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sabato 16 settembre 2017

Perché non fate votare anche i greci alle elezioni tedesche del 24 settembre?

Thomas Fricke su der Spiegel con un commento dal tono ironico pone una domanda molto interessante: perché i Greci, che in tutti questi anni hanno dovuto subire le conseguenze dei diktat di risparmio di Schäuble, non possono votare alle elezioni tedesche di domenica prossima? Da Der Spiegel


I giorni che ci separano dalle elezioni sono contati e cresce il rischio che dopo una campagna elettorale noiosa, la prossima settimana molti elettori semplicemente dimentichino di andare a votare.

Cosa accadrebbe se invitassimo i greci a votare con noi? Sarebbe una settimana bella calda. Soprattutto perché i greci dopo le esperienze degli ultimi anni sarebbero perfetti per far uscire qui da noi gli istinti piu' profondi.

Beh, l'ipotesi è abbastanza inconvenzionale. Il lettore puntiglioso si chiederà se comunque è il caso. Chiaro, bisognerebbe approfondire l'argomento. L'idea di per sé, pero', è affascinante, e se ci pensate un po'  sarete sicuramente d'accordo.

Primo, sarebbe corretto far votare i greci insieme a noi. Alla fine è stato il nostro Ministro delle Finanze che insieme ad altri politici tedeschi 2 anni fa ha deciso che i greci per poter ottenere nuovo denaro dovevano continuare con la loro austerità fatta di ulteriori tagli alla spesa e aumenti delle tasse. Di fatto i greci con il referendum del luglio 2015 hanno democraticamente bocciato questa politica - il nostro Ministro delle Finanze e i suoi colleghi hanno invece voluto proseguire. E' la legge di Schäuble. Una sorta di joint-venture democratica in cui pero' i tedeschi hanno l'ultima parola.

Secondo: i greci - anche se involontariamente - hanno contribuito all'aumento di popolarità delle truppe di Merkel e al fatto che ora possano essere rielette senza troppi problemi. Almeno per quanto riguarda il grande bilancio pubblico del nostro super-ministro.

Come Schäuble ha risparmiato 100 miliardi

Secondo una diagnosi che ormai nessuno ha piu' il coraggio di mettere in dubbio, la crisi greca ha fatto si' che sempre piu' denaro sia stato investito in titoli di stato tedeschi. Fatto che a sua volta ha spinto verso il basso gli interessi su queste obbligazioni, in alcuni casi addirittura in territorio negativo, e ha permesso al Ministro delle Finanze tedesco di non dover pagare interessi sul suo debito.

Secondo i calcoli dell'IWH-Institut, Wolfgang Schäuble avrebbe cosi' risparmiato 100 miliardi di euro di interessi. La Bundesbank nel calcolare i risparmi per lo stato tedesco dovuti alla crisi finanziaria nel suo complesso, arriva ad importi anche maggiori. Il nostro tesoriere, inoltre, ha incassato anche gli interessi pagati sui prestiti fatti ai greci. Non è uno scherzo.

Basta capire anche solo un po' di aritmetica per arrivare alla conclusione: senza i greci Schäuble non avrebbe mai raggiunto il pareggio di bilancio. Chissà se sarebbe stato altrimenti cosi' popolare e se la Cancelliera potrebbe essere rieletta ancora una volta Cancelliera. Io credo che i greci abbiano un po' anche il diritto di votare insieme a noi - oppure?

La terza ragione è ancora piu' importante. Certo, abbiamo dato dei soldi ai greci. Da cio' potremmo trarre la terribile conclusione che anche noi abbiamo il diritto di decidere quello che i greci devono fare con il denaro. Dal punto di vista della democrazia teorica si potrebbe anche argomentare in senso opposto: coloro che hanno dovuto subire gli effetti di una determinata politica, prima o poi devono avere anche il diritto di farsi sentire presso coloro che hanno preso quella decisione, per far sapere se ritengono la decisione giusta o sbagliata e se pensano che sia giusto andare avanti in questo modo. I responsabili politici devono essere chiamati a renderne conto, come accade nelle democrazie mature. Per questo ci sono le elezioni.

Taglio delle spese e aumento delle tasse

E ci sono anche alcuni motivi economici fondati per dubitare che i tagli spietati e l'aumento delle imposte abbiano davvero avuto senso - oppure se sono serviti solo a peggiorare le cose. Il prodotto interno lordo doveva veramente ridursi della metà del valore nominale - fatto dovuto in gran parte ai molteplici tagli? Chi percepisce solo la metà della pensione o la metà dello stipendio, ovviamente puo' anche spendere solo la metà.

L'ultimo sviluppo suggerisce che le cose possono andare anche diversamente: da un paio di mesi stanno aumentando le buone notizie. L'economia greca è tornata a crescere, la dinamica nell'industria secondo le statistiche (anche se ad un livello fortemente indebolito) è vicina ai livelli di otto anni fa.

E questo non sta accadendo perché improvvisamente la Grecia ha deciso di adempiere a tutte le condizioni dettate - recentemente è stato detto che solo un terzo delle prescrizioni è stato rispettato. Oppure perché ora non sarebbe piu' uno stato fallito, come spesso nel nostro paese si ama diagnosticare. Invece accade proprio perché i consumi e gli investimenti stanno crescendo di nuovo e nel bilancio pubblico greco non vengono piu' effettuati tagli strutturali.

Far soffrire gli altri elettori

Una economia prima o poi ha bisogno anche di aria. La questione è se non avesse potuto riceverla anche molto prima, e cioè se un Ministro delle Finanze tedesco non si fosse aggrappato in maniera maniacale al mantra secondo cui il dinamismo economico puo' essere raggiunto solo attraverso delle rinunce.

Seriamente: c'è qualcosa di assurdo se il nostro Ministro delle Finanze, senza esserselo meritato, alla fine di questo periodo legislativo si fa ammirare per la sua dura battaglia contro il debito. Puo' permettersi un bilancio cosi' roseo solo perché gli altri sono in crisi. E l'immagine del duro risparmiatore ce l'ha soprattutto perché invece dei suoi elettori, ha fatto soffrire quelli degli altri paesi. Ad esempio, proprio i greci,

E' il momento giusto per un'alta partecipazione al voto. Anche se, date le circostanze, resta solo un gioco intellettuale. 

domenica 4 dicembre 2016

Der Spiegel: gli italiani sono i nuovi tedeschi?

Thomas Fricke, economista e giornalista, su Der Spiegel ricorda ai tedeschi che l'Italia ha i conti in ordine e non può' prendere lezioni dai professoroni tedeschi. Da Der Spiegel


Gli scenari di crisi sono già stati delineati. Se gli italiani domenica dovessero votare contro la riforma costituzionale i mercati finanziari potrebbero impazzire, le banche sarebbero insolventi e l'Italia alla fine sarebbe costretta ad uscire dall'Euro. In Germania a qualcuno sicuramente brilleranno gli occhi dalla gioia. Motto: l'avevamo sempre saputo. Gli italiani vivono al di sopra dei loro mezzi, sono troppo rilassati e non vogliono fare le riforme - invece di imparare dai virtuosi tedeschi, ah, proprio noi. Non puo' funzionare: aver messo insieme sotto la stessa moneta delle culture cosi' diverse è stato un errore.

La riflessione sembra ovvia, chiaro - almeno per coloro che considerano sopravvalutate le analisi macroeconomiche. E al contrario si concentrano sulle analisi popolari (cosa che da noi accade molto spesso quando si parla dei sud-europei). Noi diligenti e laboriosi, voi pigri.

Solo che andando ad osservare i fatti piu' da vicino le cose sono un po' differenti. Si puo' accusare gli italiani di altre cose (calcio difensivo), ma non si puo' certo dire che non stiano copiando la virtuosa casalinga tedesca. Al contrario. E cio' ci fa pensare che probabilmente questo non è il problema. E che invece sia piuttosto il nostro Herr Schäublino. Fact checking.

I debiti delle famiglie sono piu' bassi che in Germania

E' vero che l'economia italiana non cresce, fatto che rende il risanamento delle banche ancora piu' difficile. La domanda pero' è perché? Perché gli italiani non tirano un po' di piu' la cinghia e lo stato non è un po' piu' generoso?

- Se il debito pubblico in Italia è cosi' alto dipende molto di piu' dalla situazione ereditata dal passato che non dalle condizioni attuali. Le amministrazioni pubbliche consumano oggi il 4.4% in meno rispetto al 2010 - una tale diminuzione in Germania dopo le riforme di Schröder non si è mai piu' verificata.

- Il deficit pubblico italiano quest'anno per la quarta volta dal 2011 sarà sotto il 3% del PIL - nonostante il calo delle entrate fiscali dovuto alla crisi; in una situazione economica simile i tedeschi non erano riusciti a raggiungere lo stesso obiettivo. Se si sottraggono i costi per gli interessi, il bilancio pubblico italiano avrà nel 2016 un avanzo primario del 4% - il nostro maestrino dello Schwarze Null arriva a malapena all'1%.

- Stessa situazione per le finanze private - dove i consumi sono inferiori del 5% rispetto al 2007; non c'è da meravigliarsi se i salari reali da anni in Italia stanno scendendo - a causa della Dolce Vita.

- Tutto a debito? Sciocchezze, i debiti delle famiglie sono il 90% del PIL, piu' bassi che in Germania (93 % del PIL). Casalinga toscana.

- L'inflazione italiana è da 3 anni a zero, leggermente più' bassa della nostra - se fosse possibile si potrebbe dire che la Bundesbank è segretamente trasferita a Roma; chi cerca prezzi stabili deve emigrare in Italia.

- Costi troppo alti per l'economia? Il costo del lavoro per unità di prodotto dal 2012 in termini nominali è salito solo dell'1.5%. Per fare un confronto: in Germania gli stessi costi sono cresciuti del 5.7%.

- Fatto che a sua volta contribuisce alla riduzione dei prezzi degli esportatori italiani - la cui competitività dal 2009 è cresciuta di un decimo, molto meglio che da noi.

- Ding-Dong: l'Italia ha un avanzo commerciale record con l'estero (anche grazie alle importazioni deboli) - oltre il 3% del PIL annuo. Che tradotto significa che il paese vive al di sotto delle proprie possibilità. E non al di sopra.

Ora qui non vogliamo dire che gli italiani fondamentalmente sono come i tedeschi, solo un po' meglio (probabilmente nemmeno gli italiani sarebbero d'accordo). E non voglio dire nemmeno che non c'è la necessità di un miglioramento nell'efficienza della pubblica amministrazione italiana. Ma c'è una certa differenza con il tipico e altisonante discorso tedesco sulla diversa cultura della stabilità. Avanzi commerciali con l'estero, moderazione salariale, equilibrio di bilancio - anche gli italiani lo sanno fare.

L'economia italiana oggi investe il 25% in meno rispetto al 2008

E come contro-prova: cosa sarebbe successo se nel 2005 Gerhard Schröder, con oltre 5 milioni di disoccupati avesse indetto un referendum per eliminare il Bundesrat, e quindi dare la possibilità al governo di introdurre ulteriori riforme Hartz, tagli alle pensioni e tasse aggiuntive? All'incirca quello che sta facendo Renzi adesso. La risposta tedesca la si puo' intuire osservando il risultato delle elezioni del 2005. Tschuss, Gerd.

Il problema italiano è altrove. Dalle sole politiche di stabilità non puo' emergere una dinamica di crescita - logico. Secondo i calcoli OCSE oggi l'economia italiana potrebbe crescere di oltre il 4 % in più' - con le risorse disponibili attualmente. Senza ulteriori riforme. Se solo la congiuntura economica si mettesse in moto.

Qui c'è il vero dramma. L'aspetto negativo del contenimento della spesa e dei tagli è evidente: le imprese dopo non hanno alcuna ragione per investire. Fatto che da solo potrebbe spiegare una buona parte della crisi. L'economia italiana oggi investe un quarto in meno rispetto al 2008. Da dove dovrebbe arrivare la crescita della produttività e l'innovazione?

Se ciò' corrisponde alla verità, non servono a nulla gli appelli pro-austerità dei professoroni tedeschi. Oppure sollecitare l'italo-uscita perché gli italiani sarebbero cosi' diversi da noi. Soprattutto nel 2015 Renzi ha introdotto una tanto lodata riforma del mercato del lavoro, secondo cui per i lavoratori neo-assunti vale una ridotta tutela contro il licenziamento. Qualcuno avrebbe dovuto osare la stessa riforma in Germania. Secondo i rapporti OCSE nessun'altro paese negli ultimi 2 anni ha fatto cosi' tante riforme come l'Italia.

Di fatto le riforme non avranno effetti positivi fino a quando la congiuntura non prenderà slancio. Allora c'è qualcosa di profondamente doloso, quando un ministro delle finanze tedesco in Europa, a causa di una qualche incomprensione, blocca ogni tentativo di rilanciare in maniera massiccia gli investimenti. Senza che la vera fine della crisi sia in vista.