tassi di interesse e l'acquisto massiccio di titoli di stato ha cercato di alleviare nell'Europa del sud i disastrosi effetti dei diktat tedeschi. I critici dell'austerità tedesca temono che con Weidmann al vertice della BCE, oltre ad una forte influenza sulla politica economica e finanziaria, Berlino potrà finalmente dominare anche la politica monetaria dei paesi della zona Euro.

Rivolta nella banca centrale

La prospettiva di una presidenza Weidmann "fa paura a molti funzionari della BCE", cosi' il Financial Times ad inizio luglio commentava le crescenti divergenze politiche dietro le quinte. [3] Il problema principale è rappresentato dal suo costante tentativo di affondare pubblicamente il corso politico della BCE, chiarisce un insider: "Der Jens", è sicuramente un "ragazzo simpatico", tuttavia "non ha mai difeso la BCE davanti all'opinione pubblica tedesca". Deve ancora dimostrare "di essere in grado di parlare per tutti", e questa è una "grande debolezza se si vuole diventare il presidente di una istituzione multilaterale". Molti responsabili politici nell'UE temono soprattutto che Weidmann presidente della BCE "non saprà agire in maniera tempestiva e decisa" nel caso in cui "in futuro una escalation della crisi dovesse rendere l'Eurozona vulnerabile". Per questo alla banca centrale si "sentirebbero piu' sicuri" se l'UE rafforzasse l'unione bancaria oppure introducesse gli eurobond "prima di mettere nelle mani di un tedesco la responsabilità della banca centrale". Già nel 2012 era stato piu' volte riferito che Weidmann avrebbe "preso in considerazione la possibilità di dare le dimissioni" come segno di protesta nei confronti della politica imposta dalla maggioranza nel consiglio della BCE. [4]

Concessioni inevitabili

Per superare le resistenze dei paesi dell'Europa del sud nei confronti di un mandato a Weidmann, secondo i commentatori economici tedeschi, saranno inevitabili delle concessioni da parte della Germania. Prima di tutto l'attuale vice-presidente della vigilanza bancaria europea, la tedesca Sabine Lautenschläger, potrebbe rinunciare alla sua candidatura per la posizione di vertice alla vigilanza in modo da segnalare che "la Germania non intende dominare la banca centrale", cosi' scriveva Handelsblatt. [4] Lautenschläger dopo l'elezione di Weidmann potrebbe ritirarsi dalla BCE e prendere il posto di Weidmann al vertice della Bundesbank. Il governo federale, tuttavia, probabilmente non sarà in grado di evitare l'introduzione degli Eurobond - "uno strumento da sempre osteggiato da parte del governo tedesco". [6] Recentemente sono stati soprattutto i politici francesi a chiederli - e fino ad ora sono sempre stati rifiutato da Berlino in quanto ritenuti "una messa in comune del debito" . [7]

Il prezzo per l'euro

Con la scelta di Weidmann sembra che Berlino abbia finalmente formulato il prezzo necessario per il mantenimento dell'euro e per una parziale presa in considerazione degli interessi francesi: vale a dire il controllo della BCE. Il riavvicinamento fra Francia e Germania, di cui si parla con molta enfasi dall'elezione di Macron, potrebbe finalmente compiersi dopo le elezioni federali tedesche, nella misura in cui sarà possibile ridurre i grandi squilibri all'interno dell'Eurozona.

Fino alla prossima crisi

Il Ministro delle Finanze Schäuble si rifiuta da sempre di tentare di ridurre le conseguenze dell'offensiva dell'export tedesca attraverso qualsiasi forma di trasferimento. In questo modo Berlino ha ampliato la distanza economica fra la Repubblica Federale e il resto dell'UE, destabilizzando l'unione monetaria. Con l'introduzione degli Eurobond, di cui a Berlino si discute internamente, pare ci sia la volontà da parte della Germania di andare incontro alle richieste di Parigi arginando gli effetti centrifughi derivanti dalla sua politica socio-economica e quindi mantenere in vita la zona Euro, almeno nel medio periodo - se il prezzo da pagare si rivelerà adeguato. Gli Eurobond permetterebbero alle economie del sud-Europa, fiaccate dopo molti anni di crisi, di beneficiare dei bassi tassi di interesse di cui gode la Repubblica Federale. Si tratterebbe di un modo per ridurre almeno parzialmente gli squilibri nella zona Euro, sempre nella prospettiva di una egemonia tedesca un po' piu' stabile, prolungando l'esistenza della moneta unica - almeno fino alla prossima crisi.


[1] An der Reihe. Der Spiegel 2017/21.
[2] Bald erstmals ein Deutscher an der Spitze der EZB? faz.net, 19.05.2017.
[3] Prospect of Weidmann in top job raises hackles at ECB. ft.com 03.07.2017.
[4] Bundesbank chief Jens Weidmann 'considered resigning over ECB bond buying'. telegraph.co.uk 31.08.2012.
[5], [6] Merkel's ECB Candidate. handelsblatt.com 21.05.2017.
[7] Große Koalition lehnt Macrons Ideen geschlossen ab. faz.net 09.05.2017.

sabato 29 aprile 2017

Handelsblatt: l'inutile dibattito intorno alla BCE

Handeslblatt, il quotidiano dell'industria e della finanza, sta con Draghi. Frank Wiebe, editorialista e commentatore sul quotidiano economico scrive: il dibattito intorno alla BCE e a Draghi è inutile ed è solo al servizio della campagna elettorale. Da Handelsblatt.de


Nessun dibattito superfluo è necessariamente anche innocuo. Questo vale soprattutto per la politica monetaria della BCE. Il suo obiettivo è riportare l'inflazione dell'Eurozona "vicino al 2%". Ora il valore è intorno all'1.9%, leggermente superiore a quanto previsto dagli economisti, perciò' avrebbe raggiunto il suo obiettivo. Perché allora il presidente della BCE Mario Draghi non cambia marcia e decide di aumentare i tassi di interesse a breve termine, oppure interrompe gli ampi acquisti di obbligazioni con i quali puo' spingere verso il basso i tassi di interesse a lungo termine?

Draghi ha ripetuto piu' volte la risposta a questa domanda: l'aumento dell'inflazione è in buona parte solo un effetto temporaneo, inoltre vuole essere sicuro che le misure della BCE siano stabili. Che con queste parole egli riesca a trovare molta comprensione è un'altra questione: il tema dei tassi di interesse rischia di diventare un problema in campagna elettorale. Il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble recentemente ha messo in guardia: la BCE deve seguire l'esempio della FED americana e iniziare a tirare il freno.

La discussione sui bassi tassi di interesse è comprensibile. Alla fine la Germania è un paese in cui si fanno pochi figli. Il sistema pensionistico per ripartizione si appoggia su di una base molto stretta. I tedeschi devono ricorrere alla previdenza integrativa privata per potersi garantire un sostentamento in vecchiaia. E senza interessi tutto cio' sarà molto difficile - le preoccupazioni sono quindi giustificate.

Tuttavia il dibattito sulla BCE resta ampiamente inutile. Soprattutto perché i banchieri centrali in ogni caso, prima o poi, dovranno modificare il loro corso. Non ne possono parlare ad alta voce, perché altrimenti i mercati cercherebbero di anticipare questo movimento che quindi nei fatti si realizzerebbe prima del previsto. La politica monetaria è un atto di bilanciamento. Non solo penalizza chi arriva troppo tardi, ma colpisce anche chi si muove troppo presto, perché in seguito sarà costretto a modificare il proprio corso, e in questo modo si farà ancora piu' male.  

Il dibattito è anche pericoloso. Non perché potrebbe spostare Draghi dal suo corso, e sicuramente non accadrà. Ma perché distrae dai veri problemi politici, che comunque nel corso del tempo non si risolvono da soli. Perché promuove l'ostilità nei confronti dell'Europa. Perché mette la Germania in una posizione isolata - visto da fuori, il nostro paese, con la sue continue critiche alla BCE e con la sua politica finanziaria estremamente prudente, sembra incorreggibile ed estremamente egoista.

Non sapremo mai se esiste una reale alternativa alla politica monetaria espansiva della BCE. Portando l'inflazione esattamente dove dovrebbe essere crea l'illusione che la situazione non sia poi cosi' difficile, fa credere che il ritorno alla deflazione non sia mai stato una reale minaccia e che lo sviluppo sarebbe comunque andato nella giusta direzione. Anche gli stessi economisti sul tema non sono d'accordo, ma ormai si tratta di una questione accademica. La BCE prima o poi annuncerà un cambio di rotta - e probabilmente questo arriverà troppo tardi per la campagna elettorale tedesca.

FAZ: la BCE a tutto gas

Puntuale, dopo ogni riunione della BCE, dalla FAZ arriva il solito attacco a Draghi. L'accusa è sempre la stessa, spingere al massimo la politica monetaria della BCE per aiutare i paesi indebitati del sud-Europa. Da FAZ.net



La BCE non ha nessuna intenzione di uscire dalla politica monetaria ultra-espansiva. Le colombe nel consiglio direttivo della BCE vedono rischi ovunque, per questo è necessario premere sull'acceleratore fino al massimo dei giri. Cosi' la BCE, da qui alla fine dell'anno, vuole pompare un altro mezzo trilione di Euro e lasciare i tassi di interesse a zero per un lungo periodo. Perchè?

L'economia è sempre piu' forte, alcuni indicatori di fiducia sono ai livelli piu' alti degli ultimi sei anni. Inoltre, l'inflazione non è cosi' lontana da quel 2% che la BCE si era posta come obiettivo, anche se l'aumento finora è da ricondurre per lo piu' al prezzo del petrolio. La crescita dei salari e degli altri fattori di costo puo' rafforzarsi.

Il presidente della BCE con le sue continue procrastinazioni non è per niente credibile. Non c'è alcuna ragione per avere oggi una politica della banca centrale molto piu' espansiva di quella praticata al culmine della crisi finanziaria. La BCE dovrebbe ridurre gli acquisti di obbligaazioni. O forse non si tratta in realtà solo del fatto che paesi fortemente indebitati - come ad esempio l'Italia - sono dipendenti dall'aiuto discreto della BCE?