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lunedì 10 febbraio 2020

Profonde divergenze franco-tedesche

Dopo il no di Macron alla condivisione dell'atomica francese con i tedeschi, le divergenze fra Berlino e Parigi sono sempre piu' evidenti, anche la stampa tedesca che conta suggerisce a Berlino di non fidarsi troppo del presidente Macron. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy


Contro l'egemonia tedesca

Il presidente francese Emmanuel Macron - in risposta a Berlino che stava sistematicamente rallentando tutte le sue iniziative sull'UE presentate nel corso del suo ben noto discorso alla Sorbona del settembre 2017 - ha iniziato ad opporsi apertamente al dominio tedesco, in particolare nel campo della politica militare dell'UE. Il primo passo è stato l'annullamento di un'apparizione congiunta con la Cancelliera Angela Merkel alla conferenza sulla sicurezza di Monaco dello scorso anno; Berlino, infatti, aveva programmato l'apparizione per dimostrare una unanimità - in realtà inesistente -  tra i leader dell'UE in materia di politica mondiale. Se l'annullamento riguardava una misura simbolica del governo federale, a colpire gravemente la Repubblica federale è stato invece un altro passaggio: Parigi a febbraio 2019 ha ritirato il suo appoggio al gasdotto Nord Stream 2, dopo tale ritiro solo con grande difficoltà Berlino è riuscita ad evitare il fallimento del suo progetto. Ad aprile poi, il governo di Parigi si è rifiutato di avviare colloqui formali su un accordo di libero scambio dell'UE con gli Stati Uniti. I negoziati essenzialmente dovevano servire a prevenire le tariffe punitive statunitensi sulle importazioni di veicoli; erano quindi nell'interesse dell'industria tedesca. Le case automobilistiche francesi, tuttavia, esportano poco negli Stati Uniti.

Nuovi scontri

Sempre ad aprile poi, Macron ha pubblicamente annunciato nuovi "scontri" con la Germania - dando seguito al suo annuncio con i fatti. Cosi' a maggio ha ufficialmente annunciato di non essere d'accordo sull'allora candidato tedesco per la successione al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, Manfred Weber (CSU). [2] In estate la Francia ha ostacolato l'accordo di libero scambio dell'UE con la confederazione sudamericana Mercosur, accordo appena concluso dopo venti anni di negoziati, chiedendone dei miglioramenti; l'accordo nell'UE è particolarmente importante per l'industria dell'export tedesca. In autunno Parigi ha bloccato l'inizio dei colloqui di adesione all'UE con la Macedonia settentrionale e l'Albania, ancora una volta contro la volontà espressa da Berlino. Solo un po 'più tardi Macron in occasione di un viaggio a Pechino ha cercato di unificare la politica UE-Cina: sotto la sua guida però, non quella tedesca [4]. A ciò sono seguiti ulteriori passi per ottenere un ruolo di primo piano nella politica estera e militare dell'UE: prima i negoziati con la Russia per migliorare le relazioni reciproche e, in questi giorni, i colloqui a Varsavia per ottenere il supporto della Polonia nei confronti delle iniziative di politica estera di Parigi.

"In declino, e debole in politica estera"

A Berlino l'attivismo di Macron si scontra sempre di piu' con un certo rifiuto. Un contributo sintomatico di questo clima è l'articolo pubblicato nel primo fine settimana di febbraio da Jacques Schuster, principale commentatore del gruppo "Welt", articolo che a Parigi ha ottenuto una certa attenzione e una risposta chiaramente infastidita. La Francia, recita  il testo dell'articolo, si trova in una fase "di declino" sin dagli anni '90. Mostra "crescenti tensioni sociali" e "debolezza in politica estera". Macron sta attualmente cercando di "dare al continente, sotto la guida francese, la posizione che merita"; poiché la Francia è "sempre meno in grado" di farlo, il presidente cerca di ricorrere "all'aiuto dei tedeschi". Ovviamente "senza fare concessioni": "Parigi non è né disposta a condividere il suo seggio permanente nel Consiglio di sicurezza con Berlino, né Berlino può sperare di avere voce in capitolo sull'uso dei missili nucleari francesi". "Anche i sostenitori del presidente criticano la corte reale che Macron ha creato a Parigi", scrive Schuster: "Vari circoli di amici, consulenti e rappresentanti di interessi stanno cercando di influenzare le decisioni del sovrano". [5] Ouest-France, il quotidiano francese a maggiore diffusione, ha classificato l'articolo, pubblicato con il titolo "La Germania non dovrebbe fidarsi di Macron", come la prova evidente di un ulteriore "irrigidimento" nelle relazioni franco-tedesche. [6]

"Sotto il comando dell'UE"

Nel frattempo, in Germania, influenti esperti di politica estera la scorsa settimana hanno lanciato un nuovo attacco nei confronti di Macron. All'inizio della settimana, Johann Wadephul, vicepresidente del gruppo parlamentare della CDU/CSU, responsabile per la politica estera e militare, ha rilanciato una richiesta tedesca, proposta con regolarità per anni, e cioè: l'accesso di Berlino alle armi nucleari francesi. È "nell'interesse tedesco poter influenzare la strategia nucleare che ci protegge", ha affermato Wadephul; la Francia dovrebbe quindi "mettere le sue forze nucleari" sotto un comando congiunto dell'UE o della NATO [7]. Se così fosse, Berlino avrebbe davvero accesso alle armi nucleari. Wadephul alla fine ha precisato, che Macron il quale "ci aveva chiesto piu' volte di osare piu' Europa, ora dovrebbe mostrare di essere anche lui pronto".

Dialogo strategico

Il presidente francese venerdì in un discorso davanti ai laureati dell'École de Guerre parigina ha respinto la richiesta tedesca. Macron non ha lasciato alcun dubbio sul fatto che la Francia non intende condividere le sue forze nucleari, che il Presidente resta il solo a decidere cosa fare e che il suo governo non è disposto a coinvolgere altri paesi nel finanziamento della "Force de frappe", in modo da fornire a terzi una qualche influenza sulle armi nucleari francesi [8]. Macron, ha tuttavia affermato di desiderare un serio "dialogo strategico sul ruolo della dissuasione nucleare nella nostra sicurezza comune" all'interno dell'UE. La Francia è pronta a prendere in considerazione gli interessi in materia di sicurezza dei suoi alleati all'interno di una strategia sulle armi nucleari: la sua indipendenza nell'ambito di una possibile decisione sull'uso delle armi nucleari francesi è "pienamente compatibile con la nostra incrollabile solidarietà con i nostri partner europei". Oltre al "dialogo" sulla strategia da intraprendere in materia di armi nucleari, gli altri paesi membri in qualsiasi momento potranno "partecipare alle esercitazioni delle forze armate francesi in ambito nucleare". Poiché questa offerta resta al di sotto della soglia dell'influenza, per Berlino non è sufficiente.

Alla conferenza sulla sicurezza di Monaco

Macron vuole discutere le sue idee al riguardo durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, che inizia venerdì. Si tratta anche di dare una  voce forte all'UE nella politica mondiale, indipendentemente dagli Stati Uniti e, se possibile, sotto la guida di Parigi. Il primo punto incontra l'interesse di Berlino, il secondo viene respinto.


[1] S. dazu Vor neuen Konfrontationen.
[2] S. dazu Vor neuen Konfrontationen (II).
[3] S. dazu Kollateralschäden im Führungskampf.
[4] S. dazu Zwischen China und den USA.
[5] Jacques Schuster: Deutschland sollte Macron nicht über den Weg trauen. welt.de 01.02.2020.
[6] La France doit-elle partager son arsenal nucléaire avec l'UE? Oui, selon un proche d’Angela Merkel. ouest-france.fr 03.02.2020.
[7] Hans Monath: "Wir sollten uns an nuklearer Abschreckung beteiligen". tagesspiegel.de 02.02.2020. S. dazu Griff nach der Bombe (III).
[8] Leo Klimm, Paul-Anton Krüger: Macron drängt zum Dialog über atomare Abschreckung. sueddeutsche.de 07.02.2020.


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venerdì 7 febbraio 2020

Perché i tedeschi vorrebbero mettere le mani sull'atomica francese

"Dammela la bomba atomica, che poi facciamo l'unione fiscale": è piu' o meno la proposta che questa settimana è arrivata ai francesi dai piani alti della politica berlinese in occasione del discorso del presidente Macron sulla politica nucleare della Francia. Inutile dire che i francesi hanno già rispedito al mittente la proposta di matrimonio, tranne concedere ai tedeschi la vaga possibilità di partecipare agli esperimenti nucleari francesi. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy


"Sotto il comando dell'UE"

Johann Wadephul, vicepresidente del gruppo parlamentare della  CDU/CSU al Bundestag e responsabile per la politica estera e militare del gruppo parlamentare dell'Unione, ad inizio settimana ha riaperto la discussione sull'accesso della Germania alle forze nucleari francesi. Wadephul, infatti, chiede che la Repubblica federale "prenda in considerazione una cooperazione con la Francia sulle armi nucleari". [1] "Il nostro bisogno di disporre di un deterrente nucleare è una realtà"; pertanto è "nell'interesse tedesco poter influenzare la strategia nucleare di chi ci protegge". La Germania deve "essere pronta a partecipare a questo deterrente nucleare secondo le proprie capacità e risorse". In cambio, la Francia dovrebbe "mettere le sue armi nucleari sotto un comando congiunto dell'UE o della NATO". Il presidente francese Emmanuel Macron, che "ci aveva più volte chiesto" di "osare di più per l'Europa", "ora può dimostrare che anche lui è disposto a farlo", ha detto Wadephul. Il politico della CDU non ha tuttavia spiegato con quali "mezzi propri" la Germania  dovrebbe partecipare al "deterrente nucleare".

Dalla bomba nazionale a quella "europea"

Gli sforzi delle élite tedesche per trasformare il paese in una potenza nucleare o, in alternativa, per ottenere l'accesso al nucleare militare francese sono vecchi. Già negli anni '50, i principali politici di Bonn, tra i quali il cancelliere Konrad Adenauer e il ministro della Difesa Franz Josef Strauß, si erano dichiarati in linea di principio favorevoli ad una "bomba tedesca" [2]. Il governo federale, tuttavia, con una certa riluttanza, firmerà il Trattato di non proliferazione nucleare solo il 28 novembre del 1969; per la sua ratifica Bonn aveva poi avuto bisogno di molto tempo, fino al 2 di maggio 1975. All'inizio degli anni 2000, quando l'UE sembrava trovarsi in una fase di rapido ampliamento della difesa comune, gli esperti di politica estera e i consiglieri del governo a Berlino, ancora una volta si erano concentrati sull'accesso tedesco alle armi nucleari, questa volta sotto forma di "forze nucleari comunitarie". [3] In un documento tedesco di strategia militare del 2003 veniva presa in considerazione la costituzione di "Forze armate strategiche europee riunite", le quali "avrebbero potuto utilizzare il potenziale nucleare di Francia e Gran Bretagna sotto un alto comando comune europeo". [4] "La superpotenza europea", era scritto nel documento, "farà pieno uso dei mezzi previsti dalla politica di potenza internazionale".


Lo "scudo nucleare europeo"

Gli esperti di politica estera, i consulenti del governo e i pubblicisti tedeschi, sin dall'elezione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, insistono per dotare la Germania di un'arma nucleare. "Berlino dovrà prendere in considerazione lo sviluppo di uno scudo nucleare europeo basato sulle potenzialità francesi e britanniche", aveva dichiarato il direttore del Global Public Policy Institute di Berlino, Thorsten Benner, a metà novembre 2016. [5] Erano seguite numerose dichiarazioni simili. [6] Il ragionamento è sempre lo stesso: è necessario uno scudo nucleare e non possiamo più fare affidamento su quello degli Stati Uniti. In discussione ci sono soprattutto due varianti. Una riguarda la costruzione di armi nucleari tedesche; si parla di "Germania nucleare" ([7]). Un'altra prevede l'uso della "Force de frappe" francese secondo diversi gradi di influenza. Le opzioni vanno dal cofinanziamento tedesco delle forze nucleari francesi, associato a un certo grado di influenza diretta, fino al posizionamento dei sistemi di armamento "sotto un comando comune dell'UE", come richiesto recentemente da Wadephul.

Un chiaro no

In Francia, la rinnovata pressione tedesca per la condivisione della forza nucleare sta causando un certo risentimento. Parigi non ha mai avuto dubbi sul fatto che non intende rinunciare al controllo esclusivo sulle sue armi nucleari. A fine 2018, Bruno Tertrais, vicedirettore della Fondation pour la recherche stratégique di Parigi, aveva scritto sul principale giornale di politica estera tedesca che il governo francese "non avrebbe in alcun modo consentito una forza nucleare europea comune sotto la guida dell'UE"; sarebbe anche "irrealistico" supporre "che i partner europei possano cofinanziare le forze armate francesi" al fine di "ottenere una voce in capitolo nella politica di sicurezza francese". I commentatori francesi nei giorni scorsi hanno parlato dell'insistenza di Berlino sottolineando che la proposta avanzata da Wadephul era già stata "stroncata sul nascere". [9] L'influente ex generale Vincent Desportes ha sottolineato che il potere decisionale in merito allo scudo nucleare francese non sarebbe stato "condiviso"; una implementazione dell'approccio tedesco nel prossimo futuro è "impensabile" [10]. Corentin Brustlein, direttore del Centre des études de sécurité dell'Institut français des Relations internationales (ifri) di Parigi, conferma che anche "a livello politico non ci sarebbe alcuna volontà di condividere i poteri decisionali in merito all'uso delle armi nucleari" [11]. Il riferimento è al discorso sulla dottrina nucleare francese che il presidente Emmanuel Macron intende presentare venerdi.

Bombe nucleari degli Stati Uniti

In considerazione del rifiuto francese di aprirsi alle arroganti richieste tedesche, il Ministro della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer esorta a mantenere la cosiddetta compartecipazione nucleare nella forma delle bombe atomiche statunitensi depositate presso la base aerea di Büchel nell'Eifel. A Büchel, infatti, ci sono 20 bombe B61. La prospettiva è quella di una loro sostituzione con il modello successivo B61-12. [12] Se necessario, sarebbero i Tornado dell'aeronautica tedesca a lanciarli sul bersaglio. La Germania dovrebbe "continuare a dare il proprio contributo nel contesto della compartecipazione nucleare", ha affermato lunedì il ministro Kramp-Karrenbauer [13].

Miliardi di euro

La "compartecipazione nucleare" tuttavia ha delle conseguenze alquanto costose, perché i Tornado di stanza a Büchel, data la loro età, entro pochi anni dovranno essere sostituiti. Già in questo trimestre, Berlino dovrà decidere con quale jet da combattimento sostituire i Tornado utilizzati per la "compartecipazione nucleare". Il favorito al momento è un aereo americano, e cioè il modelo F/A-18, prodotto dalla  americana Boeing. [14] In discussione attualmente c'è l'acquisto di circa 40 jet F/A-18. Il prezzo: diversi miliardi di euro.
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[1] Hans Monath: "Wir sollten uns an nuklearer Abschreckung beteiligen". tagesspiegel.de 02.02.2020.
[2] S. dazu Griff nach der Bombe.
[3] S. dazu Hintergrundbericht: Atombomben für Deutsch-Europa.
[4] S. dazu "Untergang oder Aufstieg zur Weltmacht?"
[5] S. dazu Make Europe great again.
[6] S. dazu Der Schock als Chance und Griff nach der Bombe.
[7] S. dazu Die deutsche Bombe.
[8] Bruno Tertrais: Europas nukleare Frage. Internationale Politik, November/Dezember 2018. S. 108-115.
[9] Pierre Avril: Berlin défie Paris sur le dossier nucléaire. lefigaro.fr 04.02.2020.
[10] Thomas Romanacce: Un député allemand veut que la France partage ses armes nucléaires avec l'Allemagne. capital.fr 04.02.2020.
[11] Georg Ismar, Albrecht Meier: SPD will keine Beteiligung an "nuklearem Wettrüsten". tagesspiegel.de 03.02.2020.
[12] S. dazu Deutschlands Beitrag zur Bombe.
[13] Georg Ismar, Albrecht Meier: SPD will keine Beteiligung an "nuklearem Wettrüsten". tagesspiegel.de 03.02.2020
[14] S. dazu Europas Kriegsautonomie.


venerdì 9 novembre 2018

La questione nucleare tedesca

Sulle riviste specializzate tedesche si torna a parlare della necessità di trasformare la Germania in una potenza nucleare. Consapevoli tuttavia delle difficoltà che una simile scelta comporterebbe, i tedeschi ipotizzano di condividere il potenziale nucleare francese facendolo passare come un progetto di difesa europeo. Ne parla il sempre ben informato German Foreign Policy


Il Trattato per la proibizione delle armi nucleari

La "classe politica della Repubblica federale tedesca" deve "tornare a prendere la parola in merito alle questioni nucleari". E' quanto chiede Michael Rühle, un dirigente NATO di lungo corso, nell'ultimo numero della rivista "Internationale Politik" pubblicato dalla Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP). Rühle, attualmente a capo della sicurezza energetica nel Dipartimento NATO che si occupa delle nuove sfide alla sicurezza, fa riferimento al fatto che il nuovo Trattato per la proibizione delle armi nucleari espone anche la Germania ad un certo livello di pressione. Il trattato è stato elaborato nell'ambito delle Nazioni Unite e vieta di sviluppare, fabbricare, provare, possedere, immagazzinare, trasferire o utilizzare ogni arma atomica. Viene espressamente vietata anche ogni minaccia di un loro possibile uso. Il 20 settembre 2017, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha presentato il trattato per sottoporlo alla firma dei membri. Finora 69 stati l'hanno firmato, 19 lo hanno già ratificato. Entrerà in vigore 90 giorni dopo il deposito del cinquantesimo attestato di ratifica. Per ora tra i firmatari ci sono solo quattro paesi europei (Austria, Irlanda, Liechtenstein, Vaticano). Non un solo membro della NATO sostiene l'accordo. [2]

L'alleanza nucleare

Rühle rifiuta categoricamente l'idea che il governo tedesco possa firmare il trattato per la proibizione delle armi nucleari. Berlino, constata il dirigente di unità NATO, non solo condivide "la maggiore enfasi sull'importanza del deterrente nucleare presente nei documenti pertinenti della NATO", ma "non intende in alcun modo sconvolgere il ruolo della Germania nella cosiddetta compartecipazione nucleare" all'interno dell'alleanza militare. La NATO, a sua volta, "secondo il parere di tutti gli alleati, dovrà rimanere un'alleanza nucleare fino a quando esisteranno le armi nucleari". C'è probabilmente da aspettarsi che il trattato per la proibizione delle armi nucleari "presto diventi una realtà politica e morale di lungo periodo". In tale caso Rühle chiede che "la leadership politica e militare sia in grado di difendere il deterrente nucleare dai suoi critici, ... i quali cercheranno costantemente di screditarne il concetto di fondo". A ciò si aggiunge che "i dubbi circa l'affidabilità degli Stati Uniti come alleato dell'Europa permarranno anche nel prossimo futuro". Per questa ragione Berlino dovrebbe posizionarsi con convinzione a favore delle armi nucleari.

La Germania potenza nucleare

Rühle in questo quadro si esprime esplicitamente contro la richiesta di dotare la Germania di una propria arma nucleare. Una richiesta che recentemente è stata avanzata più volte pubblicamente. Cosi' ad esempio il professore emerito di scienze politiche di Bonn Christian Hacke nel mese di luglio su diversi giornali e in diversi articoli di riviste chiedeva di "discutere pubblicamente e senza riserve" la seguente questione: "Come potremmo affrontare il tema di una Germania potenza nucleare?". [4] Hacke scriveva che "una futura difesa nazionale tedesca fondata su di un proprio deterrente nucleare, alla luce delle nuove incertezze transatlantiche e dei potenziali conflitti, dovrebbe avere la priorità". E' necessario capire a "quali condizioni e con quali costi," la "potenza centrale europea potrebbe trasformarsi in una potenza nucleare". Rühle, al contrario avverte con insistenza che una "bomba tedesca" avrebbe delle gravi conseguenze negative - "dai limiti imposti dal diritto internazionale alle conseguenze per la non proliferazione nucleare fino alle gravi e inevitabili controversie intra-europee e transatlantiche" [5]. Allo stesso modo si era già espresso in estate Wolfgang Ischinger, capo della Conferenza per la sicurezza di Monaco di Baviera". Se la Germania "dovesse uscire dallo stato di potenza non nucleare", cosa potrebbe impedire ad esempio alla Turchia o alla Polonia di fare lo stesso passo?", si chiedeva Ischinger, "la Germania sarebbe il becchino del regime internazionale di non proliferazione" [6]

"Deterrente esteso"

Nel nuovo dibattito berlinese sul nucleare, discussione che vorrebbe sfruttare le attuali divergenze con gli Stati Uniti per chiedere un "ombrello nucleare europeo" come possibile alternativa alla "bomba tedesca", spesso si fa riferimento alle forze nucleari francesi. Ad esempio Ischinger ha messo in campo l'opzione secondo la quale Parigi in futuro potrebbe "assumere un ruolo nucleare esteso nel senso di deterrenza ampliata a livello europeo". In questo ambito "paesi partner come la Germania potrebbero contribuire alle necessarie spese dei francesi" [7]. Ischinger tuttavia non menziona il fatto che al cofinanziamento è solitamente associato anche il diritto di co-decidere. Il suo intervento, tuttavia, è in linea con altre proposte fatte a Berlino per avviare la cooperazione nucleare con Parigi [8].

Una nuova garanzia nucleare

Il giornale "Internationale Politik" elenca invece delle opzioni concrete. Come scrive Bruno Tertrais, vicedirettore della Fondation pour la Recherche Stratégique di Parigi, nell'ultima edizione della rivista, la Francia sicuramente non permetterà "nessuna forza nucleare europea comune sotto la guida dell'UE" [9]. E' inoltre completamente "irrealistico" che "i partner europei possano co-finanziare le forze armate francesi" - e "in cambio ottengano il diritto di essere interpellati sulla politica di sicurezza francese". E' pensabile piuttosto che Parigi interpreti la clausola di mutua assistenza dell'UE nel senso di una garanzia di protezione nucleare e, per sottolineare questo, ad esempio possa far stazionare a turno gli aerei da combattimento nelle basi degli alleati dell'UE. Se gli Stati Uniti dovessero ritirare inaspettatamente le loro armi nucleari dall'Europa, sarebbero allora possibili dei passi più ampi, conclude Tertrais. Ad esempio Parigi potrebbe "collocare una parte del suo arsenale (ad esempio, dieci missili) in Germania o in Polonia". Sarebbe anche ipotizzabile l'impegno delle potenze non nucleari a "partecipare ad un attacco nucleare con mezzi convenzionali ".

"Discussione aperta"

Tertrais conclude: "Non sappiamo come le relazioni transatlantiche si svilupperanno, ed è per questo che è arrivato il momento di avviare una discussione aperta e onesta sulla questione nucleare tra i politici europei e gli esperti" [10].
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[1] Michael Rühle: Debatte der Extreme. Internationale Politik, November/Dezember 2018. S. 102-107.

[2] Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons. New York, 7 July 2017. treaties.un.org.

[3] Michael Rühle: Debatte der Extreme. Internationale Politik, November/Dezember 2018. S. 102-107.

[4] Christian Hacke: Falsches Hoffen auf die Zeit nach Trump. cicero.de 20.07.2018. Christian Hacke: Eine Nuklearmacht Deutschland stärkt die Sicherheit des Westens. welt.de 29.07.2018. S. dazu Die deutsche Bombe.

[5] Michael Rühle: Debatte der Extreme. Internationale Politik, November/Dezember 2018. S. 102-107.

[6], [7] Wolfgang Ischinger: Ein atomares Deutschland wäre verhängnisvoll. welt.de 30.07.2018.

[8] S. dazu Make Europe Great Again und Der Schock als Chance.

[9], [10] Bruno Tertrais: Europas nukleare Frage. Internationale Politik, November/Dezember 2018. S. 108-115.

martedì 31 luglio 2018

Sogno di una bomba di mezza estate

Die Welt riapre il dibattito, in realtà mai chiuso, sulla necessità di dotare la Germania di una propria bomba atomica. Per ora sembra piu' che altro una discussione buona per le pagine estive dei quotidiani, ma in futuro potrebbe trasformarsi in qualcosa di molto piu' concreto, soprattutto se i francesi fossero d'accordo. La campagna per una bomba atomica tedesca va avanti da anni, ne avevamo parlato qui e anche qui, e sicuramente la cosiddetta "stampa di qualità" tornerà a parlarne. Ne scrive Die Welt


La Germania ha bisogno della bomba? Si', afferma il politologo Christian Hacke. Per lui la difesa nazionale in futuro avrà bisogno di una propria capacità di deterrenza. Dopo le uscite del presidente americano Donald Trump al Vertice Nato e i suoi attacchi verbali nei confronti della Germania, secondo Hacke, i tedeschi dovrebbero rendere la loro sicurezza indipendente da quella degli americani. 

"Nel suo nuovo ruolo di nemico numero uno del presidente americano, la Germania dovrà ripensare radicalmente la sua politica di sicurezza", scrive Hacke in un suo contributo sulla "WELT am SONNTAG". Non c'è bisogno di fare allarmismo, tuttavia bisogna affermare con sobrietà: "per la prima volta dal 1949 la Germania si trova senza lo scudo nucleare degli Stati Uniti e in caso estremo oggi sarebbe vulnerabile". In considerazione di questa nuova situazione dovremmo porci la domanda: "come dovremmo gestire una potenziale potenza nucleare tedesca?".

Hacke sostiene la necessità di un'arma nucleare per la Germania. "Affinchè gli USA e la Nato riconoscano la necessità di difendere la Germania, i tedeschi dovranno pensare e agire in maniera lungimirante prendendo in considerazione anche il deterrente nucleare". Sarebbe ottimale "poter scoraggiare ogni potenziale aggressore con un deterrente nucleare". Inoltre le armi nucleari avrebbero soprattutto una funzione politica: "proteggere un paese in situazione di crisi dalla ricattabilità. La diplomazia di crisi ha successo solo se ha un potente sostegno militare", cosi' Hacke.

Sono pochi tuttavia i diplomatici, i militari e gli scienziati a condividere la tesi di Hacke. Sono in molti tuttavia a ritenere necessario un dibattito sul tema. La riflessione sul tema del nucleare deve comunque essere affrontata, afferma lo storico e giornalista Michael Wolffsohn: "altrimenti la Germania finirà per essere una palla da gioco anziché un giocatore della politica mondiale. Si tratta in definitiva della sopravvivenza della Germania".

Anche l'ex diplomatico nonché attuale vice-capogruppo parlamentare della FDP Alexander Graf Lambsdorff ritiene importante "discutere pubblicamente la questione delle armi nucleari. Perché con la fine della Guerra Fredda, in realtà non è finita l'era delle armi nucleari - puo' anche non piacere, ma la realtà è questa".

La Germania potenza nucleare non aumenterebbe tuttavia la sicurezza dell'Europa, piuttosto causerebbe ulteriori danni all'ordine mondiale multilaterale. "Non solo dovremmo uscire dal Trattato di non proliferazione, ma anche il trattato "due piu' quattro" impone alla Germania dei limiti al riarmo. Alla luce della storia i nostri vicini hanno dato grande valore a questo tema", secondo Lambsdorff.

L'ipotesi che i timori dei vicini siano stati superati è sbagliata: "la Germania viene vista ancora con sospetto". Cio' è dovuto principalmente al fatto che Berlino, anche dopo la riunificazione, sulle questioni strategiche internazionali non ha sviluppato una cultura della discussione che va al di là dei circoli di esperti, anche dopo la riunificazione. "Cio' rende piu' difficile per gli altri paesi valutare le reali intenzioni della Germania. Dobbiamo articolare piu' chiaramente il modo in cui ci immaginiamo la sicurezza della Germania nell'alleanza. Il mormorio sospetto nella tenda della birra di Trudering oppure il Trump-bashing alla Heiko Maas non possono sostituire una linea chiara e netta", afferma Lambsdorff.

Dal punto di vista della FDP la sicurezza della Germania in ogni caso è garantita dalla Nato e dall'UE. "I nostri alleati li' ci conoscono, e li' dobbiamo mettere in chiaro che noi condividiamo la dottrina nucleare dell'alleanza, e che non stiamo rincorrendo una nostra arma nucleare".

"Berlino si isolerebbe a livello internazionale"

Anche l'ex consigliere della Cancelleria Horst Teltschik respinge le riflessioni di Hacke bollandole come "stimolanti e provocatorie". "Il riarmo nucleare della Germania sarebbe in politica interna una dura prova e scuoterebbe gli equilibri di potere generali nell'UE e in tutta Europa". Teltschik si pronuncia invece in favore di un maggior impegno nel disarmo e nel controllo delle armi: "purtroppo l'argomento è scomparso dall'agenda internazionale. Cio' deve essere modificato".

Per Peter Ammon, ex ambasciatore a Washington e a Londra, l'acquisizione di un proprio deterrente nucleare sarebbe una chiara rottura con i trattati internazionali. "La Germania resterebbe isolata e diverrebbe l'obiettivo delle critiche dei suoi partner e presumibilmente anche delle sanzioni degli Stati Uniti. Anche a livello internazionale Berlino si metterebbe dalla parte del torto e si isolerebbe: facendo l'opposto di quello che è stato il filo conduttore della politica estera tedesca nel dopoguerra".

Inoltre, lo sviluppo di una capacità nucleare richiederebbe molti anni: "in questo periodo, dal punto di vista della sicurezza politica, ci troveremmo nel peggiore dei mondi possibili".

Ammon sconsiglia vivamente di portare avanti il tema dell'arma nucleare in Germania: "I tweet folli del presidente americano Trump non sarebbero certo accettati dai nostri alleati come un motivo sufficiente per distruggere il regime globale di non proliferazione delle armi che è da sempre un interesse chiave della Germania. La perdita di fiducia sarebbe catastrofica".

Tuttavia le antiche certezze della politica di sicurezza devono essere messe in discussione. Se gli USA non dovessero piu' garantire la sicurezza nazionale tedesca, egli sarebbe favorevole ad "una soluzione europea radicale", vale a dire: "un accordo fondamentale e coraggioso con la Francia che preveda una profonda integrazione fra i  2 stati". Una politica di difesa di entrambi gli stati che comprenda anche le forze nucleari francesi.

"Piani simili che oggi a prima vista potrebbero sembrare sorprendentemente radicali, erano già stati formulati negli anni '50. Abbiamo bisogno del coraggio di pensare in una nuova dimensione, anche in politica estera", afferma Ammon. In effetti, secondo un rapporto del servizio scientifico del Bundestag del 2017, dal punto di vista del diritto internazionale sarebbe possibile cofinanziare le armi nucleari francesi o britanniche per poi partecipare in seguito a questo scudo difensivo.

L'Europa potrà affermarsi nei confronti della Russia, della Cina e degli Stati Uniti solo se la Germania è politicamente, economicamente e militarmente forte, analizza Harald Kujat, ex ispettore generale della Bundeswehr. Per garantire la propria sicurezza, anche nel nuovo mondo multipolare, la Germania deve restare ancorata all'alleanza nord-atlantica: "un corso solitario da potenza nucleare metterebbe a repentaglio queste solide basi della nostra sicurezza", secondo Kujat. "Perché la Russia costruirebbe un contrappeso nucleare eurostrategico, con rischi politici e strategici significativi per la nostra sicurezza e quella dei nostri alleati".

martedì 11 luglio 2017

Secondo il Bundestag un programma nucleare europeo sarebbe perfettamente legale

Il dibattito sulla bomba atomica tedesca, come previsto, è stato insabbiato in vista delle elezioni federali di settembre. Se ne riparlerà probabilmente con il prossimo governo, tuttavia, lontano dai riflettori, prosegue la battaglia dei volenterosi sostenitori dell'arma atomica tedesca. Il Servizio Scientifico del Bundestag, su richiesta del deputato CDU Roderich Kiesewetter, ha dato parere positivo: nel diritto internazionale non ci sono ostacoli legali che impediscano alla Germania di partecipare ad un programma nucleare europeo. Da Telepolis


Il Servizio Scientifico del Bundestag riferisce che secondo il diritto internazionale sarebbe possibile una "condivisione nucleare" e il co-finanziamento di armi nucleari straniere.

Mentre il governo tedesco boicotta la conferenza delle Nazioni Unite per l'approvazione di un trattato sul divieto di proliferazione delle armi nucleari, sul fronte opposto il deputato CDU ed ex ufficiale di stato maggiore Roderich Kiesewetter, capo-gruppo per la CDU/CSU nella Commissione affari esteri del Bundestag, è tornato a sollevare la questione di una bomba atomica tedesca. Nei mesi scorsi ha percio' incaricato il Servizio Scientifico del Bundestag di esaminare gli obblighi internazionali della Germania in materia di armi nucleari con l'obiettivo di verificare la possibilità di "un co-finanziamento di armi nucleari straniere da parte della Germania".

Poiché con la Brexit la Gran Bretagna, in quanto potenza atomica, non poteva piu' essere della partita, si trattava di stabilire se la Germania, direttamente, oppure attraverso la UE, poteva prendere parte alla modernizzazione delle armi nucleari francesi - probabilmente nell'ambito di un programma nucleare interno all'UE. Se è vero quello che "Der Spiegel" scriveva nel 2007, l'allora presidente francese Sarkozy aveva offerto al governo federale una condivisione nucleare. All'epoca il Ministro degli Esteri Steinmeier e la Cancelliera Merkel avevano rifiutato l'offerta.

Il Servizio Scientifico ha pubblicato il suo rapporto in maggio, documento che tuttavia in Germania non ha riscontrato un grande interesse, come riferito da Thomas Wiegold. Tuttavia all'estero la discussione viene seguita con molta attenzione. Wiegold si riferisce ad un articolo comparso sul New York Times di mercoledì scorso, che già nel titolo esplicita le conclusioni, e cioè che un programma nucleare europeo secondo il rapporto finale sarebbe legale: European Nuclear Weapons Program Would Be Legal, German Review Finds.

Il NYT individua nel rapporto una prova del fatto che le riflessioni su di un ombrello nucleare paneuropeo o sul finanziamento di una bomba atomica francese o britannica, da far stazionare anche in Germania, "sarebbero passate dalla fase della discussione informale ai canali ufficiali delle decisioni politiche". Cio' non è necessariamente vero, visto che ogni deputato puo' rivolgersi al Servizio Scientifico del Bundestag, si puo' tuttavia ipotizzare che Kiesewetter non si sia mosso da solo, e che negli ambienti della CDU dopo Brexit e Trump sia iniziata una riflessione sulle alternative tedesche ed europee alla Nato, armi atomiche incluse.

Il Servizio Scientifico tuttavia non individua nessun ostacolo giuridico. Cosi' l'articolo 2 del Trattato di non proliferazione delle armi atomiche (NPT) non vieterebbe una partecipazione ad un potenziale nucleare straniero. Secondo l'articolo ogni stato non dotato di armi nucleari, che ha sottoscritto il trattato, "si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente; si impegna inoltre a non produrre né altrimenti procurarsi armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, e a non chiedere né ricevere aiuto per la fabbricazione di armi nucleari o di altri congegni nucleari esplosivi". La motivazione appare un po' furba, perché una condivisione nucleare implica che gli stati decidano congiuntamente sull'uso delle armi stesse, e ciò significa che le armi nucleari stazionerebbero in Germania, oppure che la Germania otterrebbe indirettamente il potere di disporne.

Nel trattato "2+4" la Germania unita ha confermato di voler rinunciare alla produzione e al possesso di armi nucleare. Il fatto che la Germania non partecipi ai negoziati delle Nazioni Unite per un accordo sul disarmo nucleare teoricamente non sarebbe di grande importanza. Il governo federale tedesco avrebbe quindi rifiutato di partecipare alla conferenza, non solo in seguito alla pressione degli Stati Uniti, ma anche e soprattutto per lasciare alla Germania una porta aperta? Nel testo all'esame della conferenza ONU ci sarebbe infatti un divieto di supporto e co-finanziamento che il trattato NPT, cosi' secondo la relazione, non vieterebbe "esplicitamente", inoltre nel trattato NPT non ci sarebbe nessun obbligo di completare il disarmo nucleare. Qui pare che si voglia favorire una interpretazione molto originale che intende mantenere lo status quo e garantisce alla Germania l'accesso alle armi atomiche:

"Il trattato NPT voleva di fatto "cementare" lo status quo dell'epoca e limitare il possesso di armi nucleari alle 5 potenze nucleari allora esistenti (USA, URSS, Francia, Gran Bretagna e Cina). Anche il vago riferimento all'obbligo di disarmo formulato dall'art. VI non cambierebbe molto"

Si potrebbe pensare che è stato formulato in questo modo dalle potenze nucleari di allora, ma senza un riferimento estremamente vago all'obbligo di disarmo nucleare, molti stati non avrebbero mai firmato l'accordo.

La relazione del servizio scientifico riporta anche, molto brevemente, che il Ministero degli Esteri avrebbe dichiarato di non essere a conoscenza di un caso in cui la Germania, nell'ambito della "condivisione nucleare" delle armi atomiche americane di stanza in Germania, "abbia partecipato al finanziamento dell'arsenale atomico di uno stato straniero partner della Nato". La relazione affronta molto brevemente anche un altro punto discutibile, soprattutto in considerazione del fatto che la Germania ha aderito al TNP nel 1975: "nella stampa specializzata viene riportato un presunto co-finanziamento da parte della Germania che avrebbe avuto luogo sotto il piu' stretto riserbo e che riguarderebbe l'arsenale nucleare di Israele negli anni '50 e '60; di queste informazioni tuttavia non esiste una conferma ufficiale".

Mentre nell'UE prima del co-finanziamento sarebbe necessario stabilire le regole relative ad un bilancio militare comune, presumibilmente per la Germania ci sarebbe già la luce verde:

"Nel complesso la mancanza di casi precedenti di co-finanziamento di un potenziale nucleare straniero non ne escludono la possibilità. Anche nel diritto internazionale  non ci sarebbe un divieto per la Germania di finanziare e sostenere un potenziale atomico straniero".

E poiché nel quadro giuridico internazionale non esiste il divieto di possedere armi nucleari oppure di modernizzare il proprio arsenale, il sostegno finanziario a questo potenziale non sarebbe in nessun caso un aiuto finalizzato alla violazione di norme internazionali. Ad essere proibita sarebbe solo la realizzazione di una propria bomba atomica. Tuttavia il documento menziona anche il fatto che il co-finanziamento di armi nucleari francesi o britanniche non avrebbe molto senso, dato che l'impegno alla difesa da parte della Nato e dell'UE, in ultima analisi, includerebbe anche l'assistenza nucleare in caso di attacco contro la Germania. Per questa ragione non ci sarebbe bisogno di una condivisione nucleare. Che pero', in considerazione della imminente uscita della Gran Bretagna dall'UE potrebbe essere interessante sia per la Germania che per la Francia al fine di modernizzare ed espandere il potenziale nucleare francese e per muovere i primi passi in direzione di una UE indipendente dalla Nato.

mercoledì 29 marzo 2017

La campagna per una bomba atomica tedesca

In Germania da qualche settimana è in corso una campagna mediatica in favore di una bomba atomica tedesca. A smuovere le acque sono stati alcuni articoli di peso sulla cosiddetta "stampa di qualità" (FAZ e Die Zeit) e una recente trasmissione di Panorama sulla ARD, il canale pubblico piu' importante (la RAI 1 tedesca). Di fronte a milioni di spettatori e in prima serata, i giornalisti della tv pubblica hanno tranquillamente argomentato in favore di una bomba atomica per la Germania. Ne parla Jens Berger sulle nachdenkseiten.de

bomba atomica tedesca

Dietro le quinte la campagna per una bomba atomica tedesca era già iniziata da tempo, la vittoria di Trump è stata solo l'occasione per rilanciare un dibattito assurdo e a lungo dimenticato per una bomba atomica in Germania. Di Jens Berger

Il sogno di Adenauer

Oggi si dimentica volentieri, oppure lo si ignora, che nella giovane Repubblica Federale non si dava affatto per scontato che la Germania non sarebbe mai potuta diventare una potenza nucleare. Konrad Adenauer, spronato da Franz Josef Strauß, avrebbe fatto molto volentieri della Germania una potenza nucleare. Il 25 marzo 1958 è il momento più’ alto di questa ambizione, e allo stesso tempo è anche la data che ne sancisce la fine. Dopo un lungo ed intenso dibattito, il Bundestag tedesco vota per proseguire il riarmo atomico della Germania all'interno della Nato. Non si sarebbe mai arrivati a questo risultato se Adenauer e Strauß fossero riusciti ad imporsi. Entrambi i politici dell'Unione desideravano disporre di una bomba atomica tedesca, sul cui impiego avrebbe deciso Bonn, e non Washington. Poiché un progetto "tedesco solista" non sarebbe mai stato approvato dalle superpotenze, si cercò un alleato nel debole premier francese Félix Gaillard, con il quale si era trovato un accordo per la costruzione di una bomba atomica franco-tedesca. Ci fu poi l'escalation del conflitto in Algeria e la Quarta Repubblica si trovo' sull'orlo di un colpo di stato militare, evitato solo con la salita al potere del generale Charles de Gaulle. Con la fondazione della Quinta Repubblica finisce anche la speranza tedesca di una bomba atomica in comune con i francesi. De Gaulle infatti non aveva mai pensato di far partecipare i tedeschi alla sua "force de frappe".

Nel 1960 la Francia lancia nel deserto algerino la sua prima bomba atomica ed entra a far parte del club delle potenze nucleari insieme agli USA, all'Unione Sovietica e alla Gran Bretagna. Nei mesi successivi De Gaulle chiede agli Stati Uniti di mettere sotto il controllo francese le bombe americane che stazionavano sul suolo francese. Gli Stati Uniti rifiutano la proposta e la Francia si ritira dalle strutture operative della Nato.

Il sogno di una bomba atomica tedesca fortunatamente non era destinato a diventare realtà. Al suo posto la Germania aveva ottenuto la cosiddetta "condivisione nucleare": le attrezzature tecniche della Bundeswehr possono trasportare e conservare le bombe americane - i codici di lancio tuttavia restano custoditi negli Stati Uniti. "Si permette al piccolo pagliaccio di suonare con la sua trombetta giocattolo accanto all'orchestra militare, e gli si fa credere che sia lui il tamburo maggiore" - cosi' Franz Josef Strauß commentava senza mezzi termini il concetto di "condivisione nucleare" nel suo libro di memorie. Strauß nel corso della sua vita non è certo riuscito ad imporre le sue idee, tuttavia dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia potremmo senza dubbio considerarlo fra coloro che avrebbero chiesto una bomba atomica per la Germania.

Il dibattito è di nuovo attuale

Come per magia, un dibattito a lungo dimenticato, da qualche mese è tornato attuale. Dietro le quinte, nei Think Tank e nelle conferenze tecniche sulla difesa, la bomba atomica tedesca era già stata tematizzata molte volte. Ora però il dibattito si estende - seppur timidamente - ed entra nello spazio pubblico.

Pochi giorni dopo la vittoria elettorale di Trump, il condirettore della FAZ Berthold Kohler scriveva "dell'impensabile", chiedeva una "revisione" della politica di sicurezza fino "ad oltrepassare una linea rossa che per il pensiero tedesco è inconcepibile" - "la questione di un proprio deterrente nucleare". Alla fine, scriveva Kohler, "non possiamo più' fare affidamento sulle garanzie americane mentre gli arsenali francesi e britannici nelle loro condizioni attuali sono troppo deboli. Mosca nel frattempo si sta riarmando". L'articolo di Kohler è simile ad una lunga serie di interventi sulla stessa linea. La Russia viene demonizzata e ogni volta si cerca di giustificare le ambizioni nucleari tedesche con il fatto che Putin già domani potrebbe intervenire nel Baltico, se non in Polonia o addirittura in Germania. Ci potremmo difendere da questo rischio solo se "noi" disponessimo di un nostro "deterrente nucleare".

Anche volendo immaginare un possibile equilibrio del terrore, questo ragionamento zoppica. L'assurdità secondo cui i russi sarebbero alle nostre porte e pronti ad impadronirsi dell'Europa, la si può' tranquillamente lasciare da parte. Kohler e co. dovrebbero tuttavia rispondere almeno una volta alle domande: perché le garanzie americane improvvisamente non sono piu' valide e per quale motivo abbiamo bisogno di una bomba atomica tedesca? Perché Gran Bretagna e Francia improvvisamente, da un giorno all'altro, sarebbero diventate inaffidabili?

Il primo colpo di Panorama

Il "via libera" per i falchi è arrivato dopo la dichiarazione di Trump, incompresa, sull'obsolescenza della NATO. Trump naturalmente non è un isolazionista a cui improvvisamente è venuta in mente l'idea che dopo la fine della guerra fredda non c'è piu' bisogno della NATO, oppure che la NATO deve essere trasferita in una nuova architettura di sicurezza che comprenda anche la Russia. Per Trump piu' che altro si tratta di chiedere piu' soldi agli altri membri dell'alleanza - un appello che agli amici del riarmo come Angela Merkel e Ursula von der Leyen non puo' che fare piacere. Una dichiarazione, quella di Trump, che non c'entra molto con le garanzie previste dai trattati Nato, ed è ancora meno utile come argomento per un'arma nucleare tedesca.




Il dibattito nel frattempo ha preso slancio. 2 settimane dopo le dichiarazioni di Trump, la trasmissione televisiva Panorama ha tirato il primo colpo giornalistico: ha portato la campagna davanti ad un pubblico di milioni di spettatori scatenando una valanga. Tre giorni dopo la trasmissione della ARD, improvvisamente, l'uomo forte della Polonia, Jarosław Kaczyński, in un'intervista rilasciata alla FAZ ha apertamente appoggiato la richiesta tedesca di una bomba atomica - "la potenza nucleare europea deve tenere il passo con la Russia", secondo il polacco. Un caso? Una coincidenza? Non proprio. E' molto più' probabile che la richiesta di Kaczyński sia stata attentamente orchestrata.

Il maggiore Terhalle - il dibattito si fa sempre piu' forte e sempre piu' assurdo

Quattro giorni dopo Kaczyńsky, i Think Tank hanno aperto "il dibattito sulla bomba nucleare tedesca". Thorsten Benner, del Global Public Policy Institute (GPPi) ha consigliato al governo federale tedesco, dopo le elezioni francesi, di rivolgersi al nuovo governo di Parigi e proporre una cooperazione in materia di nucleare militare. Lo studioso di scienze politiche e maggiore della Bundeswehr Maximilian Terhalle non crede che questa sia la strada giusta. L'ex addetto alla sicurezza politica e alla strategia del Ministero della Difesa, una settimana prima della trasmissione di Panorama, sul quotidiano Tagesspiegel, era riuscito a portare l'attenzione sul tema con delle tesi alquanto assurde e confuse. Putin vorrebbe "ribaltare il trauma del 1991" e convincere l'Europa, da Lisbona fino a Vladivostock, con il "suo nuovo ordine di pace" - come accaduto recentemente in Ucraina. Pertanto la Germania avrebbe bisogno di armi atomiche, con cui "potrebbe limitare militarmente il potere di Putin, con un deterrente nucleare". Il Tagesspiegel dove va a prendere i suoi autori? E' solo un caso? Una campagna? Una scelta intenzionale?

Si', questa è roba forte e sicuramente anche pianificata. I 2 giornalisti di Die Zeit Peter Dausend e Michael Thumann, con la loro richiesta di una "bomba UE", pubblicata appena due settimane dopo la famosa trasmissione di Panorama, sembrano già molto piu' seri rispetto a Terhalle. Ma è proprio questa la tattica: senza le filippiche di Maximilian Terhalle, anche le fantasie atomiche degli uomini di Die Zeit sembrerebbero completamente assurde - qualunque esse siano. Comunque, messe accanto a quelle di Terhalle possono sembrare anche moderate - come dovrebbe essere nel quadro della campagna, prese di per sé, sono delle assolute sciocchezze.

Il colonnello Kiesewetter - ovvero come ho imparato ad amare la bomba

La campagna per un riarmo nucleare della Germania non è affatto un gioco intellettuale per giornalisti con troppo tempo disponibile, oppure a libro paga dei produttori di armi. Tra i grandi sostenitori della bomba atomica tedesca c'è anche Roderich Kiesewetter, ex colonnello, deputato CDU al Bundestag, Presidente della Commissione d'inchiesta sulla NSA e appartenente a numerose organizzazioni di lobby.

Se fosse per Kiesewetter la nuova potenza nucleare tedesca dovrebbe nascere nel quadro delle forze nucleari francesi: la Francia dovrebbe mettere a disposizione dell'UE le sue forze militari e stazionarle in tutta Europa. La Germania in cambio dovrebbe partecipare al finanziamento. Ma questo sarebbe solo il primo passo, solo una fase necessaria alla rimozione del blocco mentale, secondo Kiesewetter. Ad un  vero e proprio deterrente appartiene una dottrina politica comune che permetta di utilizzare le armi anche in un conflitto non-nucleare. "Si tratta di armi politiche. Il loro uso deve essere impensabile", secondo il deputato della CDU. Secondo quanto da lui dichiarato, a sostenere le  ambizioni nucleari di Kiesewetter ci sarebbero alcuni "importanti" ministeri a Berlino, il quartier generale Nato e i governi di Polonia e Ungheria.

Panorama era solo l'inizio?

Qui non c'è solo una trasmissione di Panorama, c'è molto di piu'. Ci troviamo all'inizio di una campagna che sicuramente ci accompagnerà per molto tempo. Il profilo della campagna tuttavia non è ancora chiaro. I "soliti noti" dei Think Tank transatlantici per il momento restano coperti, mentre sono soprattutto i rappresentanti della „Deutschen Gesellschaft für Auswärtige Politik“ (DGAP) a costituire la punta di diamante della campagna. Secondo Jana Pulgerin della DGAP è "sorprendente" che un tale dibattito sia condotto in pubblico: alla fine l'opinione pubblica tedesca è decisamente contraria.

Il tema della segretezza è come un filo rosso che attraversa tutte le dichiarazioni sull'argomento. Anche Roderich Kiesewetter preferirebbe non parlarne in pubblico, ed entrambi i giornalisti di Die Zeit ammettono tranquillamente che gli esperti di campagne elettorali consigliano di stare alla larga da questo tema. E' giusto che sia cosi', e così dovrebbe restare. Non c'è alcun dubbio sul fatto che in Germania ci siano ambienti molto influenti che aspirano ad avere una bomba atomica tedesca. Quanto questi piani siano sviluppati e se gli articoli citati, le trasmissioni e le interviste siano solo un anticipo della profondità che la campagna può' raggiungere ancora non possiamo saperlo. Come è difficile prevedere se la campagna appena iniziata prenderà realmente slancio solo dopo le elezioni politiche di settembre 2017. Resteremo sicuramente sul tema. Perché l'unico modo possibile per contrastare stupidaggini di questo tipo, e ancora piu' importante, per evitarle, è un'ampia contro-campagna.


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