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martedì 23 giugno 2020

Carne da cannone per i grandi macelli

Le condizioni di lavoro in molti macelli tedeschi sono disastrose, gli alloggi per gli operai sono sovraffolati e angusti e i lavoratori dell'est devono anche subire il solito razzismo dei padroni di casa. L'ondata di contagi da Covid-19 porta finalmente alla luce un sistema di sfruttamento industriale che per andare avanti ha disperatamente bisogno di carne da cannone da tutta Europa. Un articolo molto interessante dalla Süddeutsche Zeitung ci spiega come funziona il sistema Tonnies



Già dopo qualche minuto arriva il primo messaggio Whatsapp proveniente da un uomo che qui chiamiamo Marius Popescu*. La SZ ha chiesto su di un gruppo Facebook di rumeni del Nord Reno-Westfalia, se qualcuno aveva voglia di parlare delle condizioni lavorative nel settore della macellazione. Dal 2015 Popescu ha sempre lavorato per Tönnies, fino a quando circa tre settimane fa è stato messo in quarantena. La grande fabbrica per la lavorazione della carne ora è finita al centro dell'attenzione, dopo che più di 1.000 lavoratori sono risultati positivi al Covid-19.

Popescu parla con calma e tranquillità. Non è che nel settore della carne tutto faccia cosi' schifo, dice. Ma molto di quello che ci racconta, tuttavia, spiega anche perché ormai non ci sia quasi piu' nessuno disposto a lavorare nei macelli.

Popescu ha iniziato confezionando la carne per Tonnies, poi è passato al taglio. Ci racconta di circa 200 ore di lavoro mensili e di alloggi in cui prima della pandemia da tre a sette persone condividevano una stanza. Ma non sembra esserne particolarmente scioccato. "Certo il lavoro è duro". Popescu è stato nell’esercito, ma lui non ricorda che fosse così difficile. Lavorava forse un decimo rispetto a quello che fa ora da Tönnies. All'inizio non pensava che ce l'avrebbe fatta - la macellazione industriale gli sembrava troppo brutale. Considera il suo lavoro da Tönnies come un possibile trampolino per qualcosa di meglio. Grazie a questo lavoro vorrebbe trovare qualcos’altro da fare in Germania, possibilmente in un altro settore.

Popescu sembra essere davvero stupito solo da un argomento. Circa sei settimane fà, infatti, lui e sua moglie erano già stati testati per il Coronavius. In seguito sono anche tornati a lavoro. Ma solo due settimane dopo gli sono stati comunicati i risultati: la moglie di Popescu era positiva. Non riesce a capire perché ci sia voluto così tanto tempo per l'analisi. Né può capire perché dopo di allora non ci siano stati altri test, né alcuna informazione. Il giorno dopo lui, sua moglie e l'intero turno sono stati mandati in quarantena. Da allora, nessuno lo ha più contattato. Anche altri lavoratori hanno riferito alla SZ che da Tönnies, già da diverso tempo, c'erano dei casi individuali di coronavirus.

"Quelli che si lamentavano venivano sbattuti fuori".

Dopo Marius Popescu, altri lavoratori hanno voluto parlare con la SZ, la maggior parte di loro sono sconvolti. Andrei Amariei* scrive che vorrebbe mettere in guardia la gente dallo sfruttamento tipico dei macelli come Tönnies. Amariei nel frattempo è uscito dal settore. Dal 2015 al 2019 ha confezionato carne in Germania, per lo più da Tönnies a Rheda-Wiedenbrück. Ora vive di nuovo in Romania ed è felice, lo racconta in una telefonata su Facetime. La lista delle sue accuse contro Tönnies è lunga. All'inizio lo hanno fatto lavorare per sette settimane senza un giorno di riposo - e sempre di notte, poiché  aveva urgente bisogno di soldi. Ma anche gli altri lavoratori spesso ottenevano un solo giorno libero ogni tre settimane. Anche il suo datore di lavoro, come nel caso di Marius Popescu, un subappaltatore intermediario, truffava sui salari. Quando Amariei ha lasciato l'alloggio aziendale, il subappaltatore gli ha comunque detratto l'affitto. Se passavano del tempo a pulire il posto di lavoro, non veniva considerato come orario di lavoro. Amariei segnala anche "errori" in busta paga, sempre in favore del datore di lavoro. Regolarmente venivano a mancare delle ore, anche se le ore di lavoro effettive erano registrate con la scansione delle impronte digitali al momento dell’ingresso. "Chi si lamentava non veniva più considerato necessario", dice Amariei. Alle domande, risponde sorridendo imbarazzato, come se lui stesso fosse sorpreso di essere rimasto intrappolato in un sistema del genere. Definisce Tönnies uno "stato nello stato". Anche la Cancelliera Merkel non riuscirebbe ad entrare, se non ci fosse qualcuno a farla passare. In realtà, non gli è permesso di riferire nulla sulle condizioni di lavoro presso Tönnies, è scritto nel contratto di lavoro con il suo subappaltatore.



Fino alla pubblicazione di questo articolo, Tönnies non ha risposto alle richieste della SZ.

Le descrizioni di Popescu e Amariei coincidono con altre informazioni, come quelle di Szabolcs Sepsi. Dal 2013, infatti, è responsabile del progetto "Faire Mobilität" a Dortmund nell'ambito del quale aiuta i lavoratori a difendere i loro diritti.

Sepsi spiega in che modo il settore della carne, circa 30 anni fa, sia stata industrializzato e liberalizzato. "C'è una dura guerra dei prezzi condotta dai subappaltatori in concorrenza fra di loro". L'industria della carne ha portato all'estremo il sistema dei contratti d'opera. Molti lavoratori, infatti, potrebbero essere trasferiti in qualsiasi momento. Secondo le sue stime, dei 7.000 dipendenti di Toennies attualmente in quarantena, circa 3.500 lavorano per aziende esterne, circa 2.000 sono rumeni. Senza questo confuso sistema di subappaltatori, Tönnies avrebbe potuto identificare piu’ facilmente gli alloggi dei lavoratori, dice Sepsi.

Senza dubbio negli ultimi anni la situazione negli alloggi è migliorata. In passato gli era capitato di trovare la muffa, gli scarafaggi e i cavi elettrici aperti. Come Popescu, anche Sepsi sostiene che il mattatoio dovrebbe essere solo un trampolino di lancio per trovare poi altri lavori migliori in Germania. Ma racconta anche: "Le condizioni di vita negli alloggi restano difficili".  Dato che molti stabilimenti per la lavorazione della carne lavorano 24 ore su 24, spesso davanti ai bagni si forma la coda e non si riesce piu' a stare in pace e tranquillità. E questo potrebbe anche alimentare conflitti con il quartiere: "Quando il furgone di notte viene a prendere i lavoratori e suona il clacson, penso che dia molto fastidio". Sepsi conferma che in questo settore la frode sui salari è sistematica. La maggior parte dei lavoratori ufficialmente guadagna il salario minimo, ma deve lavorare più di quanto concordato. Nel corso degli anni, alcuni sviluppano dolori cronici e a volte vengono "fatti fuori" dai subappaltatori.

Le persone attualmente in quarantena sono particolarmente indignate a causa dell'affermazione secondo la quale sarebbero andati via per un lungo weekend e così’ al loro ritorno avrebbero portato con sé il virus. In realtà molte persone stavano lavorando negli stabilimenti: "Non c'è stato nessun fine settimana lungo per l'industria della carne", dice Sepsi. "L'affermazione è semplicemente falsa e alimenta solo il razzismo."

Ai dipendenti di Tönnies sarebbe stato rifiutato l'ingresso negli ambulatori medici

Si registra già un aumento dell’emarginazione: gli hanno riferito infatti che gli ambulatori medici non fanno più entrare i dipendenti di Tönnies. Si dice che i supermercati abbiano fatto uscire persone che pensavano fossero dei rumeni. "È successo anche a Cosfeld", dice Sepsi.

Per Andrei Amariei non è una grande sorpresa. Dice: "I rumeni sono sempre stati in fondo alla scala sociale, anche i polacchi e i turchi ci guardano dall’alto in basso". Racconta di un conoscente rumeno che da commesso di un supermercato, aveva il divieto di parlare rumeno con i clienti rumeni. Da un lato si ricorda dei vicini di casa simpatici - e dall'altro di tutti quelli che non perdevano occasione per lamentarsi dei rumeni. "Anche se un'auto era parcheggiata un po' storta". Amariei è molto infastidito anche dalle dichiarazioni del presidente del NRW Armin Laschet. Mercoledì scorso, infatti, hanno chiesto a Laschet che cosa significasse il boom di contagi da Toennies per quanto riguarda l’allentamento dei divieti. Laschet ha risposto: "Non ci dice nulla a riguardo, perché i rumeni e i bulgari sono rientrati in Germania e il virus arriva dai loro paesi". In seguito Laschet ha anche citato gli alloggi come una possibile causa di diffusione, ma dopo le critiche molto pesanti che gli sono arrivate ha dovuto chiarire: "Non è possibile dare la colpa del virus a persone di qualsiasi origine esse siano".

Amariei invece sostiene che Toennies, come Laschet, stava solo cercando di scaricare la colpa su chi può essere sostituito piu’ facilmente: "Troverai sempre qualcuno che alla fine è disposto a lavorare sodo anche per pochi soldi. Le persone che si sono messe i soldi in tasca ora stanno semplicemente dando la colpa a loro. Non c'è decenza in tutto questo".

* I nomi dei dipendenti sono stati cambiati.


lunedì 15 giugno 2020

Come hanno fatto i grandi discount tedeschi a invadere il mercato con la loro carne di maiale a prezzi stracciati?

Dietro c'è una storia di animali maltrattati, di sfruttamento dei lavoratori nei grandi macelli del nord e una guerra dei prezzi che ha fatto arricchire a dismisura i signori della carne di maiale a basso costo. Questa storia molto interessante ce la racconta Jürgen Glaubitz, sindacalista del grande sindacato tedesco Ver.di

discount tedeschi con carne di maiale a prezzi stracciati


Pochi giorni dopo che centinaia di dipendenti della Westfleisch di Coesfeld sono risultati positivi al test per il Covid-19, e la stampa (ancora una volta!) ha riferito delle scandalose condizioni in cui versano molte fabbriche tedesche per la lavorazione della carne, Aldi ha avviato una nuova trattativa per ottenere dei ribassi sul prezzo della carne di maiale. Indipendentemente dalla discussione in corso sull'industria della carne, Aldi chiede una rapida riduzione dei prezzi della carne suina.

Così, in concomitanza con l'avvio della stagione delle grigliate, sul mercato viene lanciata della carne ancora piu' economica. Dopo tutto, sostengono i supermercati, è nell'interesse del consumatore. Al tedesco piace grigliare, ha speso molti soldi per il suo nuovo barbecue, ma vuole spendere il meno possibile per quello che ci deve mettere sopra. E' fondamentale che sia economico.

Le cose stanno davvero così? I tedeschi vogliono veramente avere sempre piu' carne a buon mercato - ad ogni costo? Aldi, Lidl & Co. vogliono davvero viziare il "re cliente" con dei prezzi sempre piu' bassi? Oppure hanno obiettivi completamente diversi, diciamo meno nobili?


Qual'è il vero "prezzo" da pagare per avere questa carne cosi' economica? Ad essere colpiti non ci sono solo i poveri maiali negli allevamenti per l'ingrasso e gli operai nelle fabbriche di Tönnies, Vion, Westfleisch & Co. A subirne le conseguenze alla fine sono anche i consumatori, perché il consumo di carne a basso costo è tutt'altro che salutare...

Povero maiale

I bassi prezzi nella grande distribuzione hanno anche un lato oscuro. I maiali da ingrasso vivono in stallini angusti con pavimenti di tavole. Nell'ingrasso convenzionale dei suini, gli animali vengono fatti crescere senza tregua e senza pietà. Lesioni e disturbi comportamentali come i morsi alle orecchie e alla coda ne sono spesso le conseguenze. Particolarmente negativa è l'immobilità degli animali nelle piccole casse.

discount tedeschi in Italia



L'allevamento in batteria tipico dela carne a basso costo spesso implica un'indicibile tortura per gli animali. In Germania un maiale su cinque nato per alimentare l'industria della carne "non raggiunge nemmeno l'età di macellazione perché si ammala o si ferisce prima". Più di 13 milioni di suini, infatti, vengono uccisi prematuramente "per necessità" (spiegel.de del 22.10.2019).

L'anno scorso in questo paese sono stati macellati 55 milioni di maiali. La maggior parte di loro proviene da allevamenti sul territorio nazionle. Un maiale su tre viene macellato dall'azienda Tönnies, a Rheda-Wiedenbrück


Tutto per il benessere degli animali?

Quando vengono criticate queste condizioni vergognose, spesso si fa riferimento all'etichetta sul benessere degli animali. Si tratta di un marchio di garanzia che ha lo scopo di aiutare a valutare le condizioni in cui gli animali vengono allevati, trasportati e macellati. È stata presentata per la prima volta nel 2018, e poi in seguito modificata.

L'etichetta sul benessere degli animali viene criticata sin dalla sua introduzione. Stern l'ha definita "una delle più grandi bugie create negli ultimi anni dalle pubbliche relazioni" (stern.de 29.5.2017). I critici hanno parlato di una "etichetta come un alibi". E anche la nuova versione non apporta alcun reale miglioramento in merito all'allevamento degli animali. Un maiale del peso di 110 kg avrebbe a disposizione 0,90 metri quadrati di spazio, invece degli 0,75 metri quadrati di cui disponeva finora. I critici considerano l'etichetta di "benessere degli animali" come un altro marchio di qualità che non apporta nessun miglioramento concreto. La partecipazione all'etichettatura, inoltre, resta volontaria. 

"La carne di maiale a basso costo è il risultato di una politica agricola che non introduce un'etichetta vincolante per il benessere degli animali. Con la carne industriale pompata grazie ai farmaci, non dobbiamo nemmeno porci la domanda: è questo il benessere degli animali? La domanda piuttosto è un'altra: "è un bene per gli animali?" (extra 3, dal 23.1.2020)



Il duro lavoro di manovalanza nelle fabbriche per la produzione di carne

Per qualche giorno c'è stata una grande indignazione in merito alle condizioni scandalose in cui i lavoratori stranieri a basso salario sono costretti a lavorare e vivere nel nostro Paese. Del resto non è un argomento nuovo. Già nel 2016 Die Zeit scriveva: "Dormono in quattro su dei materassi sottili, lavorano più di 12 ore al giorno e guadagnano poco più di 1.000 euro al mese" (zeit.de dal 3.4.2016). Tre anni fa, lo stesso giornale riportava su Clemens Tönnies, il più grande macellatore di maiali in Germania (e part-time ancora presidente dello Schalke 04): "Migliaia di lavoratori provenienti da Polonia, Romania e Ungheria lavorano appena sopra gli zero gradi, e guadagnano solo pochi euro l'ora. Queste persone hanno reso ricco Tönnies".

"Il re dei maiali" (zeit.de, dal 5.11.2017).

Il Süddeutsche scriveva un anno dopo: "Vengono dalla Bulgaria, dalla Romania o dall'Ucraina, lavorano nei macelli, scannano e sezionano maiali o bovini a cottimo. Con questo esercito di lavoratori, la ricca Germania è diventato un paese con manodopera a basso costo per i macelli" (SZ del 13.12.2018).

A proposito, le prime critiche massicce all'industria della carne sono arrivate proprio dall'America. Upton Sinclair nel suo romanzo bestseller "La giungla" del 1906 parlava delle scandalose condizioni igieniche nei macelli americani e del destino degli immigrati europei costretti a sgobbare come schiavi nelle fabbriche di carne di Chicago. Il protagonista è Jurgis Rudkus, un immigrato lituano... sostanzialmente non sembra essere cambiato molto da allora.

Le condizioni di lavoro e di vita precarie dei lavoratori stranieri sono note da anni e ricordano in gran parte gli albori del capitalismo. Il sindacato NGG critica i datori di lavoro dell'industria della carne per "lo sfruttamento degli animali e degli esseri umani". Questa rovinosa guerra dei prezzi si sta svolgendo sulle spalle degli animali e degli esseri umani. E' dal 2013 che la NGGG richiama l'attenzione sull'abuso dei contratti d'opera. Questi contratti vengono "siglati con aziende spesso dubbie, allo scopo di poter liquidare i dipendenti stranieri con dei bassi salari". Il subappalto è la radice del male...

Il governo federale finalmente ha reagito e a partire dal 2021 ha deciso di vietare i contratti d'opera nel settore della carne. Secondo il ministro del lavoro Hubertus Heil (SPD), in Germania non ci potrà piu' essere alcuna tolleranza per un modello di business che si rassegna e accetta lo sfruttamento e la diffusione delle pandemie

Secondo la NGGG si tratta comunque di un buon inizio per porre fine all'abuso dei contratti d'opera nell'industria della carne e allo sfruttamento dei lavoratori in subappalto. Tuttavia, ora saranno necessari dei controlli più severi (NGG, comunicato stampa del 20.5.2020).



"Carne a buon mercato": la guerra dei prezzi 

Ad essere corresponsabili di questi abusi sono i Big Four della grande distribuzione: Aldi, Lidl, Edeka e Rewe. Insieme controllano l'85% dell'intera distribuzione di prodotti alimentari. Con il loro enorme potere d'acquisto, infatti, controllano l'intera catena di approvvigionamento, mettono i fornitori e i produttori sotto una enorme pressione riuscendo in questo modo a ridurre i prezzi d'acquisto.

Si tratta - nel vero senso della parola - della salsiccia! L'obiettivo è quello di espandere sempre di piu' la loro quota di mercato. Lo strumento più importante a tal fine è il prezzo. Aldi e Lidl si battono per la leadership di prezzo nel segmento dei discount. Un importante "campo di battaglia" è la carne, mentre le cotolette a prezzo stracciato e i bratwurst oscenamente economici sono le esche.

Le conseguenze per i terzi non interessano quasi a nessuno! Le procedure sono sempre le stesse: non appena uno fa un passo in avanti, gli altri tre seguono. E in questo modo si apre un nuovo round nella guerra dei prezzi. L'obiettivo è quello di guadagnare quote di mercato. E un modo per farlo è la carne a basso prezzo.

Alla grande distribuzione piace prendere come pretesto il consumatore finale, il quale chiederebbe semplicemente delle offerte a basso prezzo. Ma non è il cliente a fare il prezzo, sono Aldi, Lidl & Co. E sono anche responsabili delle conseguenze di questa politica! Fare una concorrenza fondata sul dumping dei prodotti a base di carne di maiale è una porcata. Tali guerre di prezzo si svolgono solo a scapito di uomini e animali.

Ultimo ma non meno importante: probabilmente non è un caso che le tre persone più ricche in questo paese siano i proprietari di Aldi-Nord, Aldi-Süd e Lidl. Insieme, i due clan di Aldi piu' Dieter Schwarz (Lidl), hanno accumulato una fortuna di oltre 70 miliardi di dollari (forbes list 2020).

Un'enorme fortuna, creata attraverso una rigorosa gestione dei costi, una brutale e spietata concorrenza e delle  guerre di prezzo costanti. Le conseguenze negative le pagano gli altri!

Una parte di questa gigantesca fortuna è stata creata grazie al fatto che la carne (e quindi gli animali) vengono letteralmente svenduti

Non si può andare avanti così! Le guerre di prezzo a spese degli esseri umani e degli animali devono cessare. È ora che i super ricchi e gli imperatori dei discount facciano qualcosa di buono, almeno per una volta! Per il bene degli animali e degli esseri umani.

Probabilmente sarebbe una grande idea!

Dr. Jürgen Glaubitz


domenica 24 maggio 2020

"Lo sfruttamento nei macelli tedeschi è sistematico e tollerato"

"Da un lato ci sono le potenti associazioni degli industriali della carne di maiale con degli ottimi contatti nella politica regionale e federale. Dall'altra invece ci sono i rumeni e i bulgari, che qui in Germania hanno una lobby decisamente meno influente rispetto a quella dei maiali che macellano" scrive Manfred Götzke su DLF commentando l'ondata di contagi da Covid-19  che nei macelli tedeschi ha colpito migliaia di lavoratori migranti provenienti dall'Europa dell'est. Da Deutschlandfkunk.de

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Quello che sta succedendo nei macelli tedeschi in realtà non è mai stato un segreto: e il vero scandalo, nello scandalo della carne, è che da anni quasi nessuno se ne era mai interessato.

Lo ripeto un'altra volta con la massima chiarezza: da anni, decine di migliaia di europei dell'est vengono sfruttati con modalità che assomigliano a una forma di schiavitù moderna. Si indebitano per venire in Germania, pagano delle spese di intermediazione a delle aziende tedesche alquanto dubbie per poi lavorare fino allo sfinimento nei macelli tedeschi.

Dieci o dodici ore al giorno, sei giorni alla settimana, per poi dover dormire in catapecchie ammuffite, per le quali devono anche dedurre dallo stipendio diverse centinaia di euro di "affitto" da pagare al subappaltatore.

Lo sfruttamento è sistematico ed è tollerato

I lavoratori spesso ottengono solo sulla carta il salario minimo stabilito dalla legge, gli straordinari non vengono pagati, ci sono detrazioni per gli abiti e le scarpe da lavoro e altre cose che in realtà non vengono neanche fornite. Il salario minimo fissato dalla legge di 9,35 euro l'ora per un lavoro fisico molto duro? Un po' troppo. Alla fine sono solo rumeni, a casa loro prenderebbero anche meno.

Qui non stiamo parlando di un paio di pecore nere del settore: perché questo sfruttamento è sistematico e viene tollerato dalla politica - se non addirittura voluto. Perché per l'industria della carne è estremamente facile esternalizzare lo sfruttamento a un gruppo di subappaltatori alquanto dubbi.

I rumeni e i bulgari non hanno una lobby

Lo sfruttamento organizzato e tollerato politicamente ha un nome preciso: contratti d'opera. Invece di impiegare direttamente gli operai, pagandoli in maniera adeguata e impiegandoli secondo il diritto del lavoro tedesco, quasi tutti i grandi macelli assegnano dei contratti d'opera a dei subappaltatori che truffano sui salari, e quando possono imbrogliano i loro dipendenti.

Tutto ciò potrebbe essere facilmente prevenuto dalla legge semplicemente vietando l'applicazione dei contratti d'opera per le attività core dell'azienda. Perché invece fino ad ora non è mai accaduto? Lobbismo.

Da un lato ci sono le associazioni degli industriali della carne molto potenti e con degli ottimi contatti nella politica regionale e federale. Dall'altra invece ci sono i rumeni e i bulgari, che qui in Germania hanno una lobby decisamente meno potente rispetto a quella dei maiali che macellano.

Ancora una volta non cambierà nulla

Il fatto che ora l'indignazione sia così grande ha poco a che fare con una qualche forma di empatia per i lavoratori. A causa delle infezioni da Coronavirus registrate nelle baracche dei lavoratori, alcuni distretti semplicemente dovranno aspettare un po' piu' a lungo prima di assistere alle tanto attese riaperture. Si tratta piu' che altro dell'interesse personale.

Anche se il ministro del lavoro del NRW Laumann (CDU) ancora una volta afferma di aver perso la pazienza con l'industria della carne. Anche se il Bundestag ancora una volta ha discusso del grave problema sociale. Temo che alla fine non cambierà nulla: i tedeschi semplicemente se ne fregano dei rumeni.

domenica 12 maggio 2019

Verso una nuova legge sull'immigrazione

La nuova legge sull'immigrazione che renderà ancora piu' facile l'ingresso di cittadini extra-UE in cerca di un lavoro e la permanenza dei richiedenti asilo la cui domanda di asilo non è stata accettata sta per essere approvata dal Bundestag. Ufficialmente è pensata per ridurre la mancanza di forza lavoro in alcuni settori a corto di manodopera, come l'assistenza agli anziani e molti lavori manuali nelle costruzioni, nella pratica probabilmente servirà a contenere l'aumento del costo del lavoro e spianerà la strada ad un'altra ondata di migranti. Ne scrive Der Spiegel


La nuova legge è destinata a ridurre la presunta mancanza di lavoratori qualificati di cui da tempo si lamenta l'economia tedesca: nel primo dibattito al Bundestag, la coalizione di governo ha difeso la nuova legge sull'immigrazine dalle critiche dell'opposizione - cinque mesi dopo l'approvazione del provvedimento da parte del governo.

I Verdi e la FDP hanno criticato la legge definendola insufficiente. La Linke ha accusato il governo di non prendersi sufficientemente cura di garantire un "lavoro per tutti". Il ministro dell'Interno Horst Seehofer (CSU), d'altra parte, ha parlato di uno "storico cambio di passo".

"In questo modo intendiamo mettere in chiaro che il nostro obiettivo è gestire l'immigrazione di lavoratori qualificati", ha detto Seehofer. In generale, anche i lavoratori qualificati provenienti dai paesi al di fuori dell'UE, se hanno un contratto di lavoro e una qualifica professionale riconosciuta, potranno lavorare in Germania. La limitazione prevista per le occupazioni per le quali vi è una mancanza di personale verrebbe meno, come il test sulla priorità, vale a dire la verifica della disponibilità di cittadini tedeschi o europei idonei per la posizione in questione. Questo test potrebbe essere reintrodotto solo a livello regionale.

Chiunque sia qualificato e parli il tedesco, potrà restare, anche senza un contratto, per un determinato periodo di tempo in cerca di un lavoro. In passato potevano farlo solo i laureati. La nuova legge dovrà essere testata per cinque anni.

Un altro disegno di legge intende offrire ai richiedenti asilo respinti un'opportunità di lavoro permanente. Ciò riguarderà gli stranieri che avviano un corso di formazione professionale o garantiscono per il proprio sostentamento e sono ben integrati. "Abbiamo nel nostro paese persone che possiamo ben utilizzare", ha detto il Ministro del lavoro federale Hubertus Heil.

Immigrazione qualificata solo insieme alla "legge sul rientro ordinato".

La legge sull'immigrazione dei lavoratori qualificati era  già stata approvata dal governo, dopo una lunga discussione, nel dicembre 2018. L'Unione probabilmente ha voluto rallentare il processo perché riteneva che la legge proposta dovesse essere collegata ad un altro disegno di legge pensato per rafforzare l'obbligo di lasciare il paese. Questa "legge sul rientro ordinato" sarà discussa la prossima settimana, come annunciato da Heil.

Seehofer ha detto che "l'obiettivo politico molto importante" da raggiungere è quello di rafforzare la migrazione legale e sopprimere quella illegale. Heil ha sottolineato che grazie al sostegno della formazione professionale il governo sta già facendo molto per i lavoratori in Germania. "Avremo tuttavia bisogno di ulteriore immigrazione qualificata dall'estero". In molte aree - come nelle professioni tecniche, nel settore della cura, nel campo dell'artigianato - ci sarebbe già oggi una forte carenza di lavoratori qualificati.

Per l'opposizione la proposta di legge non va abbastanza lontano

Il segretario generale della FDP Linda Teuteberg ha criticato il disegno di legge definendolo "privo di coraggio". Ciò di cui c'è bisogno è un "nuovo approccio coerente per una legge comprensiva sull'immigrazione". Il leader dei Verdi Katrin Göring-Eckardt ha accusato la coalizione di governo di voler impedire un'immigrazione qualificata, invece di promuoverla attivamente. "Siamo un paese di immigrazione, e questo paese di immigrazione ha bisogno di una legge moderna sull'immigrazione".

Il deputato di AfD Gottfried Curio ha accusato la coalizione di creare un "incentivo all'immigrazione con una capacità di attrazione su scala mondiale". La separazione fra la legge sull'asilo e quella sull'immigrazione andrebbe a scomparire.

L'esperta di temi sociali della Linke Susanne Ferschl, tuttavia, ha criticato: "il governo federale sta servendo solo gli interessi economici, invece di fare un buon lavoro per tutti".

L'economia da tempo chiede un ingresso semplificato per i lavoratori qualificati. L'Associazione centrale dell'artigianato tedesco sottolinea: "Gli artigiani si aspettano che il processo legislativo venga portato avanti rapidamente senza una ulteriore riduzione del suo contenuto".

La conservatrice Werteunion ha avvertito che all'Unione la legge costerà la fiducia degli elettori, come ha detto il suo presidente Alexander Mitsch.


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giovedì 1 novembre 2018

2,85 euro all'ora

La start-up tedesca super-tecnologica e innovativa ha un modello di business fondato sul principio molto antico: la massimizzazione del profitto a spese dei lavoratori. Flixbus, la piattaforma per i viaggi in autobus a basso costo, per sbaragliare la concorrenza e conquistare l'Europa non ha problemi a far impiegare autisti dell'est Europa pagati al minimo sindacale polacco (2.85 € l'ora), costretti a turni massacranti che finiscono per mettere a rischio la sicurezza dei viaggiatori. Ne parla il sindacato Ver.di.


Autisti troppo stanchi, dumping salariale e crumiri. La piattaforma per i viaggi in autobus a basso costo, fondata sul principio dello sfruttamento, domina sempre più il mercato dei viaggi a lunga distanza

Renate oggi per la prima volta vuole viaggiare con suo marito sugli autobus di FlixBus - parte dalla stazione centrale dei bus di Berlino (ZOB) verso Amburgo, e considerando un prezzo del biglietto di 19 euro a persona non potrà andarle troppo male, almeno cosi' pensa lei. Anche Nils è attratto dai bassi prezzi. È un utente regolare di FlixBus sulla linea Berlino - Lipsia, andata e ritorno.

La stazione dei bus di Berlino ZOB questo venerdi' mattina funziona a pieni giri. Lo si vede subito: i FlixBus verdi con le frecce arancioni qui sono la maggioranza. Tuttavia, se guardi da vicino, ti accorgi che gli autobus in realtà appartengono a molte società diverse. Il nome della società è scritto in caratteri piccoli sulla porta d'ingresso. Pawel arriva da un piccolo villaggio polacco vicino a Poznan e parla molto bene il tedesco. Quello che ci racconta sulle sue condizioni di lavoro e sulla retribuzione sembra quasi un prerequisito indispensabile per poter offrire biglietti a prezzi cosi' bassi.

Pessimi lavori per gli autisti dell'Europa dell'Est

"Percepisco il salario minimo polacco pari a 2,85 euro all'ora e quasi sempre resto alla guida per dodici giorni di fila. Il lavoro è estenuante, perché prima di guidare devo caricare i bagagli, poi pulire l'autobus e svuotare il bagno. Ma come autista professionista non riesco a trovare un lavoro migliore. Guidare un camion sarebbe ancora peggio." FlixBus utilizza spesso società fornitrici di autobus dell'Europa orientale perché lavorano a condizioni particolarmente economiche e perché di solito pagano solo il salario minimo valido in Polonia o nella Repubblica ceca. E quando gli autisti dei bus attraversano un confine nazionale, sono autorizzati - come Pawel - a guidare per dodici giorni di seguito. Il periodo di riposo giornaliero è di sole undici ore anziché le normali dodici ore e può essere abbreviato due volte a settimana fino a nove ore.

I due autisti cechi in viaggio ad agosto tra Stoccolma e Berlino per FlixBus probabilmente sono stati costretti ad osservare dei periodi di riposo ancora più brevi. Di primo mattino, l'autobus della compagnia ceca Umbrella, proveniente da Linstow si è capovolto sull'autostrada A19 uscendo dalla carreggiata. Uno dei conducenti dell'autobus e 15 passeggeri sono rimasti feriti. La polizia sospetta che la causa dell'incidente sia stata la stanchezza: i due piloti avevano coperto la lunga distanza senza fare un vero riposo.

"Ogni conducente guida quattro ore e mezzo mentre l'altro si sdraia nella cuccetta - e così vanno avanti per tutto il viaggio", ci dice Klaus Schroeter, segretario del sindacato e coordinatore dei contratti di categoria del commercio e dei pullman per ver.di.  "Nessuno in questo modo riesce veramente a dormire, ci si addormenta al massimo per qualche secondo - le conseguenze sono disastrose". Che la Commissione europea ora intenda ridurre ulteriormente la durata minima del periodo di riposo degli autisti di bus e camion, per Klaus Schroeter è scandaloso. Fortunatamente il Parlamento europeo a luglio ha respinto questa iniziativa. Che la questione sia finalmente scomparsa dal tavolo, Schroeter non ci crede.

I vertici di Flixbus non si preoccupano molto delle condizioni di lavoro dei conducenti degli autobus che, dopo tutto, non sono loro dipendenti, ma sono impiegati da uno dei tanti piccoli operatori di autobus di medie dimensioni che fanno i viaggi a lunga distanza per conto di Flixbus. In una recente intervista il co-fondatore di FlixBus, Jochen Engert, ha cercato di calmare le acque: ci sarebbero solo poche società e pochi autisti dall'Europa orientale, soprattutto sulle linee internazionali. Ma uno sguardo al sito web di FlixBus mostra che la società ha effettivamente commissionato un gran numero di aziende polacche e ceche.

Eccezionalmente condizioni buone

Se le condizioni di lavoro in una delle numerose piccole società di autobus sono decenti, è dovuto esclusivamente alla cultura aziendale dell'appaltatore, in quanto FlixBus non fornisce nessuna linea guida in merito alle retribuzioni e alle altre condizioni di lavoro. A tale riguardo, Heiko, un autista di autobus di mezza età proveniente dalla regione della Ruhr, impiegato dalla compagnia Theo Verhuven di Xanten, ha avuto molta fortuna. Sta facendo una breve pausa in un parcheggio presso l'area di sosta Avus, prima di partire verso Berlino ZOB, dove lavora sulla linea FlixBus Berlino - Dusseldorf. "Il mio datore di lavoro paga piu' di quanto previsto dal contratto, e abbiamo anche un Betriebsrat. Se qualcosa è peggiorato, allora ha a che fare con FlixBus ".

In passato Heiko ha guidava autobus per MeinFernbus, un'azienda acquisita da FlixBus. "Se c'era un ingorgo sull'autostrada, lo facevamo sapere subito all'ufficio centrale, che informava molto velocemente tutti gli altri conducenti di autobus. Con FlixBus tali messaggi vengono ignorati", perché non portano ulteriori guadagni.

Crumiri per Ryanair

Flixbus - da quando è entrato nel business ferroviario con FlixTrain ha cambiato nome in FlixMobility - ha circa 1.000 dipendenti, che si prendono cura principalmente dell'organizzazione del traffico a lunga percorrenza e della vendita dei biglietti. L'azienda tiene bassi i prezzi dei biglietti e in questo modo raggiunge una quota di profitto superiore al 20 %. Le società fornitrici di autobus incassano una tariffa fissa. "FlixBus non è quindi una classica compagnia di bus, ma piuttosto una piattaforma per la vendita dei biglietti", afferma Klaus Schroeter di ver.di.

In considerazione del modello di business a basso rischio che continua a  generare ricavi e profitti senza che Flixbus debba mantenere i propri veicoli e pagare gli autisti dei bus, l'azienda può anche permettersi di ostentare una certa generosità quando si tratta di aiutare una azienda simile. Quando Ver.di il 12 settembre di quest'anno ha proclamato il primo sciopero degli assistenti di volo della compagnia aerea irlandese Ryanair, Flixbus ha messo a disposizione delle corse gratuite in autobus per i passeggeri rimasti a terra con lo slogan: "Il tuo volo è stato cancellato? Non ti preoccupare, ti aiutiamo noi!"

Un modulo da compilare e il biglietto caricato sono stati sufficienti per una corsa gratuita con destinazione a piacimento sulla rete europea FlixBus. In questo modo hanno preso due piccioni con una fava: hanno promosso la propria attività e hanno trasformato i conducenti di autobus in crumiri involontari di una compagnia aera, nota per le sue condizioni di lavoro miserabili e per i salari da fame. Possiamo tuttavia nutrire qualche dubbio sul fatto che in caso di uno sciopero dei conducenti dei bus, altamente improbabile, Ryanair restituirebbe il favore regalando biglietti gratuiti per i passeggeri di FlixBus bloccati. 



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venerdì 31 agosto 2018

Disoccupazione made in Germany: perché la Germania esporta disoccupazione in tutta Europa

A scriverlo non è una cellula di sovversivi dell'est ma il programma di informazione della ARD "Kontraste", la tv pubblica tedesca, andato in onda giovedì scorso. La Germania con la sua moderazione salariale esporta disoccupazione in tutta Europa: mentre in Francia e in Italia si chiudono le fabbriche, i metalmeccanici tedeschi lavorano per 12 euro lordi l'ora con un contratto interinale. Olaf Scholz non ha dubbi: un ministro delle finanze tedesco, anche se della SPD, resta un ministro delle finanze tedesco! Da Kontraste


La Germania, non a torto, viene considerata il "professorone". Ci piace molto ricordare al resto del mondo che gli accordi devono essere rispettati. Eppure la Germania è il "campione del mondo" nella violazione delle regole. Invece di assicurare una crescita salariale stabile e in linea con gli sviluppi della produttività, come concordato al momento dell'introduzione dell'euro, la Germania risparmia e lesina laddove è possibile. Il risultato: i prodotti tedeschi sono buoni - e soprattutto a buon mercato. I produttori stranieri, come i fornitori automobilistici francesi, sono sempre piu' sotto pressione. Un salario minimo troppo basso e investimenti statali molto contenuti nel nostro paese, hanno causato in Francia una perdita di posti di lavoro. A pagarne le conseguenze sono stati i lavoratori tedeschi a basso stipendio e un esercito crescente di disoccupati negli altri paesi dell'UE.

"I tedeschi sono molto cattivi". Il presidente americano Trump da mesi continua ad arrabbiarsi perché la Germania esporta negli Stati Uniti molte piu' merci di quante non ne importi. La sua rabbia questa settimana potrebbe crescere ancora visto che si è appena saputo che la Germania nel 2018 sarà un'altra volta di gran lunga il campione mondiale dell'export.

Secondo le previsioni la Germania raggiungerà quest'anno un enorme surplus di 264 miliardi di euro, di gran lunga davanti al Giappone. Le partite correnti degli Stati Uniti al contrario mostreranno un enorme deficit di circa 371 miliardi di euro.

Non c'è solo Trump ad essere irritato, anche fra i nostri vicini di casa in Europa c'è molta rabbia. Ma le vittime della nostra politica dell'export sono anche nel nostro paese.

Daniel Grüneke, dalla Germania del Nord, meccanico industriale e lavoratore interinale. Per il suo lavoro riceve un basso stipendio - come accade ad un quinto di tutti i lavoratori dipendenti del nostro paese.

Grüneke: "io non voglio diventare ricco, voglio solo vivere bene e in maniera ragionevole, con un po' di sicurezza e una prospettiva per i miei figli".

Patrice Bertuzzi, invece è francese, anche lui è un meccanico industriale e senza lavoro. Come 2.5 milioni di francesi. Lui e i suoi colleghi  hanno suscitato scalpore quando un anno fa hanno minacciato di far saltare in aria la loro fabbrica - se questa fosse stata chiusa.

Patrice Bertuzzi davanti alla sua ex-fabbrica: "la battaglia ci ha uniti. Tornare qui dopo essere stato licenziato è molto difficile. Non succede quasi piu' nulla qui, prima i camion uscivano ed entravano uno dietro l'altro".

Il disoccupato francese Patrice Bertuzzi e il tedesco Daniel Grüneke con il suo basso salario sono entrambi vittime della politica economica tedesca: i bassi salari tedeschi hanno reso i nostri prodotti economici - anche per questo si vendono molto bene in tutto il mondo. E cosi' anno dopo anno siamo noi ad essere i campioni del mondo dell'export.

Il Tagesschau titola: "le merci tedesche all'estero richieste come non era mai accaduto prima", "eccedenza nella bilancia commerciale", oppure "la Germania da molti anni esporta piu' di quanto non importi".

Con i suoi giganteschi avanzi commerciali la Germania mette a repentaglio la stabilità dell'intera economia globale, critica duramente il direttore del FMI.

Il Prof. Horn, economista e direttore dell'Institut für Makroökonomie und Konjunkturforschung va oltre e aggiunge: la Germania sta distruggendo l'industria dei nostri vicini europei.

Per il prof. Horn "il vero prezzo dell'export tedesco, date le sue dimensioni, è stato il fallimento di molte industrie negli altri paesi oppure una produzione al di sotto della loro capacità. E in questo modo è cresciuta anche la disoccupazione. La strategia complessiva tedesca è stata realizzata a spese degli altri paesi".

Lo mostrano le cifre: dall'inizio del 2000 la Germania ha aumentato enormemente la sua produzione industriale - perché si esporta sempre di piu'.

Patrice Bertuzzi ha dovuto sperimentare questo processo doloroso in prima persona

Nonostante le proteste spettacolari, anche la sua fabbrica, un fornitore dell'industria automobilistica, è stata in gran parte chiusa. Lo stabilimento c'è ancora, ma due terzi degli occupati sono stati licenziati oppure cercano un nuovo lavoro.

Un altro operaio: "noi non siamo l'unica fabbrica ad aver chiuso. Ci sono molte chiusure di fabbriche. E lo stato sta a guardare".

"Sto ancora cercando lavoro, ma vedo nero per il futuro"

"In Germania le persone lavorano per niente. Credo che sia per questo motivo che la Germania sta espandendo la propria industria".

E la Francia resta a bocca asciutta: anche nei prodotti tradizionalmente francesi, come le scarpe o il formaggio, la Germania esporta ormai piu' dei francesi - perché i campioni mondiali dell'export, i tedeschi, da molti  anni  ormai giocano in maniera fallosa.

Ad iniziare il gioco scorretto è stato Gerhard Schröder con l'introduzione di Hartz IV, del lavoro interinale e dei contratti a tempo determinato.

Da allora per quasi la metà degli occupati i salari reali sono scesi. E il settore dei bassi salari è cresciuto piu' che in qualsiasi altro paese della zona euro raggiungendo circa il 20% di tutti i dipendenti.

In tal modo la Germania sta violando una regola che i paesi dell'eurozona si sono impegnati a rispettare al momento dell'introduzione dell'euro: ogni paese deve fare in modo che i salari aumentino in linea con la crescita della produttività. Ma la Germania ha ottenuto un vantaggio ingiusto: l'andamento salariale è rimasto al di sotto degli obiettivi dell'UE.

La Francia al contrario si è sempre attenuta alle regole della moneta unica e ha aumentato i salari in maniera corrispondente.

Una differenza salariale evidente fino ad oggi. E cio' rende le merci francesi piu' costose - e quelle tedesche relativamente piu' economiche. Cosi' da noi con l'aumento dell'export è cresciuta l'occupazione - in Francia è aumentata la disoccupazione. 

La stessa cosa è accaduta ad un altro nostro vicino europeo: l'Italia, il secondo paese manifatturiero d'Europa, anch'esso dalla parte dei perdenti.

Prof. Horn: "con lo sviluppo salariale che abbiamo avuto, la macchina tedesca era molto piu' economica rispetto a quella italiana o anche francese. Il risultato: gli americani ad esempio hanno acquistato macchine tedesche e non italiane. E questo naturalmente ha delle conseguenze su quello che viene prodotto nei singoli paesi. In Germania si producono le macchine, in Italia no".

Quanti posti di lavoro sono stati colpiti? Per la Francia, il direttore dell'istituto statale francese per la ricerca sul ciclo economico ha calcolato per la prima volta questo dato: solo in Francia circa 400.000 posti di lavoro!

Xavier Ragot, dell'Istituto francese per la ricerca sul ciclo economico: "prendiamo questa divergenza dei salari, si puo' calcolare che la moderazione salariale tedesca è costata alla Francia delle quote di mercato, nell'ordine di 400.000 posti di lavoro. Un tale surplus a lungo andare non è accettabile".

Ma le critiche da molti anni rimbalzano addosso alla Cancelliera: il presidente americano Obama piu' volte ha cercato di farglielo capire, anche l'italiano Renzi, il capo del FMI Lagarde - ora è Trump a minacciare la Germania - con i dazi, anche sulle auto tedesche.

Trump: "non è possibile avere un deficit della bilancia commerciale di 151 miliardi di dollari. Lo ridurremo, faremo in modo che la situazione torni ad essere giusta".

Perfino il presidente francese Macron, a ragione, ha puntato il dito verso Angela Merkel. Macron: "in Germania non puo' esserci un costante feticismo per il bilancio pubblico e le eccedenze commerciali - che sono realizzati sempre a scapito degli altri".

Il conto lo hanno già pagato Patrice Bertuzzi e i suoi colleghi. Ora stanno facendo un training su come scrivere le candidature per posti di lavoro che purtroppo non esistono piu'.

E il conto lo pagano anche i lavoratori tedeschi, come il meccanico industriale Daniel Grüneke - con i suoi 12.5 euro lordi all'ora per un contratto interinale.

Daniel Grüneke: "è davvero cinico che uno partecipi a questo boom delle esportazioni e poi non possa averne niente. Questa è la follia dell'intera storia".

La Commissione europea sta cercando delle soluzioni che garantiscano posti di lavoro in Germania e maggiore prosperità per tutti. Al Prof. Horn hanno commissionato uno studio sul tema.

Gustav Horn: "il risultato di fondo è che i nostri enormi avanzi commerciali possono essere ridotti solo con una strategia combinata. Si tratta di combinare insieme un deciso aumento dei salari e maggiori investimenti statali, che insieme faranno in modo che alla fine ci siano molte piu' importazioni e quindi un surplus commerciale notevolmente inferiore".

Perchè gli investimenti pubblici creano nuovi posti di lavoro e l'economia interna ne esce rafforzata. Tutti ne avrebbero vantaggi: le ferrovie sono obsolete, le città soffocano nel traffico, le scuole cadono a pezzi, mancano posti nelle scuole materne, insegnanti, educatori, etc.

Per anni il ministro delle finanze della CDU Schäuble è stato il maestro del risparmio nazionale e si è distinto per lo "Schwarze Null". Chi aveva fatto affidamento sul nuovo ministro delle finanze della SPD Olaf Scholz è rimasto deluso, anche lui infatti ha annunciato: lo Schwarze Null resta Schwarze Null.

Olaf Scholz (SPD), il Ministro delle Finanze, il 22 marzo di quest'anno ha detto: "l'ho detto ovunque in Europa: un ministro delle finanze tedesco resta un ministro delle finanze tedesco, non importa quale sia la sua tessera di partito e io credo che il messaggio sia arrivato correttamente".

E cosi' ogni giorno la Germania mette a rischio la coesione dell'UE.

Il video completo della trasmissione:

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lunedì 23 ottobre 2017

Perché i minijob non possono essere la soluzione

I grandi quotidiani nazionali italiani ci ricordano quanto siano utili e belli i minijob alla tedesca e che sarebbe arrivato il momento di introdurli anche nella nostra penisola. Le cose non stanno esattamente cosi'. Una ricerca del prestigioso Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung (IAB) riportata da Die Welt evidenzia che al boom dei minijob corrisponde un boom del doppio lavoro. Il motivo: le esenzioni fiscali garantite dai minijob (fino a 450 € al mese) spingono i lavoratori ad iniziare un secondo lavoro. Invece della crescita professionale nell'impiego principale, i minijob di fatto incentivano la creazione continua di milioni nuovi lavoretti che molto spesso sono dei veri e propri "dead-end job". Da Die Welt


Il mercato del lavoro tedesco passa da un record all'altro: mai fino ad ora la disoccupazione era stata cosi' bassa, mai nella Repubblica Federale c'erano state cosi' tante persone occupate - e il loro numero dovrebbe continuare a crescere anche questo e il prossimo anno.

Le cifre ufficiali tuttavia non riflettono le vere dimensioni della crescita occupazionale perché la parte piu' ampia del boom occupazionale da alcuni anni ha luogo in un'area del mercato del lavoro che non compare nelle statistiche ufficiali: e cioè nel doppio lavoro.

Un recente studio dell'Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung (IAB) illustra la crescita quasi esplosiva dei secondi lavori: nel primo trimestre di quest'anno c‘erano 3.07 milioni di lavoratori dipendenti, autonomi o pubblici con un secondo lavoro. Il numero di coloro che hanno piu' di un lavoro dal 2003 è piu' che raddoppiato.



Nessuna tassa

Due sono i fattori che piu‘ di tutti stanno alimentando questo sviluppo; accanto al buon andamento del mercato del lavoro c'è stata soprattutto una modifica della normativa: dal primo aprile 2003 infatti sono cambiate le leggi che regolano i minijobs. Il limite massimo di guadagno è passato prima da 325 a 400 euro e in seguito ha raggiunto i 450 euro mensili; i minijobs di fatto sono stati esentati dalle tasse e dai contributi.

Chi lavora con uno o piu' minijob e guadagna fino a 450 euro, infatti, non deve pagare né le imposte sul reddito né i contributi previdenziali. La maggior parte dei lavoratori si fa esentare anche dal versamento dei contributi previdenziali. Solo il datore di lavoro versa alla Minijob-Zentrale una somma forfettaria per coprire i contributi sociali e le tasse.

Questa nuova normativa ha reso i minijob improvvisamente molto attraenti per tutte le persone che al di fuori degli orari del lavoro principale intendono guadagnare qualcosa. Nei mesi successivi all'entrata in vigore della legge infatti è cresciuto radicalmente il numero di coloro che svolgono 2 o piu' lavori.



Ci sono piu' offerte di lavoro

Da allora il numero di persone con doppia occupazione continua a crescere. I due ricercatori dello IAB, Sabine Klinger e Enzo Weber, sostengono che l’andamento sia da ricondurre allo sviluppo storicamente buono del mercato del lavoro. Chi ha un secondo lavoro beneficia del fatto che nel complesso c'è una maggiore offerta di posti di lavoro. "La crescita relativa del doppio lavoro è stata sicuramente piu' pronunciata rispetto a quella dei dipendenti con una sola occupazione", scrivono gli autori.

Cio' è confermato anche da una ulteriore analisi statistica: soprattutto nelle regioni in cui c'è piena occupazione, come il Baden-Württemberg o la Baviera, negli ultimi anni è notevolmente cresciuto il numero di minijob svolti come un secondo lavoro.

Un altro fattore importante secondo gli autori potrebbe essere il fatto che fino al 2010 i salari reali sono cresciuti solo per i lavoratori piu' qualificati. Molti lavoratori hanno percio' avvertito la pressione e la necessità finanziaria di migliorare il reddito derivante dall'attività principale.

In un'analisi separata, gli autori dello studio Klinger e Weber, utilizzando i dati della Bundesagentur für Arbeit, hanno cercato di capire chi sono coloro che svolgono un secondo lavoro. Non c'è da sorprendersi nello scoprire che sono soprattutto gli occupati che guadagnano molto poco ad avere un secondo lavoro. Di conseguenza la probabilità di svolgere un secondo lavoro è sicuramente piu' alta nelle fasce di reddito piu' basse.

Molte donne hanno due posti di lavoro

Nell'ambito di questa indagine, fatta sui dati del ministero, non erano considerati i lavoratori autonomi. "Se lo studio dovesse prendere in considerazione anche i lavoratori autonomi che hanno un secondo lavoro, nelle statistiche probabilmente comparirebbero anche persone con una buona situazione finanziaria", dice l'autore Enzo Weber. "Spesso si tratta  di persone che cercano di guadagnare autonomamente un po' di soldi sfruttando le loro elevate competenze".

Attualmente gli esperti del mercato del lavoro distinguono tra due gruppi di secondi lavori: nel primo ci sono persone che svolgono un secondo lavoro perché con la loro attività principale guadagnano troppo poco e quindi dipendono dal reddito percepito con il secondo lavoro. Nel secondo gruppo ci sono invece coloro che hanno solo un part-time e che vorrebbero lavorare di piu'

In questo secondo gruppo ci sono soprattutto donne; sono infatti le donne ad essere sovrarappresentate fra coloro che esercitano un secondo lavoro, cosi' come fra i lavoratori a basso reddito. Ad un altro  gruppo appartengono invece gli scienziati o i ricercatori che per ragioni di prestigio svolgono un secondo lavoro oppure coloro che semplicemente provano piacere nello svolgere una seconda attività; è il caso ad esempio dei manager che insegnano all'università, o degli impiegati che dopo il lavoro vanno a suonare con una band musicale.

I vantaggi dovrebbero essere eliminati

Gli autori  fondamentalmente criticano il fatto che lo stato sovvenziona i minijobs attraverso l'esenzione delle tasse e dei contributi. "Questo beneficio statale nei confronti dei minijobs non è necessario e dovrebbe essere annullato", afferma Weber, direttore della ricerca IAB. Utlizzare le esenzioni fiscali dei minijobs per spingere le persone ad avere piu' di un lavoro è una scelta miope.

"Al momento il sostegno fiscale del governo incentiva le persone ad intraprendere un minijob come secondo lavoro, un lavoro che di fatto non porta nulla se non un po' piu' di soldi. Sarebbe invece necessario migliorare le opportunità di reddito nel lavoro principale, ad esempio attraverso una riduzione dei contributi e delle tasse per i redditi piu' bassi", sostiene Weber.

"Le persone dovrebbero essere incentivate a lavorare nella loro attività principale, impegnandosi in quello che fanno, eventualmente ampliando l'orario di lavoro, in modo da svilupparsi professionalmente ed essere in grado di versare contributi per avere poi una pensione in vecchiaia. Aver ridotto le tasse e i contributi sociali per i minijob è servito solamente a mettere le persone sulla strada sbagliata".