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mercoledì 28 febbraio 2018

La Tafel di Essen e la depravazione delle élite politiche: la lotta per il cibo è solo l'inizio

La triste storia della Tafel di Essen, un caso di guerra fra poveri in una zona della Germania già colpita dalla crisi, ha dato l'occasione alle élite socialdemocratiche di mettersi in mostra e di profilarsi come un'autorità morale condannando l'accaduto. Un altro fallimento comunicativo e politico da parte di una forza in declino che ormai ha evidentemente perso il contatto con il paese reale. Un commento molto interessante di Jens Berger sulle NachDenkSeiten.


ll motivo per cui la Tafel di Essen ha imposto uno stop alle iscrizioni di nuovi utenti di origine straniera non sarà sicuramente politicamente corretto, ma è comprensibilissimo. Nel giro di 2 anni la percentuale di stranieri, fra gli attuali 6.000 utilizzatori della Tafel di Essen, è passata dal 35% al 75%. Uomini giovani e a volte anche aggressivi, secondo il racconto degli stessi volontari della Tafel, stanno sempre più' prendendo il posto dei pensionati e delle madri single, anche loro ormai dipendenti dalle briciole della società dei consumi. E' successo, come del resto era prevedibile, perché le élite erano dell'opinione che un'immigrazione di massa non regolata non avrebbe causato alcun disturbo nella parte più' bassa della società. Pensiero sbagliato. Dall'inizio della crisi dei migranti le NachDenkSeiten non hanno fatto altro che mettere in guarda dal rischio: senza un massiccio intervento politico, sociale e finanziario nella parte più' bassa della società si arriverà ad una concorrenza spietata fra i "vecchi poveri", le vittime di Hartz IV e i pensionati in povertà, e i "nuovi poveri", cioè i migranti e i rifugiati. Un posto come la Tafel, in una città povera e disperata come Essen, era senza dubbio il luogo perfetto in cui sarebbero potuti scoppiare i primi conflitti sostitutivi di questo tipo, che sicuramente non saranno nemmeno gli ultimi.

Accusare proprio la Tafel di Essen di razzismo, volontari che da sempre si impegnano affinché le persone più' anziane e più' deboli nella lotta predatoria fra poveri per accaparrarsi il cibo non se ne vadano col piatto vuoto, è squallido e stupido. Senza dubbio tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro nazionalità, dall'età o dal sesso dovrebbero avere diritto ad un'alimentazione sufficiente. Ma le moderne mense dei poveri, come le Tafel, non vivono nell'abbondanza: ogni giorno sono costrette a cercare di riparare agli errori e agli abusi di cui si è resa responsabile la politica. Per questa ragione è particolarmente assurdo che proprio i politici, corresponsabili delle condizioni catastrofiche generali, cerchino ora di mettersi in mostra da un punto di vista morale e di profilarsi attaccando coloro che ogni giorno sul posto e su base puramente volontaria fanno di tutto per mitigare le conseguenze delle politiche immorali portate avanti in questi anni.


Prendiamo ad esempio il politico della SPD berlinese nonché Segretario di Stato, Sawsan Chebli. A lei "corrono brividi freddi sulla schiena", fa sapere al popolo via Twitter. "Generi alimentari solo per i tedeschi. Esclusi i migranti", cosi' Chebli. Di fronte ad una quota di stranieri che alla Tafel di Essen raggiunge il 75%, lei esclude ogni argomento fattuale. Chebli deve ringraziare proprio il suo ruolo di portavoce al Ministero degli Esteri, perché è stata proprio lei, con il suo viso giovane e simpatico, a rivendere alla stampa la politica estera del suo governo, quella stessa politica che ha sicuramente contribuito al fatto che ora ci siano cosi' tanti pensionati poveri e madri single costrette a dover lottare con i rifugiati per accaparrarsi gli avanzi di cibo. La negligenza delle élite non è una questione di età, di genere o di religione, signora Chebli.


Sulla stessa linea si muove anche il politico della SPD che ama tanto considerarsi come la coscienza fattasi uomo del suo partito. Karl Lauterbach scrive: "La fame è uguale per tutti", e pensa che sia un "peccato" che "l'odio per gli stranieri ora sia arrivato anche fra i piu' poveri". Questa citazione toglie la parola perfino ad un osservatore della scena politica ormai vaccinato. Proprio l'uomo corresponsabile delle politiche che hanno affamato i pensionati, le madri single e i migranti ora pensa che sia un "peccato" che si sia arrivati alla lotta per la sopravvivenza fra le vittime della politica dell'Agenda. L'uomo la cui politica ha reso indispensabili le Tafel, ora trova addirittura la faccia tosta di accusare i volontari della Tafel di "odio contro gli stranieri". Solo perché fanno in modo che i pochi mezzi di cui dispongono siano distribuiti anche agli anziani e ai più' deboli? A questo punto si può' citare solo Max Liebermann: "Non riesco a mangiare cosi' tanto quanto avrei voglia di vomitare". Solo il fatto che probabilmente Lauterbach nelle prossime elezioni non riuscirebbe a tornare in Parlamento sarebbe una ragione sufficiente per chiedere le elezioni anticipate. Nessun paese ha bisogno di queste élite.

Ma il massimo viene raggiunto ovviamente dal Ministro federale per gli Affari Sociali Katarina Barley. Per i poveri e per i volontari ha un appunto che arriva direttamente dall'album delle poesie: "il metro di giudizio deve essere il bisogno, non il passaporto", cosi' secondo la signora che molto probabilmente ha contribuito alla scrittura del nuovo accordo di coalizione e con il quale sicuramente farà in modo che in futuro ci siano ancora più' bisognosi. Nessun politico oggi si vergogna? Prima spingi le persone verso la povertà e poi non solo le deridi, ma deridi anche coloro che aiutano i poveri e che cercano di mettere una pezza sulle crepe di questa società. E' squallido, è disgustoso, è la depravazione delle élite. E diciamocelo: il cibo è solo l'inizio. I semi di una politica negligente hanno appena iniziato a germogliare. Un'antica maledizione cinese dice: "che tu possa vivere in tempi interessanti". Io temo che i prossimi anni saranno molto interessanti. 

domenica 4 giugno 2017

E se il "piano segreto" di Merkel fosse solo un trucco da campagna elettorale?

Albrecht Müller è un'economista, giornalista ed ex deputato SPD al Bundestag nonché fondatore delle NachDenkSeiten. Alcuni giorni fà ha pubblicato un commento molto interessante sul famoso "discorso del tendone della birra" di Merkel: si tratterebbe più' che altro di campagna elettorale, un modo abbastanza semplice per restare al centro del dibattito e intestarsi l'anti-trumpismo sottraendolo a Schulz, ma anche un'uscita ben studiata all'interno di una strategia internazionale volta ad isolare Trump. Dalle NachDenkSeiten.de


1) Merkel probabilmente vuole sfruttare il forte antiamericanismo ancora presente in Germania. Cerca di raccogliere consenso fra gli appartenenti ai movimenti per la pace e fra i simpatizzanti della destra. E non va allo scontro con i molti sostenitori degli Stati Uniti, spesso apolitici, perché il suo avversario sono gli USA di Trump, non gli Stati Uniti nel loro complesso, non l'America "buona". Le foto e i video insieme ad Obama nella "Giornata della Chiesa Protestante" lo rendono ben visibile. 

2) Merkel fa leva  sull'orgoglio nazionale. La Germania come "potenza egemone" in Europa, Merkel il leader di questo paese egemone - accidenti, non è poco. Cosi' facendo riesce anche a fermare quei sostenitori della CDU/CSU che potrebbero votare per AfD.

3) Merkel a 4 mesi dalle elezioni si mette al centro del dibattito. Si trasforma nel leader d'opinione assoluto. Per farlo usa un conflitto, nel caso concreto con gli Stati Uniti di Trump e ci mostra la direzione da seguire nel lungo periodo. Accendere lo scontro, avere una forte leadership d'opinione, provocare emozioni, dare un orientamento di lungo periodo - queste sono le condizioni essenziali per un successo elettorale.

Alcuni commenti aggiuntivi sull'argomento

a) che Merkel intenda mettere in campo una nuova "dottrina geostrategica" che implica un allontanamento dagli Stati Uniti è altamente improbabile. Angela Merkel è personalmente ancora molto ben collegata con gli Stati Uniti. E' supportata senza riserve ed in maniera convinta da una parte molto consistenze degli Stati Uniti, appoggio ben visibile durante la partecipazione di Obama alla "Giornata della Chiesa Protestante". Merkel si trova evidentemente a suo agio con quella parte degli Stati Uniti che non sostiene Trump, con la NATO guidata dagli USA e probabilmente anche con una larga parte dell'amministrazione americana. 

b) il conflitto con gli "Stati Uniti di Trump" potrebbe essere addirittura parte di un accordo. Merkel in questo modo potrebbe contribuire ad isolare ulteriormente Trump e a fare in modo che ci si possa sbarazzare di lui. L'attacco di Merkel permette al New York Times e al Washington Post di esagerare lo scontro in corso e di poter parlare di uno "spostamento tettonico".

c) la "potenza egemone nell'Europa continentale" - come puo' essere? Egemonia nella Nato - come esattamente? Sono gli Stati Uniti a dominare la politica e le operazioni militari della NATO. Sono loro a definire i vertici militari dell'organizzazione. Il segretario generale della NATO Stoltenberg è un uomo degli USA o dell'Europa? Sono stati la Germania e gli europei ad inviare la maggior parte delle truppe ai confini con la Russia contribuendo in questo modo a dare un senso di sicurezza ai baltici e ai polacchi? Chi ha iniziato? E' la Germania oppure sono gli Stati Uniti ad avere la fiducia dei paesi baltici e di altri stati nell'Europa del sud e del sud-est? Chi ha investito 5 miliardi di dollari nell'operazione per il cambio di regime in Ucraina? Frau Merkel ha investito su Klitschko, gli Stati Uniti nel presidente attuale. 

d) e l'influenza degli USA e degli atlantisti sui media europei e sulle altre élite, soprattutto quelle tedesche? E' improvvisamente scomparsa? Gli Stati Uniti hanno tolto le mani dalla Commissione Europea solo perché Trump si comporta in maniera imprevedibile? E i servizi segreti e la loro cooperazione?

e) e le guerre in medio ed estremo oriente e in Africa? Ora saranno condotte in maniera separata dagli USA e dall'Europa? E le basi militari degli Stati Uniti in Europa, in Germania, in Kossovo, in Turchia, in Italia - sono tutte scomparse? Gli attacchi con i droni tele-guidati da Ramstein e i comandi militari di Stoccarda e Wiesbaden - questi li prendiamo in consegna da dopo domani? Ci sono così tanti aspetti ancora da definire che ogni speculazione dovrebbe essere evitata.

f) "Donald Trump potrebbe passare alla storia come il presidente che dopo 70 anni rischia di mettere in discussione la supremazia degli Stati Uniti nell'Europa centrale" - non sono d'accordo con questa valutazione di Jens Berger. Quello a cui stiamo assistendo è solo un passaggio in una guerra di potere interna agli Stati Uniti. Quando questa in un modo o nell'altro sarà terminata e le elezioni tedesche saranno passate, allora il mondo sarà molto diverso e Angela Merkel non dovrà piu' tenere nessun discorso "della tenda della birra" e anche la FAS e Der Spiegel non dovranno piu' scrivere articoli come questi.

h) c'è un potere molto forte che si muove nell'ombra e che davanti al dibattito sull'egemonia tedesca in Europa sicuramente si sta fregando le mani: l'industria degli armamenti. Trae vantaggio dagli obiettivi da superpotenza che la Germania e l'Europa si sono dati. Nessuno parla piu' della fine della Nato, ora si parla addirittura di 2 organizzazioni militari - e questo sicuramente aiuta a riempire il portafoglio ordini. Nessuno discute piu' di come poter fermare il conflitto fra est e ovest da poco scoppiato con la Russia. Deve solo essere gestito sotto una nuova dirigenza.

martedì 30 maggio 2017

I piani segreti di Merkel per l'Europa: siamo testimoni di una svolta storica oppure è solo campagna elettorale a basso costo?

Commento molto interessante di Jens Berger sulle NachDenkSeiten il quale si chiede che cosa c'è dietro il discorso di domenica di Merkel: siamo di fronte ad una svolta storica oppure Merkel sta solo facendo campagna elettorale a spese dell'europeista Schulz? Dietro la narrazione partigiana dei media mainstream tedeschi, allineati sulle posizioni Merkeliane, potrebbe nascondersi una svolta storica, e cioé: la fine della sudditanza tedesca nei confronti degli Stati Uniti. Dalle nachdenkseiten.de


Chiunque in questi giorni abbia seguito i media mainstream, avrà sicuramente assistito ad una interpretazione molto tedesca degli ultimi eventi: un macho un po' folle ha conquistato la Casa Bianca ed è sul punto di rovinare il mondo. Messa con le spalle al muro, la Cancelliera Merkel riprende con forza la sua leadership e assume il comando delle operazioni per dare vita ad una nuova e forte Europa senza gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Cosi' ha parlato Angela Merkel durante il suo discorso sotto il tendone della birra in Baviera e cosi' lo hanno raccontato i media. Come si colloca in questo scenario il "piano segreto di Merkel per l'Europa" di cui la FAS ha parlato nel fine settimana? Un piano segreto chiaramente pronto da tempo e che ora viene proposto come "una reazione spontanea" agli ultimi eventi? Almeno su questo punto dobbiamo porci delle domande. E' possibile che lo scontro diplomatico con Trump arrivi al momento giusto per trasformare la Germania nella potenza egemone dell'Europa continentale? Questa sarebbe l'altra possibile interpretazione degli ultimi eventi, che qui vorrei discutere.

"Uno dei compiti principali della NATO era quello di inserire la Germania all'interno di un quadro internazionale che le impedisse di trasformarsi ancora una volta in una minaccia per la pace, come era accaduto durante la prima e la seconda guerra mondiale. Nelle parole del primo Segretario Generale, la NATO nasceva "per tenere i russi fuori, gli americani dentro e i tedeschi sotto". E ora Merkel dà l'impressione che gli americani non siano piu' veramente dentro e che la Germania e l'Europa intendano avere un ruolo molto piu' sostanziale e indipendente rispetto a quello avuto negli ultimi 70 anni." Henry Farrell dal Washington Post di lunedì

Il Washington Post e il New York Times, che parla di uno "spostamento tettonico", sono sostanzialmente unanimi nella loro valutazione delle recenti dichiarazioni della Cancelliera. Merkel, domenica in un tendone della birra a Monaco di Baviera, avrebbe sepolto le relazioni transatlantiche. "I tempi in cui potevamo fare completo affidamento sugli altri sono finti". Il riferimento è alle presunte incomprensioni avvenute durante il vertice Nato di Bruxelles e il vertice G-7 di Taormina, rivenduti dai media come un insuccesso. 

Perché? Che Trump avrebbe insistito per una maggiore spesa militare degli europei e che in tema di politica climatica non avrebbe approvato una mozione non concordata in precedenza, era chiaro fin dall'inizio: entrambi i temi soprattutto per ragioni di politica interna. Il resto era cosmesi. Prima Trump ha dato uno spintone al presidente di un paese che in Germania nessuno conosce , e poi ha fatto sapere, con un'affermazione dal punto di vista contenutistico ineccepibile, che gli avanzi commerciali tedeschi sono un problema...i nostri media hanno teatralmente trasformato la formulazione riportando che "la Germania sarebbe molto cattiva", ma anche questo fa parte del copione.

Mentre Merkel annunciava la sua nuova dottrina geostrategica nel tendone della birra a Monaco, usciva contemporaneamente sulla testata principale del conservatorismo tedesco, la „Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung“, l'articolo un po' strano di un insider, in cui si parlava "della visione di Merkel" per un "piano segreto per l'Europa". Introdotto dal vertice internazionale apparentemente fallito e dal discorso bavarese di Merkel, la FAS delineava le misure, in parte ancora non concrete, con cui la Cancelliera vorrebbe prendere "nelle proprie mani il destino d'Europa", come formulato nell'articolo in maniera esageratamente prosaica. Partendo dalla gestione dei rifugiati, passando ad una piu' stretta cooperazione degli eserciti dell'Europa continentale, fino ad un modello di finanziamento che prevede di utilizzare il denaro proveniente dall'IVA per aiutare quei paesi che faranno le cosiddette "riforme", o alla presa della BCE da parte dell'uomo fidato di Merkel Jens Weidmann, il documento, apparentemente non cosi' segreto, contiene diversi punti da considerare in maniera critica, la cui combinazione potrebbe consolidare le suggestive ambizioni egemoniche tedesche nell'Europa continentale.

E questa è anche l'altra interpretazione della storia: dopo che la Gran Bretagna ha preso congedo dall'UE e gli Stati Uniti hanno perduto l'iniziativa con un presidente internamente sotto pressione e sul piano diplomatico internazionale alquanto goffo, la Germania intende sfruttare la situazione per trasformarsi nella potenza egemone del continente. Le probabilità sono buone: l'influenza della Russia è stata marginalizzata ed il paese è stato trasformato in una minaccia comune contro la quale soprattutto i paesi dell'Europa dell'est hanno bisogno di un protettore. L'Europa del sud, per via del debito estero, è già nelle mani della Germania. La Gran Bretagna e gli USA si muovono in maniera incerta nel mondo mentre la Francia - come voluto "dal caso" - ha un nuovo presidente ancora senza esperienza che fa affidamento sulla Germania e che senza dubbio ha un'affinità con la base ideologica neoliberista tedesca. Si tratta di un'occasione storica.

Cosi' l'ultima settimana si è sviluppata esattamente secondo i piani della Cancelliera. Divide et impera. Stati Uniti e Gran Bretagna si isolano sempre di piu', la Russia resta là fuori come una presunta minaccia e l'Europa è sempre piu' tedesca. In verità sarebbe la Germania a dover essere sempre piu' europea. Mentre i nostri media ogni giorno si lamentano per il motto di Trump "America first", sotto i nostri occhi  prende forma un "Germany first", che di fatto puo' essere definito da un punto di vista geo-strategico come uno spostamento tettonico, come una svolta storica, oppure come una cesura. Se si prende per buona questa interpretazione, invece di quella ufficiale, risulta evidente il fallimento di Trump, che sicuramente provoca una grande irritazione nelle elite transatlantiche americane. Donald Trump potrebbe passare alla storia come il presidente degli Stati Uniti che dopo 70 anni di leadership incontrastata ha messo in discussione la supremazia americana in Europa.

Naturalmente un tale scossone politico non deve  trasformarsi necessariamente in uno svantaggio. Se l'Europa dovesse liberarsi dalle grinfie della aggressiva politica estera americana, ci sarebbe ovviamente un motivo per festeggiare. Tuttavia appare alquanto problematico il fatto che la nuova egemonia tedesca coincida con un duro scontro con la Russia, la seconda grande potenza sul terreno europeo. E questo è molto preoccupante, soprattutto perché questa costellazione in passato ha portato a crisi e guerre. Inoltre è da considerarsi problematico che l'Europa si avvii verso un nuovo "periodo tedesco" affidandosi ad una ideologia che per la stragrande maggioranza delle persone porta piu' svantaggi che vantaggi - il neoliberismo.

mercoledì 29 marzo 2017

La campagna per una bomba atomica tedesca

In Germania da qualche settimana è in corso una campagna mediatica in favore di una bomba atomica tedesca. A smuovere le acque sono stati alcuni articoli di peso sulla cosiddetta "stampa di qualità" (FAZ e Die Zeit) e una recente trasmissione di Panorama sulla ARD, il canale pubblico piu' importante (la RAI 1 tedesca). Di fronte a milioni di spettatori e in prima serata, i giornalisti della tv pubblica hanno tranquillamente argomentato in favore di una bomba atomica per la Germania. Ne parla Jens Berger sulle nachdenkseiten.de

bomba atomica tedesca

Dietro le quinte la campagna per una bomba atomica tedesca era già iniziata da tempo, la vittoria di Trump è stata solo l'occasione per rilanciare un dibattito assurdo e a lungo dimenticato per una bomba atomica in Germania. Di Jens Berger

Il sogno di Adenauer

Oggi si dimentica volentieri, oppure lo si ignora, che nella giovane Repubblica Federale non si dava affatto per scontato che la Germania non sarebbe mai potuta diventare una potenza nucleare. Konrad Adenauer, spronato da Franz Josef Strauß, avrebbe fatto molto volentieri della Germania una potenza nucleare. Il 25 marzo 1958 è il momento più’ alto di questa ambizione, e allo stesso tempo è anche la data che ne sancisce la fine. Dopo un lungo ed intenso dibattito, il Bundestag tedesco vota per proseguire il riarmo atomico della Germania all'interno della Nato. Non si sarebbe mai arrivati a questo risultato se Adenauer e Strauß fossero riusciti ad imporsi. Entrambi i politici dell'Unione desideravano disporre di una bomba atomica tedesca, sul cui impiego avrebbe deciso Bonn, e non Washington. Poiché un progetto "tedesco solista" non sarebbe mai stato approvato dalle superpotenze, si cercò un alleato nel debole premier francese Félix Gaillard, con il quale si era trovato un accordo per la costruzione di una bomba atomica franco-tedesca. Ci fu poi l'escalation del conflitto in Algeria e la Quarta Repubblica si trovo' sull'orlo di un colpo di stato militare, evitato solo con la salita al potere del generale Charles de Gaulle. Con la fondazione della Quinta Repubblica finisce anche la speranza tedesca di una bomba atomica in comune con i francesi. De Gaulle infatti non aveva mai pensato di far partecipare i tedeschi alla sua "force de frappe".

Nel 1960 la Francia lancia nel deserto algerino la sua prima bomba atomica ed entra a far parte del club delle potenze nucleari insieme agli USA, all'Unione Sovietica e alla Gran Bretagna. Nei mesi successivi De Gaulle chiede agli Stati Uniti di mettere sotto il controllo francese le bombe americane che stazionavano sul suolo francese. Gli Stati Uniti rifiutano la proposta e la Francia si ritira dalle strutture operative della Nato.

Il sogno di una bomba atomica tedesca fortunatamente non era destinato a diventare realtà. Al suo posto la Germania aveva ottenuto la cosiddetta "condivisione nucleare": le attrezzature tecniche della Bundeswehr possono trasportare e conservare le bombe americane - i codici di lancio tuttavia restano custoditi negli Stati Uniti. "Si permette al piccolo pagliaccio di suonare con la sua trombetta giocattolo accanto all'orchestra militare, e gli si fa credere che sia lui il tamburo maggiore" - cosi' Franz Josef Strauß commentava senza mezzi termini il concetto di "condivisione nucleare" nel suo libro di memorie. Strauß nel corso della sua vita non è certo riuscito ad imporre le sue idee, tuttavia dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia potremmo senza dubbio considerarlo fra coloro che avrebbero chiesto una bomba atomica per la Germania.

Il dibattito è di nuovo attuale

Come per magia, un dibattito a lungo dimenticato, da qualche mese è tornato attuale. Dietro le quinte, nei Think Tank e nelle conferenze tecniche sulla difesa, la bomba atomica tedesca era già stata tematizzata molte volte. Ora però il dibattito si estende - seppur timidamente - ed entra nello spazio pubblico.

Pochi giorni dopo la vittoria elettorale di Trump, il condirettore della FAZ Berthold Kohler scriveva "dell'impensabile", chiedeva una "revisione" della politica di sicurezza fino "ad oltrepassare una linea rossa che per il pensiero tedesco è inconcepibile" - "la questione di un proprio deterrente nucleare". Alla fine, scriveva Kohler, "non possiamo più' fare affidamento sulle garanzie americane mentre gli arsenali francesi e britannici nelle loro condizioni attuali sono troppo deboli. Mosca nel frattempo si sta riarmando". L'articolo di Kohler è simile ad una lunga serie di interventi sulla stessa linea. La Russia viene demonizzata e ogni volta si cerca di giustificare le ambizioni nucleari tedesche con il fatto che Putin già domani potrebbe intervenire nel Baltico, se non in Polonia o addirittura in Germania. Ci potremmo difendere da questo rischio solo se "noi" disponessimo di un nostro "deterrente nucleare".

Anche volendo immaginare un possibile equilibrio del terrore, questo ragionamento zoppica. L'assurdità secondo cui i russi sarebbero alle nostre porte e pronti ad impadronirsi dell'Europa, la si può' tranquillamente lasciare da parte. Kohler e co. dovrebbero tuttavia rispondere almeno una volta alle domande: perché le garanzie americane improvvisamente non sono piu' valide e per quale motivo abbiamo bisogno di una bomba atomica tedesca? Perché Gran Bretagna e Francia improvvisamente, da un giorno all'altro, sarebbero diventate inaffidabili?

Il primo colpo di Panorama

Il "via libera" per i falchi è arrivato dopo la dichiarazione di Trump, incompresa, sull'obsolescenza della NATO. Trump naturalmente non è un isolazionista a cui improvvisamente è venuta in mente l'idea che dopo la fine della guerra fredda non c'è piu' bisogno della NATO, oppure che la NATO deve essere trasferita in una nuova architettura di sicurezza che comprenda anche la Russia. Per Trump piu' che altro si tratta di chiedere piu' soldi agli altri membri dell'alleanza - un appello che agli amici del riarmo come Angela Merkel e Ursula von der Leyen non puo' che fare piacere. Una dichiarazione, quella di Trump, che non c'entra molto con le garanzie previste dai trattati Nato, ed è ancora meno utile come argomento per un'arma nucleare tedesca.




Il dibattito nel frattempo ha preso slancio. 2 settimane dopo le dichiarazioni di Trump, la trasmissione televisiva Panorama ha tirato il primo colpo giornalistico: ha portato la campagna davanti ad un pubblico di milioni di spettatori scatenando una valanga. Tre giorni dopo la trasmissione della ARD, improvvisamente, l'uomo forte della Polonia, Jarosław Kaczyński, in un'intervista rilasciata alla FAZ ha apertamente appoggiato la richiesta tedesca di una bomba atomica - "la potenza nucleare europea deve tenere il passo con la Russia", secondo il polacco. Un caso? Una coincidenza? Non proprio. E' molto più' probabile che la richiesta di Kaczyński sia stata attentamente orchestrata.

Il maggiore Terhalle - il dibattito si fa sempre piu' forte e sempre piu' assurdo

Quattro giorni dopo Kaczyńsky, i Think Tank hanno aperto "il dibattito sulla bomba nucleare tedesca". Thorsten Benner, del Global Public Policy Institute (GPPi) ha consigliato al governo federale tedesco, dopo le elezioni francesi, di rivolgersi al nuovo governo di Parigi e proporre una cooperazione in materia di nucleare militare. Lo studioso di scienze politiche e maggiore della Bundeswehr Maximilian Terhalle non crede che questa sia la strada giusta. L'ex addetto alla sicurezza politica e alla strategia del Ministero della Difesa, una settimana prima della trasmissione di Panorama, sul quotidiano Tagesspiegel, era riuscito a portare l'attenzione sul tema con delle tesi alquanto assurde e confuse. Putin vorrebbe "ribaltare il trauma del 1991" e convincere l'Europa, da Lisbona fino a Vladivostock, con il "suo nuovo ordine di pace" - come accaduto recentemente in Ucraina. Pertanto la Germania avrebbe bisogno di armi atomiche, con cui "potrebbe limitare militarmente il potere di Putin, con un deterrente nucleare". Il Tagesspiegel dove va a prendere i suoi autori? E' solo un caso? Una campagna? Una scelta intenzionale?

Si', questa è roba forte e sicuramente anche pianificata. I 2 giornalisti di Die Zeit Peter Dausend e Michael Thumann, con la loro richiesta di una "bomba UE", pubblicata appena due settimane dopo la famosa trasmissione di Panorama, sembrano già molto piu' seri rispetto a Terhalle. Ma è proprio questa la tattica: senza le filippiche di Maximilian Terhalle, anche le fantasie atomiche degli uomini di Die Zeit sembrerebbero completamente assurde - qualunque esse siano. Comunque, messe accanto a quelle di Terhalle possono sembrare anche moderate - come dovrebbe essere nel quadro della campagna, prese di per sé, sono delle assolute sciocchezze.

Il colonnello Kiesewetter - ovvero come ho imparato ad amare la bomba

La campagna per un riarmo nucleare della Germania non è affatto un gioco intellettuale per giornalisti con troppo tempo disponibile, oppure a libro paga dei produttori di armi. Tra i grandi sostenitori della bomba atomica tedesca c'è anche Roderich Kiesewetter, ex colonnello, deputato CDU al Bundestag, Presidente della Commissione d'inchiesta sulla NSA e appartenente a numerose organizzazioni di lobby.

Se fosse per Kiesewetter la nuova potenza nucleare tedesca dovrebbe nascere nel quadro delle forze nucleari francesi: la Francia dovrebbe mettere a disposizione dell'UE le sue forze militari e stazionarle in tutta Europa. La Germania in cambio dovrebbe partecipare al finanziamento. Ma questo sarebbe solo il primo passo, solo una fase necessaria alla rimozione del blocco mentale, secondo Kiesewetter. Ad un  vero e proprio deterrente appartiene una dottrina politica comune che permetta di utilizzare le armi anche in un conflitto non-nucleare. "Si tratta di armi politiche. Il loro uso deve essere impensabile", secondo il deputato della CDU. Secondo quanto da lui dichiarato, a sostenere le  ambizioni nucleari di Kiesewetter ci sarebbero alcuni "importanti" ministeri a Berlino, il quartier generale Nato e i governi di Polonia e Ungheria.

Panorama era solo l'inizio?

Qui non c'è solo una trasmissione di Panorama, c'è molto di piu'. Ci troviamo all'inizio di una campagna che sicuramente ci accompagnerà per molto tempo. Il profilo della campagna tuttavia non è ancora chiaro. I "soliti noti" dei Think Tank transatlantici per il momento restano coperti, mentre sono soprattutto i rappresentanti della „Deutschen Gesellschaft für Auswärtige Politik“ (DGAP) a costituire la punta di diamante della campagna. Secondo Jana Pulgerin della DGAP è "sorprendente" che un tale dibattito sia condotto in pubblico: alla fine l'opinione pubblica tedesca è decisamente contraria.

Il tema della segretezza è come un filo rosso che attraversa tutte le dichiarazioni sull'argomento. Anche Roderich Kiesewetter preferirebbe non parlarne in pubblico, ed entrambi i giornalisti di Die Zeit ammettono tranquillamente che gli esperti di campagne elettorali consigliano di stare alla larga da questo tema. E' giusto che sia cosi', e così dovrebbe restare. Non c'è alcun dubbio sul fatto che in Germania ci siano ambienti molto influenti che aspirano ad avere una bomba atomica tedesca. Quanto questi piani siano sviluppati e se gli articoli citati, le trasmissioni e le interviste siano solo un anticipo della profondità che la campagna può' raggiungere ancora non possiamo saperlo. Come è difficile prevedere se la campagna appena iniziata prenderà realmente slancio solo dopo le elezioni politiche di settembre 2017. Resteremo sicuramente sul tema. Perché l'unico modo possibile per contrastare stupidaggini di questo tipo, e ancora piu' importante, per evitarle, è un'ampia contro-campagna.


Leggi gli ultimi articoli sulla bomba atomica tedesca -->>

mercoledì 8 febbraio 2017

Lettera aperta di Heiner Flassbeck al Presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier

Nachdenkseiten.de pubblica una bellissima lettera aperta di Heiner Flassbeck al futuro Presidente federale Frank-Walter Steinmeier. L'economista scrive al futuro presdente per spiegare quanto potrebbe essere importante il suo ruolo nel cambiare la narrazione dell'eurocrisi e nel togliere il vento dalle ali dei partiti nazionalisti di destra, prima che sia troppo tardi. Dalle Nachdenkseiten



Sehr geehrter Herr Steinmeier,

pochi giorni prima della sua elezione a Presidente della Repubblica, vorrei cogliere l'occasione per parlare brevemente del Suo ruolo nella politica tedesca degli ultimi 15 anni e per chiederLe in che modo il presidente Frank-Walter Steinmeier intende prendere posizione contro il crescente nazionalismo in Europa.

In un'intervista alla SZ del 27 gennaio ha detto:

"La politica deve dire chiaramente che le risposte non potranno essere sempre piu' semplici se i problemi diventano sempre piu' complessi. Cio' presuppone una fiducia nelle istituzioni democratiche. E queste istituzioni possono essere difese solo se non ci muoviamo in un mondo fantastico in cui la distinzione fra verità e menzogna lentamente tende a scomparire. La democrazia è il quadro all'interno del quale possiamo discutere le nostre controversie. Possiamo discutere sui modi e sulle soluzioni - ma sempre con rispetto reciproco e senza il veleno della menzogna, della diffamazione e della delegittimazione. Non dobbiamo disperare: dove e quando il populismo è stato capace di governare e in grado di mostrare risultati?“

Discutere senza il veleno della menzogna, chi non sarebbe d'accordo? Purtroppo non ha detto nulla su come si possa distinguere fra verità e menzogna e su come ci si dovrebbe comportare quando la verità viene taciuta.

Nella stessa intervista ha anche detto:

"Sono profondamente convinto che l'Europa come progetto di pace, libertà e benessere non sia superato. L'Europa è il nostro futuro, e l'Europa ha un futuro. In nessun altro luogo è possibile mostrare che la cooperazione e la collaborazione non sono giochi a somma zero, ma portano benefici a tutti. Dalle macerie di un'Europa distrutta dalla guerra è sorto uno spazio di meravigliosa diversità, tolleranza senza precedenti e di coesistenza pacifica, del quale possiamo essere solo orgogliosi e che rappresenta un esempio per il mondo intero".

E' davvero possibile dimostrare che la cooperazione europea non è un gioco a somma zero? Prendiamo ad esempio un semplice problema politico che per il futuro dell'Europa ha un'importanza primaria: l'eurocrisi. Ci sono diverse spiegazioni possibili di questa crisi, che qui non elencherò. Ma una di queste varianti mostra chiaramente che con l'inizio dell'unione monetaria c'è stato un importante gioco a somma zero, un gioco che la Germania ha vinto.

In questa variante, con l'inizio dell'Unione monetaria, la Germania ha immediatamente migliorato la sua competitività grazie alla pressione esercitata dalla politica sui sindacati. I salari sono stati ridotti in maniera significativa. La Germania in questo modo ha violato al ribasso il target di inflazione del 2% concordato con tutti gli altri paesi europei, sebbene fosse lo stesso obiettivo tedesco che tutti gli altri paesi membri si erano dati volontariamente. La Germania ha quindi svalutato in termini reali, mentre i paesi vicini non si aspettavano o forse non avevano capito la strategia di svalutazione tedesca. Le istituzioni preposte non hanno saputo monitorare l’unione monetaria.

La Germania grazie a questo vantaggio competitivo è riuscita ad aumentare in maniera massiccia le sue esportazioni, raggiungendo un enorme surplus delle partite correnti e riducendo nel corso degli anni il proprio livello di disoccupazione. La Francia, di gran lunga il paese che più' si è attenuto agli obiettivi di inflazione della BCE, deve fare i conti con una disoccupazione crescente. Lei conosce molto bene questa analisi perché era presente quando qualche anno fa ho avuto la possibilità di presentarla al Segretario del partito Sigmar Gabriel.

Qui non si tratta di stabilire se la mia interpretazione delle cause sia giusta o sbagliata. Piuttosto, se la politica tedesca si rifiutasse di discutere questa spiegazione della crisi, non ci troveremmo di fronte alla scomparsa di ogni differenza fra menzogna e verità? La vera domanda dovrebbe quindi essere: coloro che consapevolmente si rifiutano di discutere questa analisi, devono forse essere considerati dei bugiardi oppure semplicemente dei disonesti? Ormai se ne parla apertamente in tutta Europa. Nel mondo anglosassone questa spiegazione appartiene da tempo alla comprensione standard della crisi, in Italia e in Francia sempre piu’ persone ne sono consapevoli e ciò' genera sempre più’ odio nei confronti della Germania. La Commissione Europea ormai ha ampiamente accettato questa spiegazione, fatto che si riflette nelle crescenti critiche verso i giganteschi avanzi commerciali tedeschi.

In Germania invece non se ne parla. La politica fa finta che questa spiegazione non esista, i media ne parlano solo brevemente e di passaggio, magari quando all'estero sale la tensione, spesso viene descritta come un'ipotesi stravagante. Ma il silenzio puo' essere molto rumoroso, quando viene tirata via la tenda della menzogna collettiva. 

Un classico esempio lo ha offerto il Ministro dell'Economia uscente la scorsa settimana. Ha avuto 25 minuti di tempo per presentare al Bundestag la relazione economica annuale sul 2017. Ha elogiato in dettaglio i risultati dell'ultima legislatura, la descrizione della buona situazione economica ha occupato una lunga parte del discorso, in particolar modo la bassa disoccupazione e l'elevato tasso di occupazione. La situazione degli altri paesi europei è stata toccata a malapena, solo una volta, in una frase il Ministro ha parlato dell'avanzo delle partite correnti tedesche, previsto in ribasso nel 2017, fatto che dovrebbe rallegrare la Commissione Europea (un segnale che forse la Commissione potrebbe aprire una procedura di infrazione contro la Germania a causa degli avanzi commerciali).

Il riferimento alla Commissione è interessante perché dimostra che il Ministro dell'Economia sa bene quanto le eccedenze tedesche in Europa siano viste in maniera critica. Se ne è consapevole, perché non ne parla, e si comporta come se la Commissione potesse essere ignorata, passando rapidamente all'argomento successivo? Non siamo forse al punto in cui la distinzione fra menzogna e verità è già scomparsa? Se io so molto bene che il mio comportamento è oggetto di aspre critiche da parte dei miei vicini, ma mi rifiuto anche solo di parlarne, siamo di fronte a una menzogna o a disonestà? Se io violo le regole stabilite di comune accordo, pero' allo stesso tempo esorto costantemente gli altri a rispettare le regole, che cosa è questo: faccia tosta o sfacciataggine?

Se io sono potente ma mi rifiuto di parlare del mio comportamento discutibile, di cosa si tratta allora? Abuso di potere oppure un ricatto verso i meno potenti da parte dei potenti? Se io poi in pubblico nego questo problema in modo da non turbare i cittadini, di cosa si tratta? Sviamento dell'opinione pubblica, disonestà oppure bugia? Se non affronto con argomenti validi un partito nazionalista, magari ammettendo le responsabilità tedesche, secondo il quale gli altri europei sono da biasimare per la crisi dell'euro e sempre secondo il quale i tedeschi saranno costretti a pagare per gli errori dei vicini, a cosa siamo di fronte: viltà, stupidità oppure auto-inganno?

Come Presidente della Repubblica, sehr geehrter Frank-Walter Steinmeier, molto probabilmente lei vorrà essere di esempio per la gioventù' tedesca incoraggiandola a non evitare le domande scomode. Intende quindi esortare la SPD a rinnovare la sua responsabilità europea affrontando una discussione aperta con i giovani su questo tema, in modo da togliere il vento nazionalista dell'arroganza dalle ali dei partiti di destra?

Quando l'Agenda 2010 ha compiuto 10 anni, lei ha festeggiato l'anniversario insieme agli altri responsabili, sottolineando l'ottimo stato dell'economia tedesca e l'importante ruolo svolto dalle politiche dell'Agenda. All'epoca tuttavia si era dimenticato di menzionare che per gli altri paesi le cose non vanno troppo bene, proprio a causa delle politiche dell'Agenda: ad esempio Francia e Italia dall'inizio dell'unione monetaria hanno perso quote di commercio con l'estero, mentre la Germania ne ha guadagnate. In questo caso il "partenariato" è stato chiaramente un gioco a somma zero. Lei pero' tace sull'argomento, sebbene il futuro dell'Europa sia in dubbio.

Come Ministro degli Esteri è rimasto in silenzio quando il suo collega Schäuble ha costretto la Grecia ad accettare una politica insensata, e come tutti oggi ormai dovrebbero sapere, disastrosa nelle conseguenze. In qualità di Presidente della Repubblica, al di là dei vincoli di appartenenza politica, intende lanciare un segno di riconciliazione scusandosi con il popolo francese, italiano e greco?

Come vede, sehr geehrter Herr Steinmeier, è una cosa complicata quella della menzogna e della verità. Nulla è semplicemente nero o bianco, le tonalità di grigio sono sempre decisive. Un Presidente della Repubblica che fa solo prediche ce l'avevamo già. Lei arriva dal cuore della politica degli ultimi 20 anni, lei ha avuto delle importanti responsabilità. Lei puo' smuovere quello che gli altri nella stessa posizione non potevano muovere. Le crederanno, se dovesse ammettere che all'inizio degli anni 2000 non aveva realmente capito gli effetti devastanti che, politiche pensate solo per la Germania, hanno poi avuto sul resto d'Europa. Con un solo colpo potrebbe dare nuovo slancio ad una traballante Europa e togliere ai nemici dell'Europa a destra, in patria e all'estero, il loro argomento principale. 

Le auguro successo nel suo nuovo ufficio e le invio i miei migliori saluti. 

Heiner Flassbeck


venerdì 6 gennaio 2017

Perché nessuno parla di HSH Nordbank?

Mentre i media tedeschi attaccano l'Italia per il salvataggio pubblico di MPS, nessuno in Germania parla di HSH Nordbank, la banca zombie di Amburgo tenuta in vita grazie alle garanzie pubbliche della regione di Amburgo e dello Schleswig-Holstein. Il salvataggio va avanti nel silenzio dei media mainstream e con l'approvazione di Bruxelles, secondo stime autorevoli, alla fine ci saranno almeno 30 miliardi di Euro di debito aggiuntivo per le 2 regioni del nord. Jens Berger su Nachdenseiten.de

Il nuovo anno è iniziato da pochi giorni e in Germania si continua a discutere con grande interesse se l'utilizzo di determinate sigle per identificare i nordafricani nelle comunicazioni interne della polizia possa essere considerato razzista. Non abbiamo davvero nessun'altro problema? Sicuramente, tuttavia la maggior parte di questi problemi vengono messi a tacere dai media. Prendiamo ad esempio la crisi finanziaria e bancaria. Quando è stata l'ultima volta in cui avete sentito parlare della HSH Nordbank? Mentre alcuni media diffondono i classici comunicati di Public relations rilasciati dalla banca, che di fatto sono delle notizie false, HSH Nordbank alcuni giorni fa ha riconosciuto pubblicamente che la garanzia da 10 miliardi messa a disposizione dai Laender Amburgo e Schleswig-Holstein sarà interamente utilizzata. E' ormai chiaro che il board della banca e i due governi coinvolti stanno ingannando deliberatamente e con una certa diligenza l'opinione pubblica e si stanno scavando il loro rifugio miliardario. Perché non ne parla nessuno?

Cerchiamo di riassumere brevemente la storia di HSH Nordbank: i due leader della CDU locale, Peter Harry Carstensen e Ole von Beust, prima della crisi finanziaria decidono di trasformare la loro banca regionale in un player della finanza globale. Per poter portare in borsa una banca redditizia, assumono rischi enormi, dando vita ad uno dei più' incredibili scandali finanziari degli ultimi anni. Quando nel 2009 la banca è travolta dalla crisi finanziaria, nei suoi libri aveva un portafoglio di crediti erogati alle compagnie navali pari a 33 miliardi di Euro, che con l'inizio della crisi si erano trasformati in un grosso problema. Allora le banche calcolavano un tasso di default pari all'1%, vale a dire 330 milioni di Euro. In base alla valutazione di esperti esterni, all'epoca io ipotizzavo una quota di crediti inesigibili pari al 20% del totale, che avrebbe implicato circa 6.6 miliardi di perdite. Oggi invece scopriamo che le mie previsioni di allora sono state ampiamente superate dalla realtà dei fatti. 

Già durante la crisi del 2009 i Laender Amburgo e Schleswig-Holstein hanno prima dovuto ricapitalizzare la banca con 3 miliardi di Euro e poi coprire i rischi potenziali con una garanzia da 10 miliardi di Euro. Da allora i crediti deteriorati vengono ristrutturati e trasferiti dalla HSH Nordbank alla Bad Bank HSH Finanzfonds AÖR. Inoltre, la banca è ancora ai ferri corti con la Commissione UE, in quanto a Bruxelles gli aiuti miliardari ricevuti direttamente dai bilanci regionali vengono considerati come sovvenzioni pubbliche, quindi teoricamente proibiti.

Già nel 2009 quasi tutti gli esperti parlavano di perdite per almeno 10 miliardi di Euro. L'ex amministratore di HSH Dirk Jens Nonnenmacher, invece, gettava sabbia negli occhi dell'opinione pubblica: l'utilizzo completo dei 10 miliardi di Euro messi a disposizione dai Laender "probabilmente non sarà necessario"; questa strana formulazione già allora avrebbe dovuto far fischiare le orecchie a molti. E' stato fatale il fatto che la politica non si sia mai fidata degli esperti esterni, ma abbia sempre creduto ai banchieri di HSH e ai loro controllori, politici regionali non all'altezza del compito.

Sin dall'inizio i responsabili hanno cercato di ingannare l'opinione pubblica e una parte importante dei media ha partecipato a questa farsa.

Werner Marnette (CDU) una volta ha calcolato quale sarebbe stato il profitto di HSH Nordbank se tutte le cifre annunciate nei comunicati fossero state corrette, e se allo stesso tempo nelle frasi stampate in piccolo non ci fosse stato scritto invece il contrario. Si arriva ad un profitto cumulato di circa 2 miliardi di Euro ottenuto dalla banca a partire dal 2011. In realtà la banca nello stesso periodo avrebbe registrato una perdita di 5.23 miliardi di Euro. Come è possibile che cio' sia accaduto, nonostante i comunicati stampa, e come è possibile che la banca ora debba utilizzare interamente i 10 miliardi di Euro di garanzia se fino a poco tempo fa poteva vantare dei numeri cosi' positivi? Semplice: la banca continua a manipolare i suoi bilanci cosi' come aveva sempre fatto. I crediti deteriorati vengono valutati ad un valore fittizio mentre le garanzie pubbliche sono registrate come prevenzione del rischio e quindi spostano il risultato in positivo. La politica e i media lo sanno, ma spesso preferiscono giocare con l'inganno. 

Bild Zeitung del 10-12-2016

Era già noto dal 2009 che le perdite di HSH Nordbank avrebbero portato con sé un onere enorme per i bilanci regionali. Tuttavia si è preferito fare buon viso a cattivo gioco minimizzando il pericolo in maniera irresponsabile. In questi anni è sembrato che tutti volessero spostare la resa dei conti dopo il prossimo appuntamento elettorale in modo da passare l'eredità scottante al governo successivo. E in parte ha anche funzionato. Ma il piano potrebbe saltare, perché a maggio in Schleswig-Holstein ci saranno le elezioni e un cambio di governo non sembra improbabile. 

I costi restano ovviamente a carico del contribuente. Previsioni realistiche attuali partono da "almeno 25 miliardi di Euro" (Werner Marnette) fino a 32.4 miliardi di Euro (calcolo approssimativo basato sulle previsioni di perdite future fatto da Peter Nippel, Università di Kiel). Circa 30 miliardi di Euro di nuovi debiti fatti da entrambe le regioni sarebbero quindi uno scenario possibile. Facendo un calcolo: la regione di Amburgo ha 1.8 milioni di abitanti, lo Schleswig-Holstein 2.9 milioni di abitanti. Sarebbero 8.108 Euro di nuovo debito a testa per ogni abitante. Non è questo forse un buon motivo per andare sulle barricate? Almeno per i media non sembra sia cosi', preferiscono occuparsi dei "Nafris", e quando non c'è nulla di cui parlare, possono sempre raccontarci storie orribili sui russi, che ancora una volta sarebbero alla nostra porta. Vediamo quale sarà la prossima notizia strillata dai media nostrani. Sicuramente non riguarderà le banche e la grande coalizione.

venerdì 2 dicembre 2016

Lavoro in affitto, schiavitu' moderna?

NachDenkSeiten.de intervista Mag Wompel, giornalista, sociologa ed attivista sindacale, impegnata nella difesa dei diritti dei lavoratori interinali.  

Fra i meccanismi che nel nostro paese favoriscono l'impoverimento e la diffusione della miseria, accanto ad Hartz IV, c'è soprattutto il cosiddetto lavoro in affitto (Leiharbeit), con il quale i lavoratori vengono dati in affitto, come se fossero merci, e spesso sono costretti a vivere in condizioni precarie e in povertà. Nonostante la posizione espressa dalla confederazione sindacale DGB, stesso salario per lo stesso lavoro, c'è da temere che anche la prossima tornata di contrattazione collettiva non cambi la situazione. Intervista alla giornalista e attivista sindacale Mag Wompel.

Frau Wompel, abbiamo già parlato piu' volte della logica disumana di Hartz IV, e del fatto che con Hartz IV le élite abbiano aperto il fuoco automatico sui salariati. Quali sono le conseguenze concrete?

Io preferisco parlare di leggi Hartz, poiché l'Agenda 2010, in tema di politica sociale e del lavoro, non si è occupata solamente di ridurre i diritti dei disoccupati, al suo interno contiene infatti anche norme di deregolamentazione massiccia, ad esempio per quanto riguarda il lavoro interinale. Si tratta di un elemento particolarmente significativo in quanto i lavoratori possono essere messi sotto pressione con due morse: da un lato la paura della disoccupazione, dall'altro la paura dell'impoverimento e della privazione dei diritti nei periodi di disoccupazione. 

Vorrei ribadire che nel nostro paese ci sono circa 5 milioni di persone che non possono vivere del loro salario e che per questo devono chiedere un sussidio Hartz IV. Detto diversamente, e considero questo punto importante, le aziende possono permettersi di pagare uno "stipendio" insufficiente per vivere. Prima, in queste condizioni, dovevano presentare istanza di fallimento, oggi al contrario fanno degli extra-profitti. Perchè? Perché noi lavoratori paghiamo una parte dei loro costi del personale. L'economia di mercato funziona in maniera splendida - soprattutto per il capitale, perché il rischio d'impresa è a carico delle  vittime del sistema.

Questa crescita massiccia della dipendenza dal salario è stata agevolata anche dalla condotta dei sindacati, sotto l'influenza del "feticcio del lavoro", come lo chiamo io: per loro "qualsiasi posto di lavoro" era molto piu' importante, ad esempio, della qualità della vita. E anche oggi, dopo molti anni, motivano la loro ridotta capacità di mobilitazione ripetendo che le leggi Hartz IV ne sarebbero la vera causa: tagli salariali, povertà, intensificazione del lavoro, straordinari non pagati, enormi disturbi da stress - tutto cio' per molti è sempre meglio dello spettro di Hartz IV.

E la situazione continua a peggiorare, perché una volta che la ricattabilità dei salariati è stata riconosciuta, non è facile levarsela di dosso. E non dobbiamo dimenticarlo: in piu' di 10 anni di leggi Hartz, oltre 10 milioni di persone sono entrate nell'inferno dei Jobcenter come clienti. 

Lei parla del lavoro in affitto come di un elemento molto importante in questo contesto. Che cosa si intende per lavoro temporaneo -  e come si è sviluppato nel nostro paese?

Legalmente si parla di lavoro temporaneo per nascondere il fatto che le persone sono date in affitto come se fossero merci: da un prestatore ad un altro che le prende in prestito. Noi invece preferiamo parlare di moderna "tratta degli schiavi". E come in ogni commercio anche qui alla fine ci deve essere un guadagno, che infatti i lavoratori interinali pagano con un salario che è fino al 40% inferiore rispetto a quello dei dipendenti a tempo indeterminato.

La diffusione dei bassi salari anche nel settore del lavoro interinale favorisce sempre piu' una sostituzione dei lavoratori fissi con i lavoratori temporanei. Molte aziende hanno un loro bacino di lavoratori da cui attingono. Quello del lavoro in affitto è stato un settore relativamente stabile e di nicchia fino al 2003: nel 1996 i lavoratori temporanei erano 177.935 mentre nel 2003 erano saliti a 327.789. Hanno continuato a crescere fino a triplicare nel 2011, mentre alla fine del 2016 gli interinali saranno probabilmente piu' di un milione.


Possiamo dire che senza il consenso dei sindacati non ci sarebbe stato il boom del lavoro in affitto?

La risposta piu' semplice è si'. Ma da un lato bisogna anche aggiungere che il lavoro temporaneo non è la sola forma di precarizzazione. La precarizzazione, in quanto condizione di vita e di lavoro non sicura e non pianificabile, inizia con i contratti di lavoro a tempo determinato, passa attraverso le clausole tariffarie diversificate e finisce con i contratti d'opera. Gli ultimi dati disponibili ci dicono che nel 2014 i contratti collettivi si applicavano solo al 45 % degli occupati.

Per i lavoratori a tempo quali sono gli elementi piu' negativi in questa situazione?

Possiamo dire che cosi' come i disoccupati e i migranti sono utilizzati contro la forza lavoro per ottenere rinunce salariali e peggiori condizioni, i lavoratori interinali svolgono lo stesso ruolo all'interno delle aziende nei confronti degli occupati stabili, a volte sono usati anche come "crumiri".

Il lavoro temporaneo non ha una buona reputazione, ed è normale che sia cosi'. I  lavoratori interinali spesso non hanno un'alternativa, in quanto la maggioranza delle posizioni aperte sono nel lavoro interinale e i Jobcenter le propongono ai disoccupati sotto la minaccia di sanzioni. Fino al 40% di salario in meno - con una forte differenziazione a seconda del settore - spesso senza alcun elemento salariale accessorio aggiuntivo e meno diritti. Dei loro pochi diritti la maggior parte non sa nulla, oppure se li conoscono vi rinunciano volontariamente, per paura di perdere il lavoro.

Dalle aziende sono considerati come un fattore per la riduzione del costo del lavoro, fanno paura ai lavoratori dipendenti stabili e in piu' sono un carico di lavoro aggiuntivo perché ogni volta devono ricevere la formazione necessaria. L'economia del lavoro temporaneo al contrario vive di queste differenze salariali e dell'arte di sottrarre una parte del salario alle sue vittime. Anche la nuova legge sui contratti a tempo non cambierà molto. 

Vuole aggiungere un'ultima parola?

Per uscire dalla trappola della ricattabilità di ogni posto di lavoro, che di fatto spinge i sindacati a considerare ogni lavoro temporaneo qualcosa che è sempre meglio della disoccupazione, dovremmo modificare il centro della nostra attenzione. L'immenso settore a basso salario, la diffusione della povertà fra i lavoratori, le divisioni che ci paralizzano, si fondano sull'accettazione su larga scala e a qualsiasi prezzo della dipendenza da un lavoro salariato.

I sindacati, e non solo, hanno perso di vista il fatto che il lavoro ha un senso sociale solo quando riesce a garantire le funzioni di sostentamento e di socializzazione e i suoi frutti hanno un'utilità sociale. Sappiamo che cio' molto spesso non accade. Perché allora non rimettiamo al centro la qualità della vita, e non iniziamo a valutare la qualità del lavoro secondo questo parametro?

sabato 5 novembre 2016

Povertà per legge, Hartz IV

Le leggi Hartz IV recentemente sono state aggiornate e sono diventate ancora piu' severe e vessatorie nei confronti dei percettori di un sussidio. Le NachDenkSeiten.de pubblicano un'intervista alla giornalista e attivista sindacale Susan Bonath, da sempre molto critica verso Hartz IV: è un sistema nato per istituzionalizzare la povertà e dal carattere vessatorio. Dalle nachdenkseiten.de


Per alcuni Hartz IV è l'istituzionalizzazione della povertà per legge. E' vero, ma c'è molto di piu'. E' anche un programma per la moderazione salariale e per l'abbassamento degli standard dello stato sociale. Un'aggressione alle istituzioni dello stato sociale previste dalla Costituzione. Un insieme di leggi per l'impoverimento e la riduzione dei diritti. E non meno importante: uno strumento di "mobilitazione ideologica" che grazie all'ideologia Hartz trasforma le vittime in colpevoli. Persone che nella loro condizione di necessità non solo vengono lasciate da sole, ma che si fa di tutto per farle sentire in colpa. 

NDS: Frau Bonath, lei è un'avversaria del sistema Hartz-IV, da sempre è molto attiva sui media con le sue critiche alle leggi Hartz. Al momento sono in discussione alcune riforme, che cosa dobbiamo aspettarci?

Bonath: da diversi anni per „Junge Welt“ racconto gli eccessi del sistema Hartz-IV. Questo mi ha permesso di capire fino a che punto queste leggi siano ormai penetrate nella nostra società. Un esempio: sin dal 2005 i criteri di calcolo previsti dalle leggi Hartz erano stati applicati in maniera non corretta, come ammesso in seguito anche dai membri della Commissione Hartz. Già dal 2005 l'importo avrebbe dovuto essere di 500 € al mese per ogni adulto, ma invece è stato calcolato in 345 € nell'Ovest e in 331 € nell'Est.

Le persone che dipendono da questo sussidio minimo di sussistenza sono molte di piu' dei 4,4 milioni di adulti che da oltre un anno sono senza lavoro oppure di coloro che devono integrare il loro basso salario o Minijob (aufstocker). Con questi soldi vivono anche un milione di persone con un'invalidità, malati o disabili, o i pensionati la cui pensione è insufficiente per vivere. A questi si aggiungono 1.6 milioni di bambini. I miseri benefici previsti per circa un milione di richiedenti asilo sono del 10% inferiori rispetto alle tariffe Hartz IV.

NDS: Cosa prevedono esattamente le tariffe?

Bonath: Attualmente una persona celibe che vive da sola riceve 404 €, se c'è un partner 364 € - piu' il contributo per un affitto "ragionevole". Che cosa sia "ragionevole" lo decide il comune. Spesso i comuni sono in una difficile situazione finanziaria e possono offrire solo delle vecchie stamberghe, piccole e malsane. Chi opta per una casa più' costosa, deve pagare un extra dal sussidio. 

I giovani dai 18 ai 24 anni ricevono 324 €, dai 14 ai 17 anni solo 306 €, da 6 a 10 anni 270 € mentre i bambini piccoli 237 €. Tuttavia è necessario tenere conto che l'assegno per i figli viene sottratto da questa somma. Se un bambino riceve ancora un mantenimento da uno dei genitori separati e con il reddito supera i limiti previsti dalle leggi Hartz, il denaro in eccesso sarà sottratto dai sussidi percepiti dal genitore single.

NDS: e che cosa c'è di nuovo per i soggetti interessati?

Bonath: Dal primo di agosto sono entrate in vigore ulteriori leggi peggiorative per i percettori di Hartz IV. Non sono grandi cose, ma piccole cattiverie ben nascoste. Ad esempio il sistema di sanzioni è stato allargato e alle attuali vessazioni se ne sono aggiunte altre. Come se quelle attuali non fossero state già abbastanza dure.

Prendiamo ad esempio i ragazzi fra i 15 e i 24 anni: per loro le regole erano già state rese piu' difficili nel 2007, di fatto gli impiegati del Jobcenter possono obbligarli ad iniziare ogni tipo di tirocinio, ma anche i lavori ad 1 Euro (Ein-Euro-Job), ogni stage non retribuito oppure ogni lavoro interinale. Se ad esempio un diciassettenne che ha abbandonato la scuola non segue gli obblighi previsti dal jobcenter, l'impiegato puo' bloccargli per 3 mesi l'erogazione di ogni sussidio. Per non morire di fame il diciassettenne dovrà elemosinare qualche buono pasto. Per chi ha piu' di 25 anni è ancora peggio: il 30 % in meno per un anno dopo la prima infrazione, poi il 60% e alla fine non ricevono piu' nulla, restano anche senza affitto.

Una delle novità, ad esempio, è che l'impiegato puo' interpretare come "cattiva condotta sociale" ogni rifiuto di un lavoro, oppure la perdita di un lavoro se ritiene che il lavoratore sia in parte colpevole. Gli possono chiedere fino a 4 anni di risarcimento. Vale a dire: l'ufficio trattiene al disoccupato, oppure all'Aufstocker, per tutta la durata di questo periodo un reddito ipotetico che avrebbe potuto guadagnare, indipendentemente dal fatto che il sussidiato sia finanziariamente bisognoso oppure no. Si arriva al punto in cui alle madri single viene sottratto un importo fittizio nel caso in cui non vogliano (o magari non possano) rivelare il nome del padre del bambino. O almeno cosi' prescrive la Bundesagentur für Arbeit nelle indicazioni specialistiche.

NDS: Hartz IV e l'espansione dei bassi salari sono collegati fra loro?

Bonath: certo, Hartz IV è una spada di Damocle anche per gli occupati. Sull'argomento una piccola storia di cui sono venuta a conoscenza: un 56enne tecnico di Telekom mi ha raccontato di essere rimasto uno degli ultimi nella sua professione ad avere un "vecchio" contratto di lavoro. Vale a dire: è pagato secondo il contratto collettivo ed ha 30 giorni di ferie. Inoltre, ha la possibilità di andare in pensione con 58 o 60 anni. I giovani lavoratori, condizioni come queste, le  possono solo sognarle.

Oggi Telekom non assume piu' tecnici con le stesse condizioni, per ridurre i costi infatti vengono ingaggiate aziende esterne. Queste ovviamente pagano i loro dipendenti meno e non sono legate a contratti collettivi. Sicuramente i lavoratori di queste aziende non faranno sciopero per un salario piu' alto perché nei Jobcenter ci sono milioni di disoccupati che possono essere privati di ogni mezzo di sussistenza da parte degli impiegati dei Jobcenter, e quindi essere obbligati a lavorare anche a meno. E questo era esattamente l'obiettivo delle leggi Hartz IV

NDS: Voluto? Da chi e perché?

Bonath: Si trattava di creare un enorme settore a basso salario per attività che presumibilmente sono poco produttive, lo aveva già detto apertamente l'ex Cancelliere Gerhard Schröder prima dell'introduzione di Hartz IV. Per farlo si appoggiò al "dibattito sulla pigrizia" iniziato dopo la riunificazione e che ha portato ad incolpare i disoccupati del loro insuccesso sul mercato del lavoro.

C'era del metodo, perché la nuova Germania riunificata aveva ricevuto improvvisamente un'eredità di 6 milioni di disoccupati, che non riusciva a far scendere. In alcune città dell'Est, all'inizio degli anni '90, si arrivava a punte del 50% di disoccupazione. Alcune qualificazioni professionali da un giorno all'altro avevano perso completamente ogni valore. 

La Germania doveva trovare una soluzione e trasformare il paese nel campione dell'export europeo. Vale a dire, se ai disoccupati tolgo i sussidi di disoccupazione e allo stesso tempo lascio che milioni di persone lavorino con un salario minimo, faccio in modo che il potere d'acquisto nel paese diminuisca. Cosi' l'economia avrà bisogno di esportare e quindi dovrà espandersi verso altri mercati. Altrimenti i profitti sarebbero crollati. E ci sono riusciti.

Questa riforma ha avuto effetti anche in politica estera che non possono essere sottovalutati. La Germania si è affermata come una delle economie piu' forti a livello europeo a scapito di milioni di suoi cittadini e a vantaggio dell'export. Sull'altro lato, nei paesi importatori, sono stati tagliati posti di lavoro, ed è cresciuta la precarietà e la povertà.

E' stato alquanto onesto l'ex Cancelliere Schröder quando nel 2005 al World Economic Forum di Davos senza troppi giri di parole ha chiaramente detto che l'obiettivo principale dell'Agenda 2010, la realizzazione di un ampio settore a basso salario, è stato raggiunto grazie alle leggi Hartz IV. Ha dovuto pertanto riconoscere che anche la povertà di massa e i tagli allo stato sociale facevano parte di quel piano.