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giovedì 3 gennaio 2013

Weidmann-pensiero


Jens Weidmann, nell'ultima intervista del 2012 alla conservatrice Wirtschaftswoche conferma la sua visione: la difesa della stabilità monetaria è il solo obiettivo della BCE, tutto il resto è secondario. Da Wirtschaftswoche.de.
Il presidente Weidmann chiede una politica monetaria senza compromessi. Se la stabilità dei prezzi dovesse essere in pericolo, si dovrà tirare la briglia, anche se ad alcuni paesi non dovesse piacere.

WiWo: Herr Wedimann, la cancelliera Merkel con un cauto ottimismo sostiene che nella eurocrisi il peggio è alle spalle. E' d'accordo?

JW: Abbiamo fatto un bel pezzo di strada, ma non dobbiamo sottovaluture la strada ancora da fare. Il processo di aggiustamento nei paesi in crisi non è ancora concluso e i lavori per la definizione di un quadro istituzionale nell'unione monetaria devono andare avanti. Soprattutto si deve ancora chiarire se i nuovi accordi, come il Fiskalpakt, saranno applicati.

WiWo: Lei vede un miglioramento delle economie in crisi?

JW: Ci sono luci. L'approccio "aiuti a certe condizioni" mostra successi: la competitività in molti paesi è migliorata, i deficit delle partite correnti e nei bilanci pubblici si sono ridotti. Cio' avviene in un contesto di recessione, il che non significa che dietro non ci siano anche miglioramenti strutturali. A un estremo dello spettro c'è l'Irlanda, all'altro la Grecia. Poiché davanti a noi c'è ancora un lungo cammino, non dobbiamo indebolire gli incentivi per il raggiungimento delle condizioni concordate.

WiWo: Non indebolirli ulteriormente?

JW: Le misure di aiuto finanziario con il tempo sono diventate sempre piu' generose. Cio' ha ridotto la pressione ad affrontare con decisione i problemi di competitività e di bilancio pubblico.

WiWo: Come farà la Grecia a tornare competitiva e a camminare sulle proprie gambe?

JW: Con il processo di adeguamento dovremo raggiungere esattamente questo obiettivo. Alla fine ogni economia dovrà essere in grado di reggersi sulle proprie gambe, senza trasferimenti dall'esterno. Una economia non puo' consumare costantemente piu' di quanto essa stessa produca. Se la politica europea dovesse decidere di ignorare questo principio e finanziare in maniera duratura uno stato membro, allora dovremmo essere consapevoli delle conseguenze.

WiWo: Questo è tecnocraticamente vero, ma funzionerà anche politicamente? L'irrompere sulla scena di Berlusconi, secondo cui la Germania starebbe conducendo una terza guerra mondiale, mostrano che la moneta unica in realtà divide i paesi.

JW: Chi utilizza gli altri come capro espiatorio vuole solo sfuggire dalle proprie responsabilità. Naturalmente gli adeguamenti economici rappresentano una grande sfida per la politica e soprattutto per le economie coinvolte. Ma i confini di accettazione politica non esistono solamente nei paesi in crisi.

WiWo: La sua scala va dall'Irlanda fino alla Grecia. Dove si trova l'Italia?

JW: L'Italia soffre di bassa crescita, scarsa produttitività e mancanza di innovazione. Ma con il governo Monti il paese si è dato degli ambiziosi obiettivi di riforma per poter riconquistare la fiducia degli investitori, e ha avuto successo. Sarebbe fatale, se si avesse l'impressione che questo nuovo corso puo' essere messo in discussione dopo le elezioni 

WiWo: Chi vota Berlusconi rende un salvataggio piu' probabile?

WiWo: Non vorrei speculare sul risultato delle elezioni. Il governo attuale ha riconosciuto il bisogno di riforme, che sono state avviate in importanti ambiti. Se il processo di riforma dovesse fermarsi, l'Italia perderebbe la fiducia degli investitori.

JW: Ma se i tassi dovessero salire e non ci fosse un governo in grado di gestire la situazione, tutto comincierebbe di nuovo da capo, oppure?

WiWo: Ci sono troppi "se, allora" E' chiaro che è nell'interesse dell'Italia evitare tutto cio'.  Non sarà piu' permesso esercitare pressione sulla banca centrale. In quanto autorità monetaria, deve essere chiaro che dobbiamo esclusivamente osservare il nostro obiettivo primario: la stabilità monetaria. Non siamo qui per ripulire dai fallimenti della politica.

WiWo: Su questo c'è consenso all'interno della BCE?

JW: Questo è chiaramente il nostro mandato.

WiWo: La BCE è il sorvegliante degli stati oppure il suo finanziatore?

JW: Il ruolo del finanziatore è vietato, quello di sorvegliante lo svolge molto bene l'unione monetaria. Se noi banchieri centrali iniziassimo a comportarci come i domatori dei governi nazionali regolarmente eletti, allora giustamente ci si dovrebbe chiedere se la banca centrale non abbia ampiamente superato il suo mandato.

WiWo: L'annuncio del programma di acquisto (OMT) ha portato un po' di tranquillità, i suoi colleghi lo hanno festeggiato come un grande successo.

JW: Naturalmente i banchieri centrali con i loro annunci possono influenzare i mercati nel breve periodo. Ma la domanda è la seguente: si tratta del giusto metro per valutare il successo della nostra azione? Ci troviamo su un piano inclinato, dove il freno previsto dal sistema, la condizionalità, sarà molto difficile da azionare. La pressione dei mercati aumenta quando un paese si allontana dal suo programma di riforme. O ci si rifiuta di acquistare e si prende in considerazione l'escalation della crisi, oppure si lascia cadere la condizionalità. Dobbiamo interpretare il nostro mandato in maniera restrittiva, e non trovarci in una tale situazione. 

WiWo: Basta un annuncio per calmare i mercati?

JW: Anche se un annuncio fosse sufficiente, non cambierei la mia opinione sul programma

WiWo: Che cosa la disturba nel programma di acquisto?

JW: Prima di tutto il programma contiene la disponibilità a redistribuire fra i contribuenti dei singoli paesi i rischi illimitati di insolvenza. In una unione monetaria con 17 stati sovrani cio' dovrebbe essere deciso dai parlamenti nazionali. Come banca centrale dovremmo inoltre tenerci a distanza da ogni forma di finanziamento monetario degli stati. Infine c'è l'azzardo morale: lo zelo riformatore dei governi si riduce quando con le nostre misure eliminiamo la pressione ad agire.

WiWo: La BCE irrigidirà di nuovo la politica monetaria - anche in presenza di rischi per la stabilità finanziaria?

JW: Il nostro compito principale è occuparci della stabilità dei prezzi. Se dovesse crescere il pericolo di inflazione, saremmo costretti ad agire. Cio' potrebbe avere effetti anche sulla stabilità finanziaria. Vediamo che alcuni stati si stanno ancora finanziando a breve termine. Le condizioni del loro bilancio pubblico sono legate al livello dei tassi a breve. Ma il fatto che la politica finanziaria si trovi in questo stato di dipendenza, non signfica che la politica monetaria dovrà sottrarsi al suo compito principale, la stabilità dei prezzi.

WiWo: Questo significa in parole semplici: se la BCE dovesse alzare i tassi, per combattere l'inflazione, porterebbe gli stati di nuovo in deficit e la crisi del debito ricomincerebbe dall'inizio.

JW: Grazie alle riforme le condizioni del bilancio dovrebbero migliorare radicalmente. E se l'accesso al mercato dei capitali si facesse piu' difficile, con l'ESM ci sarebbe un meccanismo di salvataggio, creato proprio con questo obiettivo. Di fondo i diversi paesi dovrebbero trovarsi nella condizione di poter andare d'accordo con la stessa politica monetaria. Strutture economiche competitive e finanze pubbliche solide sono un presupposto per una unione monetaria stabile. La politica monetaria non puo' creare queste condizioni. Sarebbe eccessivo. E questo era chiaro fin dall'inizio dell'unione monetaria.

WiWo: Un convoglio di navi viene sempre influenzato dalla piu' lenta.

JW: L'immagine è sbagliata. Non si tratta di andare tutti alla stessa velocità, ma del fatto che tutti dovranno essere in grado di navigare, per non rischiare di affondare alla prossima emergenza - e quindi dover chiamare la banca centrale per restare a galla. Nell'unione monetaria sarà sempre cosi', alcune economie saranno piu' dinamiche di altre.

WiWo: Sembra invece che la Germania continui ad andare avanti, mentre gli altri si allontanano

JW: In questo preciso momento le distanze stanno aumentando, perchè i paesi periferici sono frenati dalle misure di consolidamento fiscale. Ma questo dovrà necessariamente cambiare - molti hanno già dimenticato che alcuni anni fa la Germania era il fanalino di coda. Dall'altro lato l'Europa non è un'isola. Facciamo concorrenza al mondo intero. La soluzione non puo' essere frenare il paese piu' competitivo. Per usare un'altra immagine: non si dovrebbe mettere un peso al piede del giocatore piu' forte di una squadra.

WiWo: Abbiamo imparato che l'unione monetaria non funziona, perchè le differenze di competitività e forza economica sono molto grandi. Adesso arriva la politica e dice: dobbiamo lavorare in maniera piu' stretta, e tutto funzionerà. Nessuno vuole una politica economica e fiscale comune, e nessuna politica di bilancio unitaria.

WiWo: Condivido la sua affermazione, manca la disponibilità politica e il sostegno del popolo per rinunciare alla sovranità. Almeno in quei paesi che chiedono una maggiore condivisione delle garanzie. Io percio' non vedo il grande salto in direzione della unione fiscale. Questo significa tuttavia tornare a cio' che avevamo concordato alla fondazione dell'unione monetaria: il trattato di Maastricht dove ogni stato membro è responsabile per se stesso. Dovremmo tuttavia essere molto attenti a mettere in comune i rischi, senza aver messo in discussione la sovranità nazionale. Perchè se il potere di controllo e le garanzie offerte non sono allineate, le fondamenta stesse dell'unione monetaria saranno compromesse.

WiWo: La BCE diverrà un superpotere se dal 2014 non si occuperà piu' solamente di stabilità dei prezzi ma anche del controllo delle 200 banche piu' importanti?

JW: Prima di tutto, noi della Bundesbank consideriamo l'unione bancaria un passo giusto e importante, per rendere piu' solido il quadro istituzionale dell'unione monetaria del futuro. Si tratta fra l'altro di sciogliere, attraverso un controllo piu' severo, lo stretto collegamento fra le finanze di un paese e le condizioni del sistema bancario locale. Di fronte ad una decisione cosi' importante, l'approfondimento delle condizioni dovrebbe essere piu' importante della velocità. Dal nostro punto di vista è importante evitare conflitti di interesse fra il controllo bancario e la politica monetaria. E' un punto importante che non vedo ancora risolto.

JW: La commissione prevista puo' risolvere il problema?

WiWo: In futuro per il controllo bancario dovranno esserci 3 organismi: in primo luogo la Commissione di vigilanza, con sede presso la BCE e con il compito di preparare le decisioni del consiglio BCE. Il consiglio BCE dovrà solamente accettare o bocciare queste decisioni, senza poterle modificare. Lo trovo strano: se ne sono responsabile politicamente, devo essere anche nella condizione di definire il provvedimento. Non è abbastanza: se il consiglio BCE dovesse respingere una proposta del Comitato di controllo, e un paese non è d'accordo, allora entrerebbe in scena un terzo organismo: il comitato di mediazione (Vermittlungsausschuss). Decide con maggioranza semplice. Le sue decisioni non possono essere vincolanti - a causa del diritto EU in vigore il consiglio BCE deve essere sempre l'ultimo organo decisore.

WiWo: Suona come una costruzione priva di senso, ma molto complicata. Perchè si fa questo?

JW: Si cerca, senza un corretto fondamento giuridico, di creare una muraglia cinese fra i compiti di politica monetaria e quelli di controllo. Di fatto è solo una parete giapponese o un paravento. Sarebbe preferibile a mio parere, attraverso un cambiamento dei trattati, istituire una robusta separazione fra i compiti di politica monetaria e le strutture di controllo bancario.

WiWo: Questa separazione della BCE è solo teoria: a cosa serve la muraglia cinese nei piani operativi, se poi i  controllori del sistema bancario e della politca monetaria si incontrano alla mensa durante il pranzo?

JW: Uno scambio di opinioni e la condivisione della conoscenza sono sempre ben voluti. Per questo la Bundesbank già oggi fa parte del controllo bancario. Il problema sorge potenzialmente quando lo stesso organismo diventa responsabile per due ambiti decisionali vincolanti. Inoltre il sistema tedesco ha un vantaggio in quanto la Bundesbank assicura una vigilanza continua mentre la BaFin di Bonn prende decisioni sovrane.

WiWo: I francesi vorrebbero iniziare già dall'inizio del prossimo anno (2013). Ci si è messi d'accordo sul marzo 2014. Sarà sufficiente questo per creare un'autorità di controllo funzionante con personale sufficiente?

JW: Le necessità pratiche relative al controllo, anche se dovesse occuparsi solo dei grandi istituti sistemici, non devono essere sottovalutate. I controllori dovranno conoscere le lingue, i sistemi legislativi nazionali, le strutture delle imprese e le particolarità dei diversi mercati nazionali. E dovranno portare una grande conoscenza nel sistema di controllo. Per questo il controllo degli istituti sistemici potrà essere efficace solo con un forte collegamento con gli attuali controllori nazionali.

WiWo: Che cosa succede se l'autorità europea di controllo dovesse riconoscere che una banca ha bisogno di ulteriore capitale?

JW: La banca dovrà trovare il capitale. Se non ci riuscirà, dovrà essere ristrutturata o dismessa. Per questi casi abbiamo bisogno di un meccanismo europeo di ristrutturazione. Dovrà assicurarsi che prima di tutto siano gli azionisti della banca interessata a garantire, poi gli obbligazionisti, poi uno dei fondi finanziati dalle banche, e poi alla fine e solo in casi straordinari il contribuente. Dobbiamo creare questo meccanismo rapidamente, senza di esso l'unione bancaria è incompleta. E anche allora l'unione bancaria non dovrà essere la scusa per spostare a livello europeo le eredità nazionali. I buchi, attualmente nascosti nei bilanci delle banche, dovranno essere ricondotti alla errata gestione nazionale e agli errori dei controllori nazionali e percio' dovranno essere coperti dagli azionisti e dagli obbligazionisti delle rispettive banche o eventualmente dal contribuente nazionale.

WiWo: Ha senso aver introdotto il criterio secondo cui la BCE è responsabile a partire dai bilanci superiori ai 30 miliardi di Euro?

JW: Dopo tutto è un criterio con il quale si possono separare facilmente le banche da controllare a livello europeo dalle altre. Tuttavia si sarebbe potuto restringere il cerchio a meno delle 200 banche previste. Secondo i piani, la BCE avrà la facoltà di controllare anche istituti minori, se lo ritiene opportuno.

WiWo: Il compromesso è il primo passo verso una unione bancaria europea. Il prossimo sarà una garanzia comune sui depositi, con la quale il risparmiatore tedesco sarà chiamato a garantire anche per le banche spagnole?

JW: No, il prossimo passo sarà un meccanismo di ristrutturazione europeo. Non ritengo necessaria un'assicurazione sui depositi. Ad una ulteriore garanzia, dovrebbero corrispondere ulteriori diritti di accesso nelle finanze e nella politica economica dei paesi.

WiWo: Non pensa sia ingiusto che le banche abbiano degli alti costi di rifinanziamento solo perché provengono da un paese con finanze pubbliche non solide?

JW: Giusto o ingiusto come nella responsabilità civile delle auto, se lei abita in una regione con molti incidenti. Per gli stati ci sono rischi di insolvenza diversi. Che il rischio di insolvenza pubblica e la forza economica si rispecchino anche nei bilanci delle banche e nei loro costi di rifinanziamento, non è uno sviluppo sbagliato, ma logico. La conseguenza non puo essere che questi rischi siano negati oppure suddivisi in tutta Europa. Piuttosto è necessario obbligare gli stati ad applicare le regole, ad avere bilanci solidi e a ripristinare la loro competitività. Bisogna affrontare le cause delle differenze di competitività, non i sintomi, che invece sono visibili nei bilanci bancari.

WiWo: Presto nuovi paesi entreranno nell'Euro, e allora i rappresentanti nel consiglio BCE dovranno rotare. A un certo punto la Germania non sarà nel consiglio, proprio quando si dovrà decidere.

JW: Considero una tale critica eccessiva. Sarebbe meglio, invece di parlare del sistema di voto, se l'Eurosistema potesse tornare ai suoi veri compiti: una politica monetaria finalizzata alla stabilità dei prezzi. La distribuzione dei rischi è un compito della politica fiscale, che per fare questo è legittimata democraticamente e alla fine dovrà giustificarsi davanti agli elettori

WiWo: Questo è un capitolo dal libro di testo dei banchieri centrali. Ma in realtà i rischi vengono condivisi, e il nostro rappresentante resta fuori dalla porta.

JW: Si tratta della partecipazione al voto, alla discussione sono presenti tutti i membri del consiglio BCE. E la preoccupazione che agita molti - quali conseguenze avrebbero le misure dei banchieri centrali per noi come contribuenti e per la stabilità dei prezzi - non si possono lenire certo con un diverso sistema di voto.

WiWo: Su certe decisioni si è trovato isolato nel consiglio BCE. Perchè non è riuscito ad imporsi?

JW: In un dibattito sul ruolo della politica monetaria molti fattori sono in campo: senza dubbio la tradizione, con la quale si è stati formati. E non ci si puo' sempre liberare dalle influenze delle condizioni economiche del proprio paese. C'è una certa differenza, se nel proprio paese il 50 % dei giovani è disoccupato oppure vi è la piena occupazione. Nella discussione tuttavia non ho l'impressione che i miei argomenti non siano stati compresi. Molte delle mie preoccupazioni sono condivise dai colleghi nel consiglio BCE.

WiWo: Ma nelle votazioni lei resta da solo!

JW: Non accade certo per tutte le votazioni. Se si tratta di misure che possono essere considerate finanziamento agli stati, penso sia molto importante avere un atteggiamento intransigente. Ma anche allora, vedo che la maggioranza in seno al consiglio direttivo accoglie concetti che io stesso avevo proposto.

WiWo: E quando lei chiederà di riassorbire la montagna di liquidità offerta ai mercati, gli altri diranno: meglio il 5% di inflazione che il 5% di disoccupazione?

JW: In questo modo lei presume che i miei colleghi non si attengono al nostro mandato. Tutti noi ci sentiamo vincolati dal nostro mandato di difesa della stabilità dei prezzi. E secondo le nostre previsioni piu' recenti il tasso di inflazione nei prossimi 2 anni dovrebbe restare sotto il 2%. Per poter garantire la stabilità dei prezzi, dovremo poter irrigidire la politica monetaria eccessivamente espansiva. Ma nessuno puo' dire quando sarà arrivato il momento per questo.

WiWo: E il padre di famiglia dell'Assia Weidmann, come si difende dall'inflazione? Ha già comprato oro?

JW: No, non ho comprato oro. Per inciso, le mie opzioni di investimento sono deliberatamente molto limitate, in modo da evitare ogni forma di possibile conflitto di interessi.

WiWo: Suona rassicurante. Ma la Bundesbank è stata accusata di fomentare disordini con il suo allarmismo.

JW: Le nostre posizioni sono ben fondate, il popolo tedesco è ben informato, e apprezza la chiarezza della condotta della Bundesbank. In una situazione così insolita, in cui il consiglio BCE opera ai confini del suo mandato, devono esserci anche delle differenze di opinione - non siamo un Politburo.

WiWo: La politica tuttavia si lamenta di lei

JW: Una volta un politico mi ha detto che entrambe le fazioni nel consiglio BCE sono come delle guide di montagna. E quando si vedono litigare fra loro due guide, tutta la cordata ha paura e ansia. Gli ho risposto: trovo singolare che la politica, che invece dovrebbe guidare e prendere decisioni, si sia messa in fila dietro di noi e si lasci guidare da noi. E se questo dovesse accadere, è un bene che le guide in un territorio inesplorato si mettano a discutere. Sempre meglio che scegliere in maniera decisa una strada che porta al baratro.

sabato 29 dicembre 2012

Wagenknecht contro Weidmann

Sahra Wagenknecht, capogruppo della Linke al Bundestag, compagna di Oscar Lafontaine, con un commento su Handelsblatt, quotidiano del mondo economico, attacca le posizioni Bundesbank e lancia una proposta alternativa: patrimoniale europea per abbattere i debiti degli stati. Da Handelsblatt.de
Il presidente Bundesbank Weidmann si lamenta per il denaro prestato ai paesi in crisi. Dovrebbe invece criticare la discutibile finanza derivata, i bilanci truccati e una regolamentazione bancaria eccessivamente permissiva.

Il presidente della Bundesbank Weidmann critica le banche. La massima autorità monetaria - oppure un attivista di "Occupy" mascherato? No, non sta criticando i pericolosi strumenti di finanza derivata che nel bilancio di Deutsche Bank sono centinaia di volte superiori al capitale proprio e ticchettano come una bomba a orologeria. Non sta parlando della contabilità creativa con cui molti istituti di credito hanno mentito su "Basilea III" - fatica inutile, visto che le nuove regole per il momento non entreranno in vigore. Non si lamenta affatto della troppo permissiva "Basilea III" e della ulteriore integrazione fra il sistema bancario ombra e le normali attività delle banche commerciali. Herr Weidmann non è mosso da tutto questo. Si lamenta per la concessione di credito agli stati in crisi. 

Le banche hanno in portafoglio titoli pubblici per un valore di 1.6 trilioni di Euro. Ed è vero: ci sarebbe un rischio concreto se gli stati Euro dichiarassero insolvenza. Weidmann, nel quadro delle riforme Basilea, vorrebbe obbligare le banche a garantire i titoli di stato con il capitale proprio. Il credito concesso agli stati diverrebbe in questo modo ancora piu' costoso. 

Weidmann tocca in questo modo dei punti importanti: il "patto diabolico tra banche e stati" (Spiegel) e la possibilità di una bancarotta dello stato. Le banche prendono a prestito   dalla BCE allo 0.75 % e prestano agli stati a quasi l'8%. E' un ottimo affare e una polizza assicurativa sulla vita delle banche in difficoltà: le obbligazioni emesse dagli stati iper-indebitati, infatti, restano nel campo delle garanzie accettate per i prestiti di emergenza. 

In questo modo le disastrate banche greche si assicurano un accesso alla liquidità. Nel mondo finanziario gira la battuta: la banca centrale greca in caso di necessità accetterebbe come garanzia anche le sedie d'ufficio. La BCE ha inoltre annunciato l'acquisto illimitato di obbligazioni in caso di sottoscrizione da parte degli stati delle condizioni dettate dal fondo ESM. I paesi coinvolti, con ulteriori misure di taglio, saranno spinti in depressione e sprofonderanno sotto il peso dell'alto indebitamento. 

Le misure necessarie. 

Invece di liberare gli stati dalla loro dipendenza dalle banche, Weidmann vuole esonerare le banche dalla concessione di credito agli stati. La sua proposta avrebbe il "vantaggio" di ridurre il tempo necessario per arrivare alla bancarotta di Spagna, Italia e di altri stati. C'è tuttavia una via piu' sensata. E dovrebbe contenere le seguenti misure: 

1. Un taglio del debito almeno pari all'importo dei debiti pubblici causati dai salvataggi bancari, prima che i crediti inesigibili finiscano nel bilancio BCE oppure siano scaricati sul contribuente europeo. Il settore finanziario ha volontariamente finanziato l'indebitamento degli stati e in parte - basta vedere Spagna e Irlanda - ne è la causa stessa. Dovrebbe pertanto subirne le conseguenze. 

2. Saranno prima di tutto gli azionisti e i creditori a dover garantire per le banche in difficoltà a causa del taglio del debito. Il denaro dei contribuenti dovrà essere utilizzato esclusivamente per garantire i depositi dei piccoli risparmiatori e per la concessione responsabile di credito. Nel bilancio di Deutsche Bank è solo il 4%, il resto è casino'. 

3. Deve fermarsi la speculazione con il debito pubblico. La BCE dovrebbe concedere credito agli stati in maniera limitata e al tasso ufficiale di sconto: la sola condizione è la tassazione ordinaria dei patrimoni e dei redditi piu' alti nei paesi coinvolti. Il rischio inflazione generato dal finanziamento diretto della BCE è decisamente inferiore rispetto all'acquisto di titoli sul mercato secondario o dalla concessione di credito al settore finanziario. In questo modo gli stati potrebbero rilanciare importanti investimenti, mentre le banche cesserebbero di speculare con le materie prime o con le bolle immobiliari. Entrambi portano i prezzi verso l'alto, senza nessuna crescita reale. 

Non esistono pasti gratis! Piu' della metà dei patrimoni finanziari europei è posseduto da circa l'1% della popolazione. Se fossero considerate le attività off-shore, saremmo all'80% dei patrimoni finanziari. Il patrimonio dei miliardari europei è superiore all'indebitamento pubblico europeo di oltre 11 trilioni di Euro. Chi vuole ridurre i debiti, alla fine dovrà ridurre anche i patrimoni. Dalla politica europea degli ultimi 15 anni, dai regali fiscali e dai salvataggi bancari, i ceti medi non hanno avuto alcun vantaggio, a differenza delle poche migliaia ai vertici. E' legittimo che ora siano proprio gli stessi a dover garantire per i danni causati. Una tassa europea sui patrimoni dei miliardari ridurrebbe sensibilmente l'indebitamento pubblico. Allora anche Herr Weidmann potrebbe dormire sonni tranquilli.

domenica 9 dicembre 2012

Il ritorno di Weidmann


Jens Weidmann, intervistato da Welt am Sonntag, torna all'attacco sui temi cari al rigorismo Bundesbank: l'OMT è un pericolo per la stabilità monetaria e l'unione bancaria minaccia il patrimonio dei tedeschi.

Jens Weidmann ribadisce la sua opposizione alla politica BCE. La vigilanza bancaria europea ha bisogno di nuovi trattati europei.

Un brontolone te lo immagini in maniera diversa. Completo blu scuro, pettinatura perfetta, una voce gentile - Jens Weidmann è il prototipo del bravo funzionario. Ma da quando il presidente Bundesbank ha votato contro il programma di acquisto BCE, l'OMT, è diventato lo spauracchio di mezza Europa. Il 44enne non si smentisce - e anche sui temi controversi, come l'unione bancaria, si permette una propria opinione.

WAS: Ha comprato una casa recentemente?

JW: No, sono passati 10 anni da quando abbiamo comprato una casa. Allora era appena nato il nostro secondo figlio.

WAS: Ma se i suoi avvertimenti sull'eccesso di liquidità sono veri, in questo momento è l'unico  investimento valido.

JW: In generale non do nessun consiglio di investimento. E' un fatto: il mercato immobiliare tedesco sta vivendo delle forti tensioni regionali. Nelle aree urbane come Francoforte o Monaco i prezzi sono saliti chiaramente. La crescita dei prezzi dipende da una serie di fattori, e il denaro a buon mercato è uno di questi.

WAS: La Bundebank mette in guardia da una bolla immobiliare. Alcuni la accusano di allarmismo, ma i prezzi delle abitazioni in un confronto internazionale restano moderati.

JW: Obiezione. Noi abbiamo posto l'attenzione su un aumento molto rapido dei prezzi, soprattutto nelle aree urbane. Ma non parliamo di una bolla, e non facciamo allarmismo. Saremmo in bolla se ci fosse una crescita molto rapida del credito immobiliare. Ma non è questo il caso. Per valutare correttamente il rischio generale, nel confronto internazionale si deve prendere in considerazione la crescita moderata dello scorso decennio. Tuttavia i bassi tassi di interesse contribuiscono all'attuale boom del mercato immobiliare. Anche l'insicurezza dell'Eurocrisi e il desiderio di parcheggiare il denaro in un porto sicuro hanno un ruolo importante. E questa non è una invenzione della Bundesbank.

WAS: Il membro tedesco del consiglio BCE Jörg Asmussen ritiene infondate queste preoccupazioni. Ha torto?

JW: Siamo d'accordo sul fatto che nel breve periodo la pressione inflazionistica resterà moderata, anche sulle materie prime non vediamo tensioni. Molti pero' si chiedono se le banche centrali saranno capaci e avranno la volontà politica di ridimensionare il corso espansivo, quando il rischio di aumento dei prezzi sarà di nuovo concreto. Queste preoccupazioni non possono essere semplicemente ignorate. Per evitarlo, la politica monetaria deve opporsi all'usurpazione operata dalla politica fiscale. E questa usurpazione ci porta ad una crescente responsabilità condivisa nei bilanci delle banche centrali...

WAS: ...che lei critica. Ma i governi sarebbero stati in grado di arrestare il kaos sui mercati finanziari?

JW: Di questo dovrebbero essere responsabili i governi. Solo i governi e i parlamenti sono legittimati democraticamente per ripartire i rischi fra i contribuenti europei. Scegliere la via della stampa di denaro, è molto piu' comodo, ma non risolve i problemi. Solo i governi e i parlamenti possono decidere e attuare politiche che rimettano le finanze pubbliche in equilibrio, aumentino la crescita e diano regole migliori all'unione monetaria.

WAS: Ma questo non accadrà dal giorno alla notte

JW: E' vero - per questo sono stati creati i fondi di salvataggio EFSF e ESM. Servono a guadagnare tempo, per rendere possibili percorsi di aggiustamento graduali. Si può' tuttavia discutere se un processo piu' lungo non sia piu' facile da trasmettere agli elettori, rispetto ad un adattamento piu' brusco. I paesi baltici con dei tagli rapidi e duri hanno pero' avuto successo.

WAS: Lei pensa veramente che i greci avrebbero dovuto ridurre la loro spesa pubblica ancora piu' rapidamente?

JW: Se la Grecia avesse veramente applicato le misure concordate nel 2010, oggi sarebbe molto piu' avanti. E ci sono restrizioni su entrambi i lati: i paesi in crisi hanno bisogno di tempo per attuare le riforme. Ma se il processo durerà troppo, crollerà la sostenibilità politica nei paesi donatori. Le banche centrali non possono e non devono oltrepassare queste tensioni.

WAS: I suoi oppositori sostengono che la banca centrale sia la sola istituzione in grado di garantire tale processo.

JW: Questo argomento è molto pericoloso: potrebbe diventare presto una profezia che si autoavvera, sovraccarica di compiti la politica monetaria, e implicitamente dichiara il consiglio della BCE  l'organo di governo economico dell'Eurozona. All'interno di un sistema democratico, la politica non dovrebbe funzionare in questo modo. Il consiglio BCE non è stato votato dal popolo. Deve perseguire un solo obiettivo: la stabilità della moneta.

WAS: I suoi colleghi nel consiglio non la vedono ovviamente in maniera drammatica come lei. Il lussemburghese Yves Mersch ha messo in guardia dai pericoli del non agire.

JW: Non nego che ci fosse bisogno di agire. Io discuto dei mezzi che sono stati scelti per agire. Al posto del programma OMT della BCE in estate sarebbe potuto entrare in azione il fondo di salvataggio EFSF.

WAS: I mercati finanziari non credono che il fondo di salvataggio possa bastare per Spagna e Italia -  la BCE sicuramente.

JW: Nessuno mette in discussione il fatto che la BCE abbia il potere di influenzare i mercati. La domanda è se questo debba essere la misura della nostra azione. La BCE non puo' risolvere i problemi di fondo della zona Euro. Su questo sono pienamente d'accordo con il presidente Draghi. Dal maggio 2010 abbiamo acquistato titoli in continuazione. La domanda dovrebbe essere allora: tali acquisti hanno facilitato l'adozione delle riforme necessarie - o invece hanno solo posticipato le riforme?

WAS: Dagli errori precedenti la BCE dovrebbe avere imparato: in futuro acquisterà solamente i titoli dei paesi che faranno veramente le riforme.

JW: Se ne puo' discutere: quanto è indipendente la politica monetaria quando la sua azione è legata alla politica economica e fiscale? Quanto questo approccio possa essere credibile, ci deve ancora essere mostrato.

WAS: Giriamo la domanda: quando è credibile la condizionalità?

JW: Le mie preoccupazioni sono generalmente note, ed erano uno dei motivi per il disaccordo sul programma.

WAS: Lei ritiene che i suoi colleghi nel Board BCE non prendano seriamente la presunta condizionalità?

JW: Io credo che i miei colleghi siano veramente convinti. Ma nel dubbio c'è sempre la tentazione di dare piu' importanza ad una gestione della crisi di breve periodo.

WAS: Cosi' la condizionalità è solo l'illusione di calmare gli elettori del nord Europa - mentre la stampa di denaro va avanti?

JW: Non posso sottoscrivere. L'OMT, per i suoi sostenitori, è il tentativo di utilizzare le risorse della banca centrale, mentre si affrontano i problemi di fondo dei paesi in crisi. Ma la banca centrale si sta avvicinando troppo alla monetizzazione del debito, e sta assumendo decisioni di distribuzione dei rischi appartenenti ai governi eletti. Inoltre, l'interruzione del programma, nel caso in cui un paese non rispetti le condizioni, resta un problema irrisolto.

WAS: I suoi colleghi sostengono che nel consiglio BCE manca unità - a causa sua.

JW: Abbiamo preso decisioni che ci stanno portando ai limiti del nostro mandato - che ci possa essere un'opinione comune lo reputo improbabile. Tenuto conto della portata delle decisioni, i cittadini dovrebbero poter conoscere i pro e i contro nel nostro dibattito, per poter formare un giudizio fondato. Presso altre banche centrali e su temi molto meno controversi - come negli Stati Uniti - accade lo stesso, non cosi' di rado.

WAS: Le si sente messo da parte?

JW: Personalmente non mi sento messo nell'angolo. E di fatto le decisioni non sono cosi' unanimi come ci si potrebbe immaginare. Inoltre, non ho certo accettato questo ruolo per essere amato da tutti

WAS: Ma non pensa sia necessario avere almeno un po' di supporto?

JW: Non è che per le mie posizioni non riceva alcun supporto. E poi: quale sarebbe l'alternativa? Cambiare la mia opinione per amore del quieto vivere oppure non esprimersi piu? Non la considero la strada giusta.

WAS: E cosi' si arriva alla situazione paradossale in cui la cancelliera difende la BCE - contro le critiche della Bundesbank.

JW: Che l'OMT da un punto di vista politico possa essere attraente non l'ho mai negato. Ma questo non può essere il metro di misura. Abbiamo bisogno della nostra bussola. Quello che i governi si aspettano da noi, lo si puo' vedere chiaramente nel caso della Spagna. Con la richiesta di un tasso di interesse massimo sui titoli pubblici, la politica monetaria diverrebbe subordinata alla politica fiscale. Ha fatto bene il membro del consiglio BCE Benoît Cœuré a respingere questa proposta. Ma il processo ci mostra anche le aspettative suscitate dal programma OMT.

WAS: Dopo tutto le banche centrali con i finanziamenti alle banche greche hanno tenuto in piedi  il paese per mesi. Siamo finalmente alla fine?

JW: I ministri delle finanze della zona Euro hanno deciso di coprire i fabbisogni di Atene con nuovi crediti e nuovi trasferimenti dai loro stessi bilanci. Purtroppo le banche centrali non potranno restarne fuori: una parte dei finanziamenti necessari alla Grecia dovrebbe arrivare dai cosiddetti "T-bills" - obbligazioni di breve durata. Questi T-bills, per i quali non c'è alcun mercato, saranno acquistati in gran parte dalle banche commerciali greche che potranno poi di nuovo finanziarsi con i mezzi delle banche centrali. Vedo tutto cio' con grande preoccupazione: saranno le banche a colmare una parte dei requisiti di finanziamento.

WAS: L'attuale pacchetto di aiuti considera la Grecia liquida, non è chiaro ancora per quanto. Un altro pesante taglio del debito è solo una questione di tempo?

JW: La recente decisione di tagliare i tassi di interesse e il programma di riacquisto del debito già rappresentano una rinuncia dei creditori. Ma la sostenibilità del debito non è automatica. Considero tuttavia giusto, almeno per il momento, non avviare un'ampia ristrutturazione del debito. Sarebbe un trasferimento di denaro che premierebbe il mancato raggiungimento degli obiettivi, senza aver risolto i problemi di fondo della Grecia. Pertanto questa è la mia posizione: se ci dovrà essere, un futuro taglio del debito dovrà essere preso in considerazione solo nel caso in cui la strada delle riforme venga completata con successo

WAS: Che cosa significa questo per le obbligazioni nel portafoglio della BCE?

JW: Se fosse andata come si auspicava la Bundesbank, non avremmo acquistato nessuna obbligazione e non avremmo avuto questo problema. Ma una cosa è chiara: come banca centrale non dovremmo rinunciare volontariamente a questo credito. Sarebbe una chiara violazione del divieto di finanziamento agli stati.

WAS: La vigilanza bancaria presso la BCE da lei tanto criticata non è stata ancora approvata. Sollevato?

JW: La Bundesbank ha sempre sottolineato che l'unione bancaria è una pietra importante per una unione monetaria stabile. E cio' è possibile solamente con standard di supervisione piu' elevati e se l'indipendenza della BCE non viene compromesssa. E' importante che il governo tedesco condivida queste posizioni e consideri piu' importante la qualità della velocità.

WAS: Lei vede ancora la possibilità di impedire un accordo?

JW: Non è una mia preoccupazione. Mi riguarda molto di piu', invece, evitare il conflitto di interessi fra politica monetaria e vigilanza bancaria. Non vedo come sulla base giuridica vigente, sia possibile trasferire i compiti di vigilanza bancaria alla BCE. Una soluzione giuridicamente corretta implica una modifica dei trattati BCE.

WAS: Una modifica dei trattati EU potrebbe richiedere anni. Chi potrebbe nel frattempo vigilare le banche?

JW: Se la politica vuole davvero l'unione bancaria puo' rapidamente portare avanti i necessari processi decisionali. Fino ad ora il controllo bancario ha avuto una responsabilità nazionale. In ogni caso la vigilanza bancaria non sarà in grado di iniziare il proprio lavoro dal prossimo anno.

WAS: Lei chiede che le banche garantiscano i loro titoli pubblici con capitale proprio. Vuole rendersi completamente impopolare alla politica?

JW: Non si puo' tentare di porre fine alla dipendenza fra banche e stati con una unione bancaria - e allo stesso tempo assistere alle banche che si riempiono di titoli di stato. Se i governi vogliono veramente interrompere questo circolo vizioso, allora i titoli pubblici devono essere garantiti con capitale proprio come ogni altro credito, per poter coprire il rischio di credito. Altrimenti questa dipendenza sarebbe semplicemente trasferita dal livello nazionale a quello europeo.

WAS: Pensa seriamente che la politica possa accettare questa proposta - e rendere piu' difficile il finanziamento degli stati in Europa?

JW: E' certamente nell'interesse del governo di Berlino che i contribuenti tedeschi non diventino, per la via traversa dell'unione bancaria, responsabili della solvibilità degli altri stati. 

WAS: Che cosa farà nel 2019 quando scadrà il suo mandato e avrà già compromesso il gradino successivo della sua carriera - diventare presidente BCE?

JW. Non è quello il tema. Ora è importante superare la crisi e trasformare l'unione monetaria in una unione di stabilità. Per fare questo mi posso impegnare molto bene anche dai vertici della Bundesbank.

lunedì 12 novembre 2012

Weidmann tifa Euro


Jens Weidmann, il banchiere piu' amato dai tedeschi, torna a farsi intervistare dalla Rheinische Post ribadendo la sua fede nella cultura della stabilità targata Bundesbank.
Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann intervistato dalla nostra redazione parla del pericolo di inflazione e delle azioni di aiuto per la vacillante Grecia.

RP: Lunedì i Ministri delle Finanze si riuniranno per decidere sugli aiuti alla Grecia. Gli aiuti devono essere erogati anche se il paese è economicamente al collasso?

Weidmann: La politica ha già deciso pubblicamente di continuare con gli aiuti  alla Grecia. Ma il denaro dovrà essere erogato solo se la Troika confermerà che il paese nel lungo periodo potrà sostenere il suo indebitamento e applicherà le riforme concordate. E questa conferma ancora non c'è.

RP: Molti esperti non vedono nessuna luce alla fine del tunnel.

Weidmann: Bisogna decidere: è una mancanza di volontà riformatrice o sono invece le influenze esterne a rendere la situazione in Grecia peggiore di quanto atteso? E' chiaro: gli aiuti hanno un senso solo se la Grecia farà quanto richiesto. Questo è un segnale importante non solo per la Grecia, ma anche per gli altri paesi in crisi. E' necessario mantenere la pressione sulle riforme, altrimenti non si faranno progressi e l'Eurozona diventerà una Transferunion. Allora la stabilità dell'unione monetaria sarebbe davvero in pericolo.

RP: La decisione della Troika sarà indipendente, anche se i leader politici si sono già espressi in maniera cosi' chiara?

Weidmann: Questo di fatto è un problema. Come si può valutare serenamente il raggiungimento degli obiettivi, se le conseguenze di un giudizio negativo spaventano così tanto? Sono tuttavia fiducioso: la Troika giudicherà la situazione onestamente, prima di approvare i pagamenti.

RP: I greci in 3 anni hanno già vissuto diversi tagli alle pensioni, il governo tedesco dovrebbe fidarsi...

Weidmann: E' vero, nel frattempo sono state approvate misure che fino a poco tempo fa non erano nemmeno presentabili. Capisco quanto sia difficile per le persone colpite. Ma la Grecia non poteva evitare tagli profondi. E senza gli abbondanti aiuti, i tagli sarebbero stati anche molto piu' duri.

RP: Le banche private e le assicurazioni hanno già rinunciato ad una parte dei crediti verso Atene. Sarebbe giusto, se ora anche i creditori pubblici accettassero un taglio del debito?

Weidmann: Gli stati e le banche centrali dell'Eurosistema  sono diventati creditori della Grecia durante la crisi - ma non prima della crisi ed in seguito ad una valutazione del rendimento, come avevano fatto invece banche e assicurazioni: il confronto in questo modo zoppica. In ogni caso: le banche centrali non possono rinunciare ai crediti verso la Grecia, questo sarebbe un trasferimento diretto e quindi un finanziamento degli stati, proibito dai trattati.

RP: E' vero che la BCE è il principale creditore della Grecia?

Weidmann: L'Eurosistema - vale a dire la BCE e le banche centrali nazionali - ha acquistato in maniera significativa titoli di stato greci, e in questo modo è diventato uno dei creditori piu' importanti. Cio' non ha risolto i problemi della Grecia. Al contrario ora abbiamo una discussione sulla partecipazione dell'Eurosistema a un taglio del debito. Tutto questo conferma le preoccupazioni che la Bundesbank ha avuto fin dall'inizio.

RP: Non sarebbe Più corretto, se fossero gli stati a rinunciare ai loro crediti?

Weidmann: Un taglio del debito da solo non risolve il problema. Che aiuto può dare un taglio del debito di Atene, se il paese fra 10 anni si troverà di nuovo al solito punto di oggi? La Grecia deve essere riformata radicalmente, per tornare ad essere piu' competitiva ed avere finanze sostenibili nel lungo periodo. Solo così un taglio del debito potrà essere di qualche aiuto.

RP: La Grecia fra 10 anni sarà ancora nell'Euro? E soprattutto fra 10 anni ci sarà ancora l'Euro?

Weidmann: L'Euro ci sarà ancora fra 10 anni, di questo sono sicuro. E' evidente che c'è la volontà politica di mantenere l'Euroarea integra. Questo avrà pero' anche delle conseguenze. Affinché l'unione monetaria resti una comunità stabile, le regole del gioco dovranno essere modificate e sui singoli paesi dovranno esserci maggiori controlli economici e finanziari. Il Fiskalpakt è un primo passo in questa direzione.

RP: Il presidente della BCE Mario Draghi è pronto a tutto pur di salvare l'Euro. Anche lei?

Weidmann: Tutti nel consiglio BCE ci battiamo per il successo di lungo periodo dell'Euro come moneta stabile. Insieme lottiamo per trovare la strada giusta: come possiamo dare il nostro contributo alla soluzione della crisi nell'ambito del nostro mandato, difendendo il valore del denaro? In seno al consiglio BCE siamo tutti d'accordo sul fatto che le nostre misure possano solo comprare tempo per i paesi in crisi. Le cause della crisi le può risolvere solamente la politica.

RP: Nel consiglio BCE lei è stato il solo a votare contro l'acquisto illimitato di obbligazioni dei paesi in crisi.

Weidmann: Vedo con crescente preoccupazione il fatto che l'Eurosistema si sia spinto sempre piu' nel campo della politica di bilancio. Ma per fare questo non siamo legittimati democraticamente. Inoltre cio' elimina la pressione sui governi, e rallenta lo zelo riformatore. Sicuramente nel nuovo piano di acquisto di titoli è stata indicata una forte condizionalità, ma la sua forza vincolante deve essere ancora dimostrata. In sostanza, la politica monetaria non deve finire nella scia della politica fiscale. L'esperienza ci insegna, che l'indipendenza della banca centrale è decisiva per mantenere il valore di una moneta stabile.

RP: Si dice che lei abbia preso in considerazione le dimissioni...

Weidmann: Non ho minacciato le dimissioni. Quando ho assunto l'incarico, sapevo che cosa mi attendeva. Che cosa avrebbero aggiunto le mie dimissioni? Un successore, che come me sostiene la cultura della stabilità Bundesbank, che ora si troverebbe nella stessa situazione e che risponderebbe alla sua domanda sulle voci di dimissioni.

RP: Si sente abbandonato dal suo ex capo, la cancelliera?

Weidmann: No, non è la mia impressione. Gli interessi e i compiti dei governi  e delle banche centrali non sono sempre gli stessi. Come banchieri centrali dobbiamo avere sempre la nostra bussola e non possiamo affidarci all'aiuto della politica.

RP: La CDU e la FDP chiedono che la Germania non abbia un solo voto nel consiglio a 23 della BCE, piuttosto un peso pari alla sua partecipazione del 27%. Una proposta sensata?

Weidmann: L'idea dietro la regola, un paese un voto, è che i membri del consiglio BCE non perseguano interessi nazionali, piuttosto agiscano a livello europeo e applichino una politica monetaria priva di rischi. Quanto piu' con il progredire della crisi abbiamo indebolito il secondo punto, e distribuito rischi sui contribuenti nazionali, tanto piu' la richiesta arriva con forza dall'opinione pubblica. La risposta corretta non è quella di modificare i diritti di voto, ma di tornare ad una politica monetaria piu' coerente.

RP: Molti temono che la BCE diventi sempre piu' italiana e che la crisi alla lunga sia pagata con l'inflazione. Lei vede questo pericolo?

Weidmann: Italiano, tedesco - questo dibattito ci porta nella direzione sbagliata. E' importante che i problemi siano risolti nei singoli paesi e che l'unione monetaria nel complesso diventi un'area stabile, affinché la politica monetaria si possa di nuovo concentrare sulle sue responsabilità primarie.

RP: I cittadini possono avere paura dell'inflazione?

Weidmann: Nell'immediato non c'è alcuna preoccupazione per un'inflazione piu' alta. Molti paesi europei sono in recessione, e anche l'economia mondiale non cresce piu con forza. Cio' smorza l'aumento dei prezzi. Per la Germania, la Bundesbank si aspetta un'inflazione non superiore al 2%. Nel lungo periodo dobbiamo pero' essere estremamente vigili. Tecnicamente il consiglio BCE è nella condizione in ogni momento, di ridimensionare la politica monetaria espansiva. Ma per fare questo abbiamo bisogno anche della forza politica.

venerdì 26 ottobre 2012

La guerra di Jens

La guerriglia di Weidmann contro la BCE è difficile da interpretare: vuole affossare l'Euro o sta solo cercando di guadagnare potere negoziale? Un'analisi su Die Zeit, Dieter Wermuth.


Paul de Grauwe, il professore belga di economia, non ha avuto peli sulla lingua quando sul Financial Times ha accusato Jens Weidmann di condurre una guerriglia contro la BCE (“Stop this guerrilla campaign against ECB policy”). In questo modo il presidente della Bundesbank danneggia la credibilità dell'Euro e rende difficile la creazione di un'istituzione che possa rendere la moneta resistente alle crisi.

Il messaggio di Weidmann è: "Outright Monetary Transactions", il programma di acquisto illimitato di titoli di stato, mette in pericolo la stabilità della moneta. Il presidente della Bundesbank. infatti, rifiuta la possibilità che la BCE possa agire da "lender of last resort" per i governi europei che hanno perso l'accesso ai mercati. Poiché nel consiglio BCE è in minoranza e il principio di unanimità non è piu' in vigore, può far sentire la sua voce solo con uscite pubbliche o attraverso i media. De Grauwe ritiene che Weidmann stia creando l'atmosfera per un'uscita della Germania dall'unione monetaria.


Anche io a volte ho questa impressione: dalla Bundesbank non arrivano proposte per risolvere la crisi, a parte imporre l'austerità nei paesi periferici. Alla base di cio' sta la convinzione che attraverso il risparmio si ristabilisca la fiducia sul mercato dei capitali e i rendimenti possano scendere. In questo modo l'indebitamento tornerebbe a dimensioni sostenibili. Una cura cosi' radicale puo' aver funzionato in Estonia e Irlanda, dove c'è un forte senso di solidarietà e le cosiddette svalutazioni interne sono state possibili (cioè forti riduzioni dei salari), ma è una illusione pensare che questa possa essere la giusta soluzione anche per la Spagna, e l'Italia, per non parlare di Grecia, Portogallo e Cipro.

Tutti questi paesi si trovano in una profonda recessione con alta disoccupazione. Le riforme strutturali dopo anni danno finalmente i primi effetti positivi, e sembrano prevalere sui provvedimenti di natura restrittiva sollecitati dalla Bundesbank. La medicina ha effetto se somministrata a piccole dosi e in un lungo periodo di tempo, il dosaggio di massa è mortale. Sarebbe la fine dell'Euro. La Bundesbank sembra volere questo.

In verità la BCE si sta  sempre piu' sviluppando, volente o nolente, in una una normale banca centrale. Il cui compito principale non riguarda solo il mantenimento della solvibilità degli stati e delle banche durante le crisi esistenziali, che nel sistema capitalistico si presentano ciclicamente (anche se raramente). Le banche e le finanze dello stato sono così legate fra loro che gravi difficoltà finanziarie da un lato, mettono in pericolo inevitabilmente le solvibilità dell'altro. Se una banca centrale vuole stabilizzare un sistema finanziario durante la crisi, deve essere in condizione, se necessario, di sostenere entrambe le parti.

In tempi normali la stabilità dei prezzi è l'obiettivo primario: ma non viviamo in tempi normali. Deficit elevati e debiti in crescita non ci portano necessariamente ad una crescita del tasso di inflazione e ad una perdita di potere di acquisto. L'esempio piu' recente è il Giappone, dove il debito pubblico presto raggiungerà il 250% del PIL, contemporaneamente ad una deflazione. In altre parole, preoccuparsi per la stabilità del valore della moneta, è sicuramente un merito, come sempre non sbagliato, ma va ampiamente al di là di quello che oggi dobbiamo fare. 

De Grauwe ipotizza che la Bundesbank in realtà voglia riguadagnare il suo vecchio ruolo di primo piano fra le banche centrali europee. Questo non lo posso credere. Una simile strategia sarebbe incompatibile con il mandato della Bundesbank, secondo cui la banca centrale deve sostenere la politica generale del governo federale, se non ci sono preoccupazioni per l'inflazione. Io credo invece che la posizione rigida di Weidmann in realtà serva ad imporre la posizione tedesca nelle negoziazioni sui fondamenti istituzionali dell'unione monetaria. Una volta che i trattati sono stati firmati, non si potrà fare molto. Asmussen, il rappresentante tedesco nel consiglio BCE, gioca il ruolo del "good cop", Weidmann fa quello del "bad cop" - i ruoli li conosciamo dai classici film polizieschi. La strategia di Weidmann è però un gioco con il fuoco.

Ancora una cosa: lo scetticismo di Weidmann verso la moneta unica ha almeno un effetto positivo: l'Euro è relativamente debole (poiché ancora non è stato salvato) -  e questo vale almeno come un medio programma congiunturale.