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mercoledì 2 maggio 2018

Il mito della piena occupazione in Germania

La Große Koalition e i media mainstream tedeschi continuano a pompare il mito filo-governativo della piena occupazione e del grande Jobwunder tedesco (miracolo del lavoro). Siccome ai miracoli credono in pochi, se si guardano un po' piu' da vicino i dati ci si accorge che le cose non stanno esattamente come ci viene ripetuto ogni giorno. Ne parla l'ottima Susan Bonath su RT Deutsch.


Ci stiamo avvicinando alla piena occupazione. Cosi' ripete ad esempio il think tank della Bundesagentur für Arbeit (BA), vale a dire l'Institut für Arbeitsmarkt-und Berufsforschung (IAB). I partiti dell'Unione, CDU e CSU, da mesi ormai non parlano altro che di un obiettivo possibile: il pieno impiego entro il 2025. Il nuovo Ministro del Lavoro della SPD Hubertus Heil avrebbe già realizzato anche un piano per centrare questo obiettivo: far partire un mercato del lavoro sovvenzionato per i disoccupati di lungo periodo. Non tutti gli economisti pero' sembrano essere convinti della validità del progetto. Per quelli riuniti intorno al gruppo di lavoro "Alternative Wirtschaftspolitik" la tesi della piena occupazione per ora resta solo una favola.

Precarizzazione dei lavoratori dipendenti

L'ultimo dato sulla disoccupazione ci dice che i senza lavoro sono meno di 2.5 milioni e ad un rapido sguardo potrebbe sembrare un dato positivo. Nel calcolo pero' non viene considerato chi si trova in una misura di riqualificazione professionale, chi svolge un "Ein-Euro-Job", chi è temporaneamente malato oppure chi ha piu' di 58 anni di età. I disoccupati che rientrano in questa definizione sono circa un milione. A questi si aggiungono tutte le persone non incluse nel calcolo che non hanno né un lavoro né hanno accesso ad Hartz IV, perchè ad esempio il reddito del partner è troppo alto.

Nel complesso: le riforme del mercato del lavoro introdotte nel 2003 dall'ex cancelliere Gerhard Schröder (SPD) insieme ai Verdi, all'Unione e alla FDP con l'obiettivo dichiarato di creare il piu' grande settore a basso salario in Europa e rafforzare la posizione economica della Germania hanno spinto molti lavoratori in una situazione di permanente precarietà. Circa 9 milioni di persone  attualmente lavorano per meno di dieci euro lordi l'ora, otto milioni dipendono da un sussidio di sicurezza di base. Molte di queste persone hanno un lavoro. Le situazioni familiari oppure le qualifiche non adatte alle posizioni aperte bloccano la strada a chi vuole uscire da questa condizione.


Alla presunta situazione di quasi piena occupazione bisogna aggiungere la cosiddetta sottoccupazione, che la BA quantifica separatamente. Secondo questi dati nel marzo 2018 oltre 3.4 milioni di lavoratori part-time erano alla ricerca di un lavoro con un maggiore numero di ore e una retribuzione corrispondentemente piu' alta. Sicuramente i politici e le autorità tedesche sono felici di festeggiare i circa 44 milioni di occupati. Ma in realtà i lavoratori coperti da un'assicurazione sociale obbligatoria sono circa 32 milioni. Il numero dei posti di lavoro a tempo pieno è addirittura inferiore rispetto a quello del 2000: all'epoca, secondo l'Institut Arbeit und Qualifikation (IAQ) c'erano 23.9 milioni di lavori full-time. A fine 2017 le persone che lavoravano per piu' di 35 ore alla settimana erano 23.2 milioni.

Riduzione dell'orario di lavoro senza compensazione salariale

Ad essere cresciuto piu' di tutti è stato il lavoro part-time, soprattutto nel settore a basso salario. Una tendenza che emerge chiaramente da tutte le statistiche. I quasi quattro milioni di posti di lavoro a tempo parziale del 2000, lo scorso anno erano diventati quasi 9 milioni. Oltre un terzo di tutti i posti di lavoro con assicurazione sociale NON sono lavori a tempo pieno. 

Ad essere colpite sono soprattutto le lavoratrici dipendenti. Quasi la metà di queste (47.5%) nel 2017 ha lavorato con un contratto part-time. Secondo l'IAQ sono quasi il doppio rispetto a 20 anni fa. Per gli uomini questo rapporto nello stesso lasso di tempo si è addirittura triplicato, ma con l'11% è ancora di molto sotto il dato relativo alle donne. Per le persone colpite si tratta soprattutto di precarizzazione. Perché la riduzione dell'orario di lavoro non si accompagna ad una compensazione salariale.

Nel suo "Memorandum 2018", di recente pubblicazione, il gruppo di lavoro "Alternative Wirtschaftspolitik" ha cercato di quantificare con dei numeri. questo trend di impoverimento di ambi ceti sociali Nel calcolo ha messo insieme i cosiddetti sottoccupati e i disoccupati, che insieme raggiungono una quota di quasi il 14%. Il tasso di disoccupazione ufficiale in Germania è  iinvece del 5.5%.

"Lo schwarze Null serve solo ad esacerbare i problemi"

Lo "schwarze Null" un tempo sostenuto da Wolfgang Schäuble (CDU) nel frattempo è stato fatto proprio anche "dal nuovo Ministro delle Finanze della Spd Olaf Scholz, che lo mostra come fosse un ostensorio, ma che invece ha dei costi sociali sempre piu' alti", constatano gli autori del gruppo di lavoro. Continua di conseguenza a crescere il divario fra i ricchi e i poveri. "I problemi  sociali in questo modo non vengono risolti ma tendono solo ad aggravarsi", criticano gli economisti.

Le conseguenze possono essere avvertite già da tempo: "milioni di posti di lavoro precari hanno portato a stipendi da fame e porteranno in seguito ad una situazione di povertà in vecchiaia", scrivono gli economisti. Cio' costringe sempre piu' persone ad avere vite lavorative frustranti e senza prospettive. Per la coesione democratica e solidale della società cio' è "altamente pericoloso".

Un indicatore della situazione occupazionale lo individuano nella quota salari, misurata sul reddito nazionale. Di recente nel 2017 è cresciuta marginalmente fino al 68.5%. Resta tuttavia ampiamene al di sotto dei valori degli anni '90, quando era costantemente oltre il 70%. E anche il recente aumento minimale, nell'ordine dei decimali, è stato preceduto da molti anni a crescita zero o negativa, che per molti gruppi di lavoratori dipendenti ha significato una perdita in termini di reddito reale. Negli stessi anni, riassumono gli autori, i redditi da capitale hanno continuato a crescere.

(....) Per il gruppo di lavoro soprattutto una cosa è chiara: "la Germania con la sua ideologia dei tagli e dell'austerità economicamente non è ancora arrivata nel ventunesimo secolo". La "mentalità meschina della politica dominante" non solo danneggia lo sviluppo sociale in Germania ma ostacola anche la necessaria ripresa economica  nell'unione europea e nell'area dell'euro.


mercoledì 5 giugno 2013

The dark side of the boom

Un interessante articolo sul boom dei mini-job in Germania arriva dal Wall Street Journal. Flessibilità necessaria oppure lavoro nero legalizzato? Il dibattito prosegue. Da Wall Street Journal
Il mercato del lavoro tedesco è invidiato dai paesi europei in difficoltà. Molti tedeschi pero', nonostante il Jobwunder, si sentono esclusi dal successo economico del loro paese.

Il tasso di disoccupazione tedesco anche a maggio è rimasto invariato al 6.9 %, per il settimo mese consecutivo. Ma quasi un lavoratore tedesco su cinque, circa 7.4 milioni, è impiegato con un cosiddetto "minijob", una forma di occupazione marginale che permette di guadagnare fino a 450 €  mensili esenti da tasse.

Nei diversi settori industriali, dalla distribuzione alla sanità, i minijob sono stati una manna che ha permesso agli imprenditori di tenere basso il costo del lavoro. I minijob di solito hanno una paga oraria molto bassa, e non hanno gli stessi benefit previsti dai normali contratti di lavoro.

Mentre l'Europa guarda alla potenza economica continentale per cercare di capire come rilanciare il moribondo mercato del lavoro, in Germania la diffusione di questi lavori a basso salario ha scatenato un acceso dibattito: i lavoratori tedeschi stanno beneficiando dei frutti della crescita economica?

I fautori sostengono che i minijob offrono ai genitori, ai pensionati e agli studenti una possibilità legale di guadagnare soldi esentasse, e danno alle imprese la flessibilità per regolare la forza lavoro in base alle necessità del momento. "I Minijob sono ideali per chi vuole lavorare solo per un numero ridotto di ore alla settimana o al mese", dice Oliver Stettes, esperto di mercato del lavoro del Cologne Institute for Economic Research. Sono molto attraenti anche per i ristoratori e i commercianti che devono far fronte ai periodi di picco, ci dice: "All'ora di pranzo, quando i locali sono pieni, c'è bisogno di piu' forza lavoro. Ed è quando i minijobber arrivano e danno una mano, anche per poche ore".

I critici sostengono invece che il ricorso ai minijob non faccia altro che ampliare il divario fra ricchi e poveri, una tendenza che minaccia il contratto sociale alla base dell'economia sociale di mercato.

Mentre i redditi piu' alti dei lavoratori a tempo pieno che contribuiscono al sistema di sicurezza sociale sono cresciuti del 25% tra il 1999 e il 2010, i salari nel quintile piu' basso sono cresciuti di circa il 7.5%, secondo i dati della Arbeitsagentur. Considerando nello stesso periodo un'inflazione pari al 18%, i redditi piu' bassi hanno perso decisamente terreno.

L'economia tedesca nello stesso periodo è cresciuta del 13.5%, lasciando a molti tedeschi la sensazione di non aver beneficiato della crescita.

I partiti di opposizione hanno rilanciato il tema in vista delle elezioni di settembre. I social-democratici vorrebbero migliorare le garanzie e aumentare il potere di contrattazione collettiva dei minijobber. I Verdi vorrebbero introdurre un limite massimo di 100 € al mese esentasse, al fine di creare piu' posti di lavoro regolari. I politici di governo criticano la proposta dei Verdi bollandola come populista. Questo piano eliminerebbe per molte persone "la porta di ingresso verso il mercato del lavoro", cosi' Pascal Kober, membro dei liberali (FDP), in una recente dichiarazione alla stampa tedesca. 

"I minijob non hanno centrato l'obiettivo", dice Werner Eichhorst, il vice direttore dell'istitutuo indipendente IZA. "Sono strutturati in modo da non fornire al datore di lavoro alcun incentivo per la trasformazione di questi contratti in un  regolare lavoro full-time, anche i dipendenti non hanno alcun incentivo a lavorare di piu'. E' un 'dead-end-job'".

I minijob erano stati pensati come un trampolino per qualcosa di meglio, ma molti esperti sostengono che troppi lavoratori restano a lungo bloccati in impieghi marginali con il solo obiettivo di rimpiazzare posti di lavoro regolari e full-time. La retribuzione oraria dei minijob di solito è fra i 5 e i 10 € lordi. Circa due terzi dei minijobber non hanno nessun'altra forma di impiego.

Il numero dei minijob è cresciuto molto rapidamente durante lo scorso decennio, a seguito delle riforme varate per rendere la Germania piu' competitiva. Ma il trend sembra essersi stabilizzato. Anche altre forme di lavoro atipico nello stesso periodo hanno vissuto un boom, come gli interinali e i contratti part-time.

I minijob sono molto comuni nella ex Germania occidentale, dove erano stati pensati per dare ai genitori che stanno a casa - principalmente madri - un accesso al mondo del lavoro. Uno studio recente pubblicato dal Ministero per la Famiglia mostra come in particolare siano le donne a rischiare di restare intrappolate nei minijob. Il documento definisce il minijob come "un programma per la creazione di marginalità e permanente dipendenza economica delle donne".

A Brema, nel nord-ovest della Germania,  Angela Chevrollier, intorno ai 50, lavora part-time  in una clinica per pazienti in coma. Ci dice che il lavoro non le garantisce abbastanza denaro per far quadrare il bilancio, visto che deve sostenere due figli all'università. Cosi' lavora con un mini-job, per tre notti al mese, in un centro psichiatrico. La sig.ra Chevrollier ha chiesto al suo datore di lavoro principale di passare dalle 30 ore settimanali ad un impiego full-time, ma le è stato negato: "C'è qualcosa di profondamente sbagliato in Germania, se non esiste la possibilità di guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro". Il suo minijob tuttavia le piace, sebbene lo faccia essenzialmente per ragioni finanziarie.

L'agenzia di lavoro che la impiega con un minijob, MED KONTOR Personalservice GmbH, sostiene di pagare i minijobber, in base alle loro qualificazioni, quanto tutti gli altri lavoratori. Il vantaggio dei minijobber starebbe nella flessibilità, non nei risparmi dovuti ad una paga piu' bassa.

Vicino Brema, nella piccola e sbiadita città industriale di Delmenhorst, dove il centro città è pieno di negozi ormai vuoti, circa il 35% degli impieghi sono minijob. E' la percentuale piu' alta di tutta la Germania, secondo i dati compilati nel 2011 dalla  Hans Böckler Stiftung.

Qui, Kemalettin Tunç, un immigrato turco di 40 anni, ci dice che ha recentemente perso il suo lavoro nella fabbrica Mercedes di Brema. Per il momento ha trovato un minijob come conducente di taxi, con una paga di 5 € l'ora. Ma è fiducioso che la sua esperienza lavorativa gli permetterà  di trovare rapidamente un altro lavoro. "Il mercato del lavoro è kaputt" dice, perché "si guadagna troppo poco".

La vita in Germania era decisamente piu' prospera due decenni fa, aggiunge. Quando è arrivato, un lavoratore come lui poteva guadagnare abbastanza da comprarsi una bella macchina, una Mercedes o una BMW. "Ora non è piu' cosi'".




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venerdì 4 gennaio 2013

Miracolo o bluff?


L'occupazione in Germania tiene e i dati a fine 2012 restano positivi. La conservatrice FAZ propone una riflessione sulla natura del jobwunder: è un vero miracolo oppure è solo un bluff? Da FAZ.net 
Molti paesi sono in grandi difficoltà economiche. Il mercato del lavoro tedesco resta invece uno scoglio nella tempesta. Dipende solo dal fatto che sempre piu' persone sono costrette a lavorare per un salario da fame?

Che scenario: in Europa molti paesi sono in recessione, e anche in altre parti del mondo l'economia nella seconda metà dello scorso anno ha perso slancio - il mercato del lavoro tedesco al contrario sembra essere ancora tonico. In media, lo scorso anno erano ufficialmente disoccupati 2.8 milioni di individui, secondo i dati dell'agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit). Erano stati così pochi solamente nel 1991. Solo un giorno prima l'ufficio federale di statistica aveva riferito che nel 2012  si è raggiunto il numero di occupati piu' alto di sempre: 41.5 milioni.

Come si è arrivati a questi dati? Negli ultimi anni sono stati creati posti di lavoro buoni e sostenibili  o - come in molti sostengono - soprattutto lavori precari, a basso reddito, la cui paga non è sufficiente a pagarsi da vivere?

Molti occupati in piu'
Tasso di disoccupazione in Germania
In entrambe le posizioni c'è del vero, almeno da quanto si puo' dedurre dalle statistiche. In Germania dal 2003 il numero degli occupati è cresciuto con forza. Alla base c'è la percentuale di individui in età lavorativa ancora occupati. Piu' sono e meglio è in questo caso: e la quota è salita dal 64% al 70% nel 2010, secondo le statistiche del Institus für Arbeitsmarkt - und Berufsforschung (IAB).  Il merito di questa crescita va anche  alle riforme del mercato del lavoro, entrate in vigore con il nome di "Hartz".
Tasso di occupazione
I dati indicano che fra i nuovi posti di lavoro ce ne sono anche di ben pagati e che la sostituzione dei posti di lavoro a tempo indeterminato con impieghi meno sicuri e con salario piu' basso non è stata su larga scala. Il numero dei minijobs ad esempio, se si guarda agli ultimi 10 anni, è rimasto costante. Se si guarda solamente alla metà dello scorso decennio, sono diminuiti.
Minjobs in milioni
L'occupazione a tempo determinato si è stabilizzata

Inoltre è vero che nel lungo periodo, fra i lavoratori dipendenti, sono sempre di piu' quelli che lavorano a tempo determinato o hanno un lavoro part time. In entrambi i casi dalla metà degli anni 2000 si è verificata una stabilizzazione. Se parliamo di lavoro part time, una analisi rapida dei dati non dice molto: non sono pochi coloro che desiderano questa forma di lavoro, e per i quali non si tratta solo di una soluzione temporanea. 
Lavoratori part-time in %

Lavoratori con contratto a tempo determinato sul totale in %
Naturalmente questi dati offrono solo un quadro generale e fra i diversi settori e le diverse regioni tedesche ci sono grandi differenze. Cio' non toglie che l'affermazione secondo cui il miracolo nel mercato del lavoro tedesco sarebbe dovuto solo allo "sfruttamento", è falsa. Il fatto che si parli sempre piu' di carenza di forza lavoro qualificata, è solo uno degli indizi

giovedì 27 dicembre 2012

E' davvero un Jobwunder?

Krisenvorsorge.com e jjahnke.net ci ricordano le dimensioni della politica di moderazione salariale tedesca e i suoi effetti sociali. Dati certificati da Eurostat.


Secondo quanto comunicato da Eurostat il 20 dicembre 2012, la Germania con il 22.2 % ha la quota piu' alta di lavoratori con un basso salario di tutta l'Europa occidentale. In Francia sono solo il 6.1 %, nei paesi scandinavi fra il 2.5 % e il 7.7 % mentre la media dell'Eurozona è del 14.8 %. 


La precaria situazione dei lavoratori tedeschi è confermata anche dai dati sui lavoratori a basso salario con un'istruzione media. E' evidente che non si tratta solo di un fenomeno legato alla bassa istruzione.


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Il rifiuto da parte del governo di introdurre un salario minimo, presente in altri paesi occidentali, la crescita del settore del lavoro in affitto, caratterizzato da precarietà e bassi salari, lo sfruttamento del lavoro femminile, grazie alla piu' grande differenza in europa occidentale fra il salario femminile e maschile, la disponibilità del governo a sovvenzionare i bassi salari con i sussidi Hartz IV, sono tutte parti di uno sandalo sociale che non ha eguali in altri paesi europei. 

In questo scenario non c'è da meravigliarsi, se il costo del lavoro per unità di prodotto, decisivo per la competitività, ha avuto uno sviluppo decisamente migliore rispetto ai nostri vicini europei. La Germania non ha alcun motivo di esserne orgogliosa, come il governo vorrebbe dare ad intendere. 


La Germania si è allontanata da cio' che un tempo si definiva economia sociale di mercato. Insieme alla Cina è diventata il Pariah dell'economia mondiale: compete in maniera sleale con i suoi partner, rubando posti di lavoro fino a quando questi non saranno costretti a elemosinare gli aiuti finanziari tedeschi. Fino a 20 anni fa una simile situazione sarebbe stata impensabile. La divisione della Germania e la paura del comunismo costringevano il capitalismo tedesco ad avere un maggiore orientamento sociale.

venerdì 7 dicembre 2012

Colonialismo demografico


L'arrivo in Germania di lavoratori qualificati dal sud Europa risolve i problemi demografici tedeschi, ma crea nuove difficoltà per gli eurodeboli. Siamo di fronte ad un colonialismo demografico? Da WirtschaftsWoche
Grande gioia per l'arrivo dei lavoratori migranti dal sud Europa, ma stiamo chiudendo gli occhi sui problemi dei paesi di origine. Una nuova fonte di conflitto in Europa.

Finalmente arrivano: gli espatriati che i tedeschi speravano di avere. "Sempre piu' accademici fra i nuovi immigrati", ha annunciato l'Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung. Sono giovani, hanno studiato e per i due terzi arrivano dall'Europa. 306.000 cittadini EU nella prima metà del 2012 sono arrivati in Germania, 24 % in piu' rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La maggior parte di loro arriva dalla Polonia (89.000) e dagli altri paesi dell'Europa dell'est e del sud est. Ma l'emigrazione dal sud Europa è cresciuta con particolare forza. Dalla Grecia nella prima metà del 2012 sono arrivate quasi 16.000 persone (78 % in piu' rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente), dalla Spagna 11.000 (+ 53%), e dal Portogallo quasi 6000 (+53%). E in futuro potranno crescere ancora.

Allenarci alla cultura del benvenuto

Gli immigrati europei sono accolti come un messia collettivo arrivato per salvare la Germania dal disastro. E il disastro si chiama: mancanza di forza lavoro specializzata. Sostenuti dal Ministero per l'economia e dalle associazioni di categoria, i tedeschi vorrebbero sviluppare una "cultura del benvenuto". L'istituto Goethe di Madrid istituisce nuovi corsi di tedesco. Le camere di commercio tedesche cercano attivamente personale nel sud Europa: "Le imprese devono solo dirci quali profili stanno cercando. Noi poi inviamo i nostri uomini", assicura il presidente delle Camere di commercio tedesche (DIHK), Hans Heinrich Driftmann.

Nella politica tedesca e ai piani alti dell'economia c'è unanimità: i tedeschi non si riproducono abbastanza, gli immigrati devono venire a salvarci. Cosi' come 40 anni fa nessun reclutatore di Gastarbeiter pensava alle conseguenze di lungo periodo per la società tedesca, anche oggi i sostenitori dell'immigrazione non riflettono sui possibili effetti: per i paesi di origine.

Con un master in valigia

I sudeuropei - a differenza di molti alti gruppi di immigrati - non avranno grandi problemi di integrazione. 30enni greci o spagnoli con un master in valigia non sono culturalmente molto diversi dai tedeschi nativi. Ma questa emigrazione, in un futuro non troppo lontano, sarà un problema per i paesi di origine. Oltre ad avere un problema di debito pubblico, mancanza di competitività ed elevata disoccupazione giovanile, questi paesi hanno gli stessi problemi demografici della Germania.

La crisi del sud Europa per l'ufficio risorse umane delle aziende tedesche è una grande opportunità. Sembrerebbe una situazione win-win: la metà degli spagnoli sotto i 25 anni sono disoccupati e l'economia tedesca potrà attingervi. Ma come in tutti i presunti affari win-win, anche l'emigrazione di personale specializzato non rimarrà senza problemi e conseguenze. I paesi da cui oggi emigrano le speranze dei dipartimenti risorse umane tedeschi, sono diversi dai classici paesi di emigrazione

Nel sud Europa una spirale verso il basso

L'Europa del sud da molto tempo non è piu' il serbatoio inesauribile di manodopera per i paesi industrializzati, come lo era stato nel diciannovesimo e ventesimo secolo. I tassi di natalità del sud Europa non sono molto piu' alti di quelli tedeschi. Molti di noi non si sono ancora resi conto che le spagnole, le italiane e le greche non hanno piu' 3, 4 o 5 bambini, come ai tempi del reclutamento dei "gastarbeiter". In media una donna spagnola, secondo le statistiche UN, ha 1.2 bambini, meno della media delle donne tedesche.

Le conseguenze dell'emigrazione dei lavoratori specializzati verso la Germania non sono state analizzate: l'assunzione di questi giovani da parte dei tedeschi non potrà che peggiorare i problemi demografici, comuni a tutta Europa, dei loro paesi di origine. Nessuna economia puo' crescere se le persone giovani e produttive lasciano il paese. 

L'emigrazione verso il nord sottrae al sud Europa proprio quei giovani senza i quali non è possibile migliorare la competitività economica: lavoratori della conoscenza, persone intelligenti, creative e mentalità imprenditoriali. Come è possibile che in Spagna, per non parlare della Grecia o del sud Italia ci possa essere una ripresa, se vengono a mancare coloro che dovrebbero avviarla e portarla avanti?

Il sud e l'est Europa sono di fronte ad una situazione demografica drammatica, che probabilmente è unica nella storia: calo delle nascite e contemporanea emigrazione dei giovani piu' produttivi. C'è il rischio di una spirale verso il basso.

E' un dilemma che nessuno vuol vedere.  Da un lato come paese salvatore ci auguriamo che il sud (e anche l'est) Europa possano rapidamente tornare produttivi e perciò non essere piu' dipendenti dai trasferimenti. Allo stesso tempo  il problema demografico nella periferia europea diventa piu' grave: per risolvere un nostro problema di mancanza di forza lavoro preleviamo personale specializzato dai paesi del sud ed est Europa. Il demografo Herwig Birg parla di "colonialismo demografico": importando i giovani da altri paesi, sfruttiamo questi paesi da un punto di vista demografico.

Böblingen invece di Pamplona

L'immigrazione, di cui i politici tedeschi oggi sono molto felici, potrebbe diventare un ulteriore argomento di discussione con i paesi del sud, in una situazione già tesa. Già oggi, nonostante i giganteschi salvataggi non c'è alcuna gratitudine verso la Germania, piuttosto un risentimento crescente. Non riceveremo certo un grazie da Lisbona, Madrid o Atene, per aver alleggerito il carico dei locali centri per l'impiego. Ma se un giorno il sud Europa dovesse tornare ad avere una buona situazione economica, e ci si rendesse conto che mancano i giovani perché lavorano a Boblingen invece che a Pamplona, i loro governi presenterebbero a Brussel e Berlino argomenti completamente nuovi.

Il conflitto fra i principi intraeuropei di concorrenza e solidarietà sarà esacerbato dalla catastrofe demografica. La campagna tedesca per reclutare giovani produttivi da paesi in cui le nascite sono basse come in Germania, metterà a dura prova non solo i sistemi di sicurezza sociale nei paesi di origine, ma anche la solidarietà intraeuropea. Il conto finale per la Germania potrebbe allora costare molto di piu' di qualche corso di tedesco.

lunedì 20 agosto 2012

Vielen Dank, Herr Schröder!

Focus.de intervista Gustav Horn, direttore dell'Istituto per la Macroeconomia e la ricerca sulla Congiuntura (IMK), che ci spiega: Hartz IV è il diretto responsabile del boom dei lavori a basso stipendio (niedrigen Lohngruppen) e della deflazione salariale.

10 anni fa venivano introdotte le riforme Hartz. L'economista Gustav Horn, direttore dell'Instituts für Makroökonomie und Konjunkturforschung (IMK), fa un bilancio. Nell'intervista a Focus Online chiarische che cosa Hartz IV ha portato - e parla della vera causa del Jobwunder.

Il 16 agosto di dieci anni fa l'ex cancelliere Gerhard Schröder (SPD) presentava le riforme Hartz. 7 anni fa sono entrate in vigore. Oggi Hartz IV non è piu' cosi' controverso come all'inizio. Molti economisti lodano la riforma perché ritengono abbia creato nuovo lavoro. Gustav Horn, economista presso l'IMK, istitituo di ricerca vicino ai sindacati, è scettico.

Focus: Herr Horn, 10 anni fa le riforme Hartz venivano presentate. Qual'è la sua valutazione?

Horn: Hartz IV ha massicciamente cambiato il panorama sociale della Germania. Da allora è iniziata una nuova era. La pressione sui disoccupati è chiaramente aumentata perchè le indennità previste sono tutt'altro che ricche. La vita sotto Hartz IV è una vita ai margini della società. Da un punto di vista economico, Hartz IV è una delle cause principali della redistribuzione della ricchezza dal basso verso l'alto, a cui abbiamo assistito negli ultimi 10 anni. E gli effetti di Hartz IV sono chiaramente visibili per i lavori a basso salario (niedrigen Lohngruppen). La pressione esercitata  sugli occupati attraverso Hartz IV, ha portato a salari molto piu' moderati. I lavoratori del settore a basso stipendio, rispetto allo sviluppo generale dei salari, sono rimasti ampiamente indietro. 

Focus: Molti economisti vedono in Hartz IV la ragione dell'ottimo stato di salute del mercato del lavoro.

Horn: Il mercato del lavoro tedesco oggi sta meglio di 10 anni fa, sicuramente. Il collegamento con Hartz IV fino ad oggi pero' non è stato ancora dimostrato scientificamente. Lo abbiamo già dichiarato: nel boom 2006-2008 il numero delle ore lavorate è cresciuto molto di piu' che durante le precedenti fasi di espansione - ma non il numero degli occupati. Da Hartz IV ci saremmo aspettati un forte aumento del numero degli occupati, perché gli individui grazie alla pressione esercitata, dovrebbero essere pronti a lavorare.

Focus: Da cosa è stato causato allora il Jobwunder tedesco?

Horn: Le altre riforme del mercato del lavoro sono state molto piu' importanti: le cosiddette "riforme dal basso". Le aziende e i consigli di fabbrica hanno flessibilizzato gli orari di lavoro, ad esempio attraverso il conto orario del lavoro (Arbeitszeitkonten). Le aziende oggi in una fase di crescita possono riccorrere ad ore di lavoro aggiuntive molto economiche, per cui non pagano nemmeno un centesimo in piu'. Di questa possibilità le aziende fanno un grande uso.

Focus: La flessibilità è la chiave?

Horn: La vera storia del successo tedesco inizia con la crisi del 2009, da cui siamo usciti molto meglio degli altri paesi. Questo non è dovuto ad Hartz IV, ma ai pacchetti congiunturali e soprattutto alla flessibilità - questa volta in direzione opposta. I lavoratori non sono stati licenziati durante la crisi, ma hanno dovuto ridurre il loro orario di lavoro. A questo si è aggiunto il ricorso massiccio al Kurzarbeit (riduzione dell'orario di lavoro) grazie agli aiuti statali. Ciò ha stabilizzato il mercato del lavoro e accelerato la conseguente ripresa economica: i lavoratori erano disponibili immediatamente.

Focus: Hartz IV non ha avuto nessun ruolo?

Horn: Hartz IV si muove sempre dietro le quinte. La riforma ha ridotto i costi per le imprese, perché i salari sono diminuiti. In periodi di congiuntura positiva, Hartz IV ha anche effetti positivi sul mercato del lavoro - perchè la pressione sui disoccupati è giustificata. Nei periodi di recessione non serve a nulla esercitare maggiore pressione sui disoccupati. Perchè semplicemente non ci sono posti di lavoro sufficienti.

Focus: Hartz IV svolge il ruolo di un amplificatore?

Horn: Sì, c'è un effetto di amplificazione in entrambe le direzioni. Durante il boom la pressione sui disoccupati è una buona cosa. Possono effettivamente trovare un lavoro. Non solo grazie ad Hartz IV, ma anche perché le prestazioni delle agenzie per il lavoro (Arbeitsagentur) sono diventate migliori. Durante le recessioni, Hartz IV nel breve termine non è di alcun aiuto. Nel lungo periodo potrebbe addirittura causare qualcosa di molto negativo: immaginiamoci se nella crisi del 2009 non avessimo avuto nessun "conto delle ore lavorate" (Arbeitszeitkonten) e i lavoratori fossero stati licenziati. Dopo un anno, un milione di persone sarebbero rientrate nel sistema Hartz IV. Da un punto di vista sociale e politico sarebbe stata una catastrofe.

Focus: Lo slogan della riforma Hartz IV era "esigere e sviluppare". Entrambi gli aspetti sono stati approfonditi?

Horn: No, non vedo nessun equilibrio. L'aspetto dello sviluppo c'è sicuramente ma non è stato significativamente ampliato. Quanto piu' un discoccupato viene stimolato, meglio è. E l'agenzia per il lavoro dovrebbe essere ancora piu' rapida. Ai disoccupati bisognerebbe fare un'offerta, prima che questi diventino disoccupati di lungo periodo. Non devono ricevere il bollino di "disoccupato": questo non fa altro che rafforzare il loro stato di disoccupazione. La probabilità di ricevere un lavoro, si riduce con la durata della disoccupazione.

Focus: Per i disoccupati di lungo periodo Hartz IV ha fatto qualcosa?

Horn: Nulla. Questo è ancora un grande problema. La riforma doveva riportare sul mercato i disoccupati di lungo periodo. Per queste persone c'è invece bisogno di un diverso  mercato del lavoro, supportato dallo stato, che permetta loro di tornare ad una vita lavorativa.

Focus: Che cosa cambierebbe di Hartz IV?

Horn: Le tariffe Hartz sono molto severe. Le riforme avrebbero una maggiore accettazione, se i destinatari dei sussidi ricevessero un trattamento migliore rispetto all'attuale. Hartz IV non dovrebbe significare una vita ai margini della società. Le regole per il calcolo sono molto rigide. Inoltre, le procedure sono complicate e legalmente vulnerabili. Tutto ciò deve essere affrontato. 

mercoledì 4 luglio 2012

Disoccupati del sud-Europa, studiate il tedesco!


In Germania, nonostante i milioni di disoccupati e sottoccupati, mancano lavoratori qualificati e allora si cercano nei paesi in crisi. L'ostacolo resta la conoscenza della lingua: un mercato del lavoro europeo resta un miraggio. Da Welt.de
Alle imprese nazionali mancano nuove leve. I candidati del sud-Europa dovrebbero sopperire alle mancanze. Nelle agenzie federali per il lavoro (Arbeitsagentur) il numero di candidati si è quadruplicato - ma molti non sono adatti.

Francesca Lopez-Tomasety negli ultimi 5 anni ha lavorato solo la metà del tempo. A volte una settimana, a volte per tre mesi. "Ho lavorato in molte cliniche", ci racconta l'infermiera. La maggior parte del tempo è stata però disoccupata. Da poco Francesca ha un nuovo datore di lavoro - non in Spagna, ma in Germania.

Lopez-Tomasety è una delle 27 infermiere spagnole, che in queste settimane hanno iniziato presso la clinica universitaria di Erlangen, in Franconia. La clinica universitaria all'inizio dell'anno ha pubblicato un annuncio in Spagna - in meno di 4 settimane sono arrivate piu' di 1000 candidature. "Questo è il numero di candidature che normalmente riceviamo in un anno", ci dice il direttore Reiner Schrüfer. E in Spagna si trovano dei profili molto specializzati, che nel nostro paese sono difficili da trovare. 

"La Germania è molto attrattiva per i paesi del sud Europa", ci conferma Raimund Becker, responsabile per i lavoratori specializzati dell'agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit). L'agenzia federale sta sempre piu' cercando forza lavoro qualificata in Portogallo, Spagna, Italia e Grecia.

Il numero dei candidati esteri è quadruplicato

Nei primi 5 mesi si è quadruplicato il numero dei candidati provenienti dai paesi in crisi. Si cercano soprattutto ingegneri, medici, infermieri ma anche lavoratori per gli alberghi e i ristoranti e nel settore metalmeccanico ed elettronico. La Zentralstelle für Arbeitsvermittlung (ZAV) a Bonn ha raddoppiato il numero dei suoi dipendenti per il recruiting di personale qualificato dall'estero, da 50 a 100.

Di un cambio di paradigma nella gestione del lavoro ci parla anche Becker. "Prima si proponevano i disoccupati tedeschi per posizioni all'estero, oggi invece reclutiamo professionisti per portarli in Germania". L'agenzia sta reclutando nei paesi con un surplus di manodopera qualificata. Nelle fiere specializzate e nei recruiting day, le Arbeitsagenturen insieme ai datori di lavoro reclutano all'estero i tanto ricercati lavoratori specializzati.

L'ostacolo principale è la scarsa conoscenza del tedesco

L'agenzia per il lavoro di Stuttgart è riuscita a trovare in Spagna per le medie imprese del Baden-Württemberg 33 ingegneri. "L'interesse per la Germania è grande", ci dice Becker. Ma di 300 interessati restano solo dai 20 ai 30 candidati qualificati. L'ostacolo principale è la mancanza di conoscenza della lingua tedesca. Il numero degli occupati dai 4 stati sud Europei in crisi è cresciuto fino ad aprile 2012, in rapporto all'anno precedente, di circa 26.500 unità, o del 6.3 %. "E' evidente", dice Becker.

Invece il numero degli occupati dall'Europa dell'est è cresciuto di 103.700 unità, il 45.7% in piu'. Gli est europei dal primo di maggio 2011 hanno la totale libertà di movimento nella EU. L'aumento è stato in linea con quanto la Bundesagentur si aspettava prima dell'apertura dei confini ad est. Altre istituzioni avevano previsto l'arrivo di un milione di lavoratori. 

Dall'Europa dell'est sono arrivati soprattutto lavoratori non qualificati.

Becker sottolinea che dall'Europa dell'est non "sono arrivati i lavoratori piu' qualificati", piuttosto lavoratori non specializzati impiegati nel lavoro temporaneo, nelle costruzioni, nell'agricoltura e nell'industria. Da oggi al 2025 sarà necessario reclutare all'estero fino a 800.000 lavoratori qualificati, calcola la Bundesagentur, per poter sopperire alla mancanza di personale specializzato.

Fra i target delle agenzie per il lavoro ci sono gli studenti stranieri nelle università tedesche. Ogni 100 studenti, solo il 25% dopo la loro formazione decide di tornare nel proprio paese, il 25% resta in Germania, la metà decide invece di trasferirsi in un altro paese. E sono questi studenti che dovranno essere sempre piu' l'obiettivo per la Germania. 

martedì 26 giugno 2012

Quando un lavoro non basta


Su Die Welt, leggiamo che un numero sempre maggiore di occupati, per sbarcare il lunario ha bisogno di un sussidio statale: è l'effetto delle riforme Hartz IV, realizzate dai socialdemocratici, apprezzate dai conservatori, e artefici del Jobwunder.
Un destinatario su 3 dei sussidi Hartz-IV ha un lavoro ed un "Kombilohn" (salario integrato da un sussidio pubblico). L'introduzione di un salario minimo potrebbe essere una soluzione e ridurre le spese a carico dello stato.

Il numero dei lavoratori che non possono vivere con il proprio lavoro e che quindi ricevono un sussidio dallo stato è cresciuto.

Il numero delle famiglie con almeno un lavoratore destinatario di un sussidio Hartz IV - cosiddetti Aufstocker - secondo i calcoli della confederazione sindacale (DGB), anticipati a Die Welt, dal 2007 al 2010 sono cresciuti dell'11% nei Laender orientali e del 14% nei Laender occidentali. 

Hartz IV non sarebbe "solamente un sistema di sostegno per i disoccupati, ma sempre di piu' anche per gli occupati che non possono vivere solo del loro salario", ci dice Wilhelm Adamy, esperto di mercato del lavoro nella DGB.

In tutto il paese nel dicembre 2011, gli occupati che ricevevano sussidi Hartz IV erano 1.35 milioni, nel 2007 erano 1.22 milioni. Circa il 30% dei sussidiati Hartz IV in grado di lavorare secondo i calcoli DGB nel 2011,  sono Aufstocker (ricevono cioè un'integrazione dallo stato), nel 2007 erano il 23.1 %.

L'ufficio del lavoro (Arbeitsagentur) non è preoccupato

Secondo Adamy, sempre piu' lavoratori diventano degli Aufstocker all'interno del sistema Hartz IV. Lavoratori che fino ad allora non ne avevano ancora avuto bisogno, e che dal sistema di integrazione non riescono piu' ad uscire. "C'è il rischio che sotto l'apparenza degli Aufstocker si nasconda una disoccupazione sedimentata. La mia vera preoccupazione è che ci sia un gruppo di persone che non riuscirà piu' ad entrare nel mercato del lavoro".

L'agenzia per il lavoro federale vede le cifre in maniera meno drammatica: è da valutare positivamente il fatto che sempre piu' disoccupati che ricevono un sussidio inizino a lavorare, ci dice una portavoce. Molti di loro sono costretti ad integrare il salario; ciò è dovuto al fatto che molti di questi impieghi sono creati nel settore del lavoro temporaneo e nel settore dei servizi, dove notoriamente non vengono pagati salari elevati.

I centri per l'impiego tuttavia si impegnano per far trovare a questo gruppo di sussidiati Hartz IV un'occupazione con cui possano vivere. "Il sussidio integrativo può essere la carta di ingresso", ci dice la portavoce. Che sottolinea come l'occupazione in generale sia cresciuta.

Il numero di coloro che con un lavoro regolare ricevono un salario integrativo - secondo Adamy circa la metà dei riceventi un sussidio Hartz IV - è cresciuto di pari passo con la crescita dell'occupazione in generale. La quota era pari al 2.6 % nel 2007 e nel settembre 2001 era al 2.5 %.

Integrazione salariale nonostante un lavoro a tempo pieno

Adamy vede la stagnazione in maniera critica: "E' sorprendente: nonostante il positivo sviluppo congiunturale, non si è riusciti a ridurre il numero degli occupati con un'assicurazione sociale che ricevono un'integrazione salariale", ci dice Adamy. Se fossero state fatte riforme importanti come i contributi familiari per i nuclei a basso reddito, i contributi per gli affitti, l'introduzione dei salari minimi in tutti i settori, molti lavoratori non avrebbero avuto bisogno di un salario integrativo. La DGB vorrebbe estendere ulteriormente queste riforme.

L'esperto di mercato del lavoro Hilmar Schneider, del "Institut zur Zukunft der Arbeit" è tuttavia scettico. Il suo sospetto si basa sul fatto che molti Aufstocker hanno un lavoro a tempo pieno. Secondo Adamy 331.000 Aufstocker hanno un regolare lavoro a tempo pieno.

"In qualche modo si dovrà uscire dal sistema - a meno che non si continuino a pagare stipendi immorali", ci dice Schneider. Il numero elevato di Aufstocker con un lavoro a tempo pieno, puo' essere un segnale del fatto che le agenzie per il lavoro esercitano una grande pressione affinché i destinatari degli aiuti Hartz IV accettino anche lavori mal pagati.

I datori di lavoro potrebbero essere tentati di pagare salari al di sotto della produttività perchè gli interessati dovranno accettare comunque. Le agenzie federali per il lavoro causerebbero distorsioni di mercato, che alla fine rendono per molti occupati la condizione di sussidiato una condizione permanente.

Bassi salari e lavoro part-time sempre piu' diffusi

Il numero degli Aufstocker è cresciuto negli ultimi anni soprattutto nel sud e nell'ovest del paese. Adamy attribuisce questa tendenza a tre cause: il lavoro temporaneo si espande, salari generalmente stagnanti negli ultimi anni e affitti costantemente in crescita. "Sempre piu' persone non qualificate anche ad ovest non possono piu' vivere del loro salario".

Molti lavorano part-time e ricevono un basso salario. Prima di tutto nel commercio al dettaglio, dove i datori di lavoro fanno affidamento per ragioni di flessibilità sui contratti a tempo parziale. Così anche fra gli Aufstocker il lavoro part-time si è diffuso: durante il 2007 solo il 32% dei lavoratori assicurati lavoravano part-time, nel 2010 erano il 40%.

Sebbene ci siano anche nell'ovest sempre piu' Aufstocker, nei lander orientali la percentuale degli occupati che riceve un sussidio integrativo, fra i destinatari Hartz IV in grado di lavorare, è chiaramente piu' alta che nei vecchi Bundeslander; la percentuale piu' alta è in Sachsen e Thüringen, con il 35%. La percentuale piu' bassa con il 26.8 % è in Nord Reno Wesfalia e nelle città stato Amburgo e Brema.

Un prodotto delle riforme Hartz IV

I sussidi di integrazione al salario (Aufstocken) sono possibili dall'introduzione della riforma Hartz IV. Gli architetti dell'agenda 2010 erano convinti che è sempre meglio lavorare, anche quando lo stipendio non basta per vivere. Chi a un certo punto smette di lavorare, vede calare rapidamente le sue possibilità di trovare un nuovo lavoro .

Pertanto nell'ambito delle riforme Hartz IV è prevista la possibilità di ricevere un sostegno dallo stato. Con un sistema combinato salario piu' integrazione, lo stato spende meno di quanto spenderebbe se la persona fosse disoccupata e quindi avesse diritto ad un sussidio completo.

I sindacati ed altri critici ritengono che molti datori di lavoro sfruttano il sistema e in considerazione dei sussidi statali abbassano i salari.

Il salario minimo potrebbe ridurre i costi per lo stato

Un salario minimo generale, secondo i sindacati, potrebbe ridurre il numero degli occupati con un basso salario e far diminuire i costi per lo stato. La DGB pone la sua attenzione sui lavoratori che oltre a svolgere un regolare lavoro con assicurazione sociale, ricevono un sussidio di integrazione. Una metà degli Aufstocker, secondo DGB, sarebbero soprattutto Minijobber e altri lavoratori con condizioni precarie oppure lavoratori autonomi.

Per i lavori con regolare assicurazione sociale, la DGB ritiene le aziende responsabili: i lavoratori devono essere retribuiti in modo da non dover piu' ricevere aiuti dallo stato.

In tutta la Repubblica Federale gli Aufstocker nel 2010 sono costati circa 4 miliardi di Euro - 2.186 milardi sono arrivati dallo stato, 1.746 miliardi dai comuni. In media ricevevano circa 600 € di prestazioni passive, di cui 330 per le spese di alloggio.

mercoledì 13 giugno 2012

Il paese con gli stipendi piu' alti del mondo

Der Spiegel ci illustra la nuova frontiera della flessibilità tedesca: insegnanti di scuola materna con contratti interinali. Inutile dire che l'obiettivo è risparmiare

1000 Euro lordi al mese - secondo il partito "Die Linke" sarebbe questo lo stipendio di molti insegnanti in Sassonia. Le donne ricevono circa il 50% in meno di quanto previsto dai contratti collettivi. Secondo il "Saarbrücker Zeitung" c'è stato un forte aumento di lavoratori interinali (Leiharbeit) fra gli insegnanti delle scuole materne.

Il settore del lavoro in affitto da diversi anni in Germania è in pieno boom. Secondo un rapporto del "Saarbrücker Zeitung" sarebbe in forte crescita fra anche fra gli operatori sociali e gli insegnanti di scuola materna la quota di lavoratori temporanei. Il loro numero dal 2009 al 2011 sarebbe cresciuto di un terzo. Il giornale cita i dati forniti dalla Bundesagentur für Arbeit (agenzia per il lavoro).

Lavoratori temporanei come educatori? Molte città e paesi in questo modo non solo cercano di tappare i buchi negli organici, ma soprattutto risparmiano sui costi. La vice presidente dei Verdi Ekin Deligöz ha dichiarato al giornale che molti comuni temono il diritto ad un posto garantito negli asili nido: provvedimento che sarà in vigore dal prossimo agosto. Con i lavoratori temporanei gli enti pubblici hanno maggiore flessibilità. "Questo spiega solo in parte il ricorso al lavoro temporaneo", ci dice Deligoz.

1000 Euro lordi per gli insegnanti specializzati

Ci sono evidentemente degli abusi negli stipendi. La portavoce di "Die Linke", Sabine Zimmermann, ha descritto casi in cui insegnanti qualificati della scuola materna ricevono 1000 Euro lordi al mese. Lo stipendio mensile lordo per gli insegnanti, secondo i contratti collettivi,  è attualmente intorno ai 2160 € netti.

"In considerazione della loro qualificazione  e della responsabilità, gli educatori non vengono pagati adeguatamente per le loro prestazioni", ha dichiarato Zimmermann. Con il lavoro in affitto il problema si è aggravato ulteriormente. 

Anche il recente piano del Ministro per il Lavoro Ursula von der Leyen è improbabile che contribuisca a migliorare la retribuzione degli insegnanti. Nel piano del ministero si propone la riqualificazione dei disoccupati -  ad esempio le migliaia di lavoratrici Schlecker, che nel corso del fallimento della catena di drogherie hanno perso il loro lavoro. I sindacati hanno attaccato il piano della Von der Leyen definendolo come "vergognoso"; nel piano, infatti, il lavoro di insegnante è definito facile da imparare ed eseguibile da chiunque. 

mercoledì 6 giugno 2012

Cercasi 6 milioni di lavoratori

Il governo federale prevede una forte carenza di forza lavoro e si lancia in una campagna pubblicitaria verso l'estero per attrarre personale qualificato. I sindacati non sono d'accordo, e rilanciano: il governo sta solo facendo pubblicità a se stesso. Da Welt.de
Il governo federale ritiene che in Germania presto mancheranno 6 milioni di lavoratori, e per colmare il gap di forza lavoro ha appena presentato un piano.

Con una vasta campagna pubblicitaria e di informazione in Germania e all'estero, il governo federale intende coprire le necessità di manodopera qualificata dell'economia tedesca. Il via all'offensiva per accaparrarsi la forza lavoro mancante lo hanno dato il ministro dell'economia Philipp Rösler (FDP), il ministro del lavoro Ursula von der Leyen (CDU), e il presidente della Bundesagentur für Arbeit (BA) Frank-Jürgen Weise - prima dell'incontro del governo sul tema lavoro al castello di Meseberg.

La campagna si rivolge alla forza lavoro potenziale, alle imprese e al pubblico in generale. All'estero la campagna si rivolge ai giovani qualificati interessati ad avere un futuro lavorativo in Germania. 

Il ministro del lavoro Von der Leyen ha chiarito, che da qui al 2025 per motivi demografici in Germania mancheranno circa 6 milioni di lavoratori. Il presidente della BA avverte che per lo sviluppo delle imprese la mancanza di manodopera potrebbe essere una minaccia  piu' seria della crisi finanziaria.

"Abbiamo lavori che nessuno fa, ci sono ordini che non vengono soddisfatti", ha detto Von der Leyen. Lei e Roesler sperano infatti di poter sfruttare il potenziale di lavoratori nazionali e stranieri piu' di quanto non sia stato fatto fino ad ora: "Vale la pena venire in Germania", ha detto Roesler e ha sollecitato una nuova "cultura di benvenuto".

Il nucleo dell'offensiva per attrarre la forza lavoro sono le piattaforme internet Fachkräfte-Offensive.de e make-it-in-germany.com. I due siti web propongono suggerimenti e sostegno (in inglese e tedesco) per le aziende e i lavoratori specializzati. Non vengono pubblicizzate solo le possibilità di una carriera in Germania, ma sono presenti offerte di lavoro e assistenza concreta per chi vuole iniziare a lavorare in Germania.

In Germania è necessario aumentare il numero di persone attive

Il presidente di BA Weise ha parlato di una doppia strategia per coprire le necessità di forza lavoro: in patria è necesssario incrementare la quota di popolazione attiva fra le donne e gli anziani, offrire opportunità di formazione ai disoccupati, e ridurre i tassi di abbandono scolastico. Ma se anche questo riuscisse, rimarrebbe sempre un bisogno di forza lavoro, che puo' essere coperto solo con un'emigrazione qualificata dall'estero.

Ogni anno in Germania dovranno arrivare dall'estero 200.000 lavoratori specializzati. Nel 2011 questo obiettivo è stato raggiunto. L'ufficio di statistica ha registrato un saldo attivo fra emigrazione e immigrazione di 279.000 persone - il valore piu' alto da 15 anni.

Il governo a tal proposito ha abbassato gli ostacoli per l'arrivo di immigrati. I titoli di studio stranieri saranno riconosciuti piu' facilmente. Il reddito minimo per gli immigrati qualificati con la nuova carta blu è stato portato da 66.000 € a 45.000 €. Nelle professioni dove manca forza lavoro (dottori, ingegneri) sono sufficienti 35.000 €.

I sindacati non sono convinti da questa politica

Il presidente della confederazione sindacale tedesca (DGB), Michael Sommer, ha criticato il governo che nell'ultimo anno non sarebbe stato in grado di aumentare il potenziale di manodopera qualificata. Il leader di DGB ha negato una generale carenza di lavoratori qualificati: ci sono necessità di lavoratori qualificati solo in alcuni settori, come nella cura degli anziani o nel settore IT.

"Il lamento del governo per la mancanza di forza lavoro qualificata non è credibile, almeno fino a quando sarà fatto così poco per l'occupazione e la formazione di giovani lavoratori, donne, migranti e anziani" ha commentato Sommer. Chi vuole assicurarsi forza lavoro specializzata dall'estero, deve anche offrire le giuste condizioni salariali e di lavoro. "Per fare questo non aiuta certo una campagna pubblicitaria colorata", continua il presidente di DGB.

I settori produttivi scommettono invece su un approccio generale finalizzato ad assicurarsi la forza lavoro. Di questo approccio fanno parte un aumento della quota di persone attive fra le donne, e l'immigrazione di forza lavoro qualificata. "In questo paese dobbiamo creare una vera cultura dell'accoglienza" ha richiesto il presidente di delle Camere di Commercio tedesche Hans Heinrich Driftmann.

L'opposizione ha invece accusato il governo di troppo attivismo: "Eventi spettacolari senza conseguenze concrete come oggi a Meseberg, non ci portano da nessuna parte" ha dichiarato il membro SPD Hubertus Heil.  La maggioranza giallo nera (FDP-CDU) non è  capace di raggiungere accordi concreti con i sindacati e con le parti contrattuali. Heil ha consigliato al governo di concentrare nell'ufficio della cancelleria il compito di attrarre forza lavoro qualificata. Un consiglio di esperti con un ambito ben definito potrebbe definire al meglio i passi necessari per ottenere questo risultato.