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giovedì 1 novembre 2018

2,85 euro all'ora

La start-up tedesca super-tecnologica e innovativa ha un modello di business fondato sul principio molto antico: la massimizzazione del profitto a spese dei lavoratori. Flixbus, la piattaforma per i viaggi in autobus a basso costo, per sbaragliare la concorrenza e conquistare l'Europa non ha problemi a far impiegare autisti dell'est Europa pagati al minimo sindacale polacco (2.85 € l'ora), costretti a turni massacranti che finiscono per mettere a rischio la sicurezza dei viaggiatori. Ne parla il sindacato Ver.di.


Autisti troppo stanchi, dumping salariale e crumiri. La piattaforma per i viaggi in autobus a basso costo, fondata sul principio dello sfruttamento, domina sempre più il mercato dei viaggi a lunga distanza

Renate oggi per la prima volta vuole viaggiare con suo marito sugli autobus di FlixBus - parte dalla stazione centrale dei bus di Berlino (ZOB) verso Amburgo, e considerando un prezzo del biglietto di 19 euro a persona non potrà andarle troppo male, almeno cosi' pensa lei. Anche Nils è attratto dai bassi prezzi. È un utente regolare di FlixBus sulla linea Berlino - Lipsia, andata e ritorno.

La stazione dei bus di Berlino ZOB questo venerdi' mattina funziona a pieni giri. Lo si vede subito: i FlixBus verdi con le frecce arancioni qui sono la maggioranza. Tuttavia, se guardi da vicino, ti accorgi che gli autobus in realtà appartengono a molte società diverse. Il nome della società è scritto in caratteri piccoli sulla porta d'ingresso. Pawel arriva da un piccolo villaggio polacco vicino a Poznan e parla molto bene il tedesco. Quello che ci racconta sulle sue condizioni di lavoro e sulla retribuzione sembra quasi un prerequisito indispensabile per poter offrire biglietti a prezzi cosi' bassi.

Pessimi lavori per gli autisti dell'Europa dell'Est

"Percepisco il salario minimo polacco pari a 2,85 euro all'ora e quasi sempre resto alla guida per dodici giorni di fila. Il lavoro è estenuante, perché prima di guidare devo caricare i bagagli, poi pulire l'autobus e svuotare il bagno. Ma come autista professionista non riesco a trovare un lavoro migliore. Guidare un camion sarebbe ancora peggio." FlixBus utilizza spesso società fornitrici di autobus dell'Europa orientale perché lavorano a condizioni particolarmente economiche e perché di solito pagano solo il salario minimo valido in Polonia o nella Repubblica ceca. E quando gli autisti dei bus attraversano un confine nazionale, sono autorizzati - come Pawel - a guidare per dodici giorni di seguito. Il periodo di riposo giornaliero è di sole undici ore anziché le normali dodici ore e può essere abbreviato due volte a settimana fino a nove ore.

I due autisti cechi in viaggio ad agosto tra Stoccolma e Berlino per FlixBus probabilmente sono stati costretti ad osservare dei periodi di riposo ancora più brevi. Di primo mattino, l'autobus della compagnia ceca Umbrella, proveniente da Linstow si è capovolto sull'autostrada A19 uscendo dalla carreggiata. Uno dei conducenti dell'autobus e 15 passeggeri sono rimasti feriti. La polizia sospetta che la causa dell'incidente sia stata la stanchezza: i due piloti avevano coperto la lunga distanza senza fare un vero riposo.

"Ogni conducente guida quattro ore e mezzo mentre l'altro si sdraia nella cuccetta - e così vanno avanti per tutto il viaggio", ci dice Klaus Schroeter, segretario del sindacato e coordinatore dei contratti di categoria del commercio e dei pullman per ver.di.  "Nessuno in questo modo riesce veramente a dormire, ci si addormenta al massimo per qualche secondo - le conseguenze sono disastrose". Che la Commissione europea ora intenda ridurre ulteriormente la durata minima del periodo di riposo degli autisti di bus e camion, per Klaus Schroeter è scandaloso. Fortunatamente il Parlamento europeo a luglio ha respinto questa iniziativa. Che la questione sia finalmente scomparsa dal tavolo, Schroeter non ci crede.

I vertici di Flixbus non si preoccupano molto delle condizioni di lavoro dei conducenti degli autobus che, dopo tutto, non sono loro dipendenti, ma sono impiegati da uno dei tanti piccoli operatori di autobus di medie dimensioni che fanno i viaggi a lunga distanza per conto di Flixbus. In una recente intervista il co-fondatore di FlixBus, Jochen Engert, ha cercato di calmare le acque: ci sarebbero solo poche società e pochi autisti dall'Europa orientale, soprattutto sulle linee internazionali. Ma uno sguardo al sito web di FlixBus mostra che la società ha effettivamente commissionato un gran numero di aziende polacche e ceche.

Eccezionalmente condizioni buone

Se le condizioni di lavoro in una delle numerose piccole società di autobus sono decenti, è dovuto esclusivamente alla cultura aziendale dell'appaltatore, in quanto FlixBus non fornisce nessuna linea guida in merito alle retribuzioni e alle altre condizioni di lavoro. A tale riguardo, Heiko, un autista di autobus di mezza età proveniente dalla regione della Ruhr, impiegato dalla compagnia Theo Verhuven di Xanten, ha avuto molta fortuna. Sta facendo una breve pausa in un parcheggio presso l'area di sosta Avus, prima di partire verso Berlino ZOB, dove lavora sulla linea FlixBus Berlino - Dusseldorf. "Il mio datore di lavoro paga piu' di quanto previsto dal contratto, e abbiamo anche un Betriebsrat. Se qualcosa è peggiorato, allora ha a che fare con FlixBus ".

In passato Heiko ha guidava autobus per MeinFernbus, un'azienda acquisita da FlixBus. "Se c'era un ingorgo sull'autostrada, lo facevamo sapere subito all'ufficio centrale, che informava molto velocemente tutti gli altri conducenti di autobus. Con FlixBus tali messaggi vengono ignorati", perché non portano ulteriori guadagni.

Crumiri per Ryanair

Flixbus - da quando è entrato nel business ferroviario con FlixTrain ha cambiato nome in FlixMobility - ha circa 1.000 dipendenti, che si prendono cura principalmente dell'organizzazione del traffico a lunga percorrenza e della vendita dei biglietti. L'azienda tiene bassi i prezzi dei biglietti e in questo modo raggiunge una quota di profitto superiore al 20 %. Le società fornitrici di autobus incassano una tariffa fissa. "FlixBus non è quindi una classica compagnia di bus, ma piuttosto una piattaforma per la vendita dei biglietti", afferma Klaus Schroeter di ver.di.

In considerazione del modello di business a basso rischio che continua a  generare ricavi e profitti senza che Flixbus debba mantenere i propri veicoli e pagare gli autisti dei bus, l'azienda può anche permettersi di ostentare una certa generosità quando si tratta di aiutare una azienda simile. Quando Ver.di il 12 settembre di quest'anno ha proclamato il primo sciopero degli assistenti di volo della compagnia aerea irlandese Ryanair, Flixbus ha messo a disposizione delle corse gratuite in autobus per i passeggeri rimasti a terra con lo slogan: "Il tuo volo è stato cancellato? Non ti preoccupare, ti aiutiamo noi!"

Un modulo da compilare e il biglietto caricato sono stati sufficienti per una corsa gratuita con destinazione a piacimento sulla rete europea FlixBus. In questo modo hanno preso due piccioni con una fava: hanno promosso la propria attività e hanno trasformato i conducenti di autobus in crumiri involontari di una compagnia aera, nota per le sue condizioni di lavoro miserabili e per i salari da fame. Possiamo tuttavia nutrire qualche dubbio sul fatto che in caso di uno sciopero dei conducenti dei bus, altamente improbabile, Ryanair restituirebbe il favore regalando biglietti gratuiti per i passeggeri di FlixBus bloccati. 



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lunedì 2 settembre 2013

La favola del Jobwunder

La campagna elettorale di Merkel si fonda sulla presunta buona situazione economica e sul miracolo occupazionale, il famoso Jobwunder. Dierk Hirschel, uno dei leader del sindacato dei servizi Ver.di, prova a smascherare le bugie della propaganda merkeliana. Da Frankfurter Rundschau
Nonostante un bilancio miserabile, Angela Merkel è riusicta a rivendere la sua politica come un successo. Ma non è ancora troppo tardi.

A pochi giorni delle elezioni i sondaggisti cantano: "Angie, ce la farai ancora una volta". Un tedesco su due è soddisfatto del lavoro fatto da Merkel, Rösler e Seehofer. Nonostante l'affare delle spie NSA e la debacle dei droni, i cittadini continuano ad avere fiducia nel governo liberal-conservatore. Cambi di opinione non sembrano all'orizzonte.

Secondo i professionisti della previsione, l'elevato livello di consenso del governo è dovuto ad una buona situazione economica. Piu' posti di lavoro ed un'industria competitiva rendono  felice il tedesco medio. Ad un primo sguardo, il "governo di maggiore successo dalla riunificazione", sembra aver fatto un buon lavoro: mai fino ad ora c'erano stati cosi' tanti posti di lavoro. Il numero degli occupati, con quasi 42 milioni di lavoratori, ha raggiunto un nuovo record. La disoccupazione ha toccato il livello piu' basso degli ultimi 20 anni. I nostri vicini ci invidiano il "miracolo del lavoro tedesco".

Ma le apparenze possono ingannare. Il bilancio della coalizione giallo-nera, in tema di lavoro, delude sotto ogni punto di vista. Una gran parte del presunto Jobwunder è il frutto di una pura redistribuzione del lavoro esistente.

Se le aziende suddividono un lavoro a tempo pieno in tanti minijob e impieghi part-time, gli statistici di Norimberga sono felici: il numero degli occupati cresce. Dal 2000 ad oggi sono stati distrutti circa 1.5 milioni lavori a tempo pieno. In contemporanea le aziende hanno creato oltre 3 milioni di lavori part-time. Di conseguenza oggi fra Amburgo e Monaco non si lavora piu' di quanto si facesse 13 anni fa. Il numero delle ore di lavoro retribuito - il cosiddetto "volume di lavoro" - non è cresciuto. Inoltre, il presunto boom dell'occupazione non ha mai superato la portata di una ordinaria crescita congiunturale. Nella recente fase di ripresa - senza considerare la diversa durata della fase di crescita - l'occupazione non è aumentata piu' di quanto sia accaduto in passato.

Ma non è abbastanza. I dati ufficiali sulla disoccupazione sono da maneggiare con molta cura. Secondo le statistiche ufficiali, nel nostro paese ci sarebbero "solo" 3 milioni di disoccupati. Ma i lavoratori a 1 Euro (Ein-Euro-Jobber), i disoccupati con piu' di 58 anni, oppure i disoccupati impegnati in un corso di formazione, non sono conteggiati nella statistica. In aggiunta, ci sono oltre 2 milioni di occupati part-time che lavorebbero volentieri piu' a lungo. E per quanto riguarda la disoccupazione di lunga durata, la Germania resta il leader indiscusso in Europa. In realtà mancano oltre 6 milioni di lavori a tempo pieno. Non si puo' certo parlare di lavoro per tutti.

Gli squilibri nel mercato del lavoro, sotto il governo Merkel, si sono ulteriormente aggravati. Circa un quarto degli occupati oggi lavora per meno di 9 € lordi l'ora. 1.4 miloni di tedeschi lavorano per un salario inferiore ai 5 € lordi l'ora. Una percentuale maggiore di lavoratori a basso salario c'è solo negli Stati Uniti. Lavoro precario e assenza di contratti collettivi fanno si' che gli accordi raggiunti da IG Metall, Ver.di, etc. siano validi solamente per 3 lavoratori su 5.

A spese dei nostri vicini

La conseguente debolezza dei salari ha rallentato la domanda interna e ha invece alimentato quella estera. Commercianti al dettaglio e artigiani hanno sofferto per la mancanza di potere di acquisto. L'estero ha contribuito alla crescita molto piu' di quanto abbia fatto la domanda nazionale. Senza successo! Prima della crisi, l'economia e l'occupazione sono cresciute molto piu' lentamente che nel resto dell'Eurozona. Ancora oggi le imprese investono meno di quanto facevano all'inizio del decennio scorso.

Oltre a cio', la crescita trainata dall'export è stata a spese dei nostri vicini. Che sono riusciti a vendere sempre meno merci sul prosciugato mercato tedesco. E cosi' sono nati gli squilibri nei flussi di commercio e capitali. Mentre gli avanzi correnti tedeschi crescevano, i paesi in crisi rischiavano di affondare in un mare di debiti.

Nonostante questo miserabile bilancio, Angela Merkel è riuscita a rivendera la sua pessima politica economica come un successo. La responsabilità è anche di un'opposizione troppo addomesticata. SPD e Verdi in campagna elettorale non sono riusciti a smascherare la bugia del "miracolo occupazionale". I dati attuali sulla disoccupazione e l'occupazione, anche secondo i socialdemocratici e i Verdi, sono una storia di successo. SPD e Verdi, alla fine, accusano la Cancelliera solo di aver raccolto quello che il governo di Schröder aveva seminato. La favola delle dure ma necessarie riforme economiche guida ancora il pensiero e l'azione rosso-verde.

E cosi' la Cancelliera riesce a cavarsela. Gli squilibri nel mercato del lavoro, secondo la lettura di Merkel, sono solo l'effetto collaterale inevitabile di una politica economica favorevole all'occupazione. Merkel mette i cittadini di fronte ad una scelta: lavoro per tutti e un po' piu' di diseguaglianza, oppure salario minimo per legge e meno occupazione. In altre parole: buon senso economico versus lista dei desideri.

Ma la strategia di Merkel sta pagando. Sebbene la maggioranza della popolazione chieda un salario minimo garantito per legge, lo stesso stipendio per lo stesso lavoro, piu' tasse per i ricchi e un'assicurazione sanitaria nazionale, la Cancelliera resta estremamente popolare.

Ma i sondaggi non sono ancora un risultato elettorale. Anche se siamo in dirittura di arrivo, si puo' ancora dire che la politica di Merkel non solo divide il paese, ma è anche dannosa da un punto di vista economico. Stato e mercato non sono agli opposti. Al contrario: la regolamentazione del lavoro, del capitale e del territorio, sono un requisito ed una condizione necessaria per un buon sviluppo economico. Alla fine di settembre, gli elettori e le elettrici deciderano sulla direzione politica. E forse riusciranno a cantare "Time to say goodbye".

lunedì 18 febbraio 2013

Dov'è finita l'economia sociale di mercato?

"Ausgeliefert!" - L'inchiesta di ARD documenta le condizioni dei lavoratori interinali nei magazzini Amazon.de. Migliaia di migranti europei provenienti dai paesi in crisi lavorano sotto la minaccia di un licenziamento immediato e controllati da una security di estrema destra. Dov'è finita l'economia sociale di mercato? La politica cosa puo' fare?  Da FAZ.net
Mercoledi sera ARD ha raccontato una storia toccante sui lavoratori interinali del gigante internet Amazon.de. Un modello di business basato sull'intimidazione e il sospetto.

Che cosa succede quando in un sistema tutti hanno degli svantaggi ed è solo una parte ad avere dei vantaggi? Dovrebbe restare com'è, oppure essere cambiato? Sembrerebbe una domanda abbastanza facile. Come è possibile allora che un'azienda come Amazon sia l'unica ad avere benefici dalle regole in vigore, senza che nessuno faccia nulla? Perché le cose vanno in questo modo, non è stato possibile capirlo neanche dalla trasmissione di mercoledi' sera della ARD. E cio' non dipende dal rifiuto della società di rispondere alle domande - in questo caso non c'è bisogno di porle. Il reportage "Ausgeliefert!" sui lavoratori interinali presso Amazon.de ha mostrato chiaramente cosa si nasconde dietro la facciata del gigante Internet. Con un fatturato di 6.5 miliardi di Euro controlla almeno il 20% del commercio on-line e nella stessa grandezza d'ordine il mercato dei libri.

Da un punto di vista economico non dovrebbe essere molto importante il luogo dove compro le scarpe o i libri. Alla fine ci dovrà sempre essere un compratore ad ordinare questi prodotti. Con i proventi si dovranno pagare i salari, i contributi sociali e le tasse. Il resto è il profitto dell'impresa. In una "economia sociale di mercato" tutte le parti alla fine dovrebbero avere un vantaggio. E in essa nessuno dovrebbe lavorare sotto intimidazione. Ora: perché Amazon ha bisogno di un'azienda per la sicurezza chiamata H.E.S.S.? I lavoratori di questa azienda provengono dall'estrema destra e nel filmato minacciano i giornalisti della ARD. Forse perché il modello di business di Amazon puo' essere garantito solo in questo modo?  Tutto cio'  non ha molto a che fare con l'economia sociale di mercato.

L'intimidazione come modello di business

Entrambi gli autori dell'inchiesta, Diana Löbl und Peter Onneken, lo hanno descritto chiaramente; l'intimidazione da Amazon è un modello di business. L'azienda in Germania ha 7 centri di distribuzione nei quali sono impiegati sopratutto lavoratori interinali. La catena di intimidazione inizia già nelle fasi di reclutamento nei loro paesi europei di origine. Invece del promesso rapporto di lavoro diretto con l'azienda Amazon.de, prima dell'inizio del contratto entra in gioco un'azienda di lavoro interinale dal nome „Trenkwalder Personaldienste GmbH“. "Per Trenkwalder l'uomo è al centro - questo è il punto fondamentale in un rapporto di fiducia e collaborazione con i lavoratori e i clienti", cosi' racconta l'impresa sulla sua home page aziendale. Che cosa significa? Hanno offerto all'insegnante di arte spagnola Silvina un contratto di lavoro - con condizioni peggiorative. Nel centro Amazon di Bad Hersfeld i lavoratori vengono alloggiati in una struttura turistica in stato di insolvenza. Almeno qualcuno puo' gioire: secondo il racconto del Hersfelder Zeitung del 15 dicembre 2012, il liquidatore del parco turistico sarebbe molto soddisfatto per "tutta questa liquidità inaspettata".

Che cosa significhi questa bella storia per i lavoratori a tempo, i giornalisti lo raccontano in un'atmosfera carica di immagini dense. Hanno cio' di cui il buon giornalismo ha bisogno: tempo. Hanno affittato una stanza nella struttura turistica e sono riusciti a descrivere la reale situazione dei "lavoratori migranti" europei. Un concetto che normalmente viene utilizzato per le condizioni di lavoro cinesi. Ma di fatto non c'è molta differenza con il modello di sviluppo di Amazon. Il sud e l'est Europa sono come le province agricole e povere della Cina. Dalla sistemazione, al trasferimento in bus, fino alla sorveglianza da parte delle società di sicurezza: migliaia di lavoratori vengono degradati a meri oggetti. Sono utilizzati per un solo scopo: assicurare il successo commerciale di Amazon.

Un piccolo ingranaggio in questa macchina

Questi lavoratori migranti non rappresentano il classico lavoratore dipendente, come formulato nei libri sull'economia sociale di mercato, con diritti e doveri. Sono solo "un piccolo ingranaggio in questa macchina", come descritto dall'insegnante di arte spagnola. H.E.S.S. è onnipresente - e l'intimidazione funziona come descritto dai lavoratori: "Questa è casa nostra, queste sono le nostre regole e voi dovete fare quello che noi vi diciamo". E il principio arriva, ben documentato, fino alla violazione della propria sfera privata. Chi si oppone, deve fare i conti con i licenziamenti. Un funzionario Ver.di (sindacato) ha descritto le conseguenze di questa cultura della minaccia e della sfiducia istituzionalizzata: "loro", i lavoratori migranti, "non dicono nulla, tengono la frustrazione dentro di loro". Hanno bisogno del denaro e sperano in un'assunzione a tempo indeterminato. Questa speranza è ingannevole e finisce come nel caso di Silvina con il licenziamento poco prima di Natale.

"Non sono d'accordo con questo lavoro da schiavi", cosi' ha detto ai giornalisti uno dei guidatori di autobus che ogni giorno si occupa del trasferimento dei lavoratori. Ma anche lui è solo un piccolo ingranaggio in questa macchina Amazon. L'azienda è il piu' grande beneficiario, i suoi scagnozzi sono Trenkwalder, CoCo Job Touristik Gmbh e Co e la società di sicurezza H.E.S.S. Amazon è conosciuta per la sua contabilità creativa e per aver registrato solo perdite nei suoi affari in Germania. Questo danneggia non solo lo stato tedesco, ma tutti  i concorrenti che si comportano in maniera corretta nei confronti dei loro dipendenti. 

E' stata la politica ad aver reso possibile questa macchina

Da un punto di vista economico non ci sono grandi guadagni:  i libri si possono comprare presso la libreria locale. Non è stata Amazon a creare questa macchina, ma la politica tedesca. E' stata lei a rendere possibile in Germania i lavoratori migranti sul modello cinese. Perchè sia andata in questo modo, nella trasmissione di mercoledi di ARD non è stato chiarito. Ma la domanda è  superflua. La politica puo' cambiare la situazione - iniziando già da oggi.

mercoledì 26 dicembre 2012

Qualche Euro in piu'

Inizia la stagione dei rinnovi contrattuali e si accende il dibattito sugli spazi di manovra per le parti sociali. Una cosa è certa: un paese con oltre 100 miliardi di avanzo commerciale, se lo vuole, puo' lasciar correre le retribuzioni e aiutare i vicini di casa. Da Der Spiegel

2%, 3% o addirittura il 4? Si accende il dibattito sui margini di aumento salariale. Mentre il presidente DIW, Gert Wagner, propone "il 4% o anche di piu'", il membro del Comitato dei Saggi economici Franz è a favore di "politiche contrattuali amiche dell'occupazione". 

Quanto dovrebbero guadagnare i tedeschi nei prossimi anni? Sul tema in Germania è inizato un dibattito. Il presidente del Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW), Gert Wagner, lunedi ha proposto aumenti salariali "in media del 4% o anche di piu". Cio' "servirebbe a stimolare la domanda interna e a ridurre l'eccessiva dipendenza dall'export". 

Wolgang Franz, il presidente del Consiglio dei saggi economici, al contrario si è pronunciato in favore di aumenti salariali piu' contenuti. E' necessaria "una politica contrattuale che aiuti l'occupazione". Il "margine di aumento" per il 2013 sarebbe intorno al 2%. 

Sulla "Rheinischen Post" Franz si è detto convinto che le parti contrattuali non dovranno utilizzare fino in fondo lo spazio di negoziazione. In questo modo si darà un contributo alla creazione di nuovi posti di lavoro. Il presidente dei Saggi economici ha aggiunto: "prima di arrivare alla piena occupazione, c'è ancora un bel pezzo di strada da fare". 

"La Germania vive al di sotto delle sue possibilità" 

Wagner ha criticato la moderazione salariale: "E' arrivato il momento per le parti sociali di essere piu' coraggiose". La politica salariale "per un lungo periodo non ha utilizzato in pieno i margini di negoziazione che gli aumenti di produttività e l'inflazione hanno creato". Anche per l'anno in corso, se misurati in relazione all'aumento della produttività, gli accordi tariffari sono stati molto contenuti. 

Il numero uno di DIW ha aggiunto: "Lo so: elevati aumenti salariali hanno un rischio - ma anche accordi modesti, poiché viviamo in Europa e non in un'isola". La Germania vive al di sotto delle sue possibilità, e questo mette in pericolo l'Eurozona, avvisa Wagner: "Se qui in Germania consumassimo di piu', importeremmo di piu' dai nostri vicini. E questo potrebbe essere uno stimolo alla crescita, urgente e necessario se si vogliono ridurre i debiti". 

Bsirske: 6.5 % per il settore pubblico 

Il segretario di Ver.di (organizzazione sindacale nel terziario) Frank Bsirske difende la richiesta di un aumento del 6.5% fatta dai sindacati per i dipendenti dei Länder. "Le regioni hanno registrato un significativo aumento delle entrate fiscali". E' convinto che al tavolo delle trattative si arriverà ad un accordo. 

Bsirske avverte: "Se la trattativa si arenasse, ci saranno effetti sulle normali attività produttive. I lavoratori sono pronti a impegnarsi a fondo per le loro richieste, e lo hanno già dimostrato due anni fa in diverse ondate di scioperi". Le contrattazioni sindacali iniziano il 31 gennaio a Berlino. 

Secondo uno studio del Deutschen Gewerkschaftsbundes sono sempre piu' i tedeschi qualificati a finire nella fascia dei lavoratori a basso salario. Nel 2010 erano 2.2 milioni i tedeschi con uno stipendio modesto, nonostante una formazione professionale completata e un lavoro full time. Circa 150.000 in piu' rispetto al 1999, come mostrano le statistiche.

mercoledì 2 maggio 2012

I sindacati non ci stanno

Sulla Frankfurter Rundschau leggiamo che al di sopra delle Alpi non ci sono solo Sinn, Weidmann, Schäuble e  il rigorismo merkeliano. I sindacati, in occasione del primo maggio, hanno manifestato il loro disaccordo verso le politiche di risparmio del governo di Berlino.
Migliaia di lavoratori in tutto il paese hanno sfilato nelle strade al grido di: "Lavori buoni per gli europei, salari equi e sicurezza sociale". "Non sono gli uomini ad aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità", ha dichiarato Sommer, il leader di DGB (confederazione sindacale tedesca). Le vere responsabili della crisi sono le elite avide di danaro.

I sindacati per il primo di maggio hanno avvertito i governi di non trasferire i costi della crisi sulla collettività. "Non sono le persone ad aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità" ha detto Michael Sommer, numero uno della DGB (confederazione sindacale tedesca) a Stoccarda. Sono le elite "avide di danaro che hanno derubato gli stati e che vogliono continuare a farlo". Il leader di Ver.di (il sindacato dei servizi) Frank Bsirske,  si è detto contrario a misure di risparmio a senso unico. 

Alle dimostrazioni nazionali del primo maggio, sotto il motto "Lavori buoni per gli europei,  salari equi e sicurezza sociale", hanno preso parte 420.000 persone, secondo quanto indicato da DGB.

Politica sbagliata

La vera responsabile della crisi è la politica sbagliata, ha detto Sommer. Chi non aumenta le tasse, permette la corruzione: "aver lasciato i mercati finanziari liberi di agire e il capitalismo predatorio privo di regole, è la vera causa della crisi vissuta in molti paesi europei". Invece di far risparmiare gli stati fino alla morte, sono necessari investimenti per il futuro dei paesi, ha continuato il leader di DGB. "L'alternativa alla capitolazione di metà delle economie europee non sono i programmi di risparmio, ma i programmi di rilancio economico".
Frank Bsirske alla manifestazione centrale di Ver.di a Saarbruecken ha detto che il Fiskalpakt "impone all'Eurozona una dose eccessiva di risparmio". Se l'Europa continua a risparmiare in maniera così forte durante la crisi, dovrà rassegnarsi alle differenze sociali fra gli stati membri e all'interno degli stessi paesi. Sono sotto attacco le conquiste sociali come la contrattazione collettiva e i sistemi di protezione sociale: "In questo modo si affonda la legittimazione dei progetti europei, questa politica è una bomba per l'integrazione europea" ha continuato Bsirske.

Richiesta di un piano Marshall

Per risolvere la crisi europea è necessaria una maggiore regolamentazione dei mercati finanziari e un piano Marshall che dia impulso alla crescita, ha dichiarato il leader della IG Metall Berthold Huber. La Germania ha bisogno di una Europa capace di avere un futuro e una politica, che abbia attenzione per il lavoro, rafforzi la sicurezza sociale e prenda in considerazione la questione ecologica. "Non si tratta di cambiare lato della strada e continuare a camminare nella direzione sbagliata - no, c'è bisogno di cambiare la direzione" ha detto Huber ad Amburgo.

Secondo il leader della Linke Gregor Gysi, i governi sarebbero all'opera per distruggere l'Europa come idea sociale. Tutti discutono di risparmiare e tagliare la spesa. "Mai una volta che quelli che dovrebbero farlo discutano di un aumento delle entrate fiscali". Ci sarebbe piu' solidarietà di quanta non ne serva, anche con la società greca, ha detto sempre Gysi.

domenica 1 aprile 2012

Il libro nero del lavoro interinale


Die Zeit ci racconta il lavoro interinale e i suoi effetti sul mercato del lavoro: è solo un mezzo per ridurre il costo del lavoro oppure una reale possibilità di inserimento per i disoccupati? 
La IG Metall mette alla gogna le aziende che fanno estremo ricorso al lavoro in affitto. Nella lista compaiono Porsche, BMW e una controllata Daimler.

Dell'azienda Stelo Telc nessuno conosce il nome. Sebbene sia controllata al 100 % da Daimler. Stelo Tec ha sede a Mannheim e lì produce con un piccolo staff pezzi per motori automobilistici. Di questa azienda normalmente non si interesserebbe nessuno. Ora compare invece in cima alla lista stilata dai sindacati. Le aziende in questa lista impiegano poco personale fisso e un grande numero di lavoratori interinali. Presso la Stelo Tec la quota di lavoratori interinali, secondo le cifre della IG Metall, raggiunge il 66.7 %. E' il valore piu' alto che i sindacati hanno riscontrato in seguito ad una ricerca eseguita su 600 aziende del Baden Wuerttemberg. Questi dati emergono da una piccola pubblicazione della IG Metall il cui titolo è il "Libro nero del lavoro in affitto".

Qualche anno fa i sindacalisti di Ver.di con un altro libro nero avevano denunciato i misfatti dei supermercati LIDL. Adesso la IG Metall fa la stessa cosa - secondo il principio del naming and shaming - nei confronti delle aziende del lavoro temporaneo e dei loro clienti. Alla gogna vengono messe alcune delle piu' importanti società dell'economia tedesca - ad esempio Porsche, BMW, e anche la controllata di Daimler. Le diverse associazioni circondariali del sindacato hanno fatto una lista di chi e di quanti lavoratori in affitto impiega. Il libro riporta i racconti anonimi dei lavoratori e delle loro cattive esperienze fatte con questa forma di lavoro. E' il punto più alto di una lunga campagna, che non a caso è diventata più forte proprio ora. 

Grandi scelte attendono infatti il settore del lavoro temporaneo. Si tratta del salario di 900.000 occupati, di aumenti salariali fino al 50% e delle regole che dovranno essere applicate in questo speciale settore del mercato lavorativo. Da un lato le parti sociali cercano di trovare un accordo. Dall'altro, il ministro del lavoro Ursula Von der Leyen ha dichiarato all'inizio del 2011, che le parti sociali entro un anno devono raggiungere un accordo sull'uguaglianza di salario fra dipendenti a tempo e dipendenti in affitto. In caso contrario il legislatore dovrà intervenire. Il termine fissato dal ministro scade questo mese.

Anche nel centro di sviluppo Porsche ci sono lavoratori temporanei.

I sindacati chiariscono che non sono contrari al lavoro interinale. Ma gli abusi finalizzati a ridurre il costo del lavoro non sono tollerabili. Ci sono stati eccessi. In quali casi i sindacati vedano un abuso non emerge chiaramente dalle liste da loro pubblicate. Tanto più che i numeri pubblicati non sembrano sempre corretti. Bei Stelco TEC il consiglio di fabbrica ha chiarito che la percentuale dei lavoratori interinali non è del 67 % ma del 40 % - una cifra comunque sempre alta. Un portavoce di Daimler giustifica questa percentuale molto alta con il fatto che l'azienda opera in un ambiente di mercato molto ciclico. Inoltre, l'azienda si trova in una fase di lancio di un nuovo camion, per questo motivo i lavoratori in affitto completano gli organici stabili. Presumibilmente il lavoro temporaneo sarebbe utilizzato presso la loro azienda da oltre 6 anni.

L'esempio della Stelo Telc è abbastanza insolito, in quanto l'utilizzo dei lavoratori interinali presso Daimler è stato quasi sempre concordato con il consiglio di fabbrica (Betriebsrat). Il numero dei lavoratori interinali di regola non dovrebbe mai superare l'8% dei lavoratori stabili. Inoltre, a differenza di quanto accade presso Stelo Tec vige una regola di uguale paga: i lavoratori in affitto ricevono la stessa paga dei dipendenti a tempo indeterminato. Secondo le informazioni fornite da Daimler la paga oraria sarebbe di 17.05 €. Questi sono quasi 10 € in piu' del salario minimo per il lavoro temporaneo, in vigore dall'inizio di quest'anno.

Anche in altre aziende esistono regole per i lavorotori interinali. Presso Porsche i lavoratori a tempo secondo le informazioni fornite dal capo del consigliio di fabbrica Uwe Hück, ricevono "la stessa retribuzione, le stesse maggiorazioni per gli straordinari, e le stesse pause dei dipendenti regolari". Inoltre per lo stabilimento principale è stato concordato che i lavoratori temporanei impiegati nella produzione ricevano dopo 5 mesi di lavoro in affitto un contratto a tempo determinato da Porsche. Questa regola non vale solo per gli ingegneri.  Stranamente però il centro di sviluppo Porsche di Weissau emerge nella lista compilata da Ig Metall. Qui su 3.649 impiegati stabilmente, lavorano 890 impiegati interinali. Il portavoce di Porsche al riguardo conferma un numero di lavoratori interinali a 3 cifre, che a causa di un lavoro basato sui progetti subisce delle grandi oscillazioni. 

In molte aziende si muove qualcosa. Anche alla BMW. Da settimane il produttore di automobili discute con il consiglio di fabbrica sull'assunzione dei 1.100 lavoratori temporanei impiegati nello stabilimento di Leipzig. Jens Koehler del consiglio di fabbrica chiarisce: "Stiamo negoziando a livello aziendale sul lavoro interinale e sugli altri strumenti di flessibilità. Sono molto fiducioso che presto su questa strada giungeremo ad un accordo".

"Il lavoro temporaneo è giusto", sostengono i datori di lavoro in una campagna contraria.

Le agenzie di lavoro interinale si difendono con una loro campagna contro il tentativo di demonizzazione. Presentano su internet le opinioni di decine di lavoratori che con nome e foto  chiariscono perché per loro il lavoro temporaneo è giusto. Gli esempi vanno dai lavoratori del magazzino fino agli informatici.  Secondo i loro racconti, i contratti di lavoro in affitto avrebbero portato loro grandi vantaggi. In concomitanza con questi sforzi di PR, le parti sociali negoziano un nuovo accordo salariale. La IG Metall pretende dalle associazioni imprenditoriali di poter inserire un diritto di veto del consiglio di fabbrica all'assunzione di lavoratori temporanei. Contemporaneamente la negoziazione fra le parti sociali è finalizzata al raggiungimento dello stesso livello salariale. Le negoziazioni sono ancora aperte ma è già prevedibile che uno stesso livello di salario non sarà definito dalla contrattazione collettiva. I sindacati  vogliono stabilire  gli aumenti salariali per ogni settore. Accanto a questo, sarà necessario un intervento legislativo, per coprie le aree non raggiunte dalla contrattazione sindacale collettiva. 

In questo modo la palla viene rimandata nel campo della politica. Il ministro del lavoro Ursula von der Leyen non potrà evitare, da sola o con l'aiuto delle sue commissioni di esperti, di decidere a quali limitazioni dovrà essere sottoposto il lavoro in affitto. All'inizio della scorsa settimana uno studio pubblicato dalla fondazione Bertelsmann ha riacceso la discussione sugli effetti del lavoro temporaneo. Secondo questo studio, il lavoro interinale non minaccia in alcun modo i posti fissi.  In media i lavoratori a tempo vengono impiegati presso un'azienda per non più di 3 mesi. Solo il 3% delle imprese avrebbe ridotto gli impiegati stabili per far crescere il numero dei dipendenti interinali. In molti casi le cose sarebbero andate diversamente: entrambi i gruppi di lavoratori sono cresciuti, oppure i lavoratori temporanei sono stati rimpiazzati da lavoratori a tempo indeterminato. 

Lo sviluppo del mercato del lavoro sembra sostenere questa ipotesi. Il lavoro in affitto lo scorso anno è cresciuto di 80.000 posizioni, i lavori coperti da assicurazione sociale (esclusi minijob) sono cresciuti di almeno 700.000 unità. In circa 10 anni il numero dei lavoratori temporanei è cresciuto fino a raggiungere il 2% attuale. Nonostante casi di abuso da parte di alcune aziende, i lavoratori a tempo rappresentano ancora una nicchia del mercato del lavoro. 

Secondo gli esperti, questo sarebbe un motivo per essere prudenti sull'introduzione dell'obbligo di salario identico. Joachim Möller, capo di IAB (Institut fuer Arbeitsmarkt und Berufsforschung) suggerisce di pareggiare il salario dei lavoratori interinali non immediatamento, ma entro un certo numero di mesi dal loro arrivo in azienda. Altrimenti il lavoro a tempo rischierebbe di perdere la propria funzione di possibilità di ingresso nel mondo del lavoro per i disoccupati.

Ricco aumento per i dipendenti statali


Handelsblatt ci racconta il risultato della lunga trattativa  sul nuovo contratto dei dipendenti statali: un sostanzioso aumento del 6.3% biennale che promette di far crescere il salario reale.

E' stata una battaglia durata fino all'alba: anche i sindacalisti esperti sono stati provati dalla lunga maratona della negoziazione. Alla fine l'accordo è stato fatto, e con soddisfazione. 

I 2 milioni di occupati nei comuni e nel governo federale riceveranno nei prossimi 2 anni un aumento del 6.3%. I datori di lavoro e i sindacati dopo un lungo tiro alla fune hanno trovato un accordo sabato mattina sul nuovo contratto di lavoro. Sono previsti dei miglioramenti anche  per i tirocinanti, che in futuro potranno ottenere un lavoro permanente dopo un primo contratto annuale di inserimento. 

Il ministro degli interni Hans Peter Friedrich (CSU) si è espresso positivamente: "Vogliamo pagare i dipendenti del settore pubblico in maniera corretta". A partire da mercoledi,  in oltre 40 ore di contrattazione,  i vertici dei datori di lavoro e dei sindacati a Potsdam hanno sondato le possibilità di trovare un'intesa. L'adozione della bozza di contratto sembrava ormai nell'aria.

Nella notte di sabato i vertici del sindacato Ver.di hanno avuto bisogno  di ulteriori 7 ore di discussione, prima che la grossa commissione con una risicata minoranza approvasse il documento.   Il punto critico per Ver.di era la mancanza della componente sociale del salario. I sindacati avevano infatti richiesto un forte aumento per i percettori di redditi bassi. Il capo di Ver.di, Frank Bsirske, ha ritenuto responsabili i datori di lavoro per la loro massiccia opposizione alla proposta.

Secondo il piano concordato, i salari dovrebbero aumentare dal primo di marzo in maniera retroattiva del 3.5 %. Ulteriori aumenti del 1.4% seguiranno in gennaio e agosto 2013. Se si prendono in considerazione gli interessi composti, nella terza fase si arriva ad un aumento del 6,41 %. Il sindacato Ver.di e il sindacato dei dipendenti federali avrebbero preteso un aumento del 6.5 %.

I comuni calcolano la loro spesa maggiore causata dal nuovo contratto in circa 4.3 miliardi di Euro (dal 2013). Al governo federale costerà invece 550 milioni di Euro. Il ministro Friedrich ha annunciato che agirà con fermezza per fare in modo che gli aumenti concordati vengano applicati nella stessa misura anche per i dipendenti federali.

Il timoniere del sindacato Ver.di ha messo in difficoltà l'intero paese con una lunga sequenza di scioperi. La sua linea dura gli ha infatti assicurato l'approvazione dei dipendenti pubblici - ma nel mondo politico ed economico non è certo molto amato.

Il presidente dei datori di lavoro comunali Tomas Bohle e il ministro Friedrich hanno dichiarato che in considerazione delle possibilità offerte dal bilancio pubblico sono " arrivati fino alla soglia di dolore". Altri scioperi sono stati comunque evitati. Allo stesso tempo, la durata biennale del contratto dà ai datori di lavoro la possibilità di pianificare il futuro. 

Bsirske ha dichiarato che senza il grande impegno degli scioperanti l'accordo non sarebbe stato possibile. In questo modo si "è riusciti a salvaguardare gli stipendi reali per il 2012 e 2013". Il presidente dell'unione sindacale DBB, Frank Stöhr, ha dichiarato che i dipendenti pubblici restano al passo con il generale aumento dei salari. Qualsiasi altro accordo non solo non sarebbe stata giusto,  ma avrebbe messo a rischio l'assunzione di personale qualificato nel settore pubblico. 

sabato 17 marzo 2012

Il paese dei bassi stipendi

Sulla Süddeutsche Zeitung scopriamo che accanto ai bonus stellari delle case automobilistiche, ci sono milioni di lavoratori che vivono con un basso salario orario. Da anni le forze politiche discutono del salario minimo, è arrivato forse il momento giusto?
Germania, paese dei bassi stipendi: uno studio mostra che 8 milioni di lavoratori guadagnano meno di 9.15 € lordi per ora, circa 1.4 milioni guadagnano meno di 5 Euro. 800.000 dipendenti vivono con una salario mensile lordo inferiore ai 1.000 €.

In Germania quasi 8 milioni di occupati devono sopravvivere con meno di 9.15 € lordi per ora. Il loro numero fra il 1995 e il 2010 è cresciuto di circa 2.3 milioni. E' quanto emerge da uno studio dell'Istituto per il Lavoro e la Qualificazione dell'Università di Duisburg Essen (Instituts für Arbeit und Qualifikation). Ne consegue che circa il 23% degli occupati sono attivi in un settore a basso salario. Dopo la pubblicazione di questo studio, il dibattito sull'introduzione di un salario minimo garantito si accenderà di nuovo.

Secondo lo studio, i lavoratori a basso salario ricevevano in media 6.68 € nell'ovest e 6.52 € all'est. Fra questi, piu' di 4.1 milioni ricevono meno di di 7 €, 2.5 milioni meno di 6 € e circa 1.4 milioni nemmeno 5 € all'ora. Circa la metà degli occupati con basso stipendio lavora a tempo pieno. Secondo i calcoli dell'istituto ci sono quasi 800.000 persone occupate a tempo pieno che vengono pagate meno di 6 € per ora. Arrivano in questo modo a un salario lordo, che è inferiore ai 1000 € lordi.

I ricercatori, che per il loro studio hanno intervistato un panel di oltre 12.000 famiglie, per la prima volta hanno preso in considerazione anche studenti e pensionati con un basso salario, sebbene questo fosse spesso un secondo lavoro. Ciò ha fatto crescere il numero totale dei lavoratori a basso reddito di quasi 500.000 unità.

Lo studio mostra che gli occupati con un Minijob da 400 € mensili sono quelli maggiormente a rischio di lavorare per un salario orario inferiore alla soglia dei 9.15 € per ora. "Gruppi ulteriori di occupati con un'alta percentuale fra quelli a basso salario sono i lavoratori con meno di 25 anni,  quelli con contratto a tempo determinato, le persone senza una formazione professionale e gli stranieri" secondo la ricerca.  La grande maggioranza dei circa 8 milioni coinvolti ha comunque avuto un periodo di formazione professionale. 

Il numero dei lavoratori sottopagati è cresciuto soprattuto nella Germania occidentale. Secondo lo studio nei vecchi Bundeslander è cresciuto del 68 %, ad est al contrario solo del 3%. Dal 2007, anno in cui la percentuale di occupati a basso stipendio ha raggiunto la soglia del 24.2 %, la loro quota è rimasta stabile. Questo mostra che la crescita dei lavori a basso salario non è da ricondurre alle riforme del precedente governo rosso verde.

I ricercatori calcolano anche che un quinto degli occupati trarrebbe vantaggio da un salario minimo orario di almeno 8.5 €. La CDU per la prima volta durante il suo congresso di novembre si era pronunciata a favore di un limite minimo per il salario orario. "Questa soglia minima dovrebbe valere per tutti i settori e gruppi di occupati e non solo per quei pochi settori e gruppi di occupati dove non esiste nessun contratto collettivo" ha dichiarato il vice presidente dell'istituto, Claudia Weinkopf. Questo non è previsto dalla proposta della CDU.

SPD e Verdi richiedono al contrario un salario minimo obbligatorio. La SPD sottolinea che ci sono settori "nei quali la contrattazione collettiva è insufficiente, o dove gli accordi contrattuali non sono validi oppure i salari sono troppo bassi". Le associazioni di categoria, invece, si oppongono ad un salario minimo. Temono che possa far scomparire molti posti di lavoro.

mercoledì 14 marzo 2012

Tutti uniti per il Fiskalpakt


Se qualcuno sperava che SPD e Verdi potessero votare contro il Fiskalpakt e il rigorismo Merkeliano dovrà ricredersi: appoggeranno il governo in cambio (forse) della tassa sulle transazioni finanziarie. Che invece i liberali della FDP non vogliono proprio. Da TAZ.de

In cambio del loro voto al Fiskalpakt la SPD e i Verdi vogliono ottenere la tassa sulle transazioni finaziarie. Le loro possibilità non sono buone.

No, dice Volker Beck (capogruppo dei Verdi al Bundestag), se si avviano i negoziati, le linee rosse sono fuori luogo. "In questo modo ci si rende la vita solo piu' difficile". No, un voto di prova non è mai stato fatto. Ma fra i parlamentari ci sono valutazioni molto diverse sul Fiskalpakt presentato dalla coalizione di governo. Almeno questo.

Beck è considerato un abile negoziatore. Eppure ancora mercoledi scorso gli risultava difficile chiarire, come i Verdi e la SPD sarebbero riusciti a costringere la cancelliera Merkel a ingannare la FDP. Entrambi i partiti di opposizione vorrebbero introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie nell'area Euro in cambio della loro approvazione al Fiskalpakt in parlamento. Ma davanti alla loro unica possibilità di influenzare il governo con un no al Fiskalpakt, sembrano tornare sui loro passi. La richiesta di tassare le transazioni finanziarie resta ancora nella nebbia.

Il governo mercoledi ha approvato l'accordo che dovrebbe costringere i paesi europei al risparmio. Il patto fiscale prevede dei freni all'indebitamento, che dovranno essere inseriti nella costituzione dei singoli paesi. Inoltre, contiene una procedura per gli eccessi di deficit, che sanziona in maniera automatica gli stati che faranno troppi debiti. 

La SPD e i verdi appoggiano in sostanza il freno al debito e la politica rigorista per l'Europa - ma nella procedura parlamentare che sta per iniziare vogliono ottenere quanto più possibile per il loro sì. L'aritmetica è dalla loro parte: per l'approvazione del Fiskalpakt è necessaria una maggioranza dei due terzi del parlamento. Senza l'opposizione non potrà passare.

Per approvare la tassa sulle transazioni finanziarie contro la riluttante FDP, la SPD e i Verdi tentano una manovra strategica. Si mostrano contrari ad un progetto di risparmio che condividono e che trovano positivo. Il capo gruppo della SPD ha dichiarato che le trattative per l'approvazione del provvedimento saranno dure. La lotta sarà "finalizzata alla concretizzazione della tassa sulle transazioni finanziarie" all'interno del pacchetto. Il provvedimento di certo non è ancora concreto. E lo stesso Oppermann è stato attento a non porre la tassa sulle transazioni finanziarie come condizione decisiva.

Oppermann e Beck sono consapevoli dell'altezza della caduta possibile. Finora SPD e Verdi nei provvedimenti riguardanti l'Euro hanno sempre votato con la maggioranza, sebbene i loro voti non fossero decisivi. Ora è diverso. Se dovessero decidersi per un no al Fiskalpakt, affonderebbe tutto il lavoro che la Cancelliera aveva fatto e preteso dagli altri paesi.

Una cosa è sicura: la FDP, che la tassa sulle transazioni finanziarie la vuole evitare con tutta la forza, ha riconosciuto la debolezza dei loro contraenti. Adesso il leader del partito Rainer  Brüderle   ha detto con gusto, è l'opposizione ad avere la responsabilità.

domenica 11 marzo 2012

La classe operaia passa all'incasso.


Nell'industria automobilistica si distribuiscono ai lavoratori bonus a 5 cifre mai visti prima. Sarà questo il modo per tenere buono il sindacato in una fase di contrattazione? da FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung).

Rekord! Rekord! Rekord! Esclama l'industria automobilistica. Mai prima di ora sono state vendute così tante auto, e mai fino ad ora i profitti avevano raggiunto questi livelli. E mai fino ad ora i lavoratori ne avevano tratto un così grande vantaggio. Quest'anno arriveranno bonus a 5 cifre. A testa beninteso. E questo non si era mai visto nel mondo. E poichè nelle aziende non ci sono investment banker da pagare, 8.000, 10.000 o 12.000 € per i singoli saranno un bel po' di soldi. 

Una normale contrattazione sindacale non può tenere il passo con queste cifre. Il ministro Ursula von der Leyen (CDU), con grande dispiacere degli industriali, ha chiesto che i lavoratori partecipino in maniera adeguata ai profitti, e questo è accaduto in tempi brevi: la nuova fase di contrattazione sindacale è appena iniziata, e i lavoratori già ricevono il bonus sul loro conto. La IG Metall richiede un aumento salariale del 6.5 % per i 3.6 milioni di lavoratori occupati nel settore metalmeccanico ed elettronico. Se paragonate ai salari mensili, le somme distribuite con i bonus significano diversi stipendi per lavoratore.  Profitti giganteschi, come quello della VW da 16 miliardi di Euro, produrrano dei giganteschi extra bonus per i lavoratori. 

"I bonus lasceranno molti di noi senza parole, non abbiamo mai visto nulla del genere" afferma  Uwe Hück, rappresentante dei lavoratori nel Betriebsrat (consiglio di fabbrica) di Porsche, dove tradizionalmente i bonus sono piu' generosi che in altre aziende. "I nostri lavoratori si sono guadagnati una gigantesca paga straordinaria" ci dice ancora Hück.

Il bonus sarà pagato individualmente: l'uomo alla catena di montaggio o la donna della mensa incasserano tanto quanto l'ingegnere. Fino ad ora il bonus piu' alto mai pagato da Porsche ammontava a 6000 €. Quanto sarà pagato quest'anno dipende dalle trattative del sindacato con i vertici aziendali. 

Il calcolo del bonus è ancora piu' vantaggioso per i dipendenti delle aziende in cui si applicano formule prefissate per la distribuzione dei bonus, come ad esempio a Ingolstadt: i 45.000 lavoratori di Audi quest'anno sono i re del bonus. Anni fa il consiglio di amministrazione ha deciso la seguente regola: la parte dei profitti operativi, che supera 1.2 miliardi di €, per un decimo deve essere distribuita al personale. Un regalo molto generoso, nel quale l'importo è definito in base al livello di salario: in media i dipendenti Audi lo scorso anno hanno ottenuto 5000-6000 €. Quest'anno sarà di piu' dicono, sarà a cinque cifre, suggeriscono i calcoli approssimativi. Il premio " sarà un bel po' piu' alto di quanto non sia stato un anno fa" dichiara un portavoce dell'azienda. 
Che cosa significa questo denaro per la prossima contrattazione salariale?

Daimler, l'unico produttore di auto ad aver già presentato i bilanci per il 2011, ha festeggiato un bonus pro capite di 4.100 € a testa: una bella cifra, comunque un terzo in piu' dell'anno precedente; una cifra modesta però, se comparata ai colleghi di Ingolstadt dell'Audi. 

Anche i risultati di BMW hanno raggiunto un livello storico e anche qui sarà pagato un bonus storico senza che il consiglio di fabbrica abbia dovuto muovere un dito. I premi individuali si calcolano in base ad una formula predefinita. Nel 2011 sono stati di 6000 € e quest'anno saranno ancora piu alti.

Che cosa significa tutto questo denaro per le contrattazioni in corso? I premi record affonderanno la capacità di sciopero dei metalmeccanici oppure invece li renderanno piu' determinati? Entrambe le parti, sindacati e datori di lavoro organizzano le loro tattiche. Così Gesamtmetall (l'associazione delle aziende metalmeccaniche) sostiene che con questi premi hanno già dato abbastanza.  Di piu' non è possibile, il 6.5 %  di aumento richiesto è una forzatura. Le aziende che hanno fatto buoni guadagni, con il pagamento dei bonus copiosi avrebbero fatto il loro dovere, dalle altre non ci sarebbe molto da ottenere - questa è l'argomentazione dei datori di lavoro, i quali sperano che i premi pagati riducano le richieste dei sindacati. I bonus piu' corposi sono stati pagati nelle grandi aziende, laddove gli scioperi vengono decisi: perchè i lavoratori dovrebbero scioperare per pochi Euro in piu' sulla busta paga, questo è il calcolo, quando sono già stati ricompensati con diverse migliaia di € sul conto?

Non si può certo accusare la IG Metall di inerzia nella contrattazione sindacale: "I nostri lavoratori sono mobilitati e pronti alla battaglia", ci dice Jörg Schlagbauer, rappresentante della IG Metall alla Audi di Ingolstadt. Un bonus annuale deve essere separato dagli accordi contrattuali, che riguardano tutti. "In realtà ci interessa il contratto di lavoro, per questo lotteremo con piena solidarietà" conferma Uwe Hück. Il leader della IG Metall Hofmann dice: "Anche se lo stomaco si è allargato, la fame non è diminuita". Naturalmente qualsiasi rivendicazione salariale intergalattica può ora essere motivata.

Benessere per tutti! o quasi...


Sta arrivando il decennio dei lavoratori? Se lo chiede Die Zeit, che dopo gli anni delle deflazioni salariali, prevede un ritorno alla crescita dei salari reali. Ma il mercato del lavoro premierà solo alcuni...
18 mesi fa la Cancelliera aveva promesso che questa volta i cittadini avrebbero beneficiato della crescita. Che cosa ne è stato di quella promessa?

Nell'ottobre 2010 Rainer Brüderle (FDP) parlava come un sindacalista : "Se l'economia cresce, allora c'è spazio anche per aumenti salariali sostenuti" sosteneva l'allora Ministro dell'economia. La Cancelliera confermava che su questo tema era completamente daccordo con il suo ministro. 18 mesi dopo iniziano in molti settori le negoziazioni per i rinnovi contrattuali e molti cittadini vogliono sapere: che cosa ne è stato di quella promessa?

Di fatto nel mercato del lavoro tedesco c'è stata una inversione di tendenza. Fino alla crisi del 2009 i salari reali sono diminuiti. Ora invece crescono di nuovo: nel 2010 del 1.5%, nell'anno passato ancora del 1.1%. E' stata la crescita salariale reale piu' forte degli ultimi 20 anni. Quest'anno per i lavoratori potrebbe andare perfino meglio: il mercato del lavoro è ancora in boom e l'inflazione è ancora relativamente bassa. Ad ogni lavoratore alla fine resterà qualcosa in  piu' nelle tasche. Anche la quota dei salari sul reddito nazionale è cresciuta. L'Institut für Makroökonomie und Konjunkturforschung (Istituto per la ricerca sulla macroeconomia e la congiuntura) vicino ai sindacati, parla di un recupero dei salari.

Allo stesso tempo è emerso un altro trend. Da due anni i salari effettivamente pagati ai lavoratori crescono piu' rapidamente dei salari standard definiti dai contratti nazionali. Dalla fine degli anni '90 era accaduto il contrario, perfino durante gli anni di crescita fra il 2005 e il 2007. E' stata una fase insolita e negativa nella storia dello sviluppo dei salari tedeschi. Soprattutto negli anni sessanta e settanta i salari effettivamente pagati crescevano molto piu' di quanto non facessero i salari definiti dai contratti. Poichè le aziende nel periodo di boom avevano bisogno di forza lavoro, erano disposte a pagare meglio di quanto previsto dai contratti. Un po' meno pronunciata, questa regola è rimasta valida anche negli anni '90. Poi è arrivato il cambiamento.

Tuttavia la curva dello sviluppo dei salari sembra peggiore di quanto non sia poi stata in realtà. La maggior parte dei lavoratori non hanno subito nessuna perdita del salario reale.  Circa il 60% dei lavoratori sono ancora pagati secondo le tariffe sindacali - i loro salari sono cresciuti anche nel decennio scorso.  Soprattutto nei settori legati all'export, come la chimica, o il metalmeccanico, l'elettronica, i lavoratori hanno registrato una crescita de salari, anche se questi sono cresciuti un po' piu' lentamente della produttività.

I salari si sono ridotti soprattutto nel settore dei servizi. Sono stati questi nuovi posti di lavoro part time e sottopagati che hanno fatto abbassare la media verso il basso. Questi nuovi dipendenti erano in molti casi dei disoccupati, che in un periodo di crescita hanno trovato un lavoro. La massa salariale è comunque cresciuta dal 2005; ci sono piu' lavori e meno persone che vivono di sussidi pubblici. Si può discutere se questo sia stato uno sviluppo positivo o meno. La tesi del decennio perduto di cui parlano i sindacati appare comunque un po' semplicistica.

Sta arrivando il decennio dei lavoratori? Ci sono ragioni che spingono in questa direzione. "In alcune regioni del sud la forza lavoro è ormai scarsa" dichiara Joachim Möller capo dell'Istituto per la ricerca sul mercato del lavoro. "Le condizioni positive del mercato del lavoro e la scarsità di forza lavoro lasciano ipotizzare un trend duraturo". L'economista ritiene che i salari effettivamente pagati ai lavoratori nei prossimi 10 o 15 anni avranno sviluppi migliori rispetto ai salari definiti dai contratti collettivi. Dalla deflazione salariale si dovrebbe passare ad una crescita dei salari reali . Laddove la forza lavoro specializzata è scarsa, è molto probabile che le imprese paghino i lavoratori meglio di quanto previsto dai contratti di lavoro.

Tuttavia in questo trend c'è anche un pericolo. Mentre per alcuni i salari potrebbero crescere in maniera sostenuta, per i lavoratori con qualifiche molto basse potrebbe non esserci alcun aumento. "Non abbiamo nessun indizio che in quei settori possa succedere qualcosa" ci dice Möller. In realtà i cosiddetti bassi salari dal 2005 non sono piu' cresciuti. Per questa ragione il mercato del lavoro è sempre piu' suddiviso in 2 settori. "Mentre alcuni lavoratori hanno un contratto a tempo indeterminato, c'è un gruppo considerevole di lavoratori che passa di lavoro in lavoro e che soffre dell'eccessiva flessibilità" ci dice Möller. Questo divario potrebbe crescere nei prossimi anni. Alla fine della ripresa il mercato del lavoro potrebbe essere molto piu' ineguale di quanto non fosse all'inizio. 

venerdì 9 marzo 2012

Moderazione salariale....nein Danke!


Cambiano i tempi e dopo più di 10 anni di moderazione salariale e in periodo di piena occupazione i sindacati tornano a chiedere aumenti reali dei salari. Saranno le loro richieste a riequilibrare la zona Euro? Da Zeit.de
Metalmeccanici, chimici, educatori: tutti chiedono nel 2012 piu' denaro. Sono loro ora ad avere il potere?

Per due anni sono dovuti restare fermi. Hanno osservato il boom economico, i profitti aziendali ai massimi - mentre nello stesso tempo i salari crescevano lentamente. I membri del sindacato IG Metall erano legati al contratto da loro firmato nel febbraio 2010, ancora nel pieno della recessione.  Ma ora quei contratti stanno arrivando alla scadenza. E' di nuovo il tempo di lottare. I lavoratori vogliono la loro giusta parte, ha annunciato il capo della IG Metall Berthold Huber pochi giorni fa a Francoforte e ha richiesto un aumento salariale del 6.5 %. L'ultima volta che i metalmeccanici hanno richiesto un aumento simile, hanno ottenuto un 4.5 %. Questo sarebbe un gran bel risultato - e per molti un segnale: adesso sono i lavoratori ad avere piu' potere.

Per molti anni le cose in Germania sono andate diversamente. Gli stipendi non sono cresciuti, anzi sono diminuiti, soprattutto dopo aver considerato l'inflazione. Gli aumenti salariali strappati negli anni precedenti erano spesso piu' bassi dell'inflazione. La crescita salariale era così debole che i politici dall'estero puntavano il dito verso la Germania: attraverso la loro politica salariale vogliono ottenere dei vantaggi di competitività. Ma i tempi sono cambiati. Molte aziende in questo momento si lamentano della mancanza di manodopera, la disoccupazione ha raggiunto i minimi storici. E nella contrattazione salariale si è registrata una svolta. Anche se l'economia intera si muove lentamente verso accordi salariali piu' alti.

In diversi settori è iniziata la battaglia per piu' denaro. Accando ai metalmeccanici ed elettronica (3.6 milioni) negozia il servizio pubblico (1.9 milioni), l'industria chimica (400.000) e le industrie piu' piccole come le banche (250.000) o il commercio di veicoli (280.000). Sono in corso inoltre anche le contrattazioni per i lavoratori interinali (900.000).

La pressione maggiore dovrebbe arrivare dal cuore pulsante dell'industria tedesca: metalmeccanici ed elettronica. Anche se la IG Metall non lo dice volentieri, i suoi membri pretendono di recuperare quanto non ottenuto nell'ultimo giro di contrattazioni sindacali. Allora si erano presentati alla contrattazione senza richieste di aumento salariale. Per loro era molto piu' importante mantenere il lavoro. E ci sono riusciti: nonostante il calo della produzione, sono stati tagliati pochi posti di lavoro. E nel 2010 e 2011 si sono visti degli aumenti di profitto molto forti - raramente a questi livelli negli ultimi 20 anni. Di questi profitti i metalmeccanici ora esigono la loro parte. In aggiunta i consigli di fabbrica (Betriebsräte) vogliono un diritto di veto sul lavoro interinale e per gli apprendisti (Azubis) una garanzia di impiego a tempo indeterminato.

"Ridicole, nocive e inaccettabili", sarebbero queste richieste, secondo Martin Kannegiesser, presidente dell'associazione delle imprese metalmeccaniche tedesche. Una richiesta di aumento che considera ingiustificata, perche i posti di lavoro sono stati garantiti e i metalmeccanici nonostante la crisi hanno ottenuto un aumento del salario reale. Per quanto riguarda gli apprendisti ammonisce: non è possibile allo stesso tempo richiedere maggiori possibilità per diplomati con scarsi risultati e pretenderne l'obbligo di assunzione.

Come per i metalmeccanici e per gli elettronici, anche  i chimici e i dipendenti pubblici metteranno al centro delle contrattazioni i livelli salariali. Si negozia prima di tutto sui salari, ha annunciato il numero uno di Ver.di. (sindcato dei servizi) Frank Bsirske. Nei prossimi giorni il suo sindacato dovrebbe annunciare la richiesta di aumento nel servizio pubblico, che secondo le attese dovrebbe essere fra il 6 e il 7%. I sindacati sembrano adesso molto piu' consapevoli della loro forza.  Lo scorso anno non sono aumentati solo i profitti delle aziende, ma sono cresciute anche le entrate fiscali.

Come un ombra, la crisi del debito europeo è presente sui negoziati. Se tutto va bene, allora ci sono buone possibilità di raggiungere accordi favorevoli. In caso negativo - recessione profonda, addirittura rottura della zona Euro - tutti i partecipanti avrebbero difficolta a concludere un accordo contrattuale. 

E il mantra dei sindacalisti ripete che è tempo di smetterla con il taglio dei salari reali e con la conseguente debolezza interna del mercato tedesco. Questo trend deve essere modificato. Una tendenza che ha riguardato solamente una parte dei lavoratori. Nei settori legati all'export, metalmeccanico, elettronica, chimica, non si è mai parlato di riduzione reale dei salari. I dipendenti di questi settori negli anni passati hanno ottenuto aumenti salariali, corrispondenti non solo all'aumento dell'inflazione ma anche della produttività. Anche se gli spazi di negoziazione sembrano essere ridotti, viene il sospetto che anche qesta volta i sindacati ci riusciranno. 

In molti settori legati alla fornitura di servizi, con i quali Ver.di (sindacato dei servizi) ha a che fare, la situazione invece è molto diversa. Anche nel settore pubblico il quadro è molto vario. Gli anni passati in questi settori sono stati molto amari. In media i salari reali sono diminuiti, in quanto molti nuovi posti di lavoro temporanei e mal pagati sono stati aggiunti ai posti di lavoro esistenti. "Questo ovviamente spinge verso una riduzione dei salari" chiarisce Kai Carstensen, esperto economico dell'istituto IFO, "anche se i posti di lavoro aggiuntivi creati, in sé non sono una cosa negativa".  

Ultimamente si è comunque mostrato un ulteriore sviluppo. I salari reali sono tornati a crescere. Secondo i dati dell'ufficio federale di statistica del 1.0 % nel 2010 e del 1.1 % nel 2011. E' stato il piu' forte aumento salariale reale da quasi 20 anni. Se si guarda solamente ai lavori a tempo pieno, la crescita è stata ancora piu' alta. Il trend crescente sembra essere di lungo periodo. E per il 2012 gli esperti  si aspettano che questo nuovo trend si mantenga - fino a quando la crisi europea resta lontana. L'esperto IFO Carstensen considera intorno al 1% l'aumento reale. Questo non è poi così eccezionale, se si considera che la produttività crescerà del 1.5 %. La Germania resta lontana da fenomeni di crescita eccessiva dei salari. 

Piu' preoccupante sembra lo sviluppo in alcuni settori al di sotto della media "in alcune aree i lavoratori in questo momento sono molto richiesti e aumenti salariali del 4% sono in linea con il mercato, ma per i lavoratori a bassa qualificazione vedo poche possibilità di aumento salariale." In questi settori, ora come prima ci sono ancora molti disoccupati e sotto occupati, e una forte pressione sui salari. Alla fine delle trattative sui rinnovi del 2012 potrebbe esserci su tutto il mercato del lavoro del lavoro una divisione ancora piu' forte.