domenica 12 agosto 2012

Mourir pour Madrid?


Querschuesse.de pubblica un riepilogo con le tendenze dell'export tedesco: i commerci con il resto dell'Eurozona stanno perdendo importanza mentre quelli con i paesi non EU sono in pieno boom. A Berlino qualcuno forse si sta già chiedendo se vale davvero la pena rinunciare ad una parte della sovranità per tenere in piedi l'Eurozona.
Come comunicato dall'ufficio statistico, nel giugno 2012 le esportazioni di beni e merci sono cresciute del +7.4% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente ed hanno raggiunto i 94.618 miliardi di Euro, dopo i 92.7 miliardi del mese precedente e rispetto agli 88.14 miliardi dello stesso mese del 2011. Il volume record di export è stato raggiunto in marzo 2012 con 98.759 miliardi di Euro. Il modello economico tedesco basato sull'export resta ancora molto forte, nonostante la crisi nei paesi del sud Europa.

Variazione % delle esportazioni tedesche rispetto allo stesso mese dell'anno precedente

La variazione percentuale dell'export tedesco in rapporto allo stesso mese dell'anno precedente (con riferimento ai valori originali non aggiustati) dal gennaio 1990. Nel giugno 2012 l'export è cresciuto del +7.4% sullo stesso mese dell'anno precedente


Export tedesco in miliardi di Euro, valori originali
Nel grafico i dati mensili sull'export dal gennaio 1990, con il dato di allora pari a 28.595 miliardi di Euro.

I dati destagionalizzati indicano una riduzione nel giugno 2012 dell'1.5% rispetto al mese precedente, dopo il +4.2% di maggio. I dati sull'export destagionalizzati da molti sono interpretati come un segno della crisi. Il grafico tuttavia non lo mostra, la tendenza non è realmente interrotta, e considerata la crisi nell'eurozona l'export tedesco dà una ulteriore prova di forza.

La parte piu' importante dell'export tedesco anche nel giugno 2012 è stata verso l'Europa: 53,6 miliardi di Euro di merci corrispondenti al 56.7% di tutto l'export sono andate nell'Europa dei 27. Nell'Eurozona (unione monetaria dei 17) sono state spedite merci per un valore di 35.5 miliardi di Euro, pari al 37.53% di tutto l'export tedesco. Nei paesi terzi (paesi esterni all'EU dei 27) sono state spedite merci per un valore di 41.1 miliardi di Euro, la quota è salita al 43.45%.

Export tedesco verso l'Eurozona in miliardi di Euro

Il grafico mostra il volume delle esportazioni tedesche nell'Eurozona da gennaio 1991 fino al giugno 2012. Nel giugno 2012 il volume dell'export è sceso a 35.5 miliardi di Euro, dai 35.8 del mese precedente.

Nonostante la crisi Euro, sono ancora dati molto sorprendenti. Possono sicuramente essere spiegati dal fatto che il denaro fornito dalla banca centrale sostituisce i capitali privati nella periferia del sud: per questa ragione l'export non si è completamente fermato. Ma soprattutto ciò accade perché la Francia continua ad importare, pur in deficit, merci in grande quantità. Nonostante ciò la quota di export diretta verso l'Eurozona è scesa ancora.

Percentuale dell'export tedesco diretto verso l'Eurozona in rapporto all'export complessivo.
Nel grafico lo sviluppo dell'export nell'Eurozona rispetto al totale delle esportazioni dal gennaio 1991 fino al giugno 2012. I dati mostrano chiaramente che prima dell'introduzione dell'Euro la quota di export tedesco diretto verso la zona Euro era perfino superiore a quella successiva all'introduzione dell'Euro.

La dinamica delle esportazioni si è poi sviluppata verso i paesi al di fuori dell'EU a 27 e questo ha compensato fino ad oggi la debolezza della zona Euro.

Export tedesco verso i paesi del Non EU (paesi terzi) in miliardi di Euro.
Nel grafico l'export tedesco verso i paesi terzi (Non EU) in miliardi di Euro dal 1993 fino al 2012. Nel giugno 2012 il volume dell'export è salito fino ai 41.1 miliardi di Euro, dopo i 39.11 miliardi di Euro del mese precedente e a confronto con i 34.3 miliardi di Euro dello stesso mese dell'anno precedente (+19.9%).

Import ed export mensile in miliardi di Euro
Nel grafico lo sviluppo dei dati originali dell'export (rosso) e dell'import (blu) di beni in miliardi di Euro dal giugno 1991 fino al giugno 2012.


Le importazioni tedesche nel giugno 2012 sono aumentate solamente dell'1.5% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, raggiungendo i 76.741 miliardi di Euro, dopo i 77.151 miliardi di Euro nel mese precedente e dopo i 75.6 miliardi di Euro dello stesso mese nel 2011. Destagionalizzato, l'import nel giugno 2012 è sceso del -3% sul mese precedente.


Bilancia commerciale tedesca in miliardi di Euro

Nel grafico lo sviluppo della bilancia commerciale tedesca dal gennaio 1950. L'avanzo commerciale tedesco nel giugno 2012 è salito a +17.877 miliardi di Euro, dopo i +15.559 miliardi di Euro del mese precedente e dopo i +15.536 miliardi di Euro nello stesso mese dell'anno precedente. Questi dati sono una ulteriore prova degli enormi squilibri nel commercio fra Germania e resto del mondo: gli avanzi commerciali con la zona Euro perdono importanza e diventano invece sempre piu' rilavanti gli squilibri con i paesi terzi al di fuori dell'EU a 27.

Nell'anno 2011 in totale si è avuto un avanzo commerciale di +158.1 miliardi di Euro, dopo i 154.9 miliardi di Euro nel 2010 e dopo i +138.7 miliardi di Euro del 2009. Da gennaio a giugno 2012 l'avanzo commerciale si è ulteriormente espanso del 18.4 % a +93.9 miliardi di Euro, dopo i 78.8 miliardi di Euro dello stesso periodo dell'anno precedente.

Partite correnti tedesche in miliardi di Euro
Nel grafico lo sviluppo della bilancia delle partite correnti tedesca dal gennaio 1970 al giugno 2012. Nel giugno 2012 le partite correnti sono salite a +16.5 miliardi di Euro, dopo gli 8.96 miliardi di Euro del mese precedente e in confronto agli 11.4 miliardi di Euro dello stesso mese nel 2011. 

Ancora uno sguardo alle partite correnti con i membri dell'Eurozona:


Partite correnti tedesche con i membri dell'Eurozona in miliardi di Euro

Lo sviluppo delle partite correnti tedesche nei confronti degli stati membri dell'Eurozona su base trimestrale dal Q1 1971 fino al Q1 2012. Nel Q1 2012 l'avanzo delle partite correnti è sceso a +17.563 miliardi di Euro. Dall'introduzione dell'Euro come moneta unica nel 2002 la Germania ha accumulato un avanzo delle partite correnti con gli stati Euro pari a +824.014 miliardi di Euro!!

Partite correnti tedesche verso la Francia in miliardi di Euro
Nel grafico lo sviluppo delle partite correnti tedesche verso la Francia su base trimestrale dal Q1 1971 al Q1 2012. Nel Q1 2012 l'avanzo commerciale è salito a +10.987 miliardi di Euro. Dall'introduzione dell'Euro nel 2002 la Germania ha accumulato con la Francia un avanzo delle partite correnti pari a +261.435 miliardi di Euro!!


Partite correnti tedesche verso i paesi della periferia del sud in miliardi di Euro


Nel grafico lo sviluppo della bilancia delle partite correnti dei paesi del sud (Portogallo, Italia, Spagna e Grecia) su base trimestrale dal Q1 1971 fino al Q1 nel 2012. Nel Q1 2012 l'avanzo delle partite correnti è salito a + 8.32 miliardi di Euro. Dall'introduzione dell'Euro nel 2002 la Germania ha accumulato un avanzo delle partite correnti pari a 419.561 miliardi di Euro!

Dei +824.014 miliardi di Euro di avanzo delle partite correnti tedesche verso l'Eurozona, dall'introduzione dell'Euro nel 2002, 680.996 miliardi di Euro di avanzo sono stati ottenuti con il Portogallo, l'Italia, la Grecia la Spagna e la Francia. Questi enormi avanzi delle partite correnti in normali condizioni non si sarebbero mai potuti realizzare. Gli avanzi commerciali tedeschi sono stati ottenuti solo attraverso il finanziamento del deficit degli altri paesi. Senza i deficit dei paesi partner nell'Eurozona questi avanzi non sarebbero mai emersi. Gli squilibri accumulati nella zona Euro dovevano portare in maniera inevitabile ad una crisi da bilancia dei pagamenti.

venerdì 10 agosto 2012

La SPD cambia strategia e prova a stanare la CDU


Frank Walter Steinmeier, leader SPD, dopo l'apertura di Sigmar Gabriel agli Eurobond, intervistato da Rheinische Post rilancia sulla messa in comune del debito e attacca  la CDU: state ingannando i tedeschi, la condivisione del debito dietro le quinte è già in corso da molto tempo. 
Il leader del gruppo SPD al Bundestag, Frank-Walter Steinmeier, ci parla di come l'Eurozona potrebbe essere salvata.

RP: Il leader SPD Sigmar Gabriel considera la condivisione del debito fra i paesi europei come necessaria. Anche lei?

Steinmeier: Una responsabilità comune sul debito c'è già da molto tempo. La BCE, a cui anche la Germania ha conferito il capitale iniziale, acquista il debito pubblico dei paesi in crisi. Ma se questi falliscono, avremo una responsabilità illimitata, senza che il Bundestag abbia  votato una sola volta sull'argomento. Dobbiamo decidere, se la messa in comune deve essere limitata e deve avvenire sotto un controllo democratico, come ad esempio con la realizzazione di un fondo europeo per il rimborso del debito (Schuldentilgungsfonds), oppure in maniera illimitata e senza controlli come avviene ora attraverso la banca centrale. Il governo federale fino ad ora ha bocciato tutte le proposte per una messa in comune dei debiti, siano gli Eurobond o il fondo per il rimborso. Mentre ha chiaramente approvato l'intervento della BCE. Entrambe le strade espongono al rischio di fallimento. Ma la strada legittimata democraticamente per me resta la migliore.

RP: Lei propone un fondo per il debito, per il quale la Germania dovrebbe garantire. Potrebbe descriverlo?

Steinmeier: L'idea di un fondo per il debito non è caduta dal cielo, ma fa parte delle proposte del consiglio dei saggi economici del governo federale (Sachverständigenrates der Bundesregierung). La quota tedesca in un tale fondo dipende da come questo sarà progettato. Su questo si potrà decidere democraticamente. Se invece la BCE continua ad acquistare debito pubblico, probabilmente il sig. Brüderle non avrà alzato il suo dito, ma avrà comunque le mani sporche.

RP: Quali sarebbero le conseguenze?

Steinmeier: Si arriverà prima o poi ad un aumento di capitale della BCE sostenuto dai paesi membri, e anche la Germania dovrà pagare.

RP: E i tedeschi dovranno pagare interessi piu' alti per sostenere tassi piu' passi per i paesi in crisi?

Steinmeier: Non ci aiuta descrivere la situazione meglio di quanto effettivamente sia. Se vogliamo evitare la rottura della zona Euro, non potrà accadere senza rischi per la Germania. ll governo dovrebbe dirlo in maniera chiara al cittadini. Il rischio piu' grande per l'economia tedesca e per i posti di lavoro tedeschi è una rottura della zona Euro. I costi sarebbero sensibilmente piu' elevati. Per questo tutte le ipotesi sull'uscita di un paese dalla zona Euro, di cui si discute in questi giorni nell'Unione, sono estremamente pericolose e contrarie agli interessi tedeschi.

RP: La Grecia alla fine dell'anno sarà ancora un membro dell'Eurozona?

Steinmeier: Io non lo so. Su questo i greci dovranno decidere nei prossimi mesi. O il governo ottiene il sostegno per le dure e dolorose riforme, oppure nulla.

RP: L'Europa ha bisogno di una propria costituzione su cui anche i tedeschi dovranno votare?

Steinmeier: Ricordo ancora molto bene gli ultimi sforzi fatti per avere una costituzione europea. Non sarà facile convincere alcuni stati europei della necessità di una costituzione. Ma entro pochi anni gli stati europei dovranno mettersi d'accordo su una costituzione di base per l'Europa. Abbiamo un interesse a che questo avvenga. Il futuro della Germania può essere solo in Europa. Oppure come lo formula Hans-Dietrich Genscher: l'Europa è il futuro della Germania. Non ne abbiamo un altro.

giovedì 9 agosto 2012

L'export tedesco continua a crescere


Lo Statistisches Bundesamt pubblica i dati sul commercio estero del primo semestre. A sorpresa scopriamo che la bilancia commerciale con l'Eurozona è quasi in pareggio e le esportazioni verso i paesi della moneta unica rappresentano ormai solo il 38.5% del totale. Fortissima crescita delle esportazioni verso i paesi extra EU. Restano intatti i giganteschi avanzi commerciali


Nel giugno 2012 la Germania ha esportato merci per un valore di 94.6 miliardi di Euro mentre l'import è stato di 76.7 miliardi di Euro. Rispetto al giugno 2011 le esportazioni tedesche in giugno sono cresciute del 7.4 % mentre le importazioni dell'1.5%. Rispetto a maggio 2012 le esportazioni destagionalizzate sono scese dell'1.5 % e le importazioni del 3%.

La bilancia commerciale di giugno 2012 ha chiuso con un surplus di 17.9 miliardi di Euro. Nel giugno 2011 il saldo era stato di 12.5 miliardi di Euro. L'avanzo commerciale di giugno 2012 destagionalizzato è di 16.2 miliardi di Euro.

Nel giugno 2012 verso gli stati EU sono state inviate merci  per un valore di 53.6 miliardi di Euro e ricevute merci per un valore di 49.3 miliardi di Euro. Rispetto al giugno 2011 le esportazioni verso i paesi EU sono scese dello 0.5% e le importazioni dell'1.4%. Nei paesi dell'Eurozona sono stati spediti beni per un valore di 35.5 miliardi di Euro (-3%) e sono stati importati beni per un  valore 34.9 miliardi di Euro (-2.8%). Nei paesi EU non appartenenti all'Eurozona nel giugno 2012 sono state esportate merci per un valore di 18 miliardi di Euro (+4.8%) e importate per 14.4 miliardi di Euro (+2.2%).

Nei paesi al di fuori dell'UE (paesi terzi) nel giugno 2012 sono state esportate merci per 41.1 miliardi di Euro e importate merci per un valore di 27.5 miliardi di Euro. In rapporto a giugno 2011 l'export verso i paesi terzi è cresciuto del 19.8 % e l'importo del 7.2%.








mercoledì 8 agosto 2012

L'ESM è nell'interesse nazionale della Germania


Continua il dibattito sulla natura dell'ESM. Su FAZ.net, Steffen Kampeter, segretario presso il ministero delle finanze, risponde alle accuse lanciate contro il trattato ESM, attualmente al vaglio della corte costituzionale. 
L'ESM è nell'interesse nazionale della Germania. Contrariamente a quanto viene affermato da alcuni, non esiste nessuna responsabilità illimitata automatica, il fondo non ha una licenza bancaria e non saranno emessi Eurobond.

La democrazia vive di conflitti politici sulla giusta strada da seguire. Anche il mondo professionale al di fuori della politica è invitato ad utilizzare la propria conoscenza per informare la popolazione, senza dover suscitare ulteriore confusione.

La discussione pubblica sull'ESM è ricca di equivoci e fraintendimenti. In primo luogo sembra esserci poca chiarezza sui contribuiti della Germania all'ESM e sulla portata delle garanzie. Nella discussione pubblica si è data l'impressione che siano stati nascosti dei rischi e si sia operata una riduzione dei poteri del Bundestag. Intendo argomentare contro questo punto di vista. Poiché è vero il contrario.

L'ESM è nell'interesse nazionale della Germania.

La stabilità ha bisogno di una difesa. L'ESM è concepito come un meccanismo di stabilità e difesa dell'unione economica e monetaria. Ne abbiamo bisogno. E'  necessaria una istituzione europea legittimata dai parlamenti nazionali per aiutare sui mercati gli stati membri con problemi di finanziamento, per evitare le ondate di panico e ridurre i rischi di contagio agli altri paesi dell'Eurozona. Per questa ragione gli eurostati hanno siglato il trattato ESM. L'ESM è nell'interesse nazionale della Germania.

Tuttavia leggo opinioni, secondo cui il trattato ESM permetterebbe un aumento del capitale fino ad un valore arbitrario e la responsabilità della Germania potrebbe in questo modo aumentare in maniera non calcolabile. Uno sguardo al testo del trattato ci aiuta ancora: la responsabilità della Germania è limitata in ogni caso alla sua quota di capitale al prezzo di emissione. Questo è detto con chiarezza nell'articolo 8, paragrafo 5 del trattato ESM. La responsabilità tedesca è limitata a 190 miliardi di Euro. Non c'è nessuna responsabilità illimitata automatica e nessuna possibilità, senza la partecipazione del Bundestag, di modificare la garanzia massima o qualsiasi altra parte del trattato.

La responsabilità della Germania resta limitata ai 190 miliardi di Euro

Il trattato ESM prevede la possibilità che nel futuro il capitale possa essere emesso ad un livello diverso dalla pari. Tale decisione, che al momento non è né pianificata né prevedibile, richiede un voto unanime del consiglio dei governatori e una previa autorizzazione del Bundestag.

Altri sostengono che una responsabilità illimitata della Germania potrebbe derivare dagli obblighi di aumento di capitale. La Germania in caso venisse a mancare un altro stato, dovrebbe garantire per una cifra superiore alla sua quota di garanzie e versamenti, pari a 190 miliardi di Euro. In questo modo la responsabilità potrebbe salire fino a 700 miliardi di Euro, vale a dire la garanzia totale offerta dall'ESM. E' vero il contrario, lo dice anche il tribunale federale: la garanzia di ogni singolo stato è limitata alla quota di capitale sottoscritta, e il bilancio federale potrà farsi carico di soli 190 miliardi di Euro. 

L'ESM non emetterà Eurobond

Anche la discussione sulla licenza bancaria già esistente è fuorviante: l'ESM è concepito come una istituzione finanziaria internazionale. Può emettere obbligazioni e concedere prestiti. Poiché l'ESM non è una banca, non si può rifinanziare presso la BCE. Come istituzione internazionale non è soggetta né alle leggi bancarie nazionali né alla vigilanza bancaria.

E' anche falso, che attraverso le possibilità di rifinanziamento dell'ESM sul mercato dei capitali, gli eurobond siano già in atto. L'ESM concede aiuti finanziari agli stati in cambio di condizioni severe. La Germania garantisce con una quota del 27.1 %, e quindi non in solido per l'intera somma. Ciò non ha niente a che fare con gli Eurobond, che porterebbero ad una completa messa in comune dei debiti senza avere niente in cambio. E questo pertanto lo respingiamo.

Nessuna garanzia senza controllo.

Alle fine si dà l'impressione che l'ESM possa prestare denaro in maniera diretta alle banche e che una ricapitalizzazione bancaria sia possibile senza passare dal Bundestg.  Anche questa rappresentazione è falsa. Una ricapitalizzazione bancaria secondo le regole in vigore non è possibile. Il governo ha messo in chiaro che osserveremo questo principio: nessuna garanzia senza controllo. E' stato messo in chiaro durante il vertice degli stati Euro di giugno. L'introduzione di una vigilanza bancaria europea è un presupposto indispensabile per una ricapitalizzazione bancaria diretta. Il parlamento tedesco intende a tal proposito creare una necessaria base giudiziaria.

La posta in gioco è la stabilità dell'Euro, e non l'attenzione di alcuni professori. Chi non vuole l'integrazione europea, deve dirlo apertamente e non deve nascondersi dietro false affermazioni. 

martedì 7 agosto 2012

Euro-Sozialismus? Nein!


Breve commento su Faz.net di Holger Steltzner, vicedirettore del prestigioso quotidiano: la stampa conservatrice non ammorbidisce i toni.
Il leader SPD Gabriel vuole salvare gli stati Euro attraverso la messa in comune dei debiti. In questo modo non aiuta né la SPD né l'Euro

Il leader SPD riesce a fare andare d'accordo famiglia e lavoro. Nel suo congedo parentale Gabriel ha mostrato come sia possibile ripartire in fretta. Anche se questo non sembra averlo risollevato nei sondaggi. Ma il leader SPD cerca nella sinistra della SPD consensi per la sua candidatura alla cancelleria. Ma ora Gabriel attraverso la messa in comune della responsabilità sui debiti degli stati Euro vuole salvare la moneta unica. In questo modo non aiuta né la SPD né l'Euro.

Invece di sostenere una Stabilitätsunion, la SPD ora si batte per una unione di trasferimento, del debito e dell'inflazione (Schulden-Inflations-Transferunion). Poiché solo con questa proposta sarà difficile fare campagna elettorale, prosegue con i suoi attacchi alle banche e chiede un salasso per i ricchi. Ma i contribuenti della classe media sanno che alla fine non saranno "i ricchi", ma saranno invece loro a pagare il conto delle speculazioni con gli euro-debiti e gli immobili. Lavoratori specializzati e impiegati credono anche che con il socialismo del debito o altri trucchi finanziari non salveremo l'Euro, fino a quando la competitività delle economie del nord e sud Europa continuerà a divergere.

lunedì 6 agosto 2012

La SPD apre timidamente agli Eurobond (e tutti la attaccano)


Sigmar Gabriel, membro della troika alla guida della SPD, dopo l'intervento di Habermas, Bofinger e Nida-Rümelin sulla FAZ, apre timidamente agli Eurobond. CDU e FDP non perdono l'occasione per attaccarlo. Da Berliner Zeitung.
Gli stati Euro dovrebbero garantire congiuntamente per i debiti, ha dichiarato Sigmar Gabriel. Secondo il leader SPD, per trasferire i poteri di bilancio del Bundestag alla UE, c'è bisogno di modifiche costituzionali e di un voto popolare. Unione e FDP rifiutano un tale dibattito costituzionale.

La coalizione di governo (Unione e FDP) e l'opposizione sono sempre  piu' distanti nella ricerca di una soluzione alla crisi Euro. Mentre i leader politici dell'Unione attaccano la BCE e la Grecia, e in Europa difendono il controverso corso seguito dal governo federale, la SPD si prepara ad un radicale cambio di strategia.

Sigmar Gabriel (SPD) condivide in pieno il contributo di Jürgen Habermas, Julian Nida-Rümelin e Peter Bofinger ed intende introdurre le loro idee nel dibattito sul programma elettorale della SPD. Nell'articolo dei 3 professori si propone una messa in comune dei debiti fra gli stati Euro, da associare ad uno stretto controllo sui bilanci nazionali dei singoli stati. Secondo i 3 autori questo passo è indispensabile per la soluzione della crisi. Manca tuttavia un progetto politico. Questo sarebbe tanto piu' necessario per bloccare attraverso misure politiche "i mali dell'inquietante universo parallelo" - vale a dire i cattivi mercati finanziari.

Voto popolare sull'Europa

SPD, Unione e Verdi sono stati invitati dai 3 autori ad iniziative comuni per lanciare una nuova convenzione costituzionale. Si dovranno quindi elaborare proposte per un cambiamento costituzionale finalizzato a trasferire alle istituzioni europee i poteri di bilancio nazionali. Il risultato dovrà essere approvato con un referendum popolare. In questo modo sarà possibile aprire la strada ad una unione politica dell'Europa composta da un nucleo di 17 paesi.

Senza un tale cambiamento di strategia l'unione monetaria nella sua  forma attuale non potrà sopravvivere a lungo, scrivono i filosofi Habermas e Nida-Rümelin insieme all'economista Bofinger, membro del gruppo dei 5 saggi economici. Gabriel ha dichiarato alla Berliner Zeitung che condivide questo punto di vista: "Introdurrò questo contributo nella nostra discussione sul programma di governo e farò campagna per queste proposte presso i leader dei partiti socialdemocratici europei". Il corso politico che la SPD fino ad ora ha appoggiato al Bundestag sembrerebbe chiuso.

FDP: "spettacolo di burattini"

La proposta di Gabriel ha innescato diverse risposte. Il capogruppo al Bundestag della FDP Brüderle, ha detto che la coalizione (FDP e CDU/CSU) è felice di "poter trasformare le elezioni federali in un referendum sul socialismo del debito proposto dal sig. Gabriel". Il segretario generale della FDP Patrick Doering ha accusato Gabriel di avere una politica vacillante e ha definito la proposta di Gabriel "uno spettacolo politico di burattini". E' arrivato il momento per "una parola del capo" da parte del segretario SPD Frank-Walter Steinmeier, "per ristabilire la serietà della politica socialdemocratica" ha detto Döring.

Al contrario fra gli economisti tedeschi l'approccio ha avuto un'accoglienza positiva. In questo modo "sarebbe finalmente possibile illustrare gli argomenti economici e politici pro e contro questo corso politico" ha dichiarato ad Handelsblatt l'economista Kai Carstensen, responsabile degli studi sulla congiuntura dell'Istituto Ifo di Monaco. Se i cittadini dovessero votare in maniera favorevole, i trasferimenti di poteri sarebbero legittimati democraticamente.

Anche il direttore dell' Instituts der deutschen Wirtschaft (IW), Michael Hüther, ha mostrato interesse per l'idea. "Gabriel ha ragione quando dice che una unione fiscale con regole molto rigide per il controllo dei bilanci non è possibile sulla base della costituzione vigente", ha detto Hueter. Tuttavia questa è un processo che richiede molto tempo, perciò " la proposta non sarebbe una soluzione per l'attuale crisi". 

domenica 5 agosto 2012

Optimal currency area! Was??


Era il sogno dei padri fondatori: un mercato del lavoro europeo in grado di assorbire le inevitabili crisi regionali dovute alla moneta unica. Purtroppo alla prova dei fatti le cose sono andate diversamente, e un mercato  europeo resta un miraggio. Una riflessione su FAZ.net
L'Unione Europea non ha incoraggiato l'emigrazione all'interno dell'Europa. Con l'introduzione della moneta unica i flussi sono addirittura rallentati. Anche durante la crisi gli europei restano poco mobili.

Alla fine ci sarà un'ondata! L'agenzia per il lavoro di Schwäbisch-Hall nel febbraio di quest'anno ha ricevuto 15.000 candidature dal Portogallo in crisi. I media si erano precipatati a Schwäbisch-Hall, scrivendo che la tanto attesa emigrazione di massa dai paesi in crisi del sud-Europa era imminente. In città in realtà di portoghesi ne sono arrivati pochi.

La marea di candidature è stata causata da una descrizione esuberante delle possibilità di lavoro e guadagno a Schwäbisch-Hall fatta da una rivista economica portoghese: la disoccupazione è al 3%, ci sono 2.500 posti vacanti, si offrono alti salari e alloggi a prezzi accessibili.

Nessun'onda, solo un rivolo

Su Facebook il testo ha ricevuto una rapida diffusione fra i portoghesi. Anche la candidatura era facile, e il testo forniva un link all'agenzia per il lavoro di Schwäbisch-Hall.

Dopo 6 mesi la disillusione: i contratti di lavoro siglati fra portoghesi e datori di lavoro tedeschi sono stati in totale 26 - nonostante l'onda, alla fine è rimasto un ruscello. Qualcosa in Europa ancora non funziona correttamente, l'emigrazione intraeuropea è ferma.

Questo non è un dettaglio: la libertà di movimento della forza lavoro all'interno dell'Europa era una delle grandi idee dei padri fondatori dell'Unione Europea. Avrebbe dovuto avvicinare i popoli del continente, offrire migliori prospettive agli abitanti delle zone disagiate e ridurre nel lungo periodo le differenze di reddito.

Per gli architetti della zona Euro la mobilità del "fattore lavoro" era di importanza economica vitale - come buffer anti crisi. L'intera Eurozona dovrebbe fondarsi su questa mobilità, e Brussel ha cercato di incrementarla con numerose iniziative, ci dice l'economista ed esperto di migrazione Klaus Zimmermann. Perchè la migrazione è il prerequisito per una "area valutaria ottimale", come gli economisti dicono.

Ma gli economisti vedevano nell'introduzione dell'Euro un grande pericolo: da allora infatti i singoli paesi non possono piu' svalutare e in questo modo tornare alla crescita. Le crisi regionali sono la conseguenza inevitabile. Per le vittime della crisi, resta la speranza, così si pensava, di emigrare in un paese forte. Questa era l'idea.

I padri dell'Euro erano anche consapevoli che l'Eurozona aveva sin dall'inizio una grossa ipoteca: gli europei non emigrano volentieri in altri paesi. Già dal 1973 in Germania non vengono reclutati piu' Gastarbeiter.


I lavoratori migranti tornano in patria

Se confrontati con gli americani, gli europei restano sedentari, sebbene non vi siano barriere giuridiche al trasferimento fra un paese UE e un altro (eccezioni sono le norme transitorie per i nuovi paesi UE).

Così la grande idea si è bloccata. Solo il 2% degli abitanti UE sono stranieri provenienti da altri paesi UE, ci dice Alfonso Sousa-Poza, economista all'Università di Hohenheim - nonostante la libertà di movimento e l'emigrazione degli anni '50 e '60.

E' successo qualcosa che in molti non avevano considerato: con l'introduzione dell'Euro la migrazione da un paese all'altro è addirittura diminuita, invece di crescere. Sono stati molti di piu' i Gastarbeiter che sono tornati nel loro paese. Così molti spagnoli, dopo l'ingresso del loro paese nell'UE sono tornati indietro, secondo un rapporto di DB Research.

La crisi ha cambiato di poco la disponibilità alla mobilità nell'UE.

Il motivo è chiaro: grazie all'Euro i classici paesi di emigrazione, Grecia, Italia, Irlanda, Portogallo e Spagna hanno vissuto una congiuntura positiva, che oggi sappiamo era stata costruita sulla sabbia. Il risultato è bizzarro: in una delle regioni con maggiori possibilità di movimento, la mobilità dei lavoratori fra gli stati si è quasi fermata. E questo è accaduto in una fase, in cui un gran numero di persone, come mai accaduto prima, è stato in movimento.

E ora? La stessa crisi non ha cambiato la scarsa disponibilità alla mobilità, come documentato da un confronto internazionale. Nel 2010, nei travagliati Stati Uniti d'America il 2.4 %, ovvero 7.5 milioni di abitanti hanno lasciato il loro stato federale di residenza per cercare la felicità e il successo in un altro stato federale. 

Da un punto di vista statistico il livello resta molto basso

Nell'Unione Europea nello stesso periodo di tempo 1.5 milioni di persone ovvero lo 0.3 % della popolazione complessiva si sono messi in movimento, per poter vivere o lavorare in uno dei 26 stati della UE. Sicuramente negli ultimi tempi è cresciuto il numero di spagnoli, italiani, portoghesi e greci che hanno lasciato il loro paese, ma da un punto di vista statistico il livello resta molto basso.

Il caso spagnolo illustra molto bene quello che invece è accaduto. Nel 2007 dopo molti anni è scoppiata la bolla immobiliare. Da allora la disoccupazione è cresciuta rapidamente, oggi un quarto degli spagnoli è disoccupato, fra i giovani addirittura uno su due. Non senza conseguenze.

Così nel 2010 circa 400.000 persone hanno deciso di lasciare il paese. Nel 2011 sono state addirittura 500.000. Tuttavia in entrambi gli anni in Spagna sono arrivati un numero simile di immigrati. Per la prima volta nel 2011, anche se di poco, la Spagna è tornata ad essere un paese di emigrazione invece che di immigrazione.

Sono arrivati, hanno costruito e poi sono andati a casa

Un'altra cosa è degna di nota. Fra gli emigranti in uscita solo il 12-13% è spagnolo. Questo mette in evidenza un modo particolare di far fronte ai momenti di crisi e di boom nel paese. Negli anni della crescita fino al 2007 la Spagna ha attratto così tanti migranti come nessun'altro paese in Europa. Sono arrivati in massa dal Sud America, dal Marocco e dalla Romania - detto in maniera semplice - per tirare su quegli immobili che ora vuoti ai margini delle città fantasma stanno cadendo a pezzi.

E poiché non c'è piu' lavoro nelle costruzioni, tornano di nuovo a casa. I ricercatori parlano di migrazione circolare: il lavoratore dell'Ecuador, che emigra verso la Spagna, torna indietro, e poi forse, in seguito tornerà ad emigrare verso la Spagna. Questo gruppo si assume il peso degli aggiustamenti congiunturali nel mercato del lavoro spagnolo.

La distanza gioca un ruolo fondamentale

E infine c'è un'altra anomalia: se gli spagnoli emigrano, non è necessariamente verso un paese dell'unione monetaria. Questo è legato al motivo centrale dell'emigrazione stessa: gli studi dicono che gli emigranti nel paese di destinazione cercano un livello salariale, che sia di almeno il 35% superiore a quello del paese di origine. Si spostano piu' facilmente se nel paese di arrivo le persone locali sono in grado di fornire aiuto e dare informazioni. E alla fine la distanza e i mezzi di trasporto giocano un ruolo importante. 

In questo senso ad un primo sguardo sembrerebbe che gli spagnoli siano predestinati ad emigrare in Germania. Da noi i datori di lavoro affermano di essere alla ricerca di forza lavoro, c'è già una significatica comunità spagnola stabilitasi da molto tempo e una serie di associazioni e istituzioni che possono aiutare con l'inserimento. E i collegamenti aerei sono buoni.

Il denaro si muove molto piu' facilmente delle persone

L'ostacolo principale resta la lingua: per i sud europei è abbastanza difficile imparare il tedesco, è sicuramente piu' facile con l'inglese. Il riconoscimento delle qualificazioni professionali non è scontato. I costi sociali dell'emigrazione sono sempre significativi. I sud europei sono inseriti nelle loro famiglie piu' di quanto non accada ai nord europei. Lasciarle è molto piu' difficile. E alla fine dietro alla decisione di restare potrebbe esserci anche un calcolo. Se l'Unione Europea dovesse espellere i paesi in crisi, per molti potenziali migranti vale la pena aspettare.

Di fatto recentemente sono arrivati in Germania molti sud europei in piu' di quanto non accadesse in passato, ma sicuramente meno di quanti ne arrivino da Polonia, Romania o Bulgaria. Solo una minoranza degli emigranti spagnoli sceglie la zona Euro, e in Europa la Gran Bretagna resta per loro piu' vicina. Alcuni spagnoli si orientano verso le vecchie colonie. Accade anche per i portoghesi che cercano rifugio in Brasile, Mozambico e Angola.

Questo la dice lunga sull'omogeneità dell'Europa. La lingua divide la struttura sociale e l'orientamento geografico. I paesi Euro per i migranti dei paesi Euro non sono la meta desiderata. Si potrebbe anche dire: il denaro si sposta attraverso le frontiere molto piu' facilmente di quanto non accada per le persone.