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lunedì 18 novembre 2013

La fine dell'amiciza franco-tedesca

Il tramonto della moneta unica corrisponde anche alla fine di un'amicizia che durava da oltre 50 anni e di una lunga fase di riconciliazione. Il segno tangibile è il ritiro della brigata franco-tedesca operato dai francesi: ufficialmente per motivi di bilancio, in realtà per una divergenza sempre piu' profonda fra i due paesi. Da German Foreign Policy
La stampa tedesca commenta con titoli canzonatori la recente visita della Cancelliera a Parigi: "la grande vincitrice incontra un Hollande impotente", titolava la stampa del gruppo Springer. Riferendosi alla drammatica situazione economica francese scriveva: "il paese si avvicina al baratro". Dall'altro lato gli esperti constatano una profonda divergenza fra l'economia tedesca e quella francese. Berlino con le riforme Hartz - riduzioni salariali e compressione della spesa sociale - ha garantito all'industria tedesca un vantaggio tangibile, si scrive nell'analisi. La resistenza contro i programmi di austerità in Francia è molto forte. Le differenze economiche fra Francia e Germania sono ormai molto ampie ed è sempre piu' forte il dubbio che vi siano ancora "basi sufficientemente solide per una cooperazione franco-tedesca", si scrive in una recente analisi della Deutschen Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP). Come prova ulteriore dell'erosione dei legami fra Germania e Francia gli osservatori indicano la recente decisione del governo di Parigi di ritirare dalla Germania una parte importante della brigata franco-tedesca.

Un certo ritardo

Il diverso andamento economico registrato da Francia e Germania da quando Berlino si è imposta su Parigi nella battaglia per il potere all'interno dell'UE, viene definito dagli esperti francesi come un "disaccopiamento" ("decrochage") dell'economia del loro paese. Il tema è stato oggetto di una recente analisi che Henrik Uterwedde, direttore del Deutsch-Französisches Institut di Ludwigsburg, ha appena pubblicato presso la Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP). Secondo il documento "la Francia sarebbe sempre piu' in ritardo". Mentre l'economia tedesca continua a crescere, quella francese è in stagnazione; mentre la disoccupazione in Germania è scesa fino al 5.4%, in Francia ha raggiunto l'11%. L'export tedesco è in una fase di boom, la Francia è in profondo rosso. [2] Inoltre, sempre secondo Uterwedde l'industria francese "sta perdendo di peso": "nel 2000 il valore aggiunto creato dall'industria francese era pari al 50% di quello tedesco; 10 anni piu' tardi il rapporto era scesa al 40%" [3]. I consulenti del governo tedesco constatano apertamente che "il peso relativo della Germania sta crescendo, mentre la Francia sta perdendo influenza".

Taglio salariale: "capacità di cooperazione"

Secondo Unterwedde "non c'è alcun dubbio" che le riforme Hartz realizzate dai governi rosso-verdi abbiano creato delle condizioni favorevoli per l'economia tedesca - condizioni che alla fine hanno permesso all'industria tedesca di imporsi contro la concorrenza francese. La situazione francese di oggi ricorda "sotto molti aspetti" la situazione in cui si trovava la Germania prima delle riforme Hartz, sempre secondo Uterwedde. Tuttavia Parigi fino ad ora avrebbe ritardato le "importanti riforme strutturali" - anche a causa delle "massicce proteste politiche".  In merito all'accettazione dei tagli salariali e delle riduzioni di spesa sociale da parte dei sindacati tedeschi, nell'ambito delle riforme Hartz [5], scrive l'autore "gli accordi aziendali per la difesa del lavoro e della competitività che il management e i consigli di fabbrica hanno siglato in numerose imprese di grandi dimensioni sin dagli anni '90" hanno avuto molto successo; l'elemento determinante è stato "la capacità di cooperazione per il superamento dei problemi, da sempre presente in Germania". Considerando la propensione alla lotta tipica dei sindacati francesi, sempre secondo il documento "in Francia tale capacità di cooperazione è molto limitata".[6]

Resistenza francese

Di fatto la critica alle riforme Hartz e alla loro impronta neoliberista, al loro effetto nell'ampliamento delle differenze fra ricchi e poveri, che in Germania hanno addirittura contribuito ad ampliare le differenze di aspettativa di vita fra ricchi e poveri, in Francia è molto diffusa.[7] In una "parte considerevole della società francese c'è una forte resistenza contro queste misure neoliberiste", ammette Uterwedde. "Oltre alla valutazione negativa della politica economica tedesca", si sono aggiunte nel frattempo "le critiche verso l'egemonia economica e la politica tedesca per l'Eurozona". Quest'ultima, si dice in Francia, è rivolta in "maniera univoca a una politica di austerità". Le speranze "di un cambiamento di governo a Berlino e di un nuovo corso nella politica europea" sono andate in frantumi; in Francia dalla Grosse Koalition si aspettano "solo dei cambiamenti marginali rispetto alla precedente linea politica". A livello governativo il tentativo di resistenza francese non ha avuto buon fine: "il tentativo del presidente francese di organizzare una maggioranza in Europa senza, oppure contro la Germania, è fallito, ed ormai appartiene al passato" [8 ]

Il cortile tedesco

Gli stessi dubbi vengono ora espressi non solo in ambito economico e di politica finanziaria, ma anche nel dibattito sulla politica estera e militare. Cosi' uno sguardo alla storia della politica estera e degli interventi militari dell'UE mostrano che sin dagli anni '90 sono serviti a difendere gli interessi tedeschi nell'Europa dell'est e del sud-est: con la guerra in Jugoslavia, l'allargamento ad est dell'UE e il "partenariato orientale", che a fine novembre dovrebbe essere incoronato da un accordo per una piu' stretta integrazione fra i diversi paesi dell'Europa orientale e del Caucaso con l'UE. Gli interessi francesi in Africa sono stati messi da parte, indimenticabile è l'intervista all'allora ministro della difesa federale Volker Rühe nel 1994: "L'Eurokorp non è un Afrikacorp"[9], oppure il fallimento pilotato da Berlino dell'Unione mediterranea proposta da Parigi[10]. La Francia nei suoi tradizionali bacini di influenza in Africa è sempre piu' debole, scrivevano già 2 anni fa i consiglieri del governo di Berlino; nel lungo periodo "la distanza fra Parigi e i paesi del Mediterraneo potrebbe diventare ancora piu' grande".[11] Il contrario accade invece per le posizioni tedesche nei suoi tradizionali bacini di influenza nell'Europa dell'est e del sud-est.

La brigata franco-tedesca

In questo contesto Parigi alla fine di ottobre ha deciso di ridimensionare drasticamente la brigata franco-tedesca. La sua fondazione risale ad un accordo tra Helmut Kohl e François Mitterrand nel 1987; nel 1989 è stata istituita come simbolo della riconciliazione franco-tedesca. La Francia ha piu' volte sollecitato l'utilizzo della brigata; la Repubblica Federale l'ha sempre impedito, non per ragioni pacifiste, piuttosto perché la Germania se avvia un'operazione militare lo fa nel suo interesse, non per difendere gli interessi francesi. La linea ufficiale di Parigi recita: a causa di risparmi inevitabili, il prossimo anno il 110° Reggimento di fanteria sarà ritirato dalla caserma di Donaueschingen in Baden-württemberg. Si tratta di una parte importante della brigata franco-tedesca. Di fatto, nella decisione di ritiro, la motivazione principale è stata il riconoscimento che la parte tedesca nel progetto binazionale segue solo i propri interessi e non è interessata ad un ribilanciamento. Gli osservatori confermano che la Francia, invece, nelle ex-colonie non ha sacrificato le sue basi militari. L'imposizione degli interessi  tedeschi ha condotto a tagli nei progetti bilaterali - anche nella brigata franco-tedesca.

Dubbi

Come scrive Henrik Uterwedde in riferimento alle questioni economiche e finanziarie, negli ultimi tempi "ci sono sempre piu' dubbi sul fatto che vi siano le condizioni minime per il proseguimento della cooperazione franco-tedesca" [12]. Dubbi di questo genere sono emersi anche in ambiti molto diversi - tutti risultati del tentativo di imporre un'egemonia tedesca.

[1] s. dazu Am längeren Hebel, Germanische Strenge und Ein Tabubruch
[2] s. dazu Hartz IV für alle
[3] Henrik Uterwedde: Ende der Divergenzen? Perspektiven der deutschen und französischen Wirtschaftspolitik, DGAPanalyse No. 11, November 2013
[4] s. dazu s. dazu Die Dominanz über Europa
[5] s. dazu Sparen für Deutschland
[6] Henrik Uterwedde: Ende der Divergenzen? Perspektiven der deutschen und französischen Wirtschaftspolitik, DGAPanalyse No. 11, November 2013
[7] Soziale Schere geht weiter auseinander - Arme sterben fünf Jahre früher als Reiche; www.rtl.de 10.10.2013
[8] Henrik Uterwedde: Ende der Divergenzen? Perspektiven der deutschen und französischen Wirtschaftspolitik, DGAPanalyse No. 11, November 2013
[9] s. dazu Ein Land am Abgrund
[10] s. dazu Kein Gegenpol
[11] s. dazu Kulturkämpfe

[12] Henrik Uterwedde: Ende der Divergenzen? Perspektiven der deutschen und französischen Wirtschaftspolitik, DGAPanalyse No. 11, November 2013

giovedì 24 gennaio 2013

Il vero discorso di Cameron


Hans-Olaf Henkel, euroscettico della prima ora, ex presidente della BDI (Confindustria tedesca), si diverte a riscrivere il discorso di Cameron sull'Unione Europea. Da Handelsblatt.de
Sotto la pressione di Merkel e Hollande il premier britannico Cameron ha dovuto rinviare il suo tanto atteso discorso sull'Europa - niente doveva interferire con le celebrazioni per il Trattato dell'Eliseo. Che cosa avrebbe potuto dire?

Quando i circa 1.000 deputati del Bundestag e dell'Assemblea nazionale francese festeggeranno al Reichstag il cinquantesimo anniversario del Trattato dell'Eliseo, non mancherà certo il Pathos. Il caso ha voluto che il premier britannico David Cameron abbia rinunciato a tenere lo stesso giorno il suo tanto atteso discorso sull'Europa. L'ha dovuto rimandare su pressione di Angela Merkel e Francois Hollande. Sarebbe stato meglio se l'avessero anche invitato. Forse avrebbe potuto dire qualcosa:

"Madame Chancellor, Mr. President, Deputies of the German and French Parliament!

Vi ringrazio per questo invito che mi dà non solo la possibilità di congratularmi per le vostre nozze d'oro, ma anche l'opportunità di descrivere lo stato della nostra famiglia europea, dal punto di vista di un lontano parente.

Onestamente, a parte i patetici giuramenti di fedeltà che vi siete appena fatti, sono molto sorpreso, perché né a me né alla mia parentela europea è sfuggito il fatto che voi due sempre piu' spesso litigate. Ovviamente le ragioni sono dovute ai diversi punti di vista dei genitori sull'educazione del bambino avuto insieme, a cui avete dato il nome Euro. La madre vuole insegnare al bambino la disciplina tedesca, il padre invece è piu' per il lassez-faire francese.

La parentela del nord Europa è sempre piu' preoccupata perché lei signor Presidente, ogni volta sembra avere la meglio. L'ingresso della Grecia nell'Eurozona fu accettato dal genitore tedesco solo sotto pressione di quello francese. La clausola di "no bail-out", che doveva essere un muro di difesa fra il contribuente tedesco e i politici spendaccioni del sud Europa, è stata rimossa per la pressione francese. L'indipendenza della banca centrale, combattuta dai francesi, si è dissolta dopo le dimissioni dei rappresentanti tedeschi Axel Weber e Jürgen Stark. I meccanismi automatici di sanzione per la mancanza di una disciplina di bilancio, richiesti dalla madre tedesca dopo la passeggiata a due sulla spiaggia di Deauville, sono stati bocciati dal padre francese. Uno ama risparmiare, mentre l'altro preferisce gettare il denaro dalla finestra, e per questo ci si puo' aspettare un ulteriore logoramento del vostro matrimonio. A meno che i risparmi messi da parte durante il matrimonio non siano ridistribuiti sulla base dell'unione bancaria, tanto desiderata dai francesi.

L'Euro tuttavia non porta solo ad uno scontro fra di voi. Quando lei, sig.ra Cancelliera, ha visitato poco tempo fa il nostro zio comune di Atene, ha avuto bisogno della protezione di 7000 poliziotti. E l'Euro sta spaccando a metà la nostra famiglia: paesi Euro e non Euro. Al di fuori dell'Eurozona, solo la Romania vuole  ancora avere a che fare con la moneta unica. Ma c'è una cosa che mi rattrista: noi, i britannici, siamo cosi' stanchi delle continue discussioni alle vostre feste di famiglia chiamate "Euro vertici", che io ora sono totalmente impegnato ad impedire che una maggioranza dei miei concittadini decida di lasciare la famiglia EU. Alcuni di noi vorrebbero addirittura farsi adottare dai parenti sull'altra sponda dell'Atlantico. 

Sebbene lei con la Gran Bretagna, la Polonia e altri alleati non vi troviate in guerra con la Germania, continua a sostenere che l'Euro assicura la pace. Ma proprio oggi qualcuno le deve dire che l'effetto dell'Euro è esattamente il contrario. Sta danneggiando pesantemente l'Europa, e la sta dividendo politicamente.

Vi ringrazio per l'attenzione".

mercoledì 23 gennaio 2013

Jacques Attali sui 50 anni del Trattato dell'Eliseo


Jacques Attali, ex consigliere di Mitterand, intervistato da FAZ,  con grande realismo descrive lo stato delle relazioni franco-tedesche e i passi necessari per ridare vita ad un legame indebolito dalla crisi. Da FAZ.net
Cinquanta anni dopo la firma del Trattato dell'Eliseo il rapporto fra Francia e Germania è in una fase di stallo. Un'intervista con l'ex consigliere presidenziale Jacques Attali.

FAZ: Quale coppia franco-tedesca negli ultimi 50 anni è stata la migliore?

JA: Senza dubbio il duo Mitterand-Kohl. Andavano molto d'accordo, lo posso attestare. La coppia aveva i prerequisiti per non intendersi, e invece sin dall'inizio fra i due è scoppiata la scintilla. Erano ossessionati dalla costruzione dell'Europa. Helmut Kohl è un uomo ammirevole, un uomo molto grande. Insieme hanno fatto cose importanti: l'unione monetaria, lo spazio Schengen, la brigata franco-tedesca e l'inizio dell'integrazione militare fra i due paesi, Frontex- l'agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne dell'Unione Europea, il programma di scambio Erasmus. Mitterand e Kohl hanno costantemente contribuito con nuove idee, anche se solo una su dieci poi è diventata realtà. In quel periodo l'integrazione europea procedeva con passi da gigante.

FAZ: Come considera la coppia Merkel-Holland rispetto alla mitica coppia franco-tedesca?

JA: La loro relazione è appena iniziata, è troppo presto per dare un giudizio. Di fatto il rapporto franco-tedesco sarà paralizzato fino alle elezioni del nuovo cancelliere in ottobre.

FAZ: Ma come giudica le relazioni franco-tedesche degli ultimi 10 anni?

JA: Diciamolo, Francia e Germania sono condannate ad andare d'accordo. Dai tempi di Mitterand e Kohl non c'è piu' la stessa vicinanza fra i 2 paesi. Già da molto tempo non vengono lanciate nuove idee. Sul lato francese Chirac, Sarkozy e Jospin non erano degli europeisti convinti. Sul lato tedesco non si è abbandonata l'Europa, ma ci si è rivolti ad altri partner; ad esempio con Gerhard Schröder alla Gran Bretagna di Tony Blair.

FAZ: Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, dopo tutto, hanno lavorato a stretto contatto

JA: Si', ma a causa dell'Eurocrisi. In un primo momento si sono guardati con sospetto. Poi hanno iniziato a lavorare insieme, perché volevano evitare un fallimento, le cui conseguenze potevano essere drammatiche. Di fatto le relazioni franco-tedesche da 15 anni vanno avanti ad un livello minimo.

FAZ: Perché?

JA: E' prima di tutto una questione di generazioni. I politici di oggi non hanno vissuto la guerra in prima persona. E non hanno preso al programma di scambio europeo Erasmus. L'Europa per loro non è una necessità assoluta. In questo momento ci troviamo in una fase pericolosa. L'Europa non è governata da europeisti. Angela Merkel in fondo è una prussiana, e per i prussiani l'Europa non ha mai contato molto. Alla fine pero' ha capito che senza l'Europa, la Germania sarebbe crollata.

FAZ: E la Francia?

JA: La Francia ha capito che l'Europa è destinata a sparire se l'integrazione europea non va avanti, e che cio' sarebbe una catastrofe per il paese. La Francia e la Germania hanno un complesso di superiorità. La Germania a causa del suo peso in alcuni importanti settori, la Francia per via della sua demografia. In un certo senso e senza ammetterlo, entrambi i paesi pensano di essere  dipendente l'uno dall'altro molto meno che in passato. L'Eurocrisi ha un vantaggio: ricorda a francesi e tedeschi che sono condannati a lavorare insieme.

FAZ: Quali sono i principali successi del duo franco-tedesco negli ultimi 50 anni?

JA: Al primo posto: è stata definitivamente sepolta l'ascia di guerra fra i due paesi. Il destino dell'uno è indissolubilmente legato a quello dell'altro. Ma è una coppia fragile. Nelle loro teste il legame non ha fatto passi avanti. In Francia, la letteratura, il cinema o la musica della Germania contemporanea non sono conosciuti. C'è poco desiderio di Germania. La coppia franco-tedesca vive da decenni di due brutti ricordi: il comportamento mostruoso dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale e la debolezza della Francia nel 1940. Oggi questi ricordi sono sbiaditi. Giustificano tutt'al piu' un matrimonio di convenienza. Storicamente parlando, la Francia si sente molto piu' attratta dalla Russia che non dalla Germania. E lo stesso per la Germania. Questo rapporto ha bisogno di un nuovo spirito.

FAZ: E come lo si potrebbe trovare?

JA: Io credo in primo luogo con dei grandi progetti. Una integrazione delle reti ferroviarie francesi e tedesche. Come sarebbe ad esempio una fusione fra SNCF e Deutsche Bahn?  Io penso ci si dovrebbe orientare all'esempio di EADS. Prima di tutto nel settore farmaceutico e nell'industria automobilistica. In ambito culturale si potrebbero fondare case editrici comuni. Si potrebbe pensare anche a canali televisivi franco-tedeschi

FAZ: Ma c'è già Arte.

JA: Arte è una stazione francese, trasmessa anche in Germania, come una vera joint-venture. Fondamentalmente nell'ambito della cultura e dell'integrazione universitaria resta molto da fare. La dimensione franco-tedesca del programma Erasmus è insufficiente.

FAZ: Negli ultimi tempi a Parigi e Berlino sono cresciute le preoccupazioni per le diverse posizioni in ambito politico, economico e culturale. Anche lei ha questa impressione?

JA: François Mitterrand una volta disse: temo il giorno in cui la Germania sarà guidata da un prussiano. Il momento è arrivato. La Prussia non si è mai interessata all'Europa.

FAZ: Nemmeno Federico il Grande?

JA: Nemmeno Federico il Grande. Ho scritto una biografia di Denis Diderot e le posso assicurare che Federico il Grande era un dittatore terribile. Ha impedito a Voltaire di fare delle pubblicazioni mentre si trovava presso di lui. A un livello piu' profondo le relazioni franco-tedesche sono diventate vittime di una caricatura, vale a dire: la Germania se la sta cavando molto meglio della Francia. Questo è falso. Fra 30 anni ci saranno piu' francesi che tedeschi. I tedeschi non hanno nessuna politica per la famiglia. Le politiche per la famiglia non sono un Club Mediterranée. Riguardano la sopravvivenza di un paese. Senza una politica per la famiglia un paese si suicida a piccoli passi. In questo senso il modello francese è migliore. Io credo che gli stranieri in Francia siano anche molto meglio integrati rispetto alla Germania...

FAZ: Lei sostiene un nuovo federalismo europeo. Quale ruolo dovrebbero avere la Germania e la Francia?

JA: Io credo che l'Unione Europea nel frattempo sia diventata un legame fin troppo debole. Una federazione di 27 stati non puo' funzionare. I parlamentari europei dei 27 stati membri servono a votare le dimensioni delle barre di cioccolato. A Strasburgo invece, gli stessi parlamentari, cioe' quelli dei 17 membri dell'Eurozona, dovrebbero dar vita ad una vera e propria assemblea costituzionale. Ma questo processo non puo' essere guidato né dalla Commissione europea né dai diplomatici nazionali. I diplomatici vivono per Brussel, e la Commissione non ha alcun interesse a lavorare a un progetto che limiti i suoi poteri. Per fare questo c'è bisogno di una forte volontà politica dei rappresentanti eletti e di politici motivati. 

FAZ: Si dice, l'Europa con ogni crisi fa un piccolo passo in avanti. Data la portata dell'ultima crisi non ci si sarebbe potuti aspettare qualcosa di piu' di una unione bancaria, anche se si tratta di un passo importante?

JA: Ci troviamo in una fase di transizione verso un'Europa federale o almeno di un Europa un po' piu' federale. La trasformazione della BCE nel 2012 ha dato ai politici un po' piu' di tempo. La BCE ha spento il fuoco che minacciava di incendiare tutta l'Europa. Ma in un certo senso ha introdotto uno schema piramidale. Assumerà rischi finanziari, se è convinta che i politici intendano agire per ridurre gli squilibri nell'Eurozona. Di fatto nel 2012 in Europa abbiamo vissuto un colpo di stato tecnocratico. La BCE si è sostituita ai politici indecisi, e ha preso il comando dell'aereo europeo. Ma in realtà non si è risolto ancora nulla.

FAZ: Come possono fare i politi europei per tornare al comando?

JA: Con convinzione e una chiara visione. Torno a Mitterand e Kohl. Entrambi avevano un'energia europea enorme. E potevano fare affidamento su un terzo uomo: Jacques Delors al vertice della Commissione. Kohl e Mitterand non avevano paura di nominare un uomo forte per la Commissione. Da allora al vertice della Commissione ci sono stati solo politici deboli. Sono state decisioni suicide. Barroso lascerà presto il suo posto. Se lo si riuscirà a sostituire con un uomo forte come Mario Monti o Pascal Lamy, le carte potranno essere di nuovo mischiate. Presto vedremo se i politici attuali hanno il coraggio politico necessario.