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domenica 17 settembre 2023

Una riserva silenziosa di 3 milioni di persone che in Germania vorrebbe lavorare, ma che non riesce a farlo

 Si parla spesso della mancanza di lavoratori qualificati in Germania in alcuni settori come l'artigianato o l'assistenza sanitaria, eppure dati alla mano c'è una cosiddetta "riserva silenziosa" di circa 3 milioni di persone intenzionate a rientrare sul mercato del lavoro ma che per un motivo o un altro non riescono a farlo. E' possibile mobilitare questa "riserva silenziosa"  per colmare la mancanza di lavoratori qualificati senza ricorrere all'immigrazione? Ne scrive Focus.de

riserva silenziosa germania


Circa tre milioni di cittadini tedeschi desidererebbero lavorare, ma per varie ragioni, al momento non lo fanno. Questa "riserva silenziosa" tuttavia potrebbe essere un efficace strumento per affrontare la carenza di lavoratori qualificati.

Un esempio concreto di questa situazione è quello di Joanna Marciszewska-Ruano, che si è trasferita per amore dalla Polonia in Germania. Subito dopo essere diventata madre, ha scelto di dedicarsi all'assistenza del figlio. Tuttavia, quando il bambino ha raggiunto un anno, Joanna sarebbe voluta tornare al lavoro.

Non ha mai chiesto la disoccupazione. Joanna, che parla diverse lingue e possiede due lauree, aveva svolto un ruolo di responsabilità nelle vendite per un'azienda tedesca in Polonia. Aveva fiducia nel fatto che sarebbe riuscita a trovare un nuovo lavoro rapidamente.

Tuttavia, ha ricevuto numerosi rifiuti senza una spiegazione chiara. Potrebbe essere stato perché cercava un impiego part-time per dedicare più tempo al figlio o perché i potenziali datori di lavoro la ritenevano eccessivamente qualificata.

Questo episodio, riportato dalla "Frankfurter Allgemeine Zeitung" quasi dieci anni fa, è ancora rilevante oggi. Joanna Marciszewska-Ruano faceva parte di quella "riserva silenziosa" di individui che desideravano lavorare ma non riescono per varie ragioni.

Attualmente, secondo l'Ufficio federale di statistica, ci sono circa tre milioni di tedeschi di età compresa tra 15 e 74 anni che rientrano in questa categoria. Questa "riserva silenziosa" comprende una varietà di persone, tra cui casalinghe, studenti, alunni, pensionati e coloro che hanno rinunciato a cercare lavoro.

Hanno Beck, professore di economia presso l'Università di Pforzheim, spiega che esistono diverse definizioni di "riserva silenziosa", ma una caratteristica comune è che queste persone sarebbero disponibili per il mercato del lavoro a determinate condizioni.


riserva silenziosa in germania


L'Ufficio federale di statistica classifica la "riserva nascosta" in tre categorie principali. La prima categoria comprende le "persone che cercano lavoro, ma che non possono accettare un impiego in tempi brevi, ad esempio a causa di responsabilità per la cura di persone", come madri e padri che si occupano dei propri figli.

La seconda categoria riguarda coloro che sarebbero disposti a lavorare, ma che non cercano attivamente un impiego "perché ritengono di non poter trovare un lavoro adeguato", spesso a causa di uno scoraggiamento dopo una serie di candidature infruttuose.

La terza categoria, la più numerosa, è costituita da persone che "non cercano un lavoro né sono immediatamente disponibili, ma esprimono comunque un desiderio generale di lavorare".

Questo gruppo, sebbene distante dal mercato del lavoro, conta circa 1,7 milioni di individui.

Complessivamente, sono circa tre milioni di tedeschi che, in teoria, desidererebbero lavorare ma che attualmente non lo fanno per varie ragioni. Nel frattempo, la carenza di lavoratori qualificati rappresenta una sfida decisiva per la Germania.

I dati del mercato del lavoro elaborati dall'Istituto dell'Economia Tedesca (IW) indicano che ci sono quasi 540.000 posti di lavoro vacanti. Gli economisti ritengono che utilizzare questa "riserva silenziosa" potrebbe essere una soluzione per affrontare questa problematica, e tale idea sembra essere molto ragionevole.

Un'economista dell'Istituto per la ricerca sul mercato del lavoro e l'occupazione di Norimberga, Enzo Weber, ha suggerito qualche mese fa in un'intervista alla "ZDF" di reclutare gli individui ultra sessantenni direttamente dalla "riserva silenziosa". Ha dichiarato: "Se avessimo una partecipazione alla forza lavoro di persone con più di 60 anni come quella attuale fra le persone più giovani di cinque anni, avremmo quasi 2,5 milioni di lavoratori in piu'".

pensionati in germania
Aumentare l'età della pensione per colmare la mancanza di personale


Anche l'economista Beck ritiene che "ci sono ragioni sufficienti per mantenere la riserva silenziosa il più piccola possibile". Molte delle persone che potrebbero tornare al lavoro, sarebbero più felici occupando un posto di lavoro, invece che essere disoccupate.

Il rapporto dell'Ufficio federale di statistica mostra inoltre che il 58,1% delle persone appartenenti alla "riserva silenziosa" ha una qualificazione media o addirittura elevata. Questo significa che hanno almeno completato una formazione professionale o hanno conseguito un diploma universitario.

Tuttavia, ci sono momenti in cui mancano gli incentivi. Nel caso delle donne, ad esempio, questa percentuale raggiunge il 60,5%. Beck afferma: "Se ci sono persone che in linea di principio vorrebbero lavorare ma non sono registrate, significa che le capacità produttive - e quindi la ricchezza - rimangono inutilizzate".

Nonostante ciò, Beck non considera la "riserva silenziosa" come l'unico rimedio alla carenza di lavoratori qualificati in Germania. La qualifica delle persone all'interno di questo gruppo resta fondamentale.

In altre parole, se sussiste una carenza di ingegneri o elettricisti a tempo pieno a Monaco, non sarebbe utile attivare una riserva nascosta composta da assistenti sociali con l'obiettivo di lavorare part-time a Bottrop. Un altro aspetto da considerare sono le condizioni fisiche, ad esempio, un artigiano che ha abbandonato il lavoro a causa di problemi alla schiena difficilmente potrebbe tornare a svolgere un lavoro altrettanto impegnativo in quanto prepensionato disposto a lavorare.

A volte, gli incentivi per tornare al lavoro si affievoliscono, come nel caso di Angelika Lütt, con una carriera ricca di esperienza che spazia dall'insegnamento allo sviluppo del personale fino alla gestione dell'innovazione.

Nel 2020, all'inizio della pandemia, Lütt è stata inizialmente messa in congedo a tempo parziale, successivamente in prepensionamento, e infine ha optato per una liquidazione lasciando l'azienda per cui lavorava. In un'intervista a FOCUS online, Lütt, che utilizza un nome diverso per mantenere l'anonimato, dichiara: "Sono in ottima forma, ho dimestichezza con il computer, parlo tre lingue straniere e ho un'enorme esperienza professionale". Questi sono indubbiamente requisiti ideali per il mercato del lavoro.

Nonostante ciò, questa prepensionata si dedica al volontariato nel campo dell'assistenza senza ricevere una compensazione finanziaria. È sincera nel dichiarare: "In realtà, potrei tornare a lavorare regolarmente. E mi piacerebbe farlo. Ma stare a casa è più conveniente a causa delle tasse e dei contributi troppo elevati".

Al momento, deve ancora affrontare il pagamento delle tasse sulla sua liquidazione. Lütt è sposata, e suo marito è anch'esso in pensione. "Il mio consulente fiscale sostiene che, per ogni euro che guadagno, dovrei versare due euro in tasse".

Sebbene la situazione di Lütt possa essere un caso particolareper molte persone il denaro rappresenta una motivazione significativa a ritornare al lavoro. Questo vale anche per i membri della "riserva silenziosa" che non hanno completamente abbandonato il mercato del lavoro.

Inoltre, si parla anche della modifica delle "norme sul reddito integrativo per le prestazioni di base". Questo potrebbe almeno aumentare l'incentivo per i lavoratori a basso reddito a rientrare nel mondo del lavoro.

Tuttavia, anche coloro che non rientrano nella fascia di reddito che riceve il reddito di cittadinanza potrebbero essere scoraggiati da tasse e contributi elevati, secondo l'economista. Egli sostiene che "un'adeguata riforma fiscale potrebbe essere la soluzione", ma sottolinea anche che una tale riforma comporterebbe una diminuzione delle entrate dello Stato e potrebbe suscitare controversie in termini di politica distributiva.

Per aumentare gli incentivi al lavoro, è fondamentale ridurre i carichi fiscali sul reddito da lavoro, ma ciò comporta inevitabilmente conseguenze per le entrate statali e solleva questioni controverse in ambito politico.

Inoltre, ci sono altre proposte per coinvolgere la "riserva silenziosa". Secondo l'indagine dell'Ufficio federale di statistica, un terzo delle donne tra i 25 e i 59 anni appartenenti alla "riserva silenziosa" non può lavorare a causa della responsabilità per l'assistenza a familiare.

Beck sostiene che sia necessario "adattare i posti di lavoro alle circostanze private e individuali". Questo includerebbe soluzioni per l'assistenza all'infanzia, condizioni lavorative compatibili con la vita familiare e una distribuzione dei compiti familiari basata sulla collaborazione.

Marciszewska-Ruano, la cui situazione era stata riportata dalla "FAZ" dieci anni fa, alla fine è riuscita a trovare un lavoro. Ha inizialmente richiesto un impiego a tempo pieno invece di uno a tempo parziale e ha discusso una riduzione delle ore solo in un secondo momento.



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venerdì 12 aprile 2019

"Il tasso di disoccupazione tedesco è troppo bello per essere vero"

Secondo la Linke e i sindacati tedeschi, dalle statistiche ufficiali sulla disoccupazione, ai minimi storici, mancherebbero circa 900.000 persone, sistematicamente ignorate dai dati ufficiali. Ne scrive MDR


Il tasso di disoccupazione tedesco è troppo bello per essere vero - afferma Matthias W. Birkwald, capogruppo della Linke in Commissione Lavoro e affari sociali al Bundestag. Dalle statistiche mancano infatti i disoccupati di lunga durata con piu' di 58 anni, i lavoratori in formazione e gli occupati a un euro l'ora.

"La cosa piu' assurda è che quando un disoccupato la mattina va al centro per l'impiego e si mette in malattia, allora scompare anche dalle statistiche sulla disoccupazione. Cioè, se uno è malato, ufficialmente non è più disoccupato. Lo trovo assolutamente sbagliato"


Matthias W. Birkwald, della Linke

Birkwald ha rifatto il calcolo. Il numero dei disoccupati, dice, è di circa 900.000 persone piu' alto rispetto al numero dichiarato ufficialmente. Di fatto, i diversi governi federali hanno rimosso molti gruppi di persone dalle statistiche.

La sottoccupazione inserita nelle statistiche

L'arbeitsamt nelle sue pubblicazioni è vincolato dalle direttive della politica. Nonostante ciò, ogni mese, fra le cifre pubblicate, fa intravedere che ci sono più disoccupati rispetto al numero ufficiale, come spiega la portavoce Susanne Eikemeier. Negli anni si è capito che le persone desideravano avere un'immagine più chiara della disoccupazione. "Abbiamo voluto soddisfare questa richiesta e dal 2010, abbiamo quindi iniziato a indicare la cosiddetta sottoccupazione", spiega Eikemeier.

Questa cosiddetta sottoccupazione riguarda anche le persone coinvolte nelle misure per il reinserimento nel mercato del lavoro. Vengono calcolati allo stesso modo anche i lavoratori con orario ridotto e i lavoratori autonomi che vivono con i sussidi pubblici per la creazione d'impresa.

Anche i sindacati chiedono un tasso di disoccupazione più trasparente

Per il presidente della DGB (confederazione sindacale) della Sassonia, Markus Schlimbach, questo numero non viene calcolato in maniera sufficientemente ampia da mostrare il tasso di disoccupazione reale. Egli chiede infatti che il dato ufficiale venga integrato con determinati gruppi. 

Ad esempio, per Schlimbach le cifre sulla disoccupazione sarebbero più realistiche se coloro che sono coinvolti in una misura di formazione fossero inclusi nelle statistiche. Perché anche loro sono in cerca di un lavoro e avrebbero il diritto di apparire nelle statistiche sulla disoccupazione. Per Schlimbach si tratta di una questione di trasparenza.

Linke: le statistiche sulla disoccupazione dovrebbero essere più comprensive

Il politico della Linke Matthias W. Birkwald, chiede invece che le statistiche sulla disoccupazione siano redatte nella maniera piu' ampia possibile. Bisognerebbe inoltre menzionare quante sono le persone che lavorano involontariamente solo part-time.

"È il momento di agire invece di usare i soliti trucchetti. Tutti i disoccupati non ancora conteggiati devono essere inclusi nelle statistiche ufficiali sulla disoccupazione in modo che questi dati possano indicare la disoccupazione reale"

Matthias W. Birkwald della Linke

Se si chiede ai partiti di governo cosa ne pensano, rispondono con il silenzio. Diversi politici dell'Unione e della SPD non hanno voluto commentare una riforma dei metodi di calcolo.

L'ultima volta in cui c'è stata un po' di onestà fu nel 2005. Il governo di Gerhard Schröder incluse centinaia di migliaia di beneficiari di welfare nelle statistiche. Per la sua SPD fu uno smacco, perché sulla carta il numero ufficiale dei disoccupati fece da un giorno all'altro un balzo enorme.





domenica 2 settembre 2018

Perché la presunta mancanza di lavoratori qualificati è più che altro una campagna di PR degli industriali tedeschi

A scriverlo non è un foglio sovversivo dell'est ma la liberale e liberista Die Welt. In un paese con 2 milioni e mezzo di disoccupati ufficiali e un altro milione e mezzo nascosto nelle statistiche gli imprenditori tedeschi continuano a lamentarsi per la mancanza di forza lavoro qualificata e chiedono al governo una legge sull'immigrazione che faciliti l'importazione di lavoratori a basso costo dai paesi extra UE. Molti economisti di rango tuttavia, dati alla mano, mettono in dubbio questa narrazione che le associazioni imprenditoriali nel frattempo sono riuscite ad imporre sui media. Il vero problema è un altro: le posizioni lavorative restano aperte a lungo perché la paga oraria è troppo bassa. Ne parla Die Welt


Se dobbiamo credere ai rappresentanti delle associazioni economiche, la Germania sta affrontando dei tempi molto difficili. Le esportazioni vanno bene, gli acquisti crescono in maniera ininterrotta, il portafoglio ordini della maggior parte delle aziende è pieno. Ma ogni anno che passa, a quanto pare, è sempre più difficile evadere gli ordini - perché mancherebbero i lavoratori per farlo. Soprattutto gli specialisti. E questo nel lungo periodo potrebbe rivelarsi un rischio per l'economia.

Secondo la Camera di commercio e dell'industria tedesca (DIHK), quasi un'azienda su due lamenta di non essere in grado di coprire nel lungo periodo le posizioni lavorative aperte. Altrettante invece, a causa della scarsità di personale sono preoccupate per le prospettive di crescita. Nel complesso, ci sarebbero circa 1,6 milioni di posti di lavoro non coperti a causa della mancanza di candidati idonei, avverte l'associazione.

Ma c'è una lunga serie di esperti che considera questi allarmi esagerati - e ritiene che la presunta mancanza di manodopera specializzata in Germania sia invece una favola. L'Istituto per l'economia e le scienze sociali (WSI) della Hans Böckler Stiftung, vicino al sindacato, in un'analisi giunge invece ad un'altra conclusione: le cifre della DIHK sono eccessive e poco significative.

Di previsioni cupe ne circolano da anni

Il problema non è tanto che non ci sarebbero abbastanza lavoratori, ma che le aziende non sono disposte a pagare salari decenti, afferma Eric Seils, autore dell'ultimo rapporto WSI sul mercato del lavoro. "Le continue lamentele di molti imprenditori in merito ad un presunto rischio aziendale causato dalla carenza di lavoratori qualificati avrebbero come unico scopo quello di contenere l'aumento del costo del lavoro nel settore a basso salario tedesco", sostiene Seils.

La nuova legge sull'immigrazione, che si pone proprio l'obiettivo di attrarre il maggior numero possibile di lavoratori dall'estero e che il governo federale sta pianificando, non sarebbe necessaria, al contrario dannosa.

Di previsioni cupe, secondo le quali in Germania presto mancheranno lavoratori, in particolar modo quelli qualificati, ne girano da anni. L'istituto di ricerca Prognos, ad esempio, la scorsa estate ha calcolato che solo a causa dell'invecchiamento della popolazione, entro il 2030 ci saranno tre milioni di lavoratori in meno. E l'Institut der Deutschen Wirtschaft (IW) nel suo rapporto MINT sul mercato del lavoro per i matematici, gli informatici, gli scienziati e i tecnici conclude che attualmente mancherebbero 237.500 di questi professionisti.

Paga cattiva, alto turn-over

La DIHK aveva suonato l'allarme per un gran numero di settori. Ad esempio, l'83 per cento delle aziende operanti nel lavoro interinale nel lungo periodo non riuscirebbe ad occupare i posti vacanti per mancanza di candidati qualificati. Nel settore della sicurezza, il 78% delle aziende ha riscontrato questo problema, nel trasporto merci su strada il 63% e nel settore dell'ospitalità il 62%.

Secondo Eric Seils ad essere interessati sarebbero in particolar modo i settori a basso salario in cui "i requisiti richiesti sono di gran lunga inferiori rispetto alla media". Tuttavia la probabilità che vi sia una carenza di lavoratori proprio in questi settori è molto bassa. La verità è che nei settori sopra-menzionati la retribuzione è bassa, il turn-over del personale è molto forte e quindi anche il numero dei posti vacanti è alto, secondo Seils.

Tuttavia i datori di lavoro avrebbero un forte incentivo a spiegare l'incremento dei posti di lavoro vacanti come un problema di mancanza di forza lavoro qualificata, egli suggerisce: "Se hanno partecipato al sondaggio DIHK e si sono lamentati per la carenza di lavoratori qualificati, possono allora sperare che l'associazione di categoria si impegni politicamente per far importare dall'estero lavoratori stranieri a basso costo".

La BA non vede una carenza generale di lavoratori qualificati

Diversi esperti condividono questa valutazione. Il fatto che le associazioni imprenditoriali si lamentino continuamente per la carenza di lavoratori qualificati, fa parte di una strategia conosciuta come "Rent-Seeking", afferma l'economista Thomas Straubhaar. Secondo questo approccio gli imprenditori possono valutare se è meglio fare progressi attraverso le prestazioni della propria azienda oppure grazie agli aiuti di Stato. "Se sembra più facile ed economico innescare nei ministeri competenti delle reazioni di aiuto, invece di far fronte con nuove idee alla mancanza di lavoratori, allora si sceglie di spedire i propri rappresentanti di associazione a Berlino", sostiene Straubhaar.

È indiscutibile che in determinati settori sia difficile trovare abbastanza lavoratori dipendenti. La vera domanda è un'altra: qual è la dimensione del problema? Seils del WSI sottolinea che il numero  specificato dal DIHK, pari a 1,6 milioni di posti di lavoro non coperti per mancanza di lavoratori qualificati, sarebbe del 60 per cento superiore rispetto ai quasi 984.000 posti di lavoro indicati come immediatamente disponibili dal sondaggio rappresentativo dell'istituto scientifico dell'Agenzia Federale per il lavoro (IAB).

E l'Agenzia Federale per il Lavoro (BA) nella sua analisi di giugno sulle difficoltà nel mercato del lavoro qualificato scrive: "nonostante il forte incremento del periodo in cui le posizioni restano vacanti, e un rapporto molto basso fra disoccupati e posti di lavoro, in Germania non si può ancora parlare di una carenza di lavoratori qualificati. Piuttosto possiamo dire che in alcune professioni e in alcune regioni vi siano notevoli problemi nel coprire le posizioni di lavoro aperte". Inoltre, la BA aggiunge: ".. un indice onnicomprensivo in grado di misurare le carenze oppure la mancanza di forza lavoro tuttavia non esiste".

L'esperto DIW ritiene i sondaggi solo parzialmente credibili

Secondo gli esperti il criterio utilizzato, cioè quanto tempo è necessario per coprire una posizione lavorativa aperta, ci dice poco sulle reali dimensioni della carenza di lavoratori qualificati. "L'aumento delle posizioni vacanti fra quelle disponibili può anche essere il segno che l'agenzia per il lavoro è in ritardo nella intermediazione oppure che i datori di lavoro sono troppo selettivi", afferma Karl Brenke, da molti anni esperto di mercato del lavoro presso il Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW). I sondaggi sulle aziende, come quelli del DIHK, sono solo in parte credibili. Perché le aziende cercherebbero di assicurarsi una riserva di manodopera disponibile - e questo anche lanciando allarmi sulla presunta mancanza di personale qualificato.

"Se ci fosse effettivamente una significativa carenza di lavoratori qualificati, la potremmo osservare probabilmente nell'aumento dei salari, perché le aziende dovrebbero sforzarsi per ottenere le persone adatte", dice Brenke. Negli ultimi anni, tuttavia, ci sono stati degli aumenti salariali relativamente bassi.

Come Seil, anche Brenke non vede alcun motivo per portare in Germania altri lavoratori attraverso una nuova legge sull'immigrazione. "Abbiamo un mercato del lavoro aperto, esiste già la Carta blu all'interno dell'UE e in Germania abbiamo altri regolamenti aggiuntivi che consentono l'immigrazione e i relativi permessi di lavoro per i lavoratori qualificati provenienti dai paesi extra UE. Non abbiamo bisogno di una nuova legge sull'immigrazione come quella prevista dal governo", dice l'esperto. Il mercato del lavoro nell'UE è enorme e la disoccupazione in molti stati membri, anche fra i giovani istruiti, è spesso così alta che la Germania potrebbe reclutare in questi paesi la maggior parte dei lavoratori qualificati necessari.

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martedì 7 marzo 2017

I dati sulla disoccupazione tedesca sono credibili?

Sono in molti a ritenere che i dati sulla disoccupazione tedesca siano "abbelliti" dal governo, Der Spiegel prova a spiegare le reali dimensioni della disoccupazione in Germania. Da Der Spiegel


Ogni mese l'Agenzia Federale per il Lavoro (Bundesagentur für Arbeit, BA) pubblica i dati mensili sulla disoccupazione, lo ha fatto anche mercoledi' scorso. E ogni mese l'opposizione e le parti sociali rilanciano la stessa critica di fondo: i dati sono stati abbelliti, i senza lavoro in realtà sarebbero molti di piu', ma il governo usa dei trucchi per farli sparire dalle statistiche ufficiali.

E' vero? La statistica ufficiale dà un quadro eccessivamente ottimistico del mercato del lavoro? La risposta: Sì e No.

Si', perché in realtà ci sono molte piu' persone senza un lavoro rispetto a quelle ufficialmente "disoccupate" secondo i dati della BA.

No, perché la BA ogni mese pubblica accanto al dato ufficiale un altro dato - che non nasconde -, e che ci dà un quadro più' realistico del mercato del lavoro. E anche perché le stime ufficiali supplementari, necessarie per avere un quadro completo dei dati sulla disoccupazione, sono accessibili senza problemi su Internet.

1 - La disoccupazione ufficiale

E' il codice della previdenza sociale (Sozialgesetzbuch) a indicare chi deve essere considerato ufficialmente disoccupato:

- chi si è registrato come disoccupato all'ufficio del lavoro (ed è disponibile per le loro intermediazioni) e

- non lavora oppure lavora meno di 15 ore la settimana ed

- è in cerca di un lavoro con assicurazione sociale

In linea di principio questi criteri non sarebbero l'ideale per cercare di abbellire i dati sulla disoccupazione. Lo mostra il confronto con gli standard dell'ILO (International Labour Organisation), un'organizzazione dell'ONU: secondo gli standard ILO è sufficiente un'ora di lavoro alla settimana per essere considerato economicamente attivo e scomparire dalle statistiche. In Germania al contrario anche chi lavora 14 ore la settimana viene considerato disoccupato.

Nel febbraio 2017 questi criteri erano soddisfatti da circa 3.76 milioni di persone. Nonostante cio' il numero ufficiale dei disoccupati è di circa 2.76 milioni, un milione in meno.

Disoccupazione ufficiale febbraio 2017

2 - Sottooccupati

Come si è visto, circa un milione di persone in Germania non vengono considerate ufficialmente disoccupate, anche se rientrerebbero nei criteri sopra-indicati: sono considerate sottooccupate. Fra questi ci sono:

- chi partecipa ad una qualche forma di politica attiva per il mercato del lavoro, oppure

- persone temporaneamente malate (si prevede tuttavia che in futuro saranno in grado di lavorare), oppure

- chi ha superato i 58 anni e percepisce un sussidio Hartz IV


Fra le misure di politica attiva per il mercato del lavoro ci sono ad esempio:

- attivazione e integrazione: training per la scrittura delle candidature

- formazione: aggiornamento professionale

- sostegno agli stranieri: corsi di lingua e corsi di integrazione

Per una parte relativamente piccola di questo gruppo sembrerebbe ragionevole l'esclusione dal calcolo del numero di disoccupati - come per le circa 19.000 persone che hanno un lavoro e per le quali il datore di lavoro riceve un contributo dall'Arbeitsamt (sono considerati nel gruppo "altre misure", "weitere Maßnahmen"). Ed è solo con molta buona volontà che si possono tenere fuori dal calcolo sui disoccupati i partecipanti ai corsi di lingua e di integrazione (considerati alla voce "sostegno agli stranieri" o "Fremdförderung"), come accade per una parte dei rifugiati arrivati in Germania nel corso del 2015.

La stragrande maggioranza degli "altri sottooccupati", tuttavia, sono senza ombra di dubbio disoccupati:  lo sono ad esempio i partecipanti ad un corso di formazione sulla scrittura delle candidature della durata di 2 settimane, oppure i percettori di un sussidio Hartz IV con un "Ein-Euro-Job". E la regola secondo cui i percettori di Hartz IV oltre i 58 annni e disoccupati da oltre un anno spariscono dalla statistica è puro abbellimento.

Alla luce di queste considerazioni, nel febbraio 2017 i disoccupati non sarebbero 2.76 milioni, bensi' 3.76 milioni.


Non si puo' tuttavia accusare la BA di voler nascondere questi dati. Vengono pubblicati - insieme ai dati ufficiali sulla disoccupazione - nella categoria dei sottooccupati. A febbraio 2017 i sottooccupati erano 3.76 milioni, fra questi ci sono anche coloro che hanno avviato una nuova attività e ricevono un contributo della BA. 

Tuttavia anche questo dato non dà un quadro completo della dimensione complessiva della disoccupazione

3 - Riserva silenziosa

Alla cosiddetta riserva silenziosa appartengono le persone che non sono ufficialmente registrate come disoccupate all'ufficio del lavoro - ma che  sarebbero comunque disposte ad accettare un posto di lavoro. Questo vale ad esempio per le persone che fino ad ora non hanno mai lavorato e che non hanno alcun diritto ai sussidi di disoccupazione, perché ad esempio il coniuge guadagna troppo. Un altro gruppo sono coloro che per rassegnazione hanno abbandonato la ricerca di un lavoro, ma che riprenderebbero a lavorare se ci fossero posizioni disponibili nel loro settore.

Quante siano le persone che appartengono alla riserva silenziosa non puo' essere calcolato con precisione, poiché non sono stati registrati come disoccupati. Il loro numero tuttavia puo' essere stimato, per farlo ci sono diversi metodi. Sul tema l'Ufficio di Statistica Nazionale arriva a conclusioni diverse rispetto all'Agenzia Federale per il Lavoro. Un esempio: nel 2012 lo IAB, l'istituto di ricerca dell'Agenzia per il lavoro, calcolava 567.000 persone in questa condizione - secondo altre stime piu' recenti sarebbero solamente 232.000.

A differenza dei sottooccupati, nel caso della riserva silenziosa, è quindi ragionevole che la BA le escluda dalle statistiche sulla disoccupazione - semplicemente non è possibile conoscere, neanche lontanamente, il loro numero. Tuttavia esistono, e anche le persone nella riserva silenziosa sono a tutti gli effetti dei disoccupati. 

Per il 2017 lo IAB stima una riserva silenziosa di 271.000 persone. Nel grafico seguente è inclusa nel calcolo - deve essere considerata come un'approssimazione, non come una cifra esatta.


Nel febbraio 2017 in Germania c'erano quindi circa 4 milioni di persone disoccupate - e non 2.76 milioni, come riportato dai dati ufficiali sulla disoccupazione. 

La situazione attuale, tuttavia è decisamente migliore di quella di dieci anni fà. Perché anche allora le regole secondo le quali le persone venivano escluse dalla statistica erano fondamentalmente le stesse - il pregiudizio diffuso, secondo cui le statistiche sulla disoccupazione sono permanentemente manipolate dal governo è falso. Il grafico seguente mostra come la disoccupazione a partire dal 2005 sia diminuita - dai circa 6.5 milioni di disoccupati di allora, ai poco meno di 4 milioni di oggi.


venerdì 5 aprile 2013

E' la fine del jobwunder?


Nonostante le rassicurazioni del governo, il mercato del lavoro tedesco da mesi mostra segnali di rallentamento. E' davvero la fine del jobwunder? Da Jjahnke.net, con dati della Bundesagentur fuer Arbeit e del Statistisches Bundesamt

L'Arbeitsagentur vorrebbe convincerci che il recupero occupazionale di inizio anno non c'è stato solo a causa del lungo inverno. Anche i media si aggrappano a questa descrizione rosea dei fatti, come del resto fa il telegiornale della sera. E naturalmente fa lo stesso anche il Ministero dell'Economia, in maniera ancora piu' suggestiva, con il suo comunicato stampa:

"Il mercato del lavoro in Germania è in gran forma. Il rigido inverno ha fatto si' che in questa fase dell'anno la disoccupazione scendesse un po' meno del solito. Nel complesso la situazione economica e lo stato d'animo dei consumatori negli ultimi mesi sono sensibilmente migliorati. Ad eccezione della zona Euro, l'economia mondiale è tornata a crescere. L'economia tedesca è all'inizio di una fase di ripresa. Questa nuova fase di crescita avrà inizio in primavera e continuerà durante tutto l'anno. Il trend positivo nel mercato del lavoro si rafforzerà nel corso dell'anno".

I dati tuttavia descrivono una situazione diversa. L'indice relativo al numero di posizioni aperte del Bundesanstalt für Arbeit (Stellenindex) continua a scendere dall'inizio dello scorso anno ed è già al di sotto del livello dello stesso mese di un anno fa. Il numero degli occupati con l'obbligo di assicurazione sociale (no minijob) scende dall'ottobre dello scorso anno.

Indice con il numero di posizioni lavorative aperte del Bundesagentur fuer Arbeit
Numero di occupati in milioni con obbligo di assicurazione sociale (no mini-job) - Statistisches Bundesamt

Se confrontata con i dati dell'anno precedente, la disoccupazione continua a crescere dall'ottobre 2012. Anche i dati destagionalizzati confermano la crescita della disoccupazione, solo con pochissime interruzioni, sin dall'inizio dello scorso anno.
Andamento della disoccupazione rispetto allo stesso mese dell'anno precedente in % (Bundesagentur  fuer Arbeit)
Andamento della disoccupazione in migliaia. La linea nera è il valore relativo al mese, quella verde il  valore destagionalizzato (Fonte Destatis)

Naturalmente si fa di tutto per nascondere questa tendenza negativa. Quando si tratta dei dati sulla disoccupazione si torna ai soliti trucchi statistici. Solo il 56.6 % dei 5.5 milioni di beneficiari di un sussidio di disoccupazione sono ufficialmente registrati come disoccupati. 6 anni fa il valore era del 65%. Molti di questi nel frattempo hanno perso il diritto all'indennità perché non hanno accettato ogni lavoro che veniva loro proposto.

Numero dei disoccupati ufficiali (in blu) Vs. quelli non ufficiali ma che tuttavia ricevono un sussidio di  disoccupazione (in rosso), dati espressi in migliaia.

Sono sempre di piu' inoltre le persone che in Germania escono dal mercato del lavoro in anticipo e per questa ragione subiscono una riduzione della pensione. Secondo i dati del sistema pensionistico tedesco (Deutsche Rentenversicherung) nel 2011 sono state quasi 700.000 le persone che per la prima volta hanno ricevuto una pensione di anzianità. Circa la metà di queste - quasi 337.000 - non hanno ricevuto la pensione completa, perché non hanno lavorato fino al limite dei 65 anni. La quota dei pensionati precoci con un trattamento peggiorativo è salita dal 41.2 % del 2005 al 48.2% attuale. Secondo i dati della Bundesagentur für Arbeit la quota degli occupati fra i 60 e i 64 anni nel mese di giugno dello scorso anno era solo del 29.3%, fra i 64enni era addirittura del 14.2%. D'altronde è necessario considerare che a partire dai 58 anni non si viene piu' considerati disoccupati se entro un anno dalla perdita del lavoro non si riceve almeno un'offerta di lavoro.

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domenica 17 febbraio 2013

Chi di austerity ferisce, di austerity perisce


I dati in arrivo dall'economia tedesca ci dicono che l'austerity sta avendo un effetto molto negativo anche sulla principale economia dell'Eurozona. Il ramo inizia a scricchiolare sul serio. Da jjahnke.net

Andamento del PIL in rapporto trimestre precedente (Fonte: Statistisches Bundesamt)

Secondo l'ultimo comunicato dell'Ufficio federale di statistica il PIL tedesco nel quarto trimestre è sceso dello 0.6 % rispetto al trimestre precedente (dati destagionalizzati).

Sviluppo del PIL tedesco (dati destagionalizzati) in rapporto al trimestre precedente e allo stesso periodo dell'anno precedente

Di particolare interesse: gli investimenti netti, in calo già dal secondo trimestre del 2011, secondo i dati pubblicati, hanno continuato la loro discesa anche nel quarto trimestre 2012. 

Investimenti netti in Germania (Fonte: Statistisches Bundesamt)

Altri dati dell'ufficio di statistica confermano per il quarto trimestre 2012 un forte calo del fatturato dell'industria tedesca e una riduzione delle vendite al dettaglio.

Andamento delle vendite al dettaglio

Nel confronto internazionale lo sviluppo dell'economia tedesca non è particolarmente favorevole.

Andamento del PIL in rapporto al trimestre precedente (Fonte Eurostat)

Anche l'export sta rallentando, nonostante gli "Hurrà" che arrivano dalla politica. L'ufficio federale di statistica ha titolato cosi' il comunicato sull'andamento dell'export nel 2012: "+3.4 % sul 2011 - esportazioni e importazioni raggiungono nuovi livelli record". I media hanno rilanciato con molto piacere la buona notizia. In realtà, sono dati del passato. Rispetto al mese di dicembre dello scorso anno c'è stato un calo di quasi il 7%. 

Andamento dell'export in rapporto allo stesso mese dell'anno precedente (Statistisches Bundesamt).

Le importazioni tedesche si sono sviluppate in maniera ancora peggiore. Dall'Eurozona rispetto allo stesso mese dell'anno precedente sono scese di quasi il 6.8%. La Germania in questo modo è sempre di piu' l'opposto della famosa locomotiva d'Europa.

Andamento dell'import in rapporto allo stesso mese dell'anno precedente (Fonte: Statistisches Bundesamt)

Anche l'andamento dell'occupazione ristagna dalla metà dello scorso anno.

Andamento dell'occupazione rispetto allo stesso mese dell'anno precedente (Statistisches Bundesamt)

Nei dati sull'evoluzione della disoccupazione le statistiche potrebbero ingannare. Solo il 58 % dei 5.4 milioni beneficiari di sussidi di disoccupazione nel 2013 è stato ufficialmente segnalato come disoccupato. Sei anni prima la percentuale era del 65%. 

Percentuale di beneficiari di sussidi di disoccupazione contabilizzati come disoccupati (parte blu). Bundesagentur fuer Arbeit)

Nonostante tutti gli accorgimenti utilizzati per rendere piu' belli i dati (i disoccupati da piu' di 12 mesi con oltre 58 anni di età non vengono considerati nel numero dei senza lavoro), la disoccupazione cresce dall'ottobre 2012.

Andamento della disoccupazione rispetto allo stesso mese dell'anno precedente (Fonte: Bundesagentur fuer Arbeit)

venerdì 4 gennaio 2013

Miracolo o bluff?


L'occupazione in Germania tiene e i dati a fine 2012 restano positivi. La conservatrice FAZ propone una riflessione sulla natura del jobwunder: è un vero miracolo oppure è solo un bluff? Da FAZ.net 
Molti paesi sono in grandi difficoltà economiche. Il mercato del lavoro tedesco resta invece uno scoglio nella tempesta. Dipende solo dal fatto che sempre piu' persone sono costrette a lavorare per un salario da fame?

Che scenario: in Europa molti paesi sono in recessione, e anche in altre parti del mondo l'economia nella seconda metà dello scorso anno ha perso slancio - il mercato del lavoro tedesco al contrario sembra essere ancora tonico. In media, lo scorso anno erano ufficialmente disoccupati 2.8 milioni di individui, secondo i dati dell'agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit). Erano stati così pochi solamente nel 1991. Solo un giorno prima l'ufficio federale di statistica aveva riferito che nel 2012  si è raggiunto il numero di occupati piu' alto di sempre: 41.5 milioni.

Come si è arrivati a questi dati? Negli ultimi anni sono stati creati posti di lavoro buoni e sostenibili  o - come in molti sostengono - soprattutto lavori precari, a basso reddito, la cui paga non è sufficiente a pagarsi da vivere?

Molti occupati in piu'
Tasso di disoccupazione in Germania
In entrambe le posizioni c'è del vero, almeno da quanto si puo' dedurre dalle statistiche. In Germania dal 2003 il numero degli occupati è cresciuto con forza. Alla base c'è la percentuale di individui in età lavorativa ancora occupati. Piu' sono e meglio è in questo caso: e la quota è salita dal 64% al 70% nel 2010, secondo le statistiche del Institus für Arbeitsmarkt - und Berufsforschung (IAB).  Il merito di questa crescita va anche  alle riforme del mercato del lavoro, entrate in vigore con il nome di "Hartz".
Tasso di occupazione
I dati indicano che fra i nuovi posti di lavoro ce ne sono anche di ben pagati e che la sostituzione dei posti di lavoro a tempo indeterminato con impieghi meno sicuri e con salario piu' basso non è stata su larga scala. Il numero dei minijobs ad esempio, se si guarda agli ultimi 10 anni, è rimasto costante. Se si guarda solamente alla metà dello scorso decennio, sono diminuiti.
Minjobs in milioni
L'occupazione a tempo determinato si è stabilizzata

Inoltre è vero che nel lungo periodo, fra i lavoratori dipendenti, sono sempre di piu' quelli che lavorano a tempo determinato o hanno un lavoro part time. In entrambi i casi dalla metà degli anni 2000 si è verificata una stabilizzazione. Se parliamo di lavoro part time, una analisi rapida dei dati non dice molto: non sono pochi coloro che desiderano questa forma di lavoro, e per i quali non si tratta solo di una soluzione temporanea. 
Lavoratori part-time in %

Lavoratori con contratto a tempo determinato sul totale in %
Naturalmente questi dati offrono solo un quadro generale e fra i diversi settori e le diverse regioni tedesche ci sono grandi differenze. Cio' non toglie che l'affermazione secondo cui il miracolo nel mercato del lavoro tedesco sarebbe dovuto solo allo "sfruttamento", è falsa. Il fatto che si parli sempre piu' di carenza di forza lavoro qualificata, è solo uno degli indizi