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giovedì 5 settembre 2013

Münchau: la SPD non vince perché ha smarrito Keynes

W. Münchau su Der Spiegel continua a commentare la campagna elettorale tedesca e questa volta si rivolge alla SPD: avete perso l'identità, non avete una narrazione economica da contrapporre al rigorismo merkeliano. Da Der Spiegel
Risparmiare, tagliare, comprimere: sui temi di politica economica i socialdemocratici non offrono alcuna alternativa ideologica rispetto alla coalizione di governo – e per questa ragione non riscuotono successo fra gli elettori. Peer Steinbrück dovrebbe far riscoprire il Keynesismo al suo partito.

Il problema fondamentale della SPD e dei loro sfortunati candidati alla Cancelleria consiste nell’aver perso ogni contatto con le grandi narrazioni della politica economica. Con cio’ mi riferisco ad una ideologia economica autonoma, che si differenzia da quella dei partiti conservatori. Fino agli anni ’90 la SPD ne aveva una: il Keynesismo, nella tradizione del famoso economista britannico John Maynard Keynes, secondo cui allo stato dovrebbe essere riservato un ruolo maggiore rispetto a quello che gli economisti liberali gli attribuiscono.

E cio' era stato molto utile nei momenti decisivi, come ad esempio nel 1969, quando Willy Brandt e Karl Schiller, proponendo una politica economica completamente diversa, per poco non vinsero le elezioni. Pochi mesi dopo ci fu una rivalutazione del Marco, contro cui l’Unione si era sempre pronunciata. Sostenevano infatti che una rivalutazione avrebbe danneggiato la competitività dell’economia. Anche allora l’Unione guardava all’economia con la lente della competitività nazionale.

All'epoca invece i socialdemocratici pensavano ancora in termini Keynesiani. E anche Helmut Schmidt in seguito ha continuato nella stessa tradizione, proponendo nella seconda metà degli anni ’70 una politica economica fondata sulla domanda e sul rilancio della crescita. Oggi invece, il limite all’indebitamento (Schuldenbremse), introdotto con i voti della SPD, impedirebbe un simile piano di sviluppo.

In tutto il mondo il Keynesianismo sta vivendo una rinascita.

E’ passato molto tempo. Da un punto di vista economico ci sono paralleli fra la situazione economica del 1969 e quella di oggi. La competitività della Germania sta schiacciando gli altri paesi dell'unione monetaria. Le politiche di salvataggio imposte obbligano gli stati, nel mezzo di una recessione, a ridurre la spesa pubblica – con i risultati previsti esattamente da Keynes: i tassi sono prossimi allo zero. L’economia è bloccata in una trappola della liquidità, esattamente come nella descrizione della grande depressione fatta da Keynes.

Gli ultimi 5 anni, in quasi tutto il mondo, sono stati un periodo di rinascita Keynesiana. Ad eccezione della Germania. Nel nostro paese solo la Linke puo’ ancora definirsi tale. Nella SPD degli anni ’90, ad un certo punto, il Keynesianismo è andato perduto. Da allora sono state interiorizzate le politiche economiche sul lato dell'offerta tipiche dei partiti conservatori. Per me il punto critico è stata l'uscita di Oskar Lafontaine dalla SPD e le sue dimissioni dalla carica di Ministro delle Finanze. All’epoca, infatti, era l’unico nel vertice della SPD a rappresentare una posizione macroeconomica aggressivamente Keynesiana. Perse la lotta di potere con Gerhard Schröder, e da allora le teorie conservatrici centrate sull'offerta sono diventate egemoniche all’interno della SPD. Le riforme Hartz sono solo l'estrema conseguenze di questa strategia.

Queste riforme sono state oggetto di controversia anche fra gli economisti, soprattutto all'estero. Cosi' scrive lo stimato economista americano Adam Posen, presidente del  Peterson Institute di Washington, sul Financial Times questa settimana: aver concentrato tutti gli sforzi sulla competitività non è stato un vantaggio né per la Germania, né per l'Europa. Il Jobwunder tedesco è fondato sul lavoro a basso costo.

La tanto decantata forza economica è solo apparente. La Germania ha il tasso di investimento piu' basso fra tutti i paesi industrializzati. Anche la crescita della produttività è nella parte piu' bassa della graduatoria. Questa strategia non puo' funzionare. Ma per l'economista americano Posen non è stato un problema opporsi intellettualmente ad Angela Merkel. Per la SPD e Peer Steinbrück sembrerebbe invece molto piu' difficile. Oggi fra i due partiti le sole differenze che restano sono nelle sfumature, nei luoghi comuni, nei giochetti sulla redistribuzione, ma niente di realmente eccezionale o fondamentale.

Il dibattito televisivo è stato un duetto

Da un punto di vista economico, il dibattito televisivo fra Merkel e Steinbrück è stato un dialogo costruttivo tra due economisti dell'offerta. Non c'è da meravigliarsi se poi i media hanno parlato di un duetto. Quaranta anni fa nessuno avrebbe mai pensato di chiamare duetto un dibattito fra Franz Josef Strauß e Schiller. La differenza fra i due era profonda. 

Dopo le elezioni la SPD dovrà chiedersi se anche in futuro intende sprofondare al centro nella vana ricerca di un consenso politico, oppure se invece vuole riscoprire la politica economica Keynesiana in una sua nuova variante moderna. Mi auguro la seconda. Ma cio' significherebbe anche un allontanamento dalle riforme Hartz di Schröder. Per questo cambiamento servirebbe un'altra leadership. Dopo le elezioni la SPD dovrebbe avere il coraggio di affrontare un profondo rinnovamento, da mettere in pratica nelle prossime legislature. Dovrebbe finalmente pensare ad un modello economico alternativo che non sia fondato solo sul consolidamento fiscale, la compressione salariale permanente e un conseguente miglioramento della competitività a spese dei lavoratori.




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giovedì 11 aprile 2013

Münchau: Soros ha ragione, fuori la Germania dall'Euro


Wolfgang Münchau nel suo settimanale commento su Der Spiegel è d'accordo con Soros: o si fanno gli euro-bond oppure la Germania se ne deve andare. Da Spiegel.de
La Germania fuori dall'Euro per salvare il resto dell'unione monetaria: lo speculatore Soros ha perfettamente ragione. Nella situazione attuale la Germania costringe gli altri paesi ad adottare il suo modello economico. Nel lungo periodo non puo' funzionare.

Nel suo ultimo anno da primo ministro, Margaret Thatcher era giunta alla conclusione che per la Gran Bretagna una relazione troppo stretta con la Germania appena riunificata era fuori discussione. L'allora ministro dell'industria Nicholas Ridley nel 1990, in un'intervista imprudente allo "Spectator", aveva dichiarato quello che la Thatcher pensava - ma non aveva mai detto. L'unione monetaria è un progetto tedesco che ha come obiettivo l'egemonia in Europa. Ridley a causa di cio' dovette andarsene. Thatcher lo segui' poco dopo.

All'epoca ero giornalista al "Times" di Londra e ricordo la mia indignazione per il commento anti-tedesco di Ridley. Col senno di poi devo ammettere: e' andata proprio come Ridley aveva previsto. La Germania nel frattempo è diventata la potenza centrale in Europa. Thatcher e Ridley da una prospettiva puramente di potere potere politico arrivarono alla conclusione: non saremo mai felici nel ruolo dei junior-partner all'interno di una unione monetaria. E oggi la pensano allo stesso modo anche italiani, spagnoli e francesi. E' necessario rinunciare alla sovranità e di fatto è possibile sopravvivere solo se si diventa come la Germania. Per gli inglesi era un'idea insopportabile.

Il finanziere americano George Soros con un attacco speculativo dalle dimensioni mai viste fino ad allora, nel 1992 fece affondare l'aggancio della sterlina al Marco tedesco. E ora vede un nuovo pericolo di frammentazione in Europa. Martedi in un'intervista allo Spiegel Online ha detto: o la Germania accetta gli Euro-bond oppure deve uscire dall'Euro.

Soros basa la sua analisi su di una semplice intuizione: l'Euro rischia la disintegrazione a causa dell'indebitamento privato, che ora nei paesi del sud sta transitando sui bilanci pubblici. Per Soros la crisi non potrà essere risolta senza l'unione bancaria e senza gli Euro-bond.

Cio' che non è sostenibile prima o poi dovrà finire

Tuttavia Soros sa che la messa in comune del debito, sia in Germania che nel resto della parte Nord dell'Eurozona non puo' essere accettata. E cosi' la disintegrazione della zona Euro è solo una questione di tempo. Ma sono i legami e le decisioni politiche che potrebbero far durare ancora a lungo questa situazione. Ma cio' che non è sostenibile, prima o poi finirà. Questa regola naturale è valida anche in Europa.

Soros propone una sua riflessione: sarebbe molto meglio se fosse la Germania a lasciare l'Euro, invece della Spagna o dell'Italia. Perché se fossero gli stati del sud a uscire dalla moneta unica ci troveremmo in una situazione caotica. Il debito sarebbe ripagato in Euro o in moneta nazionale? Ci sarebbe un assalto alle banche? Ci sarebbero disordini politici?

Se fosse la Germania ad andarsene tutti questi problemi non si porrebbero. Naturalmente il nuovo D-Mark si apprezzerebbe con forza. Ma ad una rivalutazione effettiva si sarebbe comunque arrivati in un modo o nell'altro.

E anche i patrimoni tornerebbe a rivalutarsi. Secondo uno studio sui patrimoni netti delle famiglie europee pubblicato questa settimana dalla BCE, i tedeschi sono fra i piu' poveri in Europa. Apparentemente cio' è dovuto al basso tasso di case di proprietà in Germania, il piu' basso nella zona Euro. La casa di proprietà molto spesso è la voce piu' significativa del patrimonio familiare. Ma questo non spiega tutto. Anche gli squilibri hanno un ruolo importante. La Spagna  nella zona Euro ha vissuto una forte inflazione. In Germania l'Euro è rimasto sostanzialmente stabile.

La Germania sembra piu' povera di quanto non sia in realtà 

Chi come il sottoscritto negli ultimi anni ha viaggiato molto fra la Germania, la Francia, l'Italia e il Belgio puo' solo confermare che l'Euro in Germania ha un potere d'acquisto molto piu' elevato che in Spagna. Entrambi i paesi hanno la stessa moneta nominale, ma non reale. La Germania non è affatto povera. Ma l'Euro crea cosi' tante distorsioni che la Germania sembra piu' povera di quanto non sia in realtà. 

Si puo' fare il necessario aggiustamento all'interno dell'unione monetaria, ma questo richiede una centralizzazione totale dell'intera politica economica. Gli Euro-bond sarebbero solo l'inizio. Per fare questo non vedo alcuna realistica opportunità politica. Se rifiutiamo questa strada, allora dovremmo essere onesti e dire: basta con l'unione monetaria.

Accolgo con favore la fondazione del nuovo partito anti-Euro "Alternative fuer Deutschland". Non ne condivido le posizioni. Ma almeno sono coerenti. Mentre quelle della CDU e della FDP - pro euro, ma contro gli Euro-bond - sono intrinsecamente contraddittorie. Sull'Euro ci sono due posizioni logicamente coerenti. L'AfD ne rappresenta una. Dell'altra la maggior parte dei partiti hanno una grande paura.

Margaret Thatcher sull'Europa almeno era coerente. Ha avuto fiuto sia sugli sviluppi economici che su quelli del potere politico all'interno della zona Euro. Per questa ragione merita il mio rispetto. 
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venerdì 22 marzo 2013

Münchau: senza unione bancaria l'Euro ha i giorni contati


Münchau, nel suo piu' recente commento su Der Spiegel, torna a parlare della crisi cipriota e lancia un avvertimento: senza l'unione bancaria l'Euro è destinato a fallire. Cipro è solo l'inizio. Da Der Spiegel.
Il Parlamento di Nicosia con il suo rifiuto di espropriare i clienti delle banche ha evitato il peggio. Il pessimo escamotage proposto dai paesi EU è fallito. Ecco perché un'insolvenza dello stato non sarebbe la cosa peggiore.

Angela Merkel e Wolfgang Schäuble erano le menti dietro  l'attentato ai risparmi ciprioti. Trovo incredibile il modo in cui i bravi partiti di opposizione tedeschi commentano lo scampato pericolo. All'inizio mentre la casa stava bruciando, hanno parlato a bassa voce. Cosi' Wolfgang Schäuble ha potuto ripetere indisturbato sui media la storia secondo cui sarebbe tutta colpa del presidente cipriota Nikos Anastasiades. Sarebbero stati i ciprioti alla fine ad aver deciso il prelievo dai depositi dei piccoli risparmiatori. Al contrario, è stato prima di tutto il ministero di Schäuble ad aver messo in campo l'imposta patrimoniale.

La partecipazione dei piccoli risparmiatori è il risultato della proposta tedesca, sommata ai vincoli di politica interna a Cipro. L'economista spagnolo José Carlos Diaz ha commentato: in Europa non ci sono segni di vita intelligente.

Cipro si dirige verso un default sovrano - a meno che una delle parti non decida di arretrare dalle proprie posizioni. Una bancarotta di stato ed un'uscita dall'Euro non sarebbero in ogni modo lo scenario peggiore. Ancora peggio è lasciare che la Germania e Cipro continuino a vivere insieme all'interno di una unione monetaria che entrambi realmente non supportano.

Cipro non vuole un'interferenza negli affari interni

La crisi di Cipro è un chiaro esempio: mostra che ogni unione monetaria ha necessariamente bisogno di una unione bancaria. Non sto parlando del controllo bancario che si sta centralizzando a Francoforte, piuttosto di una gestione centrale delle crisi bancarie e di una garanzia europea sui depositi. In una vera unione monetaria non sarebbe arrivato Putin in aiuto, se veramente arriverà, ma i signori e le signore del controllo bancario.

Arriverebbero nel paese in gran segreto, muniti di pieni poteri esecutivi. Prenderebbero in consegna le banche, metterebbero i sigilli alle porte e rimborserebbero il piccolo risparmiatore fino al limite della garanzia sui depositi in vigore. Tutto il resto del patrimonio ancora disponibile verrebbe liquidato - prima le azioni, poi le obbligazioni subordinate, poi le senior e alla fine i depositi superiori al limite della garanzia.

L'importo della garanzia a Cipro è di 100.000 €. Io credo si dovrebbe ridurre a 50.000 €, ovviamente non va bene se fatto a posteriori. In questo modo molti problemi sarebbero risolti.

Il problema in Europa è che la Germania non sostiene l'unione bancaria e Cipro impedisce un'ingerenza nelle questioni interne. Per questa ragione io credo il problema sia irrisolvibile, almeno all'interno di una unione monetaria.

La banche cipriote hanno bisogno di capitale, non di credito

Anche un ulteriore prestito dalla Russia non sarebbe di grande aiuto, perchè Cipro resterebbe schiacciato dal peso degli interessi. Le banche cipriote hanno bisogno di capitale, non di crediti. Una volta bocciata la tassa patrimoniale, non è chiaro da dove dovrebbe arrivare il denaro. A meno che i russi non considerino l'aiuto a Cipro come un investimento militare strategico che gli offre una base navale all'interno della zona Euro. A coloro che caldeggiano questa soluzione, auguro buon divertimento.

Piu' realisticamente si dovrebbe lentamente iniziare a prendere confidenza con l'idea di un default sovrano. Senza una garanzia comune sui depositi e una gestione comune delle crisi bancarie, l'Euro non potrà essere tenuto insieme ancora a lungo. Non c'è via di uscita dalla desolante situazione di Cipro, Grecia, Spagna e Portogallo. Questi paesi sono troppo deboli per risanare il loro settore bancario. E i fondi di salvataggio europei non saranno di aiuto. Le somme previste sono troppo piccole.

In Germania la crisi di Cipro è il terreno di coltura ideale per il nuovo partito anti-Euro "Alternative für Deutschland". Io non condivido le loro posizioni - al contrario. Ma almeno le loro idee hanno una cerca consistenza. L'uscita dall'Euro paventata dal partito è una diretta conseguenza dell'evidente limite alla solidarietà mostrato da Merkel. Quello che invece non è affatto coerente, è la combinazione fra la politica europea di Merkel e la promessa di voler mantenere l'Euro ad ogni costo. 

Non ci sarà una rottura dell'Euro sul caso Cipro. E' un paese troppo piccolo. Ma Cipro ci mostra il modo in cui l'Euro si dissolverà.

giovedì 14 marzo 2013

Münchau: Angelina ha qualche problemino


Wolfgang Münchau, nel suo ultimo commento su Der Spiegel, torna ad attaccare la Cancelliera sulle politiche europee e fa una (facile) previsione: Merkel fallirà. Da Der Spiegel

Angela Merkel fino alle elezioni federali vorrebbe evitare di prendere decisioni impopolari. Una strategia rischiosa. Perché la crisi Euro rischia di degenerare su quattro possibili scenari.

Fino a poco tempo fa alla Cancelliera andavano tutte bene. Il presidente della BCE Mario Draghi la scorsa estate sembrava aver messo fine alla Eurocrisi - il programma di acquisto dei titoli di stato aveva calmato i mercati. Merkel si proponeva come la salvatrice dell'Euro. Restavo sbalordito quando nei sondaggi leggevo l'approvazione del popolo tedesco verso la gestione della crisi Euro da parte di Merkel.

La crisi non è ancora tornata, ma dopo le elezioni italiane l'ottimismo è svanito. Siamo di nuovo ad un pericoloso punto di svolta. Io vedo quattro possibili sviluppi, che già prima delle elezioni federali del settembre 2009 potrebbero rivelarsi fatali per la Cancelliera.

Il primo e piu' grande pericolo al momento arriva dall'Italia. Il paese si trova in una recessione che si autoalimenta ed è paralizzato da una crisi politica. Per restare nell'Euro avrebbe bisogno di riforme interne che politicamente non è in grado di realizzare. E la Germania rifiuta di fare concessioni dall'esterno. Secondo le conversazioni da me fatte nelle scorse settimane, la sola speranza di un governo stabile e moderno nei prossimi cinque anni è un cambio generazionale al vertice di entrambi i maggiori partiti. Il partito democratico al proprio interno è lacerato. Il leader del partito Bersani, che ora sta cercando disperatamente di formare un governo, e il suo giovane sfidante Matteo Renzi, sindaco di Firenze, sono acerrimi rivali. Renzi spinge per andare al potere. Tra i due c'è un divario di quasi due generazioni.

L'uscita dell'Italia è solo una questione di tempo?

C'è solo una piccola possibilità che questo cambio generazionale riesca. Ad oggi è piu' probabile un nuovo governo di tecnocrati non eletto democraticamente, che nel medio periodo finirà per rafforzare le forze radicali. In questo scenario si arriverebbe ad una maggioranza assoluta per il partito anti-establishment di Beppe Grillo. I miei interlocutori in Italia considerano questo scenario come il piu' probabile nel medio periodo. Non è ancora chiaro se si arriverà al promesso referendum sull'Euro. Ma non è nemmeno importante. Dalla recessione attuale si arriverà alla depressione, chi vorrebbe investire sotto Grillo? In questo scenario un'uscita dell'Italia dall'Euro sarebbe solo una questione di tempo.

La seconda difficile questione sono gli effetti congiunturali delle politiche di austerità, ampiamente sottovalutati dai governi. Siamo arrivati alla situazione da me prevista lo scorso anno: il piano di austerità ha fatto crollare la crescita in tutta Europa. Il rapporto debito-pil cresce, perché il denominatore (il PIL) diminuisce piu' rapidamente del numeratore (debito). L'Italia, a causa delle politiche di austerità, tanto elogiate dalla cancelliera, si dirige verso un rapporto debito/pil del 130 %. E fino ad ora anche in Germania la tanto pronosticata ripresa non è arrivata. In gennaio in Germania e Francia è scesa la produzione industriale. Con queste politiche, le possibilità che l'Euro sopravviva sono minime. Un'inversione di rotta sulle politiche di austerità sarebbe una grande sconfitta per Merkel.

Il terzo rischio è Cipro. La BCE, secondo quanto raccontato dalla FAZ, avrebbe evitato la pubblicazione di un rapporto sulla suddivisione dei patrimoni nei paesi Euro. Il rapporto è politicamente esplosivo, perché contiene un dato, che per molti lettori sarà sorprendente. Il tedesco medio è piu' povero dell'italiano medio o del francese - e non molto piu' ricco, se non per niente, del cipriota-medio.

Perchè il povero tedesco dovrebbe garantire per il ricco cipriota?

I tedeschi hanno redditi alti, ma patrimoni inferiori. La ragione principale è che i tedeschi piu' raramente sono proprietari di case o appartamenti rispetto ai cittadini degli altri stati EU. In altri paesi gli immobili sono la parte piu' importante dei patrimoni individuali. E con questa statistica arriva la domanda politica: perché i poveri tedeschi dovrebbero pagare per i ricchi ciprioti?

Il governo federale è consapevole del pericolo politico che arriva da un salvataggio di Cipro. A Bruessel si spera di raggiungere un accordo entro la fine del mese. Nella tarda primavera Cipro avrà un rimborso obbligazionario molto pesante. Ma come si fa ad ottenere il voto del Bundestag? Se il governo federale insiste sulla partecipazione del risparmiatore cipriota, va a sbattere contro i mercati finanziari. Se non lo fa, è possibile che la SPD si opponga al progetto e lo faccia cadere al Bundestag.

Il quarto rischio per Merkel è il nuovo partito anti-Euro nato questa settimana. Non credo riuscirano ad entrare al Bundestag, ma sicuramente avranno un certo successo mediatico, che  all'Unione costerà voti preziosi. L'esperienza dell'Eurocrisi mostra che ovunque, anche in Germania, c'è un terreno fertile per un movimento di protesta. E cosi' anche da noi le elezioni saranno imprevedibili.

La mia previsione è che Merkel sull'Euro fallirà. Il mio dubbio è se accadrà prima delle elezioni, oppure in un qualche momento dopo le elezioni.
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mercoledì 6 marzo 2013

Münchau: l'Italia tra farsa e tragedia


Wolfgang Münchau su Der Spiegel torna a parlare delle elezioni italiane: è solo l'inizio di un ciclo, Grillo è il vero capo dell'opposizione ad Angela Merkel e porterà Roma fuori dall'Euro. Da Der Spiegel.
Il risultato delle elezioni italiane non è stato un incidente di percorso - appartiene alla seconda parte di una tragedia: negli anni '30 le politiche di austerità hanno distrutto il Gold standard, oggi distruggeranno l'Euro.

Karl Marx con le elezioni italiane si sarebbe molto divertito. Il suo saggio "Il diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte" inizia con una frase: "Hegel da qualche parte scrive che tutti i personaggi e i fatti del mondo tornano sempre una seconda volta. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come una misera farsa". Marx si riferiva al colpo di stato di Luigi Napoleone del 1851 e al paragone con il Putsch del suo ben piu' cattivo zio nel 1799.

Si puo' fare un parallelismo simile fra la Germania di inizio anni '30 e l'Italia di oggi. In entrambi i casi c'era un sistema di cambi fissi, allora il Gold standard, oggi l'Euro. Ci fu anche allora una politica prociclica guidata dalla follia dell'establishment: l'austerità durante la recessione. Fini' con una disoccupazione di massa e la trappola del debito. In Germania la grande depressione termino' con una tragedia. L'Italia ha eletto un comico. Grillo ora è il capo del partito piu' grande, e gli altri partiti non sanno come formare un governo.

Un po' meno comico: lo stato d'animo inquieto degli italiani spazzerà via l'establishment, e probabilmente anche l'Euro, almeno in Italia. L'Euro era il tema piu' importante di Grillo. Gli sviluppi economici e politici hanno supportato il comico. Per quello che sappiamo, Grillo è un democratico. Non è un uomo di destra - al contrario degli euroscettici tedeschi dominati dai nazionalisti, pronti a fondare un nuovo partito.

Grillo sarà supportato da economisti rispettati. Il Nobel Paul Krugman ha già dialogato in video con Grillo. Il premio Nobel Joseph Stiglitz lo consiglia sui temi economici insieme all'economista francese Jean Paul Fitoussi. Il M5S di Grillo non è una versione sovradimensionata dei Pirati o dei Freie Wähler. I suoi elettori arrivano principalmente dalla sinistra. Grillo rappresenta la protesta contro un establishment che ha somministrato al paese una ricetta economica sbagliata: politicamente non sostenibile e che economicamente non funziona. Grillo è indirettamente il vero capo dell'opposizione in Germania - perché alla fine è stata la politica di Angela Merkel ad aver imposto all'Europa questo riequilibrio asimmetrico. 

Il crollo dell'economia italiana continua

Le elite europee non capiscono piu' il mondo perché non si sono mai confrontate intellettualmente con la grande depressione. E stanno ripetendo esattamente tutti gli errori del passato. Come i loro antenati stanno applicando alla macroeconomia tutte le inutili formule dell'economia aziendale continuando a sottovalutare gli effetti devastanti di tali politiche. Non capiscono il fenomeno Grillo, sia nella sua portata politica che in quella economica. 

Nel frattempo l'economia italiana continua a crollare. Secondo gli ultimi dati i tassi di interesse per le aziende in Italia e Spagna sono di nuovo cresciuti. L'effetto del programma di acquisto dei titoli di stato è quasi evaporato. Gli investimenti nel settore privato sono ai minimi. I consumi privati e pubblici cadono in picchiata. La recessione del 2012 si è tramutata nella depressione del 2013. Le elezioni del febbraio 2012 non sono state un piccolo incidente di percorso nel funzionamento della macchina democratica, da correggere con nuove elezioni.  Al contrario, sempre piu' elettori si avvicinano a Grillo.

E ora l'establishment politico italiano reagisce sconcertato con il tipico riflesso che non fa altro che peggiorare la situazione. Si chiede un governo di esperti - un nuovo Mario Monti, forse addirittura Monti stesso. Senza considerare il fatto che alle elezioni è arrivato ultimo. Probabilmente ci sarà qualcun'altro - qualcuno che continui con la narrativa di Monti, ma che della situazione italiana non puo' cambiare nulla. Per realizzare le riforme veramente importanti - fine della politica dei tagli, riforme politiche, liberalizzazione del settore dei servizi - c'è bisogno di un vero governo politico. La sola possibilità senza andare a nuove elezioni sarebbe una grande coalizione sull'esempio tedesco. Ma è destinata a fallire per l'eccesso di animosità degli attori principali.

Percio' siamo all'inizio di un ciclo di elezioni, governi tecnici, nuove elezioni, una probabile nuova vittoria di Grillo e di una fase che porterà l'Italia all'uscita dall'Euro. Fino a quando il tema sarà in discussione, nessuno investirà in Italia. Il sogno dell'uscita è una profezia che si autoavvera

Al differenza della Germania negli anni trenta, l'Italia resta una democrazia pacifica. Questa è davvero una buona notizia. La storia alla fine ci parla anche di avvenimenti che non si ripetono esattamente. Ma c'è un punto che in questo confronto storico si adatta perfettamente. Allora l'austerità distrusse il Gold standard. Oggi sta distruggendo l'Euro.
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giovedì 28 febbraio 2013

Münchau: Merkel ha perso le elezioni italiane e Steinbrück ancora una volta non ha capito nulla


Wolfgang Münchau su Der Spiegel non ha dubbi: Angela Merkel ha perso le elezioni italiane, la rabbia degli elettori arriverà anche a Madrid e Lisbona e come al solito gli Spiddini non hanno capito nulla. La fine dell'Euro è davvero vicina?
I grandi sconfitti nelle elezioni italiane non sono Mario Monti né Pier Luigi Bersani, ma Angela Merkel: se la crisi Euro è ancora qui, la colpa è solo sua. La sua politica anticrisi ci sta portando verso il disastro.

Angela Merkel è la vera perdente nelle elezioni italiane. Quanto la sua Euro-politica sia sbagliata, nei giorni scorsi è diventato chiaro a tutti. Mi aspetto che questa strada ci porti al disastro.

La sua politica consisteva nel tentare di risolvere la crisi debitoria e di competitività nei paesi del sud Europa con un processo di aggiustamento unilaterale. Grecia, Portogallo, Spagna e Italia, attraverso una politica di austerità garantiscono il rimborso del debito, e spingono verso una politica di riduzione salariale nel settore pubblico che si propaga verso il resto dell'economia. In questo modo si pensava di prendere 2 piccioni con una fava. La speranza era che dopo uno schock breve e acuto, i debiti e i livelli salariali sarebbero tornati in equilibrio. Davvero intelligente, oppure no?

Nei sogni. Né l'economia, né la politica funzionano nel modo in cui ci si immagina in Germania. Economicamente è stata un'analisi molto superficiale, senza considerare le conseguenze devastanti sull'economia complessiva. 

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L'Italia si trova in una recessione che si autoalimenta: le banche non danno credito perché non vedono nessuna ripresa, e la ripresa non arriva perché le banche non danno credito. Le imprese nel frattempo pagano interessi del 10 %. Non c'è da meravigliarsi se non investono e se l'economia si contrae. Poiché il PIL è il denominatore nel livello di indebitamento, questo cresce automaticamente quando l'economia si contrae. Cio' significa che il livello di indebitamento continua a salire, sebbene i debiti non crescano. E' chiamata anche trappola del debito. Non se ne esce senza l'aiuto esterno. E piu' ci si dimena, piu' si scivola in profondità.

L'Italia interromperà la politica di austerità

Le conseguenze politiche le abbiamo vissute in diretta questa settimana. Beppe Grillo con il suo movimento anti-Euro oggi è il piu' grande partito del paese. Insieme a Silvio Berlusconi ha condotto e vinto una campagna contro l'Euro e contro Merkel. Non importa quello che succederà politicamente, l'Italia arresterà la sua politica di austerità. Come potrebbe andare diversamente da un punto vista politico? In questo modo viene meno per l'Italia la possibilità di trovare protezione sotto il fondo di salvataggio. Perché l'ESM come condizione imporrebbe ulteriori risparmi. Se in quel momento si dovesse andare alle elezioni, il "Movimento 5 Stelle" di Grillo avrebbe allora la maggioranza assoluta.

Mario Monti è la figura piu' tragica nel dopo elezioni. Il suo errore piu' grande è stato l'accettazione in  maniera acritica delle politiche merkeliane. Avrebbe dovuto insistere su un fondo comune europeo per il rimborso del debito e su di una europeizzazione completa delle banche, compresi i debiti pregressi. E avrebbe dovuto minacciare: in caso diverso, l'Italia è pronta a lasciare l'Euro. Merkel tuttavia sapeva che l'ex commissario europeo, al contrario di Berlusconi, non sarebbe mai andato tanto lontano. E cosi' è stata capace di imporsi tatticamente. Ma non è stata capace di risolvere il problema della crisi. Al contrario.

La rabbia della folla presto toccherà anche il Portogallo e la Spagna.

Da un punto di vista economico il problema italiano puo' essere compreso attraverso un confronto con il Gold standard durante la grande depressione. L'Euro oggi ha il ruolo che allora aveva l'oro, quello di un tasso di cambio fisso. Anche allora gli economisti conservatori sostenevano che i paesi nel gold standard si sarebbero riallineati attraverso aggiustamenti nell'economia reale - al posto dei tassi di cambio, sostituiti da un aggancio permanente all'oro. L'unica via di uscita dalla grande depressione fu l'abbandono del sistema basato sull'oro. In America avvenne nel 1933, in Francia rimase fino al 1936 - con conseguenze economiche disastrose.

Io credo che in Europa avremo un percorso simile. Per mantenere l'Euro sono necessari trasferimenti e aggiustamenti su entrambi i lati, per i quali sia nel sud che nel nord Europa non c'è la maggioranza necessaria. Le politiche di austerità costituivano l'ultima possibilità in questo senso. La rabbia del popolo ha raggiunto l'Italia, e presto o tardi toccherà anche la Spagna e il Portogallo. Anche in Francia ci sono segnali in questa direzione. I greci in questo momento sono un po' storditi, ma anche li' la strategia dell'aggiustamento non sta funzionando politicamente - nemmeno dopo sei anni di recessione.

Merkel  in Germania potrà essere salvata politicamente solo dall'incapacità dei suoi avversari politici di smascherare questa strategia. Del resto sono molto impegnati a sprecare il loro capitale politico nella relativamente poco importante questione degli aiuti finanziari a Cipro.

La dichiarazione poco diplomatica di Peer Steinbrück sui due clown italiani distrae dal fatto che il vero problema non sono Grillo e Berlusconi, piuttosto la sua avversaria politica. Steinbrück aveva la possibilità di attaccarla politicamente e invece fa un altro passo falso che lo allontana dalla questione centrale. La sola consolazione è che Merkel dovrà farsi carico delle conseguenze di una crisi che lei stessa ha creato. La combinazione delle sue politiche e del risultato elettorale italiano hanno drasticamente aumentato le possibilità di un crollo dell'Euro. 

lunedì 24 dicembre 2012

Münchau: ricorderemo il 2012 con nostalgia

Wolfgang Münchau su Der Spiegel, in un grande slancio di ottimismo ricorda ai tedeschi: il 2012 non è stato un bell'anno, il 2013 sarà peggio. Buon Natale!
Un altro anno di crisi è finito allo stesso modo in cui iniziato: con uno stato d'animo migliore rispetto alla situazione reale. Che cosa ci possiamo aspettare per il 2013? Le bugie dei politici nei prossimi mesi si riveleranno per quello che sono.

Le ragioni della calma autunnale sui mercati è senza dubbio l'annuncio di Mario Draghi di questa estate e l'intenzione della BCE di acquistare titoli di stato in maniera illimitata. In molti hanno visto in questo annuncio la fine della crisi. 

La BCE per ora ha solo fatto "Buh" e non ha acquistato nessun titolo. Ma per i mercati è stato sufficiente l'annuncio. In estate un investitore mi ha detto che non sapeva piu' come scommettere contro l'Euro: Draghi gli aveva reso la vita difficile. Complimenti! E' stata la mossa di un maestro della politica monetaria.

Ma se ci stropicciamo gli occhi e ci chiediamo che cosa effettivamente nel corso di questo anno sia cambiato, si arriva esattamente alla conclusione opposta. A causa della recessione la sostenibilità dei debiti privati e pubblici in molte parti della zona Euro è peggiorata. La crisi Euro dopo tutto non è stata partorita dalla mente degli speculatori. Sappiamo dalla storia economica e dall'applicazione della logica elementare che una unione monetaria non puo' funzionare se ci sono grandi differenze fra le diverse economie reali, se non ci sono trasferimenti di denaro e senza la messa in comune dei debiti. Qualcosa nell'impalcatura dovrà crollare.

Anche la sorveglianza bancaria, su cui nelle scorse settimane ci si è riusciti a mettere d'accordo, non cambierà molto. Ogni paese continuerà a garantire per il proprio settore bancario. Per la Spagna significa: il riallineamento durerà ancora molto, molto tempo, piu' a lungo che in Giappone - e li' la crisi va avanti da oltre 20 anni.

Accanto ai problemi strutturali, che resteranno ancora, per il 2013 vedo altri due meccanismi di fondo che renderanno difficile la situazione nella zona Euro. Il primo e piu' importante è l'effetto della politica di risparmio sulla congiuntura e indirettamente sul livello di indebitamento. I modelli di previsione attuali hanno radicalmente sottovalutato gli effetti di una politica di austerity in una fase recessiva. Già da 5 anni questi modelli pronosticano per la Grecia un'inversione di tendenza a partire dall'anno successivo. Anche per quest'anno dicono la stessa cosa. 

Questi modelli hanno fallito perché tutta una serie di stabilizzatori non sta funzionando: tutti gli stati stanno contemporaneamente risparmiando; il settore finanziario è in difficoltà; la politica monetaria ha esaurito il suo spazio di azione.

La crisi tornerà il prossimo anno.

Il secondo pericolo riguarda la spirale di svalutazione globale. E questo aumenterà gli effetti dei programmi di risparmio congiunturali. La banca centrale americana (FED) ha recentemente annunciato di voler lasciare i tassi vicini allo zero, fino a quando la quota di disoccupazione non sarà scesa al 6.5 %. E' la prima volta che una banca centrale definisce il suo obiettivo in termini di disoccupazione. Un annuncio cosi' chiaro in Europa sarebbe impensabile.

Ma la Fed sta dettando il trend. Mark Carney, il governatore della Bank of England appena nominato, pensa ad un obiettivo in termini di PIL nominale. Cio' spingerebbe la banca centrale a generare inflazione, se la crescita reale dovesse essere troppo bassa - come ora. E il capo di governo giapponese appena eletto, Shinzo Abe, pretende che la banca centrale acquisti titoli pubblici per aumentare l'inflazione. Ovunque intorno a noi la politica monetaria viene allentata, solo nella zona Euro questo non succede.

La BCE invece deve continuare a rendere omaggio al solito obiettivo della stabilità dei prezzi. Cosi' è scritto nei trattati europei. Quotidianamente la Bundesbank e tutti i piu' importanti editoriali tedeschi la esortano in questa direzione. Le conseguenze di questa discrepanza di politica monetaria fra BCE e tutte le altre banche centrali non sono ancora state percepite dai mercati. Mi aspetto una forte rivalutazione dell'Euro, che aggraverà ulteriormente la situazione economica dell'Eurozona.

La Spagna non solo dovrà ridurre il debito e allo stesso tempo riallinearsi alle altre economie, ma dovrà fare tutto questo sotto il peso di un cambio che si rafforza. Per uscire dalla trappola dell'indebitamento la Spagna ha bisogno di un taglio del debito, di trasferimenti di denaro oppure di una svalutazione della moneta. Poiché la Germania rifiuta le prime 2 varianti e la BCE la terza, per la Spagna non è possibile alcun riallineamento.

Secondo le mie previsioni la crisi tornerà il prossimo anno - probabilmente prima delle elezioni politiche per il Bundestag. Non sono affatto certo che la Grecia riuscirà ad applicare politicamente e giuridicamente le proprie riforme. Spagna e Portogallo sono allo stesso modo in pericolo. E in Italia il 2013 sarà sicuramente un anno critico.

Ricorderemo con nostalgia il 2012...

giovedì 13 dicembre 2012

Münchau: bentornato cavaliere!


Wolfgang Münchau è probabilmente l'unico commentatore tedesco ad applaudire il ritorno di B. nell'arena politica: il rigorismo sarà rimesso in discussione e Merkel dovrà finalmente raccontare la verità. Da Der Spiegel
Berlusconi dovrebbe essere il prossimo presidente del consiglio italiano? Naturalmente no! Ma la sua candidatura è una buona notizia: finalmente l'austerità sarà un tema da campagna elettorale.

Sono fra i pochi in Germania felici per il ritorno nell'arena politica di Silvio Berlusconi. Non credo possa tornare a capo del governo. Gli italiani ne hanno abbastanza di lui. E anche io non lo voglio vedere di nuovo al potere.

La mia gioia è dovuta a una speranza: durante la campagna elettorale il consenso sull'austerità potrebbe venire meno. Grazie al suo ritorno, per la prima volta, il rigorismo in un grande paese europeo diventa un tema da campagna elettorale. Non è stato cosi' nelle elezioni spagnole del 2011, e nemmeno nel 2012 in Francia. Peer Steinbrück e Angela Merkel sulle politiche anticrisi hanno solo delle piccole distinzioni retoriche.

In Italia ci sarà finalmente una discussione politica: è giusto durante una recessione applicare politiche di risparmio e seguire i diktat di risparmio tedeschi? Io lo trovo fantastico.

La situazione politica in Italia è un po' confusa. Secondo gli ultimi sondaggi i socialdemocratici guidati da Pier Luigi Bersani sono intorno al 30%; il partito antieuropeo del comico Beppe Grillo è tra il 15 e 20 %. Il partito di Berlusconi fra il 14 e il 18 %. La Lega è intorno al 6%, i Cristianodemocratici vicini al 5%. Un ipotetico partito di Monti avrebbe circa il 3%, ma il potenziale viene stimato intorno al 10%. Berlusconi percio' non ha nessuna possibilità di essere rieletto. Ma una maggioranza al senato è comunque possibile, e in questo modo potrebbe bloccare il futuro governo. 

In Italia ci si sente come in una grande depressione

Un governo di centrosinistra guidato da Bersani resta l'opzione piu' probabile. Dopo tutto, quello che Bersani ha detto nei giorni scorsi rappresenta solo il proseguimento della politica di Mario Monti con altri mezzi. Bersani promette piu' austerità, piu' tagli, solo un po' piu' di giustizia sociale.

Il deterioramento della situazione economica metterà le ali ai critici del governo Monti. La recessione è molto peggiore delle previsioni, le vendite di Natale sono deludenti, i dati sulla povertà schizzano verso l'alto. Ma le statistiche economiche riflettono raramente le sensazioni causate da una crisi. In Italia si ha l'impressione di essere in una grande depressione.

La grande maggioranza degli economisti italiani non è affatto d'accordo con l'austerità. Comprendono la dinamica devastante delle politiche di risparmio. I critici di Monti non sono solo degli anti-europei ossessionati, di cui in Italia ce ne sono pochi, ma persone che rifiutano la politica di risparmio per altre ragioni.

Berlusconi ha un altro vantaggio argomentativo. Non ha tabu'. Ha già detto una volta che non si deve escludere un'uscita dall'Euro. Sul punto aveva ragione. Siamo in circostanze in cui per l'Italia un'uscita dall'Euro potrebbe essere la soluzione migliore. Il paese ha perso competitività, difficile da recuperare in una fase di recessione. I salari italiani dovranno stagnare o comprimersi per un decennio. Ogni anno il paese dovrà ottenere avanzi  di bilancio primari -  prima del pagamento degli interessi - per ridurre il debito. E questo non una sola volta, piuttosto anno dopo anno.

Se gli italiani vorranno restare nell'Euro, ci saranno 10 anni durissimi

Adesso immaginatevi la seguente dinamica: il centrosinistra vince le elezioni. Bersani diventa il primo ministro, Monti il Presidente della repubblica. Contro di loro in parlamento un'opposizione euroscettica che vuole cacciare il governo. Alle prossime elezioni fra 5 anni - se il governo potrà resistere cosi' a lungo - i frutti della ripresa non dovranno essere solamente riconoscibili, ma già redistribuiti. Altrimenti il governo sarà a rischio debacle elettorale.

Ma non succederà cosi' rapidamente. L'esperienza greca mostra che la durata di questo processo di aggiustamento viene sempre sottovalutata. Se gli italiani vorranno restare nell'Euro, li aspetta un decennio di risparmio e di orrore. Forse anche di piu'. E già ora molti italiani sono a corto di soldi. Non capisco come possa funzionare politicamente.

Decisivo non sarà il risultato, piuttosto la polarizzazione politica che si avrà in queste elezioni. Se la eurocrisi diventasse una questione politica prioritaria, allora cambierebbero i parametri di tutta la crisi.

La strategia di Angela Merkel, presentare la verità al suo elettorato a piccole dosi digeribili non potrà continuare. Questo è anche il motivo per cui ogni politico a Berlino, Parigi e Brussel è cosi' spaventato dal ritorno di Silvio Berlusconi.

E questo lo trovo grandioso.

venerdì 19 ottobre 2012

Il piano di Schäuble è destinato a fallire

Wolfgang Münchau su Der Spiegel attacca il piano di Schäuble: la politica fiscale da sola non risolverà la crisi.  I tedeschi ancora una volta restano prigionieri dei loro dogmi.
Wolfgang Schäuble presenta un piano per l'Euro, destinato probabilmente a fallire. Il ministro delle finanze ritiene che il debito pubblico nel sud Europa sia la causa della crisi - di fatto il problema è nella costruzione dell'unione monetaria. Ci sono solo 2 vie di uscita.

Come un atleta professionista che invecchia, ma che alla fine della carriera si trova di nuovo al massimo della forma, Wolfgang Schäuble in questi giorni ha lanciato un'offensiva politica.

E' stato come quasi 20 anni fa, quando con il suo collega di partito Karl Lamers (CDU), aveva pubblicato una lettera a favore di un nucleo europeo unito. Il documento Schäuble-Lamers allora non era stato preso sul serio. Il loro consiglio non fu seguito. Ma la teoria alla fine si è dimostrata vera, la crisi Euro è arrivata, e il club nel club si è reso sempre piu' indipendente. La EU fuori dalla zona Euro perde sempre piu' importanza. I britannici ad esempio, sono vicini ad andarsene. 

Viviamo già nell'Europa del nucleo di Schäuble e Lamers, tuttavia in una variante patologica.

La nuova proposta di Schäuble per una unione fiscale piu' integrata, con ampi poteri per la Commissione e il Parlamento europeo è coraggiosa e lungimirante come il paper del 1994. Schäuble è fra i pochi politici ancora attivi a comprendere che anche una unione monetaria decentrata come la nostra, ha bisogno di un nucleo politico solido. Sono d'accordo con lui, soprattutto quando sostiene che l'Europa è vicina a perdere l'unica opportunità nata dalla crisi:  la possibilità di una ristrutturazione istituzionale della zona Euro e della stessa EU.

Mentre nel 1994 appartenevo a coloro che celebravano il paper di Schäuble e Lamers, oggi sono scettico per due ragioni.

La politica fiscale da sola non può risolvere la crisi

In primo luogo, la proposta concreta è basata su una diagnosi sbagliata. Schäuble spreca il suo intero capitale politico per una riorganizzazione della politica fiscale in Europa. Che un ministro delle finanze si occupi di politica fiscale, non è una novita. Ma la politica fiscale non può risolvere da sola la crisi, né un super commissario avrebbe potuto evitare la crisi - la greca forse, ma non quella spagnola, portoghese o irlandese. Ci dovremmo ricordare che la Spagna e l'Irlanda durante l'ultimo decennio hanno raggiunto anche degli avanzi di bilancio. L'allora commissario per gli affari economici aveva addirittura lodato entrambi i paesi. Al di fuori della Grecia, la mancanza di disciplina di bilancio non era mai stato un problema.

La proposta di Schäuble si basa su una falsa narrativa, peraltro molto popolare in Germania, secondo cui tutto si riduce alla politica fiscale. Ignora il fatto, che la crisi di bilancio pubblico nella periferia è la conseguenza, e non la causa della stessa crisi - una crisi dovuta agli squilibri economici, cresciuti per effetto dello stesso Euro. E' quindi una crisi dell'Euro in se stesso, piu' che una crisi dei suoi paesi membri. Spagna e Irlanda potrebbero essere aiutate con una unione bancaria. Ma la proposta di Schäuble non affronta questo problema.

Il mio secondo problema con la proposta di Schäuble è il netto contrasto fra le sue ambizioni e la sua politica. La politica tedesca dei piccoli passi non è compatibile con un mantenimento dell'Euro. Dopo la breve fase di euforia di questa estate, adesso fra gli esperti regna una certa delusione. La congiuntura europea sta peggiorando. La Spagna sta temporeggiando prima di richiedere l'applicazione del programma di salvataggio. La Germania frena sull'unione bancaria.

Due scenari realistici per il futuro dell'Euro.

Nonostante il rapporto critico della troika (FMI, commissione EU e BCE) ancora una volta si ripianerà il deficit greco - ma i problemi del paese restano immutati. In considerazione della catastrofica situazione finanziaria non possiamo allo stesso tempo insistere sul fatto che la Grecia resti nell'Euro, continui a pagare gli interessi, rimborsi il debito e non riceva ulteriori aiuti. A una di queste rivendicazioni dovremo rinunciare. Senza l'accettazione dei trasferimenti e di un taglio del debito non sarà possibile mantenere la periferia nell'Euro.

Per l'Euro vedo 2 scenari futuri realistici. Una separazione fra un Euro del nord e uno del sud. Anche la proposta di una uscita unilaterale tedesca rientra in questa categoria. Sarebbe la presa di coscienza del fatto che una unione monetaria senza una unione politica non può funzionare nel lungo periodo, e allo stesso tempo l'ammissione che una unione politica non è realizzabile.

L'alternativa sarebbe una unione politica, in cui la politica fiscale e la politica bancaria si trovano al centro. La proposta di Schäuble affronta solo una piccola parte di una tale unione. La questione piu' importante non è il potere di cui dispongono i commissari, piuttosto come si gestisce politicamente, istituzionalmente, giuridicamente ed economicamente una tale unione di trasferimento.

Accolgo con favore l'entusiasmo di Schäuble per l'Europa, ma le sue proposte sono inefficaci a causa di una analisi superficiale sulle cause della crisi. La proposta di Schäuble è destinata a fallire, non perché va troppo lontano, piuttosto perché in un certo senso non va sufficientemente lontano. Il problema piu' grande per il politico europeo Schäuble, non sono gli euroscettici. E' Schäuble ministro delle finanze.

giovedì 5 luglio 2012

Münchau: crescono le probabilità di una rottura dell'Euro


Secondo Wolfgang Münchau, su Der Spiegel, non c'è motivo di essere euforici per i risultati del vertice europeo: non ci sono né vincitori né sconfitti, e l'Euro è sempre piu' in pericolo.

Monti trionfa, umiliazione della Merkel? In occasione del vertice UE di venerdi scorso, in realtà la cancelliera non ha accettato nessuna decisione definitiva. Questo significa anche: le probabilità che l'unione monetaria si frantumi continuano ad aumentare.

Quelli secondo cui venerdi c'è stata una svolta: si sono felicitati del fatto che Monti nel consiglio europeo abbia messo la cancelliera all'angolo e sia riuscito ad ottenere una lunga lista di concessioni. Per gli altri invece venerdì è stata una catastrofe: Angela Merkel aveva segnato una serie di linee rosse sulla sabbia, che sono state invece superate. La CSU pensa addirittura ad una rottura della coalizione.

Non sono daccordo con entrambe le interpretazioni. Quello che è successo la scorsa settimana, è stato solo un allenamento. Monti non ha vinto, Merkel non ha fatto nessuna rinuncia. L'acquisto di obbligazioni con il fondo ESM, come deciso al vertice europeo, non avrà alcun senso fino a quando il fondo ESM disporrà di solo 500 miliardi di Euro. L'italia ha emesso obbligazioni per quasi 2000 miliardi di Euro, la Spagna per 800 miliardi di Euro. La sola istituzione che in Europa può acquistare obbligazioni in grande stile è la BCE, perchè dispone di risorse illimitate. La BCE, ad eccezione di alcune situazioni circoscritte, non può acquistare titoli di stato, e non lo vuole nemmeno fare.

L'altra decisione del vertice di Brussel è stata quella di permettere al fondo ESM di aiutare direttamente le banche. Ma questo potrà accadere solo quando ci sarà un accordo su una vigilanza bancaria comune: e non accadrà entro i prossimi 12 mesi. Io scommetto che Angela Merkel su questi accordi ha idee molto diverse rispetto a quelle dei colleghi del sud. Chi ha festeggiato venerdi, molto probabilmente non ha capito la crisi europea. E chi si è sentito sconfitto, anche.

Gli accordi raggiunti nella notte fra giovedi e venerdi sono un trionfo dell'illusione sulla realtà. La reazione positiva dei mercati di venerdi non dovrebbe essere una sorpresa. I mercati hanno reagito con euforia a quasi ogni vertice, fino a quando non si è iniziato a leggere le frasi scritte con carattere piccolo o a riflettere sulle decisioni prese. In aggiunta, gli investitori sono felici come una Pasqua per l'atteso abbassamento dei tassi della BCE e della FED. Il vertice EU non era dunque l'unica ragione di questa euforia.

Chi negli ultimi 3 anni avesse scommesso sulla salita dei mercati dopo ogni vertice, seguita da una fase di disillusione, avrebbe sicuramente guadagnato un bel po'. E la disillusione è arrivata questa settimana. I tassi di interesse in Spagna e Italia salgono di nuovo, e io lo dico in anticipo: una fase acuta della crisi tornerà di nuovo questa estate. Dopo che la BCE giovedi avrà abbassato i tassi di interesse, non ci sarà piu' nulla di cui i mercati potranno esultare. E allora si avrà molto tempo per rimuginare. I mercati nella Eurocrisi sono stati spesso lenti, ma una volta afferrato qualcosa, sono stati spietati.

La probabilità di una rottura dell'euro è cresciuta.

Quando la crisi tornerà, Monti potrà mettere di nuovo Merkel sotto pressione? Si supererà la prossima linea rossa dando all'ESM una licenza bancaria e quindi la possibilità di attingere dalla BCE tutto il denaro di cui ha bisogno? Cederà sugli Euro-bonds? Io credo sia abbastanza improbabile. Il problema è che la cancelliera si è messa in un angolo, da cui non potrà piu' uscire.

La posizione tedesca si farà ancora piu' rigida con le decisioni della corte costituzionale. Io non credo che la corte respingerà le leggi sull'ESM come incostituzionali. Potrebbe anche accadere, ma non me lo aspetto. Mi aspetto tuttavia, che la decisione della corte riduca ulteriormente lo spazio di azione del governo. Con gli Euro-salvataggi ormai  siamo entrati da tempo nella zona grigia della costituzione tedesca. Non escluderei neanche che la corte possa ulteriormente restringere il valore delle decisioni raggiunte durante il vertice. Sarei ad esempio sorpreso se la ricapitalizzazione diretta delle banche attraverso il fondo di salvataggio fosse approvata dalla corte così come decisa. Anche i margini politici non si faranno certo piu' ampi, come si vede dalla reazione FDP e CSU. E proprio in questo momento l'economia globale sta rallentando, dagli USA fino alla Cina. La dinamica della crisi è destinata a peggiorare. Nei paesi in crisi della zona Euro, gli obiettivi di bilancio saranno mancati, e i debiti continueranno a crescere.

Non vedo nessun'altra possibilità all'infuori dell'introduzione degli Euro-bonds o almeno un allargamento di breve periodo dello schermo salva stati. Entrambi non ci saranno fino a quando la posizione politica e giuridica della Germania non cambierà.

Arrivo pertanto alla conclusione: la possibilità di una rottura dell'Euro, dal vertice di venerdi scorso è cresciuta ancora. 

giovedì 21 giugno 2012

Münchau: Merkel e SPD ci stanno portando verso il disastro

Ancora un commento su Der Spiegel di Wolfgang Münchau. Questa volta se la prende con la cancelliera e il collaborazionismo della SPD: ci stanno portando verso il disastro e i socialdemocratici non hanno una proposta alternativa.
Nell'Euro-crisi dovremmo decidere se ad un orrore senza fine preferiamo un finale con orrore. Mai! Sarebbe disastroso, specialmente per la Germania.  Ma con la sua politica la cancelliera ci sta portando esattamente in quella direzione. 

Molti anni fa, durante la presentazione di una tesina, ho fatto arrabbiare un insegnante di scuola accusando la SPD di aver sostenuto la deflazione del canelliere Heinrich Brüning, durante la Repubblica di Weimar. In una città guidata dalla SPD, in una regione guidata dalla SPD e in uno stato allora governato dalla SPD, avevo fatto un'osservazione politicamente scorretta.

Ancora oggi per le sinistre è difficile assumere una posizione chiara contro la narrativa dominante sulla crisi proposta dai partiti conservatori. E' una narrativa che sostiene: la crisi attuale è stata causata da una mancanza di disciplina di bilancio, durante le crisi si deve risparmiare, il problema del sud Europa è la mancanza di riforme e non abbiamo bisogno di una unione fiscale o di una unione bancaria. Tutto andrà bene, se ci atteniamo alle regole.

La tesi è chiara e falsa. Come lo era all'inizio degli anni trenta la tesi deflattiva - con le conseguenze conosciute. Allo stesso modo falso è Thilo Sarrazin con le sue facili soluzioni: "lasciate che la Grecia esca dall'Euro, e tutto andrà bene".

Queste narrative dominanti sono purtroppo condivise anche da molti dei miei lettori. Spesso si sente dire un'ovvietà:" meglio una fine orribile, che un orrore senza fine". Non sono affatto d'accordo con questa osservazione. La veridicità di questa frase dipende ovviamente dalla natura dell'orrore a cui in un caso o nell'altro si sarebbe esposti. In Germania la depressione economica era terminata esattamente con un orrore.

Chi oggi propone la fine dell'orrore, nasconde i costi economici, sociali e politici di un passo cosi' drastico, come negli anni '30 facevano i suoi fratelli ideologici. Quando invece calcola i costi dei programmi di salvataggio o di una unione fiscale, al contrario, calcola con precisione le somme da spendere, in alcuni casi gonfiandole.

Abbiamo solo 8 giorni di tempo

Un finale con orrore sarebbe rovinoso, soprattutto per la Germania. In primo luogo il mercato interno europeo non sopravviverebbe ad un ritorno dei cambi flessibili. L'industria dell'export tedesco non si riprenderebbe da una botta del genere. Ci sarebbe anche un collasso finanziario. La Bundesbank ha crediti nei confronti della BCE per 700 miliardi di Euro, creati attraverso il sistema di pagamento Target-2. Questi saldi crescono ogni mese. Se la dissoluzione dell'Euro dovesse arrivare entro la fine dell'anno, le perdite complressive sarebbero fra 1 e 2 trilioni di Euro, compresi i rischi assunti con i fondi di salvataggio e il necessario bail-out delle banche tedesche fallite. Sarebbe circa tra il 40 e l'80 % del nostro prodotto interno lordo.

La politica dei rinvii di Angela Merkel è ancora piu' rovinosa. Ogni mese l'onere per la Germania è sempre piu' elevato. Un esempio di questa follia è l'esplosione del debito greco. Quando la crisi è iniziata, l'indebitamento greco era al 100 % del PIL. Dopo molti anni di risparmi e nonostante il taglio del debito, l'indebitamento è mediamente piu' alto. Se la Spagna e l'Italia dovessero finire sotto l'ombrello protettivo europeo, allora la Germania e la Francia garantirebbero insieme per oltre 4 trilioni di Euro di debiti. Questo sarebbe  piu' del reddito dei 2 paesi messi insieme. Stiamo andando verso la piu' grande bancarotta statale della storia.

Conosco solo 2 possibilità per evitarla:

- l'acquisto del debito pubblico tramite la banca centrale europea

- una parziale messa in comune dei debiti attraverso gli Euro-bonds e una unione bancaria

La politica di Merkel ci conduce verso l'inferno di Dante: "Lasciate ogni speranza o voi che entrate".

Per mettere in piedi un progetto di riforma abbiamo ormai 8 giorni - fino al prossimo vertice EU. Se la cancelliera non prepara una inversione ad U, allora i miei critici potranno avere il piacere di sperimentare la loro tesi del finale con orrore. Mi ricorda il commento da Schadenfreude (piacere per la sfortuna altrui) che John Kenneth Galbraith aveva fatto sul monetarista Milton Friedman: "Milton è stato molto sfortunato, perché abbiamo avuto la possibilità di provare le sue teorie".

Quando scrivevo la mia tesina ero molto seccato dalla posizione politica dei socialdemocratici. Quello che allora non comprendevo, era come la SPD potesse aver fatto ciò. Nel corso di questa crisi ho invece capito, quanto rapidamente una isteria di massa irrazionale può prendere piede in un paese democratico, e come tutta la politica, compresa la sinistra, ne venga travolta.