martedì 31 luglio 2012

2.8 trilioni e il cerino in mano


Lentamente gli scricchiolii arrivano anche al di sopra delle Alpi e ci si comincia a chiedere a chi resterà in mano il famoso cerino dei crediti verso l'estero. La somma è gigantesca, 2.8 trilioni, e anche i tedeschi cominciano a temere per il crollo del ramo. Da FAZ.net

I salvataggi Euro sono sempre piu' costosi. Ma anche la forza della Germania non è illimitata. I primi segnali sono già visibili.

La scorsa settimana è iniziata con un terremoto, innescato da Moody's. Lunedi gli analisti hanno messo in dubbio se  la Germania - che fino ad ora godeva di piena fiducia - può ancora mantenere il rating "AAA". Mercoledi successivo un altro schock: l'indicatore piu' importante sulla congiuntura economica, l'indice IFO, è sceso in maniera significativa per la terza volta di seguito. E le aziende del DAX fino ad ora nemmeno sfiorate dalla crisi? Alla fine della scorsa settimana imprese come Siemens e MAN hanno presentato i dati con un certo imbarazzo. I bilanci mostrano che le Euro-eruzioni anche per loro non sono prive di conseguenze.

Rischi per le garanzie eccessive

Tutto insieme dà un quadro chiaro: anche il pilastro piu' forte nella euro costruzione prima o poi si incrina. Gli impegni per i salvataggi si rivelano sempre piu' una minaccia reale. E allo stesso tempo ci si pone la domanda: per quanto tempo ancora la Germania potrà sostenere il peso dell'Euro? E quando tutto crollerà?

Con tutte le incertezze degli scenari di crisi, solamente uno è sicuro: in caso estremo la Germania è responsabile, con una somma che fa sembrare il bilancio federale molto gracile. In caso di collasso Euro la Germania dovrebbe sborsare 771 miliardi di Euro, secondo i calcoli dell'Istituto Ifo di Monaco. A confronto: il ministero delle finanze ha solo 306 miliardi da ripartire.

La Grecia è un'arena secondaria

E' un calcolo che fa trasalire - ed è un importo che cresce costantemente. Ad esempio in Grecia, se Atene non potrà pagare i propri debiti, il costo per ogni tedesco sarebbe di almeno 1000 €, secondo il calcolo fatto dal ricercatore IFO Kai Carstensen. "Sarebbero necessari circa 89 miliardi di Euro, nel caso in cui la Grecia andasse in bancarotta, pur rimanendo nella zona Euro", ci dice Carstensen. Se la Grecia uscisse dalla moneta unica, alla Germania costerebbe 7 miliardi di Euro in meno. La parte principale del conto sono i miliardi con i quali la Germania garantisce per il fondo EFSF, e i debiti degli ellenici verso la BCE, per i quali anche i tedeschi sono responsabili.

Un errore viene commesso da chi considera questa somma come isolata - e la ritiene pertanto gestibile. Il semplice calcolo secondo cui il rapporto debito/pil tedesco crescerebbe solamente del 3.5 %, non va bene. Questa soluzione, ora che il governo può prendere a prestito a tasso vicino allo zero, sembrerebbe molto attraente: il fallimento greco costerebbe al governo tedesco solo un miliardo di Euro all'anno, basterebbe eliminare le prestazioni assistenziali come il Betreuungsgeld, e si potrebbe avere facilmente la somma a disposizione.

Ma la Grecia è diventata il luogo secondario della crisi. Il piu' grande pericolo per le immense somme con cui la Germania si è impegnata arriva dalla Spagna. Le pessime notizie che giungono dalle regioni fanno presagire che tutto il paese avrà bisogno della copertura del fondo di salvataggio. Ma potrebbe andare anche peggio: la settimana scorsa ha suscitato molto interesse un'analisi condotta da 17 economisti riconosciuti a livello internazionale. Hanno messo in guardia da un collasso dell'Euro, a cui l'Europa come anche la Germania sembrano andare incontro. I costi? Incalcolabili.

Crediti per oltre 2.8 trilioni di Euro

"Importanti fondi sovrani si stanno ritirando dall'Europa, la fiducia fra le banche sta diminuendo", ci dice Lars Feld, membro del Comitato di saggi per la valutazione dello sviluppo economico (Sachverständigenrats zur Begutachtung der gesamtwirtschaftlichen Entwicklung).  A meno di una inversione di tendenza immediata della politica, prima la Spagna e poi anche l'Italia dovranno essere salvate. "E sarà molto difficile da contrastare", dice Feld. Come prova ci mostra i dati. Da soli i due grandi paesi del sud Europa fino alla fine del 2013 dovranno reperire 750 miliardi di euro di denaro fresco. "Questo è troppo per il fondo EFSF e ESM", calcola Feld. Il limite di credito di entrambi i fondi è di circa 640 miliardi di Euro.

Se dovesse andare come il ricercatore di Freiburg teme possa andare, il conto dell'Euro per la Germania sarebbe davvero salato. In Germania, le imprese, le banche, i privati e lo stato hanno crediti per 2.8 trilioni di Euro verso i debitori della zona Euro, secondo i calcoli del consiglio dei saggi. Una somma piu' grande di quanto in un anno i tedeschi riescano a produrre. Feld :"Se l'euro dovesse dissolversi, una porzione non trascurabile di questi crediti andrebbe perduta".

Che cosa può fare la BCE

Quanto sarebbero grandi queste perdite, nessun ricercatore lo può dire. Dopo un crash dell'Euro i tassi di cambio dovrebbero essere definiti nuovamente, per molti paesi del sud questo renderebbe il rimborso del debito impossibile. Sugli accordi per il rimborso che si faranno con gli altri paesi, dipenderà molto dalle capacità negoziali della politica. Le conseguenze sarebbero drastiche, il ricercatore Feld ne è certo: "La situazione sarebbe peggiore di quella del dopo Lehman". Nel 2009 il PIL è caduto del 5.1 %. Se arrivasse il crash, le aziende di medie dimensioni vedrebbero a rischio il pagamento delle fatture e sarebbero insolventi. Le banche, che non hanno ancora recuperato dall'ultima crisi, si troverebbero in difficoltà. E sarebbe anche la fine dei tassi bassi da sogno e della forte crescita.

Quanto tempo resta alla Germania per evitare questa esplosione? "Può anche essere che si riesca a superare l'estate in una situazione di normalità, e a destreggiarsi per il mese di settembre", ci dice Feld. Ma la situazione potrebbe peggiorare anche molto rapidamente. "Fino alle prossime elezioni federali del settembre 2013 non potrà durare", teme Feld. Che la BCE contro il proprio mandato possa iniziare a finanziare in maniera duratura gli stati, Feld non la considera una buona idea. "La BCE non ha nessuna possibilità di imporre delle condizioni per il suo aiuto".

Solo allarmismo?

Il governo federale si rifugia in una politica di appeasement. Non ne vuol sapere degli allarmi dei ricercatori, si tratta di "uno dei tanti pareri degli esperti". I dati provenienti dai mercati sembrano confermare le valutazioni fatte fino ad ora. I tassi sul debito pubblico tedesco non hanno reagito agli avvertimenti di Moody's, il governo continua a credere fermamente, nonostante il cupo clima finanziario, alla previsione di crescita dello 0.7 %.

Se considerare gli avvertimenti come allarmismo, possa essere una strategia per il lungo periodo è abbastanza discutibile. " La crisi ora tocca anche l'economia reale", ci dice il capo economista della Commerzbank, Joerg Kramer. La previsione di crescita dell'1.3% per il prossimo anno sembra essere in discussione. Il motivo: il portafoglio ordini delle aziende è lontano dall'essere pieno come si sperava. Siemens nel secondo semestre, anche a causa della crisi Euro, ha dovuto registrare un arretramento degli ordini del 23%.

Christian Dreger, macroeconomista del DIW (Deutschen Institut für Wirtschaftsforschung), vede nell'industria dell'export il pericolo di una disoccupazione crescente. Diversamente da quanto accaduto nella relativamente breve crisi finanziaria, in futuro le imprese non saranno in condizione di ammortizzare una fase di crisi con il Kurzarbeit (riduzione dell'orario lavorativo). "Il periodi di recupero questa volta sarà molto lungo" avverte, "forse 10 anni".

domenica 29 luglio 2012

Meno di 8.5 € l'ora


TAZ.de ci ricorda le disuguaglianze salariali in Germania. I dati sono quelli appena pubblicati dallo Statistisches Bundesamt.

L'11% degli occupati guadagnano meno di 8.5 € l'ora. Ad essere colpite sono soprattutto le donne. Nella Germania dell'est la percentuale di lavoratori a basso salario è il doppio dell'ovest.

Circa l'11% di tutti gli occupati in Germania nel 2010 hanno guadagnato meno di 8.5 € all'ora. Nella maggior parte dei casi (46%) si tratta dei cosiddetti Minijobber o lavori a 400 €, secondo i dati forniti dallo Statistisches Bundesamt giovedì scorso. Un terzo (33%) erano occupati a tempo pieno, il 21% part time. Circa il 60% dei lavoratori a basso salario sono donne.

I dati arrivano dal rilevamento sulla struttura delle retribuzioni nelle imprese dell'industria manifatturiera e dei servizi con piu' di 10 dipendenti per l'anno 2010.

Nella Germania dell'Est oltre un quinto (22%) lavorava con un salario orario inferiore agli 8.5 €, sebbene la maggior parte siano occupati a tempo pieno. Nell'ovest il 10% dei lavoratori resta sotto questa soglia. Il gruppo piu' grande sono i Minijobber, principalmente donne e occupati senza formazione professionale.

La maggior parte degli occupati con un salario orario sotto gli 8.5 € lavorano nel settore manifatturiero (14%) e nel lavoro temporaneo (10%), oppure nella pulizia e nella cura (12%), nel commercio al dettaglio (10%) o nel settore alberghiero (9%).

sabato 28 luglio 2012

Indipendente o fuori controllo?

Anche la Süddeutsche Zeitung, quotidiano progressista di Monaco, lontano da Merkel e dalla CDU, attacca la decisione BCE: manca la legittimazione democratica. Un commento di Nico Fried, su Süddeutsche Zeitung.


La BCE si impegna a sostenere l'Euro. I mercati si aspettano che inizi a comprare titoli al piu' presto. Ma questa decisione non è legittimata democraticamente.


Guardi qui, Herr Draghi. Da due anni ormai la politica tedesca soffre sotto la crisi Euro. Il Bundestag ha deciso un primo pacchetto di salvataggio per la Grecia, un secondo salvataggio greco, un fondo EFSF, un allargamento dell'EFSF, un Fiskalpakt, un fondo di salvataggio permanente, e poi miliardi di aiuti per le banche spagnole. Tutto rapidamente, e ciò alimenta il dubbio: i deputati sanno esattamente quello che stanno facendo?  Anche la Corte costituzionale sta esaminando se i provvedimenti approvati sono compatibili con la Costituzione. La democrazia parlamentare ha raggiunto i suoi limiti.

In questa situazione entra in scena il presidente della BCE Mario Draghi. A Londra dichiara che la BCE farà, all'interno del proprio mandato, tutto il possibile per salvare l'Euro. I mercati festeggiano, e il sollievo è ben visibile nei corsi obbligazionari in crescita. Un "Draghi ex Machina" con poche parole lascia evaporare molte preoccupazioni. E la sua affermazione non dovrebbe essere una bella notizia per i tedeschi e per la politica tedesca. Niente affatto!

Situazioni speciali hanno bisogno di misure speciali. La BCE ha già acquistato oltre 200 miliardi di debito pubblico, per ridurre i rendimenti sui titoli dei paesi in difficoltà  -  e per sollevare la politica da questo compito. Le misure di salvataggio, che altrimenti sarebbero state necessarie, non potevano essere messe in piedi in tempi brevi e sarebbero state politicamente inaccettabili. Indirettamente la BCE contribuisce al finanziamento dei paesi in crisi, operazione proibita dai trattati. E' come un tacito accordo fra banca centrale e politica: voi agite in una zona grigia, e noi in questo modo guadagniamo tempo e non diciamo nulla.

Il Parlamento non è stato consultato

La BCE ha il compito di difendere il valore del denaro. Ed è indipendente. Queste erano anche le condizioni elementari, per le quali i tedeschi hanno accettato di rinunciare al D-Mark. Il trauma dell'inflazione in questo paese è molto profondo. Ma che cosa succede se Draghi interpreta i limiti del mandato BCE in maniera diversa? E dove risiede esattamente il confine fra indipendente e fuori controllo? 

La Germania garantisce per le banche spagnole, in caso estremo, con 30 miliardi di euro - soprattutto con la legittimazione democratica del Bundestag, che pochi giorni fa ha preso questa decisione non certo in maniera leggera. Per i titoli di stato in mano alla BCE, la Germania garantisce coerentemente con la sua quota: circa 40 miliardi di Euro. Per questo nessun membro del Parlamento ha dato il suo consenso. 

Il Parlamento non è stato interrogato. Per quanto auspicabile possa essere una soluzione della crisi - un salvataggio attraverso la BCE non solo è difficile da calcolare nei suoi costi. Sarebbe di fatto anche un salvataggio al di là dei diritti democratici di partecipazione, per i quali il parlamento nel nome del contribuente, negli ultimi 2 anni ha combattuto. Il primato della politica dovrebbe essere difeso contro ogni banca, anche contro la banca centrale. 

Sinn: garanzie concrete in cambio di aiuti finanziari


H.W. Sinn rilancia un suo cavallo di battaglia: aiuti finanziari solo in cambio di garanzie tangibili. L'esempio è quello finlandese. Meglio il campanile di Giotto o Piazza San Marco? Da WirtschatsWoche
Il presidente dell'Isitituto Ifo di Monaco, Hans Werner Sinn, invita il governo federale a concedere nuovi aiuti ai paesi Euro in crisi solo a fronte di garanzie.

"Moody's ha confermato il rating AAA finlandese, perchè la Finlandia ha preteso un pegno in cambio dei salvataggi. Questa è la soluzione anche per la Germania", ha dichiarato Sinn a WirstschaftsWoche. La decisione dell'agenzia di rating americana, di mettere in discussione il massimo rating tedesco, è dovuta al fatto che la Germania ha assunto responsabilità sempre maggiori nei salvataggi Euro.

Sinn ha messo in guardia da una estensione dei salvataggi anche a Spagna e Italia. "I CDS per l'assicurazione del debito tedesco durante la crisi sono aumentati 10 volte, questo mostra come i mercati stanno valutando la situazione" continua Sinn. Allo stesso tempo ha messo in guarda da ulteriori acquisti di titoli pubblici da parte della BCE. "Dal 1995 si è condotta una politica di riduzione artificiale dei tassi nel sud-Europa. Questo ha causato un eccesso di indebitamento privato e pubblico, facendo emergere una bolla inflazionaria in sud Europa: il risultato è stato una perdita di competitività", ha dichiarato Sinn.

giovedì 26 luglio 2012

La BCE è un cavallo di Troia e difende solo gli interessi del Sud.


Dopo l'annuncio di oggi, Mario Draghi torna ad essere il bersaglio della stampa euroscettica tedesca. Il tema centrale resta lo stesso: c'è bisogno di una banca centrale che sappia e possa tutelare gli interessi tedeschi. Da Welt.de, Jörg Eigendorf
La fiducia è andata e i capitali stanno fuggendo dall'Europa: la BCE rappresenta ormai un'Europa in cui il Sud ha l'ultima parola. Il risultato sarà una gigantesca redistribuzione dei costi a carico del Nord.

La BCE un tempo rappresentava una nuova Europa delle riforme, della fedeltà ai principi e della moneta stabile. La politica, si diceva, doveva seguire il suo esempio, e il processo di unificazione avrebbe avuto successo.

La BCE peggiora le cose

Oggi sappiamo che questa visione era naive. E non sarà necessario ancora molto tempo, prima che la situazione diventi chiara a tutti. Mario Draghi, il custode europeo della moneta, lo ha detto in maniera chiara, anche se ha usato termini tecnici: la BCE comprerà titoli in grande stile, se i tassi in Spagna o Italia dovessero crescere troppo. I mercati hanno reagito immediatamente nella direzione desiderata.

Ma questo non è altro che un fuoco di paglia. Gli investitori internazionali hanno già voltato le spalle alla zona Euro, e a Londra in questo momento ci si chiede quanti siano i ricchi greci che stanno comprando case di lusso. La fiducia è andata e i capitali fuggono dall'Europa.

E la BCE è già pronta a riempire i buchi nei bilanci delle banche e degli stati. Ogni volta giustifica questo comportamento sostenendo che è la sola istituzione in Europa in grado di porre fine a questa crisi di fiducia. I presunti guardiani della stabilità monetaria in questo modo però peggiorano solo le cose.

I governi possono contare sul fatto che alla fine la BCE interverrà. Ad esempio la Spagna può evitare di finire sotto la protezione del fondo di salvataggio e dover accettare condizioni  spiacevoli. La BCE risolverà il problema. Perfino la cancelliera e il ministro delle finanze lo accettano tranquillamente. Per Angela Merkel è molto piu' comodo che sia la BCE a calmare le acque: sempre meglio che presentarsi di nuovo davanti al parlamento oppure dover rinunciare a miliardi di crediti.

La BCE è un cavallo di Troia.

Questa via di uscita non solo è antidemocratica, ma viola anche i trattati di Maastricht. Quanto la situazione sia assurda lo mostra la seguente possibilità teorica: se la Troika composta da EU, BCE e FMI dovesse giungere alla conclusione che la Grecia non dovrà ricevere piu' denaro, la BCE sarebbe allora pronta a fornire crediti di emergenza. A meno che non sia una maggioranza dei due terzi a votare contro il provvedimento. Ma cosa ci si deve aspettare da un consiglio in cui i rappresentanti di Cipro, Grecia e Germania hanno un voto ciascuno, mentre la Bundesbank sostiene quasi un terzo della spesa?

La BCE assomiglia sempre di piu' ad un cavallo di Troia. Non rappresenta piu' la stabilità e la fedeltà ai principi, ma un'Europa in cui il Sud ha l'ultima parola. Il risultato sarà una gigantesca redistribuzione dei costi a carico del Nord - senza aver risolto nessuno dei problemi

giovedì 19 luglio 2012

Svendita di fine stagione?


La politica tedesca, a corto di argomenti, ci ricorda che prima di scomodare il contribuente tedesco, sarebbe auspicabile tassare i patrimoni privati e (s)vendere i beni pubblici del sud Europa: tutto in nome della moneta unica. Da Handelsblatt.de
La ricchezza dei ceti abbienti nei paesi Euro in crisi suscita interesse. I politici tedeschi vorrebbero una tassa patrimoniale. Grazie a questi introiti, il contribuente tedesco sarebbe sollevato dagli aiuti finanziari.

CDU, SPD e perfino la FDP, in via eccezionale, sono d'accordo sul tema della tassa patrimoniale per i ricchi. Tutti e 3 i partiti vorebbero far pagare i ricchi -  non in Germania, ma nei paesi Euro in crisi. Un segnale come questo, in Germania sarebbe particolarmente benvenuto: il paese infatti garantisce per la parte principale degli eurosalvataggi. Soprattutto per contrastare le critiche crescenti verso le misure di aiuto, espresse dai partiti e dai cittadini.

Il ministro delle finanze Schäuble aveva già dichiarato in passato il suo interesse per un prestito forzoso nei paesi in crisi. Anche nella SPD ci sarebbe approvazione: si spera che "le abbondanti ricchezze private" non fuggano dai paesi in crisi, ma piuttosto "possano essere impiegate per la risoluzione della crisi" ha dichiarato il vice presidente del partito Joachim Poß. I prestiti forzosi "sono decisamente ipotizzabili", tanto piu' che i ricchi dei paesi mediterranei, fino ad ora, pare non abbiano avuto l'abitudine di pagare le tasse.

Poß appoggia una proposta del Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW). Gli economisti chiedono che siano i detentori di patrimoni dei paesi in crisi a sostenere il risanamento delle finanze statali con un prestito forzoso o una tassa patrimoniale .

-->

I prestiti forzosi o i prelievi patrimoniali una tantum hanno 2 vantaggi, scrive il DIW in uno studio: non deprimono la domanda dei consumatori - diversamente dall'IVA, e sono un segnale verso i paesi donatori: anche i paesi riceventi, si stanno dando da fare.

Squilibri evidenti

In Germania è sempre piu' forte l'impressione che i poveri del Sud Europa non siano poi così poveri come sembra. E per questo potrebbero permettersi un grosso contributo al risanamento delle finanze statali. Di fatto in Italia ci sono circa 270.000 famiglie con un patrimonio superiore al milione di Euro, settima posizione mondiale secondo una lista redatta dal Boston Consulting Group.

Anche in Spagna e Portogallo gli squilibri sono evidenti: mentre regna la disoccupazione di massa e le casse statali sono vuote, nei 2 paesi gli affari per Porsche  vanno a gonfie vele. Nel 2011, il marchio di lusso ha venduto nella penisola iberica il 18% in piu' rispetto all'anno precedente. E in Italia le vendite di Cayenne sono cresciute addirittura del 66%.

Il successo di Porsche ci dice: nonostante la crisi, che mette sempre piu' stati in ginocchio, anche nei paesi superindebitati esiste ancora una considerevole ricchezza privata.

E questa ricchezza dovrà essere impiegata per disinnescare la crisi. "Prima che altre misure di aiuto vengano accordate, ci si puo' aspettare che un paese in crisi mobiliti la propria ricchezza nazionale", ci dice il vice presidente SPD Joachim Poß.

Anche il segretario generale della FDP Patrick Döring non è contrario alla proposta "Ulteriori impegni dei contribuenti in Spagna, Grecia e Italia per il risanamento - ad esempio attravero la sottoscrizione del debito pubblico o l'incremento degli investimenti nel settore industriale - sarebbero desiderabili", ha dichiarato.

La Spagna ha ancora molta argenteria

I politici non vogliono coinvolgere solamente i ricchi nella risoluzione della crisi sul debito. Prima che il contribuente tedesco garantisca con i 310 miliardi Euro, gli stati in crisi del sud dovrebbero iniziare a vendere il loro patrimonio pubblico. "E' auspicabile, laddove la situazione lo permetta, che i grossi patrimoni pubblici non restino inosservati" ha detto il segretario generale della FDP Patrick Döring.

In effetti le statistiche mostrano che la Spagna potrebbe teoricamente coprire, attraverso la vendita delle sue partecipazioni nelle aziende, la metà delle esigenze di rifinanziamanto del debito pubblico fino a fine 2013. E se in Italia si utilizzasse solo l'1% dei patrimoni privati per il risanamento delle casse statali, lo stato sarebbe piu' ricco di 37 miliardi di Euro.

I governi di Madrid e di Roma hanno ancora partecipazioni aziendali del valore di 100 miliardi di euro. A queste si aggiugnono le riserve di oro e di divise. La Germania non deve "stendere l'amaca" per la Spagna, l'Italia o la Grecia, ha dichiarato il portavoce per la politica finanziaria della CDU/CSU, Klaus-Peter Flosbach. La privatizzazione del patrimonio statale potrebbe essere "una misura appropriata per il consolidamento delle finanze pubbliche". "La solidarietà non è un binario a senso unico", ha detto anche Herbert Reul, presidente del gruppo CDU/CSU al parlamento europeo. "Prima che i paesi in crisi cerchino aiuti all'esterno, devono esplorare tutte le possibilità, per tenere i problemi sotto controllo con le proprie forze".

Da Brussel arrivano tuttavia anche voci di avvertimento: la vendita di partecipazioni statali è una misura una tantum, il cui effetto scompare alla svelta, ci dice dalla commissione EU. "Vendere i gioielli di famiglia può essere una misura di supporto. Ma non può certo sostituire le misure di risparmio strutturale".

mercoledì 18 luglio 2012

Stabilitätsunion! Was?


Angela Merkel, nell'intervista estiva alla ZDF, ribadisce che non ci sarà solidarietà senza avere in cambio riforme concrete. E intanto prende tempo sul controllo bancario europeo. Torna a farsi viva la parola magica: Stabilitätsunion. Da Deutsche Mittelstands Nachrichten
La cancelliera Angela Merkel nell'intervista estiva alla ZDF ha bocciato la proposta italiana e spagnola: un salvataggio diretto delle banche, ci sarà solamente con la creazione di un controllo bancario europeo. Per realizzarlo, sarà necessario ancora un po' di tempo.

Nell'intervista estiva alla ZDF, Angela Merkel ha affossato le speranze italiane e spagnole di un salvataggio bancario incondizionato. Il presupposto necessario per una tale misura sarà il controllo bancario a livello europeo. Fino ad allora, i singoli stati dovranno garantire per le loro banche. Alla domanda sulla Grecia, la cancelliera non si scopre troppo: dopo la determinazione mostrata nei mesi scorsi, è una nuova interessante sfumatura.

Angela Merkel gioca di nuovo con il tempo. Nell'intervista alla ZDF ha detto: "Il programma di salvataggio delle banche spagnole, che la prossima settimana approveremo al Bundestag, come concordato, sarà erogato attraverso il governo spagnolo. Queste sono le nostre condizioni. Ed ora occupiamoci di una domanda: che cosa accadrà, se avremo un controllo bancario europeo, se questa autorità europea potrà controllare l'attività bancaria, se potrà imporre una ristrutturazione delle banche, e se potrà pretendere delle condizioni; come saranno gestite le responsabilità? Su questo non ci siamo ancora espressi. Ma quando accadrà, il controllo sarà ad un livello completamente diverso. Questo è il compito del futuro. Su questo stiamo lavorando, e il Bundestag dovrà esprimersi"

Merkel nell'intervista ha insistito che non ci sarà nessuna solidarietà senza un controllo. "Da quando siamo impegnati con la crisi Euro, viene richiesta solidarietà senza nessun controllo e senza condizioni - questi tentativi, in Germania, con me non avranno alcun successo".

E' interessante il fatto che Merkel sembra aver paura di aprire un vaso di pandora con i salvataggi bancari diretti attraverso l'EFSF e l'ESM. Già nel fine settima, il presidente designato dell'ESM Regling aveva dichiarato che in caso di un salvataggio bancario mediante il fondo ESM, gli stati sarebbero stati esclusi dalla responsabilità - e che la Germania si sarebbe assunta il 27 % delle garanzie per tutti i rischi collegati ai salvataggi bancari.

La scelta delle parole: il controllo bancario è un "compito per il futuro", chiarisce che secondo Merkel ci sarà bisogno di tempo prima di averlo in funzione - se mai verrà istituito. Fino ad allora la politica di salvataggio si dovrà fare in maniera provvisoria: sarà così con il Memorandum sui salvataggi bancari e sulle condizioni che le banche dovranno soddisfare. Il Memorandum è considerato molto tecnocratico: anche se alcuni meccanismi di controllo suonano bene, probabilmente nella pratica non saranno di grande valore. La Commissione EU dovrà avere piu' poteri per controllare in ogni momento la gestione delle banche spagnole. Se la Commissione sarà in grado di capire che cosa ci sia nei libri contabili delle banche spagnole, questa è un'altra domanda. Senza una comprensione dei fatti, è possibile che i miliardi approvati questa settimana dal Bundestag - per la Germania sono circa 10 miliardi di Euro - possano irrimediabilmente disperdersi nelle nebbie dei provvedimenti di salvataggio.

La reticenza di Merkel lascia ipotizzare che la cancelliera non sia piu' così sicura che il salvataggio dell'Euro possa avere successo con le misure decise fino ad ora. I 100 miliardi  previsti dal Memorandum EU per la Spagna, saranno effettivamente pagati, solo dopo aver fatto ulteriori stress test e audit da parte delle società di revisione. Gli osservatori dubitano che le banche spagnole possano avere così tanto tempo. Soprattutto, c'è da attendersi che il deficit di bilancio spagnolo, cresciuto attraverso i salvataggi bancari, possa provocare ulteriore preoccupazione sui mercati finanziari. Ma in questo modo un salvataggio totale della Spagna potrebbe essere inevitabile - e così il fondo esistente EFSF potrebbe raggiungere i suoi limiti. Il presidente della Bundesbank Weidmann in un'intervista con il Börsen-Zeitung ha dichiarato che gli alti tassi sui titoli pubblici da soli non sono un motivo per portare l'Italia sotto la protezione del fondo di salvataggio. Piuttosto gli italiani, come gli spagnoli, dovrebbero intraprendere un forte piano di risanamento per riconquistare la fiducia dei mercati.

Anche la determinazione di Merkel per un salvataggio greco a tutti i costi sembra essersi un po' raffreddata. Alla domanda se la Grecia deve avere piu' tempo per soddisfare le condizioni richieste, Merkel ha risposto: "Penso che il carattere vincolante degli accordi sia un bene prezioso. Aspetto la relazione della troika. Solo sulla base di questa relazione, potremo dire che cosa fare.  Per questa ragione dobbiamo aspettare ancora un paio di settimane".

La fiducia in una permanenza della Grecia nell'unione monetaria non sembra essere così solida. E' molto improbabile che Merkel non abbia ricevuto relazioni intermedie dalla troika  -  le poche dichiarazioni rilasciate al pubblico dai membri della troika parlano la lingua della disillusione: la Grecia non avrebbe mantenuto quasi nessuna delle promesse fatte, e il programma di risanamento nelle ultime settimane si è di fatto arenato.

Apparentemente Merkel ha ora uno sguardo piu' realistico sulla crisi dell'Euro. Ha parlato molto spesso di "Europa" e stranamente molto poco di "Euro" come sinonimo di Europa. Nella prossima campagna elettorale "si voterà anche sulla domanda: che ruolo ha l'Europa e quali idee abbiamo per l'Europa" Per Merkel questa sarà una "Stabilitätsunion". Ma Merkel non sembra essere completamente convinta dell'Euro e della sua forma attuale. Questo scetticismo riguarda anche la frase in cui all'inizio inizia a parlare dell'Euro e poi prosegue sull'Europa: "La moneta unica ci ha portato così tanti vantaggi. Siamo il mercato piu' grande al mondo - in un mondo dove 500 milioni di  individui non sono nemmeno molti, quanti siamo nell'unione europea. Siamo in competizione con Cina e India. Senza Europa, credo, non potremo difendere i nostri valori, le nostre idee, i nostri ideali". Se Merkel fosse ancora convinta delle virtu' della moneta unica avrebbe detto: "senza l'Euro non potremo difendere i nostri valori etc". Ma sul fatto che l'Europa sia unita sulla base di determinati valori, anche il critico piu' feroce dell'unione monetara, sarebbe pronto a confermarlo senza esitazione.