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giovedì 23 agosto 2012

Weidmann non fermerà Draghi

Secondo Mark Schieritz, la Bundesbank non riuscirà a fermare Draghi, e fino a quando Merkel non attaccherà apertamente la BCE, il programma di acquisto del debito può andare avanti. Da Zeit.de


La notizia secondo cui la BCE avrebbe intenzione di introdurre un tetto agli interessi per le obbligazioni del sud Europa, ha scatenato un rally sui mercati. Ciò solleva la questione: cosa sarà deciso nella prossima riunione della BCE? Qualcuno resterà deluso? 

Secondo quello che ho sentito, la situazione si presenta così: nei gruppi di lavoro dell'Eurosistema - soprattutto presso la direzione generale delle operazioni di mercato sotto la guida di Ulrich Bindseil - si mettono a punto diversi modelli. Non è insolito che si testino diverse opzioni, e anche con il LTRO a suo tempo si è fatto lo stesso.

Ho anche sentito, che il Consiglio della BCE non intende rendere pubblico il limite massimo accettabile per il premio di rischio rispetto ai bund tedeschi. Ci sono alcuni membri del consiglio che vorrebero renderlo pubblico, ma non c'è una maggioranza e anche il presidente dovrebbe essere contrario. Draghi è un diplomatico molto intelligente ed è in stretto contatto con i membri di alto livello del governo federale tedesco. Sa precisamente fino a dove può spingersi, senza provocare l'opposizione aperta di Berlino. E Berlino non sarebbe pronta ad avallare un tetto massimo ai rendimenti.

Inoltre, la BCE ha bisogno del sostegno di Berlino. Fino a quando avrà come solo avversario la Bundesbank, Draghi potrà continuare con il suo corso. Weidmann da solo non riuscirà a far insorgere l'opinione pubblica tedesca contro la BCE: non è il tipo per una cosa del genere, e la Bundesbank con tutto il rispetto che si merita, non è abbastanza forte.

Se  Angela Merkel dovesse criticare apertamente la BCE, allora questa dovrà iniziare a preoccuparsi seriamente del suo sostegno in Germania. Merkel è effettivamente l'alleato involontario di Draghi contro Weidmann. Per i partecipanti è una interessante ma non confortevole alleanza, se si pensa che Weidmann ha consigliato a lungo la cancelliera, e ancora lo fa.

Se non sarà reso pubblico un limite massimo ai tassi di interesse accettati, che cosa accadrà? Io penso che la BCE segnalerà pubblicamente che non tollera differenze estreme nei tassi di interesse, (forse attraverso la formulazione, "spread eccessivi non sono benvenuti") e agirà in questa direzione. Ma solo se i paesi in questione soddisferanno le condizioni necessarie per l'attivazione di un programma di acquisti del fondo EFSF/ESM.

Naturalmente la banca centrale avrà bisogno internamente di un'ipotesi sul livello ideale degli spread, altrimenti non potrà valutare in quale momento intervenire. Dopo tutto, un tasso massimo di interesse interno era presente anche nei precedenti programmi di acquisto. La differenza principale, è che allora la dimensione dell'intervento era limitata.

Questa volta la limitazione verrà rimossa, e questo Draghi lo ha già lasciato intendere. In ultima analisi, si sta solo rendendo operativa l'apertura fatta da Draghi - e il contenuto informativo dell'annuncio a mio parere non è poi cosi' importante. Ma i mercati, dopo tutto, sono quello che sono.

La domanda interessante è perché l'operazione è diventata pubblica. Ci sono 2 possibilità plausibili. O la BCE ha lanciato la proposta perchè voleva testare la reazione in Germania e vedere se era possibile andare avanti. Oppure la Bundesbank ha diffuso l'idea perchè intendeva mobilitàre l'opinione pubblica tedesca. Se fosse stata la BCE, sarebbe allora una manovra davvero maldestra: le aspettative di mercato causate dall'annuncio, mettono Draghi sotto una enorme pressione. Allo stesso tempo la Germania sull'argomento è diventata molto sensibile, e starà molto attenta a cosa la BCE farà.


mercoledì 27 giugno 2012

Fronte unito contro gli Euro-bonds


Handelsblatt.de ci ricorda quanto è forte l'opposizione agli Euro-bonds fra le forze di governo tedesche.
Poco prima del Vertice UE sulla crisi del debito, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann si è di nuovo pronunciato chiaramente contro una rapida introduzione degli Euro-bonds - e dalla sua parte ha Angela Merkel.

Crisi politica senza fine: un giorno prima del vertice di Brussel, Merkel ha presentato al Bundestag la posizione del governo sulla crisi Euro, questa serà vedrà il presidente francese a Parigi. E già da giovedi sarà al vertice di UE di Brussel.

Markel ha dei dubbi sul documento redatto dal presidente del consiglio europeo Van Rompuy. La proposta per risolvere la crisi contiene una ulteriore riduzione della sovranità nazionale a favore delle istituzioni europee. Anche prima del suo attesissimo discorso al Bundestag, la cancelliera aveva già espresso il suo chiaro rifiuto verso una responsabilità comune sui debiti. Una responsabilità comune sul debito non ci sarà "fino a quando io vivrò", ha detto Merkel durante una riunione del gruppo parlamentare FDP.

Anche il presidente Bundesbank Jens Weidmann mette in guardia da una rapida introduzione dei cosiddetti Euro-bonds o Euro-bills. Nell'attuale discussione molti spingono per  l'introduzione di una responsabilità comune sui debiti, ha scritto mercoledi Weidmann in un commento sulla "Süddeutsche Zeitung". Il tentativo "di voler fare all'inizio,  l'ultimo passo di un processo di profonda integrazione, e di lasciar indietro gli altri", minaccia di compromettere l'unione monetaria.

Weidmann ha avvertito, che la necessaria rinuncia di sovranità degli stati membri e i necessari adeguamenti nei trattati UE e nelle costituzioni nazionali potrebbero essere annacquati: "Tentativi di aggirare gli impegni, minano sempre di piu' il futuro di fiducia di cui l'unione monetaria ha bisogno", ha continuato Weidmann. Pertanto come prossimo passo  nell'unione monetaria, sarebbe necessario un voto popolare in tutti i paesi. 

Il vice capo gruppo CDU al Bundestag ha messo in guardia da una unione bancaria "a qualsiasi prezzo". Su questo tema ci sarebbero "possibilità e rischi", ha detto il politico al "Neuen Osnabrücker Zeitung". Un maggiore controllo sugli istituti di credito, causato dalle esperienze negative durante la crisi, arriverebbe assolutamente in ritardo. Una responsabilità comune per i rischi assunti dagli istituti finanziari viene respinta anche dal politico CDU: "Questa proposta deve essere rinchiusa nell'armadio dei veleni".

 Gunther Krichbaum (CDU), presidente della commissione sugli affari europei al Bundestag, si è detto d'accordo con la proposta di Schauble di un voto popolare sui salvataggi Euro. Per risolvere la crisi, "è necessario che ci sia una maggiore cessione di sovranità, fatto che entrerebbe in conflitto con la costituzione" ha dichiarato Krichbaum al „Rheinischen Post“. "Per questo motivo sono completamente d'accordo con Schäuble: in tempi ragionevoli abbiamo bisogno di un voto popolare". 

lunedì 25 giugno 2012

Weidmann boccia Monti


Weidmann, capo della Bundesbank, dopo aver detto no agli Eurobonds, all'unione bancaria, al fondo di estinzione dei debiti proposto dalla SPD, ora dice no anche all'ultima proposta montiana: acquistare debito con il fondo salva stati. Da Süddeutsche Zeitung
Il capo della Bundesbank Weidmann respinge la richiesta italiana di finanziamento attraverso il fondo salva stati. La richiesta fatta dal primo ministro Monti equivarrebbe ad un finanziamento dello stato attraverso la stampa di moneta. L'Italia ha già cercato di finanziarsi con lo  stesso metodo negli anni '70 - senza riuscirci.

La discussione sugli aiuti europei alla superindebitata Italia si fa sempre piu' intensa. Il capo della Bundesbank Jens Weidmann ha respinto la richiesta del primo ministro Mario Monti: il paese avrebbe dovuto ricevere miliardi dal fondo di salvataggio EFSF e ESM, senza dover rispettare i necessari requisiti: "La proposta di Monti si scontra con il divieto di finanziamento attraverso la stampa di denaro, stabilito dai trattati UE ", ha detto Weidmann alla Süddeutsche Zeitung.

I rendimenti sui titoli decennali italiani nelle ultime settimane sono saliti fino al 6%. Il finanziamento del paese europeo con il secondo maggiore indebitamento in rapporto al PIL dopo la Grecia, in questo modo diventa sempre piu' difficile. Il premier Monti propone che sia la BCE per conto del fondo di salvataggio ad acquistare il debito pubblico dei paesi  sotto pressione come Spagna e Italia. In questo modo i costi di finanziamento per i paesi in difficoltà potrebbero scendere. Il fondo salva stati per quest'operazione dovrebbe dare delle garanzie alla BCE .

Il vantaggio per Monti: il suo governo non dovrebbe piu' soddisfare i severi requisiti di risparmio e riforma, come quelli previsti per Grecia, Portogallo e Irlanda che già ora sono sotto la protezione del fondo di salvataggio. Weidmann ha bocciato questa scorciatoia, che nella stessa forma anche il governo spagnolo qualche settimana fa ha cercato di imporre: "Questa politica monetaria avrebbe lo scopo di ridurre i costi di finanziamento dei paesi membri e bloccare i meccanismi di mercato", ha chiarito Weidmann. In questo modo si avrebbe un'ampia condivisione della responsabilità sul debito e il quadro normativo dell'unione monetaria sarebbe minacciato.

L'Italia ha già avuto esperienza con il finanziamento diretto dello stato attraverso la banca centrale: negli anni '70 la Banca d'Italia ha finanziato lo stato italiano - periodo in cui l'inflazione è cresciuta oltre il 10%.

venerdì 15 giugno 2012

L'unione fiscale secondo Weidmann

Il presidente della Bundesbank delinea la futura unione fiscale e indica i passi necessari per l'introduzione degli Eurobonds: il governo di Berlino si allinea? da FAZ.net
Come dovrebbe essere una unione fiscale europea che funzioni veramente? Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann sull'argomento ha esposto la sua proposta.

Il presidente della Bundesbank Weidmann giovedi ha descritto il percorso verso una unione fiscale sostenibile. L'elemento irrinunciabile della sua proposta sono le rigide regole di bilancio. "Nel caso in cui un paese non rispetti le regole fissate sul bilancio pubblico, la sovranità dovrà ritornare automaticamente a livello europeo, in modo che il raggiungimento degli obiettivi fissati possa essere perseguito e garantito" ha detto Weidmann a Mannheim. Sarebbe desiderabile ad esempio una istituzione europea sovraordinata, che non solo possa pretendere un aumento delle tasse o un taglio alla spesa fiscale, ma anche senza una maggioranza in parlamento possa far applicare le sue decisioni in quel paese.

Se il rispetto delle regole di bilancio fosse garantito, sarebbe allora realizzabile una garanzia comune sotto forma di unione bancaria o di titoli del debito pubblico comuni, ha continuato Weidmann. Per la prima volta la Bundesbank ha descritto nel dettaglio, a quali condizioni sarebbe possibile realizzare gli Eurobonds.

Sarà decisivo prima di tutto un quadro legislativo affidabile e di lungo periodo: solo in un secondo momento potrà avvenire la messa in comune dei debiti. Se l'ordine fosse invertito, "ci potremmo aspettare che il secondo passo non avvenga mai, oppure che non sia adeguato", ha avvertito Weidmann. "Una responsabilità comune sui debiti può essere realizzata solo alla fine, non all'inizio del processo".

E' un equivoco pensare che la responsabilità comune sui debiti possa risolvere la crisi attuale, ha detto il presidente Bundesbank. Non sarebbe possibile in alcun modo nascondere la mancanza di progressi. "La condivisione della responsabilità sui debiti non può essere la risposta a una mancanza di riforme in Europa". Nonostante tutte le modifiche al quadro normativo, anche all'interno di una unione fiscale gli stati con degli squilibri finanziari o economici dovranno mettere in ordine i propri conti. "A seconda del progetto, una unione fiscale potrebbe contenere anche degli elementi di una unione di trasferimento" ha detto Weidmann.  E' tuttavia convinto che i cittadini non potrebbero accettare in alcun modo che i problemi strutturali nei singoli paesi siano alimentati con dei trasferimenti.

La legittimazione democratica come prerequisito

La condizione necessaria per una unione fiscale sostenibile, accanto ai diritti di intervento diretto, è la indispensabile legittimazione democratica in tutti i paesi membri. La sovranità nazionale e l'autodeterminazione dovranno essere cedute. Per fare questo è indispensabile una chiara espressione della volontà popolare.

"Solo in questo modo si crea fiducia e si fa in modo che il  nuovo quadro legislativo ottenga accettazione e sostegno dalla popolazione e quindi diventi stabile", ha detto Weidmann. Inoltre, sono necessari dei grandi cambiamenti nei trattati europei e nelle costituzioni nazionali. "Questo processo richiede tempo, ma è assolutamente necessario", ha continuato Weidmann. Dal punto di vista tedesco è importante che i fondamenti di una unione fiscale orientata alla stabilità siano protetti: non dovrà essere possibile modificarli con una semplice decisione a maggioranza. 

lunedì 21 maggio 2012

Ricatto o mano tesa?

In una lunga intervista alla FAZ Jens Weidmann ammonisce la Grecia: risparmiare o uscire, altre possibilità non ci sono. Secondo il presidente della Bundesbank, non è compito della politica monetaria salvare gli stati in crisi ed è il momento di porre un limite ai rischi nei bilanci della banche centrali.
Risparmiare o uscire: il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ricorda ai greci, in un'intervista alla FAZ, che sono loro a poter decidere sul proprio destino. 

FAZ: Herr Weidmann, il futuro politico e finanziario della Grecia prima delle nuove elezioni è sconosciuto. Riesce ancora a dormire serenamente il presidente della Bundesbank?

JW: La situazione è al momento molto seria e non sappiamo come potrà andare avanti. E' chiaro: la Grecia si trova di fronte a scelte fondamentali.  Il punto cruciale è se la Grecia rispetterà gli accordi già sottoscritti oppure no. Il programma di riforma e risparmio è necessario, in modo che il paese possa affrontare i suoi profondi problemi e nel futuro possa tornare a camminare sulle proprie gambe. E allo stesso tempo è la condizione per ogni ulteriore misura di aiuto.

FAZ: Il FMI ha congelato i contatti con la Grecia. E' questo l'inizio della fine?

JW: Con questa decisione il FMI sta solo reagendo al fatto che ad Atene fino alle elezioni parlamentari del 17 giugno non c'è nessun governo con un sostegno parlamentare sufficiente da essere considerato un interlocutore affidabile

FAZ: Lei crede che la Grecia lascerà l'Euro?

JW: Questo è nelle mani della popolazione greca e dei suoi rappresentanti eletti dal popolo. L'unione monetaria si compone di stati indipendenti. Questi decidono sul loro stesso destino, e se intendono rispettare gli accordi presi oppure no.

FAZ: E gli altri paesi dovranno subirne le conseguenze?

JW: Quando un paese non rispetta unilateralmente gli accordi raggiunti dopo una lunga negoziazione, accordi legati ad un ampio supporto di aiuti finanziari, le consequenze devono essere chiare. E le conseguenze di questa scelta colpirebbero la Grecia molto duramente.  Non ci saranno aiuti senza gli sforzi di risanamento, e il significato è fondamentale: per il caso concreto della Grecia, per gli accordi di aiuto presi con gli altri paesi, e per la fiducia nell'orientamento alla stabilità dell'unione monetaria.

FAZ: Molti greci non credono piu' ad un futuro nell'Euro, altrimenti non ritirerebbero in preda al panico tutto il loro denaro dai bancomat. L'Eurosistema è preparato ad un'uscita della Grecia?

JW: La mia impressione è che in Grecia non si stia ritirando denaro dai conti in preda al panico. Tuttavia la nervosità è tanta, e in particolare la Grecia deve fare di tutto, per evitare una ulteriore escalation. Inoltre non mi esprimo pubblicamente su eventuali piani di emergenza.

FAZ: In questo momento la BCE finanzia attraverso l'Eurosistema le banche greche. Non è questa una situazione difficile?

JW: L'Eurosistema lo ha fatto essendo fiducioso nel fatto che la solvibilità della Grecia sia garantita e le banche ricapitalizzate. Questo tuttavia comporta dei rischi molto maggiori per le banche centrali nazionali, l'ho sottolineato piu' volte in passato.

FAZ: Che cosa significa per la Bundesbank?

JW: A causa delle particolari modalità di rifinanziamento crescono prima di tutto i rischi per la banca centrale greca. Nel caso peggiore anche la BCE e la Bundesbank sarebbero significativamente coinvolte.

FAZ: Prima della formazione di un nuovo governo in Grecia saranno necessarie ancora altre settimane. Ha senso continuare a rifinanziare le banche greche per un periodo cosi' lungo - se poi alla fine il paese deciderà di uscire dalla moneta unica?

JW: La politica europea e greca devono decidere rapidamente come dovremo andare avanti. Data la situazione estremamente precaria è chiaro che si tratta di un compito della politica fiscale, decidere se il contribuente europeo dovrà sopportare ulteriori rischi. Non credo che sarebbe davvero corretto se l'Eurosistema nei confronti della Grecia dovesse aumentare ulteriormente i rischi. 

FAZ: Come funziona il finanziamento bancario e come è possibile fermarlo?

JW: Ci sono due vie per il finanziamento. Da un lato i normali strumenti della politica monetaria, crediti delle banche centrali dell'Eurosistema nei confronti delle banche commerciali. Questo percorso è aperto a tutte le banche dell'unione monetaria, fino a quando sono sufficientemente solide oppure dispongono di garanzie sufficienti ed adeguate. Visto che non possiamo discriminare nessuna banca o nessun paese membro. 

FAZ: E la seconda strada?

JW: Le banche, che in questo modo non ricevono piu' denaro, possono in via temporanea ricorrere al credito di emergenza denominato "ELA" (Emergency Liquidity Assistance). Questi crediti a breve termine possono essere concessi dalla banca centrale di un singolo paese a proprio rischio. Il consiglio BCE lo può impedire solo con una maggioranza dei due terzi.

FAZ: Tutto dipende dalle banche centrali?

JW: Questo dovrebbe essere normalmente solo in via temporanea, fino a quando le banche non tornano solvibili. Le banche in difficoltà devono essere ricapitalizzate con il denaro del fondo di salvataggio, se la politica intende finanziarle ulteriormente. Le banche centrali non dovrebbero risolvere i problemi di solvibilità.

FAZ: E poi c'è il sistema di pagamento Target 2. Werner Sinn, presidente IFO, sostiene che se la Grecia dovesse uscire dall'Euro, la Bundesbank perderebbe 30 miliardi di Euro. E' vero?

JW: I miliardi di crediti Target di cui si discute molto, sono collegati direttamente con la concessione di credito delle banche centrali alle banche commerciali. In paesi come la Grecia la liquidità che le banche ricevono defluisce dal paese, e questo deflusso si riflette nei saldi Target

FAZ: Ci sono tuttavia dei rischi? Qual'è il loro ammontare?

JW: La BCE ha crediti Target per circa 100 miliardi verso la Grecia. Le perdite colpirebbero la BCE se la banca centrale greca non fosse piu' in grado di adempiere ai propri obblighi.

FAZ: Che cosa succederebbe a questi crediti se la Grecia dovesse lasciare l'Euro?

JW: Non voglio speculare su scenari così precisi. Ma in questo caso certamente sui saldi ci sarebbero delle perdite - in maniera diretta per la BCE, in maniera indiretta per la Bundesbank, in quanto maggiore azionista e in questo modo alla fine per il contribuente tedesco

FAZ: Questi crediti possono essere un argomento per non far uscire la Grecia dall'Euro?

JW: L'appartenenza alla moneta unica è una scelta di fondo, in cui queste considerazioni a mio avviso non dovrebbero essere decisive.

FAZ: Che cosa può fare la banca centrale?

JW: Dobbiamo fare attenzione al fatto che i rischi nei nostri bilanci restino gestibili, su questo anche il presidente BCE Mario Draghi si è espresso recentemente. Dobbiamo fare piu' attenzione a chi prestiamo il denaro della banca centrale. E' necessario stabilire dei criteri piu' rigidi sulle garanzie necessarie. E dobbiamo obbligare la politica, ad assumersi le proprie responsabilità. Ci devono mostrare dove stiamo andando, in modo da poter accettare i rischi connessi.

FAZ:  Potrebbe essere la banca centrale a staccare la spina alla Grecia?

JW: La politica monetaria non vuole e non deve sostituire le decisioni dei governi eletti democraticamente. Ma quando si caricano su di questa sempre nuovi compiti, la situazione può diventare insostenibile.

FAZ: Gli economisti anglosassoni ci dicono, che gli squilibri in Europa nel medio periodo devono essere ricomposti con una deflazione nel sud Europa e un'inflazione nel nord Europa. Da quando in Germania dovremo fare i conti con un'inflazione superiore?

JW: A breve non ne vedo la possibilità. L'obiettivo dell'Eurosistema è la stabilità della moneta nell'area Euro. Non avremmo certo stabilità monetaria, se in una parte dell'unione monetaria avessimo deflazione e nel resto inflazione. Il processo di adattamento dei prezzi nel sud, che non considererei di deflazione, potrebbe anche significare che in Germania non avremo un forte aumento dei prezzi.

FAZ: Questo suonava diversamente nel rapporto della Bundesbank alla commissione finanze del Bundestag...

JW: Il parere conteneva solamente l'ovvietà, che un paese come la Germania, nel quale la congiuntura va meglio che in altri paesi, le condizioni nel mercato del lavoro sono le migliori da 20 anni, non potrà continuare ad avere un'inflazione inferiore alla media degli altri paesi. Questo significa solamente, che l'inflazione nel nostro paese potrebbe  essere in via temporanea, di qualche decimale sopra l'obiettivo del 2% definito dalla BCE. Come del resto per un lungo periodo, quando la situazione economica era abbastanza debole, è rimasta di qualche punto sotto.

FAZ: La BCE non aumenterà i tassi, fino a quando nei paesi del sud la situazione rimane invariata. Come sarà possibile lottare contro l'inflazione?

JW: E' il compito essenziale della politica negli stati periferici, stabilizzare le banche in maniera duratura e farlo rapidamente. La politica monetaria non se lo può permettere, e non è pensabile, che questo si aggiunga al nostro compito principale, quello di garantire la stabilità della moneta per l'intera area Euro.

FAZ: Per gli stati sarebbe abbastanze semplice, se potessero liberarsi dei loro debiti attraverso l'inflazione. Siamo in una "Repressione finanziaria" dove molti investitori istituzionali sono in pratica obbligati a tenersi delle obbligazioni, che garantiscono pochi interessi mentre il denaro investito perde valore?

JW: Tale obbligo, come ad esempio le limitazioni al movimento dei capitali non esisteno. Gli investitori hanno diverse opportunità che stanno utilizzando.

FAZ: In molti in questo periodo si stanno preoccupando per l'oro della Bundesbank, che in parte è depositato all'estero. Lei pensa che questo oro debba tornare indietro in Germania?

JW: Noi abbiamo fiducia nei nostri partner come la banca centrale americana, che gestisce una parte delle riserve a New York. Per decenni l'oro è stato considerato sicuro, e così è anche oggi. In considerazione della sicurezza, dei bassi costi di gestione, e del fatto che è utile come valuta di riserva, molti argomenti ci convincono a tenere una parte del nostro oro a New York.

FAZ: Il tribunale federale ha ammonito la Bundesbank di controllare piu' spesso, se i lingotti d'oro sono ancora là dove erano stati depositati...

JW: I revisori hanno sempre confermato, che gli stock di oro sono sempre stati inseriti nel nostro bilancio in maniera corretta.

lunedì 7 maggio 2012

Chi comanda davvero?

Su Die Zeit, il popolare economista Mark Schieritz, ci racconta che ad un anno dall'insediamento di Weidmann, è la Bundesbank a dettare le linee di politica economica al governo di Berlino. La banca centrale tedesca può contare sull'appoggio dell'opinione pubblica e il governo è appiattito sulle posizioni della BuBa.
La politica della Germania in tempo di crisi, si decide sempre di piu' a Francoforte. Che cosa vogliono le autorità monetarie di Francoforte?

Il 4 novembre dello scorso anno rimarrà a lungo nella memoria della cancelliera. In quel giorno, era un venerdì, Angela Merkel siedeva con i suoi omologhi del club G20. Si parla della crisi, e i francesi hanno fatto una proposta insolita: le banche centrali nazionali devono cedere una parte delle loro riserve in valuta estera al FMI, che con questo denaro dovrebbe calmare i mercati.

Un accordo sulla proposta viene raggiunto rapidamente, manca solo l'approvazione di Weidmann, che è rimasto in Germania. Viene informato - ma dice no alla proposta. Nella riunione ci si agita. "Chi è quest'uomo, chi ha il suo numero?" sbuffa Barack Obama. Il telefono di Weidmann continua a squillare, ma la sua posizione non cambia. Per lui il piano del G-20 resta un finanziamento agli stati da parte della banca centrale. I capi di stato se ne vanno senza avere ottenuto nulla.

Un banchiere centrale tedesco che si immischia nella politica internazionale? Non accadeva da tempo, ma ora dovremo abituarci. Nei mesi scorsi in Germania è emerso un nuovo centro di potere: la Bundesbank a Francoforte sul Meno. Un anno dopo l'avvio della presidenza di Weidmann la Bundesbank è sempre piu' protagonista sulla scena.

Da quando in Europa si sta cercando una via di uscita alla crisi, la Bundesbank ha un ruolo decisivo. Per le autorità monetarie è un esercizio di equilibrismo: devono lottare per difendere i loro principi, ma riconoscere quando questi minacciano di diventare un dogma. 

Con l'introduzione dell'Euro il potere della Bundesbank si era ridotto. Da allora infatti la BCE è responsabile per la politica monetaria. La Bundesbank era stata trasformata in un organo esecutivo, con pochissima voce in capitolo. La banca centrale tedesca aveva dovuto ridurre il personale, e i lavoratori rimasti ricordavano con piacere i bei tempi in cui una parola della Bundesbank faceva tremare i mercati mondiali e Jacques Delors, il presidente della Commissione EU, diceva: "non tutti i tedeschi credono in Dio, ma tutti credono nella Bundesbank".

Il punto piu basso è stato raggiunto in una sera di autunno di cinque anni fa, quando la Bundesbank ha festeggiato il suo 50 esimo anniversario allo Zoopalais di Francoforte. Il presidente della BCE vi ha partecipato, e la Cancelliera ha tenuto il suo discorso. Ha parlato dei successi del passato, del mito fondatore della Bundesbank, l'inflazione della Repubblica di Weimar, e del suo compito attuale: occuparsi della stabilità dei prezzi. Ma è un viaggio nel passato. Le notizie sui giornali suonano come necrologi.

Ancora oggi la banca centrale si trova in un complesso di edifici degli anni '70 alla periferia di Francoforte. L'interno è dominato da tappeti spessi e pareti rivestite in legno, su cui le opere della propria collezione d'arte sono un po' fuori luogo.

Già il predecessore di Weidman, Axel Weber, aveva portato nella banca centrale degli economisti giovani e intelligenti. Con l'aiuto della sua squadra finanziaria ha tenuto sotto controllo la crisi finanziaria. Quando Weidmann lo scorso anno dalla cancelleria di Berlino si è spostato alla Bundesbank, il rinnovamento è andato ancora avanti.

Ma il presidente della Bundesbank è tornato di nuovo potente. I disturbatori come Thilo Sarrazin sono stati fatti fuori e numerosi nuovi specialisti sono subentrati. Nel frattempo la banca centrale ha assunto di nuovo personale: dal 2010 sono stati assunti piu' di 100 esperti in materia di vigilanza bancaria e stabilità finanziaria.

Avranno sicuramente molto da fare. Secondo i piani del governo, al ministero delle finanze di Berlino a breve dovrà  essere operativo un comitato di specialisti per controllare i mercati finanziari. Sembra banale, ma è una piccola rivoluzione. Il gruppo potrà in questo modo obbligare le banche a ridurre la concessione di prestiti immobiliari, nel caso in cui i prezzi delle case dovessero crescere eccessivamente. In seno al comitato la Bundesbank si è aggiudicata un diritto di veto - e in questo modo un'ampia possibilità di influenzare i flussi di credito in Germania.

Weidmann nelle trattative politiche usa la sua buona relazione con la cancelliera, con cui ha lavorato per 5 anni come consulente economico. Nei mesi scorsi ha incontrato piu' volte a Berlino il suo precedente capo per dei lunghi colloqui . E in diverse occasioni, dopo questi incontri la Merkel ha pronunciato frasi, che la Bundesbank aveva utilizzato in precedenza come un motto. Il concetto di un'unione fiscale europea lo aveva accennato Weidmann per la prima volta in settembre in un discorso davanti all'associazione delle imprese familiari a Colonia. In un discorso di fronte al Bundestag, poche settimane, dopo la Cancelliera ha fatto proprio il concetto.

Anche la negoziazione di Cannes al G20 non è rimasta senza conseguenze. A Francoforte accusano l'ufficio della cancelliera di non aver bloccato per tempo le proposte francesi Dopo il vertice la Bundesbank ha inviato un proprio rappresentante a Berlino. E' rimasto piu' settimane ed ha lavorato in collaborazione con il successore di Weidmann alla cancelleria, Lars Hendrik Roeller. Il compito dell'inviato era di rafforzare le competenze monetarie del dipartimento di economia. Nella CDU è stata interpretata così: deve mettere il governo in linea con la banca centrale. 

La consulenza alla politica è uno dei compiti della Bundesbank - e Weidmann non si limita certo al governo in carica. Ha già incontrato Sigmar Gabriel, Frank-Walter Steinmeier e Jürgen Trittin e ha scambiato opinioni con i vertici della IG Metall. I socialdemocratici, come ha osservato la Bundesbank, da allora sono piu' cauti con le loro richieste di Eurobond. 

Alla Bundesbank non sono mai stati entusiasti della moneta unica. Una moneta unica doveva essere introdotta solo al termine di un lungo processo di integrazione politica ed economica; così argomentavano negli anni '90, quando sono state gettate le fondamenta dell'Euro. E di quell'analisi oggi sono un po' anche orgogliosi - ora che i governi vorrebbero creare una unione politica come reazione a questa crisi. 

Come questa dovrebbe essere, è stato l'oggetto di molte riflessioni - con a volte dei risultati sorprendenti. Così la Bundesbank ritiene una messa in comune dei debiti come realizzabile, solo se prima la politica di bilancio è stata messa in comune: altrimenti i viziosi potrebbero vivere a spese dei risparmiatori. E' anche a favore di un fondo di salvataggio per le banche europee, a patto che vi sia un'autorita di controllo bancaria europea, perché diversamente l'uso dei fondi di salvataggio non potrebbe essere controllato. 

Gli Stati Uniti d'Europa, questo sarebbe secondo la visione della Bundesbank un quadro coerente per l'Europa. Un federalismo leggero, nel quale ognuno è responsabile per il proprio destino, è all'incirca il concetto. Una via di mezzo, dove l'Europa è responsabile in solido, ma dove gli stati non rinunciano alla propria sovranità, non sembra essere gradito alla banca centrale.

La politica monetaria è positiva solo se gli incentivi sono giusti, da sempre questa è la visione della Bundesbank - e la continuità è un valore importante. I quasi 4000 dipendenti della banca centrale si danno molto da fare su ogni materia, prima che la banca centrale prenda una decisione. Una volta presa, raramente viene rivista. Il potere degli apparati è piu' grande che in ogni altra autorità tedesca.

Weidmann riesce a gestire l'intero sistema. Molto prima di entrare nella banca, ha lavorato come segretario generale del comitato di esperti per la definizione dell'Agenda 2010. Al dibattito sulle nuove misure di sostegno alla crescita, del resto, crede molto poco. L'allentamento delle misure di austerità in Europa sarebbe "controproduttivo", sostiene Weidmann. Proprio in tempi di  grande incertezza è importante che la politica resti credibile e che a questi principi si attenga. Il consolidamento fiscale e le riforme strutturali sono la migliore politica della crescita, perchè attraverso di queste le aziende riacquistano la fiducia perduta e la performance dell'economia migliora. 

Le riforme sono piu' importanti delle politiche anticongiunturali - ma non tutti la pensano così, e soprattutto di questi tempi, in cui è in gioco il futuro dell'unione monetaria. Weidmann per le sue convinzioni deve fare campagna. Come ad esempio un lunedi di 2 settimane fa. Il prestigioso Economic Club di New York l'ha invitato. L'associazione esiste già dal 1907, prima di lui solo 2 presidenti Bundesbank vi avevano tenuto un discorso: Karl Otto Pöhl e Hans Tietmeyer.

E' un territorio ostile per un uomo della Bundesbank: boss di Wall Street ed economisti amiericani - tutti in sala pensano che le grosse crisi si possono risolvere solo con grandi quantità di denaro e i tedeschi con le loro politiche rigoriste non fanno altro che peggiorare la situazione. La loro convinzione: senza il sostegno dei governi le economie in crisi collasseranno, e dopo non rimarrà nulla da poter riformare.

Weidmann tiene il suo discorso. Mette in guarda dagli effetti collaterali del denaro a buon mercato e dall'eccesso di compiti delegati alle banche centrali, che sempre di piu' sono chiamate a sostituire i governi nazionali. Poi è il turno delle domande. Lo sguardo esigente di Weidmann si rivolge verso il pubblico e risponde alle domande con una voce calma e un sorriso. Ai margini della sala si avvicina a lui John Paulson, uno dei piu' scaltri gestori di fondi del mondo. Gli confida le sue preoccupazioni: i sussurri del gigante finanziario al banchiere centrale.

Alla BCE le cose non vanno sempre così bene. Spesso la Bundesbank viene messa in minoranza - una delle ultime volte è stato in dicembre, quando il presidente Mario Draghi, contro la volontà dei tedeschi ha abbassato i tassi. Il presidente della Bundesbank nel consiglio direttivo della BCE ha solo un voto come tutti gli altri membri. E soprattutto le autorità monetarie del sud Europa, di fronte alla necessità economica, spingono la BCE ad agire rapidamente.

E Weidmann nel dibattito economico all'interno del circolo dei banchieri centrali può ancora guadagnare punti a suo favore. Ha una comprensione profonda e una posizione chiara - e nell'ufficio della cancelleria ha imparato come si stringono alleanze. Soprattutto ha un potente alleato: l'opinione pubblica tedesca che nel dubbio è quasi sempre a fianco della Bundesbank. E la banca centrale sa come usare questa stima.

Ciò ha conseguenze sugli equilibri di potere nel consiglio BCE. Mario Draghi non può  rischiare di perdere l'appoggio della popolazione tedesca alla BCE. Per questo si sforza di evitare uno scontro aperto con Weidmann. "Dobbiamo trovare delle soluzioni, con cui la Bundesbank può andare daccordo" ha dichiarato un membro del consiglio. Così Weidmann ha evivato che il fondo di salvataggio si rifornisse di denaro dalle banche centrali - ed è riuscito ad imporre che le banche centrali non debbano piu acquistare obbligazioni statali.

Quando la BCE ha messo a disposizione delle banche un trilione di Euro, Weidmann ha manifestato delle riserve. Ma alla fine ha deciso di evitare di mobilitare l'opinione pubblica tedesca. Forse perchè la decisione è stata presa in un momento in cui l'unione monetaria era sull'orlo di un precipizio. Una controversia nel consiglio della BCE sarebbe stato un colpo mortale per la moneta unica. 

Con la crescita di potere, cresce anche la responsabilità e la necessità di trovare compromessi. Per la Bundesbank questa è una sfida - che appartiene ugualmente alla sua identità: ai tempi del D-Mark le autorità monetarie hanno permesso in piu' occasioni che entrasse in circolo piu' denaro di quanto non suggerissero le sue stesse regole.

domenica 29 aprile 2012

Weidmann, vielen Dank!

FAZ.net, a un anno dalla nomina del presidente della Bundesbank, ci dice che in fondo dovremmo essere riconoscenti verso Weidmann: ha evitato che la BCE si spingesse troppo in là nel finanziamento agli stati in crisi.
Nonostante i nuovi alleati, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ad un anno dalla sua nomina, resta in minoranza. Il suo successo risiede non tanto in quello che ha fatto, ma in quello che è riuscito a non far fare alla BCE.

Almeno per ora niente dimissioni. Se qualcuno volesse una forte reazione dall'amichevole presidente della Bundesbank Jens Weidmann, dovrebbe chiedersi se ne vale proprio la pena, dopo aver assistito all'uscita di scena dei predecessori Weber e Stark. Entrambi, dopo essersi opposti senza successo alle politiche monetarie espansive della BCE, hanno gettato la spugna lasciando la Banca Centrale Europea.

Dopo la fine del suo primo anno di presidenza, Weidmann si trova in una situazione simile, ma sembra aver l'intenzione di  completare il suo mandato. Quale vantaggio ci sarebbe per la Bundesbank, se anche lui se ne andasse? Arriverebbe un successore a rappresentare le stesse istanze di politica monetaria stabile, e all'interno del consiglio BCE avremmo gli stessi conflitti. Oppure potrebbe arrivare un presidente con una posizione piu' morbida, e sicuramente sarebbe un male per la Germania e per l'Europa.

Ma come convive Weidmann con il fatto che le sue proposte di politica monetaria nel consiglio della BCE a 23 membri, valgono solamente un voto e troppo spesso vengono bocciate? "Io sono favorevole al mantenimento dei pilastri fondamentali dell'unione monetaria" dichiara Weidmann. Con questa affermazione, il piu' giovane presidente della Bundesbank di sempre trae vantaggio dal suo modo di fare semplice e allo stesso tempo vincente. 

Anche gli avversari mostrano rispetto

Quanto è diverso Weidmann dal suo predecessore Weber, che a causa della sua determinazione ha fatto sollevare alcuni banchieri centrali, ce lo mostra un piccolo aneddoto nell'entroterra americano. Invece di seguire l'ultima presentazione all'incontro annuale dei banchieri centrali a Jackson Hole, Weidmann si è procurato una piccola auto, ha invitato 4 colleghi e con loro ha fatto una gita negli incantevoli paesaggi della campagna americana.

Alcuni dei partecipanti al viaggio in campagna, sono stati in seguito invitati  da Weidmann per del buon vino e del buon cibo ad Eltville, vicino Francoforte: l'obiettivo era  discutere gli aspetti negativi della politica monetaria della BCE. Quella che ora ci sembra una cosa abbastanza innocente, durante la presidenza di Trichet avrebbe potuto portare ad una rivolta di palazzo. 

Trichet aveva infatti reagito con rabbia cercando di impedire ad alcuni membri del consiglio di prendervi parte. Senza successo, ma diversamente da come certi media lo descrivono, Weidmann nel consiglio BCE non è affatto isolato per le sue posizioni scomode. Questo invece sembra essere vero per il Vicepresidente portoghese Vitor Constancio, attaccato da tutte le parti. Weidmann al contrario gode del rispetto dei suoi avversari e in alcune questioni molto importanti anche dell'appoggio di numerosi membri del consiglio.

La speranza non è perduta

Sfortunatamente non ha alleati sufficienti per determinare le decisioni della BCE. Si pone la domanda quindi, come devono essere valutati i successi di Weidmann nel suo primo anno? Molti provvedimenti, contro i quali si è battuto, sono stati approvati contro la sua volontà. Al contrario, la BCE ha accettato solo poche delle sue proposte sull'inasprimento della politica monetaria. Per chiarire questo basta dire che le banche centrali possono decidere autonomamente se accettare come garanzia per i prestiti le obbligazioni bancarie garantite dagli stati in crisi. La Bundesbank non accetta piu' queste obbligazioni, che comunque nel suo bilancio hanno un peso abbastanza contenuto che non supera il mezzo miliardo di Euro. Questo piccolo successo deve però essere confrontato con un abbassamento del rating dei titoli accettati come garanzia, con il recente LTRO da 1000 miliardi e con una forte crescita dei crediti verso l'Eurosistema.

A Berlino si potrebbe misurare il valore di una posizione chiedendo agli elettori se la apprezzano. Ma nella politica monetaria non esistono le elezioni e i sondaggi. Senza ombra di dubbio Weidmann rappresenta in maniera convincente le posizioni di stabilità monetaria della Bundesbank. Il giudizio sul suo mandato riguarda soprattutto i provvedimenti che la BCE negli ultimi 12 mesi non ha approvato. Perchè alcuni influenti banchieri centrali nel consiglio BCE, volentieri si sarebbero spinti molto oltre. 

Di Weidmann si può certamente dire che nonostante le numerose richieste di allentamento della politica monetaria, grazie alla sua opposizione, e a quella dei suoi colleghi, non tutto è stato approvato. Si potrebbe anche finanziare un po' gli stati, hanno magari sostenuto alcuni banchieri centrali, per i quali la linea della Bundesbank è troppo rigida. Appena 100 miliardi, e poi ci fermiamo. Ma solo a pensare a certe politiche monetarie Weidmann inorridisce. Allo stesso tempo continua a credere nella persuasività delle sue argomentazioni. La speranza, che queste nel lungo periodo possano diventare maggioritarie, non è andata ancora perduta. 

venerdì 20 aprile 2012

Crescono i saldi Target II della Bundesbank


La F.A.Z. ci racconta che i saldi Target II anche nel mese di marzo hanno continuato la loro corsa. I crediti della Bundesbank hanno assunto dimensioni gigantesche: tornerà mai indietro questo denaro?
I crediti della Bundesbank verso l'Eurosistema all'interno del sistema "Target II" sono cresciuti molto rapidamente nel mese di marzo. Secondo i dati della banca centrale, i crediti della Bundesbank verso la BCE al 31-03 raggiungevano la somma di 615,592 miliardi di Euro contro i 547,047 miliardi di Euro di fine febbraio. I crediti target sono così cresciuti del 12.5 %, dopo che nel mese di febbraio erano cresciuti del 9.8 %.

Il problema dei saldi "Target II"

I saldi "Target II" nei confronti della BCE rispecchiano prima di tutto la domanda crescente di denaro della banca centrale, da parte dei paesi del sud Europa. Le banche italiane, spagnole o greche, infatti, ricevono sempre meno credito dai paesi del nord Europa, credito di cui hanno bisogno per  finanziare i deficit delle partite correnti. Poiché appartengono alla zona Euro, hanno accesso al rifinanziamento della BCE, che sostituisce in questo modo il credito privato.

Le passività e i crediti fra i paesi in deficit e i paesi in avanzo sono saldati dalla BCE; per la Germania i saldi risultano in una crescita continua dei crediti verso l'Eurosistema. La Bundesbank considera i crediti Target II come un'espressione delle differenze nella competitività fra i paesi membri dell'Eurozona. Per questo ritiene necessario introdurre delle regole piu' severe per l'accesso al denaro della banca centrale. In questo modo la quantità di denaro concesso attraverso il sistema "Target II" verrebbe limitata.

mercoledì 4 aprile 2012

Balcanizzazione della zona Euro


Frankfurter Allgemeine Zeitung, ci racconta che  Weidmann, dopo aver preso lezioni private da Werner Sinn, ha deciso di non accettare più le obbligazioni bancarie dei paesi in crisi: primo passo verso la balcanizzazione?
La Bundesbank ha fatto il primo piccolo passo verso una riduzione dei rischi nel proprio bilancio. Non intende più accettare come garanzia determinate obbligazioni garantite dai paesi deboli dell'Eurozona.

La Bundesbank e il suo presidente Jens Weidmann fino ad ora sono i primi fra le 17 banche centrali a non voler più accettare, a partire da maggio, le obbligazioni bancarie garantite da Grecia, Irlanda e Portogallo.

Il consiglio direttivo della BCE ha autorizzato le 17 banche centrali, a non accettare determinate obbligazioni bancarie garantite dai paesi in crisi. La Bundesbank è stata la prima banca centrale dell'Eurosistema a far sapere di voler utilizzare questa possibilità.

Decisione con effetto segnalazione

Non si tratta di grandi somme. Ma la decisione lancia un segnale chiaro nel dibattito sull'uscita da una politica monetaria giudicata eccessivamente espansiva. Dal provvedimento saranno coinvole le obbligazioni bancarie, garantite dai paesi destinatari di aiuti finanziari, Grecia, Portogallo e Irlanda  e che fino ad ora erano state accettate come garanzia. Queste obbligazioni sono principalmente offerte come collaterale dalle banche centrali dei paesi in crisi. Secondo gli ambienti vicini alla Bundesbank, nel suo bilancio la banca centrale avrebbe circa mezzo miliardo di euro di queste obbligazioni. Fino ad ora la banca centrale ha dovuto accettare queste obbligazioni e in caso di un evento negativo avrebbe dovuto sopportare le perdite autonomamente.

La somma complessiva delle obbligazioni bancarie garantite dagli stati in crisi, utilizzate come garanzia, avrebbe un valore di circa 90 miliardi di euro, si dice negli ambienti bancari di Francoforte. Se a queste si aggiungono le obbligazioni bancarie degli altri paesi Euro, secondo fonte BCE, si arriva a circa 160 miliardi di euro. Solo di obbligazioni italiane di questo tipo, dovrebbero esserci circa 50 miliardi depositati come garanzia. Questi titoli provenienti da altri paesi europei non sono coinvolti dalla decisione BCE. Le banche centrali potranno quindi rifiutare come garanzia le obbligazioni bancarie garantite dai paesi destinatari di aiuti finanziari - Grecia, Portogallo e Irlanda. Inoltre, potranno fare lo stesso con le obbligazioni bancarie garantite da stati con un rating "BB" o peggiore. Al momento, tutti i paesi europei con eccezione dei 3 paesi sopracitati, hanno un rating superiore.

Balcanizzazione della zona Euro

La Bundesbank e tutte le altre banche centrali potranno accettare come garanzia le obbligazioni bancarie garantite da Italia e Spagna. Tuttavia, su queste obbligazioni, eventuali perdite saranno sostenute dall'intero Eurosistema, diversamente dai titoli garantiti da Irlanda, Portogallo e Grecia.

La Bundesbank è stata fino ad ora la sola delle 17 banche centrali nazionali a voler rifiutare da maggio i prestiti bancari garantiti dai 3 paesi. Fino ad ora, ad eccezione della Bundesbank, nessun'altra banca centrale si è espressa ufficialmente sull'argomento, conferma la BCE.  Altre banche centrali sottolineano, che con il passo della Bundesbank prosegue la balcanizzazione della zona Euro. Molti rappresentanti delle banche centrali europee hanno fortemente criticato questa posizione, in quanto il principio delle regole uniformi per tutta l'area monetaria in questo modo sarà fortemente indebolito.

giovedì 22 marzo 2012

Target-2, Sinn ha torto! Forse...


Handelsblatt pubblica un commento di Philipp Johann Koenig, economista dell'Università di Berlino, sulle conclusioni di Sinn in merito al sistema Target-2. Secondo l'autore le sue ipotesi sarebbero in parte errate e in malafede. 

La discussione pubblica sugli squilibri del sistema Target-2 è caratterizzata da molte incomprensioni, mezze  verità ed errori. E' arrivato il momento di fare chiarezza.

Circa un anno fa Hans Werner Sinn ha pubblicato un vero e proprio articolo di giornalismo investigativo sul sistema Target-2. Nonostante le numerose obiezioni alla sua tesi, fino ad ora nel dibattito pubblico egli è rimasto la massima autorità interpretativa su questo argomento. I giornalisi della FAZ, di Wirtschaftswoche, di Spiegel Online hanno ripreso la sua tesi senza aggiungere  alcun commento.  

Tuttavia le funzioni del Target-2 e le sue implicazioni economiche non sono particolarmente complicate, e sono già state descritte dettagliatamentne nel 1999 da Peter Garber. Oppure un tema cosi tecnico appassiona il lettore, solo se si parla di una "strategia segreta di salvataggio della BCE" oppure se si parla di denaro stampato in continuazione con la "stampante della BCE".

Ci sono buoni motivi per discutere criticamente le tesi del professor Sinn. Sono a volta scorrette e talvolta formulate in maniera confusa, perché Sinn evita di chiarire i meccanismi che stanno dietro il sistema Target-2. Ancora piu' discutibile è la sua proposta di limitare i saldi del Target-2 come difesa ai probabili costi aggiuntivi per il contribuente tedesco, da lui ipotizzati. Se la sua proposta fosse messa in pratica, causerebbe la fine dell'unione monetaria. E in quel caso allora i rischi nel bilancio della banca centrale diverrebbero molto piu' concreti.

Target-2 è il sistema europeo di pagamento dell'Eurosistema. Due regole sono importanti per comprendere il funzionamento dei saldi Target-2. Primo, un banca di affari ha un conto presso la banca centrale del paese nel quale ha sede e può solo attraverso questo conto ricevere un credito dalla banca centrale. Secondo, le differenti banche centrali pubblicano bilanci separati. Se una banca greca bonifica tramite il Target2 100 Euro ad una banca commerciale tedesca, si riduce il credito della banca centrale greca di 100 €, mentre quello della banca commerciale tedesca cresce di 100 €. I bilanci della banca centrale greca e della Bundesbank non sono piu' allineati, poiché 100 € sono usciti dall'area di responsabilità della banca centrale di Atene e sono entrati in quella della Bundesbank.

Non esistono i crediti Target

Per correggere questo e pareggiare di nuovo i bilanci, viene introdotta una posizione di compensazione, un impegno appunto. Intendiamoci, una posizione attiva della Bundesbank verso la Banca centrale greca non è un credito che la Bundesbank concede alla banca centrale di Atene. Ogni posizione Target-2 riflette un flusso di denaro fra le banche centrali, che la banca commerciale che ha eseguito il bonifico ha preso a prestito.

Non esistono crediti Target, come li chiama Sinn. Ci sono crediti dell'Eurosistema alle banche commerciali, concessi attraverso il sistema della banche centrali, e ci sono flussi di questo denaro prestato all'interno dei circuiti Target2 nell'Eurozona. I pagamenti transfrontalieri all'interno dell'unione monetaria, compaiono nel bilancio della banca centrale. Che cosa fa la banca commerciale tedesca con i 100 € dalla Grecia?  La banca commerciale tedesca ha bisogno del denaro della banca centrale per soddisfare le esigenze di prelievo dei propri clienti, per coprire le proprie riserve minime e per gestire i pagamenti. Se dopo aver ricevuto il pagamento ha 100 € in piu' di quanto abbia bisogno, in tempi normali offre questa eccedenza al mercato dei capitali. Se la banca greca dopo il pagamento ha 100 € meno di quanto ha bisogno si rivolge al mercato dei capitali, mediante il quale può prendere a prestito dalla banca tedesca 100 €.

Attraverso questo affare si genera un nuovo flusso di pagamenti in direzione inversa nel sistema Target-2. Le posizioni di segno contrapposto si pareggiano. I normali meccanismi di mercato portano in tempi normali a posizioni molto basse nel Target-2 all'interno dei bilanci delle banche centrali. Perchè nel corso della crisi si sono create delle posizioni Target così grandi?  Si ricorda, che al momento la banca centrale tedesca, olandese, lussemburghese, e Finlandese hanno insieme richieste (attività) verso il Target 2 per circa 660 miliardi di Euro nei confronti delle banche centrali degli altri paesi. Nei 18 mesi precedenti la crisi, le posizioni attive T2 erano in tutto l'Eurosistema circa 85 miliardi e si suddividevano fra circa 11 banche centrali nazionali.

Il mercato interno del denaro durante la crisi si è segmentato lungo i confini nazionali. Le banche dei paesi in crisi non hanno avuto piu' accesso al mercato dei capitali, e così sul mercato non si sono piu' create posizioni contrarie. A questo si deve aggiungere una considerevole fuga di capitali. Prima della crisi i capitali si muovevano all'interno dell'Eurozona, spesso sotto forma di prestiti a breve termine dalle banche dei paesi centrali a quelli periferici.

La crisi del debito si è estesa anche alle banche di questi paesi e i flussi di capitale si sono invertiti. Il capitale fugge verso i paesi considerati sicuri. La capacità di finanziarsi per le banche dei periferici è sempre minore, mentre le banche che ricevono i capitali hanno piu' liquidità di quanta effettivamente ne abbiano bisogno.

Che cosa fanno le banche con la liquidità ricevuta? Hanno meno bisogno di credito dalla banca centrale e depositano presso la Bundesbank parte della liquidità ricevuta. Che cosa fanno le banche nei paesi in crisi? Hanno bisogno di piu' credito dalla banca centrale per restare solvibili. Sinn definisce questo processo "stampa di denaro". La terminologia usata da Sinn è scorretta, e rende piu' difficile la comprensione dell'intero processo. La concessione di credito dell'intero Eurosistema si sposta verso le banche dei paesi in crisi.

Come è sempre accaduto, il denaro non viene stampato, piuttosto viene concesso del denaro su un deposito a fronte di garanzie. L'accettazione di garanzie è una procedura comune a  tutte le banche centrali, in gran parte standardizzata. L'eccezione piu' importante è la concessione della cosiddetta Liquidità di assistenza di emergenza (Emergency Liquidity Assistance), che invece avviene completamente a rischio della BCE.

Nessun consenso sulla giusta soluzione.

E' cosi brutto, se le banche in Germania prendono a prestito dalla banca centrale meno denaro? No! Grazie al flusso di capitali dei paesi in crisi, sono in una posizione privilegiata e quindi meno dipendenti dai finanziamenti della banca centrale. E' un male se i prestiti della banca centrale si spostano verso i paesi in crisi? In questo modo l'Eurosistema va incontro a rischi superiori. Il livello assoluto delle operazioni di credito è cresciuto e il bilancio della BCE è poco diversificato (perchè sono solo le banche dei paesi in crisi a richiedere prestiti). Inoltre le garanzie accettate sono state estese, rendendo in questo modo la concessione di credito piu' rischiosa.

L'Eurosistema non avrebbe dovuto prendere questi rischi? Questa domanda deve essere discussa in maniera intensiva. L'Eurozona è attraversata contemporaneamente da una crisi bancaria e da una crisi dei debiti pubblici. La banca centrale può influenzare la crisi, in quanto attraverso misure straordinarie può rendere meno acuti i problemi del sistema bancario. Sulla causa di fondo della crisi del debito - debiti esorbitanti, problemi strutturali, bilancia dei pagamenti squilibrata - la politica monetaria non ha alcun influsso.

In questo scenario la BCE si deve tenere in equilibrio fra un'accettazione di ulteriori rischi e la difesa del debole settore bancario nei paesi in crisi. Come mostra la lettera di Weidmann al presidente della BCE Draghi, anche all'interno del consiglio della BCE non esiste un'opinione comune sulla soluzione di questo conflitto. Le posizioni Target-2 che Sinn ha preso in esame, sono alla fine solo un sintomo della crisi economica. Sono un'espressione della fuga di capitali in corso e delle misure della BCE prese per attenuarne gli effetti.

E' falso sostenere che la BCE in questo modo finanzia la bilancia della partite correnti del sud Europa. I capitali, compresi i depositi bancari nazionali, possono ad un certo punto lasciare il paese. La bilancia delle partire correnti in questo senso è irrilevante. Anche paesi con una posizione debitoria attiva verso l'estero possono essere interessati da una fuga di capitali e sviluppare in questo modo degli elevati saldi negativi Target-2.

L'insolvenza sarebbe il risultato.

Le posizioni Target-2 rappresenterebbero un problema, solo se l'Eurozona dovesse disintegrarsi. L'ipotesi di Sinn (evento fortunatamente estremamente improbabile) in questo caso è corretta. Ma Sinn ipotizza che tutte le richieste Target-2 dovrebbero essere contabilizzate come perdite. Questo non è certo il caso. Come si potrebbe sviluppare una rottura della zona Euro, e come sarebbero gestiti i crediti della banca centrale e le relative garanzie, non è certamente ancora stato regolato.

E' ipotizzabile che in un caso del genere, fra i paesi coinvolti ci sarebbero delle lunghe negoziazioni  politiche, alla fine delle quali si cercherebbe di trovare un accordo sulla suddivisione delle perdite dovute alla rottura dell'unione monetaria.

Per poter difendere il contribuente tedesco dalle probabili perdite, Sinn propone un pareggio annuale delle posizioni Target-2 attraverso il trasferimento di oro o di garanzie negoziabili sui mercati. Apparentemente non è consapevole che questo trasformerebbe l'unione monetaria in un sistema a cambi fissi. La solvibilità dei paesi europei all'interno dell'unione monetaria sarebbe definita dalle riserve della sua banca centrale (e non dalla consistenza delle garanzie accettate dalla banca centrale in mano al settore privato). 

L'effetto sarebbe una insolvenza dei 12 paesi con saldi Target negativi, una rottura dell'Eurozona e il verificarsi di quella situazione che proprio Sinn poco prima con tanta forza aveva descritto come il rischio maggiore.