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lunedì 30 novembre 2020

La cancellazione del debito pubblico creato a causa del Covid ai commentatori tedeschi non è piaciuta piu' di tanto

La recente proposta di annullare il debito pubblico causato dalla pandemia, lanciata da Sassoli in un'intervista a Repubblica, ai tedeschi apparentemente non è piaciuta poi cosi' tanto e per alcuni importanti commentatori non sarebbe altro che l'ennesimo tentativo da parte dei sud-europei di scaricare il peso del loro enorme debito pubblico sugli operosi tedeschi. Ne scrivono die Welt e il leader di AfD Jörg Meuthen.



(...) Dal Parlamento europeo arrivano delle critiche verso questa idea e nei confronti delle recenti dichiarazioni di Sassoli. "Le esternazioni in merito ad un possibile taglio del debito italiano sono populismo a buon mercato e sono anche estremamente pericolose", avverte l'eurodeputato dei Verdi Sven Giegold. "Tali dichiarazioni dividono l'Europa e Sassoli, in qualità di Presidente del Parlamento europeo, non dovrebbe partecipare a dei dibattiti così distruttivi".

In ogni caso, la discussione non è giustificata dal punto di vista del contenuto, ha detto l'esperto di politica finanzaria dei Verdi. Non vi è alcun segnale in merito al fatto che i tassi di interesse ultra-bassi possano tornare a crescere anche nel prossimo futuro, e il basso livello dei tassi rende il debito pubblico italiano ancora sostenibile.

Avvertimento per una "inflazione elevata" in arrivo

L'eurodeputato della CSU Markus Ferber ha dichirato che un taglio del debito potrebbe anche ritorcersi contro di noi. "Quando Sassoli chiede un taglio del debito, sta parlando per conto del debitore italiano inadempiente", ha detto l'esperto di politica finanziaria.

Se l'Italia dovesse fare sul serio, allora gli auguro buon divertimento nel collocare delle nuove obbligazioni sui mercati finanziari. "Quello a cui assisteremmo, farebbe dimenticare la crisi del debito sovrano greco di qualche anno fa", dice Ferber.

Anche Hans-Werner Sinn, il controverso ex presidente dell'Ifo-Institute di Monaco di Baviera, reagisce con forza alla proposta di Sassoli: "David Sassoli ha fatto una proposta sfacciata, che calpesta il Trattato di Maastricht", dice Sinn.

C'è molto denaro in circolazione, dopo che la banca centrale per anni ha acquistato titoli di Stato italiani. Se questi titoli ora vengono annullati, il denaro immesso con l'acquisto comunque non potrà mai essere cancellato. "Il denaro resterà in circolazione anche quando non sarà più necessario. Il risultato poi ad un certo punto sarà una grande inflazione", dice Sinn.

Secondo Sinn, un taglio del debito significa che i possessori di denaro, praticamente tutti i cittadini europei, sarebbero chiamati a pagare per la cancellazione del debito pubblico italiano.


"Minaccia esistenziale per la sopravvivenza della zona euro"

Anche il Consiglio Economico della CDU è rimasto sorpreso dalle osservazioni di Sassoli. "Contrariamente a quanto suggerito da Sassoli, le soluzioni miracolose non aiutano né l'Europa né l'Italia. Tali richieste piuttosto dovrebbero essere un avvertimento per mettere in discussione dalle basi l'attuale politica di salvataggio", dice Wolfgang Steiger, segretario generale del Consiglio economico.

Da anni del resto era evidente che la catastrofica situazione del bilancio italiano si sarebbe potuta trasformare rapidamente in una minaccia esistenziale per tutta l'eurozona in caso di una nuova crisi. "Chi può contare su di un aiuto nei momenti di bisogno, perde ogni incentivo a scongiurare con i propri sforzi un'imminente emergenza finanziaria", dice Steiger.

Nell'intervista de "La Repubblica" Sassoli rilancia anche il dibattito sull'unione del debito europea. L'occasione è l'accordo dei capi di Stato e di governo dell'UE al vertice di luglio, secondo il quale la Commissione UE dovrà raccogliere 750 miliardi di euro di debiti per gli aiuti UE post-Corona. E' la prima volta che l'Unione europea contrae dei debiti congiunti di tale portata.

(...) Il Presidente del Parlamento Sassoli rilancia l'appello fatto da Lagarde, cioè trasformare il Recovery fund in una istituzione permanente dell'UE. Nell'intervista della scorsa settimana, infatti, il Presidente del Parlamento chiede che il prestito congiunto venga reso permanente. Il suo annuncio non è stato una sorpresa, e le reazioni non si sono fatte attendere.

"Con questa richiesta, Sassoli dimostra apertamente di considerare il Recovery fund come un primo passo verso l'unione di trasferimento", dice Markus Ferber, portavoce del gruppo conservatore del PPE alla Commissione economia e finanza del Parlamento europeo. "Questo del resto è sempre stato un interesse italiano, e ora a Roma qualcuno pensa che la pandemia causata dal Coronavirus abbia aperto tutte le porte".

La disputa sulla messa in comune del debito divide l'Europa. Anche alcuni importanti politici europei nelle ultime settimane hanno respinto categoricamente l'idea, fra questi c'è anche il cancelliere austriaco Sebastian Kurz.

Paschal Donohoe, il presidente dell'Eurogruppo, che deve fare da mediatore tra i ministri delle finanze dell'Eurozona, in una recente conversazione con WELT non ha voluto impegnarsi su di una posizione precisa. "In Europa potremmo anche discutere sul mantenimento di questo strumento", ha detto il politico irlandese a inizio mese. "Ma al momento il Recovery fund è la risposta a una crisi mondiale senza precedenti, il resto ci indicherà su quale strada proseguire in futuro".

Olaf Scholz elogia il Fondo per la ricostruzione post-Corona

Anche all'interno del governo federale ci sono voci che ipotizzano una messa in comune del debito, almeno nel medio termine. Fra questi il rappresentante più importante è il ministro federale delle finanze e vicecancelliere Olaf Scholz (SPD). Negli ultimi mesi, infatti, ha più volte indicato che i prestiti congiunti europei e il Fondo per la ricostruzione non sono una faccenda di breve durata legata alla crisi.

"Il Fondo per la ricostruzione è un vero e proprio passo in avanti per la Germania e per l'Europa che non può essere rinviato", dice l'uomo che l'anno prossimo vorebbe essere eletto Cancelliere. Lo considera un passo importante sulla strada verso gli Stati Uniti d'Europa.

Scholz considera un modello l'ex segretario del Tesoro statunitense Alexander Hamilton, che nel 1790 era riuscito a raggruppare diverse competenze a livello di governo centrale, competenze che comprendevano le entrate congiunte degli Stati americani e una capacità di indebitamento autonoma.

Anche il politico dei Verdi Sven Giegold è fondamentalmente positivo sulla capacità dell'UE di contrarre debiti congiunti. "Riscuotere le tasse a livello europeo, emettere debito comune ed investire insieme; in linea di principio, rafforzerà l'Europa", dice l'esperto di politica finanziaria. Molto dipenderà, tuttavia, se il denaro sarà speso in modo oculato - e il Fondo per la ricostruzione dovrà dimostrarlo, prima che si possa pensare a una politica fiscale europea comune.



Anche il leader di AfD Jörg Meuthen dal suo profilo FB ci spiega perché la proposta sarebbe un pericolo molto serio per il laborioso contribuente tedesco:



Cari lettori, i media del gruppo GEZ al momento non ritengono necessario informare i cittadini tedeschi in merito ad uno sviluppo esplosivo che potrebbe portare anche alla fine dell'euro.

In Italia è in corso un acceso dibattito sulla possibilità di cancellare gran parte del debito pubblico del Paese. Qualche giorno fa il quotidiano italiano "La Repubblica" ha pubblicato un'intervista a David Sassoli (niente di meno che l'influente Presidente del Parlamento europeo) dal titolo molto eloquente:

"L'Europa deve cancellare il debito Covid"


(...) L'Europa è la risposta ai nostri problemi? La valutazione non potrebbe essere più sbagliata: questa UE, che negli ultimi anni è andata alla deriva in una direzione completamente sbagliata - e con essa l'eurozona, contraria ad ogni logica economica - non è la risposta ai nostri problemi, ma in moltissimi casi ne è la vera causa.

Ed è proprio questa Unione Europea sbagliata che secondo il signor Sassoli e i suoi amici dell'Europa meridionale assuefatti al debito e ai trasferimenti, ora si trasformerà in un governo europeo che (senza alcun diritto di veto dei singoli Stati nazionali, che poi di fatto verrebbe abolito) dovrebbe decidere sulla ridistribuzione della ricchezza creata nei singoli paesi.

Si tratta del palese tentativo di spremere ulteriormente i paesi del nord in favore dei già molto ricchi paesi del sud - nel sud del nostro continente, infatti, solo gli stati sono poveri (perché non riscuotono abbastanza tasse dai loro cittadini, dato il livello di prosperità che si possono permettere), mentre i cittadini sono in media molto più ricchi di noi tedeschi, per esempio, e possono andare in pensione prima.

Allo stesso tempo vi è la minaccia di buttare via ciò che era stato stabilito all'epoca nel Trattato di Maastricht, come nel Patto di stabilità (e ciò che i politici tedeschi, specialmente quelli della CDU e della CSU, avevano solennemente promesso ai cittadini di questo paese). Una unione di trasferimento senza diritto di veto, l'emissione di debito da parte dell'UE, la responsabilità congiunta sul debito a carico della Germania, il finanziamento degli stati attraverso la stampa di denaro - e per finire, un taglio del debito per svariati miliardi di euro.

La violazione dell'art. 125 del TFUE, ora richiesta apertamente, non potrebbe essere più grave - si tratta infatti della cosiddetta clausola di no-bailout, cioè il divieto di farsi carico del debito di altri Stati dell'UE, vincolante per tutte le parti coinvolte.

Qualcuno che ha ancora un minimo di comprensione per il funzionamento delle economie nazionali e persino di intere società crede che questa folle costruzione possa ancora funzionare in maniera permanente a spese della Germania?

Sarà il contrario. Così questo euro sotto garanzia esploderà (rischio dal quale il nostro partito borghese ha sempre messo in guardia e a causa di ciò è stato messo nell'angolo assegnato ai presunti "nemici dell'Europa"!), e che senza l'aiuto energico della nostra un tempo solida Bundesbank, questo processo probabilmente sarebbe già iniziato.

Perché è proprio questa Bundesbank che attualmente sta violando sfacciatamente la ben nota sentenza della Corte costituzionale federale del 5 maggio 2020 (anche se molto probabilmente con l'appoggio del governo Merkel).

La corte suprema tedesca, infatti, aveva vietato alla Bundesbank di continuare a partecipare agli acquisti di titoli di Stato a partire dal 6 agosto 2020 "a meno che il Consiglio direttivo della BCE non dimostri chiaramente con una nuova decisione che gli obiettivi di politica monetaria (...) non sono sproporzionati rispetto ai relativi effetti in termini di politica economica e fiscale".

Ravel Meeth, presidente dell'associazione senza scopo di lucro "Bündnis Bürgerwille", ha affrontato questo argomento in un commento molto interessante sulla "Junge Freiheit". Egli sostiene infatti che la "spiegazione comprensibile" richiesta dalla Corte costituzionale federale in realtà non è mai stata fornita, ma che invece in una grande auto-assoluzione si è voluto semplicemente sostenere che i vantaggi della politica della BCE "superano chiaramente" i suoi svantaggi.

Meeth sottolinea inoltre che dopo la già citata sentenza della Corte costituzionale federale, la BCE non avrebbe stretto le redini del suo programma di acquisto di titoli, e che nel nuovo programma di acquisto d'emergenza pandemico "PEPP" (che è stato istituito solo dopo il ricorso alla corte costituzionale) avrebbe addirittura aumentato il volume degli acquisti di titoli di Stato di altri 1,35 trilioni di euro. Cito dal suddetto articolo:

"Questo nuovo programma viola molti dei criteri che la Corte costituzionale federale aveva ritenuto essenziali per la delimitazione del finanziamento pubblico monetario:

Ad esempio, le obbligazioni italiane vengono acquistate in modo piu' che proporzionale (in relazione alla quota di capitale della BCE), non c'è uno scenario di uscita e ancora una volta, non si fa un'analisi sul fatto che i presunti vantaggi del programma superino il suo impatto negativo sul reddito da interessi percepito dai risparmiatori, sulle pensioni, sui prezzi degli immobili e degli affitti, sulla stabilità delle banche e sull'eccesso di debito pubblico.

In questo senso il PEPP costituisce quindi anche una violazione dei trattati europei. Grazie al nuovo programma, infatti, il volume del debito pubblico detenuto dalla BCE presto salirà a 3.550 miliardi di euro. Si tratta di circa dieci volte il totale delle entrate del bilancio federale nel 2020".

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Consideriamo quindi che la Bundesbank, nell'ambito degli obblighi previsti dalla BCE, mese dopo mese acquista un numero sempre maggiore di obbligazioni italiane (in realtà in misura sproporzionata), e che in Italia si sta già chiedendo di poterle cancellare, e la BCE finanzia molto volentieri il debito pubblico europeo a un livello tale da far venire le vertigini a chiunque riesca a capire quello che sta accadendo.

L'uscita della Germania da questa follia è assolutamente inevitabile. L'unica domanda da porsi è quale sarà il dolore che ciò potrebbe causare: attualmente a un livello molto elevato, ma appena sopportabile - oppure in futuro, con la perdita completa di quel che resta della nostra prosperità.

È giunto il momento di proteggere quel che resta della nostra ricchezza dal suo trasferimento verso l'Europa meridionale. Il momento per porre fine a tutta questa follia a spese della Germania e dei suoi cittadini. E' il momento di AfD!



giovedì 9 luglio 2020

I crediti Target della Bundesbank a un passo dal trilione di euro

I crediti Target della Bundesbank e i debiti Target di Banca d'Italia continuano a crescere senza sosta e se è vero, come molti sostengono, che i saldi Target dell'eurosistema possono essere considerati il termometro in grado di misurare la febbre dell'eurozona, allora è anche probabile che la moneta unica non goda di ottima salute. Ne scrive Tichys Einblick


A giugno, il cosiddetto saldo Target-2 della Bundesbank ha raggiunto i 995 miliardi di euro - una crescita molto forte nel giro di pochi mesi. Il 30 giugno 2020 il saldo si è attestato esattamente a 995.082.753.544 euro.

Ancora a marzo il conto di compensazione all'interno dell'eurosistema denominato Target 2 registrava per la Germania un saldo a credito di 935 miliardi di euro. I saldi Target (Trans-European Automated Real-time Gross Settlement Express Transfer System) sono un sistema per il regolamento delle operazioni di pagamento tra le banche centrali dell'Eurosistema. Se, ad esempio, un cliente in Italia acquista un macchinario da un produttore tedesco, il denaro per il pagamento passa dalla Bundesbank tedesca alla banca del produttore del macchinario; in cambio, la Bundesbank crea un credito nei confronti della banca centrale italiana, che sarà poi liquidato quando il cliente pagherà. Quando si esporta dall'Italia alla Germania, avviene lo stesso processo, ma con il segno opposto. Quando il sistema Target fu istituito, sistema peraltro non menzionato nel Trattato di Maastricht, la maggior parte degli economisti non si aspettava dei saldi cosi' elevati, ma si supponeva che ci sarebbe stato un riequilibrio costante attraverso dei flussi di pagamento reciproci. In realtà, invece, la Bundesbank ha accumulato molto rapidamente un saldo sotto forma di crediti nei confronti delle altre banche centrali. La Bundesbank di fatto ha concesso alle altre banche centrali dell'eurozona una linea di credito senza interessi e senza limiti di scoperto.

"Il sistema Target è un accordo tra le banche centrali e per la sua istituzione non sono mai stati sottoscritti dei trattati internazionali nei quali siano stati coinvolti anche i parlamenti nazionali", critica l'economista Hans-Werner Sinn, che da anni chiede un limite ai saldi Target 2 e una corrispondente collateralizzazione.



A giugno non è cresciuto solo il saldo Target 2 della Bundesbank, sfiorando il trilione di euro. Anche il passivo della banca centrale italiana ha raggiunto i 537 miliardi di euro. La banca centrale italiana, nell'ambito del sistema Target 2, ormai è il principale debitore della Bundesbank .

Nel 2019 il saldo Target-2 tedesco era addirittura sceso in modo significativo fino a toccare gli 837 miliardi di euro nell'ottobre di quell'anno. Il motivo non era stato un miglioramento dei flussi di capitale verso l'Italia, ma un afflusso di denaro dalle banche commerciali tedesche verso l'Italia - anche se la causa di fondo non era quella di un'ambiente attraente per gli investimenti internazionali. Il motivo era stato piuttosto il cosiddetto tiering della Banca centrale europea: la BCE non imponeva interessi negativi su tutte le eccedenze di liquidità delle banche commerciali, ma consentiva una franchigia fino ad una certa somma. Poiché le grandi banche tedesche avevano esaurito la loro franchigia a causa delle elevate eccedenze, e molte banche italiane invece non si trovavano nella stessa situazione, gli istituti di credito tedeschi avevano depositato denaro in Italia per evitare di pagare degli interessi negativi. Questo flusso di denaro ha portato ad una riduzione puramente aritmetica dei crediti tedeschi.

Ancora più degno di nota è il forte aumento del saldo Target della Bundesbank nel 2020, che nell'arco di soli sei mesi è salito di diverse centinaia di miliardi di euro. Evidentemente questo andamento riflette anche il calo di produzione e la riduzione della forza dell'export di molte aziende italiane durante la crisi causata dal Coronavirus.

Sinn, ma anche altri economisti come Marcel Fratzscher del DIW, sottolineano che i rischi finanziari per la Germania aumentano al crescere degli importi dei saldi Target della Bundesbank: se l'Italia dovesse uscire dall'euro, i crediti Target andrebbero quasi certamente perduti.


sabato 4 luglio 2020

Dal Bundestag carta bianca per gli acquisti della BCE

Con un'ampia maggioranza che oltre alla Groko comprende anche i Verdi e la FDP, il Bundestag giovedi' ha dato luce verde agli acquisti di titoli della BCE, adempiendo quindi agli obblighi previsti dalla sentenza della Corte Costituzionale del 5 maggio. A far discutere soprattutto è stata la rapidità del voto e l'assenza di un dibattito approfondito sulla natura dei problemi sollevati dalla Corte di Karlsruhe. Ne scrive Die Welt

bundestag approva acquisto titoli da parte della BCE

l programma di acquisto titoli della Banca Centrale Europea (BCE) del 2015 è ormai da tempo fonte di grande irritazione. Tanto che la Corte costituzionale federale, nella sua sensazionale sentenza di maggio, ha ordinato alla BCE di indicare in che modo avrebbe soppesato gli effetti del suo controverso programma di acquisto titoli denominato PSPP.


Nel frattempo sembra essere ormai imminente una soluzione politica alla disputa in corso: giovedì scorso, infatti, il Bundestag ha votato una mozione trasversale presentata dalla CDU/CSU, dalla SPD, dalla FDP e dai Verdi. In essa i partiti concludono che la banca centrale ha effettuato l'esame della proporzionalità dei suoi acquisti di titoli, come richiesto dai giudici di Karlsruhe.

"Sulla base della decisione del Consiglio direttivo della BCE e dei documenti ricevuti dalla Banca Centrale Europea, il Bundestag conclude che i requisiti della sentenza della Corte costituzionale del 5 maggio 2020 in merito alla valutazione sulla proporzionalità del programma PSPP sono soddisfatti", è scritto nella mozione congiunta. Secondo la mozione la BCE ha effettuato un esame "dell'adeguatezza, della necessità e dell'appropriatezza delle misure di politica monetaria" in merito agli acquisti di titoli.



Ciò che è irritante, tuttavia, è la velocità con cui una questione così complessa è stata presentata al Bundestag, giusto prima della pausa estiva. Solo a partire da lunedi, infatti, i deputati hanno potuto prendere visione dei documenti che la BCE ha messo a disposizione dei parlamentari presso il servizio per la protezione dei segreti (Geheimschutzstelle) del Bundestag.

"Senza un esame approfondito"

Fra questi c'è un questionario sul programma per l'acquisto di obbligazioni EAPP e alcune presentazioni in inglese. Sebbene i documenti menzionino costi e benefici, è alquanto improbabile che il contenuto sia accessibile e comprensibile a molte persone, se non altro a causa delle abbreviazioni criptiche come ABSPP, CBPP-3, Opzioni di tipo 2. Anche la cosiddetta „Hybrid stock-flow formulation“ menzionata nei documenti, non sarà probabilmente familiare a molti membri del Parlamento.

"Personalmente mi sento abbastanza ben informato, e sono stato anche molto contento quando ho visto quanti documenti la BCE abbia messo a nostra disposizione", ha detto Otto Fricke, portavoce in materia di politica di bilancio del gruppo parlamentare della SPD al Bundestag. Egli ammette tuttavia che i parlamentari che sulle questioni finanziarie e di bilancio non sono così esperti dovrebbero fare affidamento sulla competenza dei loro colleghi. "Ma il giurista che è in me, e anche il parlamentare nell'ambito della separazione dei poteri, possono convivere con questa procedura".

corte costituzionale di karlsruhe
Non tutti i parlamentari tuttavia la pensano così. Per Uwe Kamann, Mario Mieruch e Frauke Petry, membri del Bundestag, tutti ex deputati di AfD e ora indipendenti, il ritmo con cui la mozione è stata presentata in Parlamento è stato troppo sostenuto.


"Esaminare una questione di tale portata senza un'analisi approfondita dei documenti non è altro che una deliberata inosservanza dei doveri di controllo parlamentare dei deputati del Bundestag", critica Kamann in una lettera al presidente del Bundestag, Wolfgang Schäuble (CDU), a disposizione di WELT.


Se i gruppi parlamentari, come previsto, dovessero comunque procedere al voto con il Placet del presidente del Bundestag, Kamann intende ricorrere alla Corte costituzionale federale. "Soprattutto in qualità di deputato del gruppo misto, quindi senza un partito, non mi è stato possibile, su di una questione finanziaria così complessa, sulla quale non sono né uno specialista né ho il sostegno di un gruppo parlamentare alle mie spalle, familiarizzare con il contenuto della questione in così poco tempo, senza avere a disposizione una perizia esterna ed averla esaminata in modo così approfondito come sarebbe richiesto dal mio dovere di controllo parlamentare", si lamenta.

Nella sua lettera a Schäuble non solo esprime dei dubbi sul fatto che i circa 700 membri del Parlamento siano stati in grado di formarsi un quadro complessivo nel poco tempo a disposizione. Kamann critica anche le esigenze di riservatezza dei documenti, che non gli hanno consentito di consultare degli esperti esterni.



La somma del bilancio è salita alle stelle

"Per inciso, dubito anche che tutti gli altri circa 700 deputati siano stati in grado di farsi un quadro complessivo ad una tale velocità". Non è stato possibile, ha detto, se non altro per i limiti di tempo della Geheimschutzstelle del Bundestag. "E questo rende la mozione di giovedì dei suddetti gruppi ancora più sconcertante", ha detto.


In effetti, la situazione economica sulla base della quale la BCE prende le sue decisioni non è chiara. Ad esempio, le autorità monetarie nell'ambito del programma di acquisto titoli PSPP hanno comprato obbligazioni per un volume di circa 2,3 trilioni di euro. Con il suo attuale 0,3 %, tuttavia, il tasso di inflazione è ancora lontano dall'obiettivo del 2% fissato dalla BCE. Anche sotto altri aspetti, la BCE è intervenuta in modo così forte che il totale del suo bilancio è salito a oltre 6.000 miliardi di euro - senza alcun successo percepibile in termini di inflazione.

E così la FDP, oltre alla mozione congiunta con gli altri gruppi, vuole presentare anche una propria proposta per migliorare in futuro questa procedura. In una mozione del gruppo parlamentare, a disposizione di WELT, i deputati confermano che il Consiglio direttivo della BCE si è occupato degli effetti collaterali della sua politica monetaria.

Nel documento tuttavia scrivono anche che questa procedura non soddisfa ancora tutti i requisiti della sentenza. Ad esempio, la Corte costituzionale federale obbligava il Bundestag ad adempiere in maniera permanente alla sua responsabilità in termini di integrazione "osservando costantemente" l'attività di politica monetaria della BCE, pur mantenendo la sua piena indipendenza.

Il Bundestag di conseguenza dovrebbe accertarsi che il Consiglio direttivo della BCE, anche in futuro, prenda decisioni solo dopo aver effettuato un adeguato "test di proporzionalità in maniera metodologicamente comprensibile", e che la politica monetaria della BCE mantenga il divieto di finanziamento monetario agli stati.


Secondo il parere dei parlamentari della FDP, questo compito non comprende quindi solo il controverso programma PSPP, "ma anche l'azione di politica monetaria della BCE nel suo insieme". In particolare, i parlamentari citano nella loro lettera il programma di acquisto d'emergenza pandemico PEPP, che la BCE ha già avviato il 18 marzo 2020.

Stabilità dei prezzi e limite massimo agli acquisti

È sicuramente vero che questo programma di acquisto titoli deve essere valutato sullo sfondo della profonda crisi economica causata dalla pandemia da Coronavirus. Secondo la legge, tuttavia, non vi sarebbe in linea di principio "alcuna interferenza necessaria e giustificabile con il divieto di finanziamento agli stati", come sottolineano i deputati.

Al fine di poter monitorare costantemente anche in futuro la politica monetaria della BCE e di verificare se i limiti del suo mandato saranno rispettati, i parlamentari della FDP hanno proposto un intero elenco di misure. Tra queste, ad esempio, una sottocommissione del Bundestag, che con l'aiuto degli esperti dovrà controllare regolarmente il rispetto del divieto di finanziare gli stati, ma anche tenere regolari dibattiti plenari sul rapporto annuale della BCE e sulle richieste della BCE.


Inoltre, dieci anni dopo l'avvio dell'acquisto di titoli di stato su larga scala da parte della BCE, è necessario ridiscutere in maniera fondamentale quale dia esattamente il mandato della BCE, scrivono i proponenti: "È necessario rivedere sia l'obiettivo che i mezzi della BCE".

Secondo il gruppo parlamentare della FDP, ciò comporterebbe due grandi cambiamenti: in primo luogo, una ridefinizione del concetto di stabilità dei prezzi, che farebbe della banca centrale il metro di valutazione del suo operato. Invece dell'obiettivo di un tasso d'inflazione prossimo ma inferiore al 2%, un tasso d'inflazione da zero al 2 % potrebbe allentare la pressione sull'azione della politica monetaria. In secondo luogo, secondo la proposta dei liberali, gli acquisti di titoli di Stato dovrebbero "essere consentiti solo fino a un limite massimo, nel medio termine solo in relazione alla chiave di capitale della BCE e come ultima ratio".

mercoledì 1 luglio 2020

Heiner Flassbeck - La banalità di Weidmann

"Se volete capire cosa ci sia di fondamentalmente sbagliato in Germania, allora basta leggere le interviste al presidente della Bundesbank, Jens Weidmann", scrive il grande economista tedesco Heiner Flassbeck. Weidmann probabilmente crede che possano tornare i bei tempi andati in cui gli altri peaesi europei si indebitavano e l'industria tedesca continuava ad esportare come se non ci fosse un domani. La situazione, purtroppo per gli industriali tedeschi, è cambiata, e prima lo capiscono meglio sarà per tutti. Ne scrive Heiner Flassbeck su Makroskop.de


Se volete capire cosa ci sia di fondamentalmente sbagliato in Germania, allora dovreste leggere l'intervista che il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha rilasciato alla FAZ. Se l'avete letta, la maggior parte di voi dirà: sì, come al solito, è quello che ci si può aspettare oggi da un politico.

Esattamente! E questo è il problema. Nell'intervista la parte piu' interessante è proprio quello che non viene detto.

Che cosa dovrebbe dire ai cittadini un presidente della Bundesbank che politicamente vuole essere davvero indipendente? Ebbene, dovrebbe naturalmente commentare la domanda che gli viene posta dalla FAZ, ovvero se ci sono e quali sono i limiti al debito pubblico. La FAZ fa esattamente questa domanda, e usa anche una parola chiave molto interessante:

"Fare debiti non era mai stato cosi' sexy. Non ci sono limiti al debito pubblico, da quando è iniziata la crisi ce lo hanno spiegato anche molte persone che meritano di essere prese sul serio. La casalinga sveva non riesce piu' a tenere testa".

Un presidente della Bundesbank politicamente indipendente e illuminato, avrebbe dovuto rispondere che i debiti non hanno nulla a che fare con il sesso e che i tempi in cui si poteva argomentare usando la storia della casalinga sveva purtroppo sono finiti da tempo. Non è stato forse proprio lei, avrebbe dovuto chiedere al condirettore della FAZ, Gerald Braunberger, ad aver scritto piu' volte che i tempi sono cambiati perché in tutto il mondo le aziende non fanno piu' debiti e sono diventate invece delle risparmiatrici?

Cosa avrebbe dovuto dire

Il presidente della Bundesbank avrebbe dovuto sottolineare che la Bundesbank ogni anno, a partire dagli anni '50 (un risultato pionieristico!), calcola in tutti i settori i saldi netti fra accreditamento e indebitamento come supplemento ai conti nazionali (ad esempio qui), e da questi è possibile capire che non esiste più la tradizionale divisione dei ruoli: da una parte le famiglie che risparmiano per ragioni di prudenza, dall'altra le imprese che fanno i debiti rendendo cosi' possibile il risparmio. Avrebbe dovuto anche dire che in una grande economia relativamente chiusa come è l'Unione Monetaria, ciò significa necessariamente che sarà lo Stato o saranno gli Stati a doversi assumere il compito di fare debiti, almeno fino a quando non ci saranno strumenti politici disponibili (oppure ci sarà la volontà di utilizzarli) per costringere le aziende a tornare a fare debiti.

A tal proposito avrebbe dovuto anche dire che la casalinga sveva da diversi anni non trova piu' nel settore privato il solito partner che le dà la possibilità di risparmiare. La soluzione tedesca, avrebbe dovuto dire il membro del Consiglio direttivo della BCE, vale a dire quella di spostare il peso dell'indebitamento sugli altri paesi, non è un modello adatto per l'Europa e per il mondo intero. Inoltre, i tagli salariali in Europa aumenterebbero ulteriormente il rischio di una deflazione e il resto del mondo non potrebbe mai accettare delle eccedenze europee su scala tedesca. I "quattro paesi frugalisti" insieme alla Germania dovrebbero finalmente comprendere il contesto economico complessivo, per il cui rilevamento statistico, da ormai quasi settant'anni, la Bundesbank ha ottenuto un grande riconoscimento scientifico.

Ma non ha detto nulla di tutto ciò. La risposta di Jens Weidmann è stata più che banale:

"L'immagine della casalinga sveva spesso viene male interpretata. Il suo risparmio non è fine a se stesso, ma risparmia per poter spendere questi soldi in cose utili e anche per fare provviste per i momenti difficili. E questo è esattamente il caso. È stato ragionevole aver fatto uno sforzo per potersi permettere delle finanze solide in tempi normali. E ha altrettanto senso ora, in tempi difficili, usare lo spazio di manovra disponibile per fare un grande cambio di rotta". 

Per Weidmann, apparentemente erano "tempi normali" quelli in cui il più grande paese dell'Unione Monetaria realizzava delle enormi eccedenze di conto corrente grazie al dumping salariale (che la stessa Bundesbank ha ammesso qualche anno fa), senza alcun rispetto per i suoi partner e convinceva se stesso e i suoi cittadini che in una fase del genere la casalinga sveva poteva tranquillamente risparmiare.



La casalinga sveva può fare provviste?

Che la casalinga sveva voglia fare delle provviste è evidente e non è necessario sottolinearlo. Se sia realmente in grado di risparmiare in ogni circostanza, è la vera questione di fondo, e nel cercare di dare una risposta a questa domanda, un'istituzione grande ed economicamente importante come la Bundesbank, avrebbe dovuto mettere da parte tutte le considerazioni di appartenenza politica e partitica e contribuire all'educazione dei cittadini.

Se inoltre, qualcuno come il presidente della Bundesbank ha una grande responsabilità a livello europeo, allora bisogna pretendere che parli apertamente in quanto tedesco, e che parli alla coscienza del proprio paese quando - ancora una volta - sarà in procinto di rompere le porcellane europee. Chi ora sta difendendo le regole europee sul debito e sostiene che alla fine sarà il "contribuente" a dover pagare gli interessi e rimborsare i debiti, come fa Weidmann nel prosieguo dell'intervista, sta deliberatamente causando smarrimento tra la popolazione e la politica.

Nessuno potrà mai ripagare i debiti che lo Stato sta accumulando durante questa crisi, perché i normali periodi di crescita nei quali lo Stato rientra dal debito senza troppi problemi grazie agli investimenti e all'indebitamento delle aziende, resteranno un ricordo del passato, almeno per quanto ne sappiamo. Chi tuttavia continua a crederci, allora deve anche spiegare e discutere apertamente in che modo la politica possa riportare le aziende alla loro responsabilità. Se non lo fa, bisogna presumere che la popolazione sia stata deliberatamente ingannata.

Perché l'economia nel suo complesso resta un tabù?

Perché in Germania non è possibile fare un salto dal livello microeconomico a quello dell'economia nel suo complesso? Perché non è possibile dire che non ci può essere risparmio senza indebitamento e discutere apertamente delle conseguenze? Gli economisti di tutto il mondo germanofono stanno miseramente fallendo proprio su una delle questioni fondamentali che praticamente ci riguarda tutti. Sempre piu' spesso mi viene chiesto da persone intelligenti che di mestiere non sono economisti, come è possibile che una materia che vorrebbe essere una scienza, semplicemente possa ignorare la fondamentale dimensione macroeconomica del suo oggetto di studio.

Non c'è da sorprendersi se poi molte persone intelligenti hanno come l'impressione che da parte di chi deve prendere delle decisioni ci sia un qualche complotto, quando si rifiutano di seguire dei semplici passi logici che qualsiasi non economista potrebbe cogliere in pochi minuti. A questi bisogna aggiungere anche quei giornalisti che fanno domande così gentili che sembra quasi che con ogni domanda possano rompere in maniera irreparabile un uovo estremamente prezioso. E non si può certo dare torto a chi cerca spiegazioni per questo comportamento che va al di là di ciò che normalmente viene considerato "politicamente corretto".

Il fallimento degli economisti è legato al grande dibattito ideologico iniziato con il keynesianesimo. L'espansione del pensiero economico fino all'inclusione dell'ambito macroeconomico, portata avanti da Keynes, Kalecki, Robinson, ma anche da Wilhelm Lautenbach, tra gli altri, non è stata vista come una sfida scientifica, ma è stata interpretata come l'attacco da parte di un'ideologia statalista alla pura dottrina dell'economia di mercato, che pertanto doveva essere difesa con ogni mezzo possibile.

In termini puramente emotivi, i difensori dei dogmi dell'economia di mercato avevano ragione. Il pensiero macroeconomico mette in discussione le soluzioni di mercato, perché lo stato è sempre parte del problema e parte della soluzione. Costruire un dogma sulla base di questa semplicissima intuizione, vale a dire che è meglio ignorare completamente la dimensione macroeconomica piuttosto che avere sempre lo stato a bordo, ci mostra una rigidità dogmatica che non può trovare posto nella scienza. Cercare di coprire o addirittura nascondere le connessioni macroeconomiche complessive all'interno dell'economia ne testimonia il totale fallimento, a quasi cento anni dall'inizio del pensiero macroeconomico.


martedì 7 aprile 2020

I crediti Target della Bundesbank verso il trilione di euro

Mentre a Berlino la politica si sforza di concedere qualche decina di miliardi di euro di prestiti condizionati attraverso il MES e fa di tutto per non perdere la faccia davanti agli elettori tedeschi, i crediti Target della Bundesbank nel solo mese di marzo e dopo appena un mese di crisi sono cresciuti di 113,6 miliardi di euro raggiungendo i 935 miliardi. Secondo la Bundesbank il trilione è dietro l'angolo.  Da Handelsblatt.de


Con l'ampliamento del programma di acquisto di obbligazioni da parte della BCE, i crediti della Bundesbank nei confronti del sistema di pagamento delle banche centrali dell'eurozona si avvicina alla soglia del trilione. L'indicatore, noto con il nome tecnico di saldo Target-2, a marzo è aumentato di 113,6 miliardi di euro raggiungendo i 935,1 miliardi di euro complessivi, il livello più alto da giugno 2019, come annunciato martedì dalla Bundesbank.

I saldi Target 2 mostrano le passività e i crediti fra le banche centrali nazionali emersi nell'ambito delle transazioni transfrontaliere fra i diversi istituti di credito, che nella zona euro vengono gestiti tramite il sistema di compensazione Target. La Germania è il principale creditore.

Alcuni esperti considerano i saldi Target un pericolo: temono che la Bundesbank possa subire delle perdite su quei crediti nel caso di una rottura dell'area valutaria. Altri economisti invece pensano che queste paure siano esagerate.

La Bundesbank riconduce l'aumento del saldo Target-2 di marzo a diversi fattori: "Fra questi ci sono i consueti effetti tecnici alquanto pronunciati legati alla fine del trimestre", afferma la banca centrale tedesca. "Inoltre, anche gli effetti delle misure di politica monetaria, in particolare l'estensione del programma di acquisto titoli, hanno contribuito all'aumento." La Bundesbank, infatti, si aspetta che i crediti della Bundesbank nell'ambito del sistema di pagamento fra le banche centrali dell'euro continuino ad aumentare: "Nel medio termine, la politica monetaria e le condizioni di mercato restano decisive".

La Banca centrale europea (BCE) a marzo ha comprato titoli di stato dell'eurozona per un valore di 33,75 miliardi di EUR nell'ambito del suo programma di acquisto titoli attivo dal 2015. Le obbligazioni italiane da sole hanno rappresentato circa il 35 % degli acquisti complessivi. Per il paese duramente colpito dalla crisi causata dal coronavirus, è significativamente molto più di quanto stabilito dalle regole della BCE. Con gli acquisti le autorità monetarie tengono sotto controllo i rendimenti delle obbligazioni. In tal modo, fanno in modo che i paesi dell'eurozona possano continuare a rifinanziarsi sul mercato dei capitali ad un costo relativamente basso.
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sabato 1 febbraio 2020

"Il becchino del risparmiatore tedesco"

"Oggi il Presidente federale, su proposta del Ministro degli Esteri Maas (SPD), conferirà la Croce di merito al becchino dei risparmiatori tedeschi, Mario Draghi", scrive Jörg Hubert Meuthen, leader di AfD e professore di economia.  Su The European ci spiega perché secondo lui, Mario Draghi, il "becchino del risparmiatore tedesco", non merita la massima onorificenza tedesca. 


Oggi il Presidente federale, su proposta del Ministro degli Esteri Maas (SPD), conferirà la Croce al merito al becchino dei risparmiatori tedeschi, Mario Draghi.

È davvero un mistero quale possa essere il grande merito di quest'uomo nei confronti del benessere dei cittadini del nostro paese. E' stato proprio lui che per oltre otto anni, con una politica monetaria completamente folle, ha spinto verso un livello di totale assurdità il più importante strumento di controllo e indirizzo della banca centrale, vale a dire il tasso di interesse.

Sotto la sua guida, infatti, iniziata il 1 ° novembre 2011, i tassi di interesse della BCE in otto lunghi anni si sono sempre mossi in una sola direzione: verso il basso. Con Mario Draghi ci sono stati numerosi tagli ai tassi di interesse (fino ai tassi negativi sui depositi bancari), mai però un singolo aumento dei tassi.

http://www.leitzinsen.info/eurozone.htm

Nessun aumento dei tassi! E questo nonostante il fatto che nel frattempo l'economia della zona euro sia cresciuta in maniera significativa - naturalmente anche grazie alla artificiale apertura dei rubinetti del denaro - fatto che, secondo gli standard in vigore fino ad oggi, avrebbe ovviamente dovuto porre fine alla politica monetaria ultra-espansiva.

Ma non lo ha fatto. Ancora di più: le paratoie sono state aperte sempre di piu', non solo sotto forma di una costante riduzione dei tassi di interesse, ma anche attraverso l'acquisto di obbligazioni, che secondo molti esperti finanziari sono a tutti gli effetti dei finanziamenti ai governi, quindi inammissibili.

Per gli stati, specialmente nell'Europa meridionale, ma anche per il ministro delle finanze tedesco, tutto ciò è stato estremamente piacevole. Le riforme importanti sono state posticipate e in Germania ci si è persino potuti adornare con lo “Schwarze Null”

Uno zero nero, che in realtà è stato raggiunto a spese dei risparmiatori e che in realtà non è altro che un'espropriazione mascherata di questi risparmiatori: dall'inizio della crisi finanziaria e dall'inizio dell'orgia dei salvataggi, a causa della politica dei tassi di interesse a zero i risparmiatori hanno perso oltre 120 miliardi (!) di euro - in termini di  potere di acquisto reale (cioè non solo in termini di tassi di interesse nominali perduti!).

D'altra parte la ricchezza è stata redistribuita verso gli azionisti e i proprietari di immobili, i cui valori reali, a causa del diluvio di denaro, sono aumentati di prezzo quasi automaticamente. I milioni di cittadini che sin dalla fase iniziale non erano a conoscenza di questi meccanismi sono rimasti invece fregati. Forse bisognerebbe chiedere a queste persone cosa ne pensano oggi dell'assegnazione della Croce al merito federale al becchino dei tassi di interesse sui loro risparmi.

Per questi "perdenti forzosi" della politica di Draghi, è solo una piccola consolazione sapere che ora anche da parte di circoli estremamente competenti ci siano delle critiche molto forti nei confronti della sua politica monetaria: alcuni mesi fa, importanti autorità monetarie di spicco in Germania, Francia, Paesi Bassi e Austria hanno scritto una accorata lettera comune di protesta in merito alla politica della BCE. Il testo inizia cosi':

"Come ex banchieri centrali e cittadini europei, assistiamo con crescente preoccupazione al corso politico anti-crisi della BCE ".

La "Neue Zürcher Zeitung" riporta con maggiori dettagli questa lettera delle ex-autorità monetarie in un articolo leggibile, che cito:

“Mettono in guardia dagli effetti collaterali negativi dei tassi di interesse estremamente bassi o persino negativi. Il danno collaterale inizierebbe dal settore bancario e si sposterebbe verso i fondi pensione e poi all'intero settore finanziario. Si potrebbe aggiungere che l'effetto del tasso di interesse composto, con tutti i suoi benefici, è stato abolito.

Inoltre, vi sono effetti redistribuivi in favore dei proprietari di beni reali che potrebbero innescare tensioni sociali. Con i suoi tassi di interesse estremamente bassi, inoltre, la politica monetaria mantiene in vita delle aziende che non sarebbero competitive se i tassi di interesse fossero più elevati".

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Cerchiamo quindi di essere chiari: oggi, dal presidente Steinmeier, su proposta del sig. Maas e con il gentile sostegno della sig.ra Merkel, si può ottenere la Croce al merito federale per essersi assunto la responsabilità di una politica monetaria che le ex-autorità monetarie ritengono profondamente disastrosa tanto da poter divorare l'intero settore finanziario e allo stesso tempo promuovere in futuro tensioni sociali in maniera imprevedibile.

È difficile mantenere la calma. Senza farsi troppi scrupoli, la politica ha osservato e ha partecipato attivamente nel gettare a mare la collaudata politica orientata alla stabilità della Bundesbank, mentre le principali promesse sull'euro che l'Unione (CDU-CSU) aveva fatto agli elettori sono state infrante ("Non ci sarà il salvataggio degli altri paesi dell'euro", "L'euro sarà stabile come il Marco tedesco") - e ora questa politica conferisce un riconoscimento al becchino dei risparmiatori tedeschi con la più alta onorificenza tedesca.

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venerdì 31 gennaio 2020

Prosegue la campagna anti-Draghi della Bild

Prosegue la campagna anti-Draghi in chiave nazionalista della Bild, al centro di tutto c'è il mito del risparmiatore tedesco tradito e defraudato dalla BCE a guida italiana e dal "conte Draghila". Dalla Bild


L'uomo che ha bruciato miliardi di euro viene decorato...

Oggi a mezzogiorno al Palazzo Bellevue il presidente federale Frank-Walter Steinmeier ha assegnato la Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Federale Tedesca a Mario Draghi, l'uomo che ha defraudato miliardi di euro ai diligenti risparmiatori tedeschi.

Steinmeier ha elogiato l'ex capo della BCE per la sua "competenza indiscussa in materia di politica monetaria" e per il "coraggio" mostrato nel suo ruolo di autorità monetaria. E inoltre ha aggiunto: “in tempi burrascosi è riuscito a tenere insieme l'euro e l'Unione Europea. In questo modo ha dato un grande contributo all'Europa. E con ciò ha fatto un ottimo servizio anche al nostro paese - lo dico con la massima consapevolezza".

Un plauso che difficilmente un risparmiatore potrebbe capire e giustificare. Perché solo nel 2020, Otto Normal (il tedesco medio) a causa dei tassi di interesse negativi di Draghi perderà più di 24,5 miliardi di euro - quasi 300 euro a testa per ogni cittadino!

Steinmeier nel suo discorso ha anche detto di considerare l'Ordine al merito federale come "un riconoscimento molto più appropriato rispetto all'elmo prussiano che le era stato dato all'inizio del mandato". Un colpo alla BILD.

Nel marzo 2012, infatti, all'inizio del suo mandato, la BILD aveva regalato a Draghi un elmo prussiano a spillo del 1871. Draghi aveva aggiunto: "L'elmo prussiano è un ottimo simbolo del mandato fondamentale della BCE: mantenere la stabilità dei prezzi e proteggere i risparmiatori". E poi: "La Germania è un modello ".

Steinmeier: “L'elmo a punta ricorda un periodo in cui l'Europa sarebbe dovuta guarire secondo la ricetta tedesca (am deutschen Wesen soll die Welt genesen). Fortunatamente oggi siamo più avanti: la Germania fa parte di questa Europa comune".

Per anni la Banca centrale europea guidata da Draghi (autunno 2011 - autunno 2019), ha garantito denaro a basso costo con dei bassi tassi di interesse - per la gioia dei mutuatari, causando tuttavia una grande sofferenza ai risparmiatori tedeschi: non ci sono più interessi sui conti deposito e sui conti correnti. Ma dato che i prezzi continuano a salire (inflazione), si riduce il potere d'acquisto del risparmio!

Negli otto anni del suo mandato i risparmiatori tedeschi hanno perso 120 miliardi di euro, come calcolato dalla Banca Comdirect in esclusiva per la BILD.

Alla fine del mandato alla BCE del presidente Draghi, la BILD Zeitung, con l'aiuto degli economisti di Allianz, ha calcolato quanto denaro i risparmiatori tedeschi hanno perso sui loro 10.000 euro depositati su di  un libretto di risparmio.

Secondo Allianz, il potere d'acquisto di 10.000 euro sul libretto di risparmio da gennaio 2009 all'inizio del 2019 è sceso a 9.676 euro: meno 324 euro - una perdita superiore al 3,2%!


Sui conti deposito non vincolati (Tagesgeldkonto) a giugno 2019 gli originali 10.000 euro erano diventati solo 9.017 euro. Vale a dire, corretto per l'inflazione, un risparmiatore con un conto deposito avrebbe perso 983 euro di potere d'acquisto - pari ad una perdita di valore superiore al 9,8%!

La BILD pertanto nell'estate 2019 ha chiesto a Draghi di restituire l'elmo prussiano! Ma Draghi ha risolto il problema. Lo ha anche detto in parte in tedesco: “C'è un vecchio detto tedesco: un regalo è un regalo. Ho intenzione di tenerlo ".

Critica al riconoscimento a Draghi

I politici della CDU, della CSU e della FDP criticano il riconoscimento conferito all'ex banchiere centrale dell'eurozona in quanto lo considerano incomprensibile. "Qual è il merito del signor Draghi nei confronti del nostro paese?", ha detto ad esempio Markus Blume, il segretario generale della CSU, alla "Bild am Sonntag". I critici da sempre si lamentano per la politica dei tassi di interesse a zero della BCE tenuta sotto Draghi, a spese dei risparmiatori tedeschi.

Il ministro degli Esteri Heiko Maas (SPD) per questa ragione aveva proposto l'ex presidente della Banca centrale europea. Secondo l'Ufficio della Presidenza, anche i precedenti capi della BCE Jean-Claude Trichet e Wim Duisenberg avevano ricevuto questo alto riconoscimento.




"Draghi ha distrutto la fiducia in una antica virtù tedesca: la parsimonia"

L'assegnazione della Croce di Merito tedesca a Mario Draghi, come era prevedibile, divide la stampa in due fazioni: da un lato i filo-europeisti lodano la scelta del presidente tedesco, dall'altro gli euro-critici e i liberal-conservatori attaccano Steinmeier accusandolo di totale mancanza di empatia nei confronti dei sentimenti del popolo tedesco, che in larga parte sarebbe vittima delle scelte della BCE a guida italiana. I sagaci commentatori della Bild-Zeitung tuttavia omettono di ricordare che grazie "all'italiano", come lo chiamano loro, dal 2011 il DAX è piu' che raddoppiato, che il valore degli immobili continua a crescere senza sosta, che il governo federale ha risparmiato oltre 400 miliardi di interessi passivi sul debito, che dal 2020 non ci sarà piu' la perequazione fiscale fra i Laender e che dal 2021 il tanto odiato "Soli" sparirà, per non parlare del lunghissimo boom economico degli ultimi 7 anni, degli aumenti salariali, e si potrebbe continuare.... Epoch Times, testata online vicina ad AfD, raccoglie alcune delle critiche comparse in questi giorni sulla stampa tedesca. 



Venerdì il Presidente della repubblica Frank-Walter Steinmeier presso lo Schloss Bellevue di Berlino assegnerà la Gran Croce di merito di 1a classe della Repubblica federale tedesca a Mario Draghi, presidente per molti anni della BCE, incarico conclusosi nell'ottobre 2019. Il riconoscimento è stato proposto dal Ministro degli esteri Heiko Maas. 

Una certa sorpresa in merito all'assegnazione del riconoscimento era già stata espressa in anticipo anche dal portale "Bloomberg". Nell'articolo, infatti, era scritto che l'ex presidente della BCE questa settimana riceverà il massimo riconoscimento tedesco, "ma probabilmente non avrà l'amore immortale del paese". Il portale di notizie finanziarie considera degno di nota anche il fatto che, a differenza dei suoi predecessori Jean-Claude Trichet e Wim Duisenberg, Draghi non abbia ricevuto il premio durante il suo mandato. 

"Bild Zeitung": "Croce di merito più costosa" nella storia del paese 

Il motivo ufficiale dell'onoreficienza assegnata a Draghi è che egli è riuscito a salvare l'euro. Nell'ambito della crisi greca e e della crisi causata dall'elevato onere debitorio negli altri paesi dell'Eurozona, la persistenza della moneta unica era stata piu' volte messa in discussione. Gli enormi impegni in termini di responsabilità condivisa sul debito, condivisi affinché i paesi colpiti dalla crisi non uscissero dall'euro, e garantiti dai paesi dell'eurozona con un bilancio in pareggio, in Germania in piu' occasioni erano stati oggetto di critica. La "Bild-Zeitung" già all'inizio di questa settimana aveva scritto "dell'ordine di merito più costoso che il nostro paese abbia mai assegnato". 

Ancora più controversa degli eurosalvataggi era stata la politica dei tassi di interesse a zero che Draghi aveva prescritto all'eurozona, combinata con i programmi di acquisto delle obbligazioni che aveva ordinato alla BCE e che continueranno ad essere portati avanti anche dopo aver lasciato l'incarico. Secondo Philip Fabian, il commentatore della "Bild", i tassi di interesse a zero di Draghi, ai risparmiatori tedeschi sono costati 120 miliardi di euro in termini di potere d'acquisto reale. Secondo i calcoli di Comdirekt e Barkow Consulting, riportati dalla "Westdeutsche Zeitung", dal 2011 sarebbero stati addirittura 133,3 miliardi di euro. 

I risparmiatori tedeschi, inoltre, devono fare i conti anche con gli interessi negativi sui loro risparmi. La conclusione di Fabian: “Con la sua politica monetaria, Draghi ha distrutto la fiducia in una antica virtù tedesca: la parsimonia. La Germania per questo non dovrebbe onorarlo". 

Il più stretto alleato della Merkel durante la crisi dell'euro 

Anche il deputato della CDU al Bundestag, Klaus-Peter Willsch, critica con forza il riconoscimento assegnato a Draghi. Secondo Willsch "Draghi non merita la Croce al merito federale perché ha abusato dell'indipendenza della BCE minando il divieto di finanziamento agli stati". Con la sua dottrina dei bassi tassi di interesse ha anche "danneggiato gravemente i risparmiatori tedeschi". 

La controversie che Draghi ancora suscita in Germania illustrano chiaramente le sfide che il suo successore Christine Lagarde dovrà affrontare quando si tratterà di costruire dei ponti verso l'economia più importante dell'area monetaria, continua Bloomberg. Per questo Lagarde ora sta persino cercando di imparare il tedesco e di stabilire dei contatti con i funzionari di ogni livello. 

Secondo il portale, il fatto che ora Draghi nonostante tutte le controversie emerse dovrebbe ricevere un riconoscimento di cui "difficilmente aveva più bisogno rispetto a quelli già ottenuti" è un atto di riconoscimento da parte della Cancelliera tedesca Angela Merkel - per l'impegno di Draghi nel salvataggio dell'euro. Nel 2012 aveva dichiarato di voler fare "tutto ciò che è necessario" per evitare la fine dell'eurozona. In questo modo aveva dato sostegno a Merkel che all'epoca aveva annunciato: "se l'euro fallisce, fallisce l'Europa!" 

"La spada di Damocle del fallimento incombe ancora sull'eurozona" 

In una rubrica sul blog „Tichys Einblick“, l'esperto di politiche di bilancio Oswald Metzger, che nel 2008 è passato dai Verdi alla CDU, ipotizza che da parte della leadership politica tedesca non si alzeranno delle critiche quando Draghi venerdì arriverà a Berlino. Il tenore sarà piu’ o meno questo: Draghi ha salvato la zona euro. 

Il fatto che Draghi in realtà "abbia organizzato un massiccio trasferimento di ricchezza dall'Europa settentrionale a quella meridionale per spingere verso il basso i tassi di interesse dei paesi debitori" solleva dei dubbi sull'adeguatezza del premio, come del resto la bolla che la sua politica dei tassi di interesse a zero ha creato nei mercati immobiliari e azionari. Ma Metzger teme che presto questa bolla potrebbe scoppiare, con conseguenze gravi quanto quelle viste al tempo della crisi finanziaria degli anni 2010. 

"Le aziende che oggi sopravvivono solo perché possono permettersi di rimborsare il proprio debito grazie ai bassi tassi di interesse crolleranno e porteranno con sé verso l'abisso un certo numero di banche” 

Il suo successore Lagarde farebbe bene a tirare il freno, dice Metzger. Quanto più a lungo la politica della BCE di Draghi proseguirà anche sotto Christine Lagarde, tanto minore sarà la possibilità di un aumento dei tassi graduale e sostenibile, come la fine degli acquisti di obbligazioni. 

Inoltre, sempre secondo Metzger, il giubilo per il salvataggio dell'euro potrebbe rivelarsi prematuro: "La spada di Damocle del fallimento è ancora sospesa sull’eurozona, anche se è sempre meno al centro dell'attenzione politica".
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