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giovedì 21 marzo 2019

Una bella portaerei per la marina tedesca?

La marina tedesca potrebbe dotarsi di una bella portaerei nuova di zecca, almeno secondo le recenti promesse di AKK e Merkel. Riusciranno la Cancelliera e il nuovo leader della CDU a fare quello che né il Kaiser né il Führer erano riusciti a fare? Dopo i recenti fallimenti nella realizzazione di grandi progetti, in patria ci sono dei forti dubbi in merito. Ne scrive Jens Berger sulle Nachdenkseiten


Cosa sanno fare davvero bene i tedeschi? Costruire aeroporti e navi. E qual'è l’incrocio perfetto fra BER (aeroporto di Berlino) e Gorch Fock (nave a vela)? Una portaerei, esatto. E la sua costruzione è stata proposta con la massima serietà dal nuovo leader della CDU Annegret Kramp-Karrenbauer in una recente riflessione sul futuro dell'Europa. La specialista di costruzioni navali della Saarland ha ricevuto un sostegno convinto e di spessore nientemeno che dalla Cancelliera stessa. Angela Merkel trova che l'idea di una portaerei tedesca sia "buona e giusta" e addirittura accetta l'idea di "lavorarci sopra". Se la Cancelliera avesse successo, riuscirebbe a fare quello che prima di lei né il Kaiser né il Führer erano riusciti a fare, i tedeschi finalmente avranno un posto al sole. Un testo di Jens Berger


Volevamo solo una pensione decente e dei salari onesti, e invece abbiamo ottenuto dei taxi volanti e una portaerei – un giorno potrebbe essere raccontato così il "bilancio" del governo dell’Unione. Tutti sanno ormai che la nostra Cancelliera divina non si occupa più di questioni terrene come la catastrofe dell’assistenza sanitaria, il malessere socio-economico dei suoi sudditi ingrati o persino di questioni banali come la politica climatica. Alla fine del suo mandato, Angela Merkel ambisce a qualcosa di più alto. Ora fa politica per entrare nei libri di storia! Ma cosa dovrebbe essere scritto nei libri di storia? Che porta sulla coscienza l’aver rovinato le relazioni tedesche e dell’UE con la Russia? Che ha sempre obbedito agli interessi delle compagnie automobilistiche e del vecchio alla Casa Bianca? Dal momento che tutto ciò non è così piccante, c'è bisogno almeno di una nave da guerra che porti il suo nome, una nave le cui dimensioni siano degne di lei. Se la marina tedesca dovesse intitolare il suo prossimo rimorchiatore a Gerhard Schröder, per la prima e migliore Cancelliera della Germania c’è bisogno di qualcosa di più!

Beh, la piu’ giovane fra le portaerei americane, la USS Gerald R. Ford, è costata circa 18 miliardi di dollari – facendo le dovute proporzioni per la Germania, incluso il moltiplicatore di Stuttgart-21 e quello della "Filarmonica dell'Elba" si raggiungerebbe probabilmente l'intero debito nazionale della Grecia. Ma la Cancelliera uscente dovrebbe valere almeno questa somma. Oppure? Potrebbe anche essere leggermente problematico il fatto che la Germania in realtà non ha alcun bisogno di una portaerei. Tali basi galleggianti sono elementi fondamentali di una dottrina chiamata "proiezione di potenza globale". Non hanno nulla a che fare con la difesa, ma con la possibilità di imporre i propri interessi in tutto il mondo per mezzo di una forza offensiva. Ma noi comuni mortali cosa ne sappiamo del genio strategico delle signore Kramp-Karrenbauer e di Merkel, entrambe GRÖCAZ (größten CDU-Vorsitzenden aller Zeiten)?

La storia delle portaerei tedesche non è affatto gloriosa. Nella Marina imperiale erano in servizio solo quattro piccole "navi portaerei" utilizzate principalmente per combattere contro gli idrovolanti russi nel Mar Baltico. I piani per il „Flugzeugdampfer I“, che avrebbe dovuto navigare contro "Engeland" e avrebbe dovuto assicurare ai tedeschi un legittimo posto al sole, furono abbandonati nell'ottobre del 1918. Venti anni dopo fu varata l'unica portaerei di Hitler utilizzata però solo come deposito di legname e abitazione galleggiante. Nemmeno la macchina da guerra di Hitler era riuscita a trovare una funzione per un simile mostro. Ma probabilmente il caporale boemo non pensava abbastanza in grande e in materia di proiezione di potenza su scala globale avrebbe dovuto prendere ripetizioni da AKK e Merkel.

Ora una marina che fallisce miseramente nel tentativo di riparare una nave a vela, in futuro dovrebbe difendere l'Europa da tutto il mondo? Bene, se questo non è un piano audace. Qual è la prossima idea delle grandi menti della CDU? I taxi aerei e le portaerei sono difficili da eguagliare e superare. Che ne dite di una missione tedesca su Marte? O forse sarebbe meglio con Alpha Centauri? E perché allora non costruire una Torre di Merkel alta mille metri nella bellissima Uckermark? Fino a quando l'Unione non avvierà un gigantesco e irrealistico progetto come la copertura delle buche sulla B192, sarà il cielo l'unico limite per dei piani audaci che possano aiutare veramente il paese. In questo modo - considerando il moltiplicatore Stuttgart-21 e e quello della "Filarmonica dell'Elba" (2 progetti clamorosamente andati male) - nell'anno 2139 la nipote di Philipp Amthor (giovane della CDU) nel suo ruolo di cancelliera tedesca potrà battezzare la nuova portaerei con il nome "MS Angela Merkel" - naturalmente da un taxi aereo.


sabato 1 settembre 2018

Chemnitz ovvero la rivergination della stampa e della politica tedesca

Le vicende di Chemnitz degli ultimi giorni ci mostrano quanto sia divisa la società tedesca e quanto sia sottovalutato il malessere di alcune regioni. Ma soprattutto Chemnitz è il luogo in cui la politica e la stampa tedesca possono rifarsi la verginità e accusare indiscriminatamente di nazismo una città e una regione intera. Un'assurdità che sarà punita dagli elettori. Ne parla un ottimo Jens Berger sulle Nachdenkseiten.de


Divide et impera

(...) Nel corso degli anni, la lotta "contro la destre" è diventata una caratteristica comune, anzi quasi determinante, della cosiddetta sinistra politica. Le contro-dimostrazioni ai raduni di AfD oppure le marce congiunte contro la violenza di destra raccolgono il consenso di tutti: dal funzionario della destra dell'IG Metall fino al rappresentante dell'ala "antifa" del partito di sinistra. Essere "contro la destra" oggi è il minimo comune denominatore della sinistra politica, che altrimenti mancherebbe di unanimità su quasi ogni altro argomento. E naturalmente anche il centro politico almeno a parole è "contro le destre" e quindi ogni dichiarazione di appartenenza al fronte "anti-destra" oggi corre il rischio di diventare quasi universale. Anche la Bild-Zeitung fa finta di essere "contro le destre" ma nonostante ciò continua a pubblicare le sue prime pagine xenofobe. Questo ci mostra quanto valgano in realtà queste dichiarazioni puramente formali e come possano essere applicate anche al "campo della sinistra".

Perché se i fattori socio-economici sono il motivo principale per il successo elettorale di AFD e soprattutto - ma non solo - nell'est del paese hanno contribuito alla creazione di una scena di estrema destra, allora ad essere corresponsabili per la crescita dell'estremismo di destra sono proprio coloro che oggi marciano in prima fila nelle contro-manifestazioni - e cioè i sostenitori della corrente dell'Agenda 2010 nella SPD e fra i Verdi. Senza le leggi Hartz, senza i posti di lavoro precari e la povertà in vecchiaia da loro volontariamente introdotti, la divisione e lo spostamento verso destra all'interno della nostra società certamente non ci sarebbe stato.

Le persone felici non votano per i nazisti e non hanno paura degli stranieri. Le persone senza paura del futuro sono immuni ai Gauland e agli Hoecke (AfD). Così il rafforzamento delle destre è anche una conseguenza della politica di chi oggi sulle proprie bandiere dichiara la guerra "contro le destre". Ciò ha un metodo. Perché chi marcia "contro le destre" almeno dall'esterno non sembra essere sospettabile di aver creato il terreno di coltura in cui avviene lo spostamento verso destra. Divide et impera.

E persino una parte della sinistra, che nella lotta contro la "destra" vuole mettersi in evidenza, con questa dichiarazione di coesione è sospettabile di voler distogliere l'attenzione dal fatto che le loro proposte socio-economiche si muovono nelle sfere celesti. Chi vede la salvezza dell'anima solo in un'utopia post-capitalista e post-crescita con confini aperti e un reddito di base incondizionato da tempo ha abbandonato la lotta per i cuori e le menti di coloro che sono meno fortunati. E se poi la gente preferisce votare per il "passero marrone" piuttosto che per la "colomba rossa sul tetto", cio' viene interpretato come l'ordine di marciare in maniera ancora più decisa "contro la destra". Tutto sta diventando sempre piu' folle.

Tutto è cosi' tollerante qui

La vecchia canzone partigiana "Bella Ciao", nella sua versione tecno-chewing-gum, è diventata l'hit dell'estate e a quanto pare questa estate vengono pubblicati anche molti articoli di editorialisti partigiani che con un certo coraggio hanno deciso di spostarsi sulle montagne per combattere il fascismo. Che assurdità. Quando i giornalisti che probabilmente da anni non parlano con persone senza un diploma di liceo o che guadagnano meno di 5.000 euro al mese (camerieri, addetti alle pulizie o tassisti) si trasformano in coraggiosi portavoce del popolo, è davvero troppo facile. Naturalmente, le "echo chamber" berlinesi del distretto governativo popolate dagli editorialisti sono molto tolleranti. Ma a cosa serve continuare ad intrattenere la tua echo chamber? Il rischio che un redattore di Die Zeit, un deputato dei Verdi o Sascha Lobo (Der Spiegel) possano essere trattenuti dal voler trasformare domani Chemnitz in una zona libera...è trascurabile.

Ed è altrettanto trascurabile la probabilità che tali editoriali vengano letti da chi è in difficoltà economiche oppure propende verso l'estremismo di destra. La vita quotidiana di un disoccupato della di Dortmund-Nord non ha molto in comune con la vita di un hipster mediatico di Prenzlauer Berg. E ancora di piu' bisognerebbe chiedersi, se almeno conosce il giornale "Die Zeit". Non solo economicamente, ma anche culturalmente, siamo di fronte ad una società divisa in cui i punti di contatto sono sempre meno. Il redattore di "Die Zeit" ha molto più a che fare con i suoi colleghi del centro di Londra o di New York che non con i non accademici della Ruhr, della cintura del maiale della Bassa Sassonia o dei palazzi prefabbricati di Francoforte sull'Oder. Ma questo è normale in tempi di globalizzazione. Cio' diventa tuttavia problematico quando il redattore di "Die Zeit" cerca di spiegare alla sua "echo chamber" perché i "left-behind" non credono più nella nostra democrazia liberale così brillante e non si fidano più dei valori liberali occidentali.

Il sassone è uno stupido nazista

Poche persone diventano estremisti di destra per ragioni socio-economiche. Le risposte concrete a tali problemi comunque le destre non le hanno. Tuttavia, lo squilibrio socioeconomico spesso è la ragione per la quale le persone si allontanano dal sistema e scelgono la xenofobia come sfogo per l'insoddisfazione diffusa. "Perché devi essere contro qualcuno, ed essere contro di loro è facile" - così ha detto una Chemnitzerin  in maniera libera e franca. Queste sono persone che raramente leggono gli editoriali dei nostri buoni giornali di qualità, ma percepiscono tuttavia in maniera indiretta un po' dell'umore del paese. Se ora ti metti a pontificare in maniera indifferenziata contro gli stupidi sassoni, che sarebbero tutti in qualche modo di destra, sicuramente non stai facendo nulla di utile per impedire a un singolo sassone di votare AfD. In generale poi la fissazione sulla Sassonia è stupida. Nel Baden-Württemberg e nella Renania-Palatinato AfD ha ottenuto risultati elettorali a due cifre e gli attacchi xenofobi purtroppo avvengono in tutto il territorio federale. Dortmund come "hotspot" delle destre non è meglio o peggio della Dresda capitale dei Pegida.



Nel quartiere governativo di Berlino, tuttavia, tali differenziazioni non vengono fatte volentieri. Lì si preoccupano piu' che altro per le sorti della democrazia liberale. Questa preoccupazione pero' molto probabilmente viene accolta favorevolmente dagli stessi considerati come "il pericolo". L'elettorato di AfD che non appartiene alla borghesia facoltosa e benestante, si considera piu' che altro come un "oppositore del sistema" e vorrebbe gettare una chiave negli ingranaggi della classe politica di Berlino percepita come elitaria. Tanto piu' forte sarà l'agitazione dei rappresentanti di queste élite, tanto maggiore sarà la soddisfazione con cui questi "avversari del sistema" potranno fregarsi le mani.

Chiunque si preoccupi per le sorti della "democrazia liberale" senza affrontare lo squilibrio socioeconomico sta parlando in primo luogo alla propria camera di risonanza. Argomenti sui quali il professore, il caporedattore e il capo d'azienda sono devotamente concordi. Ma quali sono i "danni collaterali" di una tale politica di comunicazione?

Viene generalizzato tutto cio' che è possibile: "tutti Nazi tranne Mutti". Ma cosa succede in una Chemnitz in cui ci si preoccupa per la mancanza di sicurezza nel centro città e in cui molti cittadini in maniera apolitica hanno partecipato alle manifestazioni poi prese in ostaggio a proprio uso e consumo da una piccola, ma molto "fotogenica", banda di radicali di destra? Se mettiamo tutti gli insoddisfatti nel "cassetto di destra" allora un giorno potrebbero avere la sensazione di trovarsi a casa loro. E poi avremo esattamente la profezia autoavverante che nelle urne ci porta direttamente ad una svolta a destra. Se tutti continuano a considerare come dei nazisti queste persone insoddisfatte senza offrire loro un'alternativa seria, saranno in molti ad accettare questo verdetto e si comporteranno come nazisti votando da nazisti. Almeno il resto pero' potrà finalmente marciare unito "contro la destra". È davvero quello che vogliamo?

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martedì 6 marzo 2018

La vecchia Europa non c'è piu'

Non abbiamo bisogno di farci spiegare le elezioni italiane dai commentatori tedeschi, ogni tanto tuttavia anche sulla stampa tedesca si leggono riflessioni originali. Jens Berger sulle NachDenkSeiten fa un paragone fra Italia e Germania e ipotizza che anche in Italia, dopo Olanda, Francia e Germania, sia iniziato il funerale della socialdemocrazia. Dalle NachDenkSeiten.de


[...] Nel settembre 2017 si è votato in Germania e anche qui è proseguita la tendenza europea avviata in Olanda e poi seguita dalla Francia. I socialdemocratici tedeschi sono scesi al 20.5 %, il peggior risultato di sempre, il partito di estrema destra anti-establishment AfD con una crescita di otto punti percentuali ha raggiunto il 12.6 % ed è uscito dalle urne come il grande vincitore. Se si votasse oggi, AFD sarebbe la seconda forza politica mentre la CDU con il 33% e la SPD con il 15% per la prima volta nella storia della Repubblica Federale tedesca non sarebbero in grado di formare una "grande coalizione". I tempi in cui la Germania era un'ancora di stabilità sono finiti. Si puo' ipotizzare che soprattutto per la resistenza all'apprendimento della SPD anche qui da noi questo trend si sia rafforzato e che la SPD, come i partiti fratelli in Olanda e in Francia, possa sprofondare nella insignificanza ad una cifra, mentre AfD cresce e diventa la seconda forza del paese.

Domenica anche l'Italia ha imboccato questa strada. Sommando i partiti successori della Democrazia Cristiana e della Socialdemocrazia si arriva solo al 32.8% dei voti e in questo modo piu' o meno agli stessi voti dei "5 Stelle" da soli. Nel 2008 il PdL di Berlusconi e i socialdemocratici del PD insieme avevano raggiunto oltre il 70% dei voti. La Lega allora aveva raggiunto solo l'8.3% e i 5 Stelle non c'erano ancora. Oggi il M5S con il 32.6 % è il partito piu' forte mentre la Lega con il 17.4% è il maggior partito nell'alleanza elettorale di centro-destra, che in realtà avrebbe dovuto essere un'alleanza di Berlusconi. Insieme la Lega e i 5S arrivano esattamente al 50% dei voti. Un italiano su due ha votato per un partito anti-establishment, un governo di coalizione senza queste 2 forze non è possibile.

Solo teoricamente, per paragonare la probabilità delle coalizioni si puo' provare a fare un confronto con le condizioni tedesche. Dove avremmo:

- una coalizione di centro-destra fra CDU/CSU, FDP e AfD, in cui AfD è il partito piu' forte

- un movimento eterogeneo anti-establishment, che si puo' pensare come una miscela fra i Pirati e un nuovo movimento per la pace

- un'alleanza di "centro-sinistra" in cui non ci sono partiti di sinitra in senso stretto e in cui i socialdemocratici si leccano le ferite dopo aver subito delle pesanti ferite

- un'alleanza di sinistra insignificante scesa ad un deludente 3.4%

La SPD andrebbe in un'alleanza con AfD a fare il junior-partner? Certamente no. La SPD sarebbe disponibile a sottomettersi ad un movimento anti-establishment tendenzialmente di sinistra con Ken Jebsen come Cancelliere? Probabilmente no. Una coalizione fra 5 Stelle e Lega è ancora piu' improbabile. Rimane la possibilità di un cambio di partito, alla fine la Forza Italia di Berlusconi e il PD di Renzi non sembrano avere un grande futuro davanti. Oppure ci sono le elezioni anticipate.

Come reagisce l'Europa?

Piu' interessante tuttavia è la questione di come l'Europa giornalistica e politica reagisce a questi sviluppi. Se si esaminano le reazioni piu' significative, come ad esempio l'illeggibile analisi di Stefan Ulrich sulla Süddeutsche, bisogna purtroppo affermare che l'establishment non ha capito nulla, proprio nulla. Chi vota contro l'establishment, secondo l'autore sarebbe "irrazionale" e "antieuropeo" e comunque un "populista". La povertà e la disperazione, che allontanano gli elettori dall'establishment, sarebbero "vittime" di cui il paese ha bisogno "per poter vedere una ripresa". Ma della interminabile politica di riforme che il giornalista si auspica anche a nome delle élite tedesche ed europee, gli elettori purtroppo non vogliono piu' sentire parlare. Le elezioni parlamentari in Italia sono state soprattutto il rifiuto esplicito di un'europa tedesca fatta di austerità e mancanza di alternative che con i suoi esecutori materiali locali mette in pratica questa ideologia. Ancora una volta ha colpito soprattutto i socialdemocratici che in tutta Europa non vogliono capire che i loro elettori chiedono un'alternativa reale e progressista.

mercoledì 28 febbraio 2018

La Tafel di Essen e la depravazione delle élite politiche: la lotta per il cibo è solo l'inizio

La triste storia della Tafel di Essen, un caso di guerra fra poveri in una zona della Germania già colpita dalla crisi, ha dato l'occasione alle élite socialdemocratiche di mettersi in mostra e di profilarsi come un'autorità morale condannando l'accaduto. Un altro fallimento comunicativo e politico da parte di una forza in declino che ormai ha evidentemente perso il contatto con il paese reale. Un commento molto interessante di Jens Berger sulle NachDenkSeiten.


ll motivo per cui la Tafel di Essen ha imposto uno stop alle iscrizioni di nuovi utenti di origine straniera non sarà sicuramente politicamente corretto, ma è comprensibilissimo. Nel giro di 2 anni la percentuale di stranieri, fra gli attuali 6.000 utilizzatori della Tafel di Essen, è passata dal 35% al 75%. Uomini giovani e a volte anche aggressivi, secondo il racconto degli stessi volontari della Tafel, stanno sempre più' prendendo il posto dei pensionati e delle madri single, anche loro ormai dipendenti dalle briciole della società dei consumi. E' successo, come del resto era prevedibile, perché le élite erano dell'opinione che un'immigrazione di massa non regolata non avrebbe causato alcun disturbo nella parte più' bassa della società. Pensiero sbagliato. Dall'inizio della crisi dei migranti le NachDenkSeiten non hanno fatto altro che mettere in guarda dal rischio: senza un massiccio intervento politico, sociale e finanziario nella parte più' bassa della società si arriverà ad una concorrenza spietata fra i "vecchi poveri", le vittime di Hartz IV e i pensionati in povertà, e i "nuovi poveri", cioè i migranti e i rifugiati. Un posto come la Tafel, in una città povera e disperata come Essen, era senza dubbio il luogo perfetto in cui sarebbero potuti scoppiare i primi conflitti sostitutivi di questo tipo, che sicuramente non saranno nemmeno gli ultimi.

Accusare proprio la Tafel di Essen di razzismo, volontari che da sempre si impegnano affinché le persone più' anziane e più' deboli nella lotta predatoria fra poveri per accaparrarsi il cibo non se ne vadano col piatto vuoto, è squallido e stupido. Senza dubbio tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro nazionalità, dall'età o dal sesso dovrebbero avere diritto ad un'alimentazione sufficiente. Ma le moderne mense dei poveri, come le Tafel, non vivono nell'abbondanza: ogni giorno sono costrette a cercare di riparare agli errori e agli abusi di cui si è resa responsabile la politica. Per questa ragione è particolarmente assurdo che proprio i politici, corresponsabili delle condizioni catastrofiche generali, cerchino ora di mettersi in mostra da un punto di vista morale e di profilarsi attaccando coloro che ogni giorno sul posto e su base puramente volontaria fanno di tutto per mitigare le conseguenze delle politiche immorali portate avanti in questi anni.


Prendiamo ad esempio il politico della SPD berlinese nonché Segretario di Stato, Sawsan Chebli. A lei "corrono brividi freddi sulla schiena", fa sapere al popolo via Twitter. "Generi alimentari solo per i tedeschi. Esclusi i migranti", cosi' Chebli. Di fronte ad una quota di stranieri che alla Tafel di Essen raggiunge il 75%, lei esclude ogni argomento fattuale. Chebli deve ringraziare proprio il suo ruolo di portavoce al Ministero degli Esteri, perché è stata proprio lei, con il suo viso giovane e simpatico, a rivendere alla stampa la politica estera del suo governo, quella stessa politica che ha sicuramente contribuito al fatto che ora ci siano cosi' tanti pensionati poveri e madri single costrette a dover lottare con i rifugiati per accaparrarsi gli avanzi di cibo. La negligenza delle élite non è una questione di età, di genere o di religione, signora Chebli.


Sulla stessa linea si muove anche il politico della SPD che ama tanto considerarsi come la coscienza fattasi uomo del suo partito. Karl Lauterbach scrive: "La fame è uguale per tutti", e pensa che sia un "peccato" che "l'odio per gli stranieri ora sia arrivato anche fra i piu' poveri". Questa citazione toglie la parola perfino ad un osservatore della scena politica ormai vaccinato. Proprio l'uomo corresponsabile delle politiche che hanno affamato i pensionati, le madri single e i migranti ora pensa che sia un "peccato" che si sia arrivati alla lotta per la sopravvivenza fra le vittime della politica dell'Agenda. L'uomo la cui politica ha reso indispensabili le Tafel, ora trova addirittura la faccia tosta di accusare i volontari della Tafel di "odio contro gli stranieri". Solo perché fanno in modo che i pochi mezzi di cui dispongono siano distribuiti anche agli anziani e ai più' deboli? A questo punto si può' citare solo Max Liebermann: "Non riesco a mangiare cosi' tanto quanto avrei voglia di vomitare". Solo il fatto che probabilmente Lauterbach nelle prossime elezioni non riuscirebbe a tornare in Parlamento sarebbe una ragione sufficiente per chiedere le elezioni anticipate. Nessun paese ha bisogno di queste élite.

Ma il massimo viene raggiunto ovviamente dal Ministro federale per gli Affari Sociali Katarina Barley. Per i poveri e per i volontari ha un appunto che arriva direttamente dall'album delle poesie: "il metro di giudizio deve essere il bisogno, non il passaporto", cosi' secondo la signora che molto probabilmente ha contribuito alla scrittura del nuovo accordo di coalizione e con il quale sicuramente farà in modo che in futuro ci siano ancora più' bisognosi. Nessun politico oggi si vergogna? Prima spingi le persone verso la povertà e poi non solo le deridi, ma deridi anche coloro che aiutano i poveri e che cercano di mettere una pezza sulle crepe di questa società. E' squallido, è disgustoso, è la depravazione delle élite. E diciamocelo: il cibo è solo l'inizio. I semi di una politica negligente hanno appena iniziato a germogliare. Un'antica maledizione cinese dice: "che tu possa vivere in tempi interessanti". Io temo che i prossimi anni saranno molto interessanti. 

martedì 30 maggio 2017

I piani segreti di Merkel per l'Europa: siamo testimoni di una svolta storica oppure è solo campagna elettorale a basso costo?

Commento molto interessante di Jens Berger sulle NachDenkSeiten il quale si chiede che cosa c'è dietro il discorso di domenica di Merkel: siamo di fronte ad una svolta storica oppure Merkel sta solo facendo campagna elettorale a spese dell'europeista Schulz? Dietro la narrazione partigiana dei media mainstream tedeschi, allineati sulle posizioni Merkeliane, potrebbe nascondersi una svolta storica, e cioé: la fine della sudditanza tedesca nei confronti degli Stati Uniti. Dalle nachdenkseiten.de


Chiunque in questi giorni abbia seguito i media mainstream, avrà sicuramente assistito ad una interpretazione molto tedesca degli ultimi eventi: un macho un po' folle ha conquistato la Casa Bianca ed è sul punto di rovinare il mondo. Messa con le spalle al muro, la Cancelliera Merkel riprende con forza la sua leadership e assume il comando delle operazioni per dare vita ad una nuova e forte Europa senza gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Cosi' ha parlato Angela Merkel durante il suo discorso sotto il tendone della birra in Baviera e cosi' lo hanno raccontato i media. Come si colloca in questo scenario il "piano segreto di Merkel per l'Europa" di cui la FAS ha parlato nel fine settimana? Un piano segreto chiaramente pronto da tempo e che ora viene proposto come "una reazione spontanea" agli ultimi eventi? Almeno su questo punto dobbiamo porci delle domande. E' possibile che lo scontro diplomatico con Trump arrivi al momento giusto per trasformare la Germania nella potenza egemone dell'Europa continentale? Questa sarebbe l'altra possibile interpretazione degli ultimi eventi, che qui vorrei discutere.

"Uno dei compiti principali della NATO era quello di inserire la Germania all'interno di un quadro internazionale che le impedisse di trasformarsi ancora una volta in una minaccia per la pace, come era accaduto durante la prima e la seconda guerra mondiale. Nelle parole del primo Segretario Generale, la NATO nasceva "per tenere i russi fuori, gli americani dentro e i tedeschi sotto". E ora Merkel dà l'impressione che gli americani non siano piu' veramente dentro e che la Germania e l'Europa intendano avere un ruolo molto piu' sostanziale e indipendente rispetto a quello avuto negli ultimi 70 anni." Henry Farrell dal Washington Post di lunedì

Il Washington Post e il New York Times, che parla di uno "spostamento tettonico", sono sostanzialmente unanimi nella loro valutazione delle recenti dichiarazioni della Cancelliera. Merkel, domenica in un tendone della birra a Monaco di Baviera, avrebbe sepolto le relazioni transatlantiche. "I tempi in cui potevamo fare completo affidamento sugli altri sono finti". Il riferimento è alle presunte incomprensioni avvenute durante il vertice Nato di Bruxelles e il vertice G-7 di Taormina, rivenduti dai media come un insuccesso. 

Perché? Che Trump avrebbe insistito per una maggiore spesa militare degli europei e che in tema di politica climatica non avrebbe approvato una mozione non concordata in precedenza, era chiaro fin dall'inizio: entrambi i temi soprattutto per ragioni di politica interna. Il resto era cosmesi. Prima Trump ha dato uno spintone al presidente di un paese che in Germania nessuno conosce , e poi ha fatto sapere, con un'affermazione dal punto di vista contenutistico ineccepibile, che gli avanzi commerciali tedeschi sono un problema...i nostri media hanno teatralmente trasformato la formulazione riportando che "la Germania sarebbe molto cattiva", ma anche questo fa parte del copione.

Mentre Merkel annunciava la sua nuova dottrina geostrategica nel tendone della birra a Monaco, usciva contemporaneamente sulla testata principale del conservatorismo tedesco, la „Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung“, l'articolo un po' strano di un insider, in cui si parlava "della visione di Merkel" per un "piano segreto per l'Europa". Introdotto dal vertice internazionale apparentemente fallito e dal discorso bavarese di Merkel, la FAS delineava le misure, in parte ancora non concrete, con cui la Cancelliera vorrebbe prendere "nelle proprie mani il destino d'Europa", come formulato nell'articolo in maniera esageratamente prosaica. Partendo dalla gestione dei rifugiati, passando ad una piu' stretta cooperazione degli eserciti dell'Europa continentale, fino ad un modello di finanziamento che prevede di utilizzare il denaro proveniente dall'IVA per aiutare quei paesi che faranno le cosiddette "riforme", o alla presa della BCE da parte dell'uomo fidato di Merkel Jens Weidmann, il documento, apparentemente non cosi' segreto, contiene diversi punti da considerare in maniera critica, la cui combinazione potrebbe consolidare le suggestive ambizioni egemoniche tedesche nell'Europa continentale.

E questa è anche l'altra interpretazione della storia: dopo che la Gran Bretagna ha preso congedo dall'UE e gli Stati Uniti hanno perduto l'iniziativa con un presidente internamente sotto pressione e sul piano diplomatico internazionale alquanto goffo, la Germania intende sfruttare la situazione per trasformarsi nella potenza egemone del continente. Le probabilità sono buone: l'influenza della Russia è stata marginalizzata ed il paese è stato trasformato in una minaccia comune contro la quale soprattutto i paesi dell'Europa dell'est hanno bisogno di un protettore. L'Europa del sud, per via del debito estero, è già nelle mani della Germania. La Gran Bretagna e gli USA si muovono in maniera incerta nel mondo mentre la Francia - come voluto "dal caso" - ha un nuovo presidente ancora senza esperienza che fa affidamento sulla Germania e che senza dubbio ha un'affinità con la base ideologica neoliberista tedesca. Si tratta di un'occasione storica.

Cosi' l'ultima settimana si è sviluppata esattamente secondo i piani della Cancelliera. Divide et impera. Stati Uniti e Gran Bretagna si isolano sempre di piu', la Russia resta là fuori come una presunta minaccia e l'Europa è sempre piu' tedesca. In verità sarebbe la Germania a dover essere sempre piu' europea. Mentre i nostri media ogni giorno si lamentano per il motto di Trump "America first", sotto i nostri occhi  prende forma un "Germany first", che di fatto puo' essere definito da un punto di vista geo-strategico come uno spostamento tettonico, come una svolta storica, oppure come una cesura. Se si prende per buona questa interpretazione, invece di quella ufficiale, risulta evidente il fallimento di Trump, che sicuramente provoca una grande irritazione nelle elite transatlantiche americane. Donald Trump potrebbe passare alla storia come il presidente degli Stati Uniti che dopo 70 anni di leadership incontrastata ha messo in discussione la supremazia americana in Europa.

Naturalmente un tale scossone politico non deve  trasformarsi necessariamente in uno svantaggio. Se l'Europa dovesse liberarsi dalle grinfie della aggressiva politica estera americana, ci sarebbe ovviamente un motivo per festeggiare. Tuttavia appare alquanto problematico il fatto che la nuova egemonia tedesca coincida con un duro scontro con la Russia, la seconda grande potenza sul terreno europeo. E questo è molto preoccupante, soprattutto perché questa costellazione in passato ha portato a crisi e guerre. Inoltre è da considerarsi problematico che l'Europa si avvii verso un nuovo "periodo tedesco" affidandosi ad una ideologia che per la stragrande maggioranza delle persone porta piu' svantaggi che vantaggi - il neoliberismo.

mercoledì 29 marzo 2017

La campagna per una bomba atomica tedesca

In Germania da qualche settimana è in corso una campagna mediatica in favore di una bomba atomica tedesca. A smuovere le acque sono stati alcuni articoli di peso sulla cosiddetta "stampa di qualità" (FAZ e Die Zeit) e una recente trasmissione di Panorama sulla ARD, il canale pubblico piu' importante (la RAI 1 tedesca). Di fronte a milioni di spettatori e in prima serata, i giornalisti della tv pubblica hanno tranquillamente argomentato in favore di una bomba atomica per la Germania. Ne parla Jens Berger sulle nachdenkseiten.de

bomba atomica tedesca

Dietro le quinte la campagna per una bomba atomica tedesca era già iniziata da tempo, la vittoria di Trump è stata solo l'occasione per rilanciare un dibattito assurdo e a lungo dimenticato per una bomba atomica in Germania. Di Jens Berger

Il sogno di Adenauer

Oggi si dimentica volentieri, oppure lo si ignora, che nella giovane Repubblica Federale non si dava affatto per scontato che la Germania non sarebbe mai potuta diventare una potenza nucleare. Konrad Adenauer, spronato da Franz Josef Strauß, avrebbe fatto molto volentieri della Germania una potenza nucleare. Il 25 marzo 1958 è il momento più’ alto di questa ambizione, e allo stesso tempo è anche la data che ne sancisce la fine. Dopo un lungo ed intenso dibattito, il Bundestag tedesco vota per proseguire il riarmo atomico della Germania all'interno della Nato. Non si sarebbe mai arrivati a questo risultato se Adenauer e Strauß fossero riusciti ad imporsi. Entrambi i politici dell'Unione desideravano disporre di una bomba atomica tedesca, sul cui impiego avrebbe deciso Bonn, e non Washington. Poiché un progetto "tedesco solista" non sarebbe mai stato approvato dalle superpotenze, si cercò un alleato nel debole premier francese Félix Gaillard, con il quale si era trovato un accordo per la costruzione di una bomba atomica franco-tedesca. Ci fu poi l'escalation del conflitto in Algeria e la Quarta Repubblica si trovo' sull'orlo di un colpo di stato militare, evitato solo con la salita al potere del generale Charles de Gaulle. Con la fondazione della Quinta Repubblica finisce anche la speranza tedesca di una bomba atomica in comune con i francesi. De Gaulle infatti non aveva mai pensato di far partecipare i tedeschi alla sua "force de frappe".

Nel 1960 la Francia lancia nel deserto algerino la sua prima bomba atomica ed entra a far parte del club delle potenze nucleari insieme agli USA, all'Unione Sovietica e alla Gran Bretagna. Nei mesi successivi De Gaulle chiede agli Stati Uniti di mettere sotto il controllo francese le bombe americane che stazionavano sul suolo francese. Gli Stati Uniti rifiutano la proposta e la Francia si ritira dalle strutture operative della Nato.

Il sogno di una bomba atomica tedesca fortunatamente non era destinato a diventare realtà. Al suo posto la Germania aveva ottenuto la cosiddetta "condivisione nucleare": le attrezzature tecniche della Bundeswehr possono trasportare e conservare le bombe americane - i codici di lancio tuttavia restano custoditi negli Stati Uniti. "Si permette al piccolo pagliaccio di suonare con la sua trombetta giocattolo accanto all'orchestra militare, e gli si fa credere che sia lui il tamburo maggiore" - cosi' Franz Josef Strauß commentava senza mezzi termini il concetto di "condivisione nucleare" nel suo libro di memorie. Strauß nel corso della sua vita non è certo riuscito ad imporre le sue idee, tuttavia dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia potremmo senza dubbio considerarlo fra coloro che avrebbero chiesto una bomba atomica per la Germania.

Il dibattito è di nuovo attuale

Come per magia, un dibattito a lungo dimenticato, da qualche mese è tornato attuale. Dietro le quinte, nei Think Tank e nelle conferenze tecniche sulla difesa, la bomba atomica tedesca era già stata tematizzata molte volte. Ora però il dibattito si estende - seppur timidamente - ed entra nello spazio pubblico.

Pochi giorni dopo la vittoria elettorale di Trump, il condirettore della FAZ Berthold Kohler scriveva "dell'impensabile", chiedeva una "revisione" della politica di sicurezza fino "ad oltrepassare una linea rossa che per il pensiero tedesco è inconcepibile" - "la questione di un proprio deterrente nucleare". Alla fine, scriveva Kohler, "non possiamo più' fare affidamento sulle garanzie americane mentre gli arsenali francesi e britannici nelle loro condizioni attuali sono troppo deboli. Mosca nel frattempo si sta riarmando". L'articolo di Kohler è simile ad una lunga serie di interventi sulla stessa linea. La Russia viene demonizzata e ogni volta si cerca di giustificare le ambizioni nucleari tedesche con il fatto che Putin già domani potrebbe intervenire nel Baltico, se non in Polonia o addirittura in Germania. Ci potremmo difendere da questo rischio solo se "noi" disponessimo di un nostro "deterrente nucleare".

Anche volendo immaginare un possibile equilibrio del terrore, questo ragionamento zoppica. L'assurdità secondo cui i russi sarebbero alle nostre porte e pronti ad impadronirsi dell'Europa, la si può' tranquillamente lasciare da parte. Kohler e co. dovrebbero tuttavia rispondere almeno una volta alle domande: perché le garanzie americane improvvisamente non sono piu' valide e per quale motivo abbiamo bisogno di una bomba atomica tedesca? Perché Gran Bretagna e Francia improvvisamente, da un giorno all'altro, sarebbero diventate inaffidabili?

Il primo colpo di Panorama

Il "via libera" per i falchi è arrivato dopo la dichiarazione di Trump, incompresa, sull'obsolescenza della NATO. Trump naturalmente non è un isolazionista a cui improvvisamente è venuta in mente l'idea che dopo la fine della guerra fredda non c'è piu' bisogno della NATO, oppure che la NATO deve essere trasferita in una nuova architettura di sicurezza che comprenda anche la Russia. Per Trump piu' che altro si tratta di chiedere piu' soldi agli altri membri dell'alleanza - un appello che agli amici del riarmo come Angela Merkel e Ursula von der Leyen non puo' che fare piacere. Una dichiarazione, quella di Trump, che non c'entra molto con le garanzie previste dai trattati Nato, ed è ancora meno utile come argomento per un'arma nucleare tedesca.




Il dibattito nel frattempo ha preso slancio. 2 settimane dopo le dichiarazioni di Trump, la trasmissione televisiva Panorama ha tirato il primo colpo giornalistico: ha portato la campagna davanti ad un pubblico di milioni di spettatori scatenando una valanga. Tre giorni dopo la trasmissione della ARD, improvvisamente, l'uomo forte della Polonia, Jarosław Kaczyński, in un'intervista rilasciata alla FAZ ha apertamente appoggiato la richiesta tedesca di una bomba atomica - "la potenza nucleare europea deve tenere il passo con la Russia", secondo il polacco. Un caso? Una coincidenza? Non proprio. E' molto più' probabile che la richiesta di Kaczyński sia stata attentamente orchestrata.

Il maggiore Terhalle - il dibattito si fa sempre piu' forte e sempre piu' assurdo

Quattro giorni dopo Kaczyńsky, i Think Tank hanno aperto "il dibattito sulla bomba nucleare tedesca". Thorsten Benner, del Global Public Policy Institute (GPPi) ha consigliato al governo federale tedesco, dopo le elezioni francesi, di rivolgersi al nuovo governo di Parigi e proporre una cooperazione in materia di nucleare militare. Lo studioso di scienze politiche e maggiore della Bundeswehr Maximilian Terhalle non crede che questa sia la strada giusta. L'ex addetto alla sicurezza politica e alla strategia del Ministero della Difesa, una settimana prima della trasmissione di Panorama, sul quotidiano Tagesspiegel, era riuscito a portare l'attenzione sul tema con delle tesi alquanto assurde e confuse. Putin vorrebbe "ribaltare il trauma del 1991" e convincere l'Europa, da Lisbona fino a Vladivostock, con il "suo nuovo ordine di pace" - come accaduto recentemente in Ucraina. Pertanto la Germania avrebbe bisogno di armi atomiche, con cui "potrebbe limitare militarmente il potere di Putin, con un deterrente nucleare". Il Tagesspiegel dove va a prendere i suoi autori? E' solo un caso? Una campagna? Una scelta intenzionale?

Si', questa è roba forte e sicuramente anche pianificata. I 2 giornalisti di Die Zeit Peter Dausend e Michael Thumann, con la loro richiesta di una "bomba UE", pubblicata appena due settimane dopo la famosa trasmissione di Panorama, sembrano già molto piu' seri rispetto a Terhalle. Ma è proprio questa la tattica: senza le filippiche di Maximilian Terhalle, anche le fantasie atomiche degli uomini di Die Zeit sembrerebbero completamente assurde - qualunque esse siano. Comunque, messe accanto a quelle di Terhalle possono sembrare anche moderate - come dovrebbe essere nel quadro della campagna, prese di per sé, sono delle assolute sciocchezze.

Il colonnello Kiesewetter - ovvero come ho imparato ad amare la bomba

La campagna per un riarmo nucleare della Germania non è affatto un gioco intellettuale per giornalisti con troppo tempo disponibile, oppure a libro paga dei produttori di armi. Tra i grandi sostenitori della bomba atomica tedesca c'è anche Roderich Kiesewetter, ex colonnello, deputato CDU al Bundestag, Presidente della Commissione d'inchiesta sulla NSA e appartenente a numerose organizzazioni di lobby.

Se fosse per Kiesewetter la nuova potenza nucleare tedesca dovrebbe nascere nel quadro delle forze nucleari francesi: la Francia dovrebbe mettere a disposizione dell'UE le sue forze militari e stazionarle in tutta Europa. La Germania in cambio dovrebbe partecipare al finanziamento. Ma questo sarebbe solo il primo passo, solo una fase necessaria alla rimozione del blocco mentale, secondo Kiesewetter. Ad un  vero e proprio deterrente appartiene una dottrina politica comune che permetta di utilizzare le armi anche in un conflitto non-nucleare. "Si tratta di armi politiche. Il loro uso deve essere impensabile", secondo il deputato della CDU. Secondo quanto da lui dichiarato, a sostenere le  ambizioni nucleari di Kiesewetter ci sarebbero alcuni "importanti" ministeri a Berlino, il quartier generale Nato e i governi di Polonia e Ungheria.

Panorama era solo l'inizio?

Qui non c'è solo una trasmissione di Panorama, c'è molto di piu'. Ci troviamo all'inizio di una campagna che sicuramente ci accompagnerà per molto tempo. Il profilo della campagna tuttavia non è ancora chiaro. I "soliti noti" dei Think Tank transatlantici per il momento restano coperti, mentre sono soprattutto i rappresentanti della „Deutschen Gesellschaft für Auswärtige Politik“ (DGAP) a costituire la punta di diamante della campagna. Secondo Jana Pulgerin della DGAP è "sorprendente" che un tale dibattito sia condotto in pubblico: alla fine l'opinione pubblica tedesca è decisamente contraria.

Il tema della segretezza è come un filo rosso che attraversa tutte le dichiarazioni sull'argomento. Anche Roderich Kiesewetter preferirebbe non parlarne in pubblico, ed entrambi i giornalisti di Die Zeit ammettono tranquillamente che gli esperti di campagne elettorali consigliano di stare alla larga da questo tema. E' giusto che sia cosi', e così dovrebbe restare. Non c'è alcun dubbio sul fatto che in Germania ci siano ambienti molto influenti che aspirano ad avere una bomba atomica tedesca. Quanto questi piani siano sviluppati e se gli articoli citati, le trasmissioni e le interviste siano solo un anticipo della profondità che la campagna può' raggiungere ancora non possiamo saperlo. Come è difficile prevedere se la campagna appena iniziata prenderà realmente slancio solo dopo le elezioni politiche di settembre 2017. Resteremo sicuramente sul tema. Perché l'unico modo possibile per contrastare stupidaggini di questo tipo, e ancora piu' importante, per evitarle, è un'ampia contro-campagna.


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venerdì 6 gennaio 2017

Perché nessuno parla di HSH Nordbank?

Mentre i media tedeschi attaccano l'Italia per il salvataggio pubblico di MPS, nessuno in Germania parla di HSH Nordbank, la banca zombie di Amburgo tenuta in vita grazie alle garanzie pubbliche della regione di Amburgo e dello Schleswig-Holstein. Il salvataggio va avanti nel silenzio dei media mainstream e con l'approvazione di Bruxelles, secondo stime autorevoli, alla fine ci saranno almeno 30 miliardi di Euro di debito aggiuntivo per le 2 regioni del nord. Jens Berger su Nachdenseiten.de

Il nuovo anno è iniziato da pochi giorni e in Germania si continua a discutere con grande interesse se l'utilizzo di determinate sigle per identificare i nordafricani nelle comunicazioni interne della polizia possa essere considerato razzista. Non abbiamo davvero nessun'altro problema? Sicuramente, tuttavia la maggior parte di questi problemi vengono messi a tacere dai media. Prendiamo ad esempio la crisi finanziaria e bancaria. Quando è stata l'ultima volta in cui avete sentito parlare della HSH Nordbank? Mentre alcuni media diffondono i classici comunicati di Public relations rilasciati dalla banca, che di fatto sono delle notizie false, HSH Nordbank alcuni giorni fa ha riconosciuto pubblicamente che la garanzia da 10 miliardi messa a disposizione dai Laender Amburgo e Schleswig-Holstein sarà interamente utilizzata. E' ormai chiaro che il board della banca e i due governi coinvolti stanno ingannando deliberatamente e con una certa diligenza l'opinione pubblica e si stanno scavando il loro rifugio miliardario. Perché non ne parla nessuno?

Cerchiamo di riassumere brevemente la storia di HSH Nordbank: i due leader della CDU locale, Peter Harry Carstensen e Ole von Beust, prima della crisi finanziaria decidono di trasformare la loro banca regionale in un player della finanza globale. Per poter portare in borsa una banca redditizia, assumono rischi enormi, dando vita ad uno dei più' incredibili scandali finanziari degli ultimi anni. Quando nel 2009 la banca è travolta dalla crisi finanziaria, nei suoi libri aveva un portafoglio di crediti erogati alle compagnie navali pari a 33 miliardi di Euro, che con l'inizio della crisi si erano trasformati in un grosso problema. Allora le banche calcolavano un tasso di default pari all'1%, vale a dire 330 milioni di Euro. In base alla valutazione di esperti esterni, all'epoca io ipotizzavo una quota di crediti inesigibili pari al 20% del totale, che avrebbe implicato circa 6.6 miliardi di perdite. Oggi invece scopriamo che le mie previsioni di allora sono state ampiamente superate dalla realtà dei fatti. 

Già durante la crisi del 2009 i Laender Amburgo e Schleswig-Holstein hanno prima dovuto ricapitalizzare la banca con 3 miliardi di Euro e poi coprire i rischi potenziali con una garanzia da 10 miliardi di Euro. Da allora i crediti deteriorati vengono ristrutturati e trasferiti dalla HSH Nordbank alla Bad Bank HSH Finanzfonds AÖR. Inoltre, la banca è ancora ai ferri corti con la Commissione UE, in quanto a Bruxelles gli aiuti miliardari ricevuti direttamente dai bilanci regionali vengono considerati come sovvenzioni pubbliche, quindi teoricamente proibiti.

Già nel 2009 quasi tutti gli esperti parlavano di perdite per almeno 10 miliardi di Euro. L'ex amministratore di HSH Dirk Jens Nonnenmacher, invece, gettava sabbia negli occhi dell'opinione pubblica: l'utilizzo completo dei 10 miliardi di Euro messi a disposizione dai Laender "probabilmente non sarà necessario"; questa strana formulazione già allora avrebbe dovuto far fischiare le orecchie a molti. E' stato fatale il fatto che la politica non si sia mai fidata degli esperti esterni, ma abbia sempre creduto ai banchieri di HSH e ai loro controllori, politici regionali non all'altezza del compito.

Sin dall'inizio i responsabili hanno cercato di ingannare l'opinione pubblica e una parte importante dei media ha partecipato a questa farsa.

Werner Marnette (CDU) una volta ha calcolato quale sarebbe stato il profitto di HSH Nordbank se tutte le cifre annunciate nei comunicati fossero state corrette, e se allo stesso tempo nelle frasi stampate in piccolo non ci fosse stato scritto invece il contrario. Si arriva ad un profitto cumulato di circa 2 miliardi di Euro ottenuto dalla banca a partire dal 2011. In realtà la banca nello stesso periodo avrebbe registrato una perdita di 5.23 miliardi di Euro. Come è possibile che cio' sia accaduto, nonostante i comunicati stampa, e come è possibile che la banca ora debba utilizzare interamente i 10 miliardi di Euro di garanzia se fino a poco tempo fa poteva vantare dei numeri cosi' positivi? Semplice: la banca continua a manipolare i suoi bilanci cosi' come aveva sempre fatto. I crediti deteriorati vengono valutati ad un valore fittizio mentre le garanzie pubbliche sono registrate come prevenzione del rischio e quindi spostano il risultato in positivo. La politica e i media lo sanno, ma spesso preferiscono giocare con l'inganno. 

Bild Zeitung del 10-12-2016

Era già noto dal 2009 che le perdite di HSH Nordbank avrebbero portato con sé un onere enorme per i bilanci regionali. Tuttavia si è preferito fare buon viso a cattivo gioco minimizzando il pericolo in maniera irresponsabile. In questi anni è sembrato che tutti volessero spostare la resa dei conti dopo il prossimo appuntamento elettorale in modo da passare l'eredità scottante al governo successivo. E in parte ha anche funzionato. Ma il piano potrebbe saltare, perché a maggio in Schleswig-Holstein ci saranno le elezioni e un cambio di governo non sembra improbabile. 

I costi restano ovviamente a carico del contribuente. Previsioni realistiche attuali partono da "almeno 25 miliardi di Euro" (Werner Marnette) fino a 32.4 miliardi di Euro (calcolo approssimativo basato sulle previsioni di perdite future fatto da Peter Nippel, Università di Kiel). Circa 30 miliardi di Euro di nuovi debiti fatti da entrambe le regioni sarebbero quindi uno scenario possibile. Facendo un calcolo: la regione di Amburgo ha 1.8 milioni di abitanti, lo Schleswig-Holstein 2.9 milioni di abitanti. Sarebbero 8.108 Euro di nuovo debito a testa per ogni abitante. Non è questo forse un buon motivo per andare sulle barricate? Almeno per i media non sembra sia cosi', preferiscono occuparsi dei "Nafris", e quando non c'è nulla di cui parlare, possono sempre raccontarci storie orribili sui russi, che ancora una volta sarebbero alla nostra porta. Vediamo quale sarà la prossima notizia strillata dai media nostrani. Sicuramente non riguarderà le banche e la grande coalizione.