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domenica 24 maggio 2020

Marcel Fratzscher - Perché la sentenza della Corte di Karlsruhe è sbagliata

Il grande economista tedesco Marcel Fratzscher, direttore del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung di Berlino, su Handelsblatt risponde a H. W. Sinn e ci spiega perché c'è bisogno di un chiarimento profondo e definitivo fra la Corte di Karlsruhe e la BCE e perché a questo punto l'unico modo per uscire dallo scontro istituzionale è una modifica dei trattati europei. Auguri! Marcel Fratzscher risponde a Sinn su Handelsblatt

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Dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca sull'operato della BCE, la Commissione europea sta esaminando la possibilità di aprire una procedura di infrazione contro la Germania. Ciò dimostra ancora una volta quanto sia stata esplosiva questa sentenza. Oltre a tre gravi errori economici, la sentenza contiene anche dei punti critici legittimi che devono essere affrontati quanto prima per poter disinnescare questo conflitto strisciante che rischia di esplodere da un momento all'altro, senza tuttavia indebolire ulteriormente l'euro.

Il punto critico di fondo sollevato dalla Corte costituzionale federale è che il programma per l'acquisto di obbligazioni PSPP della BCE non soddisfa il requisito della proporzionalità. La Corte lamenta il fatto che il programma della BCE comporterebbe dei costi sproporzionati per i risparmiatori, per alcune aziende e per altri gruppi e aiuterebbe in maniera eccessiva i governi nel rifinanziamento del loro debito pubblico.

Questa accusa mostra una comprensione dell'economia decisamente insufficiente. Una banca centrale può adempiere al proprio mandato di perseguire la stabilità dei prezzi in maniera sostenibile solo se l'occupazione è elevata, la crescita è solida e il sistema finanziario è stabile. In altre parole, una banca centrale non sarà mai in grado di adempiere al proprio mandato se dovessero prosperare le aziende zombie, i risparmiatori vengono espropriati e il sistema bancario crolla.

L'accusa quindi è una contraddizione in termini. In breve: per la Bundesbank o la BCE sarà abbastanza facile dimostrare la proporzionalità della politica monetaria, come del resto già fanno nelle loro previsioni trimestrali.

Il secondo punto debole nel verdetto della Corte di Karlsruhe è la richiesta fatta alla BCE di non perseguire ad ogni costo l'obiettivo della stabilità dei prezzi previsto dai trattati UE, ma di considerare se in ogni singolo caso vale davvero la pena tentare di raggiungere questo obiettivo. Si tratta alla fine di un invito a violare il mandato della banca centrale. Dopotutto, secondo i trattati europei, la stabilità dei prezzi è l'unico mandato primario della BCE.

Ci sono anche altre banche centrali, come ad esempio la banca centrale americana, che oltre alla stabilità dei prezzi, hanno l'obiettivo di perseguire la piena occupazione. La revisione della sua strategia, prevista per quest'anno, offrirà sicuramente alla BCE la possibilità di affrontare alcune delle critiche formulate da Karlsruhe. Ma un cambiamento fondamentale del suo mandato richiederebbe un adeguamento dei trattati europei.

Il terzo punto debole è la richiesta che la BCE giudichi gli effetti redistribuivi della sua politica monetaria, non solo all'interno dei singoli paesi, ma anche fra i paesi dell'eurozona. Questa sentenza non è la prima sentenza con la quale la Corte costituzionale federale si lamenta del fatto che la BCE sta assumendo dei rischi quasi fiscali e che implicitamente sta mettendo in carico alla Germania dei rischi relativi ad altri paesi. Una tale condivisione del rischio è un elemento necessario in qualsiasi unione economica e monetaria, dalla quale alla fine traggono vantaggio tutti i partecipanti, poiché ciò riduce i rischi per tutti i membri.

La Corte costituzionale federale ha ragione quando dice che attraverso la sua politica monetaria la BCE si sta facendo carico di molti di questi rischi, acquistando titoli di Stato e offrendo molta liquidità alle banche, in particolare dei paesi più deboli. In effetti, se l'area dell'euro avesse un'unione fiscale adeguata e un mercato dei capitali unico, la BCE dovrebbe assumersi minori rischi.

La più grande contraddizione dei molti critici della BCE tedeschi è che vorrebbero ridurre la capacità di agire della BCE, ma allo stesso tempo rifiutano le misure necessarie per creare una unione fiscale e un mercato dei capitali. Molti dei critici della BCE, sono anche fra coloro che ora stanno attaccando il programma di ricostruzione europeo proposto dalla cancelliera Merkel e dal presidente francese Macron per alleviare il peso che grava sulla BCE.

L'UE e il governo federale devono affrontare con urgenza questo conflitto con la Corte costituzionale federale. Questo conflitto strisciante ha causato enormi danni alla BCE. Perché in Germania la critica della Corte costituzionale viene condivisa da una larga parte dell'opinione pubblica, dei media e anche da alcuni economisti.

Il risultato è che in Germania a soffrirne enormemente è la fiducia nella BCE e in definitiva ne soffre anche la sua capacità di perseguire con successo una politica monetaria di lungo periodo. Gran parte delle critiche alla BCE possono essere considerate fondamentalmente sbagliate - e anche io la penso così - ma il conflitto alla fine dovrà essere chiarito per non causare ulteriori danni alla BCE e all'euro.

La giusta conclusione dopo la sentenza di Karlsruhe non dovrebbe essere l'abbandono da parte della BCE della sua posizione in materia di politica monetaria. Sarà invece necessario modificare i trattati europei che definiscono esplicitamente il mandato, gli strumenti politici consentiti e il quadro delle azioni della BCE.

Altrettanto importante è una riforma dell'unione economica e monetaria, attraverso strumenti fiscali comuni a livello europeo e il completamento del mercato interno. Entrambi i passaggi sono estremamente difficili da implementare. Il fallimento sarebbe catastrofico e potrebbe mettere in pericolo l'euro stesso.

venerdì 8 maggio 2020

Verso la "Deeskalation"

Nei palazzacci del potere politico e finanziario la parola d'ordine del momento è "depotenziare" il recente verdetto della Corte costituzionale. Perché come scrive la FAZ, alla fine, "nessuna delle istituzioni coinvolte, né la BCE, né la Bundesbank, né il governo federale, ha davvero interesse a ingigantire il caso". Ne scrivono la Faz.net, la Süddeutsche Zeitung e Handelsblatt 



(...) Che succede ora? La BCE farà quello che la Corte costituzionale federale le ha chiesto di fare? Oppure cercherà di trincerarsi dietro il fatto che in linea di principio - come istituzione europea - c'è solo la Corte di giustizia europea a poterle chiedere di dare spiegazioni? Diversamente, d'ora in poi, tutti i tribunali dei singoli paesi si sentirebbero in diritto di esprimersi sulla banca centrale.

"Nessuna delle istituzioni coinvolte, né la BCE, né la Bundesbank, né il governo federale, del resto, hanno un qualche interesse a ingigantire il caso", si diceva mercoledì nei circoli vicini alla banca centrale. La spiegazione richiesta, peraltro, dal punto di vista tecnico è facile da preparare. Inoltre, ciò che la corte di Karlsruhe ha chiesto rientra nel campo delle "responsabilità" della banca centrale, un campo già chiaro, e il caso sollevato non influisce sulla sua indipendenza in termini di spazio di azione. Il presidente della BCE Christine Lagarde, lei stessa un avvocato, ha assunto la "responsabilità del procedimento": cercherà una soluzione accettabile per tutti.

Non è ancora chiaro tuttavia come saranno divisi i ruoli tra Bundesbank e BCE. Sarà la BCE a redarre le spiegazioni richieste, mentre poi sarà la Bundesbank a inoltrarlo al Bundestag e al governo - per evitare un rapporto di comunicazione diretta tra la BCE e il governo?

Anche le grandi banche tedesche sono del parere che la BCE alla fine cederà e presenterà la dichiarazione richiesta. Ad ogni modo, gli economisti di Deutsche Bank e Commerzbank non hanno dubbi. Nella sua prima lettura della sentenza, la banca centrale sembra lasciare aperta la possiblità di presentare la prova della proporzionalità richiesta dalla Corte costituzionale federale, ha dichiarato Jörg Krämer, capo economista della Commerzbank: "Mi aspetto tuttavia che alla fine lo farà". Stefan Schneider, capo economista per la Germania di Deutsche Bank, ha dichiarato: "In definitiva, si tratta solo di un documento formale che certifichi una ponderazione della proporzionalità".

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(...) Ma la vera grande questione è una: chi dovrà rispondere a questa richiesta? Alla BCE sono convinti che la Corte costituzionale tedesca non abbia nulla da dire alle autorità monetarie europee. Cosa accadrebbe se altre corti costituzionali nazionali stabilissero delle linee guida per le autorità monetarie? La Corte di giustizia europea (CGE) è la sola ad avere il diritto di decidere se la BCE sta violando i trattati in vigore.

La BCE di conseguenza ha reagito con una certa freddezza. Ha preso nota della decisione della Corte costituzionale federale, facendo riferimento alla sentenza della Corte di giustizia europea del 2018. I giudici lussemburghesi, infatti, avevano dato il via libera alla banca centrale europea per il suo programma di acquisto di obbligazioni degli anni passati, con il quale finora sono stati acquistati titoli per 2,3 trilioni.

La BCE si trova in mezzo a un guado. Da un lato, non si vuole far cucinare a fuoco lento dai giudici tedeschi, dall'altro, l'Euro-Tower non ha alcun interesse a intensificare il conflitto con l'opinione pubblica tedesca. Ignorare semplicemente la sentenza, pertanto, non sembrerebbe essere un'opzione ragionevole. Allo stesso tempo, la Corte costituzionale federale ha chiarito che la Bundesbank potrà partecipare agli acquisti di obbligazioni solo se la BCE fornisce una giustificazione coerente con le indicazioni di Karlsruhe. Quindi la Bundesbank dovrà fare un'opera di convincimento per spingere la BCE a fornire le informazioni in suo nome? Oppure la Bundesbank lo farà da sola, facendo riferimento alla BCE? La comunicazione a questo punto diventa un esercizio acrobatico.

La Corte di giustizia europea aveva giudicato legittimo il programma di acquisto 

C'è già materiale a sufficienza per soddisfare i desideri dei giudici tedeschi: "Si potrebbe fare riferimento, ad esempio, alle vecchie relazioni mensili, ai discorsi e alle interviste con le quali la BCE spiegava le sue misure", afferma Stefan Bielmeier, capo economista di DZ Bank. E ciò dovrebbe essere possibile entro il termine di tre mesi stabilito dalla Corte costituzionale federale. Questo dossier dovrebbe quindi essere portato a conoscenza anche del Bundestag e del Bundesrat - ma con quali conseguenze? Chi sarà alla fine a dover verificare se il dossier soddisfa i requisiti dei giudici supremi tedeschi? In linea di principio, un simile test di proporzionalità sarebbe di competenza della Corte di giustizia europea, ma naturalmente la Corte costituzionale potrebbe rientrare in gioco se un tale ricorso fosse ripresentato in Germania. Un ricorso, ad esempio, contro una ulteriore partecipazione della Bundesbank agli acquisti di titoli di stato, oppure contro l'attuale programma di emergenza anti-crisi, sulla base del quale la BCE acquisterà titoli di stato per 750 miliardi di euro da qui alla fine dell'anno.

C'è il rischio di fare confusione, soprattutto perché gli effetti della politica monetaria e della politica economica non sono così facili da distinguere, come invece chiede la corte costituzionale nella sentenza. "Non è del tutto chiaro dove finisce la politica monetaria e dove inizia la politica economica", afferma Katharina Utermöhl, economista del gruppo assicurativo Allianz. "Non è possibile tracciare un confine con esattezza". Sulla stessa linea anche il giurista costituzionale Alexander Thiele dell'Università di Gottinga, secondo il quale le normali decisioni di politica monetaria - come i tassi di interesse - hanno degli effetti significativi in termini di politica economica, simili a quelli menzionati dalla Corte costituzionale per quanto riguarda gli acquisti di obbligazioni: a partire da quando una misura è sproporzionata?

"Discorsi, conferenze stampa e saggi per la Corte non sembrano essere sufficienti "

Queste tematiche vengono discusse anche all'interno della BCE. Ce ne è traccia nei documenti di lavoro e di ricerca, nei discorsi dei membri del Consiglio di amministrazione e nelle conferenze stampa settimanali. A tale proposito, si trovano anche queste considerazioni, ma non nelle decisioni contro le quali si è indirizzato il ricorso dei critici della BCE. "Interpreto il giudizio nel modo seguente: è necessario spiegare la proporzionalità delle decisioni pubblicate dal Consiglio direttivo", afferma Volker Wieland, professore di economia monetaria alla Goethe-Universität di Francoforte e membro del Consiglio dei Saggi economici, presente martedi' in aula durante la pronuncia del verdetto. "Discorsi, conferenze stampa e saggi per la corte non sono sufficienti".

Insieme all'economista di Friburgo Lars Feld, anche Wieland è stato uno dei saggi economici ascoltati dalla Corte durante la scorsa estate. I suoi commenti sono stati recentemente pubblicati sotto forma di documento di lavoro. Secondo le sue dichiarazioni, infatti, egli non ritiene che gli acquisti di obbligazioni vadano oltre il mandato della banca centrale. Wieland, che da tempo non considera più appropriata in termini di estensione e durata la politica monetaria ultra-espansiva della BCE, sottolinea la "discrezione" con cui la banca centrale continua ad operare. Gli acquisti di obbligazioni sostanzialmente sarebbero una "misura di politica monetaria adeguata", dato che non vi sarebbe piu' spazio per una ulteriore riduzione dei tassi di interesse.

Il dilemma in cui ora si trovano la Bundesbank e la BCE non è facilmente risolvibile. Per il futuro, tuttavia, la BCE potrebbe semplicemente agire diversamente e documentare le proprie considerazioni emerse durante le riunioni del Consiglio. "Christine Lagarde, come parte della sua revisione della strategia, ha annunciato di voler ascoltare molti piu' pareri", afferma Wieland. In questo processo, la BCE potrebbe includere le richieste formulate nella sentenza e impegnarsi a spiegare esplicitamente le proprie considerazioni sui benefici e sui costi della politica monetaria. "E ciò avrebbe senso", secondo Wieland. "Ci sono anche molte cose che la BCE potrebbe imparare dalle altre banche centrali".

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(...) Il Bundestag discute i doveri di informazione della Bundesbank in merito alla BCE

Al Bundestag nel frattempo, la sentenza della Corte costituzionale sugli acquisti di titoli di Stato da parte della BCE, ha scatenato un dibattito frenetico su come attuare il controllo delle attività della Banca centrale europea richiesto dalla Corte di Karlsruhe. Secondo la Reuters, infatti, i giuristi del Bundestag chiedono una nuova legge che il Parlamento dovrebbe utilizzare per richiedere e ottenere maggiori informazioni dalla Bundesbank in merito alle attività della BCE. Dopo le discussioni delle Commissioni Finanze, Bilancio ed Europa di mercoledì scorso sulla sentenza della Corte costituzionale, è emerso, secondo le informazioni provenienti dagli ambienti parlamentari, che si preferisce cercare un contatto con la Bundesbank come membro dell'eurosistema, invece di puntare direttamente alla BCE.

"Una possibilità potrebbe essere quella di un obbligo di informazione da parte della Bundesbank nei confronti del Bundestag tedesco", ha dichiarato all'agenzia di stampa Reuters Katja Leikert, vice-capogruppo parlamentare della CDU-CSU. "Il governo federale dovrebbe anche coinvolgere maggiormente il Bundestag nelle decisioni di politica monetaria". Grazie alla sentenza, in ogni caso sono, ne escono rafforzati i diritti del Bundestag in materia.

"La BCE è obbligata a fornire informazioni ad un solo parlamento, cioè al Parlamento europeo", ha avvertito il responsabile per la politica europea dei Verdi, Franziska Brantner. Pertanto, anche lei chiede che si passi attraverso la Bundesbank. In ogni caso, l'indipendenza della BCE e della Bundesbank dovrà essere preservata. Brantner ha anche chiesto al Parlamento di rafforzare i suoi diritti di partecipazione in materia di politica europea ai sensi dell'articolo 23 della Legge fondamentale



giovedì 17 agosto 2017

La riscossa del risparmiatore tedesco

La Corte Costituzionale tedesca martedi' ha chiesto alla Corte di Giustizia Europea di pronunciarsi sul programma di acquisto titoli della BCE segnalando in questo modo un certo dissenso nei confronti della BCE a guida italiana. Holger Zschäpitz su Die Welt saluta questa decisione come l'inizio della riscossa del risparmiatore tedesco, in questi lunghi anni tradito dalla politica dei tassi a zero. E' necessario che i giudici europei indichino chiaramente quali sono i limiti della BCE. Holger Zschäpitz Die Welt



Che la Corte Costituzionale abbia delle preoccupazioni in merito al programma di acquisto di obbligazioni della BCE è un fatto sicuramente positivo. In questo modo Karlsruhe costringe la Corte di Giustizia Europea a mostrare alla BCE quali sono i limiti del suo mandato. 

Impotenti! Cosi' si sentono molti risparmiatori quando pensano alla BCE. A causa della politica dei tassi a zero, nonostante il boom economico, da anni ormai non ottengono alcun ritorno sui loro risparmi e ora devono addirittura pagare alle banche dei costi esorbitanti per la gestione del conto corrente.

Anche molti parlamentari tedeschi si sentono impotenti. Restano a guardare mentre la BCE con il suo programma di acquisti accumula trilioni di rischi per il contribuente tedesco, senza poter dire una parola.

In nome della politica monetaria sembra che le autorità monetarie possano fare e disfare a piacimento, prive di qualsiasi forma di legittimazione democratica. La BCE si è sviluppata come uno stato nello stato, si arroga sempre nuove competenze, come alcuni giuristi criticamente hanno fatto notare. 

Questa volta pero' la Corte Costituzionale ha dato un segnale chiaro. Ha espresso dei dubbi sulla costituzionalità della politica anti-crisi della BCE e in considerazione dei rischi assunti chiede un esame accelerato da parte della Corte di Giustizia Europea in Lussemburgo. Con il programma di acquisto dei titoli, la BCE potrebbe aver superato il proprio mandato, argomenta Karlsruhe.

Fine dello svenimento

Nessuno puo' davvero aspettarsi che i giudici costituzionali europei possano bocciare il programma e decidano che l'acquisto di titoli di per sé è illecito. Una decisione cosi' estrema potrebbe far scivolare l'Eurozona in una nuova crisi esistenziale. Una conseguenza di cui probabilmente nemmeno Karlsruhe vuole sentirsi responsabile.

Inoltre i giudici del Lussemburgo sono molto piu' benevoli nei confronti della BCE rispetto ai loro colleghi di Karlsruhe. Tuttavia la decisione della giustizia tedesca obbliga la Corte Europea a prendere una posizione sulla condotta della BCE. Sottolineando i loro dubbi, i giudici tedeschi esercitano una pressione sulla Corte di Giustizia Europea affinchè questa mostri alla BCE i limiti del suo spazio di azione.

Ed è proprio quello che ora deve accadere: spiegare chiaramente alle istituzioni monetarie che in materia di politica monetaria non hanno una libertà completa. Solo cosi' i risparmiatori e i parlamentari potranno risvegliarsi dal loro stato di svenimento.

domenica 18 novembre 2012

Ricorso alla Corte Europea contro l'OMT


Un professore di economia di Berlino ha deciso di sfidare la BCE ricorrendo contro il programma OMT alla Corte Europea di Giustizia del Lussemburgo. 
La BCE acquisterà in maniera illimitata obbligazioni degli stati in crisi, se questi accetteranno la protezione del fondo di salvataggio. Contro questa decisione un'economista di Berlino ha deciso di ricorrere alla Corte Europa.

L'economista euroscettico Markus Kerber avrebbe avviato un'azione legale contro il programma di acquisto di titoli pubblici della BCE. Nel ricorso collettivo si chiede alla Corte Europea in Lussemburgo di dichiarare incompatibili con il diritto europeo le decisioni dello scorso 6 settembre. Si tratterebbe di un finanziamento statale attraverso la banca centrale.

"Lasciamo che i giudici europei concedano alla BCE di andare avanti, e non solo la zona Euro, ma anche la UE cesserà di essere una comunità fondata sul diritto", ha dichiarato l'economista in una comunicazione. Il professore di economia e finanza, secondo sue informazioni, rappresenterebbe  5.217 cittadini.

Il diritto europeo prevede che i singoli cittadini possano ricorrere alla corte solo in casi particolari. Un ricorrente dovrebbe essere coinvolto direttamente e individualmente affinché la sua causa possa essere presa in considerazione. In caso di decisioni della banca centrale, le azioni avviate dai singoli cittadini probabilmente saranno respinte.

Kerber aveva già presentato un ricorso alla Corte costituzionale contro il fondo ESM. I giudici in settembre avevano dichiarato il fondo costituzionale, ma solo a certe condizioni. La corte tedesca già allora si era pronunciata sostenendo che l'acquisto di obbligazioni della BCE non necessariamente deve essere considerato legittimo - richieste come questa potrebbero pertanto essere trasmesse alla Corte europea da parte della Corte costituzionale .