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sabato 4 maggio 2013

La Linke tifa piu' Europa


Lafontaine avvia nella Linke un dibattito sulla sostenibilità della moneta unica. I vertici del partito di sinistra si schierano convintamente per il "piu Europa". Da Taz.de.
Che cosa hanno in comune Oskar Lafontaine e Alternative fuer Deutschland (AfD)? Entrambi sono contro l'Euro. Il no di Lafontaine alla moneta unica spacca la Linke.

Oskar Lafontaine, leader della Linke in Saarland, ritiene necessaria la dissoluzione dell'Euro: "se le svalutazioni e le rivalutazioni reali non sono possibili, allora è necessario rinunciare alla moneta unica", scrive Lafontaine sul suo sito web.

Al posto dell'Euro, secondo l'ex ministro delle finanze, dovrebbero tornare le valute nazionali. Il loro corso dovrà essere fissato dall'EU, per evitare speculazioni. Con l'aiuto della BCE, i paesi del sud potranno difendere la loro moneta da una eccessiva svalutazione .

Lafontaine considera l'Euro un fallimento in quanto nell'unione monetaria non esiste una politica salariale coordinata. Le conseguenze sono "una svalutazione reale dei salari, con una riduzione del reddito pari al 20-30%, necessaria in Francia e nell'Europa del sud", continua "stiamo andando verso la catastrofe".

Il giorno precedente Lafontaine sulla Saarbrücker Zeitung aveva ribadito che accanto all'Euro sono necessarie delle valute nazionali. Nella dichiarazione del 30 aprile l'argomento invece non è citato.

La Linke è per l'Euro

Questa posizione sembra essere in contrasto con la linea della Linke. Il partito "nonostante tutti gli errori di progettazione, non è per la fine dell'Euro". Cosi' si dice nel programma elettorale che a giugno dovrà essere discusso a Dresda. Il capogruppo al Bundestag Gysi ha recentemente sottolineato che un'uscita dall'Euro sarebbe fatale. La Germania resterebbe isolata e "l'export crollerebbe".

Steffen Bockhahn, deputato della Linke e pragmatico dell'est, ritiene la posizione di Lafontaine sbagliata: "Gioca pericolosamente con i risentimenti verso l'Euro", dichiara Bockhahn. La Linke non deve strizzare l'occhio alle forze di destra, piuttosto si deve battere per un maggiore spirito solidale e una unione sociale all'interno dell'Eurozona.

Anche Dominic Heilig, membro del comitato esecutivo, considera un ritorno alle valute nazionali come "una sciocchezza costosa e pericolosa". Bockhahn ritiene "scioccante" il modo in cui Lafontaine conduce il dibattito. Mentre il partito sta discutendo il programma elettorale, Lafontaine reclama per sé "uno status speciale" e conduce una discussione tramite dichiarazioni.

Bodo Ramelow, leader del partito in Turingia, vede le esternazioni dell'ex ministro delle finanze sotto una luce diversa. La posizione di Lafontaine non è "un populismo anti-Euro, piuttosto un modo di pensare e una posizione giustificata da ragioni di politica fiscale". Lafontaine avrebbe solo rafforzato la sua ben nota posizione: l'Euro potrà funzionare solo con una politica salariale e fiscale comune.

I sindacati sono responsabili

"A me sembra un voler riaccendere la discussione, ma un po' rassegnato", dice Ramelow. In verità la dichiarazione di Lafontaine sembra indirizzata ai sindacati tedeschi che con la loro moderazione salariale hanno contribuito a causare la crisi dell'Eurozona. La Linke, secondo Ramelow, "non puo' in nessun caso mostrarsi anti-europea".

E questa è proprio la paura di alcuni pragmatici dell'est. A causare malumore c'era già stata un'intervista di Sahra Wagenknecht, vice capogruppo al Bundestag, in cui aveva espresso parole di elogio per il nuovo partito euro-critico Alternative fuer Deutschland. Nella sua critica alla europolitca, secondo Wagenknecht, tra la Linke e la AfD " ci sono molti punti in comune".

Alcuni nella Linke dell'est ipotizzano che in questo modo il confine con il populismo di destra diventi poroso e la Linke possa attrarre anche l'elettorato euroscettico. In questo modo la Linke nell'ovest potrebbe puntare su nuovi elettori, ipotizza un pragmatico dell'est - "ma non sarebbe piu' il mio partito".

Katja Kipping, leader della Linke, non ha una grande considerazione delle posizioni di Lafontaine: "fuori dall'Euro, non è la nostra posizione", cosi' dice la Kipping alla TAZ. La Linke considera "le politiche di divisione fatte da Angela Merkel come una grande minaccia per la EU - un ritorno al D-Mark con la Linke tuttavia non ci sarà". Continua la Kipping: "Vogliamo l'Europa e l'EU".

Lafontaine l'europeista convinto

Le ragioni di Lafontaine, diversamente dalla AfD, "non sono nazional-egoiste". Lafontaine argomenta da "europeista convinto", invia pero' il messaggio sbagliato. "Il nostro messaggio deve essere: ampliamento dell'Euro ad una unione sociale ed economica, non la dissoluzione della moneta unica", dice Kipping.

Anche Bernd Riexinger, leader della Linke nell'ovest, vuole lasciare a distanza i flirt con gli euroscettici. Via Twitter scrive che AfD e la Linke sono due mondi completamente diversi. La Linke dice: "No all'austerità si' all'Euro", mentre la AfD "No all'Euro, si' all'austerità". E per questo Riexinger riceve all'interno del partito un'approvazione inaspettata.

Jan Korte, pragmatico dell'est, dice alla TAZ: "Sostengo in pieno la posizione dei leader del mio partito". Anche senza un ufficio politico, Lafontaine resta tuttavia una figura chiave nella Linke dell'ovest. Ed è del tutto possibile che il suo no all'Euro continui a dividere la Linke.


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domenica 20 gennaio 2013

Lafontaine: SPD e Verdi corresponsabili per i suicidi nel sud Europa


Le cronache parlamentari ci raccontano che fra i partiti della sinistra tedesca si alza il livello dello scontro sugli Eurosalvataggi. Sullo sfondo la campagna elettorale per la Bassa Sassonia. Da Der Tagesspiegel 
La Linke accusa la SPD e i Verdi di essere corresponsabili per i sucidi nel Sud Europa - l'accusa innervosisce anche alcuni compagni di partito.

Stava andando abbastanza bene con la nuova strategia di  leadership della Linke: SPD e Verdi hanno fatto numerose proposte per una cooperazione politica nel governo federale. E anche se entrambe le parti non erano andate molto lontano, i presidenti Katja Kipping (Linke) e Bernd Riexinger (Linke) avevano tenuto sempre aperte le porte del dialogo. Da giovedi' sembra pero' che questa strategia sia stata spazzata via. Il capo economista della Linke, Michael Schlecht, nel dibattito al Bundestag sulla relazione economica annuale, ha accusato SPD e Verdi: con le vostre politiche di salvataggio state spingendo i sud Europei verso la morte.

"La politica tedesca sta tracciando un vasto solco di sangue nel sud Europa".

"E' uno scandalo", ha detto Schlecht, e sullo stesso tema ha lanciato un'altra dura critica l'ex leader del partito Oskar Lafontaine durante un'intervista alla ARD.  Lunedi al "Morgenmagazin" ha dichiarato che SPD e Verdi si sono allontanati dal concetto di giustizia sociale e hanno esteso l'Agenda 2010 a tutta l'Europa. Si sono resi "corresponsabili" per "i suicidi nel sud Europa. Questo per noi è un tema importante, che mi rende davvero molto triste".

Ad un primo sguardo queste accuse non sono coerenti con cio' che Lafontaine solo domenica scorsa aveva detto davanti ai membri del partito. In occasione dell'avvio dell'anno politico della Linke aveva assicurato di sostenere con forza il corso di Kipping e Riexinger: "SPD e Verdi non possono governare da soli, farebbero solo stupidaggini".E la compagna di Lafontaine, Sahra Wagenknecht, dovrebbe avere un ruolo centrale in Niedersachsen, avviare trattative di coalizione dopo una vittoria dei rosso-verdi o addirittura accettare un ministero?

Nella Linke non tutti sono rimasti sorpresi dalle esternazioni di Lafontaine e Schlechts. "Non tutti gli inasprimenti verbali rafforzano l'argomento", ha dichiarato il politico Stefan Liebich (Linke) al Tagesspiel. Secondo il vice presidente del partito Jan van Aken, Lafontaine "ha chiaramente definito la sua posizione, come io non sarei stato capace di fare". Su Schlecht non ha invece voluto dire niente. Riexinger (Linke) ha constatato: "dichiarazioni molto dure sono a volte necessarie per portare l'attenzione sui problemi. Ma una discussione politica molto forte e una riflessione su un'opzione politica a sinistra non sono in contraddizione". Anche il presidente del gruppo parlamentare Gregor Gysi non ha voluto attaccare pubblicamente i suoi compagni di partito. Con il suo discorso di 11 minuti al Bundestag ha già detto tutto il necessario sul tema, ha spiegato un portavoce. Un altro membro di spicco del partito ha definito il  tema "un reale problema strategico", il fatto che tra SPD e Linke "ci sia una notevole sovrapposizione dell'elettorato potenziale ".

Gli aggrediti sono invece indignati. "Campagna elettorale a basso costo", replicano i Verdi. Il parlamentare dei Verdi Volker Beck ha twittato: la polemica della Linke è "incredibile" e "antidemocratica". Il segratrario generale SPD Andrea Nahles ha parlato di uno "stato di disperazione e odio". "Per Lafontaine in campagna elettorale ogni mezzo sembra legittimo". Posizione confermata anche dal leader SPD Sigmar Gabriel. In un'intervista alla ARD ha escluso ogni coalizione rosso-rosso nel governo federale. La Linke è "un partito diviso al proprio interno", con cui "non sarà possibile guidare insieme la piu' grande economia d'Europa".