L'Euro nella prospettiva francese mirava a indebolire l'egemonia economica tedesca. Con Francois Hollande i francesi riprendono il loro vecchio progetto con nuovo vigore.
Il governo francese ha appena deciso di abbassare a 60 anni l'età di pensionamento dei propri cittadini. Nessun francese dovrà lavorare per tanti anni solo perchè le finanze del paese lo impongono. In nessun modo cosi' a lungo come il povero parente tedesco, che per volere del suo governo dovrà faticare fino ai 67 anni.
Beata Francia, si può dire, dove le dure leggi dell'economia sotto il sole eterno del socialismo perdono il loro aspetto spaventoso. Anche la "Grande Nation" mette al mondo troppi pochi bambini per poter garantire il benessere dei propri cittadini fino all'età avanzata. Altrove questo è un grave problema demografico che richiede a tutti piu' impegno e lavoro. In quel paese diventa solo una piccolo problema che può essere eliminato con un tratto di penna. Se solo il possente braccio del presidente lo vuole.
Bene, ma non sarà così facile anche per l'appena eletto nuovo Re Sole repubblicano, Francois Hollande, e per suoi colleghi. Comprendono abbastanza di economia per capire che i problemi non potranno essere risolti semplicemente posticipandoli. Ma per fortuna ci sono ancora i tedeschi, sulla cui volontà di lavorare sodo all'Eliseo si fa molto affidamento. Così si chiude il cerchio.
Nell'Euro-crisi siamo arrivati al punto in cui ognuno sta cercando di salvarsi scaricando i costi sugli altri. Quando Hollande propone che sia la collettività europea a salvare le banche spagnole, senza poi avere il diritto di immischiarsi negli affari di questi istituti, non pensa tanto al benessere della nazione spagnola, ma piuttosto al suo interesse. Se si ammette che si possano ricevere aiuti in cambio di un controllo dall'estero, i diversi paesi di fatto avranno in mano una polizza assicurativa contro i capricci dei cicli economici. Le prossime banche che potranno rifornirsi con denaro fresco da Brussels (e presumibilmente lo faranno), sono a Parigi.
Il saggio Franz Müntefering (SPD) ha già avvertito il suo partito: non cantate troppo forte la canzone di Hollande. Nel frattempo il leader SPD Sigmar Gabriel aveva definito il presidente francese un amico. La vecchia volpe sa quando davanti a sé ha qualcuno che sta lavorando solo per i propri interessi. In realtà, la maggior parte delle proposte del nuovo capo di stato sono a carico degli altri, nonostante tutti i giuramenti di solidarietà europea. Qualcuno dovrà garantire per programmi sociali che il governo francese propone. Perché non dovrebbe farlo la nazione che secondo la grande maggioranza è la piu' operosa e affidabile?
I finanziatori esteri, di cui Hollande ha bisogno per la sua politica generosa, la pensano in maniera diversa dagli elettori locali. Si chiedono se riusciranno mai a rivedere il loro denaro, e domandano premi di rischio adeguati. Una strada per avere credito fresco a buon mercato conduce verso i risparmi dei tedeschi. Per questo il governo francese si batte con tenacia per gli Euro-bonds e l'unione bancaria.
L'altra strada sarebbe, far lavorare un po' di piu' i francesi: ma il presidente non vuole chiederlo ai suoi cittadini.
La paura dell'egemonia tedesca
L'ansia per un'egemonia tedesca sull'Europa è da sempre una ossessione della politica estera francese - e l'Euro un mezzo per poterla prevenire. Mitterand ha notoriamente dato il suo assenso alla riunificazione tedesca solo dopo aver avuto la disponibilità di Kohl a mettere in comune la moneta.
Vista in questo modo, con la messa in comune del debito europeo, arriva a compimento un progetto che secondo la prospettiva francese era da sempre diretto a contrastare la Germania piu' che a unificare il continente. Sarkozy pensava di poter servire al meglio il vecchio obiettivo, cercando una collaborazione stretta con la cancelliera. Hollande torna al vecchio principio di indebolire i tedeschi, cercando di minarne la forza economica.
Il prossimo passo nella crisi sarà la minaccia diretta. La Spagna, con il suo rifiuto di entrare sotto la copertura del fondo di salvataggio, è a un passo da far saltare l'intero sistema. Ipotizzano apertamente che i tedeschi abbandoneranno le loro posizioni e salveranno le loro banche. Senza pretendere alcuna garanzia che le cose volgeranno al meglio in maniera duratura.
Il prezzo per l'uscita dall'Euro
I prossimi che proveranno la fermezza dei paesi europei donatori sono i greci. Sono vicino al ministro degli esteri di quel paese assolato, grande amico nostro. Se ho capito bene l'uomo è convinto di poter negoziare dopo le elezioni il prezzo che gli altri paesi danno all'uscita della Grecia. Loro stessi hanno poco da perdere, i vicini, prima di tutto i tedeschi, hanno invece ancora molto. Su questa discrepanza sarà calcolato il prezzo.
E' sempre stata un'aspettativa tedesca pensare che in un'Europa unita gli interessi nazionali sarebbero rimasti in secondo piano e alla fine avrebbero perso ogni importanza: in questa speranza si riconosce l'eredità di una politica romantica. Solo gli ingenui in politica possono credere che a Madrid, Roma o Parigi si pensi veramente agli interessi europei, quando si parla di piu' Europa.
Come potete vedere, questa forma di fanatismo resiste in maniera molto caparbia nel nostro paese - perfino nei vertici della SPD.