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domenica 13 ottobre 2024

Intervista a Gerhard Schröder sulle Sfide Globali: Migrazione, Crisi Energetica e Diplomazia in Europa

Nel corso di una recente intervista, Gerhard Schröder, ex cancelliere tedesco, ha offerto una prospettiva lucida e critica sulle principali questioni politiche che stanno attualmente influenzando la Germania e l’Europa. Il suo intervento, pur fondato sull’esperienza e sulle scelte politiche passate, si concentra su una serie di sfide che vanno dalla gestione della crisi migratoria, alle difficoltà economiche, fino alla guerra in Ucraina. Di seguito, esploreremo i punti chiave toccati da Schröder, che risultano di grande interesse per comprendere le dinamiche politiche attuali.

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1. La crisi migratoria e il suo impatto sociale

Uno dei temi più rilevanti affrontati da Schröder è la gestione della migrazione, che continua a rappresentare una sfida fondamentale per la Germania e l’Europa. Schröder critica l’approccio attuale, accusando i governi di non aver trovato un equilibrio tra l’accoglienza umanitaria e il controllo dell’immigrazione. Secondo lui, la distinzione tra rifugiati politici e migranti economici è spesso troppo sfumata, e questo ha portato a tensioni sociali crescenti. La percezione diffusa, osserva Schröder, è che i cittadini che lavorano regolarmente siano svantaggiati rispetto a coloro che beneficiano dei sussidi statali, una situazione che rischia di alimentare sentimenti di frustrazione e il sostegno ai partiti populisti.

2. La transizione energetica e la crisi economica

Schröder esprime preoccupazioni anche sulla gestione della transizione energetica in Germania. Sebbene riconosca l’urgenza di affrontare il cambiamento climatico, critica l’impatto delle attuali politiche verdi sull’economia del Paese. La rapida transizione verso fonti di energia rinnovabile, insieme al distacco dalle tradizionali forniture energetiche russe, ha infatti provocato una crisi che ha colpito sia le industrie tedesche che i cittadini. Schröder suggerisce che la Germania dovrebbe adottare un approccio più graduale e pragmatico per proteggere la sua competitività economica e sostenere la crescita, mantenendo comunque gli obiettivi ambientali.

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3. La guerra in Ucraina e il ruolo dell’Europa

Un altro tema centrale dell’intervista è il conflitto in Ucraina. Schröder, che ha mantenuto legami stretti con la Russia, non giustifica l’invasione russa ma critica anche la mancanza di volontà da parte dell’Occidente di cercare una soluzione diplomatica. Secondo l’ex cancelliere, l’Europa dovrebbe assumere un ruolo più attivo nel mediare tra le parti in conflitto, cercando soluzioni negoziate piuttosto che puntare esclusivamente sull’invio di armi alla parte ucraina. Schröder teme che l’ulteriore escalation militare possa portare a una destabilizzazione maggiore, con conseguenze disastrose, specialmente per l’Europa.

Uno dei punti più controversi del suo intervento è la critica alle armi fornite all’Ucraina, in particolare quelle a lungo raggio che potrebbero colpire obiettivi russi sensibili, come Mosca. Schröder ritiene che un conflitto prolungato, basato unicamente su una soluzione militare, non porterebbe a una pace duratura. In questo contesto, richiama l’importanza di trovare canali diplomatici e suggerisce che l’Europa, soprattutto Francia e Germania, debba assumere la leadership in questi negoziati, senza aspettare l’iniziativa di potenze esterne come gli Stati Uniti o la Cina.

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4. La politica europea e il ruolo del motore franco-tedesco

Schröder riflette inoltre sullo stato attuale dell’Unione Europea, lamentando la debolezza del cosiddetto “motore franco-tedesco”, che storicamente ha guidato l’integrazione e la stabilità in Europa. A suo avviso, l’indebolimento della cooperazione tra Germania e Francia sta mettendo a rischio la capacità dell’Europa di affrontare le sfide globali. Questa mancanza di leadership, sostiene Schröder, ha creato un vuoto politico che rende l’Europa vulnerabile su diversi fronti, dall’economia alla sicurezza.

Secondo Schröder, la soluzione per rilanciare l’Europa risiede in un rinnovato impegno da parte di Germania e Francia a lavorare insieme per affrontare le crisi interne e internazionali, rafforzando al contempo l’integrazione europea. Senza una forte alleanza tra questi due Paesi, le prospettive per un’Europa unita e competitiva sembrano sempre più incerte.

5. Un futuro incerto per la leadership globale

Infine, Schröder riflette sulle trasformazioni della leadership globale, sottolineando come l’Europa stia perdendo terreno rispetto ad altre potenze, in particolare Stati Uniti e Cina. Il suo richiamo è chiaro: l’Europa deve riconquistare una posizione di maggiore indipendenza strategica, specialmente nel dialogo con gli Stati Uniti. Se l’Europa vuole avere un peso nei negoziati internazionali, specialmente in quelli relativi al conflitto in Ucraina, deve essere più proattiva e autonoma nelle sue decisioni geopolitiche.

Schröder avverte che un’Europa frammentata rischia di restare relegata a un ruolo marginale, incapace di influenzare gli eventi globali e di proteggere i propri interessi.

Conclusione

Gerhard Schröder, con la sua lunga esperienza politica, ci offre uno sguardo critico ma costruttivo sulle attuali sfide della Germania e dell’Europa. Le sue osservazioni, che spaziano dalla crisi migratoria, alla politica energetica, alla guerra in Ucraina, evidenziano la necessità di una leadership forte e decisa, capace di affrontare i problemi con pragmatismo e visione a lungo termine. In un momento di grande incertezza, Schröder suggerisce che solo una Germania e un’Europa unite possono trovare soluzioni durature per garantire prosperità e stabilità nel prossimo futuro.

giovedì 10 ottobre 2024

Come gli Stati Uniti cercano di evitare che la Germania torni sotto l'influenza energetica russa

Un articolo molto interessante comparso sulla prestigiosa Foreign Policy ci spiega cosa dovrebbero fare gli Stati Uniti per impedire che la Germania si faccia ammaliare ancora una volta dai russi e dalle loro promesse di fornire gas a buon mercato per la traballante industria tedesca energivora. Ne scrive Foreign Policy

La manipolazione dell’energia da parte della Russia contro l’Europa, un gioco di potere durato decenni, è diventata inconfutabile alla fine del 2021 e all’inizio del 2022. In quel periodo, il Cremlino ha drasticamente ridotto le forniture di gas naturale per fermare l’aiuto di Germania e altri Paesi europei all’Ucraina.

Perché gli Stati Uniti devono agire adesso

Se vogliamo evitare che la Russia usi di nuovo l’energia come arma, gli Stati Uniti devono imporre sanzioni permanenti sui gasdotti russi verso l’Europa, iniziando con il Nord Stream 2. Sebbene inattivo, il gasdotto sotto il Mar Baltico è stato il simbolo di un legame energetico pericoloso tra Mosca e Berlino.

Con le importazioni di gas russo ridotte ormai al minimo, l’attenzione si è spostata su altre domande cruciali: quanto sarà affidabile il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina? La situazione è preoccupante, dato che lo scorso autunno i repubblicani alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti hanno bloccato quasi 60 miliardi di dollari di aiuti militari per Kiev. Inoltre, l’amministrazione Biden sta ritardando ulteriormente l’invio di aiuti e sembra indecisa sull’autorizzare l’Ucraina a colpire obiettivi con armi a lungo raggio.

Ma la prossima grande incognita potrebbe non arrivare da Washington, bensì da Berlino.


La lunga storia di accomodamento della Germania verso la Russia

Negli anni precedenti l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, i governi tedeschi, sotto la guida di Gerhard Schröder, Angela Merkel e Olaf Scholz, hanno adottato una politica di accomodamento nei confronti di una Russia sempre più autoritaria.

La “Neue Ostpolitik” e il “Wandel durch Handel”

Questi concetti—la “Nuova Politica Orientale” e il “cambiamento attraverso il commercio”—erano, in teoria, progettati per stabilizzare le relazioni con la Russia e promuovere riforme democratiche. L’idea era che legami commerciali più stretti con l’Europa avrebbero mostrato a Putin i benefici delle relazioni pacifiche. Ma, a differenza del cancelliere Willy Brandt, che negli anni ’70 bilanciava la diplomazia con la deterrenza militare, i successivi leader tedeschi hanno permesso che le capacità difensive della Germania si deteriorassero, temendo di provocare il Cremlino.

Il legame con una Russia ricca di risorse naturali serviva bene anche gli interessi del settore industriale tedesco. In particolare, il settore energetico, da sempre potente a Berlino, ha spesso anteposto il profitto alla sicurezza nazionale o ai diritti umani.


amicizia russo tedesca

Un coro di avvertimenti ignorati

Per due decenni, molte voci hanno messo in guardia contro queste politiche. Putin aveva già mostrato il suo volto autoritario con repressioni brutali in patria, occupazioni di paesi vicini e attacchi contro le democrazie occidentali. Nonostante ciò, i leader tedeschi continuavano a ripetere la retorica del “cambiamento attraverso il commercio”, mentre rafforzavano i legami con Mosca.

  • Schröder, nel 2005, firmò un controverso accordo energetico con la Russia poco prima di lasciare l’incarico. Poco dopo, iniziò a lavorare per Gazprom, l’azienda energetica russa controllata dal Cremlino.
  • Merkel proseguì con il progetto di Nord Stream 2, nonostante gli attacchi informatici russi contro il parlamento tedesco e le campagne di assassinii in Europa.
  • Scholz, infine, sostenne il completamento di Nord Stream 2 fino a poco prima dell’invasione russa dell’Ucraina, offrendo solo 5.000 elmetti all’Ucraina come supporto militare.

La “Zeitenwende”: Un nuovo corso per la Germania?

Dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio 2022, Scholz proclamò una svolta epocale nella politica estera tedesca, la cosiddetta Zeitenwende (“cambiamento d’epoca”). Inizialmente, questo nuovo corso sembrava promettente. La Germania è diventata il secondo maggiore fornitore di aiuti all’Ucraina, subito dopo gli Stati Uniti, offrendo supporto militare, finanziario e umanitario.

Ma oggi poco è rimasto di quella determinazione iniziale. Lo scorso mese, Berlino ha dimezzato gli aiuti militari all’Ucraina nel bilancio federale per il 2025. Sebbene il budget per la difesa della Germania abbia finalmente raggiunto il 2% del PIL, come richiesto dalla NATO, non c’è una reale urgenza nel rafforzare le scorte di armi e la prontezza militare.

Con le elezioni nazionali in vista e il crescente sostegno ai partiti filo-Cremlino nelle elezioni regionali, Scholz sembra prepararsi a presentarsi come il “cancelliere della pace”, intenzionato a tenere la Germania fuori dal conflitto. Questo cambio di rotta potrebbe infliggere un colpo pesante agli sforzi dell’Ucraina, specialmente considerando i dubbi sulla stabilità del sostegno statunitense dopo le elezioni presidenziali di novembre.


Il futuro dell’energia tedesca: ritorno ai vecchi schemi?

Anche se l’incertezza sugli aiuti militari tedeschi all’Ucraina cresce, un’altra minaccia incombe: il futuro della politica energetica di Berlino. La Germania è riuscita a sostituire rapidamente il gas russo, ma sarebbe ingenuo pensare che non ci sarà una forte pressione da parte del settore industriale per ristabilire i legami commerciali con la Russia non appena ci sarà un cessate il fuoco.

Questa pressione sarà particolarmente forte nel settore energetico, dove la Germania ha a lungo cercato accordi per ottenere gas a basso costo dalla Russia. Inoltre, le opzioni energetiche della Germania si sono ridotte ulteriormente dopo la chiusura dell’ultima centrale nucleare lo scorso anno.


Il ruolo degli Stati Uniti nel prevenire un ritorno agli errori del passato

Per fortuna, gli Stati Uniti possono fare molto per evitare che la Germania torni alle sue vecchie abitudini. Nel 2019, il Congresso ha approvato sanzioni limitate sul Nord Stream 2, ritardando di un anno la costruzione del gasdotto. Tuttavia, queste sanzioni scadranno a fine 2024, a meno che il Congresso non agisca.

La leadership del Senato dovrebbe approvare l’estensione delle sanzioni senza esitazione. Il vero problema, però, è la Casa Bianca. Nel 2021, proprio mentre Putin ammassava truppe al confine con l’Ucraina, l’amministrazione Biden ha sospeso le sanzioni su Nord Stream 2. Ora, c’è il rischio che Biden possa cedere nuovamente alle pressioni di Berlino, lasciando scadere le sanzioni.


Conclusione: Un futuro senza ricadute

L’era del dominio energetico di Gazprom sull’Europa deve finire. Né il mondo degli affari tedesco, né i partiti filo-Cremlino dovrebbero essere in grado di minare nuovamente la pace e la stabilità europea. Se Biden e il presidente del Comitato per le Relazioni Estere del Senato, Ben Cardin, vogliono davvero rafforzare la sicurezza a lungo termine dell’Europa, devono permettere l’estensione delle sanzioni.

Al contempo, dovrebbero promuovere leggi che vietino una volta per tutte agli ex funzionari pubblici di lavorare per aziende di proprietà statale russe. Se non lo fanno, gli interessi russi troveranno sicuramente un modo per riaprire il flusso commerciale verso l’Europa.

L’energia non deve essere più un’arma nelle mani del Cremlino.

martedì 24 settembre 2024

Land Grabbing in Africa: Il Lato Oscuro degli Investimenti Tedeschi nelle Terre Agricole

Negli ultimi anni, molte aziende internazionali, comprese alcune tedesche, sono state coinvolte nel cosiddetto land grabbing – l’acquisizione massiva di terreni agricoli, spesso in paesi poveri, per scopi commerciali. Un esempio emblematico di questo fenomeno è la società tedesca Amatheon Agri, che sta acquisendo vasti appezzamenti di terreno in Africa, causando non pochi problemi alle popolazioni locali. Ne scrive German Foreign Policy

Land Grabbing in Africa: Il Lato Oscuro degli Investimenti Tedeschi nelle Terre Agricole

Amatheon Agri: una storia controversa

Amatheon Agri Holding N.V., con sede a Berlino, è un’azienda agricola e alimentare che opera prevalentemente in Africa. Fondata nel 2011 dall’imprenditore tedesco Lars Windhorst e dall’ex dirigente della latteria Müller, Carl Heinrich Bruhn, l’azienda si occupa di agricoltura, allevamento e commercio alimentare, estendendo le sue attività lungo tutta la catena del valore. I suoi prodotti principali sono le cash crops, ovvero colture destinate principalmente all’esportazione, come mais e soia, oltre alla produzione di carne.

Amatheon Agri si è insediata in Zambia nel 2012, per poi espandersi in Uganda, Zimbabwe e, più recentemente, nella Repubblica Democratica del Congo. L’azienda promuove la sua presenza in Africa come una “win-win situation” per tutte le parti coinvolte, sfruttando il “know-how europeo” per valorizzare quelle che descrive come risorse “inutilizzate” nel continente africano. Tuttavia, la realtà sul campo sembra raccontare una storia molto diversa.

Land Grabbing in Africa: Il Lato Oscuro degli Investimenti Tedeschi nelle Terre Agricole

Le conseguenze del land grabbing in Zambia

In Zambia, Amatheon Agri ha acquisito circa 40.000 ettari di terreni agricoli – una superficie simile a quella del Lago di Costanza in Germania. Ma per fare spazio alle sue monocolture di soia e mais, l’azienda ha costretto centinaia di piccoli agricoltori locali ad abbandonare le proprie terre. Questi sgomberi forzati hanno distrutto le comunità rurali, privando molte famiglie del loro unico mezzo di sussistenza.

Le terre acquisite da Amatheon Agri sono state recintate, impedendo ai contadini locali di accedervi. Questo li costringe a percorrere chilometri di deviazioni per raggiungere i mercati o i centri urbani, ostacolando persino il trasporto dei malati. A complicare ulteriormente la situazione, si registrano casi in cui la compagnia ha proibito l’uso dell’acqua fluviale per scopi domestici, aggravando la scarsità di risorse idriche in un paese già duramente colpito dalla siccità.

Le accuse contro Amatheon Agri

Le azioni di Amatheon Agri in Zambia sono state duramente criticate dall’ONG FIAN (FoodFirst Informations- und Aktions-Netzwerk), che ha documentato una serie di violazioni dei diritti delle comunità locali. L’azienda è accusata di aver chiuso i percorsi che collegano i villaggi ai centri urbani e di aver persino catturato il bestiame fuggito, restituendolo ai contadini solo dopo il pagamento di cifre esorbitanti.

Inoltre, due dighe costruite dall’azienda per l’irrigazione delle proprie colture hanno prosciugato i letti fluviali, lasciando diverse centinaia di famiglie senza accesso all’acqua durante la stagione secca. Nonostante queste gravi accuse, Amatheon Agri è stata recentemente elogiata da un funzionario dell’ambasciata tedesca in Zambia per i suoi presunti “successi in termini di sostenibilità economica, sociale ed ecologica”. Questo atteggiamento ha sollevato molte critiche, soprattutto in considerazione del fatto che due terzi della popolazione zambiana vive in condizioni di povertà e il paese sta affrontando una grave crisi alimentare.

Land Grabbing in Africa: Il Lato Oscuro degli Investimenti Tedeschi nelle Terre Agricole

Land grabbing: una tendenza globale in crescita

Il caso di Amatheon Agri non è isolato. Il land grabbing è un fenomeno globale che si sta diffondendo rapidamente, con investitori internazionali sempre più interessati all’acquisizione di terre agricole, specialmente in Africa. Nel 2018, si stimava che oltre 26,7 milioni di ettari di terreni agricoli fossero stati acquistati da investitori stranieri dal 2000, una superficie superiore ai due terzi dell’intera Germania. Di questi, solo il 9% era destinato alla produzione di alimenti per il consumo umano, mentre il 38% era riservato alla coltivazione di mangimi per animali o biocarburanti.

Oggi, oltre alle terre agricole, vengono acquistate anche immense aree forestali, come nel caso dell’azienda Blue Carbon con sede a Dubai, che sfrutta i mercati delle emissioni di carbonio per ottenere profitti dalle terre africane, asiatiche e latinoamericane.

La responsabilità delle aziende e del governo tedesco

Oltre ad Amatheon Agri, anche altre aziende tedesche sono coinvolte nel land grabbing. La Deutsche Bank, ad esempio, ha investito attraverso la sua filiale DWS in società che acquistano o affittano terreni agricoli in Sud America, Africa e Sud-est asiatico. Allo stesso modo, la cassa pensionistica dei medici di Westfalia-Lippe ha destinato 100 milioni di dollari a un fondo per l’acquisizione di terreni, principalmente in Brasile, per coltivazioni di soia su larga scala.

Secondo Roman Herre, esperto di agricoltura per FIAN Germania, il governo tedesco dovrebbe intervenire per garantire che queste attività non violino i diritti fondiari delle popolazioni locali. In base alle attuali interpretazioni delle Nazioni Unite sui diritti umani e fondiari, la Germania ha l’obbligo di regolamentare le attività delle sue aziende all’estero e di impedire violazioni dei diritti legittimi sulle terre.

Conclusione: il silenzio del governo tedesco

Nonostante le crescenti pressioni delle ONG e delle organizzazioni internazionali, il governo tedesco sembra restio a intervenire contro il land grabbing. Le dichiarazioni di sostegno provenienti dall’ambasciata tedesca in Zambia nei confronti di Amatheon Agri sono un chiaro segnale della mancanza di volontà politica di affrontare la questione.

Mentre il land grabbing continua a privare le comunità locali delle loro terre e risorse, le aziende internazionali, comprese quelle tedesche, continuano a trarre profitti da una pratica che, in molti casi, peggiora le condizioni di vita nei paesi più poveri del mondo.

domenica 8 settembre 2024

Proteste di Massa e la Corsa al Litio: Germania e Serbia al Centro di un Conflitto Strategico

Le proteste di massa in Serbia contro l’estrazione del litio continuano a intensificarsi, mentre la Germania si trova in una corsa contro il tempo per assicurarsi risorse strategiche fondamentali per il futuro delle sue industrie. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy

La Serbia in Rivolta contro l’Industria del Litio

Da mesi, la popolazione serba si oppone ai piani del governo locale e dell’UE di estrarre il litio per alimentare l’industria europea. Il litio, elemento essenziale per la produzione di batterie agli ioni di litio, è al centro di un’intensa battaglia geopolitica ed economica. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha spinto personalmente per un accordo che garantisse all’economia tedesca un accesso prioritario a questa risorsa. Tuttavia, l’opposizione dei cittadini serbi si è fatta sentire: decine di migliaia di persone sono scese in piazza contro la potenziale devastazione ambientale legata all’estrazione a cielo aperto e alla costruzione di impianti di lavorazione.

Questa non è la prima volta che i serbi si mobilitano contro il colosso minerario anglo-australiano Rio Tinto: nel 2022 le proteste avevano già bloccato temporaneamente i piani di sfruttamento.

La Dipendenza della Germania dalle Materie Prime

Per la Germania, il litio è cruciale. Il governo federale sa che per rimanere competitivo sul mercato globale, soprattutto nell’industria automobilistica, deve garantirsi una fornitura costante di questa risorsa. La Cina domina attualmente la catena di approvvigionamento globale del litio, lasciando la Germania in una posizione di dipendenza pericolosa. La strategia sulle materie prime del governo tedesco sottolinea l’importanza crescente delle batterie elettriche, che sono fondamentali non solo per l’e-mobilità, ma anche per altre tecnologie di domani.

La Sfida di Mantenere la Leadership Tecnologica

La strategia tedesca è chiara: senza materie prime come il litio, “non ci saranno tecnologie del futuro ‘Made in Germany’”. Il Paese deve trovare modi per ridurre la sua dipendenza da fornitori esteri e garantire un approvvigionamento sicuro, soprattutto in un contesto globale caratterizzato da conflitti commerciali e concorrenza tra superpotenze.

Problemi di Approvvigionamento su Scala Globale

Le proteste in Serbia non sono un caso isolato. In Bolivia, un progetto simile di estrazione del litio sostenuto dalla Germania è fallito a causa delle proteste della popolazione locale e dei conflitti con il governo. Anche in Portogallo, un altro progetto di estrazione del litio è sotto assedio da parte dei cittadini, preoccupati per l’impatto ambientale. La dipendenza della Germania dalle importazioni di materie prime sta diventando un problema crescente, soprattutto con il dominio cinese sulla catena di approvvigionamento del litio e delle batterie.

La Germania Punta sul Litio Domestico

Per affrontare questa crisi, la Germania sta lavorando a progetti nazionali di estrazione. Il cancelliere Scholz ha recentemente sottolineato l’importanza del litio “Made in Germany”, visitando impianti di estrazione in Sassonia. L’obiettivo è estrarre abbastanza litio a partire dal 2030 per alimentare circa 600.000 batterie per auto all’anno. Sebbene questa cifra sia solo la metà di quella prevista per il progetto serbo, rappresenta un passo importante verso l’indipendenza dalle importazioni straniere.

germania litio serbia

Nuovi Progetti e Raffinerie in Europa

Oltre alla Germania, altri Paesi europei stanno pianificando di entrare nel gioco dell’estrazione del litio. In Sassonia-Anhalt, la prima raffineria di litio in Europa verrà aperta entro la fine del mese. Anche in altre aree della Germania, come Lüchow-Dannenberg e Altmark, sono in corso esplorazioni per nuovi giacimenti di litio. Tuttavia, come dimostrano le proteste in Serbia e in altri Paesi, il percorso verso una produzione sostenibile e accettata socialmente è tutt’altro che semplice.

Conclusione

La corsa al litio rappresenta una delle sfide più critiche per il futuro delle economie avanzate. La Germania deve affrontare non solo la concorrenza internazionale, ma anche le crescenti tensioni sociali e ambientali che l’estrazione delle materie prime comporta. Mentre le proteste di massa in Serbia e altrove continuano, il mondo osserva attentamente come i leader politici ed economici gestiranno questo delicato equilibrio tra progresso tecnologico e sostenibilità.

Germania Cardine della Difesa NATO - Ma il paese è pronto?

In caso di un attacco ai Paesi Baltici, la Germania si trasformerebbe nel cuore pulsante della logistica NATO, con un flusso costante di truppe, veicoli e rifornimenti che attraverserebbero il paese. Ma la domanda cruciale è: quanto è davvero preparata la Bundeswehr per affrontare questa complessa sfida logistica su larga scala? Ne scrive la BR.de

Ritorno al 1981: Quando la Guerra Fredda Dettava le Regole

Nel 1981, la Bundeswehr condusse una grande esercitazione chiamata “Lama Affilata” nel sud della Germania, coinvolgendo quasi 50.000 soldati. I soldati si esercitavano a far fronte a situazioni in cui i ponti sul Danubio venivano distrutti da attacchi aerei nemici e si rendeva necessario far passare i carri armati su ponti temporanei. All’epoca, la logistica era focalizzata su distanze più brevi e minacce aeree costanti.

Oggi: Distanze più Lunghe e Minacce Diverse

Oggi, la situazione è cambiata radicalmente. Il confine della NATO si è spostato verso est, e in caso di conflitto, le truppe dovrebbero percorrere centinaia di chilometri verso nord o est, in direzione dei Paesi Baltici. Un attacco russo a uno di questi Paesi è una preoccupazione sempre più reale all’interno della NATO.

L’Esercitazione “Steadfast Defender”: Un Test Logistico

Un esempio concreto di queste sfide è l’esercitazione NATO “Steadfast Defender”, che ha coinvolto circa 12.000 soldati tedeschi. Durante questa operazione, le truppe hanno dovuto adattarsi a situazioni impreviste, come la chiusura di una linea ferroviaria a causa di un incidente. Questo ha costretto le unità a percorrere 280 chilometri via terra dalla Svezia. Queste sono le difficoltà reali che potrebbero verificarsi anche in uno scenario di guerra, e la Germania avrebbe il compito di far fronte a queste esigenze logistiche.

Germania: Una Piattaforma Logistica Strategica

In caso di un conflitto ai confini orientali della NATO, la Germania diventerebbe il fulcro per il transito delle truppe e dei rifornimenti, con il supporto di rinforzi provenienti anche dagli Stati Uniti. Tuttavia, come avverte Claudia Major, esperta di difesa, la risposta dovrà essere molto più rapida rispetto a quanto visto durante le esercitazioni in tempo di pace. La sfida logistica sarebbe enorme, ma cruciale per il successo della difesa.

Infrastruttura di Trasporto: Un Punto Critico

L’esercitazione “Steadfast Defender” ha messo in evidenza diverse lacune, come l’inadeguatezza delle rotte di trasporto, i ponti vecchi e la scarsità di vagoni ferroviari per il trasporto dei carri armati. Il miglioramento di queste infrastrutture è essenziale, soprattutto considerando che la Germania ha trascurato per decenni la preparazione delle sue infrastrutture per un uso militare.

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La Logistica Va in Due Direzioni

Non si tratta solo di portare truppe e munizioni in prima linea. La logistica è fondamentale anche per l’evacuazione e il trattamento dei feriti. In passato, la Germania disponeva di treni per il trasporto dei feriti, ma questa capacità si è persa. Il colonnello medico Kai Schmidt sottolinea che la Germania deve ristabilire la capacità di trasportare grandi numeri di feriti, prendendo esempio dal sistema sanitario ucraino che, durante la guerra, è stato mobilitato completamente per supportare i feriti.

La Responsabilità della Germania in Caso di Conflitto

In caso di conflitto, gran parte della responsabilità ricadrebbe sulla Germania, che dovrà essere in grado di gestire questa immensa sfida logistica. Il paese ha già riconosciuto il proprio ruolo nella nuova Strategia Nazionale di Sicurezza, ma c’è il timore che molti funzionari civili, istituzioni sanitarie e aziende non comprendano appieno l’enorme portata di un possibile conflitto ai confini orientali della NATO.

La deterrenza e la prevenzione di una guerra dipendono dalla capacità di risolvere questi problemi logistici e di essere preparati a qualsiasi eventualità.

mercoledì 28 agosto 2024

Nord Stream: La Germania Tradita dai Suoi Alleati? Indagini Bloccate e Verità Nascoste

I tentativi della Germania di chiarire l’attentato ai gasdotti Nord Stream sono ostacolati dai suoi stessi alleati. Non solo: l’ipotesi di una responsabilità statale degli Stati Uniti, pur plausibile, è stata esclusa dalle indagini. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy

Stretti alleati della Germania, infatti, bloccano le indagini sull’attentato ai gasdotti Nord Stream, definendo i gasdotti un “obiettivo legittimo”. La scorsa settimana, il presidente ceco Petr Pavel ha dichiarato che, se l’attentato è stato compiuto con l’intento di impedire la vendita di gas russo all’Europa occidentale, allora esso sarebbe “completamente giustificato”. Prima di lui, il primo ministro polacco Donald Tusk aveva richiesto che tutti coloro che hanno mai favorito la costruzione dei gasdotti Nord Stream si “scusino e… tacciano”. Da tempo, la Polonia ostacola le indagini delle autorità tedesche, le quali attribuiscono l’attentato a un gruppo di privati, tra cui diversi ucraini.

Secondo i media, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e forse anche alcune autorità polacche erano a conoscenza dei piani dell’attentato. Nonostante ciò, persistono forti dubbi sulla versione ufficiale tedesca: molti continuano a sostenere che l’autore dell’attentato sia uno Stato – probabilmente gli Stati Uniti. Tuttavia, in Germania non si conducono indagini in questa direzione.

Una Responsabilità Statale Plausibile

A quasi due anni dagli attentati, le ricerche del giornalista investigativo statunitense Seymour Hersh rimangono plausibili. Basandosi su informazioni fornite da insider, Hersh ha ricostruito come i gasdotti siano stati fatti esplodere su ordine del governo degli Stati Uniti da entità statunitensi. La sua teoria trova riscontro anche nelle opinioni di esperti, secondo cui un’operazione di tale portata poteva essere eseguita solo con risorse statali. Gli esplosivi sarebbero stati collocati durante la grande manovra BALTOPS nel giugno 2022 e fatti esplodere nel settembre 2022 utilizzando una boa sonar.

Nonostante la solidità della sua teoria, le ricerche di Hersh sono state respinte dai politici e dai media mainstream in Germania. Memorabile il caso di un “fact-checker” dell’emittente pubblica ARD che ha diffamato il giornalista definendolo “maestro delle fantasie”, dimostrando una chiara incapacità nel comprendere correttamente la sua analisi.

La Teoria dei Privati

Dopo la pubblicazione delle ricerche di Hersh, i media tedeschi e statunitensi hanno proposto una teoria alternativa: l’attentato sarebbe stato compiuto da sei privati – “un capitano, due subacquei, due assistenti e una dottoressa” – che avrebbero caricato esplosivi su uno yacht a Rostock il 6 settembre 2022. Il gruppo avrebbe fatto un breve viaggio nel Mar Baltico, fermandosi in vari porti prima di tornare a Rostock. Durante il viaggio, i subacquei avrebbero collocato gli esplosivi.

Tuttavia, gli esperti si sono mostrati scettici: gestire esplosivi e immergersi a grandi profondità richiede spesso anni di addestramento, soprattutto militare. Inoltre, rimane poco chiaro perché dei criminali altamente professionali non avrebbero eliminato le tracce di esplosivo e le impronte digitali dallo yacht. La perquisizione dello yacht, iniziata solo il 18 gennaio 2023, ha lasciato tempo sufficiente per manipolare l’imbarcazione.

esportazioni di armi dalla germania

Complici e Coautori?

Mentre si è ipotizzato che la versione ufficiale potesse essere una pista falsa, le autorità tedesche hanno continuato a indagare sul gruppo coinvolto. A metà agosto, un rapporto del Wall Street Journal ha aggiunto ulteriori elementi alla teoria ufficiale, suggerendo che l’idea di far esplodere i gasdotti Nord Stream sia nata nel maggio 2022 durante una festa con alcolici tra militari ucraini e uomini d’affari. Sebbene inizialmente avesse approvato il piano, Zelensky avrebbe ritirato il suo consenso dopo un intervento da parte di Washington. Il comandante in capo delle forze armate ucraine, Valeriy Zaluzhnyi, avrebbe poi proseguito la pianificazione autonomamente.

Zaluzhnyi, naturalmente, nega tutto, così come Zelensky nega il suo coinvolgimento iniziale. Anche il governo polacco respinge qualsiasi forma di complicità. Tuttavia, l’ex presidente del BND, August Hanning, ha dichiarato che c’era stato un accordo tra i vertici più alti dell’Ucraina e della Polonia per eseguire l’attentato.

Indagini Sabotate

Non solo l’attentato stesso, ma anche le sue conseguenze stanno mettendo il governo tedesco in una situazione sempre più delicata. Subito dopo l’attentato, aveva già suscitato scalpore il fatto che il cancelliere Olaf Scholz avesse accettato senza battere ciglio l’annuncio di Joe Biden secondo cui “non ci sarebbe stato più il Nord Stream 2” in caso di invasione russa dell’Ucraina.

Attualmente, desta stupore il fatto che uno dei membri dell’equipaggio sospettati e ricercati sia riuscito a fuggire in Ucraina dalla sua residenza vicino a Varsavia. Varsavia ha dichiarato che non era possibile fermare l’uomo perché la Germania non lo aveva inserito nel registro Schengen. Se ciò fosse vero, sorgerebbero nuove domande. È interessante notare che, sebbene i sospetti siano stati facilmente contattati da giornalisti tedeschi, probabilmente in Ucraina, non sono stati estradati per essere interrogati dalle autorità tedesche. Questo solleva il sospetto che Kiev stia sabotando i tentativi di Berlino di chiarire l’attentato.

“Scusarsi e Tacere”

Lo stesso vale per la Polonia, che si rifiuta di trasmettere alle autorità tedesche riprese video che potrebbero contribuire a chiarire gli eventi riguardanti lo yacht. In risposta a critiche timide sulla tattica ostruzionista della Polonia, il primo ministro Donald Tusk ha dichiarato recentemente su X che “l’unica cosa che dovrebbero fare gli iniziatori e patrocinatori di Nord Stream 1 e 2 è scusarsi e tacere”.

Recentemente, il presidente ceco Petr Pavel ha dichiarato che i gasdotti Nord Stream sono un obiettivo legittimo. Se l’attentato è stato compiuto con l’intenzione di bloccare il flusso di gas dalla Russia all’Europa e impedire il pagamento alle aziende russe, allora, secondo Pavel, si tratta di “un obiettivo legittimo”. Il fatto che stretti alleati considerino legittimo un attentato all’infrastruttura energetica tedesca e vogliano mettere a tacere ogni critica dimostra che l’influenza di Berlino sull’UE sta rapidamente svanendo.

lunedì 26 agosto 2024

Il Porto di Trieste: L'Obiettivo Nascosto della Geopolitica Globale

Qualche giorno fa si è tenuto a Trieste un incontro segreto al quale hanno partecipato autorità di vario genere: membri della NATO, dell’Atlantic Council, del think tank ungherese Danube legato a Viktor Orbán, membri del seguito di Donald Trump, esponenti delle forze armate e della polizia italiana, rappresentanti del governo cittadino e della massoneria locale. Queste informazioni non le troverete da nessun’altra parte. Il tema dell’incontro era la militarizzazione del porto di Trieste. Qual è il motivo? Ne scrive antikrieg.com

Il ruolo strategico di Trieste nella dottrina del Trimarium

Era il 1942: negli Stati Uniti d’America veniva pubblicato un libro destinato a diventare una pietra miliare della scienza strategica marittima americana. Si intitolava Americas Strategy in World Politics ed era stato scritto dal geografo accademico Nicholas John Spykman, uno dei padri della geopolitica marittima e allievo intellettuale di Sir Halford Mackinder. A quanto pare, il libro non ebbe successo tra il grande pubblico, ma per tutti i potenti talassocrati divenne una vera e propria Bibbia della strategia “marittima”, introducendo il concetto di Rimland che oggi usiamo in geopolitica.

Nel testo, un piccolo capitolo è dedicato a un tema specifico: la dottrina del Trimarium, oggi meglio conosciuta con il nome modernizzato di Iniziativa dei Tre Mari (3SI o TSI). Si tratta di una strategia che doveva diventare la regola aurea per il mantenimento del potere americano sul continente europeo. La 3SI, conosciuta anche come la dottrina del Baltico, dell’Adriatico e del Mar Nero, è oggi considerata un’iniziativa strategica alla quale partecipano 13 Stati membri, ovvero Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia, oltre a due Stati di fatto aderenti, Moldavia e Ucraina. Fu ufficialmente lanciata nel 2015 come progetto dal presidente polacco Andrzej Duda e dalla presidente croata Kolinda Grabar-Kitarovic sotto la stretta coordinazione del Dipartimento di Stato USA.

Una coincidenza? Decisamente no.

Quando gli americani giunsero in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale e non avevano intenzione di fare una semplice vacanza estiva, ma di rimanere e costruire un potere duraturo, dovettero trovare un modo per mantenere il controllo del continente, non solo militarmente – cosa che riuscirono a fare grazie all’enorme numero di basi militari americane in tutti i paesi europei –, ma anche finanziariamente, commercialmente e politicamente. All’epoca, l’Europa si trovava in una fase di divisione tra Est e Ovest, tra influenza atlantica e sovietica. L’Europa Centrale, o meglio l’Europa Centrale, era il fulcro geografico da cui esercitare questo potere. Era necessario trovare un modo per controllare il continente in modo stabile e duraturo, una necessità che divenne urgente alla fine della Prima Guerra Mondiale con la dissoluzione dell’Impero austro-ungarico, un vero e proprio cuscinetto geopolitico che aveva attutito non poche tensioni e rivendicazioni tra russi, ottomani e tedeschi. La geografia politica, che aveva preso forma con i 14 punti del programma di Woodrow Wilson, non era sufficiente a garantire governabilità. Anche Winston Churchill era consapevole della necessità di un solido blocco che fosse impenetrabile per le potenze orientali.

Pertanto, d’intesa tra Churchill e il suo successore Franklin Delano Roosevelt, nacque l’idea di trovare una soluzione geo-economica: con l’aiuto di tre club federali, il Club of London, il Club of Paris e il Club of Rome, venne pubblicata nel 1945 la Carta dell’Intermarium, un documento basato sulle teorie dell’americano Spykman che proponeva l’unione di tutti i popoli dall’Adriatico inferiore (in particolare l’Egeo) ai mari dell’Europa del Nord, nella convinzione che la stabilità della regione fosse di fondamentale importanza per una pace duratura in tutta Europa.

Soprattutto, era necessario tenere sotto controllo una serie di porti di enorme importanza, come Amburgo in Germania e Costanza in Romania, e in particolare il porto di Trieste. Da allora, la dottrina del Trimarium è stata seguita in modo coerente e deciso attraverso vari accordi internazionali multilaterali riguardanti rotte commerciali, istituti bancari, fondi di investimento e il settore strategico. Tutto questo è stato facilitato dal crollo dell’URSS, che ha significato un indebolimento significativo delle entità politiche dei paesi coinvolti nel cuore dell’Europa orientale.

Se ci pensiamo, il Trimarium forma geograficamente una sorta di triangolo a est, che corre lungo il confine della Federazione Russa. Esattamente ciò che la NATO ha fatto per 75 anni, ovvero espandersi verso est per provocare e attaccare la Russia. La pratica era conforme alla dottrina. In effetti, è uno strumento di controllo per l’intera macroregione balcanica, che è oggetto di speculazioni, missioni militari e problemi politici e sociali costanti, mantenuta volutamente sotto controllo e instabilità.

Il nuovo nome Iniziativa dei Tre Mari non cambia la geometria strategica del vecchio Trimarium: i porti coinvolti sono stati ampliati e la presenza militare americana è stata implementata nelle aree di interesse, di cui Trieste rimane la più importante e costantemente al centro dell’attenzione degli Stati Uniti. Come mai?

Il Porto Franco di Trieste e il Territorio Libero di Trieste

Non molte persone sono familiari con lo status giuridico di Trieste, che in effetti è unico e meriterebbe un approfondimento (che non faremo in questo articolo, magari in seguito). Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’area di Trieste venne designata come spazio libero, che doveva garantire un equilibrio di potere tra le potenze concorrenti. Doveva essere uno spazio smilitarizzato e neutrale con un governo autonomo e una convivenza delle diverse etnie che vi abitavano. Nel 1947 fu firmato il Trattato di Parigi, che sanciva la pace e divideva le aree di influenza tra i paesi vincitori e quelli sconfitti. Con la risoluzione 16 venne istituito il Territorio Libero di Trieste (TLT). Nel 1954, il Memorandum di Londra trasferì l’amministrazione civile provvisoria della Zona A all’Italia e della Zona B alla Jugoslavia. Tuttavia, nel 1975, l’Italia e la Jugoslavia, con il Trattato di Osimo, tracciarono un confine tra territori che non appartenevano loro, violando così l’autonomia del TLT e il Trattato di Parigi. Con il crollo della Jugoslavia e la successiva divisione del paese in più stati, il TLT si ritrovò diviso tra tre paesi – Italia, Slovenia e Croazia – che lo occupavano illegalmente, violando trattati precedenti e causando dispute, lotte politiche e giuridiche, scandali e proteste che perdurano fino ad oggi.

Il Porto di Trieste: L'Obiettivo Nascosto della Geopolitica Globale

Il punto di vista più interessante è quello italiano. Trieste è sotto occupazione amministrativa e militare, poiché potrebbero trovarsi lì forze armate e di polizia della Repubblica Italiana… e americane, poiché l’Italia è una colonia degli Stati Uniti sotto occupazione militare, come dimostrano le oltre 120 basi americane su tutto il territorio. Proprio a Trieste gli americani hanno stazionato la scuola di intelligence dell’ONU e un controllo di polizia speciale, tra cui l’Eurogendfor, che tiene sotto costante controllo militare non solo la città, ma anche le rotte commerciali.

Il porto di Trieste, che dovrebbe essere un porto franco internazionale, è il porto per eccellenza che permette all’Europa Centrale di accedere al Mediterraneo, che si apre a est e all’Africa, con un’efficienza del 73% rispetto ad altri porti europei. La sua posizione è strategicamente significativa in ogni senso. Ecco perché gli americani volevano prenderne il controllo per implementare la dottrina del Trimarium. Dominare Trieste e il suo porto significa dominare l’Europa meridionale e orientale. Da Trieste al Baltico si crea una linea retta che definisce una sorta di “Cortina di Ferro” immaginaria, ma anche un corridoio Nord-Sud in termini di gasdotti e oleodotti, rotte commerciali terrestri e gestione militare del territorio.

Tutto ciò viola la sovranità del TLT e gli accordi internazionali attraverso i quali è stato istituito, commettendo un doppio atto di violazione e speculazione a danno della città, dei suoi abitanti e della comunità internazionale. Vi invitiamo a riflettere su quanto scritto, a fare delle ricerche per conto vostro e, soprattutto, a mantenere una mente aperta e vigile

giovedì 22 agosto 2024

Chi Ha Sabotato i gasdotti Nord Stream? Le Verità Nascoste dietro il Mistero Geopolitico del Secolo

Settembre 2022: i gasdotti Nord Stream 1 e 2, vitali arterie energetiche che collegano la Russia all’Europa, vengono distrutti in quello che sembra essere un atto di sabotaggio senza precedenti. Ma chi c’è davvero dietro questo attacco? Quali segreti si nascondono nelle profondità del Mar Baltico? E soprattutto, perché questo evento potrebbe ridefinire gli equilibri di potere globali? In questo post, andiamo oltre la superficie e scopriamo le verità nascoste, basandoci su un video YouTube del canale in lingua tedesca International che sta facendo discutere il mondo.

voci dalla germania

Seymour Hersh: Gli Stati Uniti Dietro l’Attacco?

Immagina uno scenario da thriller internazionale: secondo il rinomato giornalista Seymour Hersh, non sarebbe stata la Russia, né un gruppo terroristico, ma gli Stati Uniti a orchestrare l’attacco ai Nord Stream. Perché? La teoria di Hersh suggerisce che gli Stati Uniti avrebbero agito per indebolire la Russia e consolidare il proprio controllo sull’Europa, utilizzando l’energia come arma di pressione. Se fosse vero, questo metterebbe in discussione ogni versione ufficiale e cambierebbe completamente il modo in cui vediamo la geopolitica moderna.

Ma Hersh ha ragione? Le sue affermazioni sono basate su fonti anonime, ma il suo passato come giornalista investigativo di successo dà peso a questa teoria. Tuttavia, la mancanza di prove concrete lascia spazio a dubbi e sospetti.

Tensioni Diplomatiche: Un’Alleanza a Rischio?

Mentre la teoria di Hersh cattura l’attenzione, le ripercussioni della distruzione dei Nord Stream si fanno sentire nelle relazioni diplomatiche tra Germania, Polonia e Ucraina. Accuse non ufficiali, sospetti e tensioni crescenti minano la stabilità di un’alleanza già sotto pressione. Cosa succede quando i sospetti cadono su chi dovrebbe essere un alleato? La Germania, in particolare, si trova in una posizione difficile: proteggere i propri interessi energetici o mantenere un fronte unito contro la Russia?

L’Europa è Troppo Passiva?

Di fronte a un attacco così grave, ci si aspettava una risposta forte e decisa dai governi europei. Invece, molti leader sembrano aver accettato passivamente la situazione, evitando di puntare il dito contro i possibili responsabili. Perché? Questa passività alimenta il sospetto che ci siano pressioni dietro le quinte, forse da parte di alleati potenti come gli Stati Uniti. È questa la fine dell’indipendenza politica dell’Europa? Il silenzio e l’inazione non fanno che aumentare i dubbi su chi stia veramente tirando le fila in questa complessa vicenda.

Implicazioni per il Conflitto in Ucraina

L’attacco ai Nord Stream non è un evento isolato, ma un tassello in un puzzle più grande: il conflitto in Ucraina. Mentre l’Occidente continua a sostenere Kiev, questa distruzione rischia di minare la coesione dell’alleanza internazionale. Quanto ancora l’Europa può permettersi di appoggiare un conflitto che sembra non avere fine? Le tensioni interne e la crisi energetica potrebbero spingere alcuni Paesi a rivedere la loro posizione, creando ulteriori fratture in un’alleanza già fragile.

I Media e la Verità Nascosta

In un mondo dove i media giocano un ruolo cruciale nel formare l’opinione pubblica, è essenziale rimanere vigili e critici. La narrativa ufficiale spesso nasconde più di quanto rivela, e la teoria di Hersh ne è un esempio. Quanto possiamo davvero fidarci di ciò che ci viene detto? È nostro dovere non accettare passivamente le versioni dei fatti, ma scavare più a fondo, mettere in discussione e cercare la verità, ovunque essa si trovi.

Conclusione: Un Mistero Lontano dall’Essere Risolto

Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream è molto più di un semplice atto vandalico: è un colpo al cuore dell’Europa e un segnale di allarme per il mondo intero. Le sue ripercussioni sono destinate a essere avvertite per anni a venire. Mentre le indagini continuano e nuove teorie emergono, una cosa è certa: la verità deve ancora venire alla luce, e quando lo farà, potrebbe riscrivere le regole del gioco geopolitico. Chi si nasconde davvero dietro questo attacco? Resta da vedere. Nel frattempo, resta connesso e preparati a scoprire la verità.

venerdì 16 agosto 2024

Sabotaggio Nord Stream: forti Dubbi sulla Credibilità delle Indagini Tedesche

Quasi due anni dopo l’attacco ai gasdotti Nord Stream 1 e 2, il mistero su chi sia il responsabile persiste. Recentemente, tuttavia, gli investigatori tedeschi hanno annunciato una svolta in quello che è stato definito come “uno dei casi più spettacolari degli ultimi decenni”. Nonostante ciò, emergono crescenti dubbi sulla credibilità delle indagini. Ne scrive la Berliner Zeitung


La Svolta nelle Indagini: Un Mandato di Arresto

Gli investigatori tedeschi hanno emesso un mandato di arresto contro un cittadino ucraino, che però non è ancora stato catturato. Secondo quanto riportato dal Berliner Zeitung, l’uomo sembra essere fuggito in Ucraina attraverso la Polonia.

Nonostante questa fuga, diversi esponenti politici hanno elogiato le forze dell’ordine per questo “successo investigativo”. Ralf Stegner, politico della SPD, ha dichiarato alla taz: “È gratificante che finalmente ci siano i primi risultati delle indagini e un mandato di arresto per quanto riguarda l’attacco alla pipeline Nord Stream. Ci è voluto abbastanza tempo.” Irene Mihalic, capogruppo dei Verdi, ha aggiunto: “Se i rapporti sono veri, si tratta di un grande successo per le nostre forze dell’ordine.”

censura in germania

Critiche alle Indagini: Un Teatro dell’Assurdo?

Di tutt’altro avviso è Jessica Tatti, deputata del BSW, che esprime forti dubbi sulla gestione delle indagini. “Le indagini sul devastante attacco alla nostra infrastruttura energetica nazionale somigliano sempre più a una storia improbabile”, ha dichiarato Tatti alla Berliner Zeitung. “Ora si cerca un istruttore di sub ucraino con un mandato di arresto europeo.”

Tatti aveva già chiesto al governo, lo scorso luglio, aggiornamenti sullo stato delle indagini condotte dal Procuratore Generale, ricevendo però risposte vaghe e insoddisfacenti. In particolare, Tatti voleva chiarimenti sulle possibili interferenze di servizi segreti stranieri e sulla proposta cinese di un’inchiesta internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite. La risposta del Ministero dell’Interno? “Il governo federale non ha informazioni rilevanti ai fini della domanda.” Anche il Ministero della Giustizia ha risposto brevemente: “Il governo federale non sostiene la proposta di un’inchiesta internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite.”

Il Silenzio del Governo e le Teorie Alternative

A sollevare ulteriori interrogativi è il rifiuto del governo di pubblicare i risultati preliminari delle indagini. In risposta a un’interrogazione presentata dall’AfD lo scorso aprile, il governo ha dichiarato che non intende divulgare informazioni che potrebbero compromettere l’inchiesta.

Jessica Tatti, tuttavia, ritiene che la pista seguita dagli investigatori tedeschi sia poco credibile. Secondo lei, l’idea che un istruttore di sub e una coppia, proprietaria di una scuola di sub in Ucraina, abbiano potuto distruggere le pipeline con precisione militare e senza alcun collegamento con l’esercito ucraino o i servizi segreti, è difficilmente plausibile. Tatti trova più convincente la teoria del giornalista investigativo americano Seymour Hersh, secondo cui sarebbero stati i sub della Marina degli Stati Uniti a far esplodere le pipeline.

“È difficile immaginare che, dopo quasi due anni di indagini, il Procuratore Generale non abbia scoperto di più”, ha aggiunto Tatti. “Ci troviamo di fronte a una mancanza di volontà di lavorare o a un’osservanza delle direttive dall’alto?”

La (IN)Giustizia sociale dell'Istruzione in Germania: Un'Analisi Critica

Conclusione: Un Mistero Ancora Irrisolto

La mancanza di chiarezza e trasparenza nelle indagini lascia molti interrogativi aperti. L’idea che un “istruttore di sub” sia il responsabile del più grande atto di sabotaggio nella storia europea del dopoguerra appare poco credibile, e il silenzio del governo federale non fa che alimentare ulteriori speculazioni.


Il caso Nord Stream rimane un enigma. Man mano che emergono nuovi dettagli, sarà interessante vedere se le risposte ufficiali saranno in grado di dissipare i dubbi o se continueranno a sollevare nuove domande.