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venerdì 7 dicembre 2012

Colonialismo demografico


L'arrivo in Germania di lavoratori qualificati dal sud Europa risolve i problemi demografici tedeschi, ma crea nuove difficoltà per gli eurodeboli. Siamo di fronte ad un colonialismo demografico? Da WirtschaftsWoche
Grande gioia per l'arrivo dei lavoratori migranti dal sud Europa, ma stiamo chiudendo gli occhi sui problemi dei paesi di origine. Una nuova fonte di conflitto in Europa.

Finalmente arrivano: gli espatriati che i tedeschi speravano di avere. "Sempre piu' accademici fra i nuovi immigrati", ha annunciato l'Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung. Sono giovani, hanno studiato e per i due terzi arrivano dall'Europa. 306.000 cittadini EU nella prima metà del 2012 sono arrivati in Germania, 24 % in piu' rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La maggior parte di loro arriva dalla Polonia (89.000) e dagli altri paesi dell'Europa dell'est e del sud est. Ma l'emigrazione dal sud Europa è cresciuta con particolare forza. Dalla Grecia nella prima metà del 2012 sono arrivate quasi 16.000 persone (78 % in piu' rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente), dalla Spagna 11.000 (+ 53%), e dal Portogallo quasi 6000 (+53%). E in futuro potranno crescere ancora.

Allenarci alla cultura del benvenuto

Gli immigrati europei sono accolti come un messia collettivo arrivato per salvare la Germania dal disastro. E il disastro si chiama: mancanza di forza lavoro specializzata. Sostenuti dal Ministero per l'economia e dalle associazioni di categoria, i tedeschi vorrebbero sviluppare una "cultura del benvenuto". L'istituto Goethe di Madrid istituisce nuovi corsi di tedesco. Le camere di commercio tedesche cercano attivamente personale nel sud Europa: "Le imprese devono solo dirci quali profili stanno cercando. Noi poi inviamo i nostri uomini", assicura il presidente delle Camere di commercio tedesche (DIHK), Hans Heinrich Driftmann.

Nella politica tedesca e ai piani alti dell'economia c'è unanimità: i tedeschi non si riproducono abbastanza, gli immigrati devono venire a salvarci. Cosi' come 40 anni fa nessun reclutatore di Gastarbeiter pensava alle conseguenze di lungo periodo per la società tedesca, anche oggi i sostenitori dell'immigrazione non riflettono sui possibili effetti: per i paesi di origine.

Con un master in valigia

I sudeuropei - a differenza di molti alti gruppi di immigrati - non avranno grandi problemi di integrazione. 30enni greci o spagnoli con un master in valigia non sono culturalmente molto diversi dai tedeschi nativi. Ma questa emigrazione, in un futuro non troppo lontano, sarà un problema per i paesi di origine. Oltre ad avere un problema di debito pubblico, mancanza di competitività ed elevata disoccupazione giovanile, questi paesi hanno gli stessi problemi demografici della Germania.

La crisi del sud Europa per l'ufficio risorse umane delle aziende tedesche è una grande opportunità. Sembrerebbe una situazione win-win: la metà degli spagnoli sotto i 25 anni sono disoccupati e l'economia tedesca potrà attingervi. Ma come in tutti i presunti affari win-win, anche l'emigrazione di personale specializzato non rimarrà senza problemi e conseguenze. I paesi da cui oggi emigrano le speranze dei dipartimenti risorse umane tedeschi, sono diversi dai classici paesi di emigrazione

Nel sud Europa una spirale verso il basso

L'Europa del sud da molto tempo non è piu' il serbatoio inesauribile di manodopera per i paesi industrializzati, come lo era stato nel diciannovesimo e ventesimo secolo. I tassi di natalità del sud Europa non sono molto piu' alti di quelli tedeschi. Molti di noi non si sono ancora resi conto che le spagnole, le italiane e le greche non hanno piu' 3, 4 o 5 bambini, come ai tempi del reclutamento dei "gastarbeiter". In media una donna spagnola, secondo le statistiche UN, ha 1.2 bambini, meno della media delle donne tedesche.

Le conseguenze dell'emigrazione dei lavoratori specializzati verso la Germania non sono state analizzate: l'assunzione di questi giovani da parte dei tedeschi non potrà che peggiorare i problemi demografici, comuni a tutta Europa, dei loro paesi di origine. Nessuna economia puo' crescere se le persone giovani e produttive lasciano il paese. 

L'emigrazione verso il nord sottrae al sud Europa proprio quei giovani senza i quali non è possibile migliorare la competitività economica: lavoratori della conoscenza, persone intelligenti, creative e mentalità imprenditoriali. Come è possibile che in Spagna, per non parlare della Grecia o del sud Italia ci possa essere una ripresa, se vengono a mancare coloro che dovrebbero avviarla e portarla avanti?

Il sud e l'est Europa sono di fronte ad una situazione demografica drammatica, che probabilmente è unica nella storia: calo delle nascite e contemporanea emigrazione dei giovani piu' produttivi. C'è il rischio di una spirale verso il basso.

E' un dilemma che nessuno vuol vedere.  Da un lato come paese salvatore ci auguriamo che il sud (e anche l'est) Europa possano rapidamente tornare produttivi e perciò non essere piu' dipendenti dai trasferimenti. Allo stesso tempo  il problema demografico nella periferia europea diventa piu' grave: per risolvere un nostro problema di mancanza di forza lavoro preleviamo personale specializzato dai paesi del sud ed est Europa. Il demografo Herwig Birg parla di "colonialismo demografico": importando i giovani da altri paesi, sfruttiamo questi paesi da un punto di vista demografico.

Böblingen invece di Pamplona

L'immigrazione, di cui i politici tedeschi oggi sono molto felici, potrebbe diventare un ulteriore argomento di discussione con i paesi del sud, in una situazione già tesa. Già oggi, nonostante i giganteschi salvataggi non c'è alcuna gratitudine verso la Germania, piuttosto un risentimento crescente. Non riceveremo certo un grazie da Lisbona, Madrid o Atene, per aver alleggerito il carico dei locali centri per l'impiego. Ma se un giorno il sud Europa dovesse tornare ad avere una buona situazione economica, e ci si rendesse conto che mancano i giovani perché lavorano a Boblingen invece che a Pamplona, i loro governi presenterebbero a Brussel e Berlino argomenti completamente nuovi.

Il conflitto fra i principi intraeuropei di concorrenza e solidarietà sarà esacerbato dalla catastrofe demografica. La campagna tedesca per reclutare giovani produttivi da paesi in cui le nascite sono basse come in Germania, metterà a dura prova non solo i sistemi di sicurezza sociale nei paesi di origine, ma anche la solidarietà intraeuropea. Il conto finale per la Germania potrebbe allora costare molto di piu' di qualche corso di tedesco.

martedì 27 novembre 2012

Bofinger: senza un cambio di strategia l'Euro non sopravviverà


Bofinger, membro del Consiglio dei saggi economici, sulle pagine della euroscettica Wirtschaftswoche lancia un appello: o si fa l'unione politica oppure con l'Euro è meglio lasciar perdere.
La zona Euro si trova in una situazione di calma apparente. La disponibilità della BCE ad acquistare titoli di stato in misura illimitata ha stabilizzato i mercati e scongiurato il rischio di una rottura. Ma i problemi di fondo non sono stati affrontati.

Con le politiche di risparmio non si esce dalla crisi Euro. E' necessario un salto in avanti verso una politica fiscale comune. Se non si riuscirà a farlo, allora il ritorno alle valute nazionali sarà un'opzione possibile. L'intera zona Euro potrebbe scivolare in recessione, e questa volta anche i paesi centrali come Francia e Germania sarebbero coinvolti.

Naturalmente ci sono anche luci. I disavanzi delle partite correnti si sono ridotti in tutti i paesi in crisi: in parte per la riduzione delle importazioni causata dalla congiuntura negativa, ma in parte anche per la crescita dell'export. Il miglioramento della competitività ci porterà ad un successo duraturo solo se la zona Euro nel suo complesso tornerà su un sentiero di crescita.

Politiche economiche procicliche conducono alla   recessione

Secondo ogni legge economica, se tutti i paesi membri continueranno sulla strada dell'austerità non potremo avere alcun successo. Sebbene già ora la zona Euro si trovi in una recessione profonda, per il 2013 è prevista una ulteriore riduzione del disavanzo corretto per il ciclo di un punto percentuale. Una tale politica prociclica ci porta sempre piu' a fondo nella recessione facendo crescere il tasso di disoccupazione oltre il già alto 11.7% attuale. La condizione delle banche peggiorerà, come quella delle finanze pubbliche.

Anche per la competitività le prospettive non sono buone: il capitale umano dei disoccupati sarà svalutato, gli investimenti privati e pubblici si ridurranno. In definitiva, il tentativo di alcuni paesi di tornare competitivi con una riduzione dei salari, causerà una tendenza deflazionistica che accrescerà ulteriormente i problemi di indebitamento del settore privato.

Una politica fiscale espansiva ha aiutato gli Stati Uniti

Che questi sviluppi siano evitabili lo dimostra l'esempio americano. Li' con una politica fiscale espansiva sono riusciti a stabilizzare il mercato immobiliare, e il settore privato ha potuto rimettere a posto i bilanci provati dalla crisi. In quale condizione si troverebbe l'economia americana e quella mondiale, se il deficit di bilancio americano non fosse intorno al 9%, ma vicino al 3% come nella zona Euro?

Senza un cambiamento fondamentale di strategia l'Euro nei prossimi anni non sopravviverà, né economicamente né politicamente. L'unione monetaria ha solo una possibilità: i paesi membri dovranno considerare la crisi come una sfida comune e non come una somma di differenti deficit di competitività. Una prospettiva comune imporrebbe di posticipare le misure di risparmio fino al superamento della recessione. Nel frattempo, deficit piu' alti dovrebbero essere finanziati collettivamente.

Un tale cambiamento di strategia non dovrebbe essere considerato un assegno in bianco per una politica di bilancio lassista. Piuttosto inserito all'interno di un accordo fra i paesi membri per creare le condizioni verso una ulteriore integrazione politica.

A livello europeo dovrebbero essere preparati meccanismi efficaci per disciplinare la politica fiscale nazionale. In concreto, si dovrebbe pensare ad un Ministro delle finanze europeo legittimato dal Parlamento Europeo, con il compito di verificare che le politiche fiscali della zona Euro siano adeguate alla congiuntura. E che allo stesso tempo abbia diritti di intervento verso i paesi con politiche fiscali non virtuose. 

Meglio una fine orrenda, che un orrore senza fine

Un tale cambiamento di strategia richiede molto coraggio. Se  il percorso verso una maggiore integrazione non lo si ritiene realizzabile politicamente, ci si dovrebbe allora chiedere se non sia preferibile una ordinata dissoluzione dell'unione monetaria. Questo per l'economia tedesca significherebbe ingenti perdite di competitività in termini di prezzo.

Ma una profonda recessione della zona Euro avrebbe conseguenze economiche ancora piu' gravi per la Germania. Politicamente, le garanzie crescenti necessarie per gli altri paesi sarebbero un rischio aggiuntivo. E un tale "orrore senza fine" alla fine condurrebbe ad una dissoluzione volontaria o involontaria dell'Euro.

Politicamente l'Euro si trova oggi nel mezzo di un tunnel molto lungo. Se non vogliamo che resti in questa posizione scomoda, ci sono solo due possibilità. La politica deve cercare la via d'uscita che dall'unione monetaria porta all'unione politica. Ma se per fare questo manca la forza o il coraggio, si dovrebbe allora riflettere se non sia meglio tornare verso l'ingresso, vale a dire verso il mondo delle monete nazionali. 

martedì 20 novembre 2012

L'oro del Club Med


WirtschaftsWoche rilancia un tema molto caro ai conservatori: oro e garanzie reali a copertura dei crediti Target della Bundesbank. Frank Doll
Saldi Target Bundesbank in ottobre a 719.35, +23.8 miliardi rispetto a settembre www.querschuesse.de
I tedeschi sarebbero molto piu' tranquilli se la Bundesbank potesse ricevere in pegno l'oro dei paesi periferici.

Visto che gli investitori privati sono entrati in sciopero, le banche centrali dei paesi Euro sono intervenute per finanziare i deficit delle partite correnti delle loro economie. In questo modo hanno generato giganteschi crediti nei confronti delle loro banche nazionali. Al contrario, presso le altre banche centrali, prima di tutto quella tedesca, attraverso il sistema di pagamento Target 2 si sono costituiti enormi crediti. Questi in agosto hanno raggiunto la cifra record di 751 miliardi di Euro.

In maniera un po' prematura, in settembre, il rientro a 695 miliardi dei saldi Target della Bundesbank, era stato considerato un indizio della rinnovata fiducia degli investitori e del loro ritorno in forza verso il sud Europa. Ma già in ottobre i crediti della Bundesbank  sono tornati a 719 miliardi di Euro. La fuga di capitali dal sud Europa è continuata e la BCE ha colmato il gap di finanziamento. I crediti Target 2 della Bundesbank nei prossimi anni potrebbero salire fino a 2.000 miliardi di Euro, secondo una stima del FMI.

I tempi d'oro sono passati.

Ai tempi del gold standard non sarebbe stato possibile: allora la Bundesbank avrebbe ricevuto un pagamento in oro dai paesi in deficit.  Tuttavia le loro riserve ufficiali di oro, valutate al prezzo corrente, coprono solo il 27 % dei quasi 1000 mille miliardi di passività Target 2.

Nonostente ciò, la maggioranza dei tedeschi sarebbe molto piu' tranquilla se la Bundesbank ricevesse in garanzia l'oro della periferia, invece di dover vendere le proprie riserve e accettare in bilancio obbligazioni del Club Med. Messa in questo modo, potremmo anche affondare l'oro dei tedeschi nell'Atlantico, proprio come suggerito da "Die Zeit".

mercoledì 14 novembre 2012

Sinn: l'unione bancaria sarà un disastro


H.W. Sinn torna ad infiammare il dibattito sugli eurosalvataggi. Questa volta lo fa attaccando la nascente unione bancaria: il patrimonio dei tedeschi sarà usato per salvare le banche del sud Europa. Da WirtschaftsWoche
Dietro le tende fervono i preparativi per l'unione bancaria. Ma gli interessi tedeschi ancora una volta rischiano di essere dimenticati.

Dopo l'acceso dibattito estivo, sul tema dell'unione bancaria sembrava essere calato il silenzio. Ma la quiete è ingannevole, perché a porte chiuse la commissione EU, la Francia e i paesi del sud portano avanti con grande energia il progetto. La Germania ha posto come condizione per  salvare le banche in difficoltà con il denaro dell'ESM, l'istituzione di un'autorità di controllo. Per questa ragione si vuole dare vita quanto prima a qualcosa che rassomigli ad un controllo bancario. Il risultato potrebbe pero' essere davvero terribile.

Vi è innanzitutto il fatto che il controllo bancario sarà insediato presso la BCE. Il problema non è  la  irresistibile tentazione dei partecipanti di rifornire le banche in difficoltà - ma in verità da liquidare - con il denaro fresco appena uscito dalle stampanti. Ancora peggio: la BCE già da molto tempo finanzia in grande stile le banche in difficoltà, accontentandosi di dubbie garanzie. Jens Weidmann si è già lamentato sul tema con una lettera inviata a Draghi in febbraio.

La BCE potrebbe trovarsi davanti alla scelta: dichiarare fallita una banca privata, liquidandola e rinunciando ai crediti erogati verso di essa, oppure considerare la banca salvabile e in questo modo darle accesso ai mezzi del fondo ESM. E' intuitivo quale sarebbe la decisione della BCE. E' come se al venditore di un auto da rottamare, gli si desse il diritto decidere se la propria auto puo' superare la revisione.

Una adeguata rappresentanza dei paesi ancora sani all'interno della nuova autorità di controllo, potrebbe mitigare la catastrofe. Ma non sembra essere il caso. Segnali chiari ci fanno pensare che la struttura di controllo della nuova autorità di garanzia sarà organizzata come il consiglio BCE. Vale a dire: ogni paese avrà un singolo voto, indipendentemente dal fatto che sia grande o piccolo, e la Repubblica Federale Tedesca dovrà essere felice se riuscirà ad imporre le proprie decisioni a Malta.

La maggioranza dei paesi del Club Med, che da 2 anni e mezzo mette la Bundesbank all'angolo, resta incontrastata - e potrà quindi decidere, quali banche europee avranno accesso al salvataggio tramite le garanzie dell'ESM.

Sicuramente nell'ESM c'è una minoranza che puo' bloccare i provvedimenti, ma solo sulle decisioni importanti. E questo probabilmente non accadrà sulle singole decisioni, come ad esempio il salvataggio di una determinata banca. Nella formulazione del trattato ESM, la politica ha infatti provveduto per tempo: su alcune decisioni sarà sufficiente una maggioranza non qualificata.

In questo modo la strada per il salvataggio delle banche indebitate del sud Europa, con il denaro dei contribuenti dei paesi Euro ancora sani, sarà tutta in discesa. Anche da un punto di vista giuridico si vogliono eliminare gli ostacoli restanti. Cio' è evidente nella proposta della commissione EU per il risanamento e la gestione degli istituti di credito e delle società di investimento, su cui il collega Harald Hau dell'INSEAD ha richiamato la mia attenzione.

Nel documento, all'articolo 52, con un linguaggio poco comprensibile, si dice che lo strumento per la partecipazione dei creditori ai fallimenti bancari ("bail in tool") dovrebbe essere realizzato in modo da massimizzare il valore del credito e tranqullizzare l'investitore. Probabilmente anche la commissione EU vuole introdurre una forma di garanzia pubblica, tramite l'ESM, per le banche del sud Europa.

I creditori di queste banche non dovranno allora temere un ulteriore ampliamento degli attivi bancari, perché il fondo ESM offrirà un servizio di assicurazione del credito contro ogni default. Tenuto conto del fatto che la stessa commissione EU ha classificato la garanzia offerta dallo stato tedesco per le Landesbanken come una sovvenzione illegittima e quindi proibita (che tra l'altro ha portato al crollo della WestLB), questo cambiamento di orientamento è grottesco. Lo stato tedesco ha dovuto ritirare le garanzie statali alle banche nazionali.

Ma ora invece gli si chiede di salvare le banche fallite del sud Europa.

Se questo dovesse accadere, il risparmio dei paesi del Nord, sotto la protezione dei contribuenti degli stessi paesi, sarà guidato di nuovo verso il sud Europa, dove a causa delle precedenti esperienze negative, non si voleva piu' spostare. Gli investimenti sbagliati nel sud Europa, che hanno portato l'Eurozona sull'orlo della rovina, in questo modo potranno andare avanti.

Ancora una volta Bruxelles sceglie una strada sbagliata, senza che la politica tedesca e l'opinione pubblica se ne occupino tempestivamente. I tedeschi discutono accesamente sul tema del Betreuungsgeld (sostegno alle famiglie con figli), e non si accorgono che contemporaneamente il loro patrimonio viene messo a disposizione di altri. Quando finalmente si libereranno dal loro letargo spirituale e considereranno l'integrazione europea un tema di cui occuparsi, nell'interesse  dei loro figli e del loro futuro?

sabato 3 novembre 2012

Il trojano al Bundestag


Il cavallo di Troja del sud Europa è entrato al Bundestag. Una reazione al discorso di Draghi a Berlino. Da WirtschaftsWoche, settimanale economico piu' venduto, Frank Doll.

Chi ha assistito con attenzione al discorso del presidente BCE a Berlino, sarà rimasto senza fiato. E' sfacciato, quello che Mario Draghi ha detto davanti al Bundestag. Si può solo sperare che i parlamentari presenti abbiano riconosciuto le favole di Draghi come tali.

Un paio di mezze verità, il rischio deflazione e le affermazioni da far rizzare i capelli sugli acquisti programmati di titoli di stato europei (OMT) da parte della BCE - Mario Draghi non ha avuto molto di piu' da offrire al Bundestag. I deputati si sono lasciati convincere dalla recita?  Una politica BCE pasticciata che si giustifica con argomentazioni assurde, e che ora è pronta a rompere anche l'ultimo tabu' di una banca centrale: il finanziamento degli stati senza se e senza ma.

Per questo e solo per questo Draghi ha bisogno del Bundestag. Gli altri tabu' sono già stati superati, come l'introduzione degli Euro-bonds dietro le quinte, e la versione light del finanziamento agli stati. Niente di tutto ciò è coperto dal mandato BCE. Draghi vuole almeno preservare le apparenze di legalità.

I deputati e l'opinione pubblica tedesca non dovrebbero fargli sconti. Alle frasi centrali pronunciate dal presidente mercoledi scorso, si dovrebbe commentare in maniera mirata:

“OMT will not lead to financing of governments.” - Allora non compreranno titoli di stato?

“All this is fully consistent with the Treaty´s prohibition on monetary financing.” - La violazione del trattato è quindi all'interno del mandato BCE.

“OMT will not compromise the independence of the ECB” - Certo non in via esclusiva, visto che con il LTRO vi aveva già rinunciato.

“OMT will not create excessive risks for euro area taxpayers.” - Tutto dipende da cosa significa eccessivo. Con un capitale proprio della BCE di 18 miliardi di Euro, ogni espansione di bilancio per il salvataggio degli stati falliti rappresenta un rischio eccessivo per il contribuente.

“This will ensure that the ECB intervenes only in countries where the economy and public finances are on a sustainable path“ - Come in Grecia, appunto.

“OMT will not lead to inflation. In this sense, OMTs are not in contradiction to our mandate.” - Sì, la BCE vuole sterilizzare i titoli acquistati. Ma queste obbligazioni vengono accettate anche come garanzia per il prestito di denaro, cosa che amplia la base monetaria.

"We see no signs that our announcement has effected inflation expectations." - Perchè allora i tedeschi stanno fuggendo verso il mattone? 

martedì 30 ottobre 2012

Schäuble non ha scelta


Per il taglio del debito greco non è questione del se, ma solo del quando. Puri calcoli elettorali porteranno Merkel e Schäuble a temporeggiare ancora. Ma prima o poi dovranno ammettere davanti agli elettori che il denaro prestato ad Atene non tornerà e l'austerità imposta è stata un fallimento: a spese del contribuente tedesco. Da  WirtschaftsWoche
Il taglio del debito greco si avvicina. Non importa in che modo sarà fatto: se i greci riacquisteranno il loro vecchio debito con il denaro da noi prestato o se i nostri crediti saranno invece annullati direttamente - noi pagheremo. In un modo o nell'altro.

Economicamente è corretto, ma politicamente ci sono delle grandi differenze. Qualunque sia il metodo utilizzato, il conto si presenterà chiaro e leggibile per ogni elettore, oppure nascosto nel cassetto - e poi tirato fuori in un secondo momento.

Nonostante il taglio del debito per i creditori privati, ora come prima, la Grecia resta schiacciata sotto il carico del suo immenso debito.  Il debito, che con il taglio per il settore privato sarebbe dovuto scendere nel medio periodo dal 170 al 120 % del PIL, a causa della recessione cresce verso il 200 %. E' chiaro che il paese non può sopportare questo carico: con uno zaino sulle spalle pieno di tonnellate di debito, il paese non tornerà mai a camminare sulle proprie gambe. E' necessario un alleggerimento del carico.

La maggior parte del debito greco è detenuto dai paesi dell'Eurogruppo e dalla BCE. Molti creditori privati prima dell'haircut sono riusciti a scaricare i loro titoli alla BCE; gli stati tuttavia con l'ultimo taglio hanno fatto gravare i costi sul settore privato. Ma cosi' non puo' andare avanti, se veramente si intende far uscire Atene dalla trappola del debito.

Il taglio del debito causerebbe un buco nel bilancio degli stati

La semplice cancellazione di alcuni zeri avrebbe però conseguenze devastanti per gli stati partner, soprattutto per i paesi Euro. Da un lato sarebbe problematico cancellare il debito di uno stato a causa della sua insostenibilità, e poi fornire direttamente del denaro fresco - perché senza miliardi dall'Europa, Atene da metà novembre non potrà pagare né le bollette né gli stipendi. Ma soprattutto, un taglio del debito causerebbe un buco nei bilanci pubblici. La Germania - e il governo federale - sarebbero colpiti al cuore nel pieno dell'anno elettorale.

Un po' piu' elegante è la variante preferita del ministro Schäuble: la Grecia riceve dall'ESM una nuova tranche di aiuti, con cui riacquista essa stessa i suoi vecchi debiti. Poiché il corso dei titoli greci è caduto drasticamente, con un Euro di denaro fresco si possono acquistare sul mercato 1.5 € di vecchi debiti. Detto altrimenti: con 100 miliardi dati dall'ESM per la transazione, l'indebitamento netto della Grecia scende di 50 miliardi.

Politicamente affascinante per il governo federale è il fatto che i fondi non arriverebbero dal bilancio federale, ma direttamente dall'ESM. Berlino dovrà lo stesso fare i versamenti nel fondo, oppure dovrà pagare per le garanzie offerte se in seguito i nuovi crediti concessi diventassero inesigibili. E' probabile che accada, ma sarà fra qualche anno. 

Ma in quella data probabilmente non ci saranno elezioni, mentre nel settembre 2013 il governo dovrà presentarsi agli elettori.

domenica 21 ottobre 2012

Sinn: il governo federale dovrà cedere sugli Eurobond


H.W. Sinn su WirtschaftsWoche torna a parlare dei saldi Target e questa volta va contro corrente: gli acquisti di titoli pubblici  da parte della BCE per i tedeschi sono un affare, e presto o tardi avremo gli Eurobond.
I pericolosi saldi Target nell'Eurosistema si ridurranno con l'acquisto di titoli di stato da parte della BCE o tramite il fondo di salvataggio ESM. Ma in questo modo la crisi non sarà risolta. Presto o tardi il governo federale dovrà accettare gli Eurobond.

Fino a poco tempo fa questo ingombrante termine era sconosciuto anche a coloro che si interessavano di economia: nel corso dell'Eurocrisi i saldi Target sono tuttavia diventati un argomento di pubblica discussione. Si tratta di trasferimenti di denaro dal sud al nord dell'Eurozona. Nascono perché la BCE permette alle banche del sud e ai loro clienti di prendere a prestito con garanzie sempre peggiori una crescente quantità di denaro - per poter acquistare beni dal nord, saldare i debiti ed effettuare investimenti.

Perchè sono un problema? Dal punto di vista delle banche nord europee, i saldi Target sono cresciuti per l'offerta di denaro a tassi molto bassi che le banche centrali del sud hanno fatto alle loro economie. Le banche del nord hanno preferito depositare il denaro dei risparmiatori presso le loro banche centrali. Cosi' da sole le banche commerciali tedesche hanno depositato presso la Bundesbank circa 700 miliardi di Euro, e questo è infatti il credito concesso dalla Bundesbank alle altre banche centrali. Invece di ricevere dei crediti ad un tasso di interesse competitivo, per i suoi avanzi commerciali la Germania ha ricevuto solo dei crediti Target: crediti che si dissolverebbero se l'Euro dovesse frantumarsi, oppure sarebbero erosi dall'inflazione se le cose continuassero ad andare avanti come ora.  Anche se l'Euro-crash non dovesse verificarsi, la politica BCE uccide i rendimenti sul denaro dei risparmiatori, delle banche e delle assicurazioni sulla vita.

I saldi Target non sono solo il sintomo e il termometro della crisi, piuttosto una misura del credito pubblico che attraverso la BCE è fluito verso il sud Europa. Insieme all'acquisto di titoli da parte della BCE, questo credito è pari a 4 volte tutti i fondi di salvataggio concessi fino ad ora dai parlamenti nazionali, dalla commissione EU e dal FMI. Se avessimo un sistema come negli Stati Uniti, i debitori Target dovrebbero saldare i loro debiti nei confronti della banca centrale attraverso la messa a disposizione di titoli ad alto rendimento. Se ci trovassimo ancora nel sistema di Bretton Woods, il sistema a cambi fissi che collegava i paesi occidentali fino al 1973, i crediti Target tedeschi, come accadeva allora, sarebbero stati saldati con dell'oro.

E' nella logica della trappola Target in cui è caduto il nostro paese: la Germania deve solo rallegrarsi se i crediti Target della Bundesbank potranno essere sostituiti dall'acquisto di titoli di stato della BCE. Questo controverso programma farà infatti tornare gli acquisti di titoli di stato dal nord Europa e spingerà verso il sud Europa un nuovo flusso di denaro. In questo modo i crediti Target torneranno a scendere e saranno sostituiti da un nuovo credito pubblico della BCE. I crediti della Bundesbank verso l'Eurosistema saranno quindi convertiti in un titolo scambiabile, che a differenza dei crediti Target, anche in caso di rottura della zona Euro manterrà il suo valore. Scommetto, che questo è stato l'argomento con il quale  il governo tedesco è stato convinto da Mario Draghi a tollerare l'acquisto dei titoli di stato tramite le banche centrali dell'Eurosistema - azione contro la quale il presidente della Bundesbank Jens Weidmann si è battuto invano.

Ancora meglio dell'acquisto di titoli mediante la BCE, dal punto di vista tedesco, è l'acquisto di titoli da parte del fondo di stabilità ESM. Diversamente dal consiglio BCE, la Repubblica Federale nel consiglio ESM ha un potere di voto che corrisponde alla sua percentuale di garanzia del 27%. E qui non potrà certo trovarsi in minoranza come nel consiglio BCE con Weidmann. Questa condizione ha contribuito in maniera decisiva per la ratifica del trattato da parte del Bundestag.

Stando così le cose, si deve supporre che l'attivismo dell'ESM a favore dei salvataggi non si fermerà qui. Ad un certo momento la capacità del fondo di salvataggio si esaurirà, e allora ci sarà bisogno di nuovi miliardi. Poiché la corte costituzionale ha bocciato la licenza bancaria per il fondo ESM, il governo dovrà affrontare di nuovo il parlamento. Per evitare i problemi associati, il governo potrebbe allora abbandonare la sua opposizione agli Eurobond. Se arrivassero veramente i titoli del debito pubblico comuni, avremmo allora per la prima volta la quiete sui mercati - fino a quando non sarà chiaro, che i bassi tassi di interesse rallenteranno lo zelo riformatore dei paesi indebitati rendendo permanente la mancanza di competitività. 

I crediti Target hanno causato una valanga di denaro a buon mercato verso il sud Europa, che politicamente non può piu' essere arrestata. A meno che non si combatta il problema alla radice - nella BCE stessa.

mercoledì 22 agosto 2012

Sinn: fuori gli eurodeboli!


Hans Werner Sinn, dalle colonne di WirtschaftsWoche, torna a chiedere un'uscita di Atene e degli altri paesi in crisi dall'Euro. Un ulteriore taglio del debito greco non avrebbe alcun senso.

La richiesta del Fondo Monetario Internazionale (FMI) di un ulteriore taglio del debito greco è assurda. La politica deve finalmente prendere atto del fatto che l'Euro con i membri attuali non può sopravvivere - e che l'Eurozona deve essere ridotta ad un nucleo di stati capaci di far funzionare la moneta unica.

Vi ricordate ancora del maggio 2010? Allora il debito greco, pari a circa 310 miliardi di Euro, era prima di tutto nelle mani degli obbligazionisti privati. E si diceva: in nessun caso gli investitori privati potranno essere coinvolti da un taglio del debito, perchè questo avrebbe causato il crollo dell'economia mondiale. Cio' ha portato ai giganteschi pacchetti di salvataggio per 246 miliardi di Euro, di cui fino ad ora 149 miliardi di Euro sono stati già pagati. Poichè questo non è bastato, nel marzo 2012 è stato fatto un Haircut, con il quale il debito greco è stato ridotto di 107 miliardi di euro. E' stato uno dei piu' grandi tagli del debito della storia.

Ma non è servito a molto. Ogni analisi seria sulla sostenibilità del debito dovrebbe arrivare alla conclusione, che la Grecia non può far fronte ai restanti 280 miliardi di Euro di debito, pari al 132 % del PIL. Questo messaggio dovrebbe essere contenuto anche nell'analisi della Troika (BCE, IMF, EU) prevista in autunno.

La conseguenza logica è la seguente: la prossima tranche dei fondi autorizzati, che avrebbe portato alla Grecia (o meglio ai suoi creditiori) 33 miliardi di Euro, non dovrà essere pagata. A meno che i parlamenti dell'Eurozona non rinuncino alle loro richieste - cosa improbabile data la resistenza crescente al Bundestag.

Se si utilizzano i consueti calcoli di sostenibilità del debito, c'è solo una possibilità per arrivare ad una valutazione positiva nel caso della Grecia: i debiti devono essere ridotti, prima che il rapporto della Troika sia completato. Solo così è possibile spiegare che il FMI richieda  una rinuncia ad una parte dei crediti da parte della comunità internazionale nei confronti della Grecia. L'idea del FMI: se gli stati rinunciassero al 30% dei loro crediti concessi con i pacchetti di aiuto allo stato greco - circa 45 miliardi di Euro, che per la Germania equivarrebbe ad una perdita di 14.5 miliardi di Euro - la quota del debito da qui al 2020 scenderebbe al 100 % del PIL. Allora la strada sarebbe di nuovo libera, per prestare denaro alla Grecia.

Che grande idea. I debiti sono troppo alti per il servizio del debito, allora bisogna tagliare i vecchi debiti, in modo che ne possano essere fatti di nuovi. La comunità internazionale non deve piegarsi a questa logica avventurosa. La Grecia, con o senza un'analisi sulla sostenibilità del debito, non è solvibile, e questo lo sanno tutte le parti coinvolte. La spiegazione (o meglio il trucco) per molti analisti è che assumono sempre una crescita dell'economia. Se un paese cresce, si può permettere anche dei deficit, perchè l'economia cresce insieme ai debiti. 

Ma la Grecia non deve crescere, ma decrescere, per poter ridurre le eccessive importazioni e per poter generare eccedenze nelle partite correnti. Senza i surplus, non sarà mai possibile un rimborso del debito. Le analisi sulla sostenibilità del debito del FMI non sembrano proprio essere corrette.

Un paese che non cresce, può far fronte ai suoi debiti, solo se riesce a ottenere un avanzo. Questi avanzi possono essere realizzati solo dopo una contrazione, che ha inizio, quando i crediti smettono di fluire. Questa è l'amara verità. Chi vive al di sopra dei propri mezzi, può sostenere i propri debiti solo se riduce il proprio standard di vita.

Con le analisi sulla sostenibilità del debito si sono già fatti molti errori. Dedurre da queste che in Grecia è necessario un nuovo taglio del debito è grottesco.

Il problema della Grecia è e rimane: il paese è ancora troppo costoso. Lo stato ha aumentato gli stipendi dei dipendenti pubblici dall'inizio della crisi finanziaria del 30%, prima che il governo prendesse poi le note correzioni. Nonostante ciò, i suoi salari, secondo gli ultimi dati, restano ancora piu' alti che all'inizio della crisi. 

I prezzi della Grecia durante la crisi sono cresciuti del 5% in piu', rispetto ai prezzi dei concorrenti nell'area Euro. Non vi è ancora nessuna traccia della necessaria svalutazione reale, che secondo le analisi sul potere di acquisto dell'OCSE dovrebbe essere del 39%, per raggiungere il livello dei prezzi turco. 

Che cosa bisogna fare allora? I paesi ancora abbastanza solidi dell'Eurozona non devono piu' piegarsi ai trucchi contabili degli acrobati finanziari, ma piuttosto devono utilizzare il buonsenso. L'Euro con i membri attuali non è in grado di sopravvivere. Deve essere ridotto ad un nucleo di paesi capaci di farlo funzionare, mentre gli altri stati avranno di nuovo bisogno delle loro valute nazionali, per poter svalutare e tornare ad essere di nuovo competitivi.

La politica non puo' continuare a posticipare le necessarie decisioni, per quanto difficili queste possano essere.

sabato 28 luglio 2012

Sinn: garanzie concrete in cambio di aiuti finanziari


H.W. Sinn rilancia un suo cavallo di battaglia: aiuti finanziari solo in cambio di garanzie tangibili. L'esempio è quello finlandese. Meglio il campanile di Giotto o Piazza San Marco? Da WirtschatsWoche
Il presidente dell'Isitituto Ifo di Monaco, Hans Werner Sinn, invita il governo federale a concedere nuovi aiuti ai paesi Euro in crisi solo a fronte di garanzie.

"Moody's ha confermato il rating AAA finlandese, perchè la Finlandia ha preteso un pegno in cambio dei salvataggi. Questa è la soluzione anche per la Germania", ha dichiarato Sinn a WirstschaftsWoche. La decisione dell'agenzia di rating americana, di mettere in discussione il massimo rating tedesco, è dovuta al fatto che la Germania ha assunto responsabilità sempre maggiori nei salvataggi Euro.

Sinn ha messo in guardia da una estensione dei salvataggi anche a Spagna e Italia. "I CDS per l'assicurazione del debito tedesco durante la crisi sono aumentati 10 volte, questo mostra come i mercati stanno valutando la situazione" continua Sinn. Allo stesso tempo ha messo in guarda da ulteriori acquisti di titoli pubblici da parte della BCE. "Dal 1995 si è condotta una politica di riduzione artificiale dei tassi nel sud-Europa. Questo ha causato un eccesso di indebitamento privato e pubblico, facendo emergere una bolla inflazionaria in sud Europa: il risultato è stato una perdita di competitività", ha dichiarato Sinn.

lunedì 14 maggio 2012

L'inflazione è fra noi


Dopo la timida apertura della Bundesbank verso un'inflazione un po' piu' alta della media europa, la stampa conservatrice riparte con i suoi mantra antiinflazione. Dopo Bild.de, questa volta è WirtschaftsWoche, il settimanale economico piu' letto, a mettere in guardia i tedeschi. 
Malte Fischer - La Bundesbank e il governo federale preparano i tedeschi a un'inflazione piu' alta, per poter salvare l'Euro. Ma in questo modo agiscono contro gli interessi dei cittadini. E' giunto il momento di porre fine all'avventura fallita dell'Euro.

E' già passato un po' di tempo da quando la crisi del debito sembrava aver coinvolto solo i paesi del Sud Europa. Mentre le economie di Grecia, Portogallo e Italia sono in difficoltà e la disoccupazione dilaga, la Germania festeggia un record di export dopo l'altro. I lavoratori qui da noi possono perfino scegliersi il lavoro che preferiscono.

Ma ora gli effetti della crisi si avvicinano. "Allarme inflazione! La Bundesbank indebolisce l'Euro" titola la Bild. E la FAZ avverte: la Bundesbank si aspetta un'inflazione superiore alla media.

Che cosa è successo? Nel corso di un'audizione della commissione finanze del Bundestag sulla crisi Euro, la Bundesbank ha chiarito che in relazione al processo di adeguamento all'interno dell'unione monetaria, in futuro la Germania avrà un tasso di inflazione superiore alla media. E' importante che "l'inflazione aggregata della zona Euro corrisponda all'obiettivo di stabilità e che le aspettative di inflazione restino invariate".

Dietro di ciò c'è la considerazione, che la competitività di prezzo dell'area Euro si è sviluppata in maniera molto diversa fra i diversi paesi. Mentre nei paesi del sud, alimentati dai bassi tassi di interesse, si festeggiavano dei divertenti party, e il costo del lavoro saliva, la Germania grazie all'Agenda 2010 con una lunga stagione di moderazione salariale ha reso piu' efficiente la propria economia e migliorato la propria competitività di prezzo.

Ma ora le differenze economiche minacciano di lacerare l'unione monetaria. Per salvare l'Euro, secondo le ipotesi del governo e della Bundesbank, la competitività dei singoli paesi deve tornare su livelli simili. In concreto significa: i paesi in crisi devono moderare i loro salari, ridurre il costo del lavoro, rallentando così l'inflazione.

Affinché non sia solo il sud a dover sopportare il costo dell'aggiustamento, i salari, il costo del lavoro per unità di prodotto e i prezzi al consumo devono crescere piu' rapidamente di quanto non sia accaduto fino ad ora. La Germania, secondo questa ipotesi, deve, per il bene della causa europea, rinunciare a una parte della propria competitività di prezzo.

La forza trainante di questo processo di aggiustamento è la politica monetaria della BCE. Questa con un tasso dell'1% e una disponibilità illimitata di liquidità è finalizzata a evitare il collasso delle finanze statali nei paesi in crisi e a tenere in vita in maniera artificiale le banche zombie. Per la Germania la politica della BCE è troppo espansiva.

I bassi tassi di interesse stanno alimentando un boom economico, spingono i salari verso l'alto e lasciano crescere l'inflazione. Questo processo per ora è solo all'inizio. In aprile il tasso di inflazione è stato del 2.1 %. Sicuramente l'inflazione arriverà fra un po' e lo farà di corsa, quando le imprese trasferiranno gli aumenti salariali appena firmati nei prezzi dei loro prodotti. 

Questo processo di adeguamento è la conseguenza di un progetto di unione monetaria pasticciato e incapace di sopravvivere - ed è un tradimento degli interessi della Germania. I cittadini tedeschi hanno da sempre una giustificata preferenza per i prezzi stabili e per finanze statali sane. E non vogliono nessuna inflazione.

Ma che cosa pretendono i banchieri centrali e i governi dai cittadini? Prestiti miliardari ai paesi in crisi, di cui non rivedremo un centesimo, garanzie per i debiti, che se fossero utilizzate porterebbero alla bancarotta dello stato, e ora pretendono anche piu' inflazione?

Il governo federale e la Bundesbank che stanno preparando il terreno per l'inflazione, non si dovranno poi meravigliare quando questa sfuggirà di controllo.  Una volta che le aspettative di inflazione si sono consolidate presso i cittadini, i sindacati e le imprese, la banca centrale non riuscirà piu' a tenerle sotto controllo. E questo è vero, quando la banca centrale - come fa ora la BCE - fa partire la stampante di denaro.

L'inflazione è "l'arma piu' terribile" (Ludwig von Mises), di cui dispongono il governo e la sua banca centrale. Riduce i debiti dello stato spendaccione a spese dei propri cittadini. Erode i risparmi dei cittadini, priva i lavoratori dei frutti del proprio lavoro, e prepara il terreno per gli esteremismi politici. Non c'è da stupirsi che il premio Nobel per l'economia Friederich August von Hayek ha definito la gestione del denaro da parte dello stato come "una storia di incessanti menzogne e truffe". Ma ora proprio la Bundesbank e il governo federale confermano quanto il grande economista austriaco sosteneva; è un segno inequivocabile del fatto che è arrivato il momento di uscire dall'Euro e pensare ad un nuovo sistema monetario, diverso dalla moneta cartacea dello stato.

martedì 1 maggio 2012

Ifo Institute: la domanda interna tedesca crescerà grazie al boom delle costruzioni


Secondo il prestigioso IFO Institute di Monaco, la crescita tedesca dei prossimi anni arriverà dalle costruzioni e non c'è alcuna bolla immobiliare in corso. Da Wirstschatswoche
Il settore delle costruzioni approfitta in maniera sempre piu' forte dell'Eurocrisi e potrebbe diventare il settore trainante della crescita economica tedesca.

"Il settore delle costruzioni in questo momento sta crescendo con grande slancio. La Germania trae vantaggio dal fatto che finalmente gli investitori tedeschi hanno deciso di investire in Germania, invece che all'estero" scrive il presidente IFO Hans Werner Sinn in un commento sulla Wirtschaftswoche. "La modifica nella destinazione degli investimenti è dovuta principalmente al fatto che le banche e le assicurazioni non si fidano piu' degli investimenti al di fuori della Germania ma preferiscono corteggiare i noiosi ma sicuri clienti del settore immobiliare". Il boom delle costruzioni e dell'immobiliare porta "ad una maggiore occupazione fra i lavoratori edili e da qui si espande a tutta l'economia interna tedesca. Questa è finalmente la tanto attesa crescita della domanda interna". 

Dopo che gli investimenti reali nelle costruzioni dal 1994 al 2009 erano caduti costantemente (in totale di un quarto), nel 2010 sono cresciuti del 2.2 % mentre nel 2011 addirittura del 5.8 %. I permessi di costruzione per i condomini nel 2011 sono saliti del 42.4 % rispetto all'anno precedente. 

Secondo Sinn al momento non ci sarebbe nessun rischio di una bolla sul mercato immobiliare "se consideriamo l'ancora basso prezzo degli immobili rispetto a quello degli altri paesi, sono preoccupazioni che non ci dovrebbero sfiorare" scrive sempre Sinn. Le previsioni di Werner Sinn sulla congiuntura tedesca "Ancora per molto tempo dovrebbe andarci meglio che ai nostri vicini europei".

martedì 24 aprile 2012

In viaggio verso il Club Med


Ancora un commento affilato da Wirtschaftswoche, il settimanale economico piu' letto in Germania. Questa volta, il capo redattore Tichy consiglia ai tedeschi di trascorrere una vacanza sul mediteranno per abituarsi alle politiche monetarie da Club Med dei prossimi anni: l'inflazione è in arrivo. 
Dovreste trascorrere le vostre vacanze sul mar Mediterraneo - ed esercitarvi alla mediterraneizzazione dell'economia.

Presto dovremo chiamare di nuovo i pompieri dell'Euro. Questa volta l'incendio è in Spagna. I tassi di interesse arrivano fino al 6 % - il livello che ha costretto la Grecia, l'Irlanda e il Portogallo a chiedere l'assistenza europea. Ma la Spagna è grande, e il Re non spara a misere pecore ma agli elefanti. Pertanto i mezzi per spegnere l'incendio - da sola la Germania garantisce per 320 miliardi di Euro - ben presto non saranno di nuovo sufficienti, e le scale di salvataggio saranno troppo corte. Così già nelle prossime settimane la BCE comprerà titoli del debito pubblico per decine o centinai di miliardi di Euro oppure metterà a disposizione centinaia di miliardi di denaro fresco di stampa, nel tentativo di soffocare il fuoco.

La tradizione della Bundesbank di una moneta forte è ormai da tempo scomparsa. Peggio ancora: pare che anche la Francia nella febbre da campagna elettorale passerà dalle politiche di consolidamento a quelle di indebitamento e il patto europeo di stabilità andrà perduto.

Davanti a noi ci sono anni dominati da una cultura economica mediterranea: inflazione e svalutazione sul Dollaro, sul Franco svizzero e sullo Yuan. Come in Grecia, Spagna o Francia, questa è una cultura dove la spirale dei rialzi salariali accresce la disoccupazione e riduce la competitività mentre nello stesso tempo i debiti crescono. Il falso presupposto di questo approccio economico è quello secondo il quale solo i disavanzi pubblici possono far crescere i bilanci pubblici.

E ora non ha piu' alcun senso lamentarsi del fatto che i salvataggi Euro sono in contrasto con tutti i principi ragionevoli della politica monetaria o di un bilancio solido: è meglio prepararsi in anticipo, invece di meravigliarsi quando l'inflazione inizierà a galoppare. La BCE di Mario Draghi ha già superato la linea Maginot, che dovrebbe limitare l'inflazione sotto il 2%.

E che cosa succede? L'inflazione non arriva subito. Si tratta di un processo insidioso e lento come un cancro, che prolifera sempre in nuovi settori. La boom del momento è il cemento, che spinge il prezzo degli immobili e degli affitti, e ci mostra la brutta faccia dell'inflazione: code di compratori che aspettano sventolando banconote, prima di poter comprare quei pochi beni disponibili. Ludwig Von Mises nel 1912 aveva già descritto come l'inflazione favorisce alcuni gruppi e ne opprime altri. Meglio di tutti allora era andata ai dipendenti e funzionari pubblici, secondo Mises.

Perchè i loro salari sono sempre i primi ad essere aumentati. E dobbiamo dare una volta ancora ragione postuma ai classici dell'economia, il settore pubblico infatti in Germania ha ricevuto un sostanzioso aumento salariale. E gli altri sindacati nelle prossime settimane non si accontenteranno della solita moderazione salariale. No, non voglio criticare questa politica sindacale, come alcuni lettori sostengono: io capisco che i lavoratori tedeschi non possono essere sempre il salvadanaio d'Europa. E alla fine i nostri politici non sono molto meglio dei propri elettori. Ciò è comprensibile: cibo da povera gente per i propri elettori, per fare in modo che il vicino possa continuare a cacciare elefanti. Questo è un programma, che anche il piu' idealista dei politici non può sostenere a lungo. Così gli Euro salvataggi si tramuterannno in una nuova politica di stabilità mediterranea.

Una nuova cultura economica richiede anche un nuovo comportamento economico. La cultura della stabilità del nord Europa sarà sostituita dai comportamenti economici di chi è già ben abituato all'inflazione. E questo può essere alla lunga uno svantaggio per il benessere e la crescita. Ma non lo potrete cambiare. Perciò iniziate ad abituarvi questa estate per la nuova dolce vita nel Club Med.

lunedì 16 aprile 2012

La BCE semina inflazione

La conservatrice Wirtschaftswoche attacca nuovamente la BCE e la sua politica monetaria: il riequilibrio interno alla zona Euro avverrà a spese dei risparmiatori tedeschi. Continua il mantra anti-inflazione.
A causa delle politiche della BCE, la Germania si appresta a vivere una fase di inflazione. Si ridurrà il valore della proprietà e della ricchezza.

Non ci può consolare il fatto che secondo l'ufficio di statistica federale, il costo della vita in Germania a marzo è cresciuto solamente del 2.1 % rispetto al 2.3 % del mese precedente. Le previsioni di inizio anno degli economisti che ipotizzavano un'inflazione inferiore al 2% sono ormai carta straccia.

Politiche per il sud.

Il nostro tasso di inflazione resta ancora inferiore al 2.6% medio della zona Euro. Ma la situazione cambierà ben presto, visto che la politica monetaria della BCE resta troppo espansiva per la Germania.

Da quando i paesi del sud Europa hanno dirottato la BCE e occupato i posti principali con i loro rappresentanti, la banca centrale adotta una politica monetaria chiaramente orientata agli interessi del sud Europa. Bassi tassi di interesse e rendimenti spinti artificialmente verso il basso dovrebbero nelle intenzioni della BCE salvare i paesi del sud Europa dalla bancarotta.

Il conto in futuro lo pagherà la Germania - attraverso una inflazione crescente. I segni che la BCE sta seminando inflazione sono evidenti. I tassi a 3 mesi in Germania sono ampiamente negativi, a -1.3 % se si considera l'inflazione. Lo stesso per i Bund a 10 anni, che hanno un rendimento reale di - 0.3 %.

Per i cittadini e le imprese non ha piu' senso depositare il denaro presso le banche o acquistare titoli di stato. E infatti investono il loro denaro nell'acquisto di beni di consumo, immobili o in nuovi macchinari e attrezzature. Nel mercato immobiliare il boom ha lasciato delle tracce ben visibili. I prezzi delle case secondo i dati della Bundesbank negli ultimi 2 anni sono cresciuti dell'8%.

L'inflazione redistribuirà le ricchezze

La robusta domanda interna ha fatto in modo che le capacità delle aziende nonostante la recente crisi economica restino sfruttate al massimo. La domanda crescente di forza lavoro e la mancanza di lavoratori specializzati rendono il mercato del lavoro sempre piu' un mercato dell'offerta, nel quale i lavoratori dettano le condizioni.

Il generoso accordo salariale nel settore pubblico è solo l'inizio di una ventata di rialzi salariali in arrivo.  Le aziende dovranno trasferire ai consumatori gli aumenti dei costi. Con effetti letali: l'inflazione redistribuirà la ricchezza dei creditori ai debitori, renderà i poveri piu' poveri, distorcerà la struttura dei prezzi, produrrà investimenti sbagliati e ridurrà il nostro benessere.  La Germania dovrà versare molto sangue per l'Euro.

sabato 14 aprile 2012

Senza l'ancora di stabilità tedesca, l'Eurozona è perduta


Un commento affilato di Robert Tichy, direttore di Wirstchaftswoche, il settimanale economico conservatore, ci avverte: chiedere alla Germania di rinunciare alla propria competitività significa far affondare l'intera Eurozona.
La Germania ha costretto gli stati europei a risparmiare. Ma noi non siamo in grado di mantenere l'impegno a casa nostra - a scapito dell'Euro zona.

Con il freno al debito Made in Germany l'Europa dovrà risparmiare per la propria salvezza. Ma che cosa succede se proprio ai tedeschi questi risparmi non vanno giù? Sembra proprio così: il grosso aumento del 6.3 % per il settore pubblico viene finanziato a debito. E se il sindacato Ver.di ha ottenuto un aumento superiore al 6% per i dipendenti pubblici, i sindacati dei metalmeccanici non si accontenteranno di un 4% di aumento. E così il costo del lavoro crescerà e la competitività dell'economia crollerà. La politica tedesca ama predicare una forte politica di risparmio a spagnoli, italiani, greci e portoghesi: ma i tedeschi stessi non ne vogliono piu' sapere del risparmio pubblico. Come primo ministro della Nord Reno - Westfalia, Hannelore Kraft ha fallito proprio perché la sua politica di alto indebitamento non aveva piu' nessuna maggioranza nel parlamento regionale. Adesso attraverso nuove elezioni vuole ottenere un mandato per creare nuovi debiti.

Anche il bilancio della maggioranza giallo-nera (CDU, FDP) non è austero, anzi "amico della crescita". Amico della crescita significa secondo la vulgata Keinesiana: indebitamento crescente. Per questo Schäuble intende fondare il bilancio non sul risparmio, ma su crescenti entrate fiscali, che potranno arrivare solamente dalla crescita. Se ci fosse una nuova crisi, oppure se una piccola parte delle garanzie offerte dalla Germania fossero necessarie, il nostro budget scivolerà in profondo rosso: anche un rimborso appena un po' piu' alto per i pendolari metterebbe in crisi il nostro bilancio pubblico. 

Il ritornello nuovi miliardi per l'Euro i tedeschi lo hanno fatto proprio - ma diversamente da come ci si aspettava: "Adesso ci siamo noi, non solo e sempre i greci", questo era il grido di battaglia delle "Schlecker - Frauen" (dipendenti della catena di drogherie Schlecker, recentemente fallita), con il quale hanno richiesto sussidi statali per la nuova società che sostituirà la vecchia azienda fallita. Ebbene sì, si potrebbe liquidare come inaccettabile soluzione individuale - ma giustamente suggerisce "Hamburger Zeit": sarebbe un precedente e uno schermo di salvataggio diverrebbe necessario per tutti i lavoratori, semplice e logico. L'insegnamento dalla debacle del Sud Europa non è allora la solidità del bilancio - ma una gara all'indebitamento a favore del portafoglio personale. "Morire per Danzica" nel 1939 non era molto popolare in Francia, così è oggi "risparmiare per la Grecia" da noi.

Nell'Eurozona la nuova generosità tedesca sugli stipendi e gli aiuti statali viene ascoltata con molto piacere. Alla fine la competitività tedesca e il successo nell'export sarebbero i responsabili dell'indebitamento degli altri. Senza una esplicita decisione del governo, si sta aumentando la domanda interna attraverso un aumento dei salari e l'indebitamento dello stato -  come ad esempio chiedono il capo del FMI Christine Lagarde e il candidato presidente Francois Hollande in Francia.

Se solo non si sbagliassero. I dipendenti del settore pubblico non aumenteranno la loro domanda di vini francesi, immobili spagnoli o di costose vacanze in Grecia. L'intera Eurozona avrà nel complesso grandi difficoltà, se la competitività della Germania si allinea ai livelli medi europei: solo l'avanzo commerciale tedesco con i paesi extraeuropei fa in modo che la bilancia commerciale dell'Eurozona rimanga in equilibrio.

Anche il corso dell'Euro rimane per il momento abbastanza stabile, perché i dollari vengono investiti nelle ancora sicure obbligazioni tedesche. Se l'ancora di stabilità tedesca dovesse rompersi, l'Europa e l'Euro sarebbero allora perduti.