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domenica 25 febbraio 2018

Sahra Wagenknecht:"aiutiamoli a casa loro"

Le Tafel sono associazioni di volontariato che distribuiscono ai bisognosi i generi alimentari ricevuti in dono dai supermercati o dalle aziende. Nei giorni scorsi la Tafel di Essen ha deciso di dare la precedenza ai tedeschi nella distribuzione degli alimenti. Ne è nato un dibattito politico che sembra fatto apposta per portare acqua al mulino di AfD. Sahra Wagenknecht, leader della Linke, con un'intervista coraggiosa a DLF dice quello che anche a sinistra sono in molti a pensare: "aiutiamoli a casa loro!". Da deutschlandfunk.de


DLF: Lei ha detto che non bisogna consentire le strumentalizzazioni.Tuttavia lei stessa viene accusata nel suo partito, nella Linke, di voler favorire la gente del posto o che almeno si è espressa in questa direzione. Non è stata anche lei in passato a favorire proprio questo conflitto?

Wagenknecht: non si tratta solo di favorire, si tratta piuttosto di fare in modo che non siano proprio coloro a cui già ora le cose vanno male ad essere ulteriormente gravati dal peso dell'immigrazione. E queste sono le conseguenze della politica del governo federale. La responsabilità non è dei rifugiati ma della politica che ha creato le condizioni affinché potessero arrivare in massa e che ora non si preoccupa affatto del modo in cui i problemi connessi devono essere risolti. Le Tafel sono solo una parte della storia, ma ce ne sono certamente altre, ci sono le scuole sovraffollate e i problemi abitativi. Ci sono molti problemi che si sono aggravati a causa della crisi dei migranti. E il governo federale continua come se non fosse successo niente, lascia i comuni da soli, lascia le Tafel da sole. E ora fanno finta di arrabbiarsi quando da qualche parte si accende un conflitto come questo, io lo trovo ipocrita.

DLF: il governo federale la vede in maniera diversa. Nel vostro stesso partito i vertici dicono chiaramente che stanno perseguendo un corso politico favorevole ai profughi, vogliono le frontiere aperte, vogliono proteggere le persone in difficoltà, anche se poi ci saranno sempre piu' persone che arrivano in Germania. E questo significa anche che le Tafel saranno frequentate sempre piu'  da una maggioranza di stranieri che hanno bisogno di aiuto. Qual'è allora la posizione della Linke?

Wagenknecht: riteniamo che le persone perseguitate politicamente abbiano diritto all'asilo. Ma riteniamo che né per la Germania né per i paesi di origine sia opportuno promuovere e favorire la migrazione di manodopera. Da un lato nei paesi di origine è soprattutto la classe media istruita a migrare, e questo avviene a spese dei piu' poveri, che non vengono perché non possono. E non abbiamo interesse a creare ulteriore concorrenza in Germania nel settore a basso salario dando alle  imprese ancora di piu' la possibilità di giocare mettendo l'uno contro l'altro, perché tanto avranno sempre qualcuno che a causa della situazione personale è disposto a lavorare per un salario peggiore. Tutto cio' non ha senso e noi non lo appoggiamo.

DLF: chi sono allora gli elettori della Linke? La gente del posto oppure gli immigrati bisognosi?

Wagenknecht: ci impegniamo per le persone a cui le cose non  vanno bene, che sono anche i perdenti delle politiche degli ultimi anni. E vorremmo anche un ordine economico globale che impedisca alle persone di essere cacciate dalle loro case. Ad esempio quando parliamo di rifugiati vediamo che solo il 10% di tutti i rifugiati ce la fa ad arrivare nei paesi sviluppati, il 90% vive vicino alla propria terra di origine, la maggior parte di loro viene lasciata da sola e senza aiuto. Dobbiamo aiutarli in quei paesi, a casa loro.

DLF: è una tipica posizione della CDU quella da lei rappresentata.

Wagenknecht: quella che le ho appena descritto non è una posizione della CDU ma è la realtà. Il 90% delle persone vive in quei paesi. E se anche questa fosse la posizione della CDU allora mi chiedo perché la signora Merkel ha tagliato i trasferimenti tedeschi all'UNHCR, ad esempio, durante la grande ondata di rifugiati. Questo è stato uno dei motivi per cui così tante persone sono arrivate in Europa dai paesi confinanti con la Siria. Perché in quei paesi hanno condizioni miserabili. E ora assistiamo ad una escalation nella guerra in Siria a causa dell'intervento della Turchia. La Turchia è un nostro alleato, i carri armati tedeschi vengono usati per uccidere e, naturalmente, causano la fuga delle persone, creano rifugiati e i flussi di rifugiati. E penso che se vuoi davvero fare qualcosa affinché non ci sia cosi' tanta gente che fugge in Europa, dovresti finalmente smettere di vendere armi in tali conflitti e anche impegnarti chiaramente nei confronti dei nostri alleati in modo da fermare la guerra.

DLF: Bernd Riexinger, il vostro collega di partito, ha detto che i rifugiati di oggi sono gli operai di domani. La sinistra può davvero permettersi di perdere la futura clientela di migranti?

Wagenknecht: questa è una posizione troppo semplice. Prima di tutto, ci auguriamo che tutti coloro che vivono in Germania abbiano anche la possibilità di trovare un lavoro, cosa che attualmente resta un grosso problema. Dopo tutto, la maggior parte delle persone arrivate in Germania nell'ultima ondata migratoria non ha ancora un lavoro, e hanno grandi difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro. E non è nemmeno la nostra posizione, quella di portare più gente possibile in Germania, questo deve essere molto chiaro, non può essere una posizione di sinistra. Puoi aiutare solo le persone che le tue infrastrutture e le tue capacità ti permettono di aiutare.

DLF: ma questo non faceva parte del vostro programma di partito

Wagenknecht: beh, questo è solo normale e ragionevole buon senso, vale a dire che non si possono aiutare le persone quando le risorse non sono disponibili, non serve a nessuno in verità...

DLF: quindi è il resto del suo partito a comportarsi in maniera irragionevole?

Wagenknecht: non serve a nessuno un'integrazione che non funziona. Dobbiamo evitare che emergano mondi paralleli, dobbiamo prevenire, anche nell'interesse di coloro che vengono in Germania, che la xenofobia si intensifichi. Ed è altrettanto vero che se parli oggi con persone immigrate in passato, ti accorgi che non sono affatto d'accordo sul fatto che ci sia bisogno di più' immigrazione. Perché in molti casi anche loro lavorano nel settore a basso salario e anche loro sono colpiti quando la pressione salariale aumenta, e sono proprio loro a vivere in quelle zone residenziali e vogliono che gli affitti non continuino a salire. Non è difficile capire che si tratta di una posizione che viene sostenuta proprio nelle zone ad elevata immigrazione.

lunedì 18 settembre 2017

Hans Werner Sinn: "Romania e Bulgaria nell'euro sarebbero una Grecia al quadrato"

Hans Werner Sinn intervistato da Deutschlandfunk risponde a Juncker e va dritto al punto: se i paesi dell'Europa dell'est avessero la possibilità di entrare nell'euro avrebbero accesso "alla macchina stampa banconote" e inizierebbero ad accumulare saldi target negativi nell'eurosistema. Da deutschlandfunk.de


DLF: Quando il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker afferma che l'euro è stato pensato per essere la moneta unica dell'Unione Europea nel suo complesso, cioè di tutti gli stati membri, ha completamente perso il contatto con la realtà oppure è semplicemente un'ottimista di professione, il visionario di cui l'UE ha urgentemente bisogno?

Sinn: prima di tutto, è la situazione giuridica che lo prevede. La vera domanda invece è con quale rapidità l'Eurogruppo dovrebbe essere ampliato. Ci sono criteri di convergenza, che evidentemente Juncker vuole interpretare in maniera non rigida, e ora con degli incentivi finanziari vorrebbe aprire la strada verso l'euro ai paesi dell'Europa orientale. Trovo tutto cio' estremamente problematico. Voglio dire, se guardiamo a quello che è accaduto negli ultimi 10 anni, sappiamo che l'euro è troppo grande, ci sono troppi paesi che non riescono a venirne a capo. Dobbiamo iniziare a parlare della possibilità di una uscita temporanea dall'euro, come aveva proposto il ministro Schäuble nel 2015, in modo da poter rendere nuovamente competitivi questi paesi, invece di lasciarli nell'euro ed essere costretti a creare una unione di trasferimento, in cui i paesi del nord finanziano quelli meridionali per sopperire alla loro mancanza di competitività...

DLF: nel prossimo futuro lei preferirebbe quindi una riduzione dell'area dell'euro piuttosto che un suo ampliamento.

Sinn: direi di sì. Sarebbe opportuno, perché i paesi del sud-Europa sono in gran parte in una situazione in cui prima del 2008 a causa dell'euro si è formata una bolla inflazionistica e in cui i prezzi e i salari sono ancora troppo alti in rapporto al livello che sarebbe appropriato per questi paesi. Dovrebbero scendere, ma non possono scendere - se non fossero nell'euro potrebbero svalutare. Ora si vuole portare dentro l‘euro anche la Romania e la Bulgaria. Io lo ritengo estremamente problematico. Sarebbe una Grecia al quadrato, perché bisogna ricordare che i rumeni e i bulgari hanno già molti debiti denominati in euro che ora vorrebbero mettere al sicuro, in quanto riuscirebbero a conquistare il diritto di stamparsi gli euro di cui hanno bisogno, perché questa è l'essenza dell'Eurozona: ci sono delle banche centrali nazionali. Chiunque, secondo le regole dell'UE, puo' stampare il denaro di cui ha bisogno e che non puo' piu' prendere a prestito. Hanno contratto dei debiti in euro e vorrebbero mettersi al sicuro ottenendo l'accesso alla macchina per stampare il denaro. Io lo trovo estremamente problematico, perché in questo modo si vengono a creare delle relazioni di credito di natura pubblica all'interno dell'euro, che in definitiva sono a carico dei paesi piu' forti, in particolare la Germania.

DLF: ieri a Tallin i ministri delle finanze hanno confermato i progressi fatti dalla Grecia sul tema delle riforme, anche sul tasso di disoccupazione e cosi' via, e ci dicono che l'euro è stato addirittura salvato. Questo almeno è quello che emerge dal loro messaggio. I ministri si sbagliano completamente?

Sinn: questa è solo propaganda. E' necessario tenere presente: nella zona euro abbiamo dei prezzi relativi completamente sbagliati. Il sud è troppo costoso e ora si sta cercando di compensare questa situazione facendo ulteriore debito pubblico. Puro Keynesianismo. Questi sono fuochi di paglia che si accendono facendo sempre piu' debiti. Il livello di indebitamento di quasi tutti i paesi della zona euro ha continuato a crescere, invece di scendere, anche dopo l'introduzione del Fiskalpakt, avvenuta nel 2012 e che Merkel con un certo orgoglio aveva negoziato ed approvato. All'epoca tutti avevano solennemente promesso che anno dopo anno si sarebbero impegnati a ridurre il loro livello di indebitamento di un ventesimo del divario che li separava dal 60%, e cosa è successo: il debito è salito in tutti i paesi, con l'eccezione di soli 3 paesi - Irlanda, Malta e Germania -, in tutti gli altri è cresciuto. Bisogna sapere che è sempre possibile stimolare l'economia con un fuoco di paglia. Il problema tuttavia non viene risolto. Restano intatti i problemi di struttura salariale e di livello dei prezzi che minano la competitività.

DLF: anche l'economia italiana è in grande difficoltà. Di solito si parla solo della Grecia. L'economia è tenuta in piedi da molte piccole e medie imprese, specialmente nel nord del paese. Anche le banche sono in crisi, la politica è debole. E' l'Italia il prossimo candidato a lasciare l'euro?

Sinn: si', chiaramente. Agli italiani lentamente sta passando la voglia di restare nell‘euro. In Italia c'è solo un partito che si schiera ancora incondizionatamente per l'euro - il PD. Mentre il partito di Berlusconi, Forza Italia, parla già di una valuta parallela, la Lega Nord vuole uscire, anche i Cinque Stelle e Fratelli d’Italia vogliono uscire. L'Italia ribolle, e l'anno prossimo in Italia si dovrà votare.

DLF: se cade l'Italia, cade l'euro?

Sinn: no, e non spero che l'Italia esca, ma dico solo che la situazione è tesa. La produzione industriale italiana, cioè la manifattura, è ancora del 22% inferiore rispetto al livello del 2007. Bisogna riflettere. E' sempre possibile rafforzare l'economia domestica creando un po' di debito, costruzioni, ristoranti e cosi' via, ma cio' che non puo' essere stimolato è il settore manifatturiero. Tornando a Juncker: quello che mi irrita veramente è che ora vuole estendere l'area Schengen a Romania e Bulgaria. Voglio dire, cosa abbiamo imparato dalla crisi dei migranti: abbiamo imparato che siamo stati troppo aperti e che non avevamo sufficientemente assicurato i confini. Siamo poi riusciti a riprendere il controllo della situazione quando in Macedonia sul confine è stata costruita una recinzione. Dietro questa decisione c'erano gli ungheresi e il ministro austriaco Kunz, che ora si presenta alle elezioni, e hanno raggiunto l'obiettivo. Anche l'Ungheria grazie alla recinzione che ora viene tanto criticata, quella sul confine serbo, ha contribuito a fermare i flussi di profughi. E ora l'Ungheria vorrebbe costruire una recinzione verso la Romania. Per molti si tratta naturalmente di un pugno nell'occhio. Ovviamente non è bello avere delle recinzioni.

DLF: AfD resta la sola forza politica che in Germania, a differenza di Juncker, non vede nel futuro d'Europa una moneta unica?

Sinn: grazie a Dio, no. Non ho alcun dubbio su questo, ma in tutti i partiti ci sono voci critiche e direi io, anche ragionevoli, che capiscono che non puo' andare avanti in questo modo. Non possiamo continuare su di una strada che si è rivelata essere quella sbagliata, una strada segnata dall'accesso generale alla macchina stampa soldi, fatta di denaro a costo zero e con le frontiere troppo aperte, che ci dicono non potrebbero essere piu' tutelate, abbiamo bisogno di una correzione di rotta, perché il percorso che abbiamo intrapreso non ci porta all'Europa. Ci conduce da qualche parte nel caos, ma in ogni caso non verso una pacifica convivenza fra i popoli europei.

DLF: ma perchè la crisi dell'euro e del debito, ancora irrisolte, nella campagna elettorale tedesca non hanno alcun ruolo?

Sinn: c'è in gioco una grande riforma dell'eurozona, per la quale i francesi stanno facendo una grande pressione. Juncker lo ha ripetuto ancora una volta, e in Germania si parla di tutti gli argomenti possibili, ma non del tema principale. Non riesco a capire. I partiti dovrebbero esprimersi in campagna elettorale e dirci come pensano che dovrebbe essere la nuova Europa, come intendono uscire da questa grande confusione, e dirci come si posizionano per le elezioni. Invece si aprono scontri su temi totalmente irrilevanti e si tralascia il punto principale. Che genere di campagna elettorale è mai questa?

DLF: e quelli di AfD sono gli unici che su questo tema presentano delle risposte?

Sinn: quello lo dice lei. E non è vero. Anche negli altri partiti ci sono voci diverse. Solo che non riescono ad arrivare in superficie, e gli uffici stampa spingono le loro prese di posizione verso il basso. Non riesco proprio a capirlo. In tutti i partiti ci sono persone ragionevoli.

DLF: cosi' ha parlato l'economista Hans-Werner Sinn

venerdì 18 agosto 2017

Anche la sinistra tedesca contro la BCE

Siamo ormai in piena campagna elettorale e Sahra Wagenknecht, il candidato della Linke alla Cancelleria, in un'intervista a Deutschlandfunk non risparmia critiche alla BCE a guida italiana e al suo programma di acquisto titoli. Per Wagenknecht la BCE è direttamente responsabile della silenziosa espropriazione ai danni del risparmiatore tedesco e l'unica soluzione possibile resta una tassa patrimoniale europea. Da deutschlandfunk.de
DF: Frau Wagenknecht, lei è sempre stata molto critica nei confronti del programma di acquisto titoli della BCE. Si sente confermata nelle sue opinioni dopo la decisione della Corte Costituzionale? 

Wagenknecht: si', il verdetto è di fatto una condanna nei confronti del governo federale e della sua linea politica che negli anni ha sempre implicitamente approvato questo corso. Trovo inoltre molto importante che nella decisione della Corte Costituzionale sia stato ribadito in maniera chiara il fatto che la BCE ha oltrepassato il proprio mandato e si è intromessa nella politica economica dei singoli paesi. E questo non è il suo compito. Vorrei tuttavia mettere l'accento su un altro punto rispetto a quanto fatto da chi ha presentato il ricorso: il problema, dal mio punto di vista, è che non si tratta tanto di finanziamento statale, ma soprattutto di finanziamento delle banche.

DF: ancora non abbiamo una sentenza della Corte Costituzionale, ma la questione è stata inoltrata ai giudici europei. La Corte Europea dovrà decidere se nei fatti cio' è corretto. La Corte Europea, e ora arrivo al punto, si è già pronunciata una volta sul programma di acquisto della BCE. Lo ha giudicato, in determinate circostanze, perfettamente legittimo. Perché questa volta dovrebbe andare diversamente?

Wagenknecht: io non ho detto che mi aspetto che la Corte Europea decida di fermare gli acquisti della BCE. Non credo accadrà e non credo che la Corte Europea intenda bloccare il programma di acquisto. La Corte Costituzionale tedesca puo' effettivamente dettare le regole alla Bundesbank, ma non puo' farlo nei confronti della BCE. Io trovo tuttavia importante che la discussione possa ricominciare e che finalmente si parli della sensatezza della politica della BCE e del livello di appoggio che i governi europei, compreso quello tedesco, hanno sempre garantito. Non dovremmo far finta che sia solo Draghi a volere gli acquisti, se la BCE adotta queste politiche è perché ci sono la benevolenza e il sostegno del governo tedesco. Anche la Germania alla fine ne trae vantaggio. Anche i Bund tedeschi sono oggetto degli acquisti. Per questo i tassi sono cosi' bassi, e se Schäuble ogni anno puo' presentare il suo bilancio pubblico in pareggio, dovrebbe scrivere una lettera di ringraziamento a Herr Draghi: questo è il motivo principale per cui i tassi di interesse sono cosi' bassi. Il risparmiatore tedesco, ma il problema riguarda soprattutto i piccoli risparmiatori tedeschi, di fatto viene espropriato, perché i tassi di interesse sono ampiamente al di sotto dell'inflazione attualmente registrata in Germania. Ma il problema principale è che non stiamo risolvendo nulla. Questo programma ha causato un flusso incredibile di denaro. Ci sono bolle in molti mercati, in particolare sul mercato immobiliare. La BCE non compra solo titoli di stato, ma anche obbligazioni societarie. Compra praticamente tutto, e questo significa che una incredibile quantità di denaro viene pompata nel ciclo finanziario, senza che vi sia una creazione di valore corrispondente. Cosi' facendo ci stiamo avviando verso il prossimo crash e verso la prossima crisi finanziaria. Questa è la diretta conseguenza.

DF: Frau Wagenknecht, se guardiamo ai dati di Eurostat, la crescita del PIL europeo nel trimestre passato è stata dello 0.6%, e se guardiamo alla crescita economica in Europa, nel 2016 era all'1,9% - non sono numeri positivi?

Wagenknecht: bisogna guardare a qual'è stata la dimensione del crollo economico precedente, soprattutto per i paesi in crisi. In teoria questo programma dovrebbe stimolare gli investimenti abbassando i tassi di interesse, ma in un clima di crisi, in molti paesi, non si fanno investimenti. Il livello degli investimenti, tra l'altro anche in Germania, molto peggio in Italia e nei classici paesi in crisi dell'Europa meridionale, resta estremamente basso. La disoccupazione in parte diminuisce anche perché le persone scelgono di emigrare. Bisognerebbe guardare al numero di persone giovani e qualificate che negli ultimi anni hanno lasciato la Grecia, la Spagna e il Portogallo. In questo modo si puo' ridurre la disoccupazione dal punto di vista formale, ma non è possibile rianimare un'economia. E resta soprattutto una enorme montagna di debito, e questo è cio' che Draghi in realtà ha ottenuto. Grazie ai bassi tassi di interesse è stato possibile rifinanziare piu' e piu' volte un enorme quantità di debito. Anche le banche si sono potute rifinanziare ad un tasso molto basso, sebbene abbiano dei portafogli crediti disastrosi, ma non è una politica sostenibile. Il problema è che la BCE da sola non puo' risolvere il problema. Se si vuole risolvere il problema del debito, e se non lo si vuol fare a scapito del ceto medio, ed è cio' che invece sta accadendo, bisognerebbe allora avere il coraggio di ridurre l'eccesso di debito con una tassa patrimoniale da applicare ai super-ricchi. La politica non ha il coraggio di farlo, per questo si continua a rimandare il problema, ma un giorno tornerà a manifestarsi in forma estrema, perché con questo fiume di denaro viene solo amplificato.

DF: se ho capito bene, i contribuenti tedeschi con un patrimonio elevato dovrebbero pagare per la ricostruzione in Portogallo, Italia e Grecia.

Wagenknecht: i percettori di un reddito, nel senso di ceto medio, stanno già pagando, perchè di fatto con i tassi a zero vengono semplicemente espropriati dei loro risparmi.

DF: quindi lei si riferisce ai redditi piu' alti?

Wagenknecht: la mia soluzione per l'Europa sarebbe quella di far passare dalla cassa tutti i possessori di un patrimonio consistente. Basta guardare alla Grecia: i multimilionari in Grecia oggi sono piu' ricchi che all'inizio della crisi. Anche nei paesi in crisi, anche in Italia, anche in Spagna c'è un ceto superiore che è ancora estremamente ricco. Ha fatto profitti prima e durante la crisi e continua a trarre vantaggio dal programma di acquisto delle obbligazioni. Si tratta di patrimoni investiti principalmente nel mercato dei capitali, i cui valori sono stati spinti verso l'alto. C'è un chiaro effetto redistribuivo. Il piccolo risparmiatore invece con il suo deposito bancario continua a perdere soldi. Chi pero' ha dei grossi investimenti sul mercato dei capitali, sta facendo dei profitti elevati. Le grandi aziende stanno guadagnando molto piu' delle piccole imprese, perché ottengono condizioni di finanziamento migliori. La BCE non sta comprando titoli emessi da medie o piccole aziende. Compra i titoli emessi dalle grandi società, che in questo modo ottengono dei tassi di finanziamento molto molto bassi, e quindi un enorme vantaggio competitivo. Ci sono distorsioni in moltissimi settori. Le disuguaglianze si allargano. Io non sto dicendo che il risparmiatore tedesco, oppure il ceto medio italiano o greco devono pagare per il disastro, piuttosto sostengo che a pagare devono essere coloro che prima e durante la crisi hanno continuato a fare profitti. La politica non vuole che accada, non ha il coraggio di farlo, e per questo tutto viene rimandato, e proprio per questa ragione è importante che proprio ora ci sia questo campanello d'allarme e questo colpo d'avvertimento. Purtroppo non si tratta di molto di piu'. La Corte Costituzionale non puo' fare molto, ma almeno è una sveglia, un colpo d'avvertimento e dovrebbe far capire che non si puo' piu andare avanti in questo modo, e che ci saranno delle conseguenze.

mercoledì 10 maggio 2017

Il coro di Nein

Passata l'euforia per lo scampato pericolo, i tedeschi riprendono con il consueto coro di Nein: niente eurobond, niente unione di trasferimento. Alcuni commenti comparsi fra ieri e oggi sulla stampa tedesca: Frankfurter Allgemeine Zeitung, German Foreign Policy e Deutschlandfunk.de 



Il neo-eletto Macron non puo' certo sperare di ricevere dai tedeschi come regalo di benvenuto gli eurobond. Contro una messa in comune del debito si sono pronunciati il Ministro delle Finanze della Baviera Markus Söder (CSU), il vice capogruppo dell'Unione (CDU-CSU) Ralph Brinkhaus e il vice presidente della SPD Carsten Schneider. "La Francia ha bisogno di crescita, crescita che non puo' essere ottenuta creando ulteriore debito ma solo con vere riforme", ha detto Söder alla FAZ.

La Germania non deve cambiare la propria politica finanziaria. La politica di stabilità ha salvato l'Eurozona. "Gli Eurobond, come la messa in comune del debito oppure l'unione di trasferimento sarebbero dei segnali completamente sbagliati", ha detto il politico della CSU. Ogni paese dovrà onorare il proprio debito. Il contribuente tedesco non deve essere costretto a pagare per i debiti fatti dagli altri paesi. "Non è che abbiamo abolito i trasferimenti fra i Laender tedeschi per introdurli poi in Europa". Come Ministro dell'Economia Macron si era infatti pronunciato a favore dell'emissione di Eurobond.

"Non è politicamente sostenibile in Germania"

Anche il politico della CDU Brinkhaus non ha mostrato alcuna volontà di assecondare tali desideri di Parigi o Roma. "Continuiamo a rifiutare gli eurobond", ha detto alla FAZ. La messa in comune del debito nell'UE, non solo riduce la pressione a fare le riforme nei paesi in crisi, ma "per ragioni molto valide non è politicamente sostenibile in Germania", ha sottolineato Brinkhaus. Il politico della SPD Schneider ha detto: "Non abbiamo bisogno degli eurobond e ancora meno di una garanzia comune superiore a quella messa in campo attraverso l'ESM e dalla BCE".



Gli interessi tedeschi

Il giorno dopo le elezioni cominciano ad emergere le distinzioni. "Gli squilibiri internazioniali non possono essere rimossi premendo un tasto", cosi' ha detto a "Die Zeit" Dieter Kempf, Presidente della Federazione delle Industrie tedesche (BDI, la Confindustria tedesca), e ha proseguito, l'Europa intera beneficia delle eccessive esportazioni tedesche [10]. L'UE non ha bisogno "di nuove idee per una nuova Euro-unione di trasferimento, come invece aveva chiesto Macron in campagna elettorale", spiega il Presidente dell'Associazione delle Imprese Familiari, Lutz Goebel. [11] Sulla pretesa di Macron di creare un Ministro delle Finanze europeo, il Presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker lunedi a Berlino ha detto: "sarà un'impresa alquanto impegnativa". [12] Le richieste fatte da Macron sono già state avanzate dai suoi 2 predecessori: entrambi hanno combattuto, entrambi hanno fallito - nel tentativo di convincere il governo federale tedesco. [13] Un governo economico dell'UE non corrisponde agli interessi tedeschi, ha invece spiegato Dominik Grillmayer, dirigente presso il Deutsch-Französisches Institut di Ludwigsburg: "la Germania non trascurerà i propri interessi nazionali per perseguire l'interesse generale e salvare l'Europa" [14]. Vale a dire: per Berlino è piu' importante il benessere nazionale.

[10] Karin Finkenzeller: Ein Auftrag für Berlin. www.zeit.de 08.05.2017.
[11] Thomas Thieme: "Macron wird ein herausfordernder, aber konstruktiver Partner". www.stuttgarter-nachrichten-de 08.05.2017.
[12] Juncker ist skeptisch über Macrons "Euro-Finanzminister". www.bild.de 08.05.2017.
[13] S. dazu Das Spardiktat und Der Juniorpartner.
[14] Karin Finkenzeller: Ein Auftrag für Berlin. www.zeit.de 08.05.2017.



Il futuro Presidente francese Macron con le sue idee per una politica fiscale europea ha incontrato la resistenza dei tedeschi, il capogruppo dell'Unione al Bundestag Fuchs ai microfoni di DLF (Deutschlandfunk) ha escluso gli Eurobond. Il Commissiario UE Oettinger ha invece respinto la richiesta di un Ministro delle Finanze europeo.

Ai microfoni di Deutschlandfunk Fuchs ha ribadito che il governo tedesco continua ad essere contrario ai titoli di stato europei comuni, i cosiddetti eurobond. Ogni paese deve continuare ad essere responsabile per il proprio debito. Se accadesse il contrario, ogni paese inizierebbe a prendere tutto il denaro di cui ha bisogno fino a quando "non crollerebbe l'intero sistema", ha messo in guarda il politico della CDU. il Presidente delle Camere di Commercio, Schweitzer, si è espresso alle stesso modo sulla "Rheinischen Post".

Anche la proposta di Macron di dotare l'Eurozona di un proprio Ministero delle Finanze ha incontrato delle critiche. Il Commissiario UE Oettinger sulla "Rhein-Neckar-Zeitung" ha dichiarato che non considera questa proposta una buona idea. La Commissione UE ha già oggi il compito di supervisionare i bilanci europei, l'Eurogruppo decide sugli aiuti finanziari e l'ESM è disponibile a finanziarli. Al momento non ci sarebbe alcun motivo di cambiare quest'architettura.



sabato 1 aprile 2017

Schäuble: no al pozzo senza fondo!

Breve ma interessante intervista a Wolfgang Schäuble. Il Ministro delle Finanze tedesco risponde all'apertura fatta recentemente da Sigmar Gabriel (SPD) in favore di maggiori trasferimenti verso i paesi del sud: no ad una unione di trasferimento, l'UE non ha bisogno di piu' solidarietà. Si avvicinano le elezioni politiche di settembre. Da deutschlandfunk.de


DF: Herr Schäuble secondo lei, in questo momento è in gioco il futuro dell'Unione Europea?

Schäuble: le istituzioni europee si trovano sicuramente in una situazione difficile. Ma l'idea secondo cui l'Europa deve restare unita, e che solo se resta unita avrà un futuro, soprattutto in una fase storica in cui l'America sta discutendo se vuole e può' ancora avere uno ruolo di primo piano, è un'idea ancora molto forte che alla fine riuscirà ad imporsi. Ci saranno sempre delle crisi, ma dalle crisi usciremo piu' forti. Ora abbiamo alcune sfide da affrontare, e come europei, che ci piaccia o no, dovremo occuparci di più' dei nostri vicini: del Mediterraneo, del Medio Oriente, che poi sono il nostro diretto vicinato, esattamente come l'Ucraina, si tratta di compiti molto importanti per noi europei. Nessuno, né i francesi né i tedeschi da soli, potranno farcela singolarmente. Ma insieme ce la possiamo fare.

DF: l'Europa pero' costa. Sigmar Gabriel ha proposto che la Germania versi nelle casse europee piu' di quanto ha fatto fino ad ora. Sarà così possibile aiutare i paesi più' deboli, magari con l'effetto collaterale di togliere il vento dalle ali dei partiti populisti.

Schäuble: non è una questione di soldi, si tratta piuttosto di utilizzare il denaro nella maniera corretta.

DF: forse anche una questione di soldi, se si potesse investire di piu'...

Schäuble: mi scusi, l'Europa non soffre per una mancanza di denaro e ancora meno per una mancanza di debiti. Il punto è che gli stati membri non fanno quello che dovrebbero fare e che alcuni fanno troppo affidamento sugli altri. Per questo - lo dice la Commissione, la BCE, lo ripetono sempre tutti - è importante che ogni paese prenda sul serio i propri compiti, e trovi il modo di risolvere i propri problemi. Noi non possiamo farlo per un altro paese, noi tedeschi, nemmeno per la Grecia. Devono farlo i greci da sé.

Se diciamo che si tratta di soldi, inviamo un messaggio completamente sbagliato. Si tratta invece di fare in modo che i paesi facciano i loro compiti, e nel farlo noi li aiuteremo. Noi - lei stesso lo ha detto - abbiamo assunto dei rischi enormi nei confronti della Grecia. Ma le riforme strutturali, la trasformazione dell'economia, la messa in piedi di un'amministrazione pubblica efficiente in un paese che possa essere competitivo e vantare standard moderni, è compito dei greci. Noi possiamo anche aiutare i greci a raggiungere questo obiettivo. Ma se si dice, è necessario dare piu' soldi all'Europa, il problema non lo si risolve, si fornisce solo un incentivo sbagliato. E' stato un errore molto grave.

DF: Herr Schäuble, la domanda è se si tratta solo di parole. Conosce gli argomenti di Gabriel: la Germania nei momenti difficili ha fatto le riforme e per farle ha anche aumentato il debito. Per questo motivo, secondo Gabriel, la Germania oggi si trova in una buona situazione. Perché non dovrebbero farlo anche gli altri?

Schäuble: sicuramente loro sono responsabili per l'aumento del debito. Ma non è questo il punto. Non è che manchi il debito. Devono prima fare le riforme, i problemi vengono posti nell'ordine sbagliato. E fuori da ogni dubbio che noi tedeschi, piu' forti, dobbiamo aiutare i paesi economicamente più' deboli. Del resto anche i Laender piu' forti, Bayern, Baden-Württemberg, Hessen, ad esempio, pagano di piu' di quelli piu' deboli. Ma i Laender piu' deboli devono naturalmente darsi da fare per diventare piu' forti. Non ci puo' essere un pozzo senza fondo. Per questa ragione Sigmar Gabriel ha inviato un messaggio completamente sbagliato alla Grecia. Non sta aiutando la Grecia, piuttosto porterà i leader politici greci a pensare di non dover implementare le misure necessarie su cui si sono impegnati. Questo è il pericolo.

DF: si puo' obbligare i partner o gli amici a risparmiare?

Schäuble: noi non costringiamo nessuno, diciamo, come sempre...con tutto il rispetto, che la Grecia ha assunto l'impegno volontariamente. La Grecia ha detto di voler restare nell'Euro. E questo puo' farlo solo se ha un'economia competitiva. Per farlo la Grecia deve attuare le riforme promesse. Per farlo ha bisogno di tempo e noi stiamo dando questo tempo alla Grecia. Ma se il tempo concesso non  viene utilizzato per fare le riforme, perché sono scomode, allora siamo sulla strada sbagliata. Ancora una volta: il messaggio lanciato, peraltro contrario a tutto cio' che in Europa negli ultimi anni abbiamo concordato con qualsiasi governo greco, va esattamente nella direzione sbagliata. Non si tratta di avere troppo poco debito in Europa, piuttosto del fatto che alcuni paesi non hanno potuto o voluto applicare i  cambiamenti necessari che avrebbero dovuto mettere in campo per rendere le loro economie piu' competitive e meglio connesse nella moderna economia mondiale -  aiuti sì, ma non un pozzo senza fondo.

DF: l'UE come dovrebbe spendere i suoi soldi?

Schäuble: l'Ue dovrebbe spendere le sue risorse affinché in tutti i paesi membri, grazie agli investimenti giusti, le opportunità future siano migliori di quelle attuali. Per fare questo, siamo sempre disponibili a dare all'Europa piu' risorse. Ma il denaro in Europa deve essere speso in maniera corretta. Si tratta in primo luogo di assicurarsi che il denaro sia impiegato nella maniera giusta. Se abbiamo bisogno di piu' denaro, ad esempio per la difesa comune, allora la Germania è disposta a spendere di piu'. Non è questo il punto. Il dibattito sui contribuenti netti è stato iniziato dai Ministri delle Finanze socialdemocratici. Il punto è che il denaro in Europa deve essere speso correttamente. Dobbiamo farlo soprattutto se si tratta del denaro dei contribuenti. E' questo il nostro obiettivo. E se l'Europa in occasione dei suoi 60 anni ha come obiettivo una migliore gestione dei suoi compiti, poiché sono diventati ambiziosi, allora ciascuno in Europa, l'UE come i paesi membri, dovrà impegnarsi, e per questo siamo tutti insieme.

DF: mi scusi, siamo già in campagna elettorale?

Schäuble: no, per niente. Ma mi ha dato molto fastidio il fatto che Herr Gabriel abbia inviato alla Grecia un messaggio che non aiuta i greci, e che renderà piu' difficile prendere le giuste decisioni.

DLF: vorremmo sapere qual'è il suo messaggio verso l'Isola. Per lei qual'è l'obiettivo piu' importante dei negoziati sulla Brexit?

Schäuble: in primo luogo saranno i britannici a deciderlo. Considero la loro decisione sbagliata, ma dobbiamo rispettarla. Ora dobbiamo trovare una via giusta. Se la Gran Bretagna vuole continuare ad avere accesso al mercato unico, dovrà anche assumere gli obblighi corrispondenti. Se non intende farlo, ci sarà una separazione. E' un peccato per la Gran Bretagna. Cercheremo di ridurre al minimo gli svantaggi per la Gran Bretagna. Ma è chiaro: il resto dell'Europa non deve farsi contagiare. Non ci puo' essere una scelta: chi prende i vantaggi dell'integrazione del mercato comune europeo, deve naturalmente anche accettarne gli obblighi, come ad esempio la libertà di viaggiare e le garanzie previste dal mercato unico. Non potrà esserci l'uno senza l'altro.

DF: che cosa significa questo per l'atmosfera dei negoziati? Bastone o carota?

Schäuble: i negoziati saranno equi tenendo in considerazione gli interessi divergenti. Ma io non ho il minimo dubbio: Michel Barnier, che con il suo team ha ricevuto l'incarico per la gestione delle trattative dalla Commissione e dal Consiglio dei Ministri è ben preparato. Ne ho già parlato con lui piu' volte. I britannici sono dei negoziatori difficili, ma anche molto intelligenti. Si troveranno davanti una controparte onesta, dei partner negoziali che sapranno difendere gli interessi europei con la stessa energia con cui i britannici cercheranno di difendere i loro.

DF: Ministro Wolfgang Schäuble (CDU), molte grazie per l'intervista, e a risentirsi.

Schäuble: Bitte, gerne! Auf Wiederhören.

domenica 2 ottobre 2016

E' un attacco al sistema bancario tedesco

Secondo Max Otte, professore di economia e grande esperto di finanza, intervistato da Deutschlandfunk.de, i rischi in bilancio c'entrano poco, Deutsche Bank è vittima di un attacco internazionale, gli Stati Uniti vorrebbero liberarsi dell'ultima grande banca tedesca. Da Deutschlandfunk.de
Il prezzo delle azioni di Deutsche Bank per la prima volta nella storia della banca è sceso sotto i 10 Euro. Il professore di economia e grande esperto di finanza Max Otte, intervistato da Deutschlandfunk, ci dice che i problemi della banca sono il risultato di pressioni internazionali, soprattutto dall'America. Gli Stati Uniti stanno esercitando il loro potere di ricatto.

DLF: Herr Otte, secondo lei stiamo vivendo un attacco al sistema bancario tedesco?

Otte: esatto. Voglio dire, è andato avanti per anni. Entrambe le banche, Deutsche Bank e Commerzbank, se facciamo un confronto internazionale non sono messe cosi' male. Ma se si aumenta costantemente la pressione, allora anche queste banche iniziano a vacillare. Soprattutto se si impongono nuove regole all'intero settore bancario europeo. Si tratta prima di tutto di regole americane o anglosassoni, che arrivano dal mercato dei capitali. L'Europa continentale era piu' orientata al sistema bancario, quindi al credito, e se costringete un intero settore a giocare a Rugby invece che a calcio, ciò' non può' accadere senza problemi.

DLF: chi è responsabile per questa situazione?

Otte: è una situazione complessa. Alcuni mesi fà abbiamo saputo che Soros stava speculando contro Deutsche Bank. Alcuni problemi sono naturalmente "fatti in casa". Hanno voluto copiare l'investment banking anglosassone. E' iniziato tutto nell'86-87, quando è stata acquistata Morgan Grenfell, e anche in seguito hanno voluto giocare alla grande nel business dei derivati. Deutsche Bank, diciamolo, ha fatto un bel po' di errori. Ma naturalmente su questa banca c'è stata una forte pressione internazionale. Non posso fare a meno di pensare che l'America voglia liberarsi dell'ultima grande banca tedesca, e anche in questo caso intende occupare una posizione chiave nella nostra economia. Proprio come è accaduto alle banche svizzere che qualche anno fà sono state attaccate e ora devono riferire al Tesoro degli Stati Uniti, anche su Deutsche Bank è stata esercitata questa pressione. E' una situazione complessa causata da problemi interni e da pressioni esterne, guidate da interessi precisi.

DLF: Deutsche Bank è una banca scomoda per gli Stati Uniti?

Otte: una Deutsche Bank forte significa potere, e chi controlla la finanza - e Wall Street è molto potente - ha spazi di movimento relativamente ampi. E se ci riflette: gli oligopoli della tecnologia negli Stati Uniti hanno un forte potere di controllo, soprattutto sui nostri flussi di informazione. Se controlli la finanza, allora controlli dei punti importanti di smistamento. E Deutsche Bank è il solo player di dimensioni internazionali rimasto in Germania.

DLF: Deutsche Bank è sotto attacco da mesi, chi ha bisogno di agire contro la banca?

Otte: la banca si sarà fatta un'idea. Ma molte di queste voci, o quando si specula su di esse, o quando vengono rilanciate dai media, e se i prossimi provvedimenti ricattatori saranno applicati - 16 miliardi di dollari di multa, minacciati dal Tesoro, sono del tutto inadeguati. Si puo' negoziare. Ma se il Tesoro degli Stati Uniti confermerà che ci sono 16 miliardi di multa da pagare, allora la cifra sarà reale. E allora ci sarà un forte potere di ricatto, perché alle banche che non partecipano al gioco verrà chiuso l'accesso allo spazio economico americano, oppure qualche membro del board sarà arrestato, come è accaduto in Svizzera. Si tratta, dal mio punto di vista, di un gioco molto duro e ingiusto, e mi chiedo come il governo federale tedesco possa essere cosi' passivo, e non difendere le nostre imprese, come in questo caso, ma anche nel caso VW e in altri casi.

DLF: cosa dovrebbe fare il governo federale per aiutare Deutsche bank?

Otte: una dichiarazione di fiducia è la prima cosa da fare, e poi anche partecipare ai negoziati con il Ministero della Giustizia americano - si tratta comune di un ente governativo di un altro paese - e contro una banca con sede in Europa, farebbe capire che il gioco è veramente cambiato, e a seconda delle circostanze dovrebbe esserci il supporto anche dell'UE.

DLF: anche Commerzbank sta soffrendo, è in corso una ristrutturazione, e ci sono oltre 7000 posti di lavoro da tagliare. Dobbiamo quindi dedurre che il modello della grande banca tedesca, che fa tutto, retail banking, investment banking e cosi' via, è un modello superato, che non ha futuro?

Otte: è un modello vecchio. Ha funzionato molto bene con le Sparkasse e le Volksbank. Avevamo il sistema bancario piu' sicuro e piu' progredito al mondo. Questo sistema non è piu' richiesto, o almeno a livello internazionale non lo è piu'. E nel caso di Commerzbank abbiamo un problema leggermente diverso. Non è una crisi di fiducia. Nel caso di Deutsche Bank c'è un bilancio molto grande e se la fiducia viene meno, si puo' arrivare ad una profezia che si autoavvera. Commerzbank deve addattarsi al nuovo mondo. In Germania abbiamo ancora relativamente molte filiali bancarie, che per il cliente è anche un fatto positivo, ed è poi è anche il senso del sistema bancario. Ma se guardate ad altri sistemi, ad esempio Spagna o Gran Bretagna, li' il sistema delle filiali è estremamente ridotto, e il servizio è anche peggiore. Il sistema bancario sta andando in quella direzione e Commerzbank deve fare lo stesso e informatizzarsi, se vuole sopravvivere in questa situazione di iper-competitività.

DLF: anche Deutsche Bank dovrà fare lo stesso?

Otte: Deutsche Bank ha già sviluppato una strategia alcuni mesi fà. Intende dismettere oppure ridurre alcune aree di business. Vuole sbarazzarsi del business con i piccoli clienti, e concentrarsi sui clienti piu' ricchi, e sulla clientela privata. C'è una strategia ed è coerente. Se l'implementazione riuscirà lo vedremo.

DLF: che cosa accadrà a Deutsche Bank?

Otte: spero davvero che Deutsche Bank riesca a superare la crisi. Sono molto fiducioso. Ma il bilancio di una grande banca nessuno riesce a capirlo al 100%. E' sempre una questione di fiducia. Ci sono grandi posizioni sui derivati, come anche nelle altre grandi banche. Deutsche Bank ha una buona dotazione di capitale, ha dei punti di forza. Mi auguro vivamente che possa lentamente uscire da questa situazione difficile. Ma non posso naturalmente garantirlo.

DLF: quali sono i rischi per il risparmiatore e per il contribuente, se guardiamo nel complesso al sistema bancario tedesco nei prossimi cinque anni?

Otte: nei prossimi cinque anni i problemi principali saranno in Italia, il paese con il quarto piu' grande mercato dei titoli di stato al mondo, dove le banche hanno grandi quantità di crediti in sofferenza, anche la Spagna avrà dei problemi. La situazione in Germania è migliore. Se guardiamo all'Eurozona, mi aspetto che nei prossimi cinque anni ci sarà qualche crollo bancario, e ci sarà bisogno di qualche salvataggio. Non posso immaginare che la situazione attuale possa trascinarsi per piu' di cinque anni.

sabato 1 ottobre 2016

L'insostenibilità politica dell'unione di trasferimento

Hans Michelbach, capogruppo CSU-CDU in Commissione Finanze, intervistato da Deutschlandfunk in occasione del discorso di Draghi al Bundestag, ci ricorda ancora una volta quanto l'unione di trasferimento resti politicamente insostenibile. Da deutschlandfunk.de

Secondo Hans Michelbach, capogruppo dell'Unione (CDU-CSU) in Commissione Finanze al Bundestag, la controversa politica monetaria del presidente BCE Mario Draghi ha fallito. L'espansione della liquidità tramite l'acquisto di titoli di stato ci sta portando alla messa in comune del debito.

DF:  Herr Michelbach, prima della visita di ieri lei aveva detto che Draghi con il suo programma di acquisti sta procedendo ad una messa in comune del debito e sta trasformando la BCE in una Bad-bank. E' riuscito  ieri Draghi a convincerla del contrario?

Michelbach: è stato in definitiva positivo il fatto che abbia affrontato le sue responsabilità e le critiche. Naturalmente il lato negativo è che mette in conto una ulteriore estensione delle garanzie, in ultima analisi questa espansione di liquidità da 2.000 miliardi di acquisti dovrà finire in qualche modo. E alla domanda, come finirà tutto questo, non ha saputo rispondere. Abbiamo quindi chiesto se alla fine ci saranno gli Eurobonds e un fondo di garanzia comune per i depositi a livello europeo, e cosi' via. Non ci ha dato alcuna risposta. E ciò significa che è chiaro che ci sarà una ulteriore espansione delle garanzie comuni, già oggi infatti la BCE garantisce per il 20% degli acquisti di titoli pubblici e il 100% delle obbligazioni societarie. In ultima analisi anche la Germania garantisce per questi titoli e stiamo andando verso una ulteriore messa in comune del debito. Purtroppo non ha voluto o saputo chiarire i dubbi su questo punto.

DLF: cioè, lei non ha l'impressione che dopo questa visita Draghi abbia intenzione di cambiare qualcosa nel suo approccio o nella sua politica?

Michelbach: no, non ha fatto nessuna proposta per uscire da questa difficile situazione dei tassi a zero, è sempre sfuggito con ammonimenti. Si aspetta che gli stati non guardino solo alla politica della BCE, ma che implementino autonomamente una solida politica finanziaria e riforme strutturali. Ma abbiamo dovuto fargli notare che con questo diluvio di liquidità e la politica dei tassi a zero, lo stato, nei paesi in crisi, non ha nessun incentivo a risparmiare, a consolidare le finanze pubbliche e a mettere in atto una politica finanziaria orientata alla stabilità, poiché in definitiva non ne paga il costo.

DLF: Herr Michelbach, mi scusi se la interrompo, Mario Draghi è davvero il giusto destinatario per questa critica? Come capo della BCE, se nell'area Euro non c'è crescita, non può' fare altro che tenere i tassi a zero, creare liquidità.

Michelbach: con questa espansione monetaria vorrebbe ottenere crescita economica. Dovremmo allora chiedergli quali sono stati i successi della sua politica e quali le conseguenze. E i risultati sono molto modesti. C'è stata crescita economica, ha detto, nei paesi in crisi la disoccupazione è passata dal 15 al 13%. Questo è ovviamente molto poco. Non sono certo i risultati di cui abbiamo bisogno, per poter creare nuova fiducia nell'Eurozona. Si tratta anche di convincere le persone.

DLF: che cosa farebbe al suo posto?

Michelbach: la quadratura del cerchio è chiara, ma deve essere anche chiaro che questa espansione della liquidità deve avere una fine ed è anche necessario far sapere ai cittadini, onestamente e apertamente, che alla fine non ci sarà una messa in comune del debito, che in Germania naturalmente sarebbe chiaramente bocciata. I tedeschi non vogliono gli Eurobonds, non vogliono una garanzia europea per i depositi nei paesi in crisi, non vogliono esserne i garanti. Io credo sia necessario restaurare la fiducia fra i cittadini, e dire chiaramente che vogliamo terminare la stagione dei bassi tassi di interesse, e gli stati che non sono d'accordo e le banche che non sono in condizione di farlo, devono assumersene anche le conseguenze.

DLF: che cosa significa oggi? Alzare nuovamente i tassi e in questo modo soffocare la crescita in molti paesi?

Michelbach: naturalmente non con uno shock. Ma è necessario rimuovere l'incentivo del denaro a buon mercato, solo facendo cosi' si avrà la pressione necessaria per fare le riforme sia per lo stato, sia per le banche.

DLF: possiamo quindi dire che lei oggi consiglierebbe a Draghi di aumentare gradualmente i tassi poiché la sua politica dei tassi di interesse a zero è stata fallimentare?

Michelbach: la ripresa economica da lui pronosticata non c'è stata, poiché le riforme non sono state attuate, di fatto non c'è nessun incentivo ad applicare una politica virtuosa.

DLF: vale a dire, la politica applicata fino ad ora è stata un fallimento?

Michelbach: la sua politica è fallita. Non ho difficoltà ad ammettere che si tratta di un compito difficile. Ma dobbiamo guardare alla realtà e soprattutto non possiamo andare avanti cosi', i cittadini non hanno più' alcuna fiducia in questa politica. 

lunedì 26 settembre 2016

Le radici del successo di AfD nei Laender dell'est

Il governo federale è preoccupato per la violenza xenofoba nell'est del paese. Su Deutschlandfunk, Dirk Birgel, giornalista delle "Dresdner Neuste Nachrichten" prova a spiegare le radici dell'odio verso gli stranieri.

Il governo federale nel suo documento annuale sull'unità tedesca scrive che la pace sociale nell'est del paese è in pericolo. E' difficile non essere d'accordo, scrive Dirk Birgel. Nell'est del paese, le aggressioni agli stranieri e ai politici fanno ormai parte delle buone maniere.

Il Cancelliere Helmut Kohl, ai tempi della riunificazione, fece 2 promesse fondamentali ai tedeschi dell'est: la prima, paesaggi in fiore; la seconda, a nessuno le cose andranno peggio, ma a molti meglio. Da allora sono passati 26 anni, e chi oggi guarda alla Germania riunificata, deve ammettere: Kohl ha mantenuto in linea di massima le sue promesse. Finanziati dai tedeschi dell'est e dell'ovest e affiancati dall'Europa, nella Germania dell'est sono affluiti miliardi di Euro: sono state risanate le strade e le abitazioni, sono sorte centrali elettriche moderne, ospizi per gli anziani dignitosi e ospedali di alto livello. Nella Sassonia si è sviluppata l'industria automobilistica, nella zona di Dresda è nato un centro di ricerca di livello internazionale. I dati sull'occupazione sono buoni come non lo erano mai stati dalla riunificazione. Un bilancio di cui i tedeschi possono essere orgogliosi, senza se e senza ma

E infatti lo sono, almeno la maggior parte. Ma c'è anche un altro lato della medaglia, che spesso prende la forma di attacchi xenofobi verso gli stranieri. Rostock-Lichtenhagen e Hoyerswerda si sono verificati nei primi anni '90. Heidenau, Freital, e recentemente Bautzen hanno fatto una pubblicità molto negativa. Si ha l'impressione che le aggressioni contro gli stranieri e i politici, nell'est del paese, facciano parte delle buone maniere. Il Governo Federale nella sua relazione annuale sull'unità tedesca presentata questa settimana parla di "simboli di una xenofobia sedimentata". Ne constata uno sviluppo particolarmente preoccupante, che potrebbe mettere in pericolo la pace sociale nella Germania orientale.

Non tutto l'Est è xenofobo

E' difficile non essere d'accordo. Ma è necessario andare per ordine. Non tutto l'Est è xenofobo, al massimo una piccola parte. Il sindaco di Bautzner Alexander Ahrens lo ha già detto: ha fatto una campagna elettorale per una città tollerante e aperta al mondo ed è stato eletto dalla maggioranza dei cittadini di Bautzen. La città sulla Sprea non è certo il covo marrone di cui tutti parlano. 

Il fatto è che nell'est troppe poche persone alzano la voce quando ci sono aggressioni contro gli stranieri. Manca la reazione delle persone per bene. Nell'Ovest le reazioni sono diverse. E non c'è quindi da meravigliarsi se Pegida dopo poco tempo è scomparso da tutte le strade - tranne a Dresda, dove ogni lunedì fra le 2000 e le 3000 persone scendono in strada per protestare. Che tutto ciò' non vada a vantaggio dei nuovi Laender è chiaro, ed è probabile che abbia addirittura degli effetti economici estremamente negativi. Per questo il Presidente del Sachsen-Anhalt Reiner Haseloff si è affrettato a dichiarare che con le generalizzazioni non si risolve nulla, anzi si aiuta il lato destro della politica. Ma anche Haseloff sa bene che i suoi corregionali fra Rügen e l'Erzgebirge hanno consegnato ad AfD un risultato elettorale che nell'ovest può' solo sognare.

Molte persone stanno peggio rispetto ai tempi della DDR

Cosa sta accadendo allora nel cuore delle persone, al di là dei numeri e dei risultati? Bisogna ammettere che non tutti i paesaggi sono fioriti come era stato promesso e per molte persone, che sia la realtà oppure solo una sensazione, le cose vanno peggio che ai tempi della DDR. Per chi è disoccupato da anni, per chi aspetta una pensione che non basta nemmeno per sopravvivere, oppure per chi guadagna cosi' poco che non puo' permettersi alcun extra, non è molto importante chi va al potere. Per alcuni anche la democrazia e la libertà sono relativamente importanti. Chi ascolta i Pegida, spesso percepisce una nostalgia per i bei vecchi tempi andati della DDR. Nessuno pensa alla Stasi o al muro, in molti invece pensano ad un lavoro sicuro, all'uguaglianza relativa, alla protezione totale dalla criminalità, all'idillio domestico non disturbato dalle influenze esterne.

"Quando è iniziata la vosta xenofobia?", domanda un fumettista ad un uomo dietro il recinto del giardino. "Quando sono arrivati gli Wessi", è la risposta.

L'unità tedesca ha portato a molti quello che Helmut Kohl aveva promesso 26 anni fà. Ma molte aspettative sono state amaramente disattese. E l'odio che ne è nato, nelle famiglie viene spesso tramandato alla generazione successiva. Con i profughi finalmente molti hanno trovato un capro espiatorio su cui sfogare le loro frustrazioni. La calma relativa dopo Hoyerswerda e Rostock era fallace. Una generazione dopo l'unità tedesca si deve tristemente ammettere che molti non sono riusciti a fare il loro ingresso nel nuovo ordine sociale. Siamo ancora molto lontani da avere condizioni paritarie - sia economiche che emotive.

venerdì 9 settembre 2016

AfD è il figlio tardivo dell'Agenda 2010

Christoph Butterwegge, professore all'Università di Colonia, politologo e ricercatore sul tema della povertà, politicamente vicino alla Linke, intervistato da deutschlandfunk.de prova a spiegare le ragioni della rapida ascesa di AfD. Da deutschlandfunk.de



AfD in forte ascesa, la SPD perde voti. Per il politologo Christoph Butterwegge c'è un collegamento diretto. "AfD è il figlio tardivo dell'Agenda 2010", ne parla il professore di Colonia in un'intervista a Deutschlandfunk (DLF). Il salario minimo o la pensione a 63 anni non cambieranno la situazione, queste riforme molto spesso non raggiungono le persone per le quali erano state pensate.

DLF: La SPD nei sondaggi raggiunge il minimo storico del 21 %. Questo dato esprime probabilmente gli effetti di una politica sociale sbagliata, di questo parlero' con il professor Christoph Butterwegge, politologo e ricercatore sul tema della povertà all'Università di Colonia che recentemente ha pubblicato anche un libro sul tema: "Reichtumsförderung statt Armutsbekämpfung". La SPD celebra se stessa per i suoi successi politici - è stato introdotto un salario minimo, la pensione a 63 anni e recentemente sono stati proposti miglioramenti per i contratti interinali. Anche questa è politica sociale - perché il messaggio non arriva agli elettori?

Butterwegge: Sono miglioramenti solo marginali. Il salario minimo ad esempio non cambia la situazione per la maggior parte dei percettori di un sussidio Hartz IV. Riesce forse a migliorare le condizioni in alcuni casi, nelle fasce salariali piu' basse, ma il cosiddetto settore a basso salario (Niedriglohnsektor) comprende ormai quasi un quarto dei lavoratori. E questa situazione non è cambiata con il salario minimo, per questa ragione non c'è fiducia nella SPD e nella sua capacità di fare qualcosa per i piu’ bisognosi. Anche le politiche di contenimento degli affitti (Mietpreisbremse) sono modeste, la pensione a 63 anni di cui lei parlava è un provvedimento che riguarda i lavoratori con 40 anni di contributi, vale a dire persone che sono state impiegate continuativamente per 40 anni, con tutti i contributi previdenziali pagati per decenni, e che non sono minacciate dalla povertà. Per evitare che nella nostra società aumenti il rischio povertà, soprattutto fra gli anziani, la SPD non ha fatto niente. Al contrario, con la riforma delle pensioni questa paura si è ulteriormente diffusa. Per me AfD è il figlio tardivo di questa agenda di riforme.

DLF: di questi dubbi, di queste paure, sta beneficiando AfD, almeno questo è quanto lei ci fa intendere. La SPD è quindi il principale responsabile dell'ascesa di AfD?

Butterwegge: Se non è colpevole è comunque responsabile, assistiamo a due curve che si muovono in maniera opposta, da un lato l’ascesa di AfD e dall’altro la caduta della SPD. E’ evidente che una parte degli elettori della SPD si sono spostati verso AfD: persone senza un lavoro, lavoratori non specializzati, persone che non hanno più fiducia nella SPD e nella sua capacità di garantire la giustizia sociale e di contrastare le disuguaglianze sociali. A causa della loro delusione si rivolgono ad AfD, sebbene io non credo che questa forza politica sia per una maggiore giustizia sociale.

DLF: volevo chiederle anche questo, se c’è un legame con il voto dei poveri, dei disoccupati e degli Hartz IV – si puo’ dire che votano per AfD?

Butterwegge: soprattutto se e quando vanno a votare – e questo fra gli Hartz IV e fra gli indigenti delle grandi città non accade spesso. La partecipazione al voto è scesa di molto, ma se e quando vanno a votare, sono naturalmente molto frustrati, e guardando al risultato elettorale in Sachsen-Anhalt, è facile capire che i disoccupati e i lavoratori non specializzati hanno votato anche per AfD, e che la SPD, che un tempo era il partito dei lavoratori, oggi non lo è piu’. E’ un trend naturalmente presente anche in altri paesi europei. Se penso all’Austria, anche la FPÖ a Vienna, da sempre la capitale della socialdemocrazia, prende molti voti dai lavoratori. E’ ormai evidente: dalla SPD o dalla SPO in Austria gli elettori non si aspettano molto. A causa di questa delusione ci si rivolge a una forza nuova, AfD, perché si spera che possa opporsi all’establishment. Io non credo che questi elettori possano realmente credere ad una effettiva capacità di AfD di difendere i loro interessi, perchè leggendo il programma politico, è chiaro che non c'è nulla per gli indigenti, per i disoccupati e per le persone socialmente svantaggiate.

DLF: ma leggendo il programma AfD potrebbe anche sembrare un partito per le persone svantaggiate? Per quanto riesco a capire, propongono ad esempio un salario minimo, la difesa dello stato sociale, l'ammodernamento di Hartz IV con ulteriori possibilità di guadagno - non suona poi cosi' male.

Butterwegge: se si guardano le altri parti del programma, si nota subito l'abolizione della tassa di successione. Si tratta di un punto evidentemente a favore delle persone abbienti, non certo dei nullatenenti. Soprattutto per gli imprenditori, che potranno ereditare aziende intere senza dover pagare alcuna tassa. Sono punti del programma che mi fanno pensare che AfD è il partito di chi ha paura di perdere la propria situazione privilegiata. Un partito della piccola borghesia che nella crisi teme di finire schiacciata dall'alto e dal basso. Posso fare un parallelo storico con la Repubblica di Weimar, senza voler fare un paragone con l'ascesa dei nazisti, è evidente che la piccola borghesia in Germania, quando è travolta dalla paura, si sposta politicamente a destra. Io penso che nell'Ovest, mi riferisco alle elezioni regionali del Baden-Württemberg, non sono stati i disoccupati a dare slancio elettorale alla AfD, sono stati soprattutto gli elettori della classe media, della piccola borghesia, che temono di perdere il loro benessere.

DLF: ma le paure sono veramente così grandi? Se guardiamo agli ultimi dati, l'economia tedesca e i consumi crescono, i timori non dovrebbero essere poi cosi' fondati.

Butterwegge: beh ma queste statistiche e queste indagini ci dicono che le prospettive per l'economia e per l'industria sono positive. Ma lo stato d'animo personale e la paura di una vecchiaia in povertà, dovuta all'indebolimento del sistema pensionistico, questi timori sono presenti. E' piu' probabile che le persone votino secondo il loro stato d'animo che non secondo le stime sugli utili di Siemens, di Allianz o Daimler. Probabilmente è cosi'...

DLF: e questo secondo le sue valutazioni significa che AfD ha ancora un grande potenziale ed è qui per rimanere a lungo.

Butterwegge: temo di sì, anche perché si stanno muovendo in maniera molto professionale. Basta guardare al modo in cui con la loro politica anti-euro sono riusciti a raccogliere consenso sulla paura che i paesi in crisi ci portino via i nostri risparmi e il nostro benessere, oppure la campagna anti-rifugiati e la capacità di catalizzare le paure di una invasione straniera. Oppure in primavera quando hanno avviato un nuovo corso politico anti-islam dopo aver preso atto che la politica anti-rifugiati non tirava piu' come prima, visto che ne arrivavano sempre meno. E' evidente che la politica viene fatta in maniera professionale, per questo credo che AfD non sia un partito effimero destinato a scomparire in fretta.