La Frankfurter Allgemeine Zeitung pubblica l'accoratissimo appello con il quale 154 professori tedeschi mettono in guardia dalla trasformazione dell'eurozona in una unione fondata sul debito e sulla condivisione della responsabilità, come previsto dai piani di Macron e Juncker. Fra i firmatari alcuni nomi molto noti: Hans Werner Sinn, Thomas Mayer e Jürgen Stark (ex BCE) e tanti altri. Il timing sembra perfetto per rispondere alle nuove proposte in arrivo dall'Italia. Dalla FAZ.net
Noi - 154 professori di economia - mettiamo in guardia da un ulteriore sviluppo dell'unione monetaria e bancaria europea in direzione di una unione basata sulla messa in comune della responsabilità. Le proposte del presidente francese Macron e del presidente della Commissione Europea Juncker, menzionate nell'accordo di coalizione di Berlino, comportano dei grandi rischi per i cittadini europei.
1 Se il meccanismo di stabilità ESM, come previsto, dovesse essere utilizzato come una riassicurazione per il risanamento delle banche, verrebbe meno per gli istituti di credito e per le autorità di controllo ogni incentivo a ripulire i bilanci dai crediti inesigibili. Questo a spese della crescita e della stabilità finanziaria.
2. Se come previsto l'ESM dovesse essere trasferito all'interno del quadro legislativo dell'UE sotto forma di un Fondo Monetario Europeo (FME), il fondo finirebbe sotto l'influenza di paesi che non sono membri dell'eurozona. Poiché i singoli paesi perderebbero il diritto di veto sulle decisioni urgenti, i paesi creditori potrebbero essere messi in minoranza. Cosi' ad esempio il Bundestag tedesco perderebbe il suo diritto di controllo.
3. Se il sistema di garanzia dei depositi bancari, come previsto, venisse messo in comune, verrebbero socializzati anche i costi degli errori che le banche e i governi hanno commesso in passato.
4. Il previsto "Fondo europeo per gli investimenti per la stabilizzazione macroeconomica" e il "Fondo per il sostegno delle riforme strutturali" porteranno ad ulteriori trasferimenti e prestiti a favore di quei paesi della zona euro che in passato hanno evitato di fare le riforme necessarie. Sarebbe un errore premiare una condotta sbagliata. La Germania, all'interno del sistema di pagamento interbancario Target 2, ha già accettato piu' di 900 miliardi di euro di passività della BCE, sui quali non vengono pagati interessi e per i quali non è prevista alcuna scadenza o rimborso.
5. Un Ministro europeo delle finanze dotato di una capacità di bilancio e con un ruolo di interlocutore della BCE contribuirebbe ad una ulteriore politicizzazione della politica monetaria. Gli ingenti acquisti di obbligazioni da parte della BCE (2.550 miliardi di euro fino a settembre 2018) già ora possono essere equiparati a una monetizzazione del debito da parte della banca centrale.
Il principio di responsabilità è una pietra miliare dell'economia sociale di mercato. L'unione fondata sulla messa in comune della responsabilità mina la crescita e minaccia la prosperità di tutta l'Europa. Cio' è evidente nel livello salariale sempre piu' basso, soprattutto fra i piu' giovani. Pertanto chiediamo al governo federale di tornare ai principi di base dell'economia sociale di mercato.
Invece di creare nuove linee di credito e incentivi verso cattive condotte economiche è importante promuovere riforme strutturali. Il privilegio garantito ai titoli di stato nella gestione del rischio delle banche deve essere abolito. L'eurozona ha bisogno di una procedura di insolvenza ordinata per gli stati e di una procedura per l'uscita ordinata. L'unione del mercato dei capitali deve essere completata - anche perché i movimenti di capitale compensano gli schock asimmetrici. Nel consiglio BCE è necessario collegare i diritti di voto con le responsabilità. I Saldi Target devono essere compensati con regolarità. Gli acquisti di titoli di stato devono cessare rapidamente.
Alle 154 Unterzeichner
Hanjo Allinger, Rainer Alt, Peter Altmiks, Niels Angermüller, Gerhard Arminger, Philipp Bagus, Hartwig Bartling, Christian Bauer, Alexander Baumeister, Dirk Baur, Hanno Beck, Peter Bernholz, Norbert Berthold, Dirk Bethmann, Ulrich Blum, Christoph Braunschweig, Gerrit Brösel, Martin-Peter Büch, Walter Buhr, Rolf Caesar, Ronald Clapham, Erich Dauenhauer, Frank Daumann, Dietrich Dickertmann, Leef Dierks, Gerd Diethelm, Alexander Dilger, Juergen B. Donges, Norbert Eickhof, Alexander Eisenkopf, Mathias Erlei, Rolf Eschenburg, Stefan Felder, Robert Fenge, Cay Folkers, Siegfried Franke, Jan Franke-Viebach, Michael Frenkel, Andreas Freytag, Wilfried Fuhrmann, Werner Gaab, Gerhard Gehrig, Thomas Glauben, Frank Gogoll, Robert Göötz, Christiane Goodfellow, Rüdiger Grascht, Alfred Greiner, Heinz Grossekettler, Andrea Gubitz, Gerd Habermann, Hendrik Hagedorn, Gerd Hansen, Rolf Hasse, Klaus-Dirk Henke, Henner Hentze, Thomas Hering, Bernhard Herz, Stefan Hoderlein, Stephan Hornig, Guido Hülsmann, Jost Jacoby, Hans-Joachim Jarchow, Thomas Jost, Markus C. Kerber, Henning Klodt, Michael Knittel, Leonard Knoll, Andreas Knorr, Manfred Königstein, Ulrich Koester, Stefan Kooths, Walter Krämer, Dietmar Krafft, Rainer Künzel, Britta Kuhn, Werner Lachmann, Enno Langfeldt, Andreas Löhr, Tim Lohse, Helga Luckenbach, Reinar Lüdeke, Dominik Maltritz, Gerald Mann, Thomas Mayer, Dirk Meyer, Renate Ohr, Michael Olbrich, Werner Pascha, Hans-Georg Petersen, Wolfgang Pfaffenberger, Ingo Pies, Werner Plumpe, Mattias Polborn, Thorsten Polleit, Niklas Potrafke, Bernd Raffelhüschen, Bernd-Thomas, Ramb, Richard Reichel, Hayo Reimers, Stefan Reitz, Rudolf Richter, Wolfram F. Richter, Gerhard Rösl, Roland Rollberg, Alexander Ruddies, Gerhard Rübel, Karlhans Sauernheimer, Stefan Schäfer, Wolf Schäfer, Malcolm Schauf, Bernd Scherer, Jörg Schimmelpfennig, Ingo Schmidt, Dieter Schmidtchen, Michael Schmitz, Gunther Schnabl, Jan Schnellenbach, Bruno Schönfelder, Siegfried Schoppe, Jürgen Schröder, Christian Schubert, Alfred Schüller, Peter M. Schulze, Thomas Schuster, Christian Seidl, Hans-Werner Sinn, Fritz Söllner, Peter Spahn, Jürgen Stark, Wolfgang Ströbele, Stefan Tangermann, H. Jörg Thieme, Stefan Traub, Dieter Tscheulin, Ulrich van Suntum, Roland Vaubel, Stefan Voigt, Hermann von Laer, Hans-Jürgen Vosgerau, Adolf Wagner, Heike Walterscheid, Gerhard Wegner, Rafael Weißbach, Heinz-Dieter Wenzel, Max Wewel, Hans Wielens, Otto Wiese, Rainer Willeke, Manfred Willms, Dietrich Winterhager, Michael Wohlgemuth, Hans-Werner Wohltmann, Achim Zink
Alle 154 Unterzeichner
Hanjo Allinger, Rainer Alt, Peter Altmiks, Niels Angermüller, Gerhard Arminger, Philipp Bagus, Hartwig Bartling, Christian Bauer, Alexander Baumeister, Dirk Baur, Hanno Beck, Peter Bernholz, Norbert Berthold, Dirk Bethmann, Ulrich Blum, Christoph Braunschweig, Gerrit Brösel, Martin-Peter Büch, Walter Buhr, Rolf Caesar, Ronald Clapham, Erich Dauenhauer, Frank Daumann, Dietrich Dickertmann, Leef Dierks, Gerd Diethelm, Alexander Dilger, Juergen B. Donges, Norbert Eickhof, Alexander Eisenkopf, Mathias Erlei, Rolf Eschenburg, Stefan Felder, Robert Fenge, Cay Folkers, Siegfried Franke, Jan Franke-Viebach, Michael Frenkel, Andreas Freytag, Wilfried Fuhrmann, Werner Gaab, Gerhard Gehrig, Thomas Glauben, Frank Gogoll, Robert Göötz, Christiane Goodfellow, Rüdiger Grascht, Alfred Greiner, Heinz Grossekettler, Andrea Gubitz, Gerd Habermann, Hendrik Hagedorn, Gerd Hansen, Rolf Hasse, Klaus-Dirk Henke, Henner Hentze, Thomas Hering, Bernhard Herz, Stefan Hoderlein, Stephan Hornig, Guido Hülsmann, Jost Jacoby, Hans-Joachim Jarchow, Thomas Jost, Markus C. Kerber, Henning Klodt, Michael Knittel, Leonard Knoll, Andreas Knorr, Manfred Königstein, Ulrich Koester, Stefan Kooths, Walter Krämer, Dietmar Krafft, Rainer Künzel, Britta Kuhn, Werner Lachmann, Enno Langfeldt, Andreas Löhr, Tim Lohse, Helga Luckenbach, Reinar Lüdeke, Dominik Maltritz, Gerald Mann, Thomas Mayer, Dirk Meyer, Renate Ohr, Michael Olbrich, Werner Pascha, Hans-Georg Petersen, Wolfgang Pfaffenberger, Ingo Pies, Werner Plumpe, Mattias Polborn, Thorsten Polleit, Niklas Potrafke, Bernd Raffelhüschen, Bernd-Thomas, Ramb, Richard Reichel, Hayo Reimers, Stefan Reitz, Rudolf Richter, Wolfram F. Richter, Gerhard Rösl, Roland Rollberg, Alexander Ruddies, Gerhard Rübel, Karlhans Sauernheimer, Stefan Schäfer, Wolf Schäfer, Malcolm Schauf, Bernd Scherer, Jörg Schimmelpfennig, Ingo Schmidt, Dieter Schmidtchen, Michael Schmitz, Gunther Schnabl, Jan Schnellenbach, Bruno Schönfelder, Siegfried Schoppe, Jürgen Schröder, Christian Schubert, Alfred Schüller, Peter M. Schulze, Thomas Schuster, Christian Seidl, Hans-Werner Sinn, Fritz Söllner, Peter Spahn, Jürgen Stark, Wolfgang Ströbele, Stefan Tangermann, H. Jörg Thieme, Stefan Traub, Dieter Tscheulin, Ulrich van Suntum, Roland Vaubel, Stefan Voigt, Hermann von Laer, Hans-Jürgen Vosgerau, Adolf Wagner, Heike Walterscheid, Gerhard Wegner, Rafael Weißbach, Heinz-Dieter Wenzel, Max Wewel, Hans Wielens, Otto Wiese, Rainer Willeke, Manfred Willms, Dietrich Winterhager, Michael Wohlgemuth, Hans-Werner Wohltmann, Achim Zink
"Il principio di responsabilità è una pietra miliare dell'economia sociale di mercato. "
RispondiEliminai professoroni dove se l'erano messo il principio di responsabilità quando lo stato tedesco ha salvato Commerzbank e le Landesbank, vero truogolo della commistione mefitica tra potere politico e finanziario? Magari venivano pagati lautamente per spiegare nelle conferenze finanziate da quelle stesse banche perchè le banche tedesche sono superiori a quelle degli untermensch dell'Europa meridionale?
Accettano firme anche dall'Italia? :)
RispondiEliminaNon c'è niente da riformare: bisogna andarsene e basta
RispondiEliminaChe faccia tosta....per non dire altro....dell´ue a loro piace solo l´euro xhe li rende tanto competitivi
RispondiEliminaCoi tedeschi ci lavoro: la loro impostazione mentale è sempre la stessa ovvero partono dal presupposto che loro hanno ragione. Nello specifico loro ritengono che le politiche deflazioniste (di questo alla fine si tratta, perché quando si tratta di regole sanno rispettarle molto meno di noi quando gli conviene) e la così detta economia sociale di mercato è meglio di una impostazione keynesiana (ovvero quella della nostra costituzione).
RispondiEliminaSe ne conclude che noi italiani non possiamo vivere nello stesso condominio con loro, condividendo la moneta ma dobbiamo poter essere liberi di governare la nostra economia come ci pare, anche sbagliando, senza che qualcuno dall'estero venga ipocritamente a a farci la morale solo perché miniamo i loro interessi. Se vogliono la vera competizione ci lasci o la nostra moneta e poi vediamo (la Germania prima dell'euro era il malato d'europa, non scordiamocelo).
Ci lavori nel senso che acquisti da loro le gomme da cancellare Staedtler?
EliminaSì, prima dell'introduzione della moneta unica la Germania era considerata 'l'economia malata d'Europa' ma occore conoscere la questione. Non dipendeva certo dalla lira, dipendeva dall'annessione dei Länder della svanita DDR. Se ne sono fatti carico con ingenti trasferimenti che hanno dovuto raccogliere anche dall'estero alzando notevolmente i tassi causando così un rallentamento della domanda interna. Prima di allora la RFT era la prima economia d'Europa già dagli anno '60, ovvero dopo nemmeno 20 anni dalla ricostruzione. L'euro è stato introdotto anticipandone l'iter su richiesta soprattutto francese con l'appoggio britannico preoccupati di una Germania unita, non certo per ragioni militari bensì proprio economiche. Ma i tedeschi ovunque e comunque si trovino sono sempre ai vertici, lo sono (o meglio erano) con il marco, lo sono con l'euro e lo sono anche all'estero dove realizzano partnership con aziende locali (vedere Volkswagen in Cina).
Noi possiamo continuare a frignare dando la colpa a destra e a manca invocando soluzioni mirabolanti quanto fallimentari oppure usare bene l'orgoglio che di certo abbiamo unito ad un sano spirito nazionale. Non so cosa intendi per "governare la nostra economia come ci pare" o per "spirito keynesiano della nostra Costituzione", mi sembrano frasette buttate lì a vanvera. L'economia è dominata dai consumatori che acquistano liberamente ed a propria discrezione i beni ed i servizi che desiderano. Chi ti vende una lavatrice, un'auto, la carne o altro bene proveniente dall'estero e nel caso dalla Germania? Uno straniero? Un tedesco con la pistola puntata? Te lo vende un italiano il più delle volte nemmeno che viene a casa tua, sei tu consumatore che vai da lui nel suo negozio e scegli a tua discrezione cosa prendere.
Sinn fa comunque una analisi sbagliata o comunque superficiale perché non considera che sul fronte del commercio internazionale, dove si misurano e si confrontano i vari livelli di competitività l'Italia segna dati apprezzabili, l'anno scorso la crescita dell'export è stato superiore a quello della Germania.
Nei 'favolosi anni della lira' e proprio nel periodo di piena sovranità monetaria (post Bretton Woods e pre SME) siamo andati con il cappello in mano ad elemosinare prestiti in giro per il mondo a cominciare dal FMI per proseguire con i 2 miliardi di dollari concessi nel 1974 dalla Bundesbank dietro pegno di qualche tonnellata delle nostre riserve auree. Tu non lo sai perché chi invoca la soluzione mirabolante di starcene per conto nostro non te lo racconta come non racconta (o ricorda) che in quegli anni favolosi mezzo meridione si trasferì o nel settentrione o all'estero, che stavamo talmente bene che si andava a sparare in giro mica per malessere sociale ma per passare il tempo.
Poi arrivo' l'Euro, l'inferno si trasformo' in paradiso e tutti vissero felici e contenti. pero' in quest'analisi impeccabile forse l'e' sfuggito un particolare, si guardi un po com'e' raddoppiato il nostro debito ed in parallelo e' stagnato il nostro PIL. Sara' solo una coincidenza, pero' vale la pena di rifletterci
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