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domenica 10 giugno 2012

Fino a quando non perderemo la pazienza

Su Der Spiegel,  Jan Fleischhauer ci ricorda che dopo 60 anni di pace, fra la destra tedesca e la Francia non è ancora sbocciato il vero amore. 
L'Euro nella prospettiva francese mirava a indebolire l'egemonia economica tedesca. Con Francois Hollande i francesi riprendono il loro vecchio progetto con nuovo vigore.

Il governo francese ha appena deciso di abbassare a 60 anni l'età di pensionamento dei propri cittadini. Nessun francese dovrà lavorare per tanti anni solo perchè le finanze del paese lo impongono. In nessun modo cosi' a lungo come il povero parente tedesco, che per volere del suo governo dovrà faticare fino ai 67 anni.

Beata Francia, si può dire, dove le dure leggi dell'economia sotto il sole eterno del socialismo perdono il loro aspetto spaventoso. Anche la "Grande Nation" mette al mondo troppi pochi bambini per poter garantire il benessere dei propri cittadini fino all'età avanzata.  Altrove questo è un grave problema demografico che richiede a tutti piu' impegno e lavoro. In quel paese diventa solo una piccolo problema che può essere eliminato con un tratto di penna. Se solo il possente braccio del presidente lo vuole.

Bene, ma non sarà così facile anche per l'appena eletto nuovo Re Sole repubblicano, Francois Hollande, e per suoi colleghi. Comprendono abbastanza di economia per capire che i problemi non potranno essere risolti semplicemente posticipandoli. Ma per fortuna ci sono ancora i tedeschi, sulla cui volontà di lavorare sodo all'Eliseo si fa molto affidamento. Così si chiude il cerchio.

Nell'Euro-crisi siamo arrivati al punto in cui ognuno sta cercando di salvarsi scaricando i costi sugli altri. Quando Hollande propone che sia la collettività europea a salvare le banche spagnole, senza poi avere il diritto di immischiarsi negli affari di questi istituti, non pensa tanto al benessere della nazione spagnola, ma piuttosto al suo interesse. Se si ammette che si possano ricevere aiuti in cambio di un controllo dall'estero, i diversi paesi di fatto avranno in mano una polizza assicurativa contro i capricci dei cicli economici. Le prossime banche che potranno rifornirsi con denaro fresco da Brussels (e presumibilmente lo faranno), sono a Parigi.

Il saggio Franz Müntefering (SPD) ha già avvertito il suo partito: non cantate troppo forte la canzone di Hollande. Nel frattempo il leader SPD Sigmar Gabriel aveva definito il presidente francese  un amico. La vecchia volpe sa quando davanti a sé ha qualcuno che sta lavorando solo per i propri interessi. In realtà, la maggior parte delle proposte del nuovo capo di stato sono a carico degli altri, nonostante tutti i giuramenti di  solidarietà europea. Qualcuno dovrà garantire per programmi sociali che il governo francese propone. Perché non dovrebbe farlo la nazione che secondo la grande maggioranza è la piu' operosa e affidabile?

I finanziatori esteri, di cui Hollande ha bisogno per la sua politica generosa, la pensano in maniera diversa dagli elettori locali. Si chiedono se riusciranno mai a rivedere il loro denaro, e domandano premi di rischio adeguati. Una strada per avere credito fresco a buon mercato conduce verso i risparmi dei tedeschi. Per questo il governo francese si batte con tenacia per gli Euro-bonds e l'unione bancaria.

L'altra strada sarebbe, far lavorare un po' di piu' i francesi: ma il presidente non vuole chiederlo ai suoi cittadini.

La paura dell'egemonia tedesca

L'ansia per un'egemonia tedesca sull'Europa è da sempre una ossessione della politica estera francese - e l'Euro un mezzo per poterla prevenire. Mitterand ha notoriamente dato il suo assenso alla riunificazione tedesca solo dopo aver avuto la disponibilità di Kohl a mettere in comune la moneta.

Vista in questo modo, con la messa in comune del debito europeo, arriva a compimento un progetto che secondo la prospettiva francese era da sempre diretto a contrastare la Germania piu' che a unificare il continente. Sarkozy pensava di poter servire al meglio il vecchio obiettivo, cercando una collaborazione stretta con la cancelliera. Hollande torna al vecchio principio di indebolire i tedeschi, cercando di minarne la forza economica.

Il prossimo passo nella crisi sarà la minaccia diretta. La Spagna, con il suo rifiuto di entrare sotto la copertura del fondo di salvataggio, è a un passo da far saltare l'intero sistema. Ipotizzano apertamente che i tedeschi abbandoneranno le loro posizioni e salveranno le loro banche. Senza pretendere alcuna garanzia che le cose volgeranno al meglio in maniera duratura.

Il prezzo per l'uscita dall'Euro

I prossimi che proveranno la fermezza dei paesi europei donatori sono i greci. Sono vicino al ministro degli esteri di quel paese assolato, grande amico nostro. Se ho capito bene l'uomo è  convinto di poter negoziare dopo le elezioni  il prezzo che gli altri paesi danno all'uscita della Grecia. Loro stessi hanno poco da perdere, i vicini, prima di tutto i tedeschi, hanno invece ancora molto. Su questa discrepanza sarà calcolato il prezzo.

E' sempre stata un'aspettativa tedesca pensare che in un'Europa unita gli interessi nazionali sarebbero rimasti in secondo piano e alla fine avrebbero perso ogni importanza: in questa speranza si riconosce l'eredità di una politica romantica. Solo gli ingenui in politica possono credere che a Madrid, Roma o Parigi si pensi veramente agli interessi europei, quando si parla di piu' Europa.

Come potete vedere, questa forma di fanatismo resiste in maniera molto caparbia nel nostro paese - perfino nei vertici della SPD.

lunedì 28 maggio 2012

Eurobond: whisky per l'alcolizzato

Sulla Sueddeutsche Zeitung, quotidiano progressista di Monaco, scopriamo che Brüderle, leader liberale, definisce gli Eurobond come il "whisky per l'alcolizzato". Al di là dell'espressione da campagna elettorale, anche il quotidiano bavarese si allinea alle posizioni di Berlino e rifiuta la proposta di Hollande. Un commento di Claus Hulverscheidt, capo redattore Economia.
"Stupidaggini" o "socialismo degli interessi" ha definto Brüderle, capogruppo della FDP, la richiesta di emettere obbligazioni europee comuni  - i cosiddetti Eurobond. Anche se ormai se ne discute, e non sono piu' un tabu. Ci sono argomenti a loro favore, ma anche contro. Per questo gli Eurobond non devono essere all'inizio, ma alla fine del processo di integrazione.

Rainer Brüderle mercoledi ha preso una lunga rincorsa, prima di riuscire a dire una verità sorprendente. La richiesta del presidente Hollande, di emettere Euro-bond, è una "stupidaggine" e un "socialismo degli interessi", ha detto il capo del gruppo liberale in un'intervista alla radio.

Si potrebbe allora "regalare ad un alcolizzato una cassa di whisky". E questo lo sapevamo. Ma poi ha aggiunto con naturalezza: "Non escludo, che alla fine uno sviluppo ci possa essere". E questo giunge nuovo.

Ora bisognerebbe dire che la frase di Brüderle era un po' lunga e conteneva una lista di cautele. E' tuttavia sorprendente la dichiarazione, che la FDP fino ad ora aveva considerato gli Eurobond un tabu'.

Nel merito ci sono molte buone argomentazioni contro gli Eurobond. E queste possono essere formulate solamente da chi prende parte al dibattito, e non da chi cerca di soffocare la discussione. Se sempre piu' stati chiedono alla Germania di emettere gli Eurobond, allora la saggezza politica consiglerebbe, di discuterne con i paesi che si fanno portatori della proposta, Francia e Italia prima di tutto, invece di ignorarli.

Che cosa sono gli Eurobond? Detto in parole semplici, la Germania deve offrire degli interessi molto bassi, la Spagna al contrario molto alti. Se in futuro gli stati potessero vendere titoli del debito comuni, per alcuni paesi i costi di finanziamento salirebbero, per altri scenderebbero. E i mercati finanziari inoltre non potrebbero speculare contro i singoli stati. 

Inoltre, un altro problema di mercato sarebbe eliminato: i paesi Euro offrono le loro obbligazioni in una moneta straniera, in Euro esattamente. Poichè alla loro banca centrale manca la sovranità monetaria, in caso di insolvenza non possono semplicemente stampare denaro. Gli investitori non hanno la sicurezza al 100% di rivedere il loro capitale per intero. 

Tutto questo parla a favore degli Eurobond. Ci sono tuttavia degli argomenti contrari molto forti. Una condivisione del debito per paesi come la Germania, i cui costi di finanziamento crescerebbero, è accettabile solo nella misura in cui gli altri partner si obbligano ad una stretta disciplina di bilancio. Volersi opporre al Fiskalpakt come fa Hollande, e nello stesso momento chiedere gli Eurobond - non può funzionare.

Di piu': chi vuole gli Eurobond deve essere pronto a trasferire a livello UE il controllo sulle entrate e le uscite del proprio stato. Altrimenti potrebbe accadere, che al contribuente francese un giorno venga presentato il conto di un abbassamento delle tasse in Grecia finanziato con il ricorso al debito. 

Per un tale trasferimento di competenze - per quello che sappiamo - anche Hollande non è pronto. Infine: gli Eurobond libererebbero i paesi oggi in difficoltà dalla pressione di realizzare delle riforme dolorose ma necessarie. Detto altrimenti: le turbolenze non sarebbero eliminate, ma addirittura prolungate.

Da tutto questo segue, che le obbligazioni europee comuni, non dovranno essere all'inizio - come anche Brüderle dice giustamente - ma alla fine di un ulteriore processo di integrazione europeo. La loro introduzione allora sarebbe anche logica. La cancelliera Merkel dovrebbe inviare questo segnale anche nelle altre capitali europee: la Germania è pronta a parlarne - sei il percorso per arrivarvi è quello giusto.