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domenica 1 luglio 2018

Da Meseberg verso l'unione di trasferimento

Sulla FAZ 4 economisti tedeschi di spicco, Thomas Mayer, Dirk Meyer, Gunther Schnabl e Roland Vaubel, consigliano di tenere gli occhi ben aperti sul progetto franco-tedesco di riforma dell'eurozona. Per i 4 economisti il documento di fatto aprirebbe la strada alla temutissima unione di trasferimento. Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung


Il presidente francese Macron e la cancelliera Merkel durante la riunione al castello di Meseberg del 19 giugno 2018 hanno trovato un accordo sulle misure "per un ulteriore rafforzamento dell'area dell'euro e per la trasformazione in una vera unione economica". Le misure proposte vanno nella direzione di una ulteriore espansione dell'unione bancaria e monetaria europea e di una loro trasformazione in una unione fondata sulla responsabilità comune, come temuto dai 154 professori di economia nel loro appello pubblicato sulla FAZ.

Il documento prevede una trasformazione del meccanismo europeo di stabilità (ESM) in un Fondo Monetario Europeo (FME) sottoposto alla legislazione dell'UE. A tal proposito si afferma nella dichiarazione:

"Come primo passo abbiamo bisogno di cambiare il trattato intergovernativo ESM per migliorare l'efficacia degli strumenti di prevenzione e per rafforzare il suo ruolo nella valutazione e nel monitoraggio dei programmi futuri. In una seconda fase potremo garantire l'integrazione dell'ESM all'interno della legislazione dell'UE, mantenendo al contempo i suoi elementi di controllo centralizzati".

Se l'ESM dovesse essere recepito nel diritto UE, il ruolo dei parlamenti nazionali nella concessione degli aiuti per gli aggiustamenti strutturali verrebbe notevolmente indebolito. Poichè nel nuovo FME i singoli paesi nel caso di decisioni urgenti potrebbero perdere il diritto di veto, i paesi creditori potrebbero essere messi in minoranza. Cosi' ad esempio il Bundestag tedesco perderebbe il suo diritto di controllo. Inoltre, se il FME dovesse passare sotto il diritto europeo, finirebbe sotto l'influenza di paesi non appartenenti all'area dell'euro.

Ristrutturazione del debito degli stati membri

"Al fine di migliorare l'attuale quadro di sostenibilità del debito e aumentarne l'efficacia, dovremmo iniziare a lavorare sulla possibilità di introdurre clausole di ristrutturazione del debito con un solo livello di aggregazione".

La proposta sembra andare nella direzione di quanto da noi auspicato, vale a dire un nuovo quadro normativo per l'insolvenza degli stati. Cio' aprirebbe la possibilità di ristrutturare il debito degli stati insolventi. Tramite "l'aggregazione ad un livello" dei voti dei creditori (piuttosto che una maggioranza a due livelli per tutte le serie di obbligazioni e poi per le singole obbligazioni) si ridurrebbe la possibilità dei singoli investitori di bloccare la ristrutturazione del debito. L'esecuzione della ristrutturazione in questo modo sarebbe piu' facile. E questa è una buona cosa.

"L'ESM avrà un ruolo maggiore nella progettazione e nel monitoraggio dei programmi in stretta cooperazione con la Commissione e in collaborazione con la Banca centrale europea (BCE) e sulla base di un compromesso da negoziare fra la Commissione e l'ESM. Dovrà essere in grado di valutare la situazione macroeconomica negli Stati membri e quindi contribuire a prevenire le crisi. Ciò dovrà essere fatto nel pieno rispetto dei trattati e senza riflettere il ruolo della Commissione"

L'integrazione dell'ESM con la politica monetaria europea contraddice con il mandato della BCE, vale a dire quello di definire la politica monetaria per l'area dell'euro nel suo complesso. Inoltre, l'ESM non avrà alcun interesse a sospendere i programmi in caso di non conformità delle condizioni, in quanto la concessione dei prestiti genera dei flussi di reddito.

"Ogni volta che uno Stato membro richiede l'assistenza finanziaria dell'ESM, potrà richiedere anche l'assistenza finanziaria del FMI".

Assistenza finanziaria del FMI solo quando il debito è sostenibile

Il sostegno finanziario da parte dell'FMI prevede che il debito del destinatario sia sostenibile. Al fine di garantire un'analisi politicamente neutrale, la richiesta di assistenza finanziaria al FMI non dovrebbe essere facoltativa, ma obbligatoria. 

"Come ulteriore sviluppo della linea di credito preventiva dell'ESM (PCCL,) il sostegno finanziario potrebbe essere invocato nel caso di problemi di liquidità, se vi è appunto il rischio che i membri del MES perdano l'accesso ai mercati, sebbene non vi sia la necessità di un programma completo".

In questo modo per un paese dovrebbe essere piu' facile ottenere la liquidità prevista da un "PCCL", senza dover quindi soddisfare tutte le condizioni necessarie per un programma completo. Inoltre un PCCL potrebbe aprire la porta del sostegno al paese attraverso il programma OMT della BCE. Tramite la cooperazione fra FME e BCE ciascun paese potrebbe ricevere un supporto illimitato di liquidità.

Il Bundestag perderebbe il controllo su oltre 60 miliardi di euro

Se il meccanismo europeo di stabilità (ESM) sarà utilizzato come una riassicurazione per il risanamento delle banche (Backstop) e avrà il diritto di prestare i 60 miliardi di euro previsti dall'ESM e tale importo dovrà essere rimborsato entro tre anni attraverso una tassa bancaria, sorgerebbero allora tre problemi seri:

1. L'ESM e quindi il Bundestag perderebbero il controllo su oltre 60 miliardi di fondi ESM.

2 Dato che la "tassa sulle banche" è tutt'altro che adeguata al rischio, le banche tedesche e i risparmiatori tedeschi dovranno sostenere gran parte dei costi di ristrutturazione delle banche greche, italiane e degli altri paesi

3. Poiché il Backstop dovrebbe entrare in vigore dal 2021, le banche in difficoltà e le loro autorità di regolamentazione avranno un incentivo a posticipare fino a quel momento la comunicazione e la ripulitura dei bilanci dai loro crediti inesigibili e la valutazione del rischio dei titoli di stato in loro possesso. Cio' a scapito della crescita economica e della stabilità finanziaria. 

Senza il backstop, la pressione per rafforzare i bilanci bancari e liquidare le banche insolventi sarebbe maggiore.

I negoziati potrebbero iniziare a giugno

"Il lavoro su una tabella di marcia per l'avvio delle trattative politiche sull'EDIS dovrebbe iniziare dopo il consiglio europeo di giugno".

Se il sistema di garanzia sui depositi bancari dovesse essere messo in comune come pianificato, ad essere socializzati sarebbero anche i costi degli errori che le banche e i governi hanno commesso in passato. 

"Siamo determinati a compiere progressi decisivi verso l'unione del mercato dei capitali in merito a tutti gli argomenti concordati dai nostri ministri delle finanze".

L'Unione del mercato dei capitali dovrebbe infatti essere completata, anche perché i movimenti internazionali dei capitali compensano gli shock asimmetrici.

"Proponiamo di istituire a partire dal 2021, nel quadro dell'Unione europea, un bilancio per la zona euro al fine di aumentare la competitività, la convergenza e la stabilizzazione nella zona euro."

Un bilancio comune porterà ad ulteriori trasferimenti verso quei paesi della zona euro che in passato non hanno adottato le necessarie misure di riforma. Sarebbe sbagliato premiare la cattiva condotta. Attraverso il sistema di pagamento interbancario Target2 la Germania si è già fatta carico di oltre 900 miliardi di euro di passività della BCE, che non hanno interessi e senza una scadenza. Ci sono già dei fondi disponibili sottoforma del cosiddetto fondo per gli investimenti di Juncker (EFSI, 500 Miliardi di euro) oppure il Fondo Europeo di coesione. Dovrebbero essere gli stati nazionali a garantire per la stabilizzazione della congiuntura nazionale.

"Esamineremo il tema di un fondo europeo per la stabilizzazione della disoccupazione in caso di gravi crisi economiche, senza che questo si trasformi in una unione di trasferimento".

La disoccupazione ha principalmente cause interne la cui responsabilità di solito è dei paesi membri. I prestiti UE non fanno altro che ritardare l'adeguamento necessario. Inoltre, un fondo comune per le indennità di disoccupazione costituisce un passo ulteriore verso la messa in comune delle prestazioni sociali.

mercoledì 18 ottobre 2017

Intervista a Lindner della FDP sull'unione di trasferimento

Lindner punta dritto al Ministero delle Finanze e ribadisce i punti fermi della FDP sulla riforma dell'eurozona: nessun fondo monetario europeo, smantellamento dell'ESM, una procedura per il fallimento ordinato degli stati e uscita volontaria dall'euro. Dall'intervista della FAZ al leader liberale.


FAZ: Lei sostiene che la definizione della linea politica sui temi europei sia la questione piu' difficile da affrontare nei negoziati per la coalizione Jamaika. La sua linea rossa sono la messa in comune dei debiti e la creazione di un nuovo fondo monetario. Si tratta proprio dei temi centrali del presidente francese Emmanuel Macron. Nella FDP davvero c'è unità su questi temi? A volte ad esempio il politico europeo Graf Lambsdorff usa sull'Europa parole e toni molto diversi.

Lindner: non si preoccupi. In un partito liberale ci sono sempre delle sfumature, ma sugli obiettivi restiamo uniti. La nostra preoccupazione comune è la responsabilità individuale dei membri dell'unione monetaria. Vogliamo rafforzare il principio della responsabilità, applicare le regole di Maastricht e tornare ai principi dell'economia di mercato per quanto riguarda il finanziamento degli stati. Inoltre apprendo con interesse che il presidente Macron non accetta linee rosse nel dibattito sulle riforme, mentre in realtà è il suo governo a tracciarne una quando esclude una partecipazione automatica dei creditori privati ai futuri programmi di salvataggio. Si tratterebbe di uno strumento per disciplinare la politica attraverso la concorrenza basata sul mercato.

FAZ: anche il ministro uscente Wolfgang Schäuble chiede questa partecipazione dei creditori. Vorrebbe espandere il fondo ESM, che ha ancora riserve elevate, e trasformarlo in un fondo monetario europeo - a condizione pero' che i creditori privati partecipino ai futuri programmi di salvataggio. La FDP invece vorrebbe abolire il fondo di salvataggio. Perché?

Lindner: in una unione monetaria in cui le regole sul disavanzo fissate dal trattato di Maastricht vengono di nuovo applicate, i fondi di salvataggio permanenti non sono necessari. Non ci sottrarremo al dibattito, ma le nostre proposte restano una procedura fallimentare per gli stati e l'uscita volontaria dall'euro. Per quanto riguarda il fondo monetario europeo temo che i rappresentanti della politica di stabilità si troverebbero in minoranza e che il fondo verrebbe trasformato in una stazione di pompaggio per i trasferimenti finanziari. In passato ci sono state alcune proposte di Wolfgang Schäuble anche interessanti, ma quello che poi è stato attuato alla fine si è rivelato molto diverso. Notoriamente sul terzo pacchetto di salvataggio per la Grecia Schäuble ha votato contro la sue stesse convinzioni, perché la Cancelliera lo ha messo in minoranza. Ci sarebbero state le condizioni per dare le dimissioni.

FAZ: un problema irrisolto dell'eurozona è l'eredità in termini di crediti deteriorati, non solo nelle banche italiane. Di conseguenza Italia e Francia, ma anche la Commissione Europea spingono per creare una garanzia europea sui depositi. Anche questa è una linea rossa per la FDP?

Lindner: sono i singoli stati a dover restare responsabili per il loro settore bancario. Altrimenti si creano degli incentivi sbagliati. Per quanto riguarda la stabilità finanziaria non credo alle promesse e nemmeno agli stress test. In Italia recentemente alcune banche sono state salvate con il denaro pubblico, sebbene fossero gli azionisti e gli obbligazionisti a dover garantire. Traggo le conseguenze: una garanzia comune sui depositi in una unione bancaria in cui i rischi sono condivisi, al momento non avrebbe alcuna base.

FAZ: con tali affermazioni incoraggia le speculazioni che la vorrebbero Ministro delle Finanze. Il capogruppo  parlamentare della CDU Kauder tuttavia ha affermato che vorrebbe mantenere questo posto cosi' importante nelle mani dei cristiano-democratici. A breve il sottosegretario alla Cancelleria Peter Altmaier assumerà temporaneamente la posizione di ministro in qualità di commissario del governo, visto che Schäuble sta per essere eletto alla presidenza del Bundestag. 

Lindner: prima di tutto noto che le trattative a Bruxelles continuano a ritmo serrato. Per questo mi aspetto che Frau Merkel e Herr Altmaier chiariscano che il governo federale è in carica solo per l'ordinaria amministrazione. La Germania attualmente non è in grado di decidere. Penso sia da escludere che un ministro delle finanze provvisorio possa condurre delle trattative a Bruxelles come se non fosse accaduto nulla. Non possono essere presi impegni senza una legittimazione politica.

FAZ: probabilmente non vuole dirci chi vorrebbe vedere come Ministro delle Finanze...

Lindner: per me è piu' importante una diversa politica finanziaria rispetto alla discussione sulla persona che dovrà sedere al Ministero. Tuttavia è chiaro che Wolfgang Schäuble era uno dei membri piu' importanti della Cancelleria nonché uno stretto collaboratore della stessa Cancelleria. L'assegnazione temporanea della posizione ad Altmaier ci mostra che il Ministero delle Finanze non è un correttore di bozze della Cancelleria, ma il prolungamento del suto tavolo di lavoro. Per questo motivo suggerisco la separazione politica fra Cancelleria e Ministero delle Finanze. Che a fare il ministro ci sia un liberale, poi è un aspetto secondario.

sabato 30 settembre 2017

Intervista a Toncar della FDP sull'unione di trasferimento

Deutschlandfunk.de intervista Toncar della FDP sull'unione di trasferimento e sul discorso di Macron: il deputato ribadisce la contrarietà della FDP "alla creazione di un meccanismo europeo per la redistribuzione automatica delle risorse". Da deutschlandfunk.de


DLF: Herr Toncar, lei è un avvocato. Di fronte alle paure del presidente Macron, ci tiene davvero tanto ad essere considerato l'affossatore?

Toncar: io credo che si possa rassicurare il sig. Macron. La FDP è un partito europeo, chiaramente, e vogliamo contribuire al progetto, come lui del resto. Condividiamo con lui i principi fondamentali delle riforme,  come sempre ci saranno delle discussioni e resteranno sempre delle differenze. Ma ci stiamo avvicinando con un atteggiamento simile, con la volontà di cambiare le cose e affrontare i problemi.

DLF: quanto c'è in Macron che puo' andare d'accordo con la FDP?

Toncar: abbiamo ovviamente delle aree in cui la pensiamo in maniera molto simile, sulla politica di sicurezza, nell'ambito dell'asilo politico, nel controllo delle frontiere, nella difesa dei confini, nel mercato interno digitale. In quello che ha suggerito c'è davvero molto su cui la possiamo pensare allo stesso modo. La differenza principale è sicuramente nel futuro dell'Eurozona. Nei fatti siamo contrari alla creazione di un meccanismo europeo per la redistribuzione automatica delle risorse.

DLF: il suo compagno di partito Wolfgang Kubicki lo ha espresso in maniera molto vivida: "l'idea che possa essere la Germania a dover pagare per tutti, se fossi stato un politico francese l'avrei avuta anche io", dice Wolfgang Kubicki. Quindi la domanda è: per Macron si tratta solo di fare piu' trasferimenti?

Toncar: beh, il bilancio dell'area euro che egli propone è esattamente questo. Per noi si tratta di mettere nelle mani dello stesso soggetto l'azione e la responsabilità, e cioè' gli investitori dovranno assumersi il rischio derivante dai loro investimenti, mentre gli stati che spendono piu' soldi dovranno essere anche responsabili, senza fare il passo piu' lungo della gamba. Questo è un programma che dice: chi agisce, deve anche essere responsabile delle sue azioni

DLF: si tratta del rifiuto a livello europeo della nozione di solidarietà?

Toncar: non è affatto cosi'. Se la solidarietà consiste nel fatto che un investitore sia esentato dal rischio per il suo investimento, allora direi che il concetto di solidarietà è stato stravolto. Solidarietà deve significare: chi investe del denaro, chi presta soldi ad uno stato, deve anche essere responsabile per quel rischio. Chi ha preso una decisione sbagliata, deve anche sopportare delle perdite. Se puoi investire senza rischi, allora dove è la solidarietà.

DLF: che cosa intende quando parla di investimenti senza rischi? Non l'ho ancora capito.

Toncar: un investitore, una banca, una grande assicurazione che prestano denaro ad uno stato e che possono sperare che ci sarà sempre qualcuno a ripagargli il denaro prestato, questo significa investire senza rischi. Avere un profitto garantito senza pero' assumersi alcun rischio. Non esiste in nessun altro luogo del mondo e non si tratta di solidarietà, almeno non la solidarietà che io mi immagino.

DLF: per Macron non si tratta delle banche. Si tratta ad esempio dell'alta disoccupazione e questo è un problema con cui molti paesi devono combattere, soprattutto con un'alta disoccupazione giovanile. Ancora: in questi casi non è necessario praticare la solidarietà?

Toncar: ci sono già oggi molti programmi europei, basta guardare ai fondi strutturali dell'UE o al piano Junker, attraverso i quali le istituzioni europee promuovono le attività economiche nei paesi membri dell'UE. Non mancano i programmi pubblici e non manca certo la volontà degli stati. Mancano piuttosto le strutture che in seguito possano portare alla creazione di posti di lavoro. I posti di lavoro non possono essere decretati per legge, devono crescere sul posto.

DLF: ma manca la conseguenza...

Toncar: sì! Bisogna naturalmente parlare del modo in cui l'Europa puo' essere resa economicamente piu' competitiva. C'è ad esempio il tema del mercato digitale interno, una chiara regolamentazione ad esempio dell'economia di internet, una delle proposte di Herr Macron, interessante in quanto potrebbe generare crescita in futuro. Ma una redistribuzione del denaro che naturalmente porta gli investitori a trovarsi in una condizione di immunità - e questo è l'obiettivo - non servirà certo a creare nuovi posti di lavoro. In questo modo invece di ridurle, le differenze dell'Eurozona sarebbero invece mantenute, approfondite e cementate.

DLF: Herr Toncar, quali sono le proposte di Macron che potrebbero gravare sui negoziati della coalizione, e che forse potrebbero portare anche ad un fallimento definitivo?

Toncar: non c'è nulla che minacci i negoziati, piuttosto ci sono approcci diversi. Io credo che per l'Eurozona dobbiamo trovare una soluzione che sia anche ragionevole e in grado di funzionare. Come Freie Demokraten durante la nostra conferenza programmatica tenutasi dieci giorni prima delle elezioni abbiamo adottato dieci decisioni, e una di queste riguarda l'Eurozona e il principio dell'azione e della responsabilità. Un principio che riguarda il meccanismo di insolvenza per gli stati membri ed è in grado di chiudere le lacune nel processo bancario. Lo abbiamo deciso, e ci crediamo seriamente.

DLF: Bütikofer dei Verdi, sostiene che Juncker e Macron abbiano detto: piu' soldi, piu' Europa. Se vogliamo essere onesti, dopo il discorso di Bruxelles e Parigi, non pensa che sarebbe necessario un discorso di Varsavia o Budapest, e cioè una visione completamente diversa dell'Europa?

Toncar: è giusto. Io credo che in Europa sia necessario discutere apertamente i nuovi approcci, e naturalmente c'è un punto di vista dell'Europa orientale, anche se siamo irritati da cio' che è accaduto nei due paesi citati negli ultimi anni. Sicuramente è necessario condurre una discussione.

DLF: Macron è sulla strada giusto o sta andando fuori carreggiata?

Toncar: Macron vuole modellare l'Europa, la vuole portare avanti, e io la vedo come una possibilità. Naturalmente le diversità nell'approccio non scompariranno immediatamente. Penso che le proposte per l'Eurozona non siano adatte a risolvere i problemi strutturali, abbiamo bisogno invece di approcci diversi in grado di mettere una maggiore enfasi sulle iniziative imprenditoriali. 

DLF: cosi' ha parlato il parlamentare della FDP Florian Toncar. 

mercoledì 27 settembre 2017

L'incubo di Parigi (e Roma) si chiama Lindner

Con un commento sulla FAZ, Holger Steltzner, il condirettore del prestigioso quotidiano di Francoforte risponde al discorso di Macron sul futuro dell'Eurozona e lancia la candidatura di Lindner al Ministero delle Finanze. Il leader della FDP sarebbe l'unico in grado di difendere gli interessi dei contribuenti tedeschi, un vero incubo per Macron. Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung 


Il presidente francese e quello della Commissione Europea si sono messi d'accordo? Oppure è solo un caso che Jean-Claude Juncker abbia tenuto il suo discorso sull'UE pochi giorni prima delle elezioni per il Bundestag ed Emmanuel Macron abbia presentato la sua visione per l'Europa solo due giorni dopo?

Entrambi i presidenti speravano in una prosecuzione della Grande Coalizione e volevano influenzare la formazione del prossimo governo tedesco.  I Nero-Rossi (ma anche Verdi) sarebbero disponibili ad ogni concessione o quasi, pensavano entrambi, perché in caso contrario la Germania finirebbe per rafforzare i partiti piu' radicali nei paesi vicini. 

Lindner sa quanto è importante il Ministero delle Finanze

Ma i nero-rosso-verdi e anche i partner europei avevano fatto i loro conti senza gli elettori tedeschi. Molti dei quali rifiutano la trasformazione dell'Eurozona in una unione di trasferimento perché sanno bene che i falsi incentivi non portano al successo, come del resto tutti possono vedere in Italia, dove in 150 anni di unione di trasferimento il divario fra nord e sud non si è ridotto, bensì è cresciuto.

Per Parigi e Bruxelles (e Roma) c'è un incubo che potrebbe trasformarsi in realtà: una coalizione "Jamaica" con al suo interno la FDP, a proposito un partito pro-europeo, che sotto una nuova leadership prende una posizione chiaramente contraria alla strada sbagliata dell'unione di trasferimento. Con Christian Linder non potrà esserci un proseguimento dell'attuale politica europea, sempre che la FDP non voglia tradire le promesse elettorali ed esserne travolta. Lindner ha imparato dagli errori dei suoi predecessori, conosce l'importanza del Ministro delle Finanze, il ministro che in Europa ha diritto di parola sulle questioni piu' importanti relative alla moneta unica e che nel governo è l'unico in grado di prendere decisioni allo stesso livello con la Cancelliera.

Macron alla Sorbona ha ribadito i suoi piani per un bilancio dell'Eurozona: in altre precedenti occasioni calcolato "in diversi" punti percentuali di PIL e definito come "un minimo di solidarietà". Si tratta di una quantità inimmaginabile di denaro, sono centinaia di miliardi di euro. Il Ministro delle Finanze dell'Eurozona avrebbe il controllo sull'utilizzo delle risorse provenienti dalla tassazione, un diritto fondamentale dei parlamenti nazionali che di fatto verrebbe cancellato. Macron vorrebbe anche un fondo sociale dell'UE e un adeguamento dei salari minimi e delle imposte sulle società.

Sulla lunga strada che conduce alla "Jamaika" la Cancelliera Angela Merkel (CDU) nei difficili negoziati di coalizione dovrà necessariamente venire incontro alle richieste dei partner di coalizione, FDP, Verdi e CSU. I liberali come secondo partner piu' importante dovrebbero chiedere il Ministero delle Finanze. Li' il segretario Lindner dovrebbe garantire una politica europea migliore e una maggiore concorrenza nell'UE, sempre che la FDP non intenda tradire i propri elettori.

giovedì 7 settembre 2017

Roland Berger: "meglio la fine dell'euro che l'unione di trasferimento"

Roland Berger, grande consulente d'impresa nonché storico consigliere politico per diversi governi tedeschi, intervistato dalla Süddeutsche Zeitung in occasione dei suoi 80 anni non le manda a dire: l'euro è stato un fallimento, meglio la fine della moneta unica che una unione di trasferimento a spese dei tedeschi. Dalla Süddeutsche Zeitung


SZ: se Frau Merkel le chiedesse un consiglio, cosa le direbbe?

Berger: in primo luogo le direi di affrontare una fondamentale riforma dell'istruzione. E' intollerabile che nel nostro paese ancora oggi i figli dei laureati abbiano il triplo delle possibilità di andare all'università rispetto ai figli dei non laureati. Cio' è moralmente ingiustificabile e implica una enorme perdita di talenti per la nostra società. Inoltre, ogni studente dovrebbe essere in grado di programmare e conoscere almeno un linguaggio di programmazione, in modo da essere pronto per il mondo digitale.

SZ: si parla da anni di una riforma dell'istruzione ma nulla è cambiato

Berger: e' vero. Ma io spero che il prossimo governo prenda sul serio la questione. Il problema è che i successi di una riforma dell'istruzione saranno visibili solo fra 15 o 20 anni - molto dopo la fine di una legislatura, che è decisiva per la rielezione dei politici. In secondo luogo cercherei di stabilizzare l'Unione Europea.

SZ: secondo lei come dovrebbe essere stabilizzata l'UE?

Berger: la crisi dell'euro deve essere risolta. O con una unione di trasferimento accompagnata da massicce riforme nei paesi in crisi, oppure con la dissoluzione dell'euro.

SZ: rinunciare all'euro?

Berger: l'euro è evidentemente un fallimento e divide l'Europa. Nei paesi latini la disoccupazione giovanile è fra il 30 e il 50%. Non è accettabile. Poiché i tassi di cambio fra i diversi paesi dell'area euro non possono essere aggiustati secondo la loro competitività, fra i diversi stati ci sono ormai dei disallineamenti intollerabili, che dividono l'Europa.

SZ: non sarebbe l'intera UE ad essere in pericolo se l'euro dovesse essere sciolto?

Berger: io non credo. Vedere Frau Merkel rappresentata in uniforme nazista in Grecia e in Italia ci mostra il livello di divisione raggiunto. L'Europa è divisa. Non è possibile mantenere l'euro. Come alternativa resta l'unione di trasferimento, che corrisponde al concetto del presidente Macron. Chi sarà pero' alla fine a dover pagare per l'unione di trasferimento lo sappiamo: saranno i tedeschi.

SZ: temporaneamente pero' potrebbe anche essere ragionevole

Berger: ma i tedeschi non sono pronti per fare questo passo. La scelta piu' semplice e probabilmente la piu' ragionevole anche dal punto di vista economico è lo scioglimento dell'euro. L'asset piu' importante di tutta l'integrazione europea è l'UE, vale a dire prima di tutto il mercato comune con le 4 libertà fondamentali, e cioè la libera circolazione delle merci, dei servizi, delle persone e dei capitali. A cio' si aggiunge Schengen, una politica comune di sicurezza e di difesa, una politica di innovazione europea con una infrastruttura digitale ed un ruolo attivo dell'UE nella globalizzazione. Sui grandi temi possiamo raggiungere dei risultati importanti, soprattutto se l'Europa lavora insieme. Come coronamento, ma solo dopo aver approfondito l'integrazione, si potrebbe prendere in considerazione la possibilità di reintrodurre l'euro. Invece della "teoria della coronazione" all'epoca si è scelta la "teoria del locomotore": l'euro come motore per un governo europeo, che è visibilmente fallita.

SZ: cosa è migliorato oggi nell'economia tedesca rispetto a 40 anni fa, che cosa è peggiorato?

Berger: nulla è peggiorato. Dalla riunificazione il nostro prodotto interno lordo pro-capite è piu' che raddoppiato. La nostra reputazione internazionale non è mai stata cosi' positiva. La gestione delle imprese nel nostro paese è eccellente. La nostra economia è molto competitiva. Il numero degli occupati in Germania non è mai stato cosi' alto.

mercoledì 23 agosto 2017

Il vero obiettivo della "unioncina di trasferimento" di cui si parla a Berlino

Su Makroskop.eu, il sito web di Heiner Flassbeck, un articolo molto interessante di Andreas Nölke prova a far luce sul vero obiettivo della "unioncina di trasferimento" secondo i piani tedeschi: usare i trasferimenti del nord per indebolire le opposizioni euroscettiche nel sud-Europa e supportare gli "sforzi riformatori" dei governi filo-UE.  Andreas Nölke da Makroskop.de


Consapevoli del limitato sostegno di cui godono i piani fiscali dell'UE nell'opinione pubblica tedesca, i grandi partiti non vogliono fornire ad AfD (Alternative fuer Deutschland) nuove munizioni per la campagna elettorale. Dal punto di vista della tattica politica potrebbe anche essere un approccio razionale, non sembra pero' essere una strategia adeguata se l’obiettivo è quello di ridurre la grande distanza che c'è fra i partiti rappresentati al Bundestag e l'opinione pubblica sui temi della politica europea, né sembra essere di aiuto alla fragile legittimazione democratica dell'UE.

Giustificazione e realizzazione di una unione di trasferimento

Per i progressisti la parola chiave "unione di trasferimento" suona bene: senza dubbio il sostegno economico alle debolezze sociali ed economiche altrui è un importante obbligo morale. E cio' è ancora piu' vero se i vantaggi di un'impresa comune sono suddivisi in maniera cosi' disomogenea come nell'Eurozona, di cui la Germania è il principale beneficiario, a scapito dei paesi del sud-Europa. Nell'Europa del sud servirebbero risorse fiscali aggiuntive, come ad esempio quelle necessarie per finanziare una politica di innovazione che possa contrastare l'avanzato processo di deindustrializzazione.

Ci sono diversi approcci all'unione di trasferimento in discussione nell'Eurozona: dall'assicurazione paneuropea contro la disoccupazione alle varie forme di eurobond, o un'assicurazione europea sui depositi bancari, fino ai trasferimenti diretti da un bilancio comune europeo finanziato con la tassazione ("capacità fiscale" oppure "funzione di stabilizzazione macroeconomica"). Tuttavia anche il candidato super-eurofilo Schulz al momento non sembrerebbe pronto ad investire molto capitale politico in queste iniziative. Se ne riparlerà piu’ concretamente solo dopo le elezioni federali di settembre e dopo le elezioni per il parlamento austriaco, ma anche dopo le elezioni del prossimo parlamento italiano, si tratta di una strategia di medio periodo.

Il lato negativo: l'approfondimento del lato autoritario dell'Unione

I progressisti pero’ non dovrebbero esultare troppo presto. Innanzitutto le forme di solidarietà supplementare all'interno dell'Eurozona saranno sempre piu’ legate ad ulteriori diritti di interferenza europea nella politica interna dei paesi destinatari dei trasferimenti. E queste misure saranno tanto piu' draconiane, quanto maggiore sarà il denaro in gioco („The larger and more generous the mechanism, the more national discretion will need to be limited“, cosi' scrive il capo dell’importante Think Tank Bruegel).

Ogni forma di aiuto nella storia degli eurosalvataggi è sempre stata collegata a delle condizioni ben precise, dal primo pacchetto di aiuti per la Grecia fino alla creazione del Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM), la cui possibilità di utilizzo era condizionata dalla ratifica del Fiskalpakt. La prima vittima di questi trasferimenti è sempre stata la democrazia negli stati riceventi, come il caso della Grecia ha chiaramente mostrato anche agli osservatori meno informati sui temi del diritto europeo.


Anche le iniziative attuali mirano ad intensificare i diritti di intervento dell'Unione nel processo decisionale dei singoli paesi membri. Tutti gli accordi raggiunti fino ad ora, dal Six-pack ald Two-pack fino al Fiskalpakt, per i sostenitori di una tale sovranazionalizzazione, non sembrano tuttavia essere sufficienti affinché i paesi del sud-Europa e la Francia si attengano realmente ai programmi di convergenza strutturale. Le abituali formulazioni dei politici francesi e italiani, sulla assurdità economica delle regole europee, indicano che le premesse fondamentali non sono state ancora sufficientemente interiorizzate.

La parola chiave del momento nella lunga serie di misure disciplinari dell'UE è il "Ministero delle Finanze Europeo". Mentre nel sud-Europa questo termine è associato con la creazione di una capacità fiscale per il sostegno dei paesi membri in difficoltà economiche, dal punto di vista tedesco la sua funzione dovrebbe essere quella di vigilare sulla politica di bilancio dei paesi membri. E questo sarebbe un altro crimine nei confronti della democrazia in Europa. Ci dovremmo ricordare che i parlamenti nazionali restano ancora le istituzioni politiche piu' legittime - soprattutto se confrontate con un Ministro Europeo delle Finanze, indipendentemente da come sarà determinato – nella misura in cui la legge di bilancio resta il potere principale di cui dispone ogni parlamento.

Il modo in cui la Germania e i suoi alleati cercano di strumentalizzare i trasferimenti per disciplinare i parlamenti dei paesi europei piu’ riottosi è ben visibile in questi giorni, soprattutto in riferimento all'Europa dell'est e al finanziamento delle politiche di coesione di medio periodo. Per obbligare i parlamenti dell'Europa dell'est ad accettare i rifugiati, oppure per dissuadere la maggioranza di governo polacca dall'applicare la riforma del sistema giudiziario, si fa intendere che i paesi insubordinati nella prossima programmazione dei fondi di coesione saranno trattati in maniera meno generosa. E su questo punto ad esempio si ignora che i paesi in questione, nell'accoglienza del grande contingente di rifugiati arrivato nel 2015, una scelta unilaterale del governo tedesco, non hanno avuto alcuna voce in capitolo. E anche in Germania le maggioranze parlamentari e i governi, sia a livello federale che regionale, da sempre si prendono la libertà di influenzare la nomina dei giudici. E’ di conseguenza assurdo voler mettere la Polonia sotto pressione, senza considerare che la nomina dei giudici da parte dei partiti, praticata dal precedente governo liberale polacco, non ha danneggiato in alcun modo l'UE. E alla fine si dimentica che la pianificazione dei fondi strutturali e di coesione non è un atto di clemenza dei paesi ricchi dell'UE, ma uno degli accordi principali all'intero dell'UE con il quale i paesi economicamente piu' deboli consentono alle imprese dei paesi piu' forti un ampio accesso al mercato e in cambio ricevono i mezzi per la modernizzazione della loro economia. 

L'utilità limitata di una "unioncina di trasferimento"

Ma anche se vogliamo ignorare l’egemonia dei paesi donatori in quanto lato spiacevole di ogni unione di trasferimento, restano nelle proposte attuali un certo numero di aspetti che gli osservatori progressisti dovrebbero guardare con scetticismo. In primo luogo il volume dei trasferimenti sostenibile a livello politico sarà sempre troppo limitato per poter ottenere un miglioramento significativo nelle economie dell'Europa meridionale. Si tratterà sempre di una "unioncina di trasferimento".

L'attuale rapporto mensile del Ministero delle Finanze tedesco rende piu' che chiara la totale avversione del governo federale tedesco ad ogni forma di ampia unione di trasferimento all'interno dell'UE. E se sul tema i socialdemocratici, i verdi o anche i liberali, in quanto partito di coalizione della CDU, riuscissero ad imporre prestazioni piu' alte, le dimensioni dei trasferimenti resterebbero comunque insufficienti, data la scarsa popolarità di ogni aumento delle tasse o del debito, oppure dei tagli di spesa presso gli elettori tedeschi, olandesi e austriaci.

Ma anche gli stessi effetti positivi dei possibili trasferimenti non sono affatto risolutivi. I trasferimenti realizzati fino ad ora nell'ambito degli eurosalvataggi non sono mai arrivati alla popolazione in difficoltà, sono serviti principalmente per il salvataggio delle banche. I trasferimenti sarebbero inoltre incompatibili con la strategia della convergenza strutturale, strategia che vorrebbe rimodellare le economie del sud-Europa secondo l’esempio del capitalismo tedesco. Anche se per buone ragioni si considera questa strategia sbagliata, per lo meno è coerente; in pratica tuttavia verrebbe contrastata con dei trasferimenti pubblici, fatto che metterebbe in discussione il processo di restringimento dei settori vicini allo stato nelle economie del sud-Europa. Nel lungo periodo c'è il rischio di sviluppare un grande Mezzogiorno europeo, permanentemente dipendente dai trasferimenti del nord, con lamentele reciproche e continue fra gli “avidi” paesi donatori e i paesi beneficiari "senza vergogna".

Il vero obiettivo del progetto

Il progetto dell'unione di trasferimento non comporterà un sostanziale miglioramento economico o sociale per le economie piu' deboli dell'Unione (altrimenti si potrebbe sostenere direttamente le economie piu' povere dell’UE, che si trovano tutte fuori dall'unione monetaria). La funzione principale di questo progetto è il miglioramento dell'immagine della Germania e dell'Eurozona nei paesi dell’Europa del sud. L'obiettivo è il sostegno politico ai governi in carica in Francia, Italia e Spagna in modo che possano continuare a portare avanti il processo di convergenza strutturale, anche contro una resistenza crescente. Il riferimento ai trasferimenti dalla Germania, e dagli altri paesi, in questa situazione sarà molto utile per mettere a tacere le critiche verso l'UE da parte dei gruppi e dei partiti di opposizione.

La "unioncina di trasferimento" si farà, anche se Schäuble dovesse opporsi e Söder mettersi di traverso, una opposizione tutta di facciata, per non regalare voti ad AfD. La unioncina di trasferimento – grazie alla politica interna degli stati menzionati - porterà ad una temporanea stabilizzazione della zona Euro. Nel medio periodo pero' la delusione sarà inevitabile su entrambi i lati - da una parte il sud per la mancanza di un vero miglioramento della situazione economica, dall'altro lato il nord per l'ingratitudine degli europei meridionali. La legittimità politica e la stabilità dell'Unione Europea subiranno pertanto ulteriori danni.

Gli amici dell'Europa nel campo progressista hanno fondamentalmente ragione. Un sostegno finanziario al sud da parte del nord è piu' che necessario, in considerazione dei benefici cosi' diversi che i paesi europei hanno ottenuto dalla moneta comune. La potenziale disponibilità alla solidarietà finanziaria nelle società del nord dovrebbe tuttavia essere utilizzata con un altro obiettivo: rendere piu' facile l'uscita dall'euro e la fase di passaggio ad un nuovo sistema monetario, tramite un ampio programma di sostegno finanziario (incluso un taglio del debito), per quei paesi del sud che soffrono e hanno sofferto a causa della loro adesione all'Euro. D'altra parte una duratura unione di trasferimento è politicamente meno popolare ed economicamente non sarà d'aiuto, ma servirà solo a danneggiare in maniera duratura la democrazia in Europa e nel medio termine contribuirà a rafforzare le tensioni fra gli stati membri dell'unione monetaria.

lunedì 29 maggio 2017

La Cancelliera d'Europa (ovvero il piano segreto di Merkel per l'Europa)

Dopo l'insuccesso del G7, gli spin doctor di Merkel, ormai in piena campagna elettorale, per cercare di trasformare il passo falso di Taormina in un successo da rivendere in politica interna consegnano alla Frankfurter Allgemeine Zeitung un presunto piano segreto per ridefinire l'Europa, ovviamente secondo gli interessi tedeschi. Dalla Faz.net. 


La politica sui profughi ha la priorità

I piani europei di Merkel, secondo le informazioni di questo giornale, riguardano diversi aspetti. La vera priorità è anche il tema piu' difficile da risolvere: la questione dei profughi, sulla quale a Taormina non si è riuscito a trovare un accordo con Trump. Negli uffici della Cancelleria si ritiene centrale per il futuro dell'Unione Europea riuscire a fermare la via di fuga attraverso il Mediterraneo. Quando Merkel in marzo è volata al Cairo e a Tunisi, probabilmente ha potuto osservare dal finestrino dell'aero quanto siano vicini la Sicilia e l'Etna al continente africano. Ma la soluzione è strettamente legata alla stabilizzazione della Libia, il paese da cui provengono gli attentatori di Manchester. E qui la prospettiva è piuttosto triste.

Buone prospettive per la difesa

Nella difesa comune ci sono invece le prospettive migliori. Per la difesa Merkel vuole spendere piu' soldi e lascia al suo ministro Ursula von der Leyen la possibilità di portare avanti con la massima tranquillità i programmi di cooperazione fra gli eserciti. Alle unità comuni con l'Olanda, la Francia e la Polonia, si sono aggiunte quelle con la Repubblica Ceca e la Romania. A Bruxelles si sta realizzando un comando comune per le operazioni militari. Con l'uscita dei britannici sono stati rimossi tutti i freni, e la doppia minaccia di Trump e della Russia ha causato una nuova apertura negli est-europei. Da quando  non si puo' piu' fare affidamento sullo scudo americano, l'uomo forte della Polonia, Jaroslaw Kaczynski, ha già incontrato 2 volte personalmente Merkel.

La terza parte della riflessione riguarda il futuro dell'economia e dell'unione monetaria. 

Il dibattito sugli Eurobond aiuta Merkel

Il dibattito sugli Eurobond puo' tornare molto utile per i piani di Merkel, anche se il tema continua a causarle molti pensieri. L'idea che gli stati membri possano essere reciprocamente responsabili per i debiti comuni, da tempo è stata sepolta sotto una pietra. "Sono contrario alla messa in comune dei debiti pregressi", ha detto il nuovo presidente francese Emmanuel Macron durante la sua prima visita a Berlino. Già ora la Francia paga sul suo debito dei tassi molto bassi, e con gli Eurobond dovrebbe accollarsi la seconda piu' grande quota di garanzia. I riflessi difensivi scatenati dal tema, potrebbero invece tornare utili alla Cancelliera per le negoziazioni future: cio' che i capi di governo e di stato decideranno e che in termini di condivisione del debito si collocherà al di sotto della soglia di allarme degli Eurobond, ai critici sembrerà come un'opzione meno dannosa.

In sostanza si tratta di un bilancio comune per la zona Euro collegato ad un Ministro delle Finanze comune. E' un desiderio di Macron, e anche il Ministro Schäuble lo aveva già proposto. Non è ancora chiaro tuttavia come sarà speso il denaro e da dove dovrebbe arrivare: si parla  di un premio per quei paesi che intraprendono le riforme strutturali, oppure per ammortizzare gli shock economici. Un Gerhard Schröder che durante una crisi volesse riformare il mercato del lavoro del suo paese, probabilmente non dovrebbe piu' elemosinare un ammorbidimento dei criteri di Maastricht. Il denaro arriverebbe da Bruxelles.

Per quanto riguarda il finanziamento, si parla di una quota dell'IVA, della non ancora adottata tassa sulle transazioni finanziarie o della velenosa proposta di Schäuble di tassare gli automobilisti. L'altra variante è: per finanziare gli investimenti il governo economico dell'Eurozona potrebbe anche emettere titoli di debito. A garantire sarebbero tutti i paesi membri, non solo la Germania. La Cancelliera, da quanto si sente dire, ha una certa simpatia per queste proposte. Una tale costruzione sarebbe alquanto diversa, cosi' assicurano i suoi collaboratori, dai classici Eurobond, che Merkel rifiuta ("finché vivo"). Anche il suo Ministro delle Finanze tiene la porta aperta. Non saremo noi a "far fallire un aumento degli investimenti", ha detto il ministro.

E' possibile una modifica dei trattati

La Cancelliera prende addirittura in considerazione una modifica dei trattati europei - una novità, da quando circa dieci anni fà dalle ceneri della Costituzione Europea è stato messo insieme il Trattato di Lisbona. "Dal punto di vista tedesco è possibile una modifica dei trattati". E questo è l'obiettivo: utilizzare i tempi tranquilli per rendere l'unione monetaria piu' resistente alle crisi. Se questo potrà essere raggiunto senza una crisi acuta, è un altro discorso. Tanto piu' che Merkel sa che dietro gli stessi termini si nascondono idee alquanto diverse: piu' controllo di bilancio da un lato, piu' investimenti dall'altro.

Dopo le elezioni federali di settembre la Cancelliera sarà disponibile per compromessi che invece potrebbero ostacolarla durante la campagna elettorale. Una parte di questo pacchetto potrebbe essere anche la presidenza della BCE: se vuole che il tedesco Jens Weidmann sia il successore di Mario Draghi, cosa che Merkel desidera, dovrà fare concessioni altrove. Al contrario, la candidatura di Weidmann è probabilmente utile per placare quei critici che non approvano il nuovo euro-entusiasmo di Merkel.

Ma il piano di Merkel ha anche un secondo obiettivo: aiutare il nuovo presidente francese ad avere successo - non ad ogni costo, ma fino al punto in cui sarà compatibile con gli interessi tedeschi. Nessuno vuole che fra cinque anni la nazionalista Marine Le Pen governi il paese vicino, si dice negli ambienti di Merkel. Questo significa prima di tutto: molte parole amichevoli, affinché fra 3 settimane Macron possa ottenere anche una maggioranza parlamentare. Poi stare a guardare i passi del presidente, senza eccedere con le lezioncine dall'esterno. E alla fine mettere nero su bianco un piano comune.

Qui ho capito il fascino che può' avere l'Europa

In questo quadro si è aggiunta la prima visita fatta dal nuovo Ministro dell'Economia e delle Finanze francese, Bruno Le Maire, al suo collega Schäuble. Le Maire, un amico dichiarato della Germania, era già stato Ministro durante il primo picco della crisi Euro ai tempi di Nicolas Sarkozy, sul tema ha anche scritto un libro, in cui Merkel ha un ruolo importante. Ora con Schäuble ha messo in piedi un gruppo di lavoro, che già da luglio inizierà a scrivere proposte di riforma della zona Euro - compresi i primi passi per un sistema di tassazione e riscossione unitario.

Mentre i due capi di dipartimento si presentavano alla stampa in maniera congiunta, Merkel discuteva di Europa con gli studenti a Berlin-Pankov. Anche in questa occasione ha dato libero sfogo al suo nuovo euro-entusiasmo. "Qui ho capito veramente il fascino che l'Europa puo' esercitare", ha detto - e ha promesso, "di voler tenere in considerazione sempre di piu' i desideri e i sogni dei giovani nelle sue politiche".

Per il candidato della SPD Martin Schulz la situazione è sempre piu' difficile. Come ex-presidente del Parlamento UE non voleva portare il tema al centro della sua campagna elettorale. Ora invece ha deciso di riprendere l'argomento e la prossima settimana terrà al Ministero degli Esteri un discorso programmatico sull'Europa. Ma probabilmente Schulz arriva troppo tardi. Con la sua nuova retorica Merkel è già riuscita a radunare intorno a sé gli europeisti moderati, e Schulz probabilmente non riuscirà ad ottenere il voto degli euro-scettici. E non potrà certo presentarsi ai vertici internazionali come il domatore di Donald Trump, un nemico comune è molto utile per l'unità in Europa, visto che al candidato della SPD manca una carica pubblica.

giovedì 25 maggio 2017

Hans Werner Sinn: nessun debito comune!

Hans Werner Sinn su WirtschaftsWoche commenta i progetti europei del neoeletto Macron. Le proposte francesi sono pericolose e dividono l'Europa, i tedeschi non devono fidarsi perché alla fine l'obiettivo dei francesi e dei sud-europei è sempre lo stesso: l'unione di trasferimento a spese dei tedeschi. Da WirtschaftsWoche


C'è grande gioia in Europa per il risultato delle elezioni francesi - ma cio' non dovrebbe autorizzare gli europei, specialmente i tedeschi, a spegnere il cervello. Il nuovo presidente Macron vorrebbe un parlamento ed un bilancio autonomo dell'Eurozona con una propria capacità di tassazione e la possibilità di emettere obbligazioni coperte da una garanzia comune. Inoltre, tramite un'assicurazione comune sui depositi bancari e un'indennità di disoccupazione europea vorrebbe creare un flusso di cassa dal nord verso il sud Europa. Questo ovviamente nel peculiare interesse dell'economia francese, visto che molti clienti delle industrie e delle banche francesi si trovano nel sud-Europa.

Il Ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel e il candidato alla Cancelleria della SPD Martin Schulz si sono accodati a queste richieste, la Cancelliera e il suo Ministro delle Finanze sembrano un po' meno entusiasti. Sottolineano giustamente che tali cambiamenti sono possibili solo con una modifica dei trattati UE. In questo pero' sottostimano le difficoltà giuridiche connesse. Si tratterebbe niente di meno che del trasferimento a un'organizzazione internazionale di una parte dei poteri di bilancio detenuti dal Bundestag. Si tratta di una violazione della Costituzione della Repubblica Federale.

L'articolo 110 della Costituzione tedesca indica infatti che la legge finanziaria appartiene ai diritti democratici inalienabili del Bundestag, ed è una di quelle "garanzie eterne" che non possono essere modificate dal Bundestag stesso. Una tale modifica richiederebbe una fondamentale rifondazione della Repubblica Tedesca, realizzabile solo attraverso una nuova assemblea costituente oppure con un referendum popolare.

Ci sono anche molti aspetti economici che giocano a sfavore delle richieste di Macron. Una unione bancaria "à la française" implicherebbe una garanza dei paesi del nord, primo fra tutti ovviamente la Germania, su di una considerevole parte dei depositi nei paesi in crisi del sud e in Irlanda, che ammontano a circa 3.690 miliardi di euro. Non solo scaricherebbe sulle banche e sui contribuenti tedeschi un'enorme mole di rischi, per i quali ovviamente non riceverebbero nulla in cambio, ma metterebbe le banche del sud in condizione di raccogliere depositi a tassi molto bassi, che poi sarebbero investiti in progetti rischiosi, ma in ultima analisi non redditizi: i profitti finirebbero per essere privatizzati mentre le perdite sarebbero scaricate sulla garanzia europea comune. La crisi americana delle banche di deposito e prestito ("Savings & Loan"), scoppiata negli anni '80 a causa dell'attrattività esercitata dall'assicurazione comune dei depositi, e che tra il 1986 e il 1995 ha provocato il fallimento di oltre 1000 istituti bancari, potrebbe facilmente ripetersi in Europa. 

Le proposte di Macron dividono l'Europa

Un'assicurazione comune contro la disoccupazione costerebbe molto denaro e aprirebbe porte e cancelli ad ogni forma di manipolazione. Per la politica sarebbe molto forte l'incentivo a scaricare su quest'assicurazione il costo del supporto economico alle aree svantaggiate, nella misura in cui i criteri per l'assegnazione dell'indennità, da stabilire necessariamente a livello europeo, sarebbero interpretati a livello nazionale in maniera molto blanda o addirittura fraudolenta. Per far percepire il piu' a lungo possibile l'indennità di disoccupazione, si potrebbe perfino scegliere di posticipare l'età di pensionamento dei lavoratori.

Un altro possibile abuso da temere sarebbe quello sulle tasse comuni. Se a livello nazionale dovesse affermarsi una politica tollerante con l'evasione fiscale, allora sarebbe il governo comune dell'Eurozona a dover istituire dei propri uffici per la riscossione dei tributi nei singoli paesi membri. Ma anche in questo caso non ci sarebbe nessuna garanzia contro una gestione dei funzionari secondo le usanze nazionali. 

Nessun debito comune!

Sarebbe particolarmente problematico se il Ministro delle Finanze europeo potesse finanziare in anticipo il proprio bilancio tramite l'emissione di titoli di debito coperti da una garanzia comune. Si tratterebbe di un aumento della pressione fiscale anticipato, estremamente pericoloso, perché incontrerebbe poca resistenza presso i contribuenti, in quanto inizialmente non ne percepirebbero il peso fiscale. La creazione di un debito comune europeo, come mostra la terribile esperienza degli Stati Uniti d'America nei primi decenni della loro esistenza, è un modo sicuro per arrivare ad una duro conflitto sulla responsabilità per una montagna di debito ormai fuori controllo.

No, in questo modo non si puo' costruire l'Europa. Chi non riesce a convivere con la moneta unica deve poter uscire, lasciar svalutare la propria valuta e in questo modo ripristinare la propria competitività. La grande opera di riunificazione del dopoguerra a cui si deve la pace e la prosperità non è l'Euro, ma l'Unione Europea.

Le proposte di Macron dividono l'Europa, e lo fanno al suono dell'inno europeo.

giovedì 18 maggio 2017

Jan Fleischhauer: fermate l'unione di trasferimento

Jan Fleischhauer è conosciuto anche in Italia per i suoi articoli pungenti. Questa volta dalla sua rubrica su Der Spiegel, con un commento dal tono ironico, se la prende con l'unione di trasferimento proposta dai francesi e con la socialdemocrazia tedesca: non possiamo e non dobbiamo finanziare i piani di Macron con il denaro dei tedeschi. Da Der Spiegel


Sono una persona gretta e di vedute molto limitate, lo ammetto. Non avrei nulla in contrario se Emmanuel Macron, il nuovo presidente francese, prima di dare avvio alla ristrutturazione della grande Europa, iniziasse rimettendo in sesto il suo paese. 

Sigmar Gabriel ha scritto che chi si oppone alla proposta di Macron di mettere in comune i debiti europei è una persona gretta e di vedute limitate. Le politiche di austerità tedesche ci portano verso il disastro, scrive il Ministro degli Esteri, per questo ha elaborato un piano per un asse del debito franco-tedesco. Il piano si chiama "Eliseo 2.0": cosi' è chiaro sin da subito dove sarà il centro di potere di questa nuova unione.

Il politico come salvatore

Mi sono sempre considerato una persona relativamente cosmopolita. Ho vissuto a Berlino, Lipsia e New York, in vacanza sono stato perfino alle Lofoten. Ma il cosmopolitismo è piu' che altro una questione dell'anima. Il vero cosmopolita non conosce né confini né nazioni.

Questa settimana, dopo la grande ondata di entusiasmo per l'elezione di Macron, l'uomo è arrivato finalmente in Germania, dove tutti quelli che stanno a sinistra del centro lo hanno ridefinito un eroe o addirittura un mago. Mi ricorda l'euforia che avvolse Obama dopo la sua elezione, anche allora nessun paragone sembrava azzardato. In Germania abbiamo una lunga tradizione secondo la quale i politici non sarebbero dei rappresentanti di interessi, ma piuttosto dei salvatori. Anche i giornalisti, che magari dopo anni passati a seguire la politica si potrebbe pensare che siano diventati freddi e cinici, si fanno incantare come dei pesci lessi.

In che modo Macron intenda riportare al suo antico splendore l'Europa, e per un presidente francese questo vuol dire prima di tutto la Francia, non è ancora chiaro, e probabilmente non è chiaro nemmeno a lui. Ma che voglia mettersi in marcia senza i soldi dei tedeschi, questo lo possiamo tranquillamente escludere. Dovrebbe essere istituito un Ministro delle Finanze europeo, questa è una delle prime proposte e un bilancio dell'Eurozona, che è un modo gentile per dire che ci saranno piu' debiti. 

I francesi non soffrono

Degli Eurobond nel team di Macron se ne parla poco, piu' che altro per non urtare la sensibilità dei tedeschi sul tema, anche se la stretta consigliera di Macron, Sylvie Goulard, nel fine settimana ha fatto trapelare le sue simpatie per questo strumento di risanamento del bilancio. "Io stessa ritengo gli Eurobond un modo per finanziare a condizioni favorevoli tutti i compiti comuni di cui in futuro si dovrà occupare l'Unione Europea", ha detto alla  "Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung".

In maniera precauzionale Madame Goulard poco dopo ha aggiunto: le obbligazioni comuni pero' "non dovrebbero servire a scaricare sulle spalle degli altri europei i debiti che i paesi hanno fatto in passato". Ma non dobbiamo prendere troppo sul serio questa assicurazione. Una volta lanciati, si troverà alla svelta il modo di utilizzarli per sanare altre calamità. Il metodo l'abbiamo già conosciuto con i programmi di aiuto della Banca centrale europea.

Saremmo meno sospettosi se in passato la Francia avesse mostrato la volontà di affrontare i problemi con le proprie forze. La verità è: i francesi non stanno soffrendo a causa delle politiche di austerità tedesche. Soffrono per l'incapacità di affermarsi in un mondo cambiato. Anche i tedeschi farebbero volentieri una settimana di 35 ore e sarebbero lieti di poter andare in pensione al piu' tardi a 62 anni. A differenza dei loro vicini francesi tuttavia hanno accettato il profondo legame che esiste fra produttività e prosperità, che nessun vino rosso del mondo, anche bevuto in grandi quantità, potrà mai mettere in discussione.

La socialdemocrazia tedesca ha sempre avuto una relazione romantica con la Francia. L'ho imparato nella mia famiglia. All'inizio andavamo tutte le estati in Scandinavia, che in ogni famiglia della SPD veniva considerata il paradiso del welfare, dopo la metà degli anni settanta pero' abbiamo iniziato ad andare sulla costa atlantica francese. La combinazione fra stile di vita, cultura, e spirito sindacale, per tutti coloro che si battevano per la cosa giusta, era irresistibile.

La Francia è rimasta fino ad oggi un paradiso sindacale - non in termini di potenza nominale dei sindacati, ma nel potere che ancora oggi riescono ad esercitare. Su Wikipedia la Francia non viene descritta come un'economia di mercato, come io stesso ho verificato, ma come un'economia mista.

Gli effetti di questa politica si possono facilmente leggere in qualsiasi statistica utile a misurare la salute economica di un paese. Il numero dei disoccupati resta ai massimi storici, il debito pubblico nel 2014 ha superato i 2000 miliardi. Dall'introduzione dell'Euro la Francia ha perso un terzo della sua quota di mercato nell'export mondiale. La quota di prodotto interno lordo generata dall'industria è passata dal 18 al 12.6%. Anche questi dati si possono trovare facilmente su Wikipedia.

Meglio di vedute limitate che euro-socialista

La SPD in qualche modo vuole opporsi ad Angela Merkel, questo lo capisco bene. Se non si riesce ad ottenere nulla con la politica interna, allora meglio provare con la politica europea. Nelle redazioni giornalistiche, ovviamente, il nuovo asse franco-tedesco riceve lodi sperticate. Wolfgang Schäuble, come un Alberich accovacciato in difesa del suo tesoro, da quelle parti non era mai stato particolarmente popolare.

Io dubito tuttavia che i piani europei per una messa in comune del debito potranno avere lo stesso successo che hanno ottenuto nelle redazioni giornalistiche, soprattutto in considerazione del principio secondo cui la ricchezza deve essere redistribuita laddove è  stata creata. Per molte persone, quando si tratta del proprio denaro, è meglio essere meschine che socialiste, e questo vale anche per i socialdemocratici. 

"Mi sembra che alcuni di coloro che in questi giorni hanno parlato, probabilmente hanno già dimenticato che Marine Le Pen poteva essere il nuovo presidente francese", ha detto la consulente di Macron Sylvie Goulard a Der Spiegel. Se la frase non è da considerare come una mera descrizione di un fatto, allora la si dovrebbe interpretare come una minaccia. Se non ci venite in contro, si dice, la prossima volta voteremo la destra radicale. La si puo' tranquillamente considerare un'offerta che non puo' essere rifiutata.