Jan Fleischhauer, commentatore di Der Spiegel, torna a parlare di Italia. Lo fa con il suo humour e con una critica precisa: liberatevi dal potere di veto dei sindacati e tornerete alla crescita. L'esempio è l'Agenda 2010 realizzata dai socialdemocratici tedeschi.
Il destino dell'Euro si decide in Italia. Purtroppo molti italiani si sono convinti che la cancelliera possa da sola salvare il loro paese. Per fare questo dovrebbero finalmente rompere il potere dei sindacati, e far tornare l'economia alla crescita.
Parliamo di cambiamento, ancora una volta degli italiani. Lo so, sto camminando sul ghiaccio sottile. L'ultima volta che da queste colonne mi sono occupato dei nostri vicini del sud, è seguita una tempesta di proteste sulla rete e poi una lettera dell'ambasciatore italiano a Berlino. Ho commesso l'errore, in occasione dell'incidente della Costa Concordia davanti all'Isola del Giglio a metà gennaio, di fare un paio di riflessioni sul significato dei caratteri nazionali ai tempi dell'eurocrisi. Nessun italiano, che abbia stima di se stesso, vorrebbe essere scambiato per un tedesco. Del resto, va tutto bene quando ci si distingue dai propri vicini di casa per degli aspetti positivi, si reagisce invece duramente quando accade il contrario.
Se vogliamo capire perché con il salvataggio dell'Euro non stiamo facendo progressi, dobbiamo guardare al di là delle Alpi. Tutti parlano dei problemi finanziari della Spagna, ma è sugli italiani che si deciderà il destino dell'Euro. Il paese è troppo grande per entrare sotto la protezione dei fondi di salvataggio. Se l'Italia da sola non ce la fa con le proprie forze, allora l'unione monetaria nella forma attuale è alla fine; su questo punto sono d'accordo tutti coloro che capiscono qualcosa dell'argomento. Purtroppo sembra che alla maggioranza degli italiani questa responsabilità sia sconosciuta.
L'Italia, come molti altri paesi del sud, soffre di una economia troppo rigida; conseguenza di una politica incapace di stimolare l'iniziativa privata, che anzi la punisce. Per anni l'apparato statale è cresciuto insieme all'economia sommersa. Data la produttività limitata, il paese ha bisogno di costanti programmi di stimolo per non scivolare in recessione.
Questa io la chiamo matematica superiore
Su "Handelsblatt" venerdi è comparso un annuncio che invitava "la signora Merkel e tutti i cittadini tedeschi" ad una "riflessione rapida e senza indugio". L'annuncio era un appello ai tedeschi a fare un esame di coscienza e a non ferire la sensibilità dei vicini, ed era firmato da due grandi quotidiani italiani, e da un gruppo di 10.000 imprenditori, manager ed economisti sempre italiani.
A parte il fatto che, oltre a chiedersi se l'economia vada così male da doversi affidare ai programmi di traduzione automatica di Google, ci si devono porre domande anche sulle capacità matematiche delle elite di quel paese. Gli autori dell'appello sottolineano infatti che l'indebitamento pubblico in Germania fra il 2000 e il 2007 è cresciuto di 5.2 punti percentuali, dal 59.7 al 64.9 %. In Italia invece sarebbe sceso di 5.6 punti percentuali, dal 109.2 al 103.6 %, come loro calcolano in maniera orgogliosa: al contrario della Germania, il paese "si sarebbe avvicinato al valore del 60% ad un ritmo sostenuto".
Io la chiamerei matematica superiore. Oppure come la si deve chiamare, quando si sostiene che 103.6 è piu' vicino a 60 di 64.9: algebra napoletana? Calcolo con Monti?
Ad Angela Merkel, con i suoi appelli al risparmio, da ogni parte si rimprovera di spingere i paesi del sud in una crisi sempre piu' profonda: secondo i suoi critici risparmio e crescita si escluderebbero a vicenda. Ma questa è un'equazione per stupidi. In realtà, la cancelliera richiede ai paesi ai quali dovrà fornire un aiuto finanziario, la fine della spesa pubblica facile. Esattamente ciò che li ha portati nelle condizioni in cui si trovano. Quello di cui i paesi del sud hanno bisogno è un'Agenda 2010. In queste misure c'è la chiave per il loro risanamento e per il salvataggio della moneta unica: non in nuovi programmi congiunturali, per i quali devono garantire gli altri paesi.
Perché l'economia tedesca oggi va bene
La causa e i custodi della sclerosi italiana sono i sindacati: attenti solo a fare in modo che nessuno tocchi i loro diritti acquisiti. Il simbolo del loro potere è il famigerato articolo 18, che di fatto impedisce ad ogni imprenditore oltre i 15 dipendenti di licenziare qualcuno dopo averlo assunto. L'economia si è talmente adattata alla situazione, che in alcune zone non esistono aziende con piu' di 15 dipendenti. Che in queste condizioni nessun paese industriale possa prosperare, lo sa anche il presidente Monti. Che oltre a nuove tasse, propone anche una liberalizzazione del mercato del lavoro. Nel fare questa riforma però non ha avuto molto successo e per questo motivo, e non per la crisi economica, l'Italia incontra sempre maggiori difficoltà nel convincere gli investitori internazionali.
Un motivo per cui alla Germania le cose oggi vanno molto meglio che agli altri paesi europei, è la relativa debolezza dei sindacati tedeschi. Il merito di aver sconfitto il loro potere di veto è del precedente cancelliere Schröder. Le riforme Hartz erano una prova di forza per decidere chi nel paese ha veramente il potere: i contestatori organizzati di Ver.di e i IG Metall o il governo legittimato democraticamente. Alla fine questo scontro è stato pagato dalla SPD con la perdita del governo, perché molti membri dei sindacati sono passati alla Linke. Ma i frutti delle riforme di Schröder li stiamo raccogliendo ancora oggi.