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giovedì 17 maggio 2012

L'inflazione non è una maledizione


La FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung) sempre  piu' in sintonia con la Bundesbank, avverte i tedeschi dell'inflazione in arrivo e rilancia i temi cari a Werner Sinn: il Club Med controlla la BCE, il sistema Target è il bancomat dei GIIPS e la Germania è sotto ricatto. Holger Steltzner, uno dei direttori del quotidiano.
La BCE è in trappola: se aumenta i tassi di  interesse, minaccia i paesi del sud. Se non lo fa, il nostro denaro perderà valore.

La Bundesbank si è piegata. Alla fine anche la banca centrale piu' intransigente del mondo è pronta ad accettare un'inflazione piu' alta in Germania, si rallegra da Londra il Financial Times. Su questa apertura si precipita da Berlino la Bild e lancia l'allarme inflazione in Germania. La Bundesbank sta indebolendo l'Euro. "Non ha senso accusarmi di una cosa come questa" risponde Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank.

Che cosa è successo allora? Nulla e tutto. La Bundesbank nella sua battaglia per i prezzi stabili non si è spostata - con il disappunto di chi a Berlino, Parigi, Brussel e Francoforte è impegnato nei salvataggi europei. Grazie alla sua condotta inflessibile, la Bundesbank e il suo presidente hanno migliorato la loro immagine presso la popolazione tedesca e aumentato il loro peso nel consiglio direttivo della BCE. E questo non piace a tutti nella Eurotower di Francoforte. Anche a Berlino nei palazzi del governo l'indipendenza di Weidmann fa innervosire non pochi. Il rifiuto della Bundesbank, di dare al fondo anti crisi europeo una licenza bancaria o di finanziare gli stati europei in crisi viene considerato da molti come un affronto.

Weidmann: "Non è nostro compito finanziare gli stati"

Contro il grande europeista al governo, il ministro delle finanze Wofgang Schäuble, il presidente della Bundesbank ha già combattuto piu' di una battaglia. Weidmann ha criticato il bilancio proposto da Schäuble definendolo insufficiente e si è augurato la fine del ricorso all'indebitamento, fatto che ha causato il risentimento del ministro delle finanze. Nel novembre dello scorso anno Weidmann si è immischiato perfino nella politica internazionale. Si è  infatti messo di traverso al piano proposto dal G-20: il piano prevedeva di cedere una parte delle riserve di valuta estera e di oro per il salvataggio dei paesi in crisi. "Non è il nostro compito, finanziare gli stati. Questo è espressamente vietato nei trattati EU, e sarebbe una minaccia per la stabilità dei prezzi", sostiene Weidmann. "Non dobbiamo essere al traino della politica fiscale"

Nel frattempo ogni mezzo sembra giusto per portare la recalcitrante Bundesbank in linea con la politica di salvataggio. Il capo economista della Bundesbank ha ripetuto recentemente, ciò che il suo presidente aveva annunciato in marzo in occasione della conferenza stampa annuale. La Bundesbank si aspetta un'inflazione piu' alta - e aggiunge, un livello superiore a quello dell'unione monetaria. Da qui è nato lo scoop un po' gonfiato: la Bundesbank è daccordo con tutto questo e non vuole fare nulla per impedirlo. Dietro gli attacchi mediatici si nasconde la dura lotta per gli Euro salvataggi.

Crescita invece di risparmio, suona così la nuova proposta politica dopo i risultati delle elezioni greche e francesi. Non è una contraddizione, ma riguarda qualcos'altro. I paesi europei in deficit non hannno piu' una loro moneta nazionale, che possono svalutare, in modo da recuperare la competitività di prezzo perduta. L'Euro richiede un adattamento delle strutture economiche. E alcuni paesi non sono pronti: hanno paura degli eccessivi costi sociali causati da una forte riduzione dei prezzi e dei salari. Preferiscono invece far finanziare i loro deficit dagli altri paesi europei o dalla BCE. Ma soprattutto richiedono un adeguamento nel nord attraverso un aumento dei salari e dei prezzi - prima di tutto in Germania. 

Per la competitività dell'unione monetaria nei confronti dell'Asia o dell'America questo sarebbe fatale, se l'adattamento degli squilibri si dovesse realizzare attraverso un indebolimento del Nord. E il ministro delle finanze Schäuble non sembra voler impedire questo processo, visto che nella attuale negoziazione sul rinnovo contrattuale dei metalmeccanici ha richiesto un sostanzioso aumento salariale per i lavoratori.

La BCE è sotto il controllo del Club Med

Il ministro delle finanze si è immischiato anche nel dibattito interno al consiglio BCE sull'inflazione tedesca. Perchè non il 3% invece del 2% di inflazione in Germania, ha chiesto Schäuble. E i sindacati non si sono lasciati pregare. "Se il costo della vita per un lavoratore crescerà, noi non possiamo certo ignorarlo" ha dichiarato il leader della IG Metall Berthold Huber in un'intervista alla FAZ.

"Tutti gli economisti concordano sul fatto che i prezzi nel Nord Europa sono troppo bassi e nel sud troppo alti"

La soluzione è: inflazione in nord Europa o una riduzione dei prezzi nel sud o entrambi. La BCE tende verso l'inflazione: "perchè è dominata dai paesi del sud Europa", ci dice Hans Werner Sinn, il presidente dell'Istituto IFO di Monaco.   Che la BCE possa abbandonare una politica eccessivamente espansiva, a causa della recessione nel sud Europa, è da escludere. "Alla BCE manca la possibilità di inasprire la politica monetaria. Gli stati si finanziano in larga parte con scadenze a breve. Un aumento dei tassi di interesse renderebbe per i paesi indebitati il peso del debito insostenibile", ci dice Stefan Homburg della Leibnitz-Universität di Hannover.

La dominio del Club Med nel consiglio BCE con un peso del 70% è tanto piu' grave se consideriamo che il sistema di pagamento intraeuropeop Target è diventato la fonte di finanziamento principale dei paesi in deficit. Poichè i paesi in crisi possono ottenere solo con difficoltà denaro sul mercato dei capitali internazionali, la BCE finanzia una grossa parte dei loro deficit. Questo è chiaramente visibile nei saldi target della BCE. Attraverso le loro banche centrali i paesi del sud hanno accumulato passività per oltre 950 miliardi di Euro. La Bundesbank è di gran lunga il piu' grande creditore con 644 miliardi di Euro di crediti verso l'Eurosistema.

Siamo vulnerabili al ricatto

In senso figurato possiamo dire che il Sud paga i suoi deficit con il denaro auto stampato. La Bundesbank ha accumulato dei crediti verso la BCE, che non hanno scadenza, e che non saranno mai incassati. Siamo diventati ricattabili, perchè ognuno sa, che perderemmo 644 miliardi, se l'Euro dovesse dissolversi. "Siamo in trappola", avverte Hans Werner Sinn in un'intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung.

"L'Europa ha messo in piedi 2 diversi sistemi di salvataggio, uno con il FMI per i piccoli paesi debitori. L'altro con il sistema Target, un bancomat self service, dal quale possono servirsi anche i grandi paesi indebitati", sostiene Thomas Mayer, capo economista della Deutschen Bank. Il secondo sistema potrà essere interrotto, solo se i politici interverranno con importanti riforme strutturali. E di questo si può dubitare dopo aver osservato i risultati delle recenti elezioni. I popoli intendono vivere ancora a debito.

La banca centrale può determinare il tasso di interesse nominale, ma non quello reale. Quello che segue, gli economisti lo definiscono repressione finanziaria. Un'inflazione più alta dei tassi nominali dovrebbero contribuire a ridurre l'eccessivo onere del debito. Se la banca centrale definisce il tasso di interesse vicino a zero e gli interessi sul mercato dei capitali vengono tenuti bassi grazie agli acquisti di titoli del debito, può infatti definire il tasso nominale, ma non quello reale. Appena le aspettative di inflazione crescono e i tassi di interesse diventano negativi, i risparmiatori fuggono dalla liquidità verso asset reali. Questo processo è già ben osservabile in città come Monaco, Amburgo o Francoforte, dove i prezzi per l'acquisto di immobili e gli affitti sono già saliti verso l'alto.

La BCE per paura di una spirale verso il basso nel sud è costretta ad una politica di interessi zero. Le conseguenze potrebbero essere una rapida perdita di fiducia nell'Euro e un'inflazione fuori controllo. Come negli anni '70, quando dopo la fine della convertibilità del dollaro in oro, la fiduca nella valuta americana era svanita. Solo negli anni '80 quando il leggendario capo della FED Paul Volcker introdusse un obiettivo di offerta monetaria, riuscì a bloccare l'inflazione a 2 cifre, anche se a costo di una profonda recessione.

Lo studioso di finanza Homburg: "l'inflazione può arrivare all'improvviso". 

"In questo momento l'inflazione non è alta. Ma la situazione cambierà. L'inflazione può arrivare all'improvviso. E allora nessuna proprietà sarà sicura" ci dice stefan Homburg. Quando l'inflazione in Germania arriverà anche dal normale cittadino, l'establishment politico non potrà piu' sentirsi sicuro neanche qui nel nostro paese. E allora potrebbe arrivare rapidamente una svolta Euro, così come abbiamo avuto una svolta energetica. 

Ludwig Erhard, il padre del miracolo economico tedesco, ripeteva: "l'inflazione non ci arriva come una maledizione o come un tragico destino: viene sempre causata da una politica spensierata o addirittura criminale".

martedì 21 febbraio 2012

Fermate il bonifico da 130 miliardi!


Un altro commento da Der Spiegel  contro il piano di salvataggio appena approvato. Invece del folle piano di rimborso, si dovrebbe finanziare un nuovo piano Marshall.

La Grecia è fallita. Il paese non ha bisogno di un taglio del debito del 50 o 70%, ma del 100%, se vuole tornare a vivere senza bisogno di aiuti dall'esterno. Il pacchetto di aiuti che i ministri delle finanze della zona Euro hanno appena firmato non aiuterà i greci, ma i loro creditori. 

Lo dico in anticipo: questo commento non è contro la Grecia. Non riguarda tutte le cose di cui si parla oggi nei media o nelle conversazioni tedesche: i cittadini greci che non pagano le tasse, i dipendenti pubblici fannulloni, i politici  di Atene che non rispettano le loro promesse.

Non si tratta di tutto questo, nonostante ciò il commento ha un messaggio chiaro: il pacchetto di aiuti da 130 miliardi di Euro che i ministri delle finanze oggi probabilmente firmeranno, non deve in alcun modo essere pagato. Sicuramente per anni o forse per decenni la Grecia avrà bisogno della solidarietà degli altri membri dell'UE – e la Germania non potrà negare questa solidarietà. Probabilmente il resto d'Europa nel corso dei prossimi anni invierà ad Atene ancora piu' denaro dei 130 miliardi di Euro a basso tasso di interesse, di cui si discute oggi a Brussel.

L'errore non è nelle dimensioni del pacchetto di salvataggio, ma nella sua costruzione. Non è indirizzato ai bisogni del popolo greco, ma alle regole dei mercati finanziari internazionali. Questo in pratica significa: i suggerimenti delle lobby bancarie. 

Come si potrebbe spiegare altrimenti, il fatto che circa un quarto del pacchetto non arriverà ad Atene, ma andrà direttamente ai creditori internazionali del paese? Con circa 30 miliardi di Euro, i titolari del debito pubblico greco dovrebbero essere incentivati a cambiare i vecchi titoli di Atene con dei nuovi titoli del debito. In questo modo si mantiene in vita l'illusione che la Grecia non sia ancora fallita – alla fine i creditori rinunciano volontariamente ad una parte dei loro crediti. Il mondo finanziario ha sapientemente alimentato la convinzione che un fallimento della Grecia avrebbe scatenato una catastrofica reazione a catena.

Rimangono ancora 100 miliardi di Euro. Anche questa somma non sarà orientata a ciò di cui la Grecia ha veramente bisogno, per poter tornare a vivere con le proprie forze. Ma alla sua capacità di ripagare il debito. Un concetto alquanto spaventoso: con un rapporto debito/PIL al 120%, secondo l'opinione delle tecnocrazie, il paese sarebbe in grado di sostenere il costo del debito e di rimborsarlo ai creditori. La mucca continuerebbe a dare latte, senza cadere morta a terra per la stanchezza. Il 120% sarebbe così il marchio dell'obiettivo.

Ma la mucca malata non darà piu' latte per anni.

Sembra ancora piu' surreale il dibattito degli ultimi giorni, dove si discuteva seriamente se la Grecia sarebbe riuscita a raggiungere il 120% di debito/PIL oppure sarebbe arrivata solamente al 129% del PIL – nel 2020, si intende. Prevedere con precisione e con 8 anni di anticipo il livello di debito raggiunto da un'economia:  non succede nemmeno per la Germania. In Grecia con la sua economia al collasso e la sua innaffidabilità statistica, con certe previsioni si abbandona l'economia e si entra nel campo della magia nera. 

Suona molto simile la richiesta europea: aumentare i risparmi nel bilancio greco da 3 miliardi di Euro a 3,3 miliardi. Solo allora si potrebbe giustificare il piano di salvataggio europeo. Come sarebbe bello se la soluzione del problema greco riguardasse solamente 300 milioni di Euro in piu' o in meno. Di fronte alle speranze di cui si compone il pacchetto di risparmio, i 300 milioni di Euro non sono che “peanuts”, ma di noccioline qui non vogliamo parlare. Comunque non molto di piu' di un arrotondamento.

In verità la Grecia è da molto tempo già fallita. Il paese non ha bisogno di un taglio del debito del 70% ma del 100 %, se vuole tornare a vivere economicamente con le proprie forze. La mucca malata nei prossimi anni non darà nessun latte.

 Piano Marshall invece dei deliri sul rimborso del debito.

Molti degli innumerevoli alti burocrati che si sono confrontati con la questione della Grecia, conoscono questa semplice verità. Alcuni lo ammettono a porte chiuse: i 130 miliardi non possono risolvere il problema. Si tratta solo di comprare tempo. Tempo necessario a far stabilizzare i mercati finanziari, in modo da permettere loro di sopportare il fallimento senza reazioni a catena. Senza fallimenti bancari, senza effetti domino generati dalle perdite sulle assicurazioni del credito  e senza esplosione del tasso di interesse per gli altri stati europei con problemi di debito e di bilancio.

Ma quando dovrebbe essere questo momento se non adessso? Dallo scorso autunno la BCE inonda con la liquidità le banche europee. Spagna e Italia, i 2 giganti vacillanti d'Europa, hanno nuovi capi di governo, che si sono impegnati credibilmente in un programma di risparmio. Allo stesso modo come i principali stati dell'EU con il pacchetto fiscale. E il problema con le assicurazioni sul credito non è così grave come ci racconta la lobby finanziaria. 

Se i politici europei avessero un po' di fiducia nel lavoro che hanno fatto nei 2 anni dal debutto della crisi, adesso dovrebbero chiarire quello che ognuno sa già: la Grecia è fallita. Tutti i debiti del paese saranno cancellati. 

Il paese dovrebbe ricevere nonostante questo i 130 miliardi di Euro. Ma in un'altra forma. Invece di rimborsare gli speculatori finanziari ripagandoli dei rischi che hanno assunto, il denaro dovrebbe fluire completamente nell'economia greca e finanziare la sua ricostruzione. Piano Marshall invece del folle piano per il rimborso!





giovedì 9 febbraio 2012

Siamo a 643 miliardi

Il prestigioso Istituto IFO di Monaco calcola settimanalmente l'esposizione della Germania verso il salvataggio dei GIIPS. Questa settimana abbiamo raggiunto la cifra di 643 miliardi.